16/03/15 Una caratteristica fondamentale degli organismi viventi è l’alto grado di CONTROLLO esercitato in quasi tutti i loro processi. Ogni organismo è in grado di rispondere a modificazioni ambientali, di mantenere comunicazioni intra- ed extracellulari e di seguire un ordinato programma di crescita e sviluppo mediante una grande varietà di meccanismi di regolazione. La regolazione viene esercitata ad ogni livello nei sistemi biologici: dal controllo dell ’ espressione genica al controllo delle velocità di reazione degli enzimi. 1 16/03/15 Coordinazione di numerosi processi metabolici CONTROLLO AL LIVELLO DEL SUBSTRATO CONTROLLO DELLA DISPONIBILITA’ quantità DELL’ENZIMA Sintesi e Degradazione CONTROLLO NEI VARI DISTRETTI CELLULARI CONTROLLO DELL’ATTIVITA’ ENZIMATICA CONTROLLO IMMEDIATO Alterazioni strutturali che coinvolgono il sito attivo ISOZIMI O ISOENZIMI Variazioni nella concentrazione del substrato MODULATORI EFFETTORI ALLOSTERICI L’analogia tra la cellula vivente e una fabbrica è particolarmente appropriata se si considera il ruolo degli enzimi. La cellula ha infatti a disposizione certe materie prime (substrati) e deve ottenere specifici prodotti a partire da queste. I macchinari nella cellula deputati a questa funzione sono gli enzimi che si trovano spesso disposti in “catene di montaggio” in modo da eseguire in sequenza le fasi necessarie di una determinata via metabolica. Tuttavia un complesso industriale efficiente non può essere tale se ogni sua macchina viene fatta funzionare alla massima velocità. Prodotti intermedi si accumulerebbero in alcune linee della catena di montaggio e alcune parti del prodotto finito sarebbero prodotte in largo eccesso. Risulta chiaro quindi il ruolo fondamentale della coordinazione e regolazione delle attività enzimatiche. 2 16/03/15 Più alta è la concentrazione di substrato e più rapidamente avviene al reazione enzimatica (fino alla saturazione dell’enzima), al contrario, alte concentrazioni di prodotto tendono a inibire la trasformazione del substrato, in questo caso il prodotto può agire da inibitore competitivo. Glucosio + ATP glucosio-6-P + ADP Tuttavia il controllo a livello del substrato non è sufficiente per la regolazione di molte vie metaboliche, in altre situazioni è indispensabile che l’enzima sia regolato da alcune sostanze completamente diverse dal substrato o dal proprio prodotto. 3 16/03/15 In ogni sistema enzimatico, in cui vi sia una sequenza di reazioni catalizzate da diversi enzimi (il prodotto del primo enzima diventa il substrato del secondo), vi è almeno un enzima che influenza in modo determinante la velocità complessiva in quanto CATALIZZA LA REAZIONE PIU’ LENTA. Enzima 1 A Enzima 2 B Enzima 3 C Enzima 4 D E Inoltre, in generale, il primo enzima della sequenza metabolica è un enzima regolatore, in questo modo si evita di sottrarre metaboliti e energia ad altre sequenze di reazioni importanti. La cellula può controllare la formazione del prodotto finale tramite attivazione o inibizione di un passaggio della via metabolica. Il sistema più efficiente è quello di agire sul primo passaggio. Enzima 1 A Enzima 2 B Enzima 3 C Enzima 4 D E La trasformazioni di A in B viene quindi controllata da E: questo processo è chiamato feedback o, più precisamente feedback negativo in quanto un aumento della concentrazione di E ha come conseguenza una diminuzione della sua velocità di formazione. 4 16/03/15 A Enzima 1 O Enzima 2 B C Enzima 3 O A B C Enzima 4 D E Feedback negativo D E F G K L M N OO OO O Feedback positivo INIBIZIONE E ATTIVAZIONE DUE FENOMENI ESSENZIALI PER LA REGOLAZIONE DEL METABOLISMO Il termine allosterico deriva dal greco (allos=altro; stereo= spazio, forma) e significa che gli enzimi così definiti possono assumere altre conformazioni indotte dal legame di opportuni modulatori. Gli enzimi allosterici sono proteine oligomeriche costituite da diverse subunità e con parecchi siti attivi. Le interazioni allosteriche ( cooperative ) avvengono quando il legame di un ligando ad un sito specifico viene influenzato dal legame di un altro ligando, detto effettore o modulatore, a livello di siti diversi nella proteina. Se i ligandi sono identici l’effetto viene definito omotropico, mentre se i ligandi sono diversi, viene detto eterotropico. Questi effetti possono essere sia positivi che negativi a seconda che il ligando aumenti o diminuisca l’affinità del legame alla proteina. 5 16/03/15 Gli enzimi non allosterici hanno un andamento iperbolico delle curve di V in funzione di [S]. Gli enzimi allosterici che legano il substrato in modo cooperativo danno curve di tipo sigmoide. A basse concentrazioni di [S] l’enzima si comporta come se avesse una debole capacità di legame (KM elevata), all’aumentare di [S] viene indotto un aumento di quantità di substrato legato e quindi l’efficienza catalitica dell’enzima. Effetto Omoallosterico Estremo 6 16/03/15 Come l’emoglobina, l’enzima allosterico presenta una curva sigmoidale. Ma se per l’emoglobina la curva spiega sia l’efficienza di legame che di rilascio dell’ossigeno, per l’enzima allosterico, rende più efficace il controllo al livello del substrato Nelle curve che descrivono l’andamento delle velocità iniziali di reazione (V0) in funzione di [S] di un enzima allosterico, il valore di concentrazione di substrato a cui si ha una velocità pari a metà della Vmax viene definito [S]0.5 o K0.5. 7 16/03/15 Gli Enzimi allosterici possono presentare diversi tipi di regolazione. Gli effettori eterotropici possono agire in due modi diversi: Effettori eteroallosterici positivi: determinano un aumento della cooperatività di legame del substrato. Effettori eteroallosterici negativi: determinano una diminuzione della cooperatività di legame del substrato. Sono stati sviluppati diversi modelli allo scopo di descrivere i meccanismi molecolari mediante i quali viene modulata l’attività delle proteine allosteriche. Il modello più noto per descrivere il legame cooperativo di un ligande ad una proteina è il modello simmetrico dell’allosterismo, sviluppato nel 1965 da J. Monod, J. Whyman e J.P. Changeaux (detto MWC). In questo modello l’enzima deve esistere solo in due conformazioni, una ad alta affinità e una a bassa affinità. In assenza di substrato praticamente tutte le molecole sono nella forma a bassa affinità. 8 16/03/15 una proteina allosterica è un oligomero costituito da protomeri (subunità) simmetricamente correlati; ogni protomero può esistere in due stati conformazionali, chiamati T (tensed) e R (relaxed) in EQUILIBRIO TRA LORO; - Il legame del ligando sposta l’equilibrio in favore di R. -il cambiamento conformazionale è concertato perché è esclusa la formazione di specie intermedie con parte delle subunità a bassa e alta affinità. 9 16/03/15 Nel modello simmetrico dell’allosterismo gli effettori omotropici (substrato) ed eterotropici (attivatori) positivi si legano preferenzialmente alla forma R stabilizzandola, mentre gli effettori eterotropici negativi (inibitori) si legano allo stato T rendendolo più stabile. T R Il modello simmetrico fornisce una ragionevole razionalizzazione delle proprietà di legame del ligando in parecchie proteine ed enzimi. Vi sono però diverse valide obiezioni a questo modello: 1) E’ difficile credere che la simmetria oligomerica sia invariabilmente conservata in tutte le proteine a seguito del legame del ligando; 2) Il modello può descrivere solo effetti omotropici positivi, ma non quelli negativi. 10 16/03/15 Koshland, Nemethy e Filmer nel 1966 proposero un modello confermato in molti enzimi mediante analisi ai raggi X. Essi adottarono l’ipotesi dell’adattamento indotto per spiegare gli effetti allosterici. Nel modello sequenziale il legame del substrato induce una modificazione conformazionale in un protomero (subunità); le interazioni cooperative derivano dagli effetti che queste variazioni conformazionali hanno sulle subunità vicine. L’affinità dell’enzima per il legame del substrato varia con il numero di molecole di substrato legate, passando attraverso una serie di forme intermedie ad affinità diversa. 11 16/03/15 Il modello simmetrico (MWC) IMPLICITAMENTE assume il modello si Fischer a “chiave serratura” per il legame dei ligandi. In questo modello i siti di legame vengono considerati rigidi e complementari come forma al loro ligando. Nell’ipotesi dell’adattamento indotto (sequenziale), più sofisticata, si postula invece che un’interazione flessibile tra substrato e enzima induca una modificazione conformazionale dell ’ enzima stesso (trasmessa attraverso l’interfaccia tra le subunità) che porta ad un aumento graduale della affinità dell’enzima per il substrato. Un ottimo esempio di regolazione allosterica dell’attività enzimatica è dato dall’enzima aspartato transcarbamilasi (ATCasi). Esso catalizza la prima tappa della biosintesi delle pirimidine ed è un enzima che presenta una inibizione a feedback negativo. 12 16/03/15 Questo enzima possiede un legame omotropico di tipo cooperativo positivo per entrambi i suoi substrati (aspartato e carbamil fosfato). Inoltre, l ’ ATCasi viene inibita eterotropicamente dalla citidina trifosfato (CTP), u n n u c l e o t i d e pirimidinico, mentre viene attivata eterotropicamente dall’ATP. A B C D E F CTP K L M ATP OO L’ATCasi di E.coli ha una composizione in subunità di tipo C6R6 dove C ed R sono rispettivamente le subunità catalitiche e regolatrici. Le subunità catalitiche sono organizzate in due trimeri (C3) e dissociate mantengono l’attività ma presentano curve di saturazione da substrato iperboliche non cooperative. Pertanto, solo nell’enzima in forma nativa si manifesta l’attività allosterica e le subunità regolatrici modulano l’attività delle subunità catalitiche. 13 16/03/15 come predetto dalla teoria dell’allosterism o, l ’ attivatore AT P s i l e g a preferenzialmen te alla ATCasi attiva (stato R ad alta affinità per il substrato), m e n t r e l ’ inibitore CTP si lega alla forma inattiva dell’enzima (stato T o a bassa affinità per il substrato. Utilizzando l’analogo bisubstrato (PALA) non reattivo c h e s i l e g a s a l d a m e n t e a l l ’ AT C a s i n e l l a conformazione R, ma non a quella T, è stato possibile studiare la struttura ai raggi X della proteina nei due stati e conoscere le differenze conformazionali responsabili della modulazione allosterica. 14 16/03/15 Sito catalitico Sito regolatore ATCasi: conformazione T ATCasi: conformazione R TUTTE LE VIE METABOLICHE SONO SOGGETTE A COMPLESSI CONTROLLI A FEEDBACK DOVE NELLA QUASI TOTALITA’ DEI CASI VENGONO ADOPERATI ENZIMI ALLOSTERICI MULTIPLI Gli organismi viventi sono in grado, tramite gli enzimi allosterici, di regolare il METABOLISMO in modo fine e diversificato. Tuttavia questo tipo di regolazione NON BASTA per tutte le esigenze dell’organismo 15 16/03/15 Come in una fabbrica che chiude un settore il cui prodotto finale in quel momento non è commerciabile, per riaprirlo in un secondo momento commercialmente più conveniente, così esistono alcune vie metaboliche (settori) del metabolismo (fabbrica) che devono essere chiuse o aperte in momenti opportuni. QUALI SONO QUESTE VIE? QUANDO DEVONO ESSERE APERTE O ESSERE CHIUSE? COME VENGONO APERTE O CHIUSE? 16 16/03/15 VIE METABOLICHE CHE DEVONO ESSERE O COMPLETAMENTE APERTE O COMPLETAMENTE CHIUSE enzimi che sono completamente attivi o inattivi fino a che non vengono trasformati da una modificazione covalente LAli rende REVERSIBILITA’ E’ oDETERMINATA che capaci di funzionare smettere di funzionare DA REAZIONI INVERSE MODIFICAZIONE COVALENTE REVERSIBILE MODIFICAZIONE COVALENTE IRREVERSIBILE La regolazione da legame covalente è dovuta ad enzimi che catalizzano la formazione o la rotture di legami covalenti. In alcune circostanze la variazione covalente può essere considerata come un INTERRUTTORE MOLECOLARE che può aprire o chiudere un’attività enzimatica e quindi, in alcuni casi, una via metabolica. La fosforilazione è un esempio molto comune di modificazione covalente, altri esempi molto importanti sono la rottura di un legame peptidico e la formazione di un ponte disolfuro. 17 16/03/15 L’attività di molti canali di membrana, enzimi e altre proteine bersaglio è regolata mediante fosforilazione. I diretti responsabili delle fosforilazioni sono enzimi detti proteina chinasi. Ognuno di questi enzimi catalizza il trasferimento PROTEINA di un gruppo CHINASI fosforico dall’ATP a un gruppo ossidrilico di una catena laterale di serina, di una treonina o di una tirosina di una proteina bersaglio (substrato della chinasi). Il distacco idrolitico del gruppo fosforico dalla proteina fosforilata viene catalizzato da un enzima noto con il nome di proteina fosfatasi. Una proteina bersaglio (substrato) può essere ripetutamente fosforilata e defosforilata. PROTEINA FOSFATASI Le chinasi e le fosfatasi sono catalizzatori altamente selettivi: la fosforilazione di catene laterali di AA diverse, all’interno della stessa proteina bersaglio, avviene ad opera di chinasi differenti. 18 16/03/15 La forma attivata della glicogeno fosforilasi, nella glicogenolisi, opera la rimozione dei residui di glucosio dai depositi di glicogeno, scindendo e fosforilando il residuo all’estremità non riducente delle catene di glicogeno. Il glucosio-1-fosfato che si libera diventa disponibile come fonte di energia per le cellule. Nel muscolo scheletrico la glicogeno fosforilasi è un dimero contenente due catene polipeptidiche identiche di 97,4 Kdalton. Esiste in due forme : una fosforilasi a , fosforilata sulla serina 14, attiva e una fosforilasi b, non fosforilata e meno attiva. L ’ attivazione mediante fosforilazione è catalizzata da una fosforilasi b chinasi, che trasferisce il gruppo fosforico dall’ATP ai due residui di serina . La disattivazione è provocata da una specifica fosforilasi sfosfatasi 19 16/03/15 Due forme di glicogeno fosforilasi FOSFORILASI b CHINASI ADP fosforilasi a dimero attivo ATP fosforilasi b dimero inattivo Aggiunge un fosfato alla serina 14 della fosforilasi b FOSFATASI Catalizza la rimozione del fosfato IDROLISI La conversione della glicogeno fosforilasi dalla forma inattiva (b) a quella attiva (a) è in realtà l’ultimo evento di una serie di reazioni che hanno inizio quando la superficie della cellula viene raggiunta da uno specifico ormone, l’ADRENALINA. In una sequenza di reazioni note come regolazione a cascata, il segnale dato da una singola molecola ormonale che prende contatto con la superficie cellulare viene AMPLIFICATO per trasformare molte molecole di fosforilasi b in fosforilasi a. 20 16/03/15 La combinazione ormonerecettore attiva l’adenilato ciclasi ATTIVATORE ALLOSTERICO DELLE PROTEINE CHINASI c-AMP DIPENDENTI Serie di attivazioni covalenti 21 16/03/15 B A D C E F Nei sistemi biologici molti trasmettitori di segnali chimici che agiscono tra organi e tessuti diversi, come le molecole di ORMONI,sono presenti in CONCENTRAZIONI MOLTO BASSE, ciò nonostante possiedono un’elevata attività biologica sull’ORGANISMO BERSAGLIO AMPLIFICAZIONE Poiché tutti i passaggi sono catalizzati da ENZIMI e il PRODOTTO di ogni passaggio è il CATALIZZATORE della reazione successiva, ognuno di essi provoca un AUMENTO del RAPPORTO PRODOTTO/CATALIZZATORE Nel muscolo 10-10moli/gr molecole di adrenalina 2x10-6 molecole di glucosio 22 16/03/15 SISTEMA COSTITUITO DA UN ENZIMA CHE, AGENDO SU UN SECONDO ENZIMA, NE DETERMINA UNA MODIFICAZIONE COVALENTE PAURA RABBIA ADRENALINA DEMOLIZIONE GLICOGENO GLUCOSIO ATP MUSCOLO IN FUNZIONE 23 16/03/15 La regolazione della glicogeno fosforilasi non avviene solo mediante fosforilazione, ma tale enzima viene anche modulato allostericamente. Questo enzima è infatti potenzialmente attivo anche quando si trova nella forma b, forma che è fortemente inibita da glucosio e ATP e attivata da AMP. Se a una cellula che già possiede sufficienti riserve di glucosio arriva un segnale (ormonale) che attiva il sistema delle fosforilasi, l’enzima viene attivato finché quelle riserve non siano esaurite. Anche, alti livelli di AMP , intracellulare, significano per la cellula una bassa carica energetica e quindi necessità di mobilitare riserve di energia. Quindi, a bassi livelli di glucosio e ATP la fosforilasi b inizia la demolizione del glicogeno anche in assenza di uno stimolo ormonale necessario a convertirla nella forma a. A basse concentrazioni di glucosio e ATP la glicogeno fosforilasi b può iniziare la demolizione del GLICOGENO anche in assenza di uno STIMOLO ORMONALE (adrenalina o glucagone) necessario a convertirla nella FORMA a 24 16/03/15 L’enzima chiave coinvolto nella costruzione del glicogeno, la glicogeno sintasi, trasferisce un’unità attivata di glucosio alla volta a una catena di glicogeno in fase di crescita. Esso può esistere negli stati fosforilato e defosforilato. La forma fosforilata della sintasi è inattiva in vivo, mentre la forma defosforilata è in grado di esprimere il suo potere catalitico. GLICOGENO SINTASI Per la glicogeno fosforilasi è vero invece il contrario: la forma fosforilata della proteina è quella più attiva. Per i due enzimi, il rapporto tra forme attive e forme inattive dipende sostanzialmente dalla concentrazione di proteina chinasi e proteina fosfatasi attive. GLICOGENO FOSFORILASI 25 16/03/15 26 16/03/15 Molti enzimi acquistano la loro piena capacità catalitica quando assumono la loro struttura tridimensionale caratteristica. Altri enzimi vengono sintetizzati come precursori e successivamente attivati mediante rottura di uno o più legami peptidici specifici. Vi sono molti esempi di attivazione per proteolisi specifica nei sistemi biologici: Gli enzimi digestivi Sono tutte sintetizzate nel pancreas e vengono poi secrete attraverso il dotto pancreatico nel tratto duodenale dell’intestino tenue. Per non danneggiare il tessuto pancreatico, vengono prodotte sottoforma di molecole di dimensioni lievemente maggiori (zimogeni: tripsinogeno, chimotripsinogeno, proelastasi, ecc.) che devono essere proteolizzate specificamente nell’intestino per produrre gli enzimi attivi. 27 16/03/15 Le proteasi scindono il legame peptidico STIMOLO ORMONALE generato dall’arrivo del contenuto gastrico ZIMOGENI proteine di dimensioni lievemente maggiori CATALITTICAMENTE INATTIVE dotto pancreatico Sintesi PROTEASI nel PANCREAS Attivazione per proteolisi TRATTO DUODENALE INTESTINO TENUE Poiché l ’ attivazione della tripsina può essere autocatalitica, il pancreas si protegge dalla digestione anche mediante la sintesi di un forte inibitore competitivo: l’inibitore pancreatico secretorio della tripsina. 28 16/03/15 Gli ZIMOGENI inattivi possono essere una potenziale fonte di pericolo per il PANCREAS GRANULI DI ZIMOGENO vescicole intracellulari le cui pareti sono probabilmente resistenti alla degradazione proteolitica INIBITORE PANCREATICO INIBITORIO DELLA TRIPSINA Efficiente a concentrazioni molto basse Due tagli proteolitici in sequenza dividono la proteina in tre peptidi che rimangono uniti da ponti disolfuro 29 16/03/15 Enzimi proteolitici che hanno in comune una serina nel SITO ATTIVO Proteasi della coagulazione TRIPSINA CHIMOTRIPSINA ELASTASI (pancreatica) ENTEROCHINASI Altre classi di proteasi PROTEASI CISTEINICHE PROTEASI AD ACIDO ASPARTICO METALLO-PROTEASI ENDOPEPTIDASI Idrolisi dei legami peptidici all’interno della catena peptidica CALLICREINA PLASMATICA FATTOTRE XIIa FATTOTRE XIa FATTOTRE IXa FATTOTRE XII FATTOTRE VIIa FATTOTRE Xa FATTOTRE IIa (trombina) PROTEINA C ATTIVATA ESOPEPTIDASI Idrolisi dei legami peptidici all’esterno della catena peptidica Test di diagnosi per stabilire la presenza di SERINA NEL SITO ATTIVO DIISOPROPILFOSFOFLUORURO Reagisce soltanto con la serina di un sito attivo POTENTE INIBITORE IRREVERSIBILE Reagisce soltanto con la serina 195 della chimotripsina dimostrando che questo residuo si trova nel sito attivo 30 16/03/15 = DIPF composto VELENI NERVINI organofosforico potente H 2O veleno nervino per la sua O capacità di inattivare (CH3)3N-CH2-CH2-O-C-CH3 + H2O l’ACETILCOLINAESTRASI, Acetilcolinaesterasi enzima che catalizza l’idrolisi dell’ACETILCOLINA: O= (CH3)3N-CH2-CH2-OH + C-CH3 NEUROTRASMETTITORE HO trasmette gli impulsi nervosi Il DIPF è talmente tossico attraverso certi tipi di SINAPSI per l’uomo (la morte COMPOSTI CORRELATI sopravviene per incapacità respiratoria) per essere usato per scopi bellici come GAS NERVINO Malathion La chimotripsina tripsina ed elastasi sono molto simili Strutture primarie identiche per il 40% Due domini contenenti estese regioni a struttura β antiparallela In tutte, oltre alla SERINA 195 esistono altri due residui catalittcamente importanti: ISTIDINA 57 e l’ASPARAGINA 102 ( sepolta in una tasca vicina) che formano una costellazione stabilizzata da legami ad idrogeno chiamata triade catalitica 31 16/03/15 Ciascuna serina-proteasi mostra una preferenza per l’idrolisi di legami peptidici adiacenti a particolari tipi di a.a. TRIPSINA idrolizza legami peptidici che seguono a.a. basici LISINA, ARGININA CHIMOTRIPSINA idrolizza legami peptidici che seguono a.a. con catena laterale ingombrante idrofoba TRIPTOFANO, FENILALANINA, TIROSINA, LEUCINA Tipo tripsina Tipo chimotripsin a ELASTASI idrolizza legami peptidici che seguono a.a.con catena laterale piccola e idrofoba ALANINA, GLICINA, VALINA Tipo elastina SELETTIVITA’ PREFERENZA La tripsina può idrolizzare legami peptidici che seguono residui aminoacidici idrofobici TUTTAVIA Velocità inferiore L’insieme delle proteasi pancreatiche e intestinali sono in grado di digerire quasi completamente la maggior parte delle proteine che saranno assorbite come aa. liberi dall’epitelio intestinale 32