DIARIO GIOVEDÌ 4 MARZO 2010 DI REPUBBLICA ■ 46 Dopo le polemiche sui dati reali del cambiamento ambientale ci si interroga sulle politiche che il mondo deve adottare per il pianeta LAGUERRA DELCLIMA Il Nobel: “Perché gli ecoscettici hanno torto” AL GORE LIBRI NICHOLAS STERN Un piano per salvare il pianeta Feltrinelli 2009 Clima è vera emergenza Brioschi 2009 AL GORE La scelta. Come possiamo risolvere la crisi climatica Rizzoli 2009 Una scomoda verità Rizzoli 2008 La Terra in bilico Bompiani 2008 LUCA MERCALLI Che tempo che farà. Breve storia del clima con uno sguardo al futuro Rizzoli 2009 BJØRN LOMBORG Stiamo freschi Mondadori 2008 GIANGUIDO PIANI Il protocollo di Kyoto Zanichelli 2008 STEFANO MONTANARI Il girone delle polveri sottili Macro Edizioni 2008 GEORGE MONBIOT Calore! Longanesi 2007 (segue dalla prima pagina) L’Himalaya otremmo festeggiare coloro che hanno ostinatamente continuato a sostenere che i rapporti sul cambiamento climatico delle principali Accademie nazionali delle Scienze avevano semplicemente commesso un errore enorme. Io, per esempio, mi auguro sinceramente che le crisi climatiche siano un inganno. Sfortunatamente, però, la realtà del pericolo che stiamo correndo non è stata modificata dalla scope rta di due errori tra le migliaia di pagine di uno scrupoloso lavoro scientifico svolto nel corso degli ultimi 22 anni dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc). In realtà, la crisi si sta aggravando perché ogni 24 ore continuiamo a scaricare nell’atmosfera (come se fosse una fogna a cielo aperto) 90 milioni di tonnellate di inquinanti che contribuiscono al riscaldamento globale del pianeta. È vero che l’Ipcc ha pubblicato un dato sovrastimato sulla velocità di scioglimento dei ghiacciai dell’Himalaya e che ha utilizzato delle informazioni sui Paesi Bassi fornitegli dal governo e rivelatesi, in un secondo tempo, parzialmente inesatte. Inoltre, le e-mail rubate all’università dell’East-Anglia hanno dimostrato che alcuni scienziati assediati da un’offensiva di richieste ostili da parte degli scettici del clima potrebbero non aver seguito nel modo appropriato i criteri stabiliti dalla legge britannica sulla libertà di informazione. Ma le attività scientifiche non saranno mai esenti da errori. Ciò che importa è che la schiacciante unanimità sul riscaldamento globale resti invariata. È importante anche notare che gli scienziati del comitato - agendo in buona fede, sulla base delle migliori informazioni disponibili - hanno verosimilmente sottovalutato la portata dell’aumento del livello del mare in questo secolo, la velocità con cui la calotta polare artica sta scomparendo e quella con cui alcuni dei grandi flussi glaciali in Antartide e in Groenlandia si stanno scio- È vero che il “Panel” dell’Onu ha pubblicato un dato sovrastimato sui ghiacciai dell’Himalaya, ma è vera anche la schiacciante unanimità sul riscaldamento globale P Il summit Con i due maggiori inquinatori, gli Stati Uniti e la Cina, che si rifiutano di agire, dopo il summit di Copenhagen la comunità mondiale è rimasta paralizzata gliendo e riversando in mare. Poiché questi e altri effetti del riscaldamento del pianeta sono distribuiti a livello globale, è difficile individuarli e interpretarli in ogni singola località. Ad esempio, il mese di gennaio è stato considerato eccezionalmente freddo in gran parte degli Stati Uniti. Tuttavia, da un punto di vista globale, si è trattato del secondo gennaio più caldo dall’epoca in cui le temperature della superficie sono state misurate per la prima volta, 130 anni fa. Anche se coloro che nega- no il cambiamento climatico hanno capziosamente sostenuto per anni che nell’ultimo decennio non si è verificato alcun riscaldamento, gli scienziati hanno confermato che gli ultimi dieci anni sono stati i più caldi da quando le temperature terrestri vengono registrate. Le forti nevicate di questo mese sono state utilizzate a favore delle loro tesi da quelli che affermano che il riscaldamento del pianeta è una leggenda; tuttavia gli scienziati hanno rimarcato che le più elevate temperature globali hanno accelerato la SILLABARIO LA GUERRA DEL CLIMA PAUL KENNEDY li ambientalisti ritengono che l’uomo stia mutando in modo significativo la composizione dei gas atmosferici, che un aumento della temperatura sia inevitabile, e che – per ridurre i danni inflitti all’ecosistema – siano necessari drastici mutamenti nel nostro modo di vita al fine di ridurre le emissioni atmosferiche. Tale posizione viene vigorosamente contestata da più scettici scienziati ed economisti liberali, contrari – i secondi in particolare – a porre un limite allo sviluppo. Poiché i dirigenti politici di molti paesi hanno difficoltà a chiedere sacrifici ai propri elettori anche per scopi immediati, è facilmente prevedibile che ben pochi di essi siano disposti ad attuare misure drastiche per porre un freno al surriscaldamento del pianeta. Più probabile, dunque, è che si giunga a una serie graduale di accordi internazionali. Che ciò basti a porre fine alle nostre pericolose abitudini appare molto meno probabile. G © RIPRODUZIONE RISERVATA velocità di evaporazione degli oceani, immettendo molta più umidità nell’atmosfera e provocando così le forti precipitazioni di acqua e neve in determinate aree, tra cui gli Stati Uniti nord-occidentali. Come è importante non perdere di vista l’essenziale per il particolare, così é altrettanto importante non farsi trarre in inganno dalle nevicate. Ecco cosa sta accadendo al nostro clima secondo gli scienziati: l’inquinamento globale prodotto dall’uomo intrappola il calore del sole e aumenta le temperature atmosferiche. Le sostanze inquinanti - soprattutto l’anidride carbonica - sono aumentate rapidamente con il diffondersi dell’uso del carbone, del petrolio, dei gas naturali e dei roghi dei boschi, e nello stesso lasso di tempo le temperature sono cresciute. Quasi tutti i ghiacci che ricoprono alcune regioni della Terra si stanno sciogliendo, provocando l’innalzamento del livello dei mari. Si prevede che gli uragani diventeranno più forti e più distruttivi, anche se il loro numero dovrebbe diminuire. I periodi di siccità diventeranno più lunghi e più gravi in molte regioni e la violenza delle alluvioni aumenterà. La prevedibilità stagionale delle piogge e delle temperature è stata stravolta, mettendo in grave rischio l’agricoltura. Il numero delle specie estinte sta crescendo a livelli pericolosi. Tuttavia, malgrado le iniziative del presidente Obama al summit sul clima di Copenhagen, lo scorso dicembre, i leader mondiali non sono riusciti a mettere insieme nulla più che la decisione di «prendere atto» dell’intenzione di agire. Ciò comporta dei costi dolorosi. La Cina, oggi la fonte di inquinamento più grande e a sviluppo più rapido, all’inizio dell’anno scorso aveva riservatamente fatto sapere che, se gli Stati Uniti avessero approvato una legge incisiva, avrebbe partecipato, dal canto suo, a un serio sforzo per arrivare alla elaborazione di un trattato efficace. Quando il Senato non ha seguito le indicazioni della Camera dei Rappresentanti, obbligando il presidente Obama ad andare a Copenhagen senza una nuova legge, i cinesi si sono tirati indietro. Con i due maggiori inquinatori che si rifiutavano di agire, la comunità mondiale è rimasta paralizzata. Gli autori IL TESTO del Sillabario di Paul Kennedy è tratto da Il mondo in una nuova era (Garzanti). L’ex vice presidente americano Al Gore, premio Nobel per la pace nel 2007, è autore di La scelta. Come possiamo risolvere la crisi climatica (Rizzoli). Bjørn Lomborg è autore di Stiamo freschi. Perché non dobbiamo preoccuparci troppo del riscaldamento globale (Mondadori) Repubblica Nazionale Tony Blair Pascal Acot Anthony Giddens Il riscaldamento globale va avanti con un ritmo allarmante. È il momento di agire E se il riscaldamento del pianeta fosse prima di tutto una catastrofe sociale e politica? I disastri ecologici e altre potenziali catastrofi creano un orizzonte di pericoli “I cambiamenti climatici”, 2004 “Catastrofi climatiche e disastri sociali”, 2007 “Le conseguenze della modernità”, 1990 EFFETTO SERRA KYOTO COPENHAGEN OGGI È il 1988 quando un rapporto Nasa denuncia il surriscaldamento del pianeta e il conseguente “effetto serra” Nel 1997 viene firmato a Kyoto il protocollo che impegna tutti i paesi a ridurre del 5% le emissioni di gas serra Al summit sul clima del dicembre scorso i leader mondiali hanno solo “preso atto” dell’intenzione di agire L’Ipcc, organismo Onu sul clima, scrive in un rapporto un dato inesatto sulla riduzione dei ghiacciai dell’Himalaya ■ 47 Le tappe Spaventare i cittadini non è la politica giusta L’immagine dei due orsi alla deriva sul ghiaccio che ha fatto il giro del mondo in rete su tutti i siti ed è comparsa anche sul sito di Repubblica CATASTROFE SENZA PROVE BJØRN LOMBORG È importante sottolineare che l’inazione degli Stati Uniti non un caso unico. La globalizzazione dell’economia, associata alla delocalizzazione dell’occupazione da parte dei Paesi industrializzati, ha contemporaneamente fatto crescere i timori di ulteriori perdite di posti di lavoro nel mondo industriale e ha incoraggiato le aspettative delle economie emergenti. Il risultato? Una maggiore opposizione, sia nei Paesi industria- lizzati che in quelli in via di sviluppo, a qualunque limitazione all’uso dei combustibili fossili. La decisiva vittoria del capitalismo sul comunismo, negli anni Novanta, ha portato a un periodo in cui la filosofia delle economie di mercato è sembrata dominante ovunque e all’illusione di un mondo unipolare. Negli Stati Uniti, quella vittoria ha condotto anche a una tracotante “bolla” di fondamentalismo del- I Diari online TUTTI i numeri del “Diario” di Repubblica, comprensivi delle fotografie e dei testi completi, sono consultabili su Internet in formato Pdf all’indirizzo web www.repubblica.it. I lettori potranno accedervi direttamente dalla home page del sito, cliccando al menu “Supplementi”. l’economia di mercato. Leggi e regolamenti che interferivano con le operazioni del mercato, sembravano emanare il vago odore dello screditato avversario statalista che avevamo appena sconfitto. Questo periodo di trionfalismo del mercato ha coinciso con la conferma, da parte degli scienziati, che i primi timori sul riscaldamento globale erano stati grossolanamente sottovalutati. Ma via via che la scienza è diventata più chiara, alcune industrie e alcune società, i cui piani affaristici dipendono da un inquinamento atmosferico senza regole, si sono arroccate ancora di più sulle loro posizioni. Combattono ferocemente contro le disposizioni più miti - proprio come le aziende del tabacco per quattro decenni hanno bloccato le restrizioni alla vendita di sigarette anche dopo che la scienza aveva confermato il collegamento tra fumo e malattie polmonari e cardiache. Allo stesso tempo, i cambiamenti nel sistema politico americano - tra cui la sostituzione dei giornali e delle riviste da parte della televisione e dei mezzi di comunicazione dominanti - ha dato grandi vantaggi ai ricchi sostenitori del mercato senza restrizioni. Alcune organizzazioni mediatiche oggi presentano uomini di spettacolo mascherati da intellettuali politici che spacciano odio e divisione per intrattenimento. Il loro tema costante consiste nell’etichettare come “socialista” qualunque proposta di riformare i comportamenti basati sullo sfruttamento. La strada verso il successo è ancora aperta. Essa inizia con la scelta da parte degli Stati Uniti di approvare una legge che stabilisca un costo per l’inquinamento che contribuisce al riscaldamento climatico. Abbiamo già superato delle serie minacce all’esistenza. Spesso viene citato Winston Churchill quando disse: «A volte fare del nostro meglio non è sufficiente. A volte bisogna fare ciò che è necessario». Quel momento è arrivato. I funzionari pubblici devono raccogliere la sfida facendo ciò che è necessario e l’opinione pubblica deve esigere che lo facciano, oppure sostituirli. ©New York Times / la Repubblica (Traduzione di Antonella Cesarini) © RIPRODUZIONE RISERVATA egli ultimi mesi l’illustre gruppo di consulenza delle Nazioni Unite sul cambiamento del clima, l’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc), è stato scosso da tutta una serie di imbarazzanti rivelazioni sulle fonti di alcune delle sue previsioni più allarmistiche. Tra queste l’avvertimento che i ghiacciai dell’Himalaya si sarebbero sciolti completamente «entro l’anno 2035, forse anche prima» e che «fino al 40 per cento delle foreste dell’Amazzonia» erano a rischio imminente di distruzione. E tutto ciò a causa del riscaldamento globale. Questi moniti, lanciati dall’Ipcc nel suo autorevole rapporto del 2007 sulla natura e sull’impatto del cambiamento del clima, sono stati propagandati e reiterati dagli attivisti che ambivano a sostenere la teoria, come ama dire Al Gore, secondo la quale «ci restano appena dieci anni per scongiurare una catastrofe di immense proporzioni». Di fatto, come siamo venuti a sapere (e come molti di noi sospettavano da tempo) nessuna di queste previsioni ha alcun presupposto scientifico. Vincitore del premio Nobel assegnato congiuntamente anche ad Al Gore nel 2007 per aver divulgato la crisi del clima, l’Ipcc si ritrova adesso accusato di aver messo in circolazione quella che è stata equiparata a “pornografia climatica”, ovvero scenari negativi e catastrofici, gonfiati ed esagerati di proposito, con lo scopo di terrorizzare l’opinione pubblica e farle affrontare con maggior serietà il riscaldamento globale. La previsione dello scioglimento dei ghiacciai, per esempio, più che su ricerche monitorate da esperti di settore si è basata, come si è scoperto, N LIBRI PASCAL ACOT Catastrofi climatiche e disastri sociali Donzelli 2007 VANDANA SHIVA Il bene comune della terra Feltrinelli 2006 DANIELE PERNIGOTTI Come affrontare i cambiamenti climatici Il Sole 24 Ore Pirola 2007 JAMES LOVELOCK Rivelazioni imbarazzanti Le previsioni più allarmistiche dell’Ipcc sono state messe in discussione da rivelazioni imbarazzanti sul loro fondamento scientifico. Il problema del surriscaldamento esiste, ma non è con questi metodi che va affrontato su due interviste risalenti al 1999 a uno scienziato indiano che dichiarò che uno studio in futuro avrebbe avallato le sue dichiarazioni. Lo studio non è mai saltato fuori, ma le dichiarazioni sì. Il principale autore di uno dei rapporti contestati ha riferito a un giornale britannico che lui e i suoi colleghi erano a conoscenza del fatto che quella previsione era ingannevole, ma la inclusero ugualmente nella speranza che «potesse avere un forte influenza sui policy-maker ed esortarli a passare immediatamente all’azione». In altre parole, non hanno fatto scienza bensì politica. Certo, il lavoro dell’Ipcc sulle premesse scientifiche fondamentali del cambiamento del clima è attendibile e non rischia di essere messo in discussione. Piaccia o meno, il riscaldamento globale c’è, esiste, è provocato dall’uomo, e l’uomo deve fare qualcosa per porvi rimedio. La domanda alla quale dobbiamo rispondere è se questo qualcosa debba includere il tentativo di spaventare l’opinione pubblica a tal punto da costringerla a fare le cose per bene. Dopo 20 anni circa di tante chiacchiere e di poca azione per il riscaldamento globale, è comprensibile che si registri una certa insoddisfazione. Ma la tattica consistente nell’incutere timore, per quanto abbia buone intenzioni, non è la soluzione giusta. La climatologia è una disciplina scientifica seria, elusiva e terribilmente complessa, che raramente porta a previsioni esenti da ambiguità o da soluzioni inequivocabili. Non sarà sicuramente vantaggioso cercare di spaventare l’opinione pubblica. La paura è sì in grado di motivare, ma la paura è una premessa sbagliata dalla quale partire per prendere decisioni illuminate su un problema così complesso, che esige e merita tutta la nostra intelligenza. © Bjørn Lomborg (Traduzione di Anna Bissanti) La rivolta di Gaia Rizzoli 2006 JEREMY RIFKIN Ecocidio Mondadori 2002 STEFANO NESPOR ADA L. DE CESARIS Le lunghe estati calde. Il cambiamento climatico e il protocollo di Kyoto Gedit 2004 LESTER BROWN Piano B. Una strategia di pronto soccorso per la Terra Edizioni Ambiente 2004 ANTONIO CIANCIULLO Il grande caldo Ponte alle Grazie 2004 © RIPRODUZIONE RISERVATA Repubblica Nazionale