Sebastiano Gavasso, da drugo in Arancia Meccanica alla storia di Marco Pantani Sebastiano Gavasso, dopo essersi diplomato come attore è entrato nella compagnia Les Enfants Terribles, ha lavorato con le compagnie Teatro Instabile di Aosta, Dinamo Teatro, Novembre, A Bocca Aperta, Alphadrama, Work Art Society e Moxy Collective. In questi giorni è in scena nel ruolo di Dim in Arancia Meccanica, rielaborazione di Gabriele Russo tratta del celebre film di Kubrick e del romanzo di Anthony Burgess al Teatro Eliseo di Roma. Ci ha parlato del suo nuovo progetto teatrale sul compianto pirata, Marco Pantani. Dopo una formazione universitaria terminata con una laurea in filosofia sei approdato al teatro. Ci racconti l’evoluzione di questo percorso? E’ stata la conseguenza naturale della volontà di approfondimento del pensiero, del comportamento e delle emozioni umane. Credo che teatro e filosofia, come vita e filosofia, e vita e teatro in primis, siano fortemente connessi. Il filosofo su cui ho fatto la tesi, Diogene di Sinope, uno dei più noti rappresentanti della filosofia kynica, può essere considerato il più “teatrale” dei filosofi: non ha lasciato nulla di scritto, ma su di lui sono stati tramandati molti aneddoti ed aforismi legati ad azioni e comportamenti che assumeva per provocare in chi lo guardava e ascoltava una volontà di analisi e modifica dei valori. Il pensiero è nell’azione. Il teatro ci permette di vivere molteplici vite e sperimentare tanti approcci alla vita, non ci da regole o valori assoluti, richiede solo di rivendicare pienamente quel che si fa, si vive, si pensa nel momento in cui si è in scena. Diogene veniva apostrofato dai suoi detrattori “cane”… in qualche modo anche questo lo lega agli attori. Vivere a Perth come ha influenzato la tua vita e la tua carriera? Mi ha permesso di sperimentare un approccio diverso alla recitazione, al teatro e anche alla vita. Recitare in un linguaggio diverso ci obbliga ad approfondire, introiettare e al contempo comunicare per restituire pienamente a chi ci guarda quel che è il respiro, il pensiero, l’azione, le parole del personaggio. Uno dei vizi più rischiosi per un attore è quello di appoggiarsi alla battuta/parola ritenendo che basti “dire” per far credere che si stia effettivamente vivendo quel sentimento. In una lingua diversa questo è meno facile, e quindi approfondire e “abitare” il personaggio, i suoi pensieri, le sue parole diviene fondamentale. Da un punto di vista di carriera l’aver imparato a recitare in inglese (australiano) mi ha dato e mi sta dando la possibilità di lavorare in progetti internazionali: con Horse Head (uno spettacolo che vidi in Australia e che ho tradotto) abbiamo vinto il Fringe Festival di Roma e abbiamo recitato in inglese al Fringe Festival di New York, un’esperienza unica, complessa ma di immensa crescita. Recentemente ho recitato in inglese nel cortometraggio “In the name of a God” di Antonio Braucci per la Karma 31, un prodotto di assoluta qualità di cui credo si sentirà parlare. Perché pensi di essere stato scelto per il ruolo di Dim nello spettacolo Arancia Meccanica? Arancia Meccanica è uno dei miei film ( e libri) preferiti , conoscevo quindi molto bene oltre alla storia la poetica, il messaggio sociale e psicologico che stava dietro all’opera e ai personaggi. L’idea di interpretare un drugo la inseguivo dalla prima volta che ho visto il film…quando si è presentata l’opportunità ho messo tutte le mie energie per coglierla: ho sviluppato e permesso a me stesso di esprimere tutte quelle “zone d’ombra” che spesso per motivi sociali e civili (e a volte per ipocrisia) reprimiamo. Non posso certo dire che farei tutto quello che fa Dim, ma non posso altresì negare che poterlo fare in scena è meraviglioso. Quel che ha fatto ricadere la scelta su di me credo sia stato quindi frutto di una giusta congiunzione tra consapevolezza, preparazione, e la fortuna di trovarsi nel posto giusto al momento giusto. Raccontaci le tue mozioni in relazione a questa esperienza. L’emozione quando mi hanno comunicato di avere ottenuto il ruolo è stata immensa: un SI urlato al telefono che credo abbia fatto pensare al Teatro Bellini che se cercavano uno schiodato per Dim…l’ avevano trovato! Un mese di prove meraviglioso a Napoli che mi porterò per sempre dentro, come questi tre anni di tournee. Ogni volta che vado in scena ringrazio la vita per avermi dato questa possibilità, e faccio sempre tutto quel che posso per migliorare ad ogni replica. Il teatro come la vita ti restituisce quello che gli dai: la sua sacralità credo sia proprio in questo. Sappiamo che stai lavorando ad un progetto dedicato a Marco Pantani. Ci racconti da cosa è nato? La scorsa estate sono stato contattato dalla mia collega e amica Chiara Spoletini con cui avevo lavorato in Dignità Autonome di Prostituzione per uno spettacolo che le avevano commissionato sullo sport e lei aveva deciso di scrivere un testo su Marco Pantani. Non ne sapevo granchè ( eccezion fatta per le gesta sportive) ma conoscendo l’immensa bravura e la sensibilità di Chiara nella scrittura mi sono gettato con entusiasmo nel progetto, anche perché il mio compagno di scena sarebbe stato Alessandro Lui, attore che stimo moltissimo. Quando Chiara mi ha inviato il testo sono rimasto incantato, e da lì ho iniziato il lavoro sul personaggio e sulla vicenda prendendo tutti i libri, i dvd, le interviste pubblicate. Grazie a questa ricerca sono entrato in contatto con Francesco Ceniti della Gazzetta dello Sport, che con Tonina Pantani (la madre di Marco) ha scritto “In nome di Marco”. Viaggi a Milano per conoscere e parlare con Francesco. Viaggi a Cesenatico per conoscere e parlare con Tonina. Quindi una petizione tramite Change.org per non archiviare il caso relativo alla morte di Marco nella stanza D5 a Rimini. Lo spettacolo debutterà il 5 Giugno (anniversario dei controlli antidoping di Madonna di Campiglio, da cui è iniziata per Marco la tortura mediatica e umana) forse proprio allo Spazio Pantani a Cesenatico, e il prossimo anno “pedaleremo” in molti teatri per restituire a Marco la dignità che gli è stata rubata due volte. Altri progetti futuri? A novembre porterò in scena a Roma “Crimini tra Amici” per la regia di Massimiliano Vado, uno spettacolo divertentissimo e attualissimo che unisce critica sociale, satira politica, e alti contenuti dimostrando come “una risata possa seppellire”. Spero ovviamente di continuare a lavorare con il Teatro Bellini in qualche nuovo spettacolo, e in Dignità Autonome di Prostituzione; e con la mia collega e compagna Martina Galletta (conosciuta proprio ad Arancia Meccanica) stiamo gettando le basi per uno spettacolo di teatro civile che possa unire le nostre necessità artistiche all’impegno sociale. di Marina Capasso