Gennaio 2011 n. 3 La scienza migliore è quella che cambia la nostra concezione dell'universo e del posto che occupiamo in esso, aiutandoci a capire e adattarci ai cambiamenti che vanno oltre il nostro controllo SCIENCE NEWS Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi Marcel Proust EDITORIALE Lo scenario è tra fisica e fantascienza! Richiama alla memoria il romanzo “The Core” di Paul Preuss portato al cinema dal regista Jon Amiel, raccontando la scelta del presidente degli Stati Uniti di fare esplodere ordigni nucleari nel magma terrestre per riattivare la rotazione terrestre misteriosamente bloccata. Non siamo certo a questi livelli apocalittici ma le prime scene del film, con stormi di uccelli morti che cadevano dal cielo e aerei che precipitavano all’improvviso, hanno a che vedere con gli stessi motivi che hanno spinto le autorità dell’aeroporto internazionale della Florida a chiudere una delle principali piste d’atterraggio. Il motivo, come hanno sottolineato, è che il Polo Nord magnetico si è spostato dal Canada verso la Russia di circa 40 miglia ad una velocità maggiore di quella usuale. Le notizie in arrivo da Florida e Georgia, sulle problematiche al traffico aereo della zona, hanno spinto comunità scientifica ed esperti meteo a prendere in considerazione l’ipotesi che anche l’improvvisa morte di migliaia di uccelli e pesci in Brasile, Gran Bretagna, Italia, Svezia, Nuova Zelanda e Stati Uniti possa essere legata al brusco movimento del magnetismo terrestre. Il movimento troppo veloce del Polo Nord confonde gli uccelli che tendono a perdere l’orientamento, a cambiare i loro soliti comportamenti e a seguire rotte insolite rischiando di urtare contro correnti d’aria sconosciute che ne possono causare la morte improvvisa. Lo stesso vale per i pesci, il cui errato orientamento può spingerli in acque troppo gelide, causando la morte di banchi molto numerosi. Quella degli animali morti è la piaga del momento. Alcune cause sono accertate altre no, di certo si sa quelli che sono i luoghi coinvolti in questo preoccupante fenomeno. I suicidi collettivi di animali è presente ormai da diversi giorni, se non addirittura da settimane. Prima hanno cominciato i merli dell’Arkansas, poi altri animali in diversi luoghi degli USA. Persino l’Italia non è stata esente da questo fenomeno, che ha coinvolto le cittadine di Faenza e Caserta. Visto e considerato l’allarmante moria di animali, molti (scienziati e non) si sono posti la questione: cosa ha scatenato l’inquietante fenomeno? Dalle prime analisi è emerso che 20 episodi su 30 hanno coinvolto animali marini (per la stragrande maggioranza pesci), 9 dei volatili e 1 dei piccoli mammiferi (pipistrelli). Alcuni episodi hanno evidenziato che le morti sono state causate dall’inquinamento, altri da fuochi d’artificio, da malattie, da condizioni associate alla produzione alimentare industriale e da incidente con aerei. Per tutti gli altri, il sospetto ricade ovviamente sui mutamenti climatici, che hanno modificato le condizioni degli habitat provocando fenomeni climatici insopportabili e condizionando di conseguenza le abitudini delle specie animali. Dunque cause diverse e coincidenze, che dicono gli esperti, si sono verificati anche in altre occasione ma che i media non hanno enfatizzato come in questi ultimi giorni. Forse, più che altro per diffidenza, preferiamo ancora avvolgere queste vicende in un alone di mistero accostando queste avvenimenti ai molti interrogativi sulle coincidenze di morie a livello “globale” accadute nei primi giorni dell’anno anche in Svezia, Nuova Zelanda, Brasile e Italia. F. V. CHE COS'È LA PAURA? Con questo termine si identificano stati di diversa intensità emotiva che vanno da una polarità fisiologica come il timore, l'apprensione, la preoccupazione, l'inquietudine o l'esitazione sino ad una polarità patologica come l'ansia, il terrore, la fobia o il panico. Il termine paura viene quindi utilizzato per esprimere sia una emozione attuale che una emozione prevista nel futuro, oppure una condizione pervasiva ed imprevista, o un semplice stato di preoccupazione e di incertezza. L'esperienza soggettiva, il vissuto della paura è rappresentato da un senso di forte spiacevolezza e da un intenso desiderio di sviamento da un oggetto o una situazione giudicata pericolosa. Altre costanti dell'esperienza della paura sono la tensione che può arrivare sino alla immobilità (l'essere paralizzati dalla paura) e la selettività dell'attenzione ad una ristretta porzione dell'esperienza. Questa focalizzazione della coscienza non riguarda solo il campo percettivo esterno ma anche quello interiore dei pensieri che risultano statici, quasi perseveranti. La tonalità affettiva predominante nell'insieme risulta essere negativa, pervasa dall'insicurezza e dal desiderio di fuga. Da dove nasce la paura? Dai risultati di molte ricerche empiriche si giunge alla conclusione che potenzialmente qualsiasi oggetto, persona o evento può essere vissuto come pericoloso e quindi indurre una emozione di paura. La variabilità è assoluta, addirittura la minaccia può generarsi dall’assenza di un evento atteso e può variare da momento a momento anche per lo stesso individuo. Essenzialmente la paura può essere di natura innata oppure appresa. I fattori fondamentali risultano comunque essere la percezione e la valutazione dello stimolo come pericoloso o meno. Victoria Basso IL DRAGO DI KOMODO Il varano o drago di Komodo è il più grande sauro vivente, un rettile che può raggiungere lunghezze superiori ai 2 metri; morfologicamente somigliante ad una grande lucertola, ha una lingua biforcuta, la pelle squamosa tendente all’azzurrognolo, carnivoro e molto aggressivo.Questa specie vive in Indonesia, sull’isola di Komodo e arcipelaghi vicini; il suo peso può arrivare ad oltre 100 kg. L’esemplare più grande conosciuto misurava 3,13 m di lunghezza e pesante 166 kg. Può vivere fino a 30 anni, si nutre anche di coccodrilli. Per attaccare e divorare le loro prede, i draghi si servono delle fortissime unghie ricurve e dei robusti denti seghettati, strappando grandi pezzi di carne; al banchetto spesso vi partecipano in gruppo, alla fine della preda rimane soltanto una carcassa interamente svuotata. A causa dell’intensa caccia da parte dell’uomo, degli incendi provocati per eliminare vaste aree di savana, la specie è in declino e oggi è perciò protetta dal governo indonesiano; attualmente sono presenti più di 6000 esemplari. L’accoppiamento avviene tra maggio ed agosto; la femmina depone circa 20 uova nel terreno o in buche di alberi. L’incubazione ha una durata di 7 mesi. Dopo la nascita, il cucciolo è senza difese, per cui la mortalità infantile è molto alta. Generalmente i primi due anni di vita, vengono trascorsi tra alberi gli dove c’è maggiore possibilità di sopravvivenza. Federico Miserini Gennaio 2011 n. 3 IL VEICOLO SPAZIALE ORION L’ Orion è una serie di proposte della NASA per un veicolo spaziale con equipaggio che dovrebbe sostituire il programma Space Sdutte l. Il modulo Orion permetterà di raggiungere stazioni spaziali, la superficie lunare e, in futuro, anche Marte. Il suo sviluppo fa parte del programma Constellation. Il 1 Febbraio 2010 il presidente degli Stati Uniti ha proposto di utilizzare la tecnologia Orion per sviluppare una navetta di salvataggio per l’ equipaggio della stazione spaziale. Però su questa navicella di salvataggio le sorti sono incerte. La proposta Orion è stata , in parte, una reazione al Disastro dello Space Shuttle Columbia ed alla revisione del programma spaziale americano da parte della Casa Bianca. L’Orion è costituito da due componenti principali: un modulo dell’equipaggio e un modulo di servizio contenente il sistema di propulsione e i rifornimenti di bordo. Entrambi sono stati progettati sullo stile Apollo, ma utilizzando la moderna tecnologia. Il modulo dell’ equipaggio Orion conterrà dai quattro astronauti ai sei, a differenza dei tre che potevano prendere posto nel modulo Apollo. Nonostante la somiglianza con quest’ ultimo il modulo Orion conterrà molte tecnologie innovative, come un sistema di controllo digitale sofisticato, una capacità di “auto aggancio”, computers di bordo più moderni rispetto agli attuali veicoli spaziali. Una caratteristica importante che potrebbe essere introdotta consiste in un nuovo sistema per il recupero della capsula al rientro, che impiegherà una combinazione di paracadute e retro razzi. In questo modo sarebbe possibile anche una discesa sulla terraferma che eliminerebbe la costosa flotta di recupero impiegata per tutte le missioni dei programmi Mercury, Gemini ed Apollo. Il modulo dell’ equipaggio sarà parzialmente riutilizzabile, con una vita operativa fino a circa 10 voli. Alessandro Tessitori IL SONNAMBULISMO Il sonnambulismo è un disturbo del sonno caratterizzato da attività motorie automatiche che, solitamente, sono semplici e fatte quotidianamente. Il soggetto che dorme, improvvisamente si alza, cammina e compie atti dimostrando così di riuscire a percepire, almeno sino a un certo punto, la realtà esterna. Una caratteristica del sonnambulismo è l’amnesia, in quanto il sonnambulo, risvegliatosi, non conserva alcun ricordo dell’episodio vissuto. Solo una successiva fase sonnambulica può rievocare quella precedente. È possibile far eseguire al sonnambulo certe azioni o suscitargli fenomeni illusori. Sembra che la nevrosi ansiosa e quella isterica, negli adulti, predispongano al sonnambulismo. Questo fenomeno è di osservazione relativamente frequente nell’infanzia, in cui acquista significato patologico solo se si ripete con frequenza; analogo significato nevrotico ha la sua manifestazione nell’adulto. Il sonnambulismo nel dormiveglia è un fenomeno abbastanza simile, in cui il paziente adulto si alza dal letto e compie gesti più complessi, come camminare fino ad una finestra, aprirla e guardare fuori. Una volta desto, il paziente ricorda confusamente queste sue azioni. Tutte le forme di sonnambulismo sono in qualche modo affini all’abitudine di parlare nel sonno: stranamente, è molto raro che un paziente sonnambulo presenti anche questo sintomo più comune. Chiara Forgiarini LACRIME SALATE E’ una nozione comune che l’uomo sia principalmente composto d’acqua, ma ciò che forse non è così noto, è l’altrettanta importante presenza nel corpo umano dei sali minerali, perché la vita dipende dal sale quanto dipende dall’acqua. Questa combinazione acqua-sale ricorre di frequente nella fisiologia umana. Le ghiandole lacrimali sono due strutture poste nella cavità orbitale; sono in uno stato di continua funzionalità producendo una piccola quantità di secreto lacrimale sufficiente a mantenere umettata la superficie anteriore dell’occhio. Parte del secreto prodotto evapora, mentre un’altra parte viene drenata tramite una formazione detta sacco lacrimale e porta alle cavità nasali dove il continuo flusso di aria della respirazione provvede a determinarne la completa evaporazione. Il sangue nella sua composizione è molto simile all’acqua marina: il cloruro di sodio, meglio conosciuto come sale da cucina, è uno dei componenti delle flebo somministrate ai pazienti. In caso di vigoroso sforzo e/o intensa sudorazione è consigliato dai medici reintegrare le perdite con acqua e sali minerali, per riportare l’equilibrio idro-salino del corpo ai suoi valori normali. Per questo anche il liquido lacrimale, come peraltro il sudore, è blandamente salino. La componente acquosa del film lacrimale funge da veicolo per numerose sostanze disciolte nella lacrima; ossigeno, ioni, anidride carbonica, mucine, lipidi; sostanze indispensabili all'umificazione della superficie oculare ed alla sua nutrizione. La produzione di lacrime da parte delle ghiandole lacrimali può essere aumentata in modo notevolissimo e in un tempo assai breve in risposta a stimoli irritativi dell’occhio, di qualunque natura oppure in seguito a stimoli emotivi. In questo caso il soggetto “piange” o “lacrima” e i sistemi di drenaggio dell’occhio non sono più sufficienti ad asportare tutto il secreto prodotto, che si riversa fuori e scorre sulle guance. Nel caso di stimoli irritativi, il significato della lacrimazione è chiaramente difensivo, tendendo ad allontanare l’agente irritante. Meno chiaro è il motivo per cui compare la lacrimazione in seguito a stimoli di natura emotiva. Anna Mattioni Gennaio 2011 n. 3 IL PIANTO DELLA CIPOLLA La cipolla contiene le alline, solfuri organici che contengono uno o più atomi di zolfo che, quando si taglia la cipolla, si degradano grazie a degli enzimi liberando sostanze volatili, tra cui l’ossido di tiopropanale, che reagendo con l’acqua presente sulla superficie della cornea, produce acidi (solforico e solforoso) e idrogeno solforato irritanti per gli occhi; di conseguenza l’occhio cerca di liberarsene attivando le ghiandole lacrimali, per cui la lacrimazione è da considerare un mezzo escogitato dal nostro organismo per proteggersi dagli effetti irritanti di questa sostanza. Per evitare di piangere si suole tagliare la cipolla tenendola immersa nell’acqua o sotto un filo di acqua corrente. Altre precauzioni che la tradizione tramanda sono di tenere la cipolla, prima di tagliarla, in frigorifero per almeno 1 ora o in congelatore per 15 minuti; di tenere un pezzo di pane tra i denti durante il taglio; di utilizzare un coltello molto affilato, e, stando in piedi lontano il più possibile dalla cipolla che si sta tagliando. LA VITA DELLE STELLE La stella nasce quando una grande quantità di gas disperso nello spazio, prevalentemente di idrogeno, si raggruppa a causa dell'attrazione gravitazionale tra le particelle. Gli atomi di gas in questo modo muoiono ed entrano tra loro in continue collisioni sempre più frequenti e veloci. Questo fenomeno genera un progressivo innalzamento della temperatura che accelera maggiormente gli urti, sino a quando gli atomi, invece di rimbalzare, si fondono tra loro formando l’ elio. La reazione è simile a quella di un’esplosione di una bomba di idrogeno; la stella comincia perciò a risplendere. Questo processo dura molto tempo e si mantiene con la combustione dell'idrogeno. Inizialmente una protostella è di colore bianco. Poi, col tempo l'idrogeno si consuma e si forma l'elio, la stella si espande sempre più e diventa di colore giallo o rosso. Il destino di una stella dipende dalla sua massa. Se è limitata, si consuma fino a trasformarsi in una stella bianca che continua a risplendere a causa del calore residuo di quando costituiva ancora il nucleo. Col passare del tempo si raffredda sino a diventare una nera che, progressivamente, si spegne. Se, la massa è sufficientemente grande, la stella può spegnersi in una rapida esplosione, che può durare da poche ore a pochi giorni, generandone una nuova. A volte l'esplosione è tale da generare una supernova (un'esplosione luminosissima) visibile anche in pieno giorno per alcune settimane. Queste esplosioni possono proiettare nello spazio quantità di materia tali da generare le stelle in neutroni, dal diametro piccolissimo, ma con una gravità di cento miliardi di volte superiore a quella terrestre. Ad esempio il caso delle stelle pulsar che ruotano su se stesse sino trenta volte al secondo. Altre voltepiccolissimo, il collasso di generando una stella èun'attrazione gravitazionale tale che la amateria si concentra in uno spazio così forte da inghiottire ogni cosa, compresa la luce. E' nato in questo modo un buco nero, un fenomeno unidirezionale che permette alla materia e alla luce di entrare, ma da cui non è possibile uscire. Il sistema solare, in particolar modo per il Sole, le stelle si sono formate e continuano a formarsi a partire da nubi di materiale interstellare, ricche di polveri e gas, che vagano per lo spazio galattico. Tutto questo avviene nell'arco di milioni di anni, in maniera più o meno veloce a seconda della massa iniziale della nube, sino ad arrivare a un punto, definito sequenza principale, che rappresenta la fase centrale di maggior attività di ogni stella. La neostella rimarrà in questa fase per un tempo dipendente dalla propria massa. Infatti, tanto più grande sarà la massa stellare e tanto più la stella brillerà di splendore, bruciando quindi più velocemente le proprie risorse energetiche. Di conseguenza le stelle più massicce avranno una vita inferiore rispetto a quelle di dimensioni minori. Inizia, inoltre, un meccanismo di autoregolazione dell’attività stellare che permette alla stella di dosare la proprie riserve energetiche. Irene Spiz Daniel Demere e Davide Schiraldi L’ECLISSI LUNARE È un fenomeno ottico durante il quale l’ombra della Terra oscura del tutto la Luna. Essa avviene quando la luna è piena e quando il Sole e la Terra si trovano allineati. Nelle eclissi lunari il cono d’ombra proiettato dalla Terra è più ampio della Luna ed è accompagnato da penombra. Ci sono vari tipi di eclissi. Si possono avere perciò vari tipi di eclissi di Luna, a seconda che la Luna entri totalmente (eclissi totale) o parzialmente (eclissi parziale) nel cono d'ombra, totalmente o parzialmente nel cono di penombra (eclissi penombrale). Un'eclissi lunare totale si verifica quando la Luna transita completamente attraverso l'ombra della Terra. La sua colorazione rossastra è data dalla rifrazione dei raggi solari che attraversano l'atmosfera terrestre e dall'oscuramento parziale prima e dopo l'entrata in ombra Un'eclissi lunare totale è totale per tutti i luoghi interessati. L'ultima eclissi lunare totale è avvenuta il 21 dicembre 2010 ed è stata visibile da tutta l'Europa. Un'eclissi lunare parziale si verifica quando la Luna non è abbastanza vicina all'eclittica (piano nel quale giace l’orbita che la Terra descrive attorno al Sole) da poter transitare per l'intera ombra terrestre, quindi mostrando un profilo falcato. Fra le più recenti eclissi lunari parziali, visibili anche dall'Italia, si ricorda quella del 7 settembre 2006 e quella fra il 16 e il 17 agosto 2008; ancora più recente è quella del 31 dicembre 2009. Un'eclissi lunare penombrale si verifica quando la Luna transita solo ed esclusivamente per la penombra terrestre, senza essere occultata dall'ombra: il fenomeno si mostra poco appariscente. L'ultima eclissi penombrale totale ha avuto luogo il 9 febbraio 2009 e fu l'ultima eclissi penombrale totale di questi anni; da quella data tutte le successive saranno parziali fino al 20 febbraio 2027 che ce ne sarà un'altra totale di penombra visibile dall'Italia. Gaia Papinutto Gennaio 2011 n. 3 PICCIONI VIAGGIATORI Come tutte le razze di colombi domestici, il colombo viaggiatore, deriva dalla Columba livia, della quale conserva ancora molto i caratteri. La selezione del Colombo Viaggiatore oggi conosciuto nacque in Belgio nell'800. A quel tempo esistevano tre varietà di Colombo Viaggiatore Belga, la Liegese, la Anversese e la Mista. La prima aveva il becco cortissimo, le caruncole nasali poco sviluppate e di color bianco e gli occhi incorniciati da un piccolo anello carnoso, le ali erano molto larghe e la coda stretta composta da 12 timonieri. La varietà Anversese era invece di taglia maggiore, aveva il becco più lungo, forte e robusto, con caruncole nasali e oculari sviluppate. Questo colombo si distingueva per la sua grande resistenza alla fatica che gli permetteva di effettuare lunghi viaggi. I colombi viaggiatori sono stati dei veri e propri protagonisti in molti eventi storici: durante l'assedio di Parigi, nel 1870, permisero ai parigini di comunicare con l'esterno consentendogli così di preparare una difesa. Durante la guerra del 1915-1918 il colombo viaggiatore era uno dei mezzi di comunicazione principali per portare messaggi lì dove i combattimenti erano più aspri e dove gli altri mezzi di comunicazione non potevano arrivare. Anche durante la Seconda Guerra Mondiale, quando i mezzi di comunicazione più sofisticati vennero meno, i messaggi venivano portati da questi colombi. Uno dei più famosi è il colombo Paddy che attraversò la Manica annunciando agli inglesi il successo dello sbarco in Normandia e fu premiato con la Dickin Medal. Un episodio poco conosciuto è quello accaduto il 15 gennaio 1952 in Indocina quando parecchi treni deragliarono sulla linea Roméas-Phnon-Penh distruggendo la stazione radio. Due piccioni viaggiatori, che il capo convoglio liberò, furono l'unico mezzo di collegamento. In Italia i primi colombi viaggiatori arrivarono nel 1887 in occasione di una gara organizzata da alcuni amatori di Bruxelles che effettuarono il lancio a Roma. La maggior parte di questi animali non riuscì a superare le Alpi e molti vennero catturati dagli allevatori italiani. Oggi l'allevamento del colombo viaggiatore è disciplinato da uno statuto sanzionato dal Ministero della Difesa e gli allevatori sono aderenti alla Federazione Italiana che cura l'innannellamento dei soggetti, la tenuta delle relative registrazioni anagrafiche e organizza le "gare di lancio". I viaggiatori attuali sono fortemente migliorati rispetto a quelli allevati un secolo fa, riuscendo a coprire anche più di 1500 km. Oggi esistono molte linee di sangue, selezionate in diversi paesi e nei diversi continenti, facendo del Colombo Viaggiatore la razza più allevata al mondo. Valentino Fadi L’AEROEMBOLISMO È una malattia causata dalla diminuzione della pressione atmosferica. È caratterizzata dalla formazione di bolle gassose nel sangue che provocano dolore alle articolazioni, prurito, convulsioni, paralisi e spesso danni permanenti ed infine la morte. L’aeroembolismo è anche detto “malattia dei palombari”. Nel 1939, questa malattia divenne nota tra i palombari impegnati nei lavori dentro camere iperbariche. Grazie a queste camere è possibile curare oltre che l’aeroembolismo anche l’intossicazione acuta da monossido di carbonio, la gangrena gassosa, la sordità improvvisa e la trombosi dell’arteria renale. Spesso vengono utilizzate anche come terapia delle lesioni necrotiche degli arti, della retina pigmentosa e delle necrosi di tessuti da radiazioni. In pratica viene somministrato ossigeno a pressioni superiori a quella atmosferica. Secondo la legge dei gas, il volume delle bolle gassose formatesi nel sangue, si riduce con l’aumento della pressione a cui vengono sottoposte, riuscendo così a spostarsi meglio nel sangue; ciò abbassa naturalmente il rischio di embolie. Sabrina Zilli COME SI FORMA LA NEVE? La neve si forma nelle nubi, in condizione di soprasaturazione, quando la temperatura è al di sotto di quella di congelamento. I cristalli cominciano a formarsi quando le molecole d'acqua si attaccano attorno a una particella solida (per esempio del pulviscolo atmosferico) e iniziano ordinatamente a depositarsi attorno a essa, formando la classica figura stellata del cristallo di neve. Il fatto che si crei una configurazione piuttosto che un'altra dipende da quante molecole d'acqua sono presenti e dalla temperatura. Inoltre si possono avere innumerevoli combinazioni che dipendono dalla struttura molecolare che si forma al momento del congelamento, quando le molecole d'acqua si uniscono con il legame a idrogeno. In un cristallo si osservano ramificazioni sempre diverse poiché esso cresce in un ambiente sottoposto a piccoli sbalzi di temperatura: tali sbalzi costringono la ramificazione a cambiare la direzione di crescita. L’accrescimento dei cristalli di ghiaccio avviene in forma esagonale nelle tre dimensioni ma non in modo omogeneo. È la temperatura ed il grado di sovrasaturazione dell’aria a determinare la direzione prevalente di crescita. Durante la caduta, i cristalli di neve vengono a contatto tra di loro e se la temperatura lo consente (poco inferiore ai 0 °C) si formano i fiocchi. Le ramificazioni di ogni fiocco sono tutte però sempre identiche fra loro. Questa simmetria è possibile semplicemente perché un cristallo di neve è così piccolo che le condizioni fisiche in cui si trova durante la crescita sono le stesse per tutta l'estensione del fiocco. Comunemente si dice che non esistono due fiocchi di neve uguali, ma è solo una questione di probabilità molto bassa. Nico Missana Gennaio 2011 n. 3 LA MOLECOLA CHE AIUTA A RICORDARE DI PIÙ Si chiama Igf II e iniettata direttamente nel cervello aumenta la memoria, almeno nei topi. C’è una molecola dietro la capacità di fissare per sempre nella memoria qualcosa che si è appena appreso: il fattore di crescita insulino-simile (o IGF II). Iniettato nel cervello dei ratti (in particolare nell’ippocampo), l’Igf II sembra potenziare notevolmente le capacità mnemoniche degli animali. A patto, però, che sia somministrato durante una precisa e stretta finestra temporale: immediatamente dopo la fase di apprendimento (consolidamento della memoria), e subito dopo aver richiamato un ricordo vecchio al massimo un paio di settimane. Che l’Igf-II giocasse un ruolo chiave nella memorizzazione, Alberini e colleghi lo sospettavano da tempo. Avevano già scoperto, infatti, che è particolarmente concentrato proprio nell’ ippocampo, dove sembra servire alla rigenerazione e alla riparazione dei tessuti. Per capire come lavora la molecola, i ricercatori hanno usato un noto test: quello del ricordo della paura. Hanno seguito il viavai di alcuni ratti all’interno di un percorso dopo che gli animali avevano associato una certa area a una lieve scossa elettrica. Più un ratto evitava accuratamente quella zona, più vivo doveva essere i ricordo del dolore. Gli studiosi si sono allora resi conto che questo tipo di apprendimento aumenta l’espressione naturale di IGF-II nell’ippocampo. Partendo da questa osservazione, Alberini ha pensato di iniettare il fattore di crescita direttamente in quest’area durante le fasi di consolidamento e di riconsolidamento del ricordo. Risultato? Notevole: la memoria dei ratti è aumentata improvvisamente e l’effetto è durato per alcune settimane. Un esame del cervello degli animali ha anche rivelato che Igf-II ha rafforzato le connessioni tra i neuroni (le sinapsi) e agevolato i meccanismi di base della memoria di lungo termine. Catalina Tassaraa . IL PARADOSSO DEI GEMELLI Il paradosso dei gemelli è un esperimento mentale, cioè un esperimento non “fatto” ma che è stato eseguito nella mente. Principale sostenitore della questione fu Herbert Dingle, filosofo inglese. Pur avendo ricevuto numerose contestazioni da Einstein e Bohr, egli continuò a scrivere ai giornali. Risolvendo il paradosso dei gemelli, Einstein ammise la possibilità teorica di un viaggio nel futuro, ferma restando l'impossibilità di superare la velocità della luce. La prima costruzione teorica per la quale risultava possibile un viaggio nel passato, fu elaborata più tardi dallo stesso Einstein insieme a Nathan Rosen. Consideriamo un’astronave che parte dalla Terra nell’anno 3000, che mantenendo una velocità costante raggiunga una stella distante 8 anni luce dal nostro pianeta; appena arrivata l’astronave inverte la rotta e ritorna sulla Terra, sempre alla stessa velocità. Nell’esperimento viene usata una coppia di fratelli gemelli: si suppone che uno salga sull’astronave, mentre l’altro rimanga a terra, che la velocità di viaggio sia di 240 000 km/s. Nel sistema di riferimento della Terra, l’astronave percorre 8 anni luce in 10 anni nel viaggio di andata e ne impiega altrettanti nel viaggio di ritorno; essa quindi ritorna sulla Terra nel 3020. Sull’astronave però, il tempo scorre al 60% rispetto alla Terra, quindi secondo l’orologio dell’astronauta il viaggio dura 6 anni per l’andata e altrettanti per il ritorno. All’arrivo quindi, il calendario dell’astronave segnerà 3012. Il fratello rimasto sulla Terra, dopo il ritorno del suo gemello, avrà otto anni in più del gemello. Nel sistema di riferimento dell'astronave, per effetto della contrazione delle lunghezze, la distanza fra la Terra e la stella si accorcia al 60%, cioè a 4,8 anni luce: si impiegano quindi, secondo l'orologio dell'astronave, 6 anni per l'andata e 6 per il ritorno, coerentemente con quanto calcolato nel sistema di riferimento della Terra. Ma, poiché in questo sistema di riferimento è la Terra a muoversi, è il suo orologio che va al 60% del tempo dell'astronave: quando l'astronave fa ritorno, sulla Terra sono trascorsi solo 7,2 anni, perciò non è l'anno 3020, ma il 3007, ed è il fratello a bordo dell'astronave ad essere di 4,8 anni più vecchio. L'apparente contraddizione si risolve osservando che, mentre quello della Terra è un sistema di riferimento inerziale, quello dell'astronave non lo è. L'astronave non mantiene infatti una velocità costante per tutta la durata del viaggio, ma prima accelera fino alla velocità di crociera, poi frena, inverte la rotta e riaccelera per tornare indietro, e poi frena di nuovo. Si devono quindi considerare non due, ma tre sistemi di riferimento: quello della Terra, quello dell'astronave nel viaggio di andata, che si muove rispetto alla Terra di una certa velocità e quello dell'astronave nel viaggio di ritorno, che si muove rispetto alla Terra con la stessa velocità ma di direzione opposta, tralasciando i tempi di accelerazione/decelerazione, che per velocità così elevate sarebbero comunque significativi. Federico Casani LA NASA La sfida per la conquista dello Spazio tra le 2 superpotenze del mondo, Stati Uniti e Unione Sovietica, ebbe inizio il 4 ottobre 1957, ovvero il giorno in cui l'Unione Sovietica mise in orbita il primo satellite artificiale, lo Sputnik 1. Malgrado gli sforzi americani, l'Unione Sovietica era comunque arrivata prima al traguardo, seppure di pochi mesi. Inoltre, il 3 novembre i Russi lanciarono un secondo Sputnik, con a bordo anche la cagnetta Laika, il primo essere vivente ad affrontare l'assenza di peso. Per poter recuperare, almeno in parte, il tempo perduto, gli scienziati USA si misero al lavoro per allestire nel più breve tempo possibile un razzo in grado di lanciare l'Explorer; tali sforzi sfociarono nella realizzazione del razzo Jupiter-C lanciato il 1º febbraio 1958. Malgrado il successo della missione, rimaneva il distacco tra Stati Uniti e Unione Sovietica in fatto di massa lanciata. Il Congresso degli Stati Uniti, allarmato dal possibile pericolo per la sicurezza nazionale e per la possibile perdita della leadership tecnologica, chiese al presidente Eisenhower un'azione immediata, e dopo alcuni mesi di dibattito si decise per la creazione di una nuova agenzia federale civile per le attività spaziali che rilevasse le attività della vecchia agenzia aeronautica NACA. Per colmare lo svantaggio il governo americano unificò allora la ricerca spaziale in un apposito ente, la "National Aeronautics and Space Administration" (NASA): il 29 luglio 1958 il presidente Eisenhower firmò l'atto di costituzione della National Aeronautics and Space Administration (NASA), che iniziò le sue attività nell'ottobre dello stesso anno. I primi programmi della NASA erano incentrati sulla possibilità di missioni umane nello spazio, sotto la spinta della competizione tra USA e URSS dovuta alla guerra fredda. Il programma Mercury fu il primo programma della NASA volto a stabilire se l'uomo poteva viaggiare nello spazio. Il 5 maggio 1961 l'astronauta Alan Shepard fu il primo americano nello spazio, pilotando il Mercury 3 in un volo suborbitale di 15 minuti. John Glenn fu invece il primo americano a compiere un'orbita attorno alla Terra il 20 febbraio 1962, durante la missione Mercury 6. Una volta dimostrata la possibilità di voli spaziali umani con il programma Mercury, fu lanciato il Programma Apollo allo scopo di arrivare in orbita lunare. Dopo otto anni di missioni preliminari e la perdita dell'equipaggio dell'Apollo 1, il programma Apollo raggiunse la sua meta il 20 luglio 1969, con allunaggio dell'Apollo 11 sulla Luna. Neil Armstrong, primo uomo a toccare il suolo lunare pronunciò la celebre frase "un piccolo passo per un uomo, un salto enorme per l'umanità". Altri dieci astronauti misero piede sul suolo lunare nelle successive missioni Apollo che terminarono nel dicembre 1972. Marco Fabbro Gennaio 2011 n. 3 L’ECLISSI SOLARE viene oscurato completamente. Il periodo di totalità può andare da pochi secondi a circa 7 minuti. La totalità è visibile solo in una stretta fascia della superficie terrestre lunga qualche migliaio di chilometri ma larga solo qualche decina. I luoghi adiacenti vedono invece un'eclissi parziale. Durante una eclissi totale è possibile studiare la corona solare con relativa facilità. Trascorsa la totalità (detta anche fase massima) riappare la luce abbagliante del Sole mostrando un aspetto ad "anello di diamante". Durante lo svolgersi delle varie fasi di una qualunque eclissi, compresa la totalità, è imperativo proteggere gli occhi con adeguati filtri ottici a forma di occhiale. L'eclissi totale del 29 marzo 2006 fu vista parziale dall'Italia. L'eclissi del 1 agosto 2008 è stata trascurabile per l'Italia, tuttavia l'eclissi totale del 20 marzo 2015 sarà visibile come parziale dal territorio italiano. Poiché l'orbita della Luna è leggermente ellittica, la distanza della Luna dalla Terra non è costante, e quindi l'eclissi non è sempre totale. Nell'eclissi anulare la Luna è nel punto più lontano della sua orbita e il cono d'ombra non giunge fino alla superficie terrestre: ciò si verifica in quanto il diametro angolare del disco della Luna si mantiene minore di quello solare. Quindi durante un'eclissi anulare è come se del Sole ne fosse rimasto un anello luminoso durante la fase centrale e quindi la Luna è troppo lontana dalla superficie terrestre per occultare completamente il Sole. La penultima eclisse anulare ebbe luogo il 3 ottobre 2005: fu parziale per l'Italia continentale ma quasi centrale per la Sicilia. L'ultima eclissi anulare del 15 gennaio 2010 fu visibile di primo mattino dall'Italia come parziale. È un noto fenomeno ottico di oscuramento di tutto o di una parte del disco solare da parte della Luna visto dalla Terra che si verifica durante il novilunio. Si tratta di un evento piuttosto raro: Sole, Luna e Terra devono essere infatti perfettamente allineati; ciò è possibile solo quando la Luna interseca l’eclittica in un punto detto nodo. Quando il nodo si trova tra la Terra e il Sole, l'ombra della Luna passa in alcuni punti della superficie terrestre e si assiste a un'eclissi solare. Se invece il nodo si trova dalla parte opposta, si ha un'eclissi lunare. Il tipo di fenomeno più studiato nelle osservazioni astronomiche è l'eclissi totale, in quanto durante la fase centrale è possibile studiare con facilità la corona solare. Le eclissi totali si verificano quando, in un certo istante di tempo, il diametro apparente angolare della Luna è quasi uguale a quello del Sole e Sole, Luna e Terra sono perfettamente allineati. A causa delle mutevoli distanze reciproche (che si hanno durante la durata di una eclissi) fra la Terra, la Luna e il Sole potrebbe accadere che una eclisse sia osservata come totale per alcuni luoghi terrestri, mentre per altri no. A seconda delle distanze che intercorrono fra la Luna e la Terra si possono verificare quattro tipi di eclissi .Un'eclissi parziale si ha quando la Luna non è perfettamente allineata con la Terra e il Sole e quindi l'ombra lunare non giunge alla superficie terrestre. Il Sole viene quindi "occultato" ma in questo caso dalla Terra si osserva la sola penombra lunare e perciò l'eclissi è parziale per tutti i luoghi interessati. La prossima eclissi parziale avrà luogo il 4 gennaio 2011. L'eclissi è totale quando il Sole Andrea Cragnolini Direttore responsabile prof.ssa Vuerich Fabiana Redazione Fornasiere Damiano, Galante Alessandro, Tonino Eleonora, Rumiz Francesco, Crnigoj Gabriele, Mugani Alessandro, Cragnolini Andrea, Fabbro Marco, Fadi Valentino, Missana Nico, Tessitori Alessandro, Zilli Sabrina, Casani Federico, Giavitto Andrea, Tassara Catalina, Demere Daniel, Schiraldi Davide, Basso Victoria, Forgiarini Chiara, Mattioni Anna, Miserini Federico, Papinutto Gaia, Spiz Irene Grafico Agostini Laura