Dipartimento Medicina Interna e Specialità Mediche Reumatologia Dott. Carlo Salvarani - Direttore Informazioni per i pazienti FIBROMIALGIA Reggio Emilia, MARZO 2015 Fibromialgia DESCRIZIONE È una condizione molto comune di dolore muscoloscheletrico diffuso e di affaticamento (astenia) che colpisce circa 1.5-2 milioni di italiani prevalentemente donne con un rapporto di 20:1 rispetto agli uomini. Può manifestarsi in qualsiasi fascia di età più frequentemente fra i 20-30 anni. Studi recenti hanno evidenziato che si manifesta in tutto il mondo e non ha una predisposizione etnica specifica. Il termine fibromialgia (FM) deriva da “fibro” che indica i tessuti fibrosi (tendini e legamenti) e “mialgia” che significa dolore muscolare: perciò la fibromialgia è una condizione che colpisce i muscoli e le loro inserzioni sulle ossa, causando aumento della tensione muscolare. Infatti essa è una forma di reumatismo extra-articolare o dei tessuti molli e non una artropatia infiammatoria (artrite), che mai conduce a deformità delle strutture articolari. Viene definita “Sindrome“ poiché sono presenti contemporaneamente segni (ciò che il medico riscontra alla visita) e sintomi (ciò che il malato riferisce) clinici che talora possono confondere poiché presenti anche in altre condizioni cliniche. Nota da molto tempo (sin dalla prima metà dell’800) ma solo recentemente meglio definita nel 1994 con la “Dichiarazione di Copenaghen”. QUADRO CLINICO il dolore è il sintomo principale: diffuso in tutto il corpo anche se all’inizio può essere localizzato specie al collo, spalle per poi diffondersi ovunque. Il dolore fibromialgico viene descritto in vari modi come sensazione di bruciore, rigidità, contrattura, tensione muscolare. Spesso varia in relazione ai momenti della giornata, ai livelli di attività, alle condizioni atmosferiche, allo stress, ai ritmi del sonno; i muscoli tesi provocano rigidità che può limitare i movimenti; astenia (affaticamento) nel 90% dei casi di fibromialgia, ridotta resistenza alla fatica anche per sforzi minimi, paragonabile a quella in corso di influenza; 2 disturbi del sonno dovuti alla tensione muscolare che non consente di riposare in modo adeguato: la maggior parte dei pazienti riferisce un sonno leggero interrotto da più risvegli e al mattino si sente ancora affaticato come se non avesse dormito (sonno non ristoratore); la tensione muscolare si riflette a livello dei tendini (strutture fibrose tramite le quali i muscoli si attaccano alle ossa) che diventano dolenti nei punti di inserzione: punti dolenti tendinei (tender points) evocabili alla palpazione; disturbi del Sistema Nervoso Centrale: cambiamenti del tono dell’umore o del pensiero, depressione o disturbi d’ansia nel 25% dei pazienti con fibromialgia. Si ritiene che esista un collegamento fra fibromialgia e alcune forme di ansia e depressione. I pazienti fibromialgici possono riportare difficoltà a concentrarsi o a eseguire semplici elaborazioni mentali; altri sintomi: cefalea di tipo tensivo-muscolare o emicrania, dolori addominali, colon irritabile (stipsi alternatesi a diarrea), spasmi vescicali, bruciore a urinare, parestesie (formicolii e sensazioni simili a punture), sensazione di gonfiore alle mani, dolori al torace. DIAGNOSI Reumatologia La diagnosi di fibromialgia è basata sulla presenza di un dolore diffuso associato alla presenza di 18 TENDER POINTS evocabili alla digitopressione. 3 Fibromialgia Non esistono esami di laboratorio o radiologici che possano diagnosticare la fibromialgia: la diagnosi è esclusivamente basata sulla clinica. I test di laboratorio o strumentali possono essere utili per escludere la presenza di altre patologie. CAUSA La causa è ignota, esistono differenti fattori scatenanti come traumi fisici e/o psichici. Molti pazienti però non sono in grado di identificare alcun singolo evento come responsabile dell’insorgenza dei sintomi. COME SI CURA Il programma terapeutico comprende: 1. una terapia farmacologica, 2. una terapia non farmacologica. 1. Terapia farmacologica Distinguiamo due classi di farmaci utilizzabili nella fibromialgia: farmaci miorilassanti (ciclobenzaprina, tizanidina) che agiscono sulle manifestazioni periferiche cioè sulla contrattura muscolare e farmaci che potenziano l’attività della serotonina classificabili come antidepressivi: i triciclici ad azione sulla serotonina (es. amitriptilina, trazodone) e inibitori della ricaptazione della serotonina (es. fluoxetina, paroxetina, sertralina, citalopram, escitalopram). 2. Terapia non farmacologica Programmi di esercizi di stretching (stiramento) muscolare e/o che migliorino l’attività cardiovascolare, tecniche di rilassamento ed altre metodiche che riducano la tensione muscolare, programmi informativo-educativi che permettano al paziente di comprendere la malattia e di imparare a conviverci (terapia cognitivo-comportamentale). 4