UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI “FEDERICO II” FACOLTA’ MEDICINA VETERINARIA DIPARTIMENTO DI SCIENZE CLINICHE VETERINARIE CENTRO DI RADIOLOGIA VETERINARIA TESI DI LAUREA SPERIMENTALE IN RADIOLOGIA VETERINARIA E MEDICINA NUCLEARE “VALUTAZIONE ECOGRAFICA DELLA TIROIDE NEL CANE DI RAZZA SETTER INGLESE” Relatore: Chiar.mo prof. Leonardo Meomartino Candidato: Pinto Stefano Matr.79/570 ANNO ACCADEMICO 2005/2006 1 Indice Introduzione 3 Parte generale 6 Cenni di anatomia della tiroide 7 Fisiologia della tiroide 12 Le paratiroidi 16 Diagnostica per immagini 19 Scintigrafia 20 Esame radiografico 23 Esame TC 24 Risonanza Magnetica 26 Esame Ecografico 28 Parte Sperimentale 31 Introduzione alla parte sperimentale 32 Materiali e Metodi 34 Risultati 42 Discussione 58 Conclusioni 67 Bibiliografia 68 2 Introduzione In letteratura esistono solo pochi studi sull’esame ecografico della tiroide. Solo tre lavori, due sul cane ed uno sul gatto, riportano dei valori relativi alle misure dei diametri dei lobi tiroidei ( Wisner ER, Nyland TG, 1991; Taeymans O, et al., 2005; Phillips DE et al., 2003 ). In questi lavori si prendono, inoltre, in considerazione i rapporti anatomici, la forma e l’ecogenicità della tiroide. In nessuno studio presente in letteratura veterinaria, è stato misurato il volume dei lobi tiroidei oppure sono state effettuate delle analisi statistiche sui dati raccolti per evidenziare eventuali correlazioni con l’età, il peso corporeo o con il sesso. Alcune pubblicazioni esistenti fanno riferimento, poi, solo agli aspetti ecografici patologici della tiroide (Taeymans o et al., 2005; Reese S et al., 2005). Infine, una di queste 3 pubblicazioni è relativa alla specie felina (Phillips E et al., 2003). Pertanto, ci è sembrato opportuno fornire un ulteriore contributo casistico con l’obiettivo di precisare meglio sia le dimensioni che i rapporti esistenti tra la ghiandola tiroidea e altri parametri quali il sesso, l’età e il peso dei cani. Non potendo lavorare su campioni molto estesi e al fine di rendere i dati conseguiti, comunque, attendibili, abbiamo scelto di utilizzare per il nostro studio una sola razza, il Setter Inglese. La scelta è caduta su questa razza per due ragioni principali: essa è relativamente diffusa sul nostro territorio; i soggetti che la rappresentano sono solitamente molto tranquilli e collaborativi. Inoltre, il Setter Inglese è un cane mesomorfo, le cui dimensioni possono farlo considerare come intermedio a molte delle razze canine. 4 La tesi è organizzata in una prima parte generale introduttiva ed in un seconda parte sperimentale. Nella prima parte vengono descritte, brevemente, l’anatomia e la fisiologia della tiroide e le tecniche di Diagnostica per Immagini disponibili per lo studio della tiroide. In questa parte viene fatto cenno anche alle paratiroidi che sono intimamente connesse con i lobi tiroidei. La parte sperimentale è organizzata in un capitolo sui materiali e metodi utilizzati ed un capitolo sui risultati ottenuti. Conclude, un capitolo di discussione sui risultati stessi. 5 Parte generale 6 Cenni di anatomia della tiroide. La tiroide è una ghiandola a struttura follicolare, collocata sulla superficie ventro-laterale della parte craniale della trachea. In questa sede la tiroide si espande per i primi 6-7 anelli cartilaginei sulla superficie laterale a cui è connessa mediante uno sdoppiamento della fascia cervicale. La tiroide e’ costituita da due lobi laterali congiunti da un tratto intermedio detto istmo, che nel cane può mancare (figura 1). Figura 1: rappresentazione schematica dei lobi tiroidei e delle paratiroidi (cerchi neri) craniale e caudale, nella specie canina. 7 I lobi, di colore rosso scuro, hanno superficie liscia o appena granulosa e forma ellissoidale a sezione triangolare con estremità posteriore spesso appuntita (figura 2 e 3). Figura 2: aspetto anatomico dei lobi tiroidei in sede autoptica. 8 La tiroide è inclusa in due capsule connettivali: la più esterna appartiene alla fascia cervicale e la collega alla trachea e agli altri organi circostanti; mentre la più interna è parte integrante della sua superficie e si continua nella componente stromale. Tra le fasce si trovano le diramazioni dei vasi destinati alla ghiandola. Nella tiroide si distinguono il parenchima e lo stroma. Quest’ultimo è costituito da tralci di tessuto che dalla capsula, approfondendosi, suddividono il parenchima in numerosi lobuli. La trama connettivale si accompagna anche a vasi e nervi (Pelagalli G.V. – Botte B.). Il parenchima è composto dai follicoli tiroidei, ognuno dei quali risulta delimitato da un monostrato di cellule epiteliali, i tireociti, la cui altezza, entro certi limiti, è espressione della loro attività funzionale. 9 Figura 3: aspetto anatomico dei lobi tiroidei isolati e rapportati alle dimensioni di una siringa da 5ml. Le cellule parafollicolari, o cellule C, sono poco numerose e appaiono frammiste ai tireociti spesso collocate negli spazi interfollicolari. La colloide è una sostanza gelatinosa , prodotta dai tireociti e immagazzinata nella cavità dei follicoli. Nella colloide è contenuta essenzialmente la tireoglobulina, le cui tireosine vengono iodate per dare origine agli ormoni tiroidei. 10 Il peso dell’intera ghiandola è all’incirca 0,1 grammi per ogni chilogrammo di peso animale (E. R. Wisner, et al., 1997). Vasi e nervi- La tiroide è irrorata dalle arterie tiroidee craniale e caudale. La prima è, in genere, quella di calibro maggiore. Le vene tiroidee fanno capo alla vena giugulare. I linfatici raggiungono i linfonodi cervicali profondi. I nervi appartengono al sistema nervoso vegetativo. 11 Fisiologia della tiroide. Il follicolo può essere considerato l’unità funzionale della tiroide. Come già accennato, la colloide è costituita fondamentalmente da tireoglobulina, una glicoproteina la cui parte proteica viene sintetizzata nel citoplasma delle cellule follicolari. Lo iodio introdotto con la dieta o derivante dal catabolismo degli ormoni tiroidei arriva alle cellule follicolari tramite il circolo sanguigno sottoforma di ioduro. Lo ioduro viene captato dalle cellule dei follicoli tramite uno specifico carrier, la pompa dello ioduro. Nel citoplasma, tramite un complesso enzimatico, lo ioduro viene ossidato in iodio metallico molecolare. Quest’ultimo viene, quindi, collegato ai radicali tirosinici della tireoglobulina che, successivamente, è secreta per esocitosi nel lume del follicolo formando la colloide. 12 La colloide è riassorbita dal polo apicale delle cellule lisosomiali dove viene eseguita l’idrolisi della globulina con liberazione degli ormoni 3-3’-5-5’-tetraiodotironina (tiroxina) o T4 e la 3-3’-5 tri-iodotironina o T3. L’attività tiroidea è notevolmente influenzata da fattori esogeni (l’ambiente esterno e l’alimentazione) e da fattori endogeni. L’ipotalamo può rispondere a questi stimoli tramite la secrezione del Fattore Liberante la Tireotropina Ipofisaria (Thyrotropin-Releasing Factor - TRF), che va ad agire direttamente sulla ghiandola pituitaria. Questa, a sua volta, produce l’Ormone Tireostimolante (Tireotropina o Thyroid-Stimulating Hormone - TSH), che agisce sulla tiroide aumentandone l’attività. Un effetto inibitorio sulla produzione di TSH è esercitato invece dalla Somatostatina, ma anche dai livelli sierici di T3 e T4 (feed-back negativo a corto raggio). 13 L’azione biologica degli ormoni tiroidei è praticamente ubiquitaria, coinvolgendo l’attività metabolica di tutto l’organismo. Un effetto abbastanza rapido consiste nell’incremento del trasporto del glucosio, degli amminoacidi e del sodio all’interno delle cellule. Gli ormoni tiroidei determinano anche un aumento del metabolismo basale, della produzione di calore e del consumo di ossigeno. Questi ormoni stimolano, inoltre, l’assorbimento intestinale dei carboidrati, la glicogenesi e la gluconeogenesi. La tiroide ha anche un’influenza rilevante sul metabolismo dei lipidi, con riduzione delle riserve adipose e dei livelli plasmatici di trigliceridi, colesterolo e fosfolipidi. Potenzia l’azione dell’ormone della crescita (GH) e partecipa alla sintesi di somatotropina. 14 Gli ormoni tiroidei favoriscono la conversione di βcarotene in vitamina A e sono fondamentali nella differenziazione e nell’organizzazione cellulare. Per quanto riguarda l’apparato cardiocircolatorio, gli ormoni prodotti dalla tiroide aumentano frequenza e gittata cardiaca, mediante la sintesi di recettori catecolaminergici di tipo β a livello cardiaco (Aguggini G., Beghelli V. et al., 1991). 15 Le paratiroidi Nei mammiferi si riscontrano, in genere, 2 coppie di paratiroidi, distinte in craniali e caudali. Le paratiroidi, nel cane, hanno forma discoidale e colore giallo-rosso e possono raggiungere qualche millimetro di lunghezza. Le paratiroidi craniali sono collocate, solitamente, sulla superficie laterale dei lobi della tiroide o, più anteriormente, sul polo rostrale di questi. Le paratiroidi caudali sono applicate alla parete mediale di ciascun lobo tiroideo; ma la loro posizione può variare notevolmente (figura 4). Ciascuna paratiroide è avvolta da una capsula connettivale, la quale invia nel parenchima sottili tralci che forniscono lo stroma. Il parenchima è costituito da cellule epiteliali e cellule ossofile (Pelagalli G.V. – Botte B.). 16 Figura 4: Lobi tiroidei isolati. Sulla superficie ventrale dei poli craniali si evidenziano le ghiandole paratiroidi craniali come delle isole di tessuto di colore leggermente più chiaro dei lobi tiroidei. Le paratiroidi secernono il paratormone (Parathyroid hormone - PTH), un polipeptide a catena singola costituito da 84 aminoacidi. La produzione e l’immissione in circolo del paratormone sembra dipendere principalmente dal livello dello ione calcio nel sangue: quando questo si abbassa il PTH viene rilasciato e viceversa nel caso contrario. Il PTH è deputato alla regolazione dei livelli ematici del calcio e del fosforo. Per svolgere questo compito agisce su tre organi bersaglio: tessuto osseo, 17 intestino e rene. Nell’osso attiva gli osteoclasti inducendo riassorbimento di calcio e fosforo e la successiva immissione in circolo di questi due ioni. Nel rene induce un aumento del riassorbimento del calcio e dell’eliminazione del fosforo. Sul tratto intestinale facilita l’assorbimento del calcio, in ciò coadiuvato dalla vitamina D. Il metabolismo del calcio dipende anche dalla calcitonina, prodotta dalle cellule C della tiroide, e in quantità limitata anche dalle cellule delle paratiroidi (Aguggini G., Beghelli V. et al.) . 18 Diagnostica per Immagini La Diagnostica per Immagini ha un ruolo fondamentale per la diagnosi ed il trattamento delle patologie tiroidee. Tuttavia, non tutte le tecniche di Diagnostica per Immagini si prestano allo stesso modo allo studio della tiroide a causa delle dimensioni ridotte dell’organo. Qui di seguito, vengono descritte le tecniche che possono trovare impiego nella valutazione della tiroide nella pratica clinica veterinaria. 19 Scintigrafia La scintigrafia della tiroide fornisce preziose informazioni riguardo l’anatomia e lo stato funzionale della ghiandola, ed, in teoria, rappresenterebbe l’esame di scelta per lo studio della tiroide. Tuttavia, la scarsa disponibilità delle apparecchiature sul territorio e l’invasività della metodica che prevede l’utilizzo di radioisotopi, rendono la scintigrafia un esame raramente utilizzabile nella pratica clinica. I radiofarmaci comunemente utilizzati per la valutazione tiroidea sono gli isotopi dello Iodio (131I) ed il pertecnetato (99mTCO4). Lo dalla tiroide 131 I, una volta somministrato, è captato e incorporato (organificazione), mentre il nella tiroide senza poter nella tireoglobulina 99m TC rimane intrappolato essere incorporato nella tireoglobulina. Ai fini diagnostici, si preferisce utilizzare il 99m TC , perché lo 131I ha emivita troppo lunga (8 giorni) ed 20 emette, oltre alle radiazioni γ, anche quelle β, esponendo il paziente ad una eccessiva quantità di radiazioni. Il pertecnetato ha emivita breve (6 ore), costo relativamente contenuto, è un γ-emettitore puro e, infine, la sua attività non è influenzata dall’assunzione di farmaci antitiroidei. Scintigraficamente, i lobi tiroidei normali appaiono come due zone calde, ovali asimmetriche, ben definite, situate a uno stesso livello nella regione cervicale mediana. La captazione da parte del tessuto tiroideo è considerata normale se la radioattività misurata è simile a quella delle ghiandole salivari in visione ventrale (figura 5). Figura 5: Esame scintigrafico normale della tiroide in un cane. I lobi tiroidei appaiono come due aree ovalari “calde” con captazione sovrapponibile a quella delle gh. salivari visibili più cranialmente. 21 In campo veterinario, la scintigrafia tiroidea è stata utilizzata prevalentemente nella specie felina per la valutazione di tumori (carcinomi soprattutto), permettendo di valutare contemporaneamente la funzionalità della ghiandola, l’estensione della lesione ed, eventualmente, nel caso di utilizzo dello 131 I, di trattare la lesione stessa (Marconato L., Del Piero F.). 22 Esame Radiografico La tiroide normale risulta assolutamente invisibile all’esame radiografico. Essa diviene visibile solo nel caso di modificazioni importanti della densità, ad esempio calcificazioni patologiche, o delle dimensioni con evidente effetto massa sugli organi circostanti, in particolare, trachea ed esofago. In quest’ultimo caso, lo studio deve essere effettuato utilizzando anche un mezzo di contrasto per delineare l’esofago. Pertanto, raramente l’esame radiografico può risultare vantaggioso per lo studio della tiroide. 23 Esame TC Grazie alla sua elevata risoluzione di contrasto tra i tessuti molli ed il grasso, all’eliminazione dei problemi relativi alla sovrapposizione tra le diverse strutture, per la visualizzazione tomografica, ed, infine, alla somministrazione di mezzi di contrasto iodati e.v., l’esame TC permette di visualizzare anche la tiroide normale (Figura 5). Gli svantaggi della TC, rispetto all’esame ecografico, risiedono nella necessità della narcosi e nei costi più elevati. Pertanto, l’esame TC della tiroide viene solitamente richiesto quando si voglia caratterizzare meglio, da un punto di vista spaziale e volumetrico, una lesione tiroidea. Inoltre, estendendo lo studio alle porzioni caudali del collo ed, eventualmente, al torace, l’esame TC permette di stadiare la lesione stessa. 24 Figura 5: scansione TC della regione cervicale portata a livello di C4 dopo somministrazione di m.d.c. iodato (> = lobo tiroideo sin; < = lobo tiroideo dx; Tr = trachea con tracheotubo; E = esofago con stetoscopio esofageo; C = carotide). 25 Risonanza Magnetica La RM è una tecnica di imaging che si presta molto bene allo studio dei tessuti molli ricchi di acqua. I vantaggi teorici di tale tecnica risiedono nella possibilità di visualizzare secondo piani di scansione selezionabili di volta in volta senza la necessità di spostare fisicamente il paziente nel gantry, possibilità di utilizzare dei mezzi di contrasto che accrescano il segnale dalla ghiandola, in particolare in caso di patologie che ne modifichino la vascolarizzazione, e, come per la TC, eventuale estensione dello studio alle porzioni caudali del collo e al torace per evidenziare eventuali lesioni secondarie metastatiche. Valgono, comunque, per la RM molte delle considerazioni fatte per la scintigrafia: difficoltà di accesso alla metodica per scarsa disponibilità sul territorio di apparecchiature dedicate, necessità di ricorso all’anestesia generale, elevato costo di gestione e, di conseguenza, degli esami. Pertanto, 26 allo stato attuale, la RM non è utilizzata nella pratica clinica veterinaria. 27 Esame Ecografico L’ecografia utilizza gli echi prodotti dagli ultrasuoni nei tessuti. Gli ultrasuoni si propagano meglio nei tessuti ricchi di acqua e, grazie a ciò, permettono di ottenere immagini molto dettagliate da un punto di vista morfologico. Quando disponibile, il Doppler permette di fare delle valutazioni funzionali di tipo indiretto. Le immagini ecografiche sono immagini di tipo tomografico digitale e lo studio viene effettuato in tempo reale permettendo di valutare anche eventuali motilità degli organi visualizzati. In campo veterinario, gli apparecchi ecografici sono oramai molto diffusi grazie alla loro relativa economicità, soprattutto di gestione. Ciò ha permesso un enorme espansione della tecnica nello studio di molti organi e tessuti, andando, in molti casi a sostituire il tradizionale esame radiografico. L’ecografia della tiroide accessibile, semplice da rappresenta effettuare, una non tecnica invasiva, 28 relativamente poco costosa. Tuttavia, essendo la tiroide un organo di dimensioni ridotte e disposto molto superficialmente, essa richiede l’utilizzazione di sonde ad elevata frequenza (> 10 MHz). Solo di recente, anche in campo veterinario, la disponibilità di tali attrezzature si è diffuso in maniera sufficiente. Nella successiva Parte Sperimentale della tesi, verrà descritta in maniera dettagliata la tecnica utilizzata per l’esame dei lobi tiroidei. 29 Parte sperimentale 30 Introduzione alla parte sperimentale L’esame ecografico della tiroide, come si accennava sopra, in Medicina Veterinaria, è entrato a far parte delle indagini strumentali di routine solo di recente e ciò si traduce in scarse informazioni sugli agli aspetti normali della ghiandola, spesso riferite a campioni disomogenei per razza e, soprattutto, per taglia (Wisner ER et al., 1997; Reese S et al., 2005; Taeymans O et al., 2005). Fino al decennio scorso, gli apparecchi ecografici per uso veterinario equipaggiati con sonde ad alta frequenza (>10 MHz), necessarie per studiare in maniera adeguata la tiroide, erano pochi. Il costo di tali sonde era elevato e, spesso, non erano disponibili sugli apparecchi meno sofisticati che di solito sono presenti negli studi radiologici veterinari. Pertanto scopo del presente lavoro è stato contribuire all’individuazione e alla precisazione dei valori relativi alle 31 diametri ed al volume, dei rapporti anatomici e dei caratteri ecografici dei lobi tiroidei in una razza, il Setter Inglese, relativamente diffusa sul territorio della provincia di Napoli. 32 Materiali e Metodi Il campione era costituito da 8 cani di razza Setter Inglese e da 2 meticci di Setter Inglese (con uno dei due genitori di razza Setter Inglese). Tutti gli esami sono stati condotti presso il Centro Interdipartimentale di Radiologia della Facoltà di Medicina Veterinaria di Napoli nel periodo ottobre 2004 - marzo 2006. Criterio d’inclusione dei soggetti nel campione era il perfetto stato di salute, testimoniato dall’assenza di alterazioni ematologiche e dei livelli di T3 e T4. In 4 soggetti, lo stato di salute era testimoniato anche dal fatto che erano utilizzati settimanalmente in attività venatorie. L’età dei soggetti era compresa tra 1 e 11 anni con una media di 4 anni e 2 mesi. Tre soggetti erano maschi (uno castrato), e sette femmine (cinque ovario-isterectomizzate). Il peso medio dei cani era di 18,3 chilogrammi con valori compresi tra 12 chilogrammi e 22 chilogrammi. 33 Nella Tabella 1 vengono riportati in dettaglio i dati segnaletici di tutti i soggetti del campione. Età Peso (anni) (kg) Bria° Setter ingl. ♀ 1 12 Sila° Setter ingl. ♀ 1 13 Tex° Setter ingl. ♂ 3 19,5 Zara° Setter ingl. ♀ 2 17 Micky Setter ingl. ♂ 9 22 Asso Setter ingl. ♂* 11 23 Maggie Mix-Setter ♀* 7 18 Bube Mix-Setter ♀* 2 16 Marta Setter ingl. ♀* 3 21 Camilla Setter ingl. ♀* 3 21,5 Valori Medi 4,2 18,3 Tabella 1 – Dati segnaletici dei soggetti inclusi nel campione. (°= Nome Razza Sesso in attività venatoria; *= sterilizzato). Tutti gli esami ecografici sono stati effettuati utilizzando un apparecchio General Electric mod. Logiq MD400, equipaggiato con sonda lineare multifrequenza (freq. max 13 MHz) e scheda Doppler CW, PW e ColorDoppler e monitor CRT da 16”. Le immagini più significative degli studi venivano sempre registrate su disco MO. Nel corso di 34 alcuni esami si è provveduto a registrare lo studio anche su videocassette VHS. L’esame ecografico è stato condotto su cani svegli posizionati in decubito dorsale in cuscini sagomati, con testa estesa sul collo. In nessun soggetto è stata necessaria alcuna sedazione. La regione cervicale ventrale veniva tricotomizzata dall’angolo della mandibola fino alla metà craniale della trachea cervicale. Successivamente, la cute veniva sgrassata utilizzando una soluzione a base di alcool etilico. Per migliorare l’accoppiamento tra superficie della sonda e cute dei cani, si utilizzava un gel sterile a base acquosa. Non sono mai stati utilizzati dei distanziatori. I lobi tiroidei sono stati sempre individuati dapprima in scansione trasversale, ponendo la sonda subito caudalmente al laringe. Il lobo tiroideo, una volta individuato, veniva esplorato per tutta la sua lunghezza, sia in senso craniale sia in caudale. In questa fase si procedeva ad una prima 35 valutazione dei rapporti anatomici con le strutture e gli organi circostanti. Quindi si effettuava il fermo-immagine nel piano trasversale in cui il lobo presentava, a giudizio dell’operatore, i massimi diametri. In questo fermoimmagine si effettuava la misurazione dei diametri ventrodorsale (nel piano trasversale: spessore) e latero-mediale (nel piano dorsale: larghezza). Figura 6: Schema illustrativo della misurazione in scansione trasversale della larghezza (AB) e dello spessore (CD) del lobo tiroideo 36 Dal piano di scansione trasversale, passati nuovamente alla visualizzazione in tempo reale, la sonda veniva sollevata e riposizionata dopo averla ruotata di 90° per ottenere una scansione longitudinale. Per visualizzare nuovamente il lobo si effettuavano con la sonda dei lenti movimenti “a ventaglio”, che comprendente gli partendo anelli da un tracheali piano e si mediano portavano lateralmente in un piano di scansione obliquo, all’incirca intermedio ai piani sagittale mediano e longitudinale dorsale. La carotide comune veniva utilizzata come repere anatomico e, medialmente ad essa, si ricercava il lobo tiroideo. Una volta individuato il lobo, il fermo-immagine veniva effettuato quando, a giudizio dell’operatore, il lobo stesso era visualizzato con i massimi diametri. In questa scansione si misurava il diametro cranio-caudale (nel piano para-sagittale: la lunghezza). 37 Figura 7: schema illustrativo della misurazione in scansione longitudinale della lunghezza (AB) del lobo tiroideo. Utilizzando i tre diametri è stato calcolato il volume utilizzando la formula dell’ellissoide (figura 8). 38 Figura 8: Rappresentazione schematica di un ellissoide. In verde sono evidenziati i semiassi (a1, a2 e a3) utilizzati nella formula per il calcolo del volume: V = 4/3*π*a1*a2*a3. Sono stati calcolati i valori medi e la deviazione standard dei diametri e del volume dei lobi, sia complessivamente sia per gruppi distinti per lato, destro e sinistro. Per valutare eventuali differenze tra i lobi dei due lati e tra i tra i due sessi, è stato effettuato un confronto mediante il t di Student. Per valutare eventuali correlazioni tra le dimensioni dei lobi e l’età e il peso dei soggetti è stato utilizzato l’indice di dispersione di Pearson. Il limite di significatività era fissato per P < 0,05. 39 Oltre alle valutazioni morfometriche, su tutte le ghiandole è stata condotta una valutazione qualitativa considerando: l’ecogenicità del parenchima muscolatura circostante; confrontato con la la forma dei lobi; l’eventuale visualizzazione delle paratiroidi; i rapporti anatomici. Per le valutazioni qualitative è stato utilizzato un programma commerciale di elaborazione delle immagini (Adobe Phoshop 7.5). 40 Risultati In scansione trasversale, la visualizzazione dei lobi è avvenuta quasi sempre singolarmente; solo in 4 soggetti era possibile visualizzare contemporaneamente i due lobi in un’unica scansione. Il passaggio dalla scansione trasversale a quella longitudinale, nei soggetti particolarmente collaborativi, veniva fatto gradualmente mantenendo il lobo al centro del campo ecografico e, quindi, ruotando la sonda senza staccarla dal piano cutaneo. Ciò rendeva più semplice e breve l’esame. La lunghezza media dei lobi tiroidei destro e sinistro è risultata essere di 24,82 mm (±3,16 mm), mentre lo spessore medio era pari a 4.58 mm (±1,17 mm). La larghezza media dei lobi tiroidei era di 5.88 mm (± mm). Il volume medio di entrambi i lobi tiroidei era di 0.35 cm³ (±0,12 mm) (Tabella 2 e 3). 41 La lunghezza media del lobo destro è risultata essere di 23.58 mm (± 2.45 mm) con range compreso tra 18.9 mm e 28.6 mm. Il lobo sinistro, invece, presentava una lunghezza media di 26.6 mm (± 3.51 mm). In questo caso il range era compreso tra 20.9 e 31.8 mm (Tabella 2 e 3). Figura 9: A - Scansione longitudinale obliqua-dorsale del lobo tiroideo sn. B : schema dell’immagine ecografica (M = muscolo; C = carotide; T= lobo tiroideo sin; E = esofago ) 42 La larghezza media del lobo destro era di 6.73 mm (± 0.9 mm) con un range di valori compreso tra 5.34 e 8.7 mm. La larghezza media del lobo sinistro era di 7.11 mm (± 1.94 mm) con range compreso tra 4.5 e 10.6 mm (Tabella 2 e 3). Figura 10: A - Scansione ecografica trasversale del lobo tiroideo dx. B – Schema dell’immagine ecografica (C = carotide; T =lobo tiroideo dx; Tr = trachea; m1 = m. sternoioideo; m2 = m. sternotiroideo; m3 = m. sternocefalico) 43 Figura 11: A – Scansione trasversale lobo tiroideo sn. B – Schema dell’immagine ecografica (Tr = trachea; T = lobo tiroideo sin; C = carotide; E = esofago; m1 = m. sternoioideo; m2 = m. sternotiroideo; m3 = m. sternocefalico). Lo spessore medio del lobo destro era di 4.65 mm (± 1.33 mm) con range compreso tra 3.4 e 6.9 mm. Il lobo sinistro presentava uno spessore medio di 4.52 mm (± 0.93 mm) e range compreso tra 2.9 e 5.8 mm (Tabella 2 e 3). 44 lobo sinistro lobo destro Maggie Bube Tex Zara Sila Bria Asso Marta Camilla Larghezza Lunghezza Spessore Volume (mm) (mm) (mm) (cm3) 4,50 20,90 2,60 0,13 7,55 27,40 3,90 0,42 6,30 26,60 6,30 0,55 5,10 22,80 3,80 0,23 6,40 24,50 4,00 0,33 4,65 25,10 3,20 0,20 6,60 25,50 4,90 0,43 5,55 25,80 5,00 0,37 5,50 30,20 5,00 0,43 Micky Maggie Bube 6,00 4,90 7,75 31,80 20,90 26,20 6,50 3,40 4,50 0,65 0,18 0,48 Tex Zara Sila Bria Asso Marta Camilla 5,95 4,85 5,40 4,85 6,10 5,15 6,65 22,10 18,90 23,10 25,00 28,60 24,30 23,20 6,50 4,10 3,50 3,60 5,00 5,10 4,10 0,45 0,20 0,23 0,23 0,46 0,33 0,33 Micky 5,30 23,50 6,50 0,42 Tabella 2 – Dimensioni dei lobi tiroidei misurate su tutti i soggetti del campione. Il volume medio del lobo destro è risultato essere 0.33 cm³ (± 0,12 cm³) con valori compresi tra 0.21 e 0.81 cm³. Il volume medio del lobo sinistro, invece, era di 0,37 cm³ (± 0,16 cm³) e range compreso tra 0.22 e 0.68 cm³ (Tabelle 2 e 3). 45 Sebbene il lobo sinistro presentasse dimensioni medie maggiori rispetto al destro, il loro confronto non mostrava differenze statisticamente significative (Tabelle 3 e 4). Tutte le dimensioni dei lobi erano mediamente maggiori nei maschi rispetto alle femmine, ma dal confronto mediante il t di Student solo lo spessore ed il volume presentavano differenze statisticamente significative (Tabella 4). Si evidenziava una correlazione statisticamente significativa tra lo spessore ed il volume dei lobi rispetto al peso dei soggetti, e, anche se in misura minore, tra lo spessore ed il volume rispetto all’età dei cani (Tabella 4; Grafici 1-4). Non era evidente alcuna correlazione tra la larghezza e lunghezza rispetto al peso e tra tutte le dimensioni della ghiandola rispetto all’età dei soggetti (Tabella 4). 46 DIMENSIONI LOBO SN + LOBO DX Larghezza Lunghezza Spessore Volume (mm) (mm) (mm) (cm3) 5,75 24,82 4,58 0,35 MEDIA 0,92 3,16 1,17 0,14 Dev.St. DIMENSIONI LOBO SN 5,82 26,06 4,52 0,37 MEDIA 0,94 3,22 1,26 0,16 Dev.St. DIMENSIONI LOBO DX 5,69 23,58 4,63 0,33 MEDIA 0,94 2,71 1,14 0,12 Dev.St. DIMENSIONI DEI LOBI NELLE FEMMINE MEDIA 5,63 24,16 3,99 0,29 Dev.St. 1,05 2,89 0,73 0,11 DIMENSIONI DEI LOBI NEI MASCHI MEDIA 6,04 26,35 5,95 0,49 Dev.St. 0,43 3,51 0,78 0,09 Tabella 3 – Valori medi e Dev.St. delle dimensioni lineari e del volume dei lobi tiroidei misurati sul campione. 47 TEST-T LOBO SN VS. LOBO DX Larghezza Lunghezza Spessore Volume 0,77 0,08 0,84 0,49 P TEST-T FEMMINE VS. MASCHI Larghezza Lunghezza Spessore Volume 0,23 0,22 0,0005* 0,001* P INDICE DI PEARSON (R2) DIMENSIONI VS. ETA' Larghezza Lunghezza Spessore Volume 2 0,0003 0,0486 0,1204° 0,1134° R 2 INDICE DI PEARSON (R ) DIMENSIONI VS. PESO Larghezza Lunghezza Spessore Volume 2 0,0272 0,0871 0,4053° 0,3066° R Tabella 4 – Confronti statistici delle dimensioni dei lobi tiroidei tra i lobi e tra i sessi, mediante t di Student, e in rapporto all’età e al peso dei soggetti, mediante indice di dispersione di Pearson. (* = differenza statisticamente significativa; ° = correlazione statisticamente significativa). volume - peso sogget 700,00 600,00 R2 = 0,3066 500,00 400,00 300,00 200,00 100,00 0,00 10 12 14 16 18 20 22 24 peso (kg Grafico 1 – Correlazione tra volume dei lobi tiroidei e peso dei soggetti. 48 spessore-peso 7,00 6,00 R2 = 0,4053 5,00 4,00 3,00 2,00 1,00 0,00 10 12 14 16 18 20 22 24 peso (kg) Grafico 2 – Correlazione tra spessore dei lobi tiroidei e peso dei soggetti. volume - età 700,00 600,00 R2 = 0,1134 500,00 400,00 300,00 200,00 100,00 0,00 0 2 4 6 8 10 12 età (anni) Grafico 3 – Correlazione tra volume dei lobi tiroidei ed età dei soggetti. 49 spessore - età 7,00 6,00 R2 = 0,1204 5,00 4,00 3,00 2,00 1,00 0,00 0 2 4 6 8 10 12 età (anni) Grafico 4 – Correlazione tra spessore dei lobi tiroidei ed età dei soggetti. Per quanto concerne le valutazioni qualitative, i lobi tiroidei, nella scansione trasversale, apparivano di forma triangolare in 8 soggetti su 10, mentre nei rimanenti 2 si presentavano ovalari. Nella scansione longitudinale, i lobi tiroidei si presentavano di forma lanceolata in 7 soggetti su 10, mentre nei restanti 3 assumeva forma più globosa. Nei casi in cui si presentava lanceolato, il lobo tiroideo era più 50 sottile nel terzo medio caudale. Quando si presentava di forma globosa, il lobo appariva meno affusolato e con i poli apicali lievemente smussi. I lobi valutati globosi sono risultati essere quelli con diametri trasversi maggiori. Figura 12: Morfologia dei lobi tiroidei in scansione trasversale. Confronto tra due lobi tiroidei. A – Lobo tiroideo a morfologia triangolare. B – Lobo tiroideo a morfologia ovalare. In tutti i soggetti da noi esaminati, il parenchima dei lobi tiroidei appariva ecograficamente più ecogeno rispetto al muscolo sternotiroideo usato per il confronto. Nei tre 51 soggetti più anziani il parenchima ghiandolare era marcatamente più ecogeno rispetto al muscolo (figura 13) . Figura 13: Confronto tra ecogenicità della tiroide in rapporto ai muscoli della regione. Scansione trasversale del lobo sn. Si noti come, in questo soggetto, il lobo tiroideo (T) risulti nettamente iperecogeno rispetto al muscolo sternocefalico (M). Le paratiroidi erano visibili in tutti i soggetti e apparivano come strutture rotonde/ovalari ipo-anecogene, con sottile parete ecogena, misuranti circa 2 mm. In alcuni casi il loro aspetto simulava una formazione cistica (figura 14). La 52 loro individuazione è apparsa più facile nelle scansioni longitudinali nelle quali venivano evidenziate in prossimità del polo craniale e della parete laterale mediana del lobo tiroideo. Nella scansione trasversale è risultato più difficoltoso evidenziare le paratiroidi che, quando apprezzabili, apparivano sempre di forma circolare, ma con diametri ridotti. Figura 14: Paratiroide. Scansione longitudinale del lobo sn. La paratiroide mediale (o caudale) appare come una formazione ipoanecogena a limiti netti. 53 Per quanto riguarda i rapporti anatomici, le scansioni trasversali si sono dimostrate le migliori per apprezzare la maggior parte delle strutture anatomiche della regione ed i loro rapporti relativi ai lobi tiroidei. Gli organi considerati erano: la trachea, l’esofago, le carotidi comuni ed i muscoli della regione cervicale ventrale ovvero i muscoli sternocefalico, sternotiroideo e sternoioideo. La trachea, ecograficamente, appariva come una struttura con interfaccia iperriflettente curvilinea, seguita da artefatti da riverbero e da silenzio acustico determinati dalla presenza dell’aria nel suo lume. I due lobi tiroidei si presentavano addossati, quasi sempre strettamente, alla parete laterale della trachea. La rotazione del collo causava una discreta risalita dorsale del lobo del lato verso cui il collo era ruotato, e ciò ne causava il parziale o totale 54 oscuramento da parte del cono d’ombra di rifrazione laterale della trachea. Le carotidi comuni, destra e sinistra, apparivano come due aree circolari anecogene circoscritte da una parete iperecogena, pulsante nella visualizzazione in Real Time. In 9 soggetti su 10 la carotide era posta subito dorsolateralmente al lobo tiroideo o leggermente scostata da questo, mentre in un soggetto era posta lateralmente allo stesso livello. Nei casi in cui il lobo tiroideo si presentava in forma lanceolata, i suoi rapporti con la parete mediale della carotide apparivano più stretti. Dorsalmente, i reperi differivano tra i due lobi: il sinistro era in rapporto con l’esofago, sempre evidenziabile durante l’esame ecografico sia per il contenuto iperecogeno costituito da microbolle di aria e dal film mucoso, sia per i movimenti peristaltici durante la deglutizione. Questi caratteri ecografici rendevano l’esofago un ottimo punto di 55 repere per la localizzazione del lobo tiroideo sinistro. In alcuni casi, in dipendenza della rotazione del collo, l’esofago poteva spostarsi leggermente in senso dorsolaterale, tendendo ad incunearsi tra lobo tiroideo, medialmente, e carotide comune, lateralmente. Il lobo destro, dorsalmente, era addossato ai muscoli lunghi epiassiali ventrali del collo. Ventralmente, ambedue i lobi erano addossati ai muscoli sternoioideo, sternotiroideo, mentre lo sternocefalico era, di solito, più superficiale e laterale. Questi muscoli si presentavano come strutture ovali ipoecogene, rispetto al parenchima tiroideo, nel cui contesto erano disseminate piccoli punti ecogeni e circondate da una sottile fascia ecogena. In tre soggetti, successivamente all’esame ecografico, si registrava una piccola complicanza rappresentata da lieve 56 dermatite localizzata sull’area tricotomizzata. Tutti e tre i soggetti vivevano all’aperto in ambiente polverulento. 57 Discussione Le dimensioni lineari medie dei lobi tiroidei del nostro campione appaiono in accordo con quelli riportati da Nyland e Wisner (anno1998) con range di valori sovrapponibili. Nel lavoro citato, tuttavia, le dimensioni sono riportate per i lobi tiroidei in generale, senza che vengano riportati i valori riferiti separatamente ai due lobi. I nostri risultati confermano anche che per approcciare ecograficamente in maniera adeguata la tiroide è indispensabile l’uso di sonde ad alta frequenza, preferibilmente maggiore di 10 MHz (Wisner ER et al., 1997-Wisner ER, Nyland TG, 1998 - Bromel C. et al., 2005 ). L’esame, comunque, non ha mai presentato particolari difficoltà. Il riconoscimento dei lobi tiroidei è stato sempre relativamente semplice, in particolare nelle scansioni trasversali. Naturalmente, sono indispensabili buone 58 conoscenze dell’anatomia della regione e discreta esperienza e manualità da parte dell’operatore. Dai nostri risultati possiamo affermare che per individuare i lobi tiroidei sia più semplice iniziare l’esame con scansioni trasversali grazie alle quali è possibile riconoscere molti reperi anatomici (trachea, carotidi comuni, esofago, ecc.) presenti contemporaneamente nel piano di scansione. Posizionando la sonda ventralmente alla trachea craniale, subito caudalmente al laringe, e imponendo ad essa lenti movimenti di traslazione in senso caudale e craniale, si potrebbero visualizzare contemporaneamente i due lobi tiroidei. Tuttavia, non sempre ciò è possibile, perciò risulta più conveniente disporre la sonda trasversalmente al solco giugulare, di un lato e poi dell’altro, cercando di visualizzare un lobo alla volta. 59 Figura 15: Scansione trasversale mediana. Sebbene siano apprezzabili tutti e due i lobi tiroidei (*), il sinistro è in parte oscurato dal cono di rifrazione laterale della trachea, a causa della lieve rotazione del collo verso sinistra. L’uso di una sonda lineare potrebbe giustificare la difficoltà incontrata nell’ottenere nella scansione trasversale la visualizzazione di entrambi i lobi tiroidei a causa della scarsa aderenza dei margini laterali della sonda alla cute del soggetto. Probabilmente, nei soggetti che presentino sezioni del collo maggiori, ad es. per depositi adiposi, è possibile avere un miglior contatto della sonda e, quindi, una buona visualizzazione di tutti e due i lobi. Una 60 volta visualizzato ed esaminato il lobo tiroideo nel piano trasversale, è conveniente passare alla scansione longitudinale senza staccare la sonda dal paziente, ma semplicemente ruotandola di 90° e mantenendo al centro del campo visivo il lobo tiroideo. Questa manovra riduce notevolmente i tempi dello studio ma è possibile solo quando il paziente è tranquillo e collaborativo. Quando non è possibile procedere come detto in precedenza, per passare dalla scansione trasversale a quella longitudinale la sonda viene staccata dalla cute, ruotata di 90° e, quindi, riaccostata alla superficie cutanea a partire dalla trachea in un piano molto prossimo a quello sagittale mediano; da questo, effettuando dei lievi movimenti “a ventaglio” in senso laterale, ci si sposta fino ad individuare la carotide comune. A questo punto, la sonda viene inclinata, in senso dorsale e mediale, al fine di individuare il lobo tiroideo che noi sappiamo trovarsi tra la carotide e la faccia laterale 61 della trachea. Spesso, tali manovre vanno ripetute più volte prima di individuare il lobo tiroideo ed il tutto può essere reso più complicato dai movimenti del collo del paziente. Per ottenere i migliori risultati, prima di procedere con l’esame, è opportuno posizionare il paziente in cuscini morbidi e sagomati, così che la posizione risulti più comoda, ed aspettare che la frequenza respiratoria si regolarizzi. Naturalmente, in caso di pazienti poco o affatto collaborativi, è opportuno ricorrere ad una sedazione. Anche le dimensioni del monitor e, quindi, la sua risoluzione potrebbe essere stato di importante ausilio nel nostro studio. Ne consegue che la visualizzazione sui piccoli monitor (a volte di soli 9”), spesso presenti sulle macchine portatili, potrebbe rendere difficoltosa l’individuazione delle varie strutture anatomiche e dei lobi tiroidei, nonostante una sonda adeguata per frequenza. 62 I nostri risultati dimostrano che esistono delle differenze statisticamente significative tra i due sessi nelle dimensioni dei lobi tiroidei e, sebbene, tale risultato possa essere considerato atteso, dato il dimorfismo sessuale, esso è da prendere in considerazione prima di poter stabilire un ingrandimento o, al contrario, una riduzione di volume della ghiandola. Nonostante valori medi superiori del lobo sn, non esistono differenze statisticamente significative tra i due lobi. Esiste un discreta correlazione tra il volume e lo spessore rispetto all’età. Ciò significa che nei soggetti normali la ghiandola tende a diventare più globosa con l’aumentare dell’età. C’era d’aspettarsi una buona correlazione tra dimensioni e peso corporeo dei soggetti, ma questo è risultato vero solo per il volume e per lo spessore. È interessante notare come tra i tre diametri solo lo spessore dimostri di correlarsi con l’età, il sesso e il peso 63 corporeo. Se confermato con campioni di dimensioni maggiori o anche in altre razze, questo dato potrebbe essere considerato sufficiente per stabilire se il lobo è nei limiti della norma. Per quanto riguarda l’ecogenicità del parenchima tiroideo, in letteratura, tutti gli autori sono concordi nel definire la tiroide come un organo iperecogeno rispetto ai muscoli della regione (Wisner et al, 2001; Nautrup, 2000), e anche i nostri risultati sono in accordo con questi dati. Per l’osservazione qualitativa della forma i dati derivanti dalla letteratura sono discordanti. La maggior parte degli autori, infatti, asserisce che in scansione trasversale la tiroide appare di forma triangolare, dato risultante anche dalle nostre valutazioni. Il Nautrup (2000), invece, afferma che il lobo tiroideo appare, nella scansione trasversale, di forma rotondeggiante o quadrangolare/trapezoidale. Poiché questo dato è di tipo qualitativo la discordanza tra i vari 64 Autori potrebbe derivare da una diversa interpretazione soggettiva dell’aspetto della ghiandola. Tutti gli autori convengono, invece, che nella scansione longitudinale il lobo appaia di forma lanceolata o fusiforme e anche nel nostro studio, tale dato si conferma. Nei soggetti più anziani la ghiandola tende a divenire più globosa e, pertanto, in scansione trasversale appare ovalare o rotondeggiante mentre in scansione longitudinale appare con il terzo distale di diametro simile al restante lobo. L’esame ecografico è scevro da rischi e una esperienza oramai cinquantennale in campo medico dimostra la completa sicurezza di tale tecnica. Una lieve dermatite, classificabile come complicanza dell’esame, è stata riscontrata in 3 soggetti. Era evidente, comunque, che essa era secondaria ai traumatismi del collare sulla cute priva di peli della parte sottoposta ad esame e alle scarse condizioni igieniche dei ricoveri. Per ovviare a tali inconvenienti, 65 potrebbe essere sufficiente prescrivere ai proprietari alcune norme quali, ad esempio, il non utilizzare il collare per qualche giorno dopo l’esame ecografico e tenere pulita la parte. 66 Conclusioni L’ecografia della tiroide offre sicuramente grossi vantaggi diagnostici legati soprattutto alla velocità d’esecuzione, ai costi contenuti dell’esame e alla diagnosi effettuata praticamente in tempo reale. L’ esame ecografico, inoltre, non è assolutamente invasivo a differenza della scintigrafia che, come già accennato, prevede l’utilizzo di radioisotopi e radiazioni ionizzanti. Ottenere dati quali-quantitativi relativi a tiroidi appartenenti a soggetti sani, campionati secondo parametri costituzionali (taglia, peso, sesso, etc.) omogenei, ci sembra essere un buon punto di partenza per crescere la validità di questo mezzo diagnostico. 67 Bibliografia 1. Aguggini G., Beghelli V. et al. “Fisiologia degli animali domestici con elementi di etologia.”, (1991) 15; 674-94. 2. Bromel C. et al., “Ultrasonographyc evaluation of the thyroid gland in healty, hypothyroid, and euthyroid Golden Retrievers with nonthyroidal illness.” J Vet intern (2005), 19: 499-506. 3. Marconato L., Del Piero F. “Oncologia dei Piccoli Animali.”, (2005), 385-87. 4. Nautrup C. P. et al., “Testo atlante di ecografia del cane e del gatto” CP Nautrup e R Tobias, ed. UTET Torino (2000), pag. 97-100. 5. Pelagalli, V. Botte “Anatomia Veterinaria sistematica e comparata.” Terza edizione. GV. (1999), 15: 346-350. 68 6. Phillips D. E. et al., “Cystic Thyroid and Parathyroid Lesions in Cats.” J Am Hosp Assoc (2003), 39: 34954. 7. Reese S. et al., “Thyroid sonography as an effective tool to discriminate between euthyroid sick and hypothyroid dogs.” J Vet intern Med (2005); 19: 4918. 8. Reush C.E. e Tomsa K. “Ultrasonography of the parathyroid glands an aid in differentiation of acute and chronic renal failure in dogs.” J Am Vet Med Assoc (2000), 217: 1849-52. 9. Taeymans O. et al., “Intra-and interobserver variability of ultrasonographic measurements of the thyroid gland in healthy beagles.” Vet Radiol Ultrasound (2005) 46 (2):139-42. 69 10. Wisner E.R. e Nyland T.G. “Ultrasonography of the thyroid and parathyroid glands.” Vet Clin North Am Small Anim Pract (1998) Jul; 28: 973-91. 11. Wisner E.R. et al., “High resolution parathyroid sonography.” Vet Radiol Ultrasound (1997) Nov-Dec; 38: 462-65. 12. Wisner E.R. et al., “Ultrasonography of the neck” in “Diagnostic ultrasound in small animal practice” T.G. Nyland e J. S. Mattoon, W.B. Saunders Co., (2001), 285-304. 70