La Pompa Diamagnetica nel trattamento riabilitativo della sindrome

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La Pompa Diamagnetica nel trattamento riabilitativo della sindrome fibromialgica.
Migliorini Dr. Raffaele
Medico Chirurgo
Specialista in terapia del dolore
Cosa è la fibromialgia. Quali sono i segni e i sintomi.
Il termine fibromialgia deriva da “fibro” che indica i tessuti fibrosi (come tendini e legamenti) e
“mialgia” che significa dolore muscolare. La fibromialgia è quindi una malattia reumatica che
colpisce i muscoli causando un aumento di tensione muscolare: tutti i muscoli sono in costante
tensione. Questa condizione viene definita “sindrome” poiché esistono segni e sintomi clinici che
sono contemporaneamente presenti (un segno è ciò che il medico trova nella visita; un sintomo è
ciò che il malato riferisce al dottore). La fibromialgia spesso confonde poiché alcuni dei suoi
sintomi possono essere riscontrati in altre condizioni cliniche. Ne sono affetti circa 1,5-2 milioni di
italiani con una netta prevalenza del sesso femminile in un rapporto F/M=3:1.
La fibromialgia interessa principalmente i muscoli e le loro inserzioni sulle ossa (tendini). La
tensione muscolare si riflette a livello dei tendini (che sono strutture fibrose tramite le quali i
muscoli si attaccano alle ossa) che diventano dolenti in particolare nei loro punti di inserzione:
questi punti dolenti tendinei, insieme ad alcuni punti muscolari, evocabili durante la visita medica
con la semplice palpazione, sono una caratteristica peculiare della fibromialgia e vengono definiti
"tender points".
Sebbene possa assomigliare ad una patologia articolare, non si tratta di artrite e non causa
deformità delle strutture articolari. La fibromialgia è in effetti una forma di reumatismo extraarticolare o dei tessuti molli. Nella sindrome fibromialgica possono mancare alterazioni degli indici
di infiammazione e quindi la diagnosi di fibromialgia è a tutt'oggi basata sui criteri dell'American
College of Rheumatology (ACR) del 1990 che prevedono la presenza di dolore muscoloscheletrico
diffuso (cioè che interessa entrambi i lati del corpo sia nella parte superiore che inferiore e che
coinvolge tutta la colonna vertebrale) da almeno 3 mesi associato a dolorabilità di almeno 11 dei
18 tender points. L'utilizzo di tali criteri ha costituito un importantissimo passo in avanti nella
comprensione della fibromilgia consentendo di standardizzare la diagnosi e di potere confrontare i
lavori scientifici in particolare quelli di tipo epidemiologico.
Il dolore è il sintomo predominante della fibromialgia.
Generalmente si manifesta in tutto il corpo, sebbene possa iniziare in una sede localizzata, come il
rachide cervicale e le spalle, e successivamente diffondersi in altre sedi col passar del tempo. Il
dolore fibromialgico viene descritto in una varietà di modi comprendenti la sensazione di bruciore,
rigidità, contrattura, tensione ecc. Spesso varia in relazione ai momenti della giornata, ai livelli di
attività, alle condizioni atmosferiche, ai ritmi del sonno e allo stress. La maggioranza dei pazienti
fibromialgici riferisce di sentire costantemente un certo grado di dolore avvertito principalmente
ai muscoli e sono presenti sintomi di malessere generale.
La presenza e la tipologia di queste caratteristiche aree algogene (tender points) con i sintomi del
dolore diffuso separa i fibromialgici da altre condizioni cliniche. I tender points possono essere
latenti normalmente ed il dolore evocabile solo alla digitopressione.
Le manifestazioni minori
Possono presentarsi, nel soggetto affetto da fibromialgia, una vasta gamma di sintomi, non
necessariamente tutti e nello stesso momento. I principali e più diffusi sono:
insonnia o sonno non riposante
diminuzione della forza muscolare nelle mani e nelle braccia
astenia
rigidità e impaccio nel movimento al risveglio
crampi (soprattutto notturni)
fascicolazioni
sensazioni (parestesie) come formicolii, stilettate, intorpidimento
cefalea
ansia, depressione, attacchi di panico
alterazioni dell'equilibrio
senso di confusione o di stordimento
difficoltà di concentrazione
secchezza degli occhi, della bocca, della pelle
visione sfuocata
temperatura alterata oppure alterata percezione di caldo e freddo
intolleranza al freddo oppure al caldo-umido, o a tutti e due
ipersensibilità della pelle, della vista, dell'olfatto, dell'udito
vestibolite (infiammazione cronica del vestibolo vulvare)
fotofobia e intolleranza ai segnali luminosi quali: monitor del pc, televisione, ecc.
persistenza del dolore anche dopo il trattamento con antidolorifici ed antinfiammatori tradizionali
percezione di un dolore "diverso" da quello a cui si era abituati prima di ammalarsi
sensibilità ai mutamenti meteorologici ed ai cambi di stagione (meteoropatia)
PROGRAMMA DI TRATTAMENTO CON LA POMPA DIAMAGNETICA CTU MEGA 18
LE AZIONI DELLA POMPA DIAMAGNETICA
IL CAMPO MAGNETICO che caratterizza la CTU MEGA 18 ha intensità di 2 TESLA, è IPERPULSATO
e esibisce una BASSA FREQUENZA (7 Hz)
I
Effetti prettamente magnetici
Corrispondono all’azione diretta del campo magnetico e dipendono da tre possibilità di
interazione:
-interazione con materiali ferromagnetici, strutturalmente organizzati in organismi animali e
nell’uomo (magnetosomi);
-interazione con centri paramagnetici naturalmente presenti (metalloproteine, citocromi, ossigeno
molecolare) o formati con reazioni intermedie (coppie di radicali con spin elettronici
disaccoppiati);
-interazione con macromolecole diamagnetiche dotate di anisotropia e di suscettibilità magnetica,
coinvolte nello svolgimento di attività enzimatiche.
Da questi tre tipi di interazione, che richiamano la classica nozione di magnetismo come forza di
attrazione o repulsione, scaturiscono i seguenti effetti biologici:
-orientamento e traslazione di elementi cellulari;
-orientamento di organuli subcellulari e di macromolecole;
-rotazione, traslazione e/o gradienti di concentrazione di molecole paramagnetiche;
-orientamento di dipoli elettrici con conseguenze sull’organizzazione dei liquidi contenuti nei
tessuti.
II Effetti prettamente elettrici
Un campo magnetico variabile induce un campo elettrico anch’esso variabile.
L’entità degli effetti sui tessuti biologici sarà funzione delle caratteristiche dell’onda ovvero delle
forze elettromotrici indotte nei tessuti. E’ necessario, comunque, ricordare che, nel meccanismo
d’azione di un campo magnetico variabile, non è possibile separare completamente l’effetto
magnetico da quello elettrico; l’azione dei campi magnetici ha quindi luogo probabilmente grazie
ad un doppio meccanismo: da una parte un’azione diretta magnetica, dall’altra l’induzione di
un’azione elettrica.
AZIONI SPECIFICHE DEI CAMPI MAGNETICI SULLE STRUTTURE BIOLOGICHE
L’azione dei campi magnetici si esplica a tre diversi livelli di organizzazione biologica:
-molecole protoplasmatiche (in particolare tessuto collagene);
-membrana cellulare;
-tessuto nervoso.
L’INTERAZIONE DIRETTA DEL DISPOSITIVO CTU MEGA 18 >
CON IL SINTOMO DETERMINANTE DELLA SINDROME FIBROMIALGICA – IL DOLORE COSIDDETTO
MIGRANTE” – AVVIENE SECONDO IL PROCESSO DESCRITTO DI SEGUITO.
L’effetto fondamentale esercitato dai campi elettromagnetici aventi particolari caratteristiche di
intensità, frequenza, forma d’onda e modalità di erogazione sui tessuti colpiti da trauma (fisico,
chimico o meccanico) è quello di determinare la rimozione del potenziale di lesione e il
conseguente riequilibrio dei potenziali elettrici della membrana.
In condizioni fisiologiche, la differenza di potenziale elettrico tra l’interno e l’esterno della cellula è
di 70 millivolt, e ciò viene definito “potenziale elettrico transmembrana”.
Ogni insulto meccanico, chimico o fisico, diminuisce la differenza di potenziale della membrana
cellulare, e poiché il valore della carica elettrica introdotta è positivo, si determina una
diminuzione del potenziale stesso.
Si verifica inoltre una parziale depolarizzazione dei biopolimeri interstiziali composti
essenzialmente da collagene e una notevole riduzione dell’attività enzimatica propria dei
fenomeni riparativi normali.
Le onde elettromagnetiche esercitano la loro azione determinando un aumento della
permeabilità selettiva cellulare, il cui effetto viene in seguito compensato dalla pompa sodiopotassio con ripristino della fisiologica differenza di potenziale di membrana (6).
Per quanto riguarda l’azione analgesica dei campi elettromagnetici, l’iperpolarizzazione delle
membrane post-simpatiche produce una diminuzione della trasmissione di informazione ed una
conseguente riduzione dell’attività simpatica: si determinerà quindi una relativa vasodilatazione
con aumento della disponibilità tessutale di ossigeno ed eliminazione dell’eventuale
componente ischemica del dolore.
Si osserva inoltre una depressione dell’attività delle fibre C di piccolo diametro, delle quali il
cinquanta per cento è deputato alla trasmissione della cosiddetta componente lenta del dolore,
poiché conduce gli stimoli raccolti dai recettori periferici sensibili all’azione delle “pain
producing substances”.
Tale ridotta attività di queste fibre, in accordo con la teoria del gate control, concorrerà alla
chiusura del cancello. Sembra inoltre possibile l’ipotesi che il riequilibrio della membrana cellulare
determini il blocco delle sostanze algogene e pro-infiammatorie, quali l’istamina, la serotonina, i
prostanoidi, le prostaglandine eccetera, nonché un’azione di neutralizzazione o di modulazione
sulla produzione dei cosiddetti radicali liberi, sia diretta a livello di legame sia mediata dalla
stimolazione di varie reazioni enzimatiche cellulari.
La stimolazione del sistema diencefalo-ipofisario o delle ghiandole surrenali provoca
un’aumentata secrezione sistemica di sostanze, quali endorfine e catecolamine, che influiscono sul
controllo del dolore e sulla regolazione dei processi infiammatori.
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