Tesi - Cody Mueller`s Portfolio

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Cody Mueller
Proff. Triggiano
12/6/12
Il Momovimento della lingua italiana attraverso le epoche medioevale e rinascimentale
Tra il medioevo e il rinascimento si può notare il movimento della lingua italiana
attraverso le opere letterarie. Benché ci siano stati tanti esempi delle opere letterarie del
medioevo, possiamo analizzare due capolavori, in modo della lingua e la struttura. In
questi sonetti, “Cantico di frate sole”, da San Francesco e “Io m’aggio posto in cuore a
Dio servire”, da Giacomo Lentini, ci sono esempi in cui possiamo analizzare la lingua e
la struttura medioevale. In più, due opere letterarie da Francesco Petrarca, e Poggio
Bracciolini, sono bei esempi che fanno parte dell’ umanesimo in specifico, la lingua e la
struttura. Le seguenti opere letterarie dimostrano queste differenze dalla prospettiva
analitica per spiegare chiaramente come la lingua ha cambiato attraverso queste due
epoche.
La Scuola Siciliana era un gruppo di intellettuali sotto il potere del rè della Sicilia,
Federico II. Il gruppo ha sviluppato per studiare le scienze circa l’anno 1240. Siccome
gli uomini che facevano parte della Scuola Siciliana provenivano da diverse parti del
mondo, hanno dovuto sviluppare una lingua letteraria in cui potevano comunicare e
capirsi bene. Allora, abbiamo lo sviluppo di un volgare specifico al tempo e regione
della Scuola Siciliana. Un buon esempio della loro lingua può essere analizzato nel
sonetto scritto da Giacomo Lentini che si chiama “Io m’aggio posto in cuore a Dio
servire”.
Io m’aggio posto in core a Dio servire,
com’io potesse gire in paradiso,
al santo loco ch’aggio audito dire,
u’ si manten sollazzo, gioco e riso.
Sanza mia donna non vi voria gire,
quella c’ha blonda testa e claro viso,
ché sanza lei non poteria gaudere,
estando da la mia donna diviso.
Ma non lo dico a tale intendimento,
perch’io peccato ci volesse fare;
se non veder lo suo bel portamento
e lo bel viso e ’l morbido sguardare:
ché lo mi teria in gran consolamento,
veggendo la mia donna in ghiora stare.
Questo sonetto riferisce a Lentini e la sua voglia di andare in Paradiso,
accompagnato dalla sua amata. Inoltre, il messaggio del sonetto è che Lentini spiega che
non ha voluto lasciare la sua amata da sola anche se ha guadagnato un posto con Dio per
averlo servito. “Io m’aggio posto in core a Dio servire, com’io potesse gire in paradiso”
sono i primi due versi del sonetto, e ci fanno capire subito all’inizio che Lentini ha servito
tutta la sua vita per entare a Paradiso. Lenitini non ha voluto lasciare la sua amata
indietro perchè non sarebbe felice lo stesso senza averla accanto di lui. Il primo verso
della seconda quartina, “Sanza mia donna non vi voria gire”, spiega il problema che
Lentini ha e mi pare che lui non sa se ha il corraggio di lasciare la sua donna e prendere il
suo posto in Paradiso per cui ha lavorato assai. Questo è un problema per Lentini perché
ha deciso di dedicare la sua vita a Dio. Mi pare che Lentini stava perdendo il tempo in
terra che aveva con la sua donna perchè si preoccupava sempre della sua vita eterna.
Anche, si vede la contraddizione che Lentini sente attraverso la ultima strofa quando ha
scritto che sarebbe una consolazione grande, vedere la sua donna accanto di lui in
paradiso. Durante il medioevo, si ha avuto moltissima voglia di capire la vita eterna e il
problema che è presentato nel sonetto è evidenza di questo. Questo sonetto dimostra
l’interesse della gente comune nella vita dopo la morte. Si interessava molto del concetto
di Paradiso è come si potesse vivere per raggiungerlo.
La lingua che usava la Scuola Siciliana presenta elementi provenienti dal latino e
le influenze linguistiche delle persone del gruppo. Questo sonetto esemplifica il volgare
che si parlava alla corte di Federico II, con l’uso del volgare con cui si communicava lì.
Si vedono esempi di questo volgare attraverso il sonetto per esempio nel secondo verso,
“com’io potesse gire in paradiso”. La parola “gire”, vuol dire “andare”, in italiano
stadard. Dopo, nel terzo verso, “u’ si manten sollazzo, gioco e riso”, si vede il verbo
“manten”, che è la forma terza persona singolare nel presente del indicativo. In Italiano
standard “manten”, vuol dire “mantiene”. Si può anche notare che nella struttura del
sonetto, ogni altro verso finisce con un verbo come nella seconda quartina si vede,
Sanza mia donna non vi voria gire,
quella c’ha blonda testa e claro viso,
ché sanza lei non poteria gaudere,
estando da la mia donna diviso.
Questo fa parte dello schema metrico e com’è strutturato : ABAB ABAB CDC
CDC. Lo schema organizzato così, è interessante perchè è il primo sonetto che abbiamo
letto con questo schema. Inoltre, si vede una cosa interessante nel terzo verso che
riguarda allo schema metrico. Sembra che la rima non vada bene qui forse a causa di una
traduzione sbagliata, o forse la prima, “e”, è pronunciata come una “i”. Questo è
interessante per quanto riguarda l’ esperimento che faceva la Scuola Siciliana perchè
questa è la prima volta che qualcuno ha provato a scrivere questa lingua.
San Francesco, un’ altra icona dal medioevo che ha scritto in volgare. È nato ad
Assisi, Umbria nel 1182 e ha fondato il suo ordine nel 1212. La sua opera “Cantico di
frate sole”, è una famosa opera letteraria italiana che è stata scritta in volgare.
Il messaggio che San Francesco ha voluto promuovere era di spiegare una visione
positiva fra Dio e la natura del mondo. Ecco perchè San Francesco ha spiegato la
fratellanza dell’uomo e la creazione (il mondo). Possiamo anche vedere il paragone che
San Francesco ha fatto tra Dio e il sole, perchè il sole, più di ogni altra bellezza naturale
che viene descritta, può assomigliare a Dio. Da questo sonetto, si nota che la gente del
medioevo era per lodare Dio, vivendo la propria vita in funzione della vita sulla terra.
San Francesco ha voluto lodare Dio per aver creato il mondo perchè se il mondo è così
bello, Paradiso lo sarebbe di più. Il quarto verso della canzone legge così, “et nullu homo
ène dignu te mentovare”. Questa parte della canzone espreme come San Francesco si è
sentito per Dio perché la frase vuole dire che nessuno è abbastanza degno di menzionarle.
Allora, questo verso ci fa capire che San Francesco era fissato ai suoi pensieri della vita
eterna. Inoltre, San Francesco stava lodando a Dio attraverso i cinque elementi
fondamentali che creano il mondo.
Laudato si', mi Signore, per sora Luna e le stelle:
il celu l'ài formate clarite et pretiose et belle.
Laudato si', mi' Signore, per frate Vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale, a le Tue creature dài sustentamento.
Laudato si', mi Signore, per sor'Acqua.
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
Laudato si', mi Signore, per frate Focu,
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
Laudato si', mi Signore, per sora nostra matre Terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti fior et herba.
Questo piccolo passo estratto dal canzone, descrive quei cinque elementi. Nei
primi due versi, San Francesco loda al cielo quando scrive, “Laudato si', mi Signore, per
sora Luna e le stelle: il celu l'ài formate clarite et pretiose et belle.”, perchè fa un
paragone tra la luna e la parola “sora”, che vuole dire “sorella”. Francesco continua a
fare questi paragoni quando allude al vento e il fuoco, “focu”, come un “frate”, o
“fratello”. In più, San Francesco fa il paragone con la terra. “Laudato si', mi Signore, per
sora nostra matre Terra”. Qui, si vede il proprio paragone quando Franceso chiama la
terra, “nostra matre”, che in italiano vuol dire, “madre”, o l’elemento più forte di tutti.
Finalmente, è interessante come Francesco ha lasciato una strofa a qualsiasi elemento.
Si vedono pure parole come “nullu homo”, che significa “nessuno”, “cum”, che
è una preposizione per “così”, “come”, o “con”. “Tucte”, è un altro esempio
dell’ortografia latino per “tutte”. Si possono vedere esempi della lingua parlata in
Umbria pure. “Ène”, è un modo di dire, “è”, che si avrebbe sentito in Umbria durante
l’epoca di San Francesco. Le vocali cambiano a causea dell’influenza latina in qualche
parola per esempio, “Altissimu” invece di “Altissimo” come si vedrebbe nell’ italiano
standard.
Dopo il medioevo, l’epoca rinascimentale è iniziata con l’ idea d’ umanesimo.
Francesco Petrarca e Poggio Bracciolini possono essere considerati i primi umanisti che
hanno influenzato la diffusione del nuovo modo di ottenere informazioni, vedere il
mondo, e vivere la vita terrena. Lo scopo di Petrarca era di continuare l’ eredità di Dante
nel senso dell’ ingegno e gli studi ma attraverso l’ idea nuova d’ umanesimo.
Il 6, 1327, era molto importante per Petrarca perchè ha incontrato Laura, la sua
ispirazione del novantesimo sonetto del Canzoniere, è l’inizio della storia d’ amore
secondo lui. Il sonetto illustra il contrasto fra la presente condizione di bellezza, il
passato,(esspresso con l’uso del imperativo) e le ragioni d’amore per cui non si cambia
mai.
Erano i capei d'oro a l'aura sparsi
che 'n mille dolci nodi gli avolgea,
e 'l vago lume oltra misura ardea
di quei begli occhi ch'or ne son sì scarsi;
e 'l viso di pietosi color farsi,
non so se vero o falso, mi parea:
i' che l'esca amorosa al petto avea,
qual meraviglia se di subito arsi?
Non era l'andar suo cosa mortale
ma d'angelica forma, e le parole
sonavan altro che pur voce umana;
uno spirto celeste, un vivo sole
fu quel ch'i' vidi, e se non fosse or tale,
piaga per allentar d'arco non sana.
Il messaggio che Petrarca vuole diffondere è che la sua amore per Laura è una
cosa che vuole godere durante la sua vita terrana. Petrarca allude alla sua essenza divina
di Laura, ma qua si vede la differenza fra le opere medioevali e quelle del rinascimento.
Io posso dichiare questo perchè Petrarca non allude mai alla sua vita con lei dopo la loro
morte. Lui vuole capire invece la sua abilità di amare come si vede qui, nei terzo e quarto
versi del secondo quartina. Questi versi vogliono dire in italiano che Petrarca è pronto di
amare una donna. Anche, lui si chiede se è vero la meraviglia di AUS. innamorato così
subito. Durante il sonetto (alla seconda quartina), Petrarca descrive un momento quando
non sa se quello che ha visto è realtà o no. Questo momento significa la bellezza e
ossessione che rappresenta Laura per Petrarca.
La struttura di questo sonetto rinascimentale è molto ineressante. Ho notato come
la formazione delle immagini è presente e funziona in versi di due. Per esempio, i primi
due versi parlano dei capelli di Laura e i secondo due parlano degli suoi occhi. Anche, si
può notare l’uso dell’imperfetto attraverso il sonetto per esempio, “parea”, che vuol dire,
“pareva”, in italiano standard. Questa formazione dei verbi nel imperativo è un segnale
del volgare che si usava durante questo periodo. Un’ altra cosa che mi ha interessato della
struttura, è che in una quartina le ultime parole dei versi sono organizzate così, aggettivo,
verbo, verbo, aggettivo. Questo è interessante perchè domostra più attezione allo schema
metrico che abbiamo visto nei sonetti dal medioevo.
Poggio Bracciolini, secondo me, è uno dei umanisti più importanti perchè era
proprio lui, che entrava nei monasteri per riscoprire i testi antichi e studiarli. Bracciolini
nell’ anno 1416, lavorava per la Curia romana e lui ha preso l’abilità di rientrare il
monastero. Lì, nel monastero, sotto molta polvere, ha trovato il Quintiliano e molti altri
testi antichi. Allora, molto contento con le sue scoperte, Bracciolini ha scritto una lettera
ad un suo amico che si chiamava Guarino Veronese. La sua lettera descrive come si
possono utilizzare i testi antichi per ampliare la propria intelligenza, come l’ essere
umana possa comunicare senza dubbi, e anche come possono seperarsi agli animali. Lo
scopo di questi testi antichi era di educare più gente e stringere ancora la lingua parlata;
ecco perchè il sonetto di Petrarca assomiglia più all’italiano standard.
La prima parte della lettera spiega molte specificazioni senza mai alludere al vero
contenuto della lettera che intorno fa crescere l’apprensione. La seconda parte della
lettera spiega che cosa ha trovato ma non come, e la terza parte della lettera spiega in
dettaglio come tutti quei testi sono stati celati senza alcun motivo. Questo modo di
scrivere si chiama la retorica, il potere di persuadere attraverso un’ opera scritta, che è
diventata molto popolare durante il periodo dell’umanesimo. È molto importante notare
l’uso di retorica perchè è una cosa che descrive la nuova capacità degli umanisti. La
retorica è l’abitità di un scrittore di persuadere il lettore attraverso l’uso di molti
informazioni per iniziare il discorso, le emozioni, e dettagli del oggetto della opera. La
retorica è forse il più grande progresso di letteratura italiana attraverso il medioevo e il
rinascimento.
Allora, dopo aver analizzato un paio di testi dalle epoche midioevale e
rinascimentale, si può notare qualche differenze che fanno uniche le due epoche.
Dall’inizio del medioevo, al periodo d’umanesimo, la lingua italiana si è trasformata
molto in molti modi per esempio, dall’ossessione della vita eterna all’idea di retorica, la
lingua italiana ha cambiato molto
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