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SPECIALE
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XI EDIZIO
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XI EDIZIONE
30.05.10 05.06.10
CASTROVILLARI
con il contributo di
UNIONE EUROPEA
POR Calabria FESR 2007-2013 Linea di intervento 5.3.2.1
REPUBBLICA ITALIANA
REGIONE CALABRIA
PROVINCIA DI COSENZA
CITTÀ DI CASTROVILLARI
PARCO NAZIONALE DEL POLLINO
GAS POLLINO srl - Castrovillari
TEATRI CALABRESI ASSOCIATI
un progetto di
si ringrazia
Con un’attenzione costante alle nuove generazioni e
all’evoluzione dei linguaggi scenici e con un interesse
particolare verso la nuova drammaturgia, Primavera dei Teatri
2mila10 rafforza la sua vocazione di cantiere creativo delle
giovani formazioni, offrendo non solo spettacoli ma anche
laboratori, incontri e percorsi espositivi tesi ad accostare il
pubblico alle pratiche del teatro e ai processi artistici delle
compagnie.
Se a partire dalla prima edizione il festival ha contribuito alla
promozione e all’affermazione della generazione dei teatri ’90,
intercettando anche i più piccoli e periferici segnali degni di
interesse sparsi nella penisola, nelle ultime edizioni, tenendo
fede alla sua vocazione esplorativa nei confronti degli artisti
emergenti, rivolge il suo sguardo soprattutto alla generazione
2000 e alle compagnie di recentissima formazione.
Un’edizione che prosegue le linee guida del festival,
riflettendo sulla società contemporanea, registrando idee e
interrogativi estetici. Un’edizione che lancia, stimola, punta
sui giovani artisti, magari rischiando molto, che accoglie la
tradizione per svelarla in prospettive nuove. Un’edizione che
evita l’intrattenimento commerciale, nella convinzione che
un’opera non può essere valutata solo dal punto di vista
numerico, non può essere considerata solo per il suo riscontro
economico, ma anche per la sua componente innovativa,
anche e soprattutto per i suoi riscontri umani, morali e civili.
Oggi che i tagli alle già esigue risorse destinate alla cultura
raccontano ancora più prepotentemente i tempi bui che
viviamo, forse più ancora di quanto il teatro stesso non faccia,
oggi che le nostre rimostranze sono tollerate alla pari di un
fastidioso chiacchiericcio, noi possiamo soltanto ripetere
l’incitamento dell’Ulisse dantesco ai suoi compagni: “Fatti non
foste a viver come bruti / ma per seguir virtute e canoscenza”.
Altro non possiamo fare, ma questo sì, possiamo e
dobbiamo. Con queste parole vogliamo ringraziare gli Enti che
sostenendo il festival si sono dimostrati all’altezza del loro
compito istituzionale e i cittadini che rivendicano un ruolo
essenziale nella società per la Poesia e la Bellezza.
Saverio La Ruina e Dario De Luca, direttori artistici
02 | 03
spettacoli
↘ domenica 30 MAGGIO
20.45 Teatro Sybaris
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CENTRO INTERNAZIONALE ARTI
CONTEMPORANEE
Sapore di Sale (80’) Prima nazionale
h 20.45, Teatro Sybaris
TEATRO SOTTERRANEO
Dies irae_5 episodi intorno alla fine
della specie (60’)
h 22.30 Chiostro del Protoconvento
TEATRO DELLE DONNE
L’Italia s’è desta (90’) Evento speciale
h 22.30 sala 14 del del Protoconvento
CARRO DI TESPI
la violenza (55’)
↘ giovedì 3 giugno
↘ lunedì 31 maggio
h 19.00 Sala 14 del Protoconvento
TEATRI DEL SUD / DERIVA FILM
Perché il cane si mangia le ossa (70’)
Prima nazionale
20.45 Teatro Sybaris
h
COMPAGNIA MUSELLA MAZZARELLI
FiglidiunbruttoDio (60’)
20.45 Teatro Sybaris
h
TEATROPERSONA
Trattato dei Manichini (55’)
22.30 Chiostro del Protoconvento
h
CITTÀ DI EBLA
La metamorfosi (50’)
seconda mutazione
h 22.30 Chiostro del Protoconvento
TEATRINO GIULLARE / CSS UDINE
La stanza (60’)
↘ martedì 1 giugno
↘ venerdì 4 giugno
h 19.00 Sala 14 del Protoconvento
QUELLICHERESTANO
Variazioni sul modello di Kraepelin
(75’) Prima nazionale
h 19.00 sala delle arti del
Protoconvento
esito del workshop
di drammaturgia
a cura di edoardo erba
20.45 Teatro Sybaris
h
GIPI / I SACCHI DI SABBIA /
FERDINANDO FALOSSI
Essedice (60’) Prima nazionale
20.45 Teatro Sybaris
h
VALDEZ ESSEDI ARTE
Il Gregario (70’) Prima nazionale
22.30 Autostazione di Castrovillari
h
MARINA COMMEDIA SOCIETÀ TEATRALE
S.E.P.S.A. Spettatori alle Esequie di
Passeggeri Senz’Anima (100’) prima
nazionale dopo l’anteprima a teatri
della legalità
Fuori abbonamento - prenotazione
obbligatoria
↘ mercoledì 2 giugno
h 19.00 Sala 14 del Protoconvento
VITAMINA T / LE ONDE
Doll is mine (60’) Prima nazionale
22.30 Sala 14 del Protoconvento
h
SCENA VERTICALE
La borto (75’)
Prenotazione obbligatoria
↘ sabato 5 giugno
20.45 Teatro Sybaris
h
FABRIZIO GIFUNI / SOLARES FONDAZIONE
DELLE ARTI
L’ingegner Gadda va alla guerra
(70’)
h 22.30 Chiostro del Protoconvento
COMPAGNIA DIVANO OCCIDENTALE
ORIENTALE
Ammaliata (65’)
↘ 30 maggio > 05 giugno
incontri
BABY PARKING
↘ 30 maggio > 04 giugno
↘ 30 maggio > 05 giugno
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rotoconvento
WORKSHOP DI DRAMMATURGIA
a cura di edoardo erba
DIARIO DI BORDO
a cura dE Il Tamburo di Kattrin
20.30 > 24.00 Protoconvento
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a cura di Ludoteca Batti5
↘ 03 giugno
18.00 Protoconvento
H
presentazione del libro
u tingiutu. un aiace di calabria
di dario de luca - abramo editore
a cura di mauro minervino e vincenza
costantino
↘ 05 giugnO
H 18.00 Protoconvento
quale amleto?
a cura di Enrico Groppali
mostre
↘ 30 maggio > 05 giugno
P
rotoconvento
dieci primavere
mostra fotografica
a cura di Angelo Maggio
rotoconvento
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we will never forget this
Installazione di Ivana Russo
media
↘ 31 maggio > 01 giugno
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RADIO ZOLFO / Talk Radio Live
a cura di Altre Velocità
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domenica 30.05 H20.45 | Teatro Sybaris
Non potrai mai camminare a fianco di un
neandertaliano. Non potrai mai nemmeno parlare con un
mesopotamico oppure osservare il cielo con un maya. Non
vedrai l’arrivo di una delegazione aliena sul maxischermo
e non vedrai il sole diventare supernova. In realtà non ti sei
visto nascere e non ti vedrai nemmeno morire. Il presente è
un tempo storico. Il presente è una convenzione. Il presente
è soprattutto un perimetro d’azione. Per colonizzare passato
e futuro possiamo immaginare due archeologie opposte:
una che dissotterri il passato e una che sotterri il presente
in attesa di un dissotterramento futuro. Abbiamo sempre
seguito delle tracce e non potremo non lasciarne di nuove.
Ognuno viva e canti il suo tempo e poi torni alla polvere.
Alleluia.
Dies irae _ 5 episodi intorno alla fine della specie è un lavoro
sull’estinzione della civiltà, sull’esaurimento dell’esperienza
umana, sulla scomparsa intesa come prospettiva, come
sguardo archeologico. Uno spettacolo che racconta di
qualcosa che non c’è più e quindi della memoria contrapposta
all’oblio.
Teatro Sotterraneo. Si forma nell’autunno 2004 attorno
al progetto 11/10 in apnea che entra a fare parte della
Generazione del Premio Scenario 2005. Negli anni successivi
produce nell’ordine: Post-it, La Cosa 1 e il Dittico sulla specie
composto da Dies irae _ 5 episodi intorno alla fine della
specie e L’origine delle specie. Dal 2008 fa parte del progetto
Fies Factory One di Centrale Fies e nel biennio 2008-10 è
sostenuto dal progetto ETI “Nuove Creatività”. Nel 2009 riceve
il “Premio Lo Straniero”, e il “Premio Speciale Ubu”.
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Lofaro | Direzi zzazione generale:
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Ferrante | Or
Valerio Strati
domenica 30.05 H22.30 | Chiostro del Protoconvento
Il 5 gennaio 1984 a Catania, Giuseppe Fava si trovava
nei pressi dello stadio di calcio a poca distanza dal Teatro Verga,
dove la sua nipotina prendeva parte ad una recita in occasione
delle festività natalizie e dove lui si stava recando. Non lo sa
ancora, ma ci sono due killer che lo aspettano e che di lì a poco
lungo la strada lo colpiranno senza scampo alle spalle con 5
colpi di pistola. Quella sera veniva stroncata un’esistenza, finiva
la vita e la carriera di uno dei più acuti e fini indagatori del suo
tempo che la Sicilia e l’Italia abbiano avuto modo di conoscere
dal dopoguerra. Partire dalla messinscena di una sua opera “la
Violenza”,che racconta l’assassinio di un giovane sindacalista, per
fare un processo alla mafia rurale e non solo a questa, e affrontare
un discorso più ampio sul concetto del Male che affligge la sua e la
nostra terra e che va oltre la mera vicenda processuale. Ma anche
e soprattutto un omaggio ad un intellettuale scomodo, una penna
graffiante e incisiva che arrivava spesso alla verità delle cose,
smascherando tutte le falsità e contraddizioni che hanno bloccato
per anni lo sviluppo della Sicilia.
Carro di Tespi. Nasce in Calabria nel 2007 dall’incontro tra il
maestro Antonio Ferrante e l’attore Valerio Strati. Dal 2009
collaborano attivamente il regista Luciano Pensabene e l’attrice
Maria Marino. Accanto alla produzione di spettacoli come La
violenza, Pidocchio o Napoleone?, Happening, ovvero canto il
poeta e Osservando Bagnara, l’associazione organizza rassegne
teatrali (Climax a Siderno), e laboratori per giovani attori. Lavora
principalmente sulla drammaturgia meridionale, ma anche su
autori di respiro internazionale.
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lunedì 31.05 H20.45 | Teatro Sybaris
Un tentativo di scrittura scenica integrale a due. Due attori che
nel farsi autori/interpreti di un pezzo di teatro si concedono maggiore
libertà/responsabilità e nello stesso tempo si obbligano al continuo
confronto con un altro col quale dividere all’interno della creazione
scenica ogni passaggio.
Due storie dell’Italia 2010, del qui e dell’oggi, per indagare la realtà
che c’investe e fermarne un frammento sul palco. La prima ha per
protagonisti due gemelli e un conduttore televisivo ed è ambientata
nel mondo della TV. Un mondo in cui Denari e Speranze scorrono a
fiumi attraverso canali a volte putrescenti. Una Fogna reale nella quale
hanno diritto a nuotare o ad annegare solo pochi eletti. La seconda è
la storia di due falliti veri. Una coppia ispirata a quella di Uomini e Topi
di Steinbeck. Due poveri Cristi senza futuro che sopravvivono nella
spazzatura, nell’illusione, nel reciproco amore. Cos’hanno in comune i
personaggi della Regale Fogna di certa TV e gli altri due che bazzicano
nella reale spazzatura di tutti i giorni? Primo: fanno ridere ma non
lo sanno. Secondo:non hanno speranze ma sono convinti di averne.
Terzo:sono figli diversi e leggittimi di una stessa realtà, di un Comune
tempo, di un Brutto Dio.
Lino Musella. È nato a Napoli nel 1980. Studia recitazione a Napoli con
Guglielmo Guidi e alla Paolo Grassi di Milano. Lavora come attore con
Marcello Cotugno, Paolo Zuccari, Michela Lucenti/Balletto Civile, Fabio
Monti, Walter Malosti, Paolo Mazzarelli, Tommaso Pitta, Claudio Autelli,
Virginio Liberti/Egum Teatro, Serena Sinigaglia. Ha curato le regie degli
spettacoli delle compagnie Mercanti di storie e Manifattura Scalza.
Paolo Mazzarelli. È nato a Milano nel 1975. Dipolomatosi alla Paolo
Grassi di Milano ha lavorato come attore con Pippo Del Bono, Fura del
Baus, Compagnia Dionisi, ATIR/Serena Sinigaglia, Davide Enia, Cesar
Brie, Eimuntas Nekrosius, Peter Stein. Ha inoltre realizzato 4 spettacoli
come regista/drammaturgo/attore ovvero Pasolini Pasolini (Premio
Speciale Scenario 2001, Premio Enriquez alla drammaturgia 2005),
Giulio Cesare, Morte per acqua, Fuoco, tutti prodotti dal “CSS Teatro
Stabile di Innovazione” del FVG.
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Triangolo Scaleno Teatro
lunedì 31.05 H22.30 | Chiostro del Protoconvento
Partire dal racconto di Kafka senza nessuna pretesa di
rappresentazione. Impossibile tradurre scenicamente la vicenda
di Gregorio Samsa. Provarci significa perdere in partenza un
combattimento sul cui terreno rimarrebbero le ossa fatte a pezzi
dalla potenza linguistica dello scrittore di Praga. Come entrare nella
foresta espressiva de La metamorfosi ed uscirne portando a casa
la pelle? Perché La metamorfosi ci interessa? Si badi bene, non è
semplicemente un fatto di fabula, di “cosa” viene raccontato. E’
evidente una potenza di altra natura. Io credo dipenda dal fatto
che quel racconto parla di noi, le parole compiono un’ acrobazia, si
pongono alle nostre spalle, ci spingono e ciascuno di sente toccato in
prima persona. Come non essere interessati alla propria storia? Siamo
corpi in continua trasformazione, in un divenire incessante, un’attività
di composizione e scomposizione di forze, un flusso. Sentirsi
spaventati dalla propria disumana umanità, sentire il proprio corpo
che bolle come un’officina surriscaldata. Divenire animale, coltivare la
mosca, la blatta che è in noi invece di inseguire le archetipiche figure
materne e paterne come la psicanalisi ci suggerisce. Non c’è nulla di
psicanalitico o simbolico in Kafka. Ci sono corpi divenuti animali ora.
Pensare al Gregorio che è in noi e varcare una soglia, spingere per
tentare una fuga dalla macchina stritolante del lavoro, della famiglia,
dell’amore, dell’entusiasmo. Fuga possibile?
Città di Ebla. È un collettivo artistico teatrale formatosi nel 2004
a Forlì. Con i sui lavori scenici (Othello, Wunderkammer, progetto
Pharmakos) arriva rapidamente alla ribalta della scena teatrale
nazionale. Fa parte della pubblicazione “Iperscene”. Nel 2005
partecipa alla Biennale del Mediterraneo a Napoli; nel 2006 vince
il Premio Casagrande con Pharmakos_Embrione quale miglior
spettacolo al’interno de Loro del Reno a Bologna; nel 2008 la
Fondazione Pontedera Teatro produce la conclusione del progetto
Pharmakos che debutta a Fabbrica Europa lo stesso anno.
Nel marzo del 2010 pubblica un libro fotografico sul progetto
Pharmakos. La metamorfosi, liberamente tratto dall’omonimo
romanzo di Franz Kafka, è l’ultimo lavoro della compagnia.
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martedì 01.06 h19.00 | Sala 14 del Protoconvento
Testo vincitore del Premio Riccione “Marisa Fabbri” e
del tedesco “Deutschlandradio Kultur”. Il racconto di un grande
dramma, quello di un uomo malato di Alzheimer raccontato senza
pietismi, escludendo ogni indizio e immergendo i personaggi in
un’annebbiata atmosfera beckettiana, in cui tutte le possibilità
di rapporto fra tre uomini - il malato, il figlio, il medico - si
computano in infinite variazioni pinteriane. Un Finale di partita
giocato con carte diverse che portano sempre lo stesso seme.
Attraverso una scrittura densa e lieve si finisce in un luogo senza
tempo dove con ironia dolorosa i giorni del lunario scorrono
sovrapponendosi, dove ogni cosa potrebbe e non potrebbe
essere come appare. La memoria è un luogo pieno di crocevia,
in cui si mescolano fatti reali e falsi ricordi che riguardano tanto
noi quanto altri, dove può accadere che frammenti di vita altrui
lascino una traccia così profonda da diventare nostri. Un teatro,
fatto di possibilità e di ricordi, che conduce gli spettatori a vedere
ogni cosa sotto un’offuscata soggettiva in un gioco costante di
interpretazioni, di attribuzioni di senso. Alla ricerca di una verità
che - per sua natura - sarà sempre ambigua come il dubbio del
ricordo, precaria come l’esercizio della memoria.
Fondata nel 1996 da Paolo Musio, Fabrizio Parenti, Massimo
Bellando Randone e Werner Waas, l’Associazione culturale
Quellicherestano è da alcuni anni sotto la direzione artistica
di Fabrizio Parenti e Carla Chiarelli. Oltre alla realizzazione di
spettacoli, l’Associazione cura la traduzione di testi stranieri,
collabora con scrittori, compagnie di danza, artisti visivi
e promuove progetti interdisciplinari dedicati alla cultura
contemporanea. Da segnalare, oltre ai numerosi lavori
indipendenti, le collaborazioni produttive con i Teatri Stabili di
Roma e di Brescia, con il Theater Transit Wien e con Oltre 90.
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martedì 01.06 H20.45 | Teatro Sybaris
S. è Sergio, il padre di Gipi. Nel fumetto è la vita di S. che
viene raccontata insieme agli scorci dell’infanzia dell’autore.
Una storia di un uomo di provincia, di un padre di famiglia, di
un uomo che fugge dai bombardamenti del ‘43 insieme alla
“fidanzata di S.” che non è altro che la futura mamma di Gipi
stesso. “S. “ è un insieme di racconti, ambigui, fantasiosi, reali:
attraverso improvvisi e cinematografici salti temporali il nostro
presente si incrocia con l’orrore della guerra e una memoria
individuale attraversa continuamente quella collettiva. Lo
spettacolo - oltre ad essere il tentativo di coniugare la poetica
della compagnia, con l’immaginario di un grande autore di
fumetti, sperimentando divertenti ed originali tecniche da
cartoon artigianale – è anche una profonda riflessione sul
Tempo. Un lavoro non solo sulla Memoria (intesa in più sensi:
la guerra, il lutto personale), ma anche sui baratri che in essa si
spalancano e che ci lasciano attoniti.
Gipi. Nato a Pisa nel 1963, è tra i più importanti e riconosciuti
autori del fumetto europeo. Vince numerosi premi, fino ad
essere consacrato, nel 2006, col premio “Goscinny” e come
“miglior libro” al Festival international de la bande dessinée
d’Angoulême, assegnato in precedenza solo a due italiani, Hugo
Pratt e Vittorio Giardino.
I Sacchi di Sabbia. Nascono a Pisa nel 1995. La Compagnia ha
ricevuto importanti riconoscimenti per la sua ricerca improntata
nella reinvenzione di una scena popolare contemporanea. Già
vincitori di due Premi ETI “Il Debutto di Amleto”, I Sacchi di Sabbia
ricevono una nomination al Premio Ubu 2003 per lo spettacolo
Orfeo. Il respiro e vincono il Premio Speciale Ubu 2008.
Ferdinando Falossi. Mascheraio e studioso di maschere. Dopo la
laurea in Storia del Teatro e dello spettacolo all’Università di Pisa
con Fernando Mastropasqua, si dedica ad una ricerca sul senso
e le tecniche di costruzione della maschera che lo impegneranno
per quasi trent’anni. Ha lavorato tra gli altri con Zingaro, Donato
Sartori, Brad&Puppets.
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martedì 01.06 H22.30 | Autostazione di Castrovillari
Un viaggio attraverso due storie di morte, in un treno
fermo al binario 4 della Cumana di Torregaveta: quella di Petru, il
musicista romeno ambulante ucciso alla stazione al capolinea di
Montesanto, e quella di Cristina e Violetta, le due rom annegate al
capolinea dell’altro versante.
Torregaveta e Montesanto, entrambe capolinea di vergogna legate
al filo dell’indifferenza, i cui testimoni inermi come spettatori ne
scavalcano il ricordo, deragliando in qualcosa di sconosciuto,
rispetto al quale è meglio essere indifferenti nel farsi i fatti propri. Ad
accompagnarci un ignavo capostazione, che narra con altri testimoni
le vicende omesse dalla memoria: un sedicente clocharde partenopeo
che finge la sua discriminazione per tirare avanti; un bulletto di periferia
che deve compiere il suo dovere di sangue; Manuela una delle amiche
sopravvissute delle rom annegate; Mirella la consorte “youtubata” che
in silenzio urla sul cadavere del povero Petru. Passeggeri impossibili,
di quelli che non vorresti mai incontrare. Due storie parallele, su
cui poniamo due fiori, in un viaggio fantomatico tra le due stazioni,
entrambe scenario dei due misfatti, di due tragedie, di ciò che è doppio
che purtroppo non si vede mai. Ma entrambe però così belle… nella
loro innocenza di essere state involontariamente candidi fondali, sullo
scenario dell’ingiustizia.
Mimmo Borrelli. Napoletano, classe 1979, attore, poeta, cantante,
drammaturgo. Vincitore di numerosi premi tra i quali il “Premio ETI”
– Gli olimpici del teatro per ’Nzularchia come “Migliore spettacolo
di innovazione” nel 2008; il Premio Tondelli per la drammaturgia
con ’A Sciaveca nel 2007; il Premio Riccione per la drammaturgia
con ’Nzularchia nel 2005. Legatissimo alle radici della propria
terra è considerato una delle voci più emblematiche della nuova
drammaturgia partenopea.
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mercoledì 02.06 H19.00 | Sala 14 del Protoconvento
Liberamente ispirato a due romanzi della letteratura giapponese,
La casa delle belle addormentate di Yasunari Kawabata, considerato il
“capolavoro della decadenza”, e Sonno profondo di Banana Yoshimoto,
un monologo in cui la parola si carica di segni poetici e trame musicali.
La protagonista è una ragazza che fa un mestiere “impossibile” ed
estremo: accompagna i clienti nel sonno. Un lavoro diffuso nel Giappone
contemporaneo, che si nutre di sintomi ambigui, rivelando al tempo
stesso un malessere collettivo e una soluzione poetica alla “tragedia della
notte”. In questa “casa delle belle addormentate” gestita da una padrona
di imperativi kafkiani, si presentano prevalentemente uomini in preda
ad ossessioni e fobie. Chiusa nella sua stanza, impossibilitata ad uscire
dalla casa, la protagonista è costretta a subire i loro umori incontrollati e i
racconti delle loro vite andate. Un catalogo di perversioni “dolci e mortali”
che si nutrono di umori segreti, scambiati di notte e anche di giorno, tutte
le volte che un essere umano ammette un altro spettatore allo spettacolo
impudico e drammatico del proprio sonno.
Cinzia Villari. Ha studiato con Orazio Costa, Dario Fo, Vittorio
Gassman,Tonino Pierfederici. Lavora in qualità di attrice con Jureg Sthur,
J. P. Denison, Maddalena Fallucchi, J.S. Sinisterra, Ennio Coltorti, Duccio
Camerini. Vincitrice di numerosi premi tra cui il Primo Premio Teatro
Quirino di Roma come miglior attrice e autrice dell’opera Castelli di Lego;
primo Premio della Critica, autore attore Teatro Quirino di Roma; premio
“Wanda Capodoglio” Teatro La Pergola di Firenze.
Katia Ippaso. Autrice, giornalista e scrittrice. Ha lavorato per vari giornali
italiani, tra cui “L’Unità” “Rinascita”, Liberazione”. Critico teatrale del
settimanale “Gli Altri”, collabora anche per “Lettera 22” e per “Hystrio”.
Come drammaturga, ha scritto alcuni atti unici sul tema della famiglia e
della violenza. E’ autrice di documentari che raccontano i grandi attori del
cinema italiano. Per lo “speciale Fahrenheit 9/11” sul film di Michael Moore
si è guadagnata il secondo premio al New York Tv Film Festival.
Lorenzo Profita. Diplomato alla Silvio D’Amico studia con Lorenzo Salveti,
con Marco Sciaccaluga, Enrico Bonavera, con John Dean e Kenneth Rea e
con Michele Monetta. Lavora in teatro, con Massimo Foschi, Maddalena
Crippa, Pino Micol, Manzari, Laura Fo, PietroBontempo, Carey Perloff e
Marco Maltauro. Dal 2000 al 2003 vive e lavora a New York dove è aiuto alla
regia al teatro TADA e successivamente dirige due produzioni al Theatre
Studio.
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Matera, anni Sessanta. Roberto è un pastore, con la sua casa
scavata nella roccia e il suo gregge, una moglie ed un figlio. Roberto
è padrone del suo mondo, seppur piccolo. Condivide la miseria, il
freddo e la solitudine con le sue pecore fintanto che una terribile
piaga non colpisce il suo gregge, sterminandolo. Decide allora anche
lui di muoversi alla volta di Torino.Entra a far parte di quella catena
di montaggio che è la Grande Fabbrica, dove incontrerà un’altra
solitudine, questa volta amalgamata con la strana inquietudine di
diventare altro, di incontrare un’altra donna, di comprare una delle
macchine fiammanti su cui suda ogni giorno e per la quale un giorno
muore in un incidente sul lavoro. Attraverso un’estrema semplicità
di esecuzione - un gregge giocattolo, coreografie “hollywoodiane”,
monologhi dialettali, eccentrici abiti dell’epoca e perfino una pecora
vera – si raccontano le speranze, le illusioni e i sogni che hanno
mosso l’Italia del boom economico, l’Italia che ha fatto la storia.
Luigi Saravo. Regista e attore. Nato a Roma nel 1968. Diplomato
all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico”.
Lavora come attore diretto da Lorenzo Salveti, Luca Ronconi,
Teodor Terzopoulos, Jerzy Stuhr e contemporaneamente comincia
ad occuparsi di drammaturgia e regia con il gruppo “I tragici della
città”. Dal 2000 partecipa come attore a produzioni televisive RAI e
MEDIASET. Allestisce come regista il monologo da lui scritto Teresa di
Gesù, un libero adattamento del Riccardo III shakespeariano andato
in scena al Teatro India (Teatro di Roma) e L’Oreste di Vittorio Alfieri.
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Immigrati cinesi stipati nelle fogne di Milano. Missili
impazziti che bombardano cocuzzoli montuosi. Bunker antiinvasione nelle ville del Nord Est. Mattatoi ipertecnologici nell’Emilia
dei prosciutti. Un supereroe con tanto di mantello che volteggia
per una Gotham City partenopea… Autenticamente tratto dalle
pagine di cronaca degli italici giornali, un catalogo nostrano che
investiga impietosamente la geografia del Belpaese d’oggigiorno.
Una stranissima, irriverente discesa agli inferi della famigerata
penisola, dove l’intero stivale viene impietosamente passato ai
raggi X. Un viaggio grottesco, tragicamente reale tra le assurdità,
le contraddizioni, i vizi e le virtù del paese che si accinge ad autocelebrarsi nel 150° dell’Unità. Quindici frammenti impazziti con
titoli emblematici: Italia Numbers, Italia Tourism, Italia Comics,
Italia Psycho, Italia Lager, Italia Apocaypse in un caravanserraglio
di vicende umane, in un carnevale di maschere in velocissima
sequenza. Il quadro d’insieme non sarà forse celebrativo. Ma chi se
ne importa? Le fonti sono vere. Il pozzo è autentico. E non è detto
che lo specchio debba per forza restituirci belli…
Stefano Massini. Nel 2005 vince il Premio Pier Vittorio Tondelli a
Riccione Teatro e nel 2007 riceve il Premio Nazionale della Critica
come Giovane Artista Rivelazione dell’anno. È finalista ai Premi
Ubu con La Gabbia e L’odore assordante del bianco. Finalista
anche ai Premi Olimpici del Teatro. Nel frattempo i suoi testi
vengono tradotti e pubblicati all’estero, dal Portogallo alla Francia
alla Germania alla Repubblica Ceca.
Il Teatro delle Donne. È un Centro di Drammaturgia che si occupa
della scrittura teatrale contemporanea promuovendo un teatro
al quale oggi si devono alcuni fra i fermenti più interessanti
del panorama della nuova drammaturgia e del nuovo fare ed
immaginare teatro. Gestisce dal 2002 il Teatro Comunale Manzoni
di Calenzano.
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giovedì 03.06 H19.00 | Sala 14 del Protoconvento
Un viaggio in una città immaginaria tra gli esclusi e gli ultimi.
Un uomo del sud, Rocco Fuoco,che racconta il suo viaggio visto come fuga da
sé e delirio del sé: è un ex metalmeccanico che ritorna verso un nord che lo ha
respinto. Transito che favorisce incontri e scambi dai toni ironici e visionari tra
donne e uomini che vivono ai margini: un ostello per senza casa, la stazione, il
bar, le strade popolate di ragazzi razzisti con i pantaloni larghi e i capelli corti
e ragazzi razzisti con i pantaloni stretti e i capelli rasati, finti poliziotti, donne
fatali e innamorate. Tutti lo scambiano per un diverso, un extracomunitario e
tentano di fargli credere che facendo parte di una fantomatica associazione
risolverà i suoi problemi. La sua corsa furiosa avrà termine in un cimitero dove
scoprirà le tombe dei suoi ex compagni di fabbrica: qui il personaggio Rocco
Fuoco diventa Carlo Marrapodi, interprete dello spettacolo ed ex operaio della
Thyssen Krupp di Torino, che racconta il suo ultimo giorno di lavoro.
Francesco Suriano, autore e regista di teatro e cinema, ha scritto sette
commedie, tra cui la trilogia di Rocco: Roccu u stortu 2001, segnalato al Premio
Riccione, A cascia ‘nfernali 2002 e L’Arrobbafumu 2004. Come sceneggiatore ha
scritto Oreste a tor bella Monaca (1994), vincitore del Gabbiano d’oro a Bellaria
e Sud side stori (2000) con Franco Maresco e Roberta Torre.
Carlo Marrapodi, attore di teatro e cinema. Si è formato con Richard Gordon,
Ivana Ferri e Bruno Ferrario, A. Grebenkin. È stato interprete di diversi spettacoli
teatrali e produzioni cinematografiche tra cui Il colore del tempo e Thissenkrupp
blues. Ha lavorato inoltre come operaio metalmeccanico alla Thyssen Krupp di
Torino per sette anni.
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Dal Trattato dei Manichini di Bruno Schulz un viaggio a
ritroso nel tempo dell’Infanzia, che passa nel limbo della memoria
e del sogno, per approdare all’archetipo della fanciullezza
attraverso un’esperienza del tutto emozionale. Filo conduttore
dello spettacolo una bambina, colei che apparentemente scandisce
un tempo che appartiene, invece, a tutti in modo diverso. Una
bambina che arriva da chissà dove con la sua valigetta, e la sua
venuta ha l’effetto di “liberare” tre streghe , pupazzi inquietanti
che l’attanagliano, serrandola in una danza schiacciante. Ed è in
questo istante che ha inizio il sogno, o l’incubo, o come lo vogliamo
chiamare, all’interno dei meandri più reconditi del proprio inconscio.
E’ lui che dobbiamo interrogare ogni volta che un piccolo dettaglio
ci colpisce senza un’apparente motivazione. E’ lui l’indiscusso
protagonista dello spettacolo. In scena nessuna parola, ma una
fitta rete di musica e visione che trascina lo spettatore in una
stanza parallela alla realtà: quella del sogno e del ricordo, dove
odori, movimenti, sensazioni dipingono, come in un grande
affresco, pennellate dal sapore di Infanzia.
Teatropersona,nasce a Civitavecchia nel 1999. Oltre alla produzioni
di spettacoli si dedica all’autoformazione (biomeccanica, mimo
corporeo, studio dei canti vibratori e del canto gregoriano) e alla
ricerca di un personale approccio alla scena che individua nell’attore
la materia imprescindibile dell’evento teatrale. Debutta nel 2006
con lo spettacolo Beckett Box, vincitore del premio europeo
Beckett&Puppet. Nel 2009 lo spettacolo per l’infanzia Il Principe
Mezzanotte, vince il Premio della giuria degli studenti al Premio
Scenario Infanzia. Il Trattato dei manichini è vicnitore del Premio Lia
Lapini e di Nuove Creatività con il sostegno dell’ETI.
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All’interno della finestra di un palazzo di periferia, macchiato
dall’ombra di una presenza misteriosa, vicende umane di solitudine,
insicurezza, pericolo incombente dai risvolti comici ed inquietanti.
Una donna chiusa in un appartamento di un oscuro caseggiato e il suo
silenzioso marito sentono la loro casa misteriosamente minacciata
da presenze enigmatiche, da sospetti e preoccupanti personaggi in
stato di guerra psicologico. L’aria della stanza si addensa, si carica di
incertezza, di ansia, di violenza. In bilico tra realtà e finzione, tra falso e
vero, 2 attori danno vita a 6 personaggi dando modo ai protagonisti di
manifestare la propria ambiguità attraverso maschere iperrealistiche
in grado di deformarsi e sorprendere, in un vortice di apparizioni che
amplifica l’enigma e l’attualità del testo. Prima opera teatrale di
Harold Pinter, poco rappresentata in Italia sebbene riveli un’insolita
freschezza, un’originalità ed una contemporaneità che ne rendono
interessante l’esplorazione ed una lettura fuori da ogni schema. Un
lavoro tragicomico sul senso di “sicurezza” e di “minaccia”, sulla
paura di chi si rinchiude in casa per proteggersi dagli altri e dalle
ombre degli stranieri.
Teatrino Giullare. Fondato e diretto da Giulia Dall’Ongaro ed Enrico
Deotti, ha come costante della propria ricerca teatrale l’idea di attore
artificiale, di esplorazione dell’espressività tramite il limite fisico
ed una originalità che l’ha portato, dal 1995 ad oggi, a realizzare
allestimenti teatrali, mostre e laboratori in tutta Italia e in molti paesi
del mondo. Tra i suoi allestimenti: Finale di Partita di Samuel Beckett
(2005), Alla Meta di Thomas Bernhard (2006), Lotta di Negro e Cani
di Bernard-Marie Koltès (2008). Tra i vari riconoscimenti ricevuti il
Premio della Critica Teatrale (2006), il Premio Speciale Ubu 2006, il
Premio Speciale della Giuria ed il Premio “Brave New World” per la
regia al Festival MESS di Sarajevo (2007).
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Ambientato nell’estate del ’46, durante il primo Giro d’Italia del
dopoguerra. Due oscuri gregari del mitico Bartali rientrano nella stanza
d’albergo, stremati dalle fatiche della tappa, che ha visto il più giovane
dei due ottenere la prima, e probabilmente, unica affermazione della sua
carriera. Il campione gli ha, infatti, concesso di tagliare il traguardo per primo.
Se per il ragazzo veneto è il giorno più importante della sua vita, per il suo
compagno di stanza il destino è invece amaramente segnato. In squadra
non c’è più posto per lui. In un dialogo serrato ed aspro emergeranno vecchi
rancori, frustrazioni mai sopite e sembrerà di assistere, più che ad un
congedo, ad una resa dei conti tra vincitori e vinti. Un commovente testo, che
mescola con calzante ferocia microstorie e grande storia: vicende private di
marginalità quotidiane all’ombra di avventure umane più eclatanti.
Sergio Pierattini. È nato a Sondrio il 27 Luglio 1958. Nel 1982 si è diplomato
all’Accademia Nazionale di Arte Drammatica “Silvio d’Amico” di Roma. Da
anni affianca l’attività di attore a quella di autore teatrale e sceneggiatore
radiofonico. Dal 2005 insegna Sceneggiatura per la radio presso il Centro
Sperimentale di Cinematografia- Scuola Nazionale di Cinema. Tra i suoi testi
La Maria Zanella (Premio Ubu 2005 a Maria Paiato per l’interpretazione)
Il raggio bianco (Premio Flaiano 2006) Il ritorno (Premio Associazione
Nazionale Critici di Teatro come miglior testo del 2008) Un mondo perfetto
(Premio Riccione 2007 Sez Bignami Quondamatteo).
venerdì 04.06 H20.45 | Teatro Sybaris
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Non è solo la storia di un aborto. È la storia di una donna in
una società dominata dall’atteggiamento e dallo sguardo maschili:
uno sguardo predatorio che si avvinghia, violenta e offende; un
atteggiamento che provoca gli eventi ma fugge le responsabilità.
L’aborto ne è solo una delle tante conseguenze. Ma ne è la
conseguenza più estrema. La protagonista racconta l’universo
femminile di un paese del meridione. Schiacciata da una società
costruita da uomini con regole che non le concedono appigli, e che
ancora oggi nel suo profondo stenta a cambiare, soprattutto negli
atteggiamenti maschili, racconta il suo calvario in un sud arretrato e
opprimente. E lo fa nei toni ironici, realistici e visionari insieme, propri
di certe donne del sud. Non mancano momenti sarcastici e ironici
come quando gli uomini geometri misurano il corpo femminile come
se al posto degli occhi avessero il metro. O come quando il paese si
trasforma in una immensa chiesa a cielo aperto per scongiurare le
gravidanze. Né quelli commoventi legati alla decimazione del “coro”
delle donne.
Ma quando la protagonista chiude il cerchio col racconto del calvario
della nipote, il sarcasmo e la commozione lasciano il posto a una
profonda amarezza, mettendoci davanti alla dura e ambigua realtà dei
nostri giorni.
Scena Verticale. Nasce nel 1992 a Castrovillari per opera di Saverio
La Ruina e Dario De Luca. I suoi spettacoli hanno ricevuto alcuni dei
maggiori riconoscimenti teatrali nazionali tra cui due Premi UBU 2007
assegnati a Saverio La Ruina come “Migliore attore italiano” e per il
“Migliore testo italiano” con Dissonorata. All’autore attore va inoltre
il Premio Hystrio per la drammaturgia 2010. Negli ultimi anni gli
spettacoli della compagnia sono rappresentati all’estero con tournée
in USA, Argentina, Russia, Inghilterra, Germania, Francia, Irlanda,
Croazia, Svizzera. Dal 1999 è ideatrice e organizzatrice del festival
Primavera dei Teatri vincitore del Premio Speciale UBU 2009.
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Una dedica al grande poeta e scrittore lombardo Carlo
Emilio Gadda i cui “Diari di guerra e di prigionia” servono
da spunto, col loro fedele resoconto della partecipazione di
Gadda alla prima guerra mondiale, all’interpretazione di Gifuni,
straordinario monologhista. Un viaggio che ci conduce fino al
nostro presente, alla scoperta di un popolo mai cresciuto. E,
in ultima analisi, di noi stessi. Gadda come Amleto; un Amleto
ormai vecchio, solo, senza più un padre o una madre da invocare
o da maledire, sempre più debole di nervi, collerico. Solo con i suoi
fantasmi. La lingua squassata da lampi di puro genio proteiforme.
Sempre sull’orlo di una follia tragica eppure, a tratti, comicissima.
Un ‘Amleto Pirobutirro’ (protagonista-ombra del suo più grande
romanzo, La cognizione del dolore) che riavvolge il nastro delle
sue nevrosi camminando a ritroso - come un granchio - sulle
tavole della memoria. Una discesa agli inferi che riapre antiche
ferite, mai rimarginate. Fino ad arrivare alla ferita originaria. A ciò
da cui tutto discende. Nel male e nel bene. Al pozzo nero della sua
futura infelicità ma anche, forse, all’involontaria miniera della sua
immensa arte.
Fabrizio Gifuni. Diplomatosi all’Accademia “Silvio D’Amico”,
debutta in teatro nel 1993 con Massimo Castri. Collabora
successivamente con Sepe, Terzopoulos e Malosti. È ideatore e
interprete dello spettacolo Na specie de cadavere lunghissimo,
per la regia di Giuseppe Bertolucci, per il quale ottiene il premio
Hystrio e il Golden Graal . Fra i suoi film: Così ridevano di Gianni
Amelio (Leone d’oro al Festival di Venezia 1998) Il partigiano
Johnny di Guido Chiesa, Hannibal di Ridley Scott, La meglio
gioventù di Marco Tullio Giordana (per la quale interpretazione
nel 2004 ottiene il Nastro d’Argento come attore protagonista),
La ragazza del lago di Andrea Molaioli. Rivelazione europea al
Festival di Berlino, nel 2002. Del 2005 sono i premi Flaiano, Ischia
e Rodolfo Valentino per l’interpretazione di Alcide De Gasperi. Del
2008 L’efebo d’oro.
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sabato 05.06 H22.30 | Chiostro del Protoconvento
Tradizioni popolari e canti antichi per spiegare la “malìa”, la seduzione,
l’attrazione irresistibile che può dominare l’uomo fino a fargli perdere la
ragione. Attraverso antiche suggestioni il pubblico è condotto in un mondo
misterioso dove un’energia antica travolge il quotidiano e lo conduce in una
dimensione “altra”. Ammaliata è l’appellativo col quale viene designata
una persona che è stata colta dal fascino a motivo della sua avvenenza o
semplicemente per invidia. Esistono formule di scongiuro in grado di placare
il fascino subito. Questi riti molto praticati in tutta la Calabria fanno parte di
un gruppo di credenze popolari ben più ampio, ancora in vita, strettamente
legate ad una complessa simbologia mitico-religiosa presente tutt’oggi. Vi
è comunque uno scarto da notarsi tra le vecchie e le nuove generazioni: un
gap generazionale che ha prodotto una mancanza di valori, usi, costumi della
cultura del popolo basso. Questo è dunque un motivo per riafferrare ricordi,
immaginare parole per evocare ricordi: la nostalgia di sensazioni, in una
sinfonia di vitalismi meridionali dove salta fuori ciò che è e ciò che più non è.
Alla base di questo lavoro sono dunque gli occhi.
Giuseppe Bonifati. Frequenta nel 2006 la “Paolo Grassi” di Milano. Dal 2008 fa
parte del gruppo internazionale “Jasonites” seguito da Julia Varley e partecipa
al progetto di teatro sociale “Teater Som Interferens” organizzato dall’Odin
Teatret. Ha lavorato come attore con Eugenio Barba, Remondi e Caporossi,
Renato Carpentieri, Ruggero Cappuccio. Dirige Malavogghia, semifinalista al
premio Scenario 2007. Ammaliata vince il bando ETI Teatri del sacro. Nel 2010
dirige Maiden in C.R. (Vìrgen en Costa Rica) per il Ministerio de Cultura/CNT,
con il patrocinio dell’Ambasciata Italiana in Costa Rica e della Camera ItaloCostaricense.
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Condotto da uno degli autori italiani più tradotti e
rappresentati all’estero, vincitore di molti tra i principali premi
teatrali nazionali, il workshop intende mettere a fuoco quali sono gli
strumenti utili per incominciare un lavoro di scrittura drammatica.
Si lavorerà capendo cos’è un tema, cos’è uno spunto e cos’è un’idea.
Si creeranno le basi per la trasformazione di un’idea in una serie di
scene, provando concretamente a scrivere almeno una di queste
scene, in vista dell’apertura al pubblico dei lavori. Si lavorerà tutti
insieme o a gruppi, utilizzando o meno - a seconda del gruppo - le
improvvisazioni degli attori, utili per accelerare lo sviluppo alle idee.
Si utilizzeranno strumenti semplici: un registratore per la voce, un
lettore dvd per vedere dei filmati, l’ascolto e la discussione. Per
partecipare al seminario è necessario leggere almeno un lavoro di
Erba (pubblicato sulle due raccolte di Ubulibri Maratona di New York
e altri testi e Sei commedie in commedia) in modo da aver chiaro
perché afferma certe cose, e a quale risultato arriva affermandole.
Ciascuno deve provvedere a portarsi un blocco di fogli e una penna,
o un computer portatile per scrivere.
Edoardo Erba. È nato a Pavia nel 1954 e vive a Roma. Fra i suoi
scritti teatrali Maratona di New York e Muratori sono i titoli più
conosciuti. Rappresentato con successo in Italia, Maratona di
New York ha avuto molte edizioni, è stato tradotto in 15 lingue,
pubblicato in 7 e recitato in tanti paesi del mondo. Da ricordare la
versione londinese con la regia di Mick Gordon e quella bostoniana
con la traduzione di Israel Horowitz. Muratori, un cult all’ottava
stagione di repliche, è stato invece rappresentato con successo
in Germania. Con le sue opere Erba si è affermato nei maggiori
premi nazionali di teatro (Olimpici del Teatro, Riccione, Candoni,
Salerno, Idi). Le sue opere sono edite in Italia da Ubulibri . Ha inoltre
lavorato per la radio e la televisione italiana, scrivendo fiction, sit
com e varietà. E’ docente di Scrittura per la scena e per lo schermo
all’Università di Pavia e patron per l’Italia al Theatre Biennial of
Staatstheater Wiesbaden, in Germania.
incontro | 03 giugno h 18.00
PRESENTAZIONE DEL LIBRO
U Tingiutu. Un Aiace
di Calabria
di DARIO DE LUCA
a cura di MAURO MINERVINO
e VINCENZA COSTANTINO
Ho provato a raccontare
la mia mala Calabria usando gli
eroi greci. La tragedia antica mi
ha offerto la “vista” per spiegare
e interpretare facce, affari,
ambizioni, destini e pance di questi
malacarne che hanno trovato
fortuna e identità nell’altra legge.
Senza redimerli naturalmente,
ma portando anche alla luce
come un certo retroterra possa
indirizzare delle scelte non lecite.
Naturalmente mi sono interrogato
sulla lingua da usare in una
tragedia oggi, e sono arrivato
ad un linguaggio, una parlata
viva, misteriosa e dialettale.
Una parlata fatta di allusioni, di
espressioni gergali, di detto e
non detto, di segni e occhiate che
inaspettatamente, i miei attori ed
io, ci siamo ritrovati dentro di noi.
dalle note di regia dello spettacolo.
incontro
| 05 giugno
h 18.00
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Nell’incontro saranno
illustrati per sommi capi le libere
versioni del capolavoro, come
quella approntata negli anni
cinquanta da Riccardo Bacchelli,
cui faranno seguito lo splendido
racconto di Jules Laforgue Amleto
o le conseguenze della pietà filiale
esumato negli anni sessanta da
Carmelo Bene in teatro e, in lingua
italiana, nell’edizione curata da
un poeta come Nelo Risi. Oltre ad
estratti dal saggio del surrealista
americano James Branch Cabell
intitolato Amleto aveva uno
zio. Prima di offrire al pubblico
in visione Il duello di Amleto
nell’interpretazione di Sarah
Bernhardt, seguito dal classico di
Sven Gade datato 1920 Hamlet con
Asta Nielsen en travesti nel ruolo
del protagonista, da Un Amleto
di meno (1973) di Carmelo Bene
e infine dal classico Amleto di
Laurence Olivier (1948).
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mostre
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installazione
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FORGET THNE
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di IVANA RUSS
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“Ci sono delle immagini che ti rimangono impresse nella
memoria e con loro pure le sensazioni e le impressioni che
quelle stesse immagini evocano. Pensando alla proposta di
Dario De Luca di realizzare scatti che avessero a che fare con
l’argomento trattato nello spettacolo U Tingiutu. Un Aiace di
Calabria, immediatamente mi è venuto in mente un episodio
legato a quando non ero neanche adolescente. Quando un
giorno d’estate con la mia amica di Milano, ma di origini
calabresi siamo andate a trovare i suoi parenti a Cittanova,
Diamante - Gioia Tauro in treno e da lì un trenino interno
con numerose fermate che ci ha portate a destinazione. È in
quest’ultimo tragitto che per la prima volta ho capito cosa
fosse addentrarsi nella zona della Piana di Gioia Tauro, dove ad
un certo punto il paesaggio cambiava e con esso l’atmosfera
e l’aria che si respirava: un silenzio quasi assordante ci ha
accompagnate tra campi di ulivi e aranceti che diventavano
sempre più fitti e misteriosi e con essi le persone che di tanto
in tanto incrociavamo. Una parola può definire quel silenzio e
quei luoghi… ed è omertà, dove la natura imponente tanto da
sovrastarci (non solo in senso metaforico) e così rigogliosa
di vita, sembrava tradire se stessa per diventare grembo e
memoria di feroci aggressioni.”
fotografia
VERE
DIECI PRIMA
ELO MAGGIO
a cura di ANG
“Undici anni e dieci edizioni sono un tempo
abbastanza lungo per poter andare con la mente alle
ragioni che ci hanno spinto alla creazione del festival
e verificare dentro ognuno di noi gli obiettivi raggiunti
e quelli falliti. Perché Primavera dei Teatri?” La mostra
fotografica, come un album dei ricordi, ripercorre le
prime “dieci primavere del festival”.
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media
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31 MAGGIO
> 01 giugno
PROTOCON
VENTO
RADIO ZOLFO
LIVe
TALK RADIO
RE VELOCITÀ
a cura di ALT
Radio Zolfo. È una radio dal vivo, nata in forma sperimentale
per gli appuntamenti Sms - Sulfur Magnetic Sound curati da Fanny
& Alexander alle Artificerie Almagià di Ravenna. In questa sede, Radio
Zolfo ha ospitato artisti e studiosi di varie discipline con l’intento di
incontrare delle specifiche pratiche, possibili modelli d’azione poetica,
estetica, etica. Ogni puntata si concentrava attorno a un’esperienza
principale, alla quale si affiancavano altri ospiti per aprire ulteriori
prospettive.
Altre Velocità sperimenta il formato della radio dal vivo per la prima
volta in piazza durante Potere senza potere con il nome di Radio gun
gun, in occasione del Festival Santarcangelo 08. È inoltre comparso
in altri luoghi sul territorio nazionale (festival es.terni e Teatro San
Martino di Bologna).
Definiamo questa particolare forma “talk radio”, un tentativo di
ridefinire i contorni della relazione fra chi offre un evento e chi lo
fruisce, convinti della odierna necessità di ritrovare un luogo e un
tempo comune per l’ascolto e per la visione.
All’interno del Festival Primavera dei Teatri 2010, Radio Zolfo
interverrà con due puntate radiofoniche live attorno ai temi suggeriti
dalle giornate di programmazione. Si tenteranno di proporre spunti,
domande, riflessioni attorno al modo di “immaginare” e “raccontare”
il presente che propone Primavera dei Teatri, attraverso le opere e gli
artisti presentati, per favorire un dialogo con il pubblico presente a
Castrovillari e chi ascolta la puntata in streaming sul web.
31 MAGGIO > 05
giugno PROTOC
ONVENTO
diario di bor
do
a cura di IL TAMB
URO DI KATTRIN
redazione SILVI
A GATTO, CAMILL
A TOSO,
CARLOTTA TRIN
GALI
Il Tamburo di Kattrin, webzine indipendente di
critica teatrale, curerà il Giornale di Bordo dell’undicesima
edizione di Primavera dei Teatri. Dal 30 maggio al
5 giugno il sito www.iltamburodikattrin.com sarà
interamente dedicato al festival, che sarà seguito con
cadenza quotidiana per restituirne, con molteplici forme
(dalla recensione al sondaggio, dalla video-intervista ai
commenti del pubblico), una panoramica il più possibile
esaustiva dell’evento. Per l’occasione, il sito cambierà
anche la sua veste grafica – tale da essere in sintonia con
quella del Festival – e verranno ideate delle rubriche ad
hoc. Attraverso il coinvolgimento di artisti e spettatori,
unito all’attività critica e di documentazione, il progetto
di Giornale di Bordo si propone di registrare e restituire
sensazioni, suggestioni e racconti di Primavera dei Teatri.
Il tentativo è quello di sperimentarsi e sperimentare nuove
formule di interazione tra critica e artisti, finalizzate alla
ricerca comune di tematiche trasversali e riflessioni che il
festival può far nascere e che il Tamburo può sottolineare
e approfondire; non dimenticando mai il pubblico,
elemento fondamentale e fondante del teatro.
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ONVENTO
giugno PROTOC
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biglietti e info
> biglietti e abbonamenti
Posto unico € 5,00 / Ridotto (under 26 e over 60) € 4,00
Card 5 (5 ingressi) € 20,00 / Ridotto € 15,00
Card 10 (10 ingressi) € 35,00 / Ridotto € 25,00
> punti vendita e orari biglietteria
dal 21 maggio > Infobox in c.so Garibaldi ore 10.00-13.00 e 18.00-20.00
dal 30 maggio > Biglietteria del Protoconvento dalle ore 18.00
> info
PRIMAVERA DEI TEATRI 2MILA10
via G. Pace, 50 - 87012 Castrovillari (CS) tel 0981 27734 fax 0981 26783
www.primaveradeiteatri.it - [email protected]
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staff
direzione artistica
aiuto tecnico
NATALINO MAINIERI
direzione organizzativa
Settimio Pisano
I nfobox
LAURA CAPALBI
ROBERTA PERRONe
amministrazione
Tiziana Covello
BIGLIETTERIa
luisa giannotti
ufficio stampa
Monica De Simone
d
ocumentazione video
massimiliano ferraina
C OORDINAMENTO ORGANIZZATIVO
CATERINA WIERDIS
redazione diario di bordo
silvia gatto
camilla toso
carlotta tringali
Saverio La Ruina
Dario De Luca
segreteria E GESTIONE SPAZI
Rosy Parrotta
d
irezione tecnica
Tonino Lioi
staff tecnico
Fabio Alia
Gaetano Bonofiglio
Davide Clementi
Gennaro Dolce
Matteo Filidoro
TOMMASO MALTONI
CARMINe RIZZO
driver
MARCO FILARDi
Stagiste
celeste bellofiore
ROBERTA COLOSI
NUNZIA LOPRESTI
ELISABETTA REALE
progetto grafico
Inrete
p
oster picture
CHRIS DESSAIGNe
www.primaveradeiteatri.it