Francesco: la nostra vita sia coerente tra parole e azioni

Francesco: la nostra vita sia coerente tra parole e azioni
Angelus di Papa Francesco – domenica 22 marzo 2015
La nostra vita esprima coerenza “tra quello che diciamo e quello che viviamo” e faccia risaltare il messaggio
del Vangelo, la fede nella Croce, la forza della testimonianza. È l’augurio che il Papa ha espresso
all’Angelus, che Francesco ha concluso con una nuova distribuzione di Vangeli tascabili alla folla. Il Papa si
è poi appellato al mondo perché l’accesso all’acqua sia libero a tutti senza discriminazioni.
Francesco non è mai stato uomo di belle teorie. Francesco preferisce il gesto, l’azione che rende vera e
tangibile la parola pronunciata davanti a chi lo ascolta. Anche alla fine del primo Angelus di primavera, in
una giornata climaticamente opposta, il Papa regala un gesto che dà spessore a quanto affermato poco prima.
A chi vuole vedere Gesù, aveva detto, si può offrire anzitutto il Vangelo. Ed ecco che la preghiera mariana
termina esattamente con un Vangelo, anzi 50 mila Vangeli tascabili, donati dal Papa e distribuiti alla folla
anche da 300 senzatetto, un modo immediato per riempire tasche e borse della Parola di Dio e aiutare più
gente possibile a fare l’esperienza, dice Francesco, di “luce” e di “bene” che la pratica di leggere il Vangelo
“un brano al giorno” porta con sé:
“‘Vogliamo vedere Gesù’: queste parole, come tante altre nei Vangeli, vanno al di là dell’episodio
particolare ed esprimono qualcosa di universale; rivelano un desiderio che attraversa le epoche e le culture,
un desiderio presente nel cuore di tante persone che hanno sentito parlare di Cristo, ma non lo hanno ancora
incontrato. Io desidero vedere Gesù: così sente il cuore di questa gente”.
L'ora più buia salva
L’episodio del Vangelo che Francesco sta commentando è il passo del giorno nel quale un gruppo di greci di
religione ebraica, incuriositi da Gesù, chiede ai suoi discepoli di poterlo vedere. E Gesù – nota il Papa –
utilizza l’occasione per svelare qualcosa della sua “identità”, di ciò che sta per accadergli:
“Cristo dichiara che sarà ‘innalzato da terra’, un’espressione dal doppio significato: “innalzato” perché
crocifisso, e “innalzato” perché esaltato dal Padre nella Risurrezione, per attirare tutti a sé e riconciliare gli
uomini con Dio e tra di loro. L’ora della Croce, la più buia della storia, è anche la sorgente della salvezza per
quanti credono in Lui”.
"Vangelo, crocifisso, testimonianza"
Sempre con i greci, Gesù paragona la sua Passione al chicco di grano che solo se muore porta frutto.
Dunque, soggiunge Francesco, la Croce è anche un segno di “fecondità”. Per questo, prosegue, a chi anche
oggi vuole “vedere Gesù”, perché lo cerca, o è rimasto alle catechesi ricevute da bambino, o “forse ha perso
la fede”, i cristiani – indica - possono “offrire tre cose”:
“Il Vangelo; il crocifisso e la testimonianza della nostra fede, povera, ma sincera. Il Vangelo: lì possiamo
incontrare Gesù, ascoltarlo, conoscerlo. Il crocifisso: segno dell’amore di Gesù che ha dato sé stesso per noi.
E poi una fede che si traduce in gesti semplici di carità fraterna. Ma principalmente nella coerenza di vita tra
quello che diciamo e quello che viviamo, coerenza tra la nostra fede e la nostra vita, tra le nostre parole e le
nostre azioni. Vangelo, crocifisso, testimonianza”.
Nessuno sia escluso dall'acqua
Intenso il post-Angelus, che Francesco apre con l’appellativo di “coraggiosi”, dedicato tanto ai fedeli in
piazza sotto la pioggia quanto agli atleti impegnati nella Maratona di Roma, e in cui il Papa ringrazia tra gli
altri un gruppo intitolato a mons. Romero “che presto – ribadisce – sarà Beato”. Ma il pensiero principale è
per la Giornata Onu dell’acqua, “l’elemento più essenziale per la vita”. “Dalla nostra capacità di custodirlo e
di condividerlo – ricorda – dipende il futuro dell’umanità”.
“Incoraggio pertanto la Comunità internazionale a vigilare affinché le acque del pianeta siano adeguatamente
protette e nessuno sia escluso o discriminato nell’uso di questo bene, che è un bene comune per eccellenza.
Con san Francesco d’Assisi diciamo: ‘Laudato si’, mi’ Signore, per sora aqua, / la quale è molto utile et
humile et pretiosa et casta’”.