UNIVERSITA G. d ANNUNZIO -CHIETIPESCARA DIPARTIMENTO DI SCIENZE BIOMEDICHE Sezione di Terapia Medica CORSO DI PERFEZIONAMENTO IN MEDICINA BIOINTEGRATA www.centrostellamaris.it Psico-Neuro-EndocrinoImmunologia-Genetica (PNEIG) in Medicina Biointegrata Programma AA.2010-2011 • Definizione di PNEI. Il Sistema nervoso: le cellule del SN e loro connessioni; il tronco encefalo, diencefalo, SNV. Sistema endocrino: gli ormoni, loro funzioni e comunicazioni. Controllo cerebrale sul Sistema endocrino. Assi neuroendocrini: ipotalamo-ipofisi, ipotalamo-ipofisi-surreni, ipotalamo-ipofisi-tiroide, ipotalamo-ipofisi- Sistema immunitario: cenni di immunologia (teoria della selezione clonale, immunità naturale ed acquisita, sistema HLA, sistema immunitario come organo di senso, produzione da parte del sistema immunitario di ormoni (che fungono da mediatori tra cervello e sistema endocrino). Cervello e psiche. La grande connessione: gonadi. Sistema nervoso ed immunità; sistema dello stress; sistema endocrino e cervello. Endocrinosenescenza e P.N.E.I. DCA prototipo di PNEIG SISTEMA IMMUNITARIO • Le scoperte degli ultimi anni hanno rivoluzionato l immagine del SI. La tradizionale concezione del sistema immunitario come puro meccanismo difensivo comandato dallo stimolo antigenico è stata ormai abbandonata. • Le cellule immunitarie interagiscono costantemente con il sistema nervoso e il sistema endocrino a tal punto che non c è modificazione del SN che non si associ a modificazioni del SE e SI e viceversa. • Come può avvenire tutto questo? • Le fibre del SNA innervano gli organi linfatici avvolgendoli e infiltrandoli creando delle strettissime connessioni con i linfociti: giunzioni neuroimmunitarie • ogni minima variazione nell equilibrio del sistema simpatico-parasimpatico viene registrata dalle cellule immunitarie. • sulla parete cellulare dei linfociti recettori per una serie di sostanze che possono attivare o inibire le loro funzioni , giustificando l influenza della mente sul sistema immunitario. • Questi recettori sono come serrature che si possono aprire avviando delle attività cellulari e le molecole che interagiscono con essi sono neurotrasmettitori, neuropeptidi, ormoni. • I linfociti posseggono recettori per i neurotrasmettitori del SNA, NA, adrenalina, acetilcolina. Così ogni minima modificazione del sistema simpatico-parasimpatico, e della concentrazione dei suoi neurotrasmettitori, a livello delle giunzioni neuroimmunitarie, produrrà i suoi effetti sulle cellule immunitarie stesse, che verranno più o meno stimolate. In esperimenti su animali, denervando linfonodi e milza, organi nei quali le cellule immunitarie vengono immagazzinate e prodotte, la risposta immunitaria dopo inoculazione di un virus, era enormemente ridotta. Dunque il SN non solo è collegato a quello immunitario, ma è essenziale per una funzione immunitaria appropriata. • Se consideriamo poi quanto il sistema nervoso autonomo, attraverso una eccitazione o inibizione del simpatico o del parasimpatico, possa far esprimere a tutto il corpo una emozione nata nel sistema nervoso centrale, allora ci apparirà sempre più evidente il nesso tra emozioni e sistema immunitario. Altri recettori linfocitari sono specifici per i neuropeptidi ipotalamici e ipofisari: CRH, TRH, GRF, GnRH, encefaline, endorfine, ACTH, VIP, sostanza P, alfaMSH, prolattina e per ormoni propriamente detti quali estrogeni, ormoni tiroidei ecc. • Ogni nuovo assetto neuroendocrino, al variare delle richieste del nostro corpo per fronteggiare gli eventi della vita, da ritmi sonno-veglia, alle cicliche modificazioni ormonali, alle continue sollecitazioni del mondo esterno che richiedono adattamenti fisici e psichici, alle emozioni più o meno forti, si associa ad un adattamento del SI. E come il SN è in grado di apprendere e di memorizzare, così anche il SI, è capace di riconoscere il "sé" dall estraneo e di produrre quella memoria immunitaria che ci protegge da nuove aggressioni dello stesso virus o che ci rende immunodepressi di fronte anche al solo ricordo di un evento stressante Noxae patogene 1 agenti patogeni (definiti "antigeni" quando in grado di indurre la produzione di anticorpi specifici) quali: - Parassiti (ascaridi, nematelminti, tenie), i più voluminosi ma non i più temibili, assunti perlopiù tramite cibi contaminati; - Protozoi (trichomonosa, tovoplasmi), organismi unicellulari, sono gli agenti patogeni della malaria, della dissenteria amebica e della malattia del sonno; - Funghi e miceti (Candida albicans, l'Aspergillus), in grado di svilupparsi su epitelio e mucose (micosi) coinvolgendo nei soggetti immunodeficienti anche gli organi interni - Batteri, procarioti che misurano micrometri, di cui alcuni vivono nel ns. organismo con vantaggi reciproci (ad es. la flora intestinale) altri sono cause di infezioni acute localizzate ma che possono estendersi al circolo sanguineo (sepsi) e quindi a tutto il corpo; Noxae patogene 2 • - Virus, agenti patogeni maggiormente nocivi (provocano la maggior parte delle infezioni) data la loro dimensione di pochi nanometri che li rende poco aggredibili, non sono organismi autonomi ma complessi molecolari (costituiti da una catena di DNA o RNA impacchettata in un involucro proteico o capsula glicoproteica) che si replicano all'interno di una cellula ospite programmandola a tal fine, il sistema immunitario deve necessariamente distruggere le cellule infettate per neutralizzarli, spesso le infezioni virali si manifestano dopo un lungo periodo di latenza asintomatico, talvolta si riscontrano sintomatologie acute (raffreddore, influenza), Tossine, molecole nocive di grandi dimensioni (es. tossina difterica, botulinica, tetanica, batterica ecc.), - Agenti fisici e chimici (es. raggi UV, particelle estranee, sbalzi di temperatura ambientale) possono provocare danni nel DNA trasformando cellule normali in neoplastiche. - Agenti pschici (stress) in grado di attivare la reazione da stress • Da qui l'importanza della difesa immunitaria verso tutti questi agenti patogeni. • Le difese immunitarie sono mediate da numerosi sistemi cellulari: linfociti (T e B), natural killer (LNK), fagociti e cellule presentanti l'antigene (APC), cellule tissutali, ecc organi linfoidi primari: midollo osseo e timo organi linfoidi secondari: milza, linfonodi, tonsille, adenoidi e i MALT (Tessuti Linforeticolari Associati alle Mucose) Le cellule immunitarie sono moltissime e circolano continuamente dal sistema linfatico ai linfonodi (dove avviene l incontro tra i linfociti e gli antigeni) e al sangue, nei due grandi condotti in cui viene raccolta la linfa (dotto toracico e dotto linfatico destro) Negli ultimi 40 anni è cambiato il modello concettuale dell immunologia: da scienza dei vaccini a scienza del SI in salute e in malattia Il SI non è più orientato solo verso l esterno (agenti nocivi) ma anche verso l interno (Io immunologico) L individuazione del Not Self avviene previo riconoscimento del Self (identità precostituita) • La nuova immunologia nasce nel 1974 da N.K. Jerne con uno schema organizzativo e di funzionamento generale del SI inteso come un network. Questa teoria definisce l'insieme delle difese immunitarie: dalle componenti dell'immunità naturale ai meccanismi dell'immunità acquisita, come un'architettura intesa a promuovere, accrescere e mantenere l'identità dell'individuo animale, mediante una strategia di riconoscimento di quanto è proprio (self) e di quanto non è proprio (notself). Poiché il riconoscimento è l'atto elementare dell'attività conoscitiva, Tauber identifica il Self con l'io propriamente inteso. Di qui una duplice inferenza filosofica: la teoria immunologica può definirsi come una vera e propria disciplina filosofica, una sorta di storia naturale dell'io; la relazione profonda della dottrina dell'io immunitario, con la filosofia postmoderna, dai suoi precursori ai filosofi che hanno indagato a lungo sul tema dell'identità o natura "autentica" dell'io (da Husserl a Heidegger). teoria della selezione clonale Come tutte le cellule ematiche, le cellule del sistema immunitario derivano da un precursore comune, che, a livello del midollo osseo, ha il compito di produrre cellule staminali, cioè cellule madri dalle quali poi si evolvono le cellule del sangue. I LB e i LT vengono prodotti nel midollo osseo da qui ↓ I LB migrano in epoca perinatale nelle aree loro destinate degli organi linfoidi secondari mentre i LT migrano nel timo, dove avvengono: a) Selezione negativa → eliminazione dei LT potenzialmente reattivi contro il Self b) Selezione positiva → LT non autoreattivi (vergini) avviati verso le aree loro destinate negli organi linfoidi secondari. Recentemente, è stato dimostrato che anche nel midollo osseo avviene una selezione di LB • I linfociti si compongono di sottopopolazioni distinte, molto diverse nelle loro funzioni e nei loro prodotti proteici, che sono: LINFOCITI B : uniche cellule capaci di produrre anticorpi. Il loro recettore per l antigene è rappresentato da anticorpi fissati alla membrana cellulare. L interazione dell antigene con questi anticorpi di superficie, determina l attivazione dei linfociti B che si trasformano in plasmacellule capaci di produrre e secernere anticorpi e in cellule B della memoria che intervengono nella risposta secondaria cioè nel caso di una seconda stimolazione da parte dello stesso antigene. • LINFOCITI T : come i LB derivano dal midollo osseo ma successivamente migrano nel timo dove avviene la loro maturazione e suddivisione in altre sottopopolazioni : Linfociti T helper e Linfociti T citotossici. • Le funzioni principali dei linfociti T sono quelle di mediare tutte le risposte immuni verso gli antigeni proteici e di servire come cellule effettrici per eliminare i microbi intracellulari. Le cellule T non producono anticorpi e presentano sulla loro superficie una serie di molecole che costituiscono il sistema recettoriale per l antigene, il cosiddetto TCR. • I linfociti T helper e citotossici sono in grado di riconoscere e rispondere solo a peptidi antigenici legati a proteine codificate dai geni del cosiddetto complesso maggiore di istocompatibilità (MHC) ed espresse sulla membrana di cellule accessorie, mentre non reagiscono ad antigeni solubili. • I linfociti T helper una volta attivati producono e secernono citochine che a loro volta agiscono su altre cellule attivandole, mentre i linfociti T citotossici uccidono direttamente la cellula infettata. • Nel 1954, l immunologo Niels Jerne aveva già presentato una teoria nella quale affermava l esistenza di una vasta gamma di linfociti nel corpo prima di qualsiasi infezione. L'ingresso di un antigene nel corpo produce la selezione di un solo tipo di linfociti e quindi stimola la produzione di anticorpi atti a distruggerlo. L immunologo australiano Frank Macfarlane Burnet lavorando su questa teoria è il primo a chiamarla "teoria della selezione clonale". • La Teoria della selezione clonale o Teoria di Burnet spiega come il sistema immunitario reagisce con linfociti T e B specifici per la distruzione degli antigeni nel corpo. • Ogni linfocita porta un solo tipo di recettore con una specificità unica • Per attivare la cellula, il recettore deve essere occupato • Le cellule derivate da un linfocita attivato avranno recettori dello stesso tipo della cellula originale • I linfociti che riconoscono i self vengono eliminati già all inizio dello sviluppo Selezione clonale Ci deve essere un meccanismo per cui ogni linfocita produce un anticorpo con diversa specificità antigenica; I linfociti che riconoscono il self sono eliminati all'inizio dello sviluppo, per cui rimane un repertorio di cloni attivi solo contro possibili antigeni not-self. L'interazione tra l'antigene e il linfocita in grado di produrre l'anticorpo specifico attiva il linfocita stesso; Il linfocita attivato inizia a proliferare e genera tanti linfociti dello stesso clone, con la stessa specificità anticorpale; • Burnet spiega il funzionamento della memoria immunologica come clonazione di due tipi di linfociti: • Cellule B attive: agiscono immediatamente per combattere le infezioni rilasciando anticorpi che durano solo poche ore o giorni. • Cellule memoria: non agiscono immediatamente ma si preservano nell organismo per prevenire eventuali infezioni successive alla prima; queste cellule possono rimanere nell organismo per periodi di tempo molto lunghi, il che si traduce in immunità verso tale antigene. • Nel 1958 Nossal e Lederberg confermano la teoria, dimostrando che una cellula B produce sempre un solo anticorpo. Esistono due tipi di immunità : immunità naturale (o innata) e immunità acquisita (o specifica) • 1. Immunità naturale o innata, già presente alla nascita, prima dell esposizione all antigene, di cui fanno parte: • le barriere di difesa meccaniche come la pelle, la mucosa vaginale (il cui ph impedisce la crescita di batteri), la mucosa bronchiale (caratterizzata da muco e cellule ciliate), la mucosa nasale, e secrezioni come la saliva e le lacrime (contenenti lisozima) • le cellule fagocitiche, ossia in grado di digerire agenti patogeni e corpi estranei (granulociti neutrofili, macrofagi, monociti) • i linfociti NK e il sistema del complemento, che perforano le membrane cellulari degli "aggressori . • fattori solubili, sostanze che agiscono su altre cellule come ad es. le citochine prodotte dai macrofagi tra cui INF a - INF b • il sistema immunitario è presente in tutto l organismo, cominciando dalla pelle, che è la nostra barriera verso l esterno; poi lo troviamo nelle mucose, che rappresenta la nostra barriera verso l interno, e quindi tutto il tubo digerente dalla bocca all ano, nello stomaco, intestino, nell apparato respiratorio (dal naso ai bronchi), nell apparato urogenitale, nell occhio. Le mucose e la pelle contengono un tessuto denominato MALT – Mucosal Associated Lymphoid Tissue, tessuto linfoide associato alle mucose, che rappresenta un unico sistema e questo spiega come un infezione alle vie urinarie possa avere un riscontro a livello polmonare. Una delle mucose estremamente importanti per il nostro organismo è quella intestinale, detta GALT, dove la G stà per Gut, intestino, connessa con il sistema neurovegetativo. • Granulociti neutrofili, costituiscono la frazione più numerosa dei globuli bianchi (45-70%). Sono cellule più piccole dei macrofagi anch'esse in grado di fagocitare e demolire agenti patogeni. Essi sono particolarmente attivi in caso di infiammazioni batteriche dove migrano in maniera massiccia dal sangue ai tessuti interessati (il pus è composto essenzialmente da batteri vivi e morti, frammenti cellulari e granulociti neutrofili morti). Hanno una vita media di 4-8 gg. I granulociti eosinofili e basofili con scarsa o assente attività fagocitaria. • Fagociti mononucleati : grazie alla presenza di enzimi litici al loro interno inglobano l antigene estraneo e lo distruggono. Componenti di tale sistema sono: i Monociti ed i Macrofagi. I monociti non ancora totalmente differenziati sono il primo tipo cellulare a lasciare il midollo e ad entrare nel sangue periferico e una volta insediati nei tessuti, maturano in macrofagi. Questo sistema è particolarmente sviluppato nei linfonodi, nel fegato e nel midollo osseo. Il citoplasma dei macrofagi si avvolge intorno al corpo estraneo inglobandolo in una vescica delimitata dalla membrana citoplasmatica (fagosoma) che poi si unisce ai lisosomi (vescicole contenenti enzimi digestivi attivi) costituendo il fagolisosoma digestivo. • Natural Killer (NK) : contrastano i virus. Sono linfociti di grandi dimensioni dotati di numerosi granuli citoplasmatici contenenti enzimi litici che provocano la lisi osmotica delle cellule bersaglio e la morte per apoptosi, una forma di morte cellulare regolata fisiologicamente, in cui il nucleo va incontro a condensazione e frammentazione, la membrana cellulare mostra fenomeni di vescicolazione e la cellula morta viene rapidamente fagocitata senza che il suo contenuto sia rilasciato all esterno. • Le strategie naturali o innate di difesa umorale, non mediata cioè da cellule specifiche, sono le seguenti: • sistema del complemento • migrazione di leucociti • protezione dalle infezioni tramite interferone • lisi diretta dei batteri • L elemento più importante della difesa umorale aspecifica, è il sistema del complemento costituito da una serie di circa 20 molecole proteiche plasmatiche diverse: C1, C2, C3, C4,C5, C6, C7, C8, C9, C10, C11 più altre di controllo finalizzate alla stessa funzione. Questo sistema viene attivato sia tramite una reazione antigene-anticorpo (via classica), sia direttamente mediante i carboidrati della parete cellulare batterica (via alternativa). Cascata del complemento • Il complemento media funzioni fondamentali dell'infiammazione, tra cui la chemiotassi (richiamo di cellule nel sito di infiammazione), con attivazione di enzimi che clivano proteine, lisi cellulare e reazioni vasomotorie. La vicinanza di Fc delle immunoglobuline (porzione fissa), come negli immunocomplessi, attiva la cascata complementare che termina forando membrana cellulare del patogeno o di una cellula infettata. Gli immuno-complessi generalmente innescano la via classica della cascata complementare. • In caso di infiammazione vengono liberati dei mediatori (citochine) che richiamano i leucociti nei tessuti. L'attrazione di cellule autologhe tramite messaggeri chimici prende il nome di chemiotassi. In caso di infezione virale le cellule infettate e le cellule connettivali per proteggere le cellule non ancora contagiate liberano interferone una molecola di segnalazione . Questo abbassa drasticamente, anche se solo temporaneamente, la neosintesi di proteine, proprie o estranee all'organismo, all'interno delle cellule, rallentando la proliferazione dei virus. • L immunità innata è immediata (0-96 h), altamente efficiente e non ha memoria immunologica. • Le macromolecole del SI con azione non specifica presenti nel sangue, costituiscono il sistema evolutivo di difesa più antico e rappresenta un prerequisito necessario per i meccanismi di difesa specifici. Il lisozima, un enzima presente anche nella saliva, attacca direttamente la parete cellulare di alcuni batteri costituita da carboidrati, a meno che questa sia protetta da una capsula glicoproteica, prima che essi penetrino nel corpo. 2. Immunità acquisita o specifica, sistema più complesso più efficace del precedente. Costituito da una serie di cellule e di molecole che hanno la capacità di riconoscere uno specifico agente patogeno e di creare una risposta che si amplifica e di cui resta memoria nell organismo (memoria immunologica). In questo modo, un secondo contatto con l invasore (antigene), attiva una risposta immunitaria più rapida e amplificata e quindi più efficace. Di questa immunità fanno parte i linfociti T e B. • I linfociti rappresentano i nostri veri occhi interni che riconoscono gli antigeni e sorvegliano l ambiente interno. La necessità della presentazione degli antigeni si spiega in buona parte tramite i meccanismi di protezione escogitati dai microrganismi, che hanno appunto lo scopo di impedire il loro riconoscimento da parte dei linfociti. Se una cellula che presenta antigeni assume l'agente patogeno e lo digerisce parzialmente all'interno dei suoi fagolisosomi, la possibilità di esporre in superficie l'antigene stesso è maggiore. • Alcuni grossi antigeni interagiscono direttamente con linfociti B per essi specifici promovendone la proliferazione e la differenziazione in plasmacellule. Ciò costituisce un'eccezione in quanto normalmente i linfociti B e soprattutto i linfociti T si attivano se l'antigene viene presentato da una cellula accessoria (principalmente un macrofago ma anche linfociti B e cellule epiteliali o endoteliali); l antigene viene parzialmente digerito dalla cellula presentante (APC) che lo monta su un determinato sito della propria membrana cellulare. • L immunità acquisita agisce in senso specifico, ossia per ogni tipo di stimolo viene innescata una risposta che vale per quello stimolo e non per altri, efficiente ed economica in quanto evita le risposte non necessarie. Ha memoria immunologica e i tempi di risposta sono relativamente lunghi (da 96 h in poi). L immunità specifica può essere di due tipi : • umorale (mediata da anticorpi). Le cellule responsabili dell immunità umorale sono i linfociti B. Tale immunità può essere trasferita in soggetti non immunizzati (vergini) mediante plasma o siero • cellulo-mediata (mediata dai linfociti T). Tale immunità può essere trasferita in individui vergini mediante linfociti T prelevati da un individuo immunizzato. • Sono indispensabili entrambe le immunità specifiche perché, mentre l immunità umorale costituisce un meccanismo di difesa nei confronti di microbi extracellulari e delle loro tossine, dal momento che gli anticorpi possono legarsi a tali agenti ed eliminarli, l immunità cellulo-mediata è indispensabile per la difesa contro microrganismi intracellulari, come virus e batteri, che proliferano all interno delle cellule dell ospite e quindi risultano essere inaccessibili agli anticorpi, ma accessibili ai linfociti T specifici che determinano la loro Recentemente sono stati scoperti: Tra i LB, la sottoclasse dei LB1, che resta nelle pleure e nel peritoneo, come prima difesa delle mucose Tra i LT, la sottoclasse dei LT regolatori (CD25), cruciali nel controllo della risposta immunitaria Tra i linfociti cosiddetti non convenzionali, i LNKT, presenti soprattutto nel fegato, intermedi tra NK e LT ↓ La loro attività sembra essere legata allo sviluppo di alcune malattie autoimmuni • Per l interazione antigene-anticorpo la metafora della chiave-serratura. Di fronte all agente da riconoscere, che funziona da serratura, il sistema immunitario costruisce a caso un elevato numero di chiavi differenti tra cui ci sarà quella giusta. Tali chiavi sono gli anticorpi naturali che rappresentano il bagaglio cognitivo del sistema immunitario ed i principali fautori della resistenza naturale di specie o di razza verso particolari agenti estranei. • L unione tra un antigene ed il corrispondente anticorpo porta alla formazione di un immunocomplesso. essa è altamente specifica e regolata da forze di tipo chimico-fisico (legami di natura non covalente) che agiscono tra i determinanti dell antigene e dell anticorpo. La formazione degli immunocomplessi determina: 1. NEUTRALIZZAZIONE (virus, tossine batteriche) 2. AGGLUTINAZIONE (antigeni cellulari) 3. PRECIPITAZIONE (antigeni solubili) con conseguente FAGOCITOSI CARATTERISTICHE PRINCIPALI DELLE RISPOSTE IMMUNI • SPECIFICITA : ogni linfocita presenta, sulla sua superficie, un recettore che riconosce un solo epitopo o determinante dell antigene (la porzione, proteica o polisaccaridica, dell antigene riconosciuta dall anticorpo) • DIVERSITA : ogni individuo possiede un "repertorio linfocitario" costituito da un numero molto elevato di linfociti per discriminare almeno 10^9 diversi determinanti antigenici. • MEMORIA : il sistema immunitario risponde ad un particolare antigene estraneo in maniera più efficace quando è già entrato in contatto con tale antigene una prima volta. Le risposte immunitarie secondarie sono più rapide e più intense. • AUTOLIMITAZIONE : tutte le risposte immunitarie normali si esauriscono col tempo dopo l eliminazione del patogeno. • DISCRIMINAZIONE del self dal not-self : le cellule del sistema immunitario sono capaci di riconoscere, rispondere ed eliminare antigeni estranei (not-self) senza reagire contro i componenti antigenici del proprio stesso organismo (antigeni autologhi o self). • Quest ultimo fenomeno prende il nome di "tolleranza". Anomalie nell induzione o nel mantenimento della tolleranza verso il self portano alla generazione di risposte immuni verso gli antigeni autologhi provocando malattie "autoimmuni" • Per risposta primaria si intende la produzione di anticorpi che fa seguito all'introduzione di un antigene che viene per la prima volta a contatto con l'organismo ospite. Questo tipo di risposta è caratterizzato da un particolare andamento nel tempo della concentrazione di anticorpi: dopo un periodo di latenza di qualche giorno compaiono in circolo anticorpi specifici, che aumentano in modo esponenziale fino a raggiungere la massima concentrazione, che si mantiene tale per un certo tempo per poi decrescere rapidamente. • Gli anticorpi prodotti sono inizialmente della classe IgM al cui rapido decrescere fa seguito il parallelo incremento della classe delle IgG. Quando lo stesso antigene viene nuovamente a contatto con l'organismo ospite si ha la risposta secondaria, in cui gli anticorpi prevalenti sono della classe IgG e si evidenzia un andamento nel tempo della concentrazione anticorpale caratterizzato da un breve periodo di latenza, seguito da un notevole aumento della concentrazione delle IgG e da una fase di plateau che persiste a lungo (anni). • Le immunoglobuline sono gli "organi di senso" del sistema immunitario, essendo in grado di distinguere e identificare le sostanze proprie dell'organismo e quelle estranee a esso. Esse sono localizzate come recettori sulla superficie dei linfociti B oppure sono secrete come anticorpi nel plasma sanguigno. Il sistema HLA • Il Sistema HLA (Human Leucocyte Antigens), è composto da molecole che si trovano sulla superficie cellulare e si comportano come antigeni gruppo-ematici e tessutali; venute a contatto con il sistema immunitario di un individuo diverso, sono riconosciute come estranee e suscitano una risposta immune. I geni che codificano la sintesi dei prodotti HLA costituiscono il complesso maggiore di istocompatibilità (MHC) e sono localizzati, in ogni individuo, sul braccio corto del cromosoma 6. Essi sono stati suddivisi in due classi principali: la I che contiene 3 loci (A, B, C) e la II o HLA-D (che comprende i geni DP, DQ, DR). • I prodotti "tipici" del complesso MHC legano frammenti di antigeni ad una loro porzione molecolare rendendoli visibili ai recettori dei linfociti T. I geni MCH II per le molecole della classe II (HLA-D), sono divisi in tre famiglie (DP, DQ e DR), ognuna codificante per entrambe le catene α e β, che vanno a formare il dimero. I geni dell'MHC sono polimorfici e questo polimorfismo è di grande rilevanza nel definire qualità e quantità della risposta immunitaria di un individuo. È un fatto noto che organismi diversi si comportano in maniera diversa di fronte ad agenti esterni. • La definizione univoca degli alleli di ogni singolo locus è stata affrontata a partire dal 1967 ad opera di un comitato del WHO. • L'operazione di definizione dei differenti alleli che caratterizzano un individuo prende il nome di determinazione dell aplotipo o anche, nell'uomo, di tipizzazione HLA. • Tutte le cellule nucleate dell'organismo possiedono in membrana molecole HLA di Classe I, formate da un polipeptide transmembrana di 44.000 dalton, codificato dall'MHC, associato alla β2-microglobulina, una molecola invariante di 15.000 dalton codificata dal cromosoma 15. • La distribuzione ubiquitaria degli antigeni di classe I, ne fa presumere l'importanza quali marker di riconoscimento tra ciò che l'organismo riconosce come appartenente a sé stesso (self) e ciò che è estraneo (not-self) e come mezzo per individuare modificazioni cellulari indotte da infezioni virali, attivando all'occorrenza il linfociti T citotossici. • Le poche cellule che presentano molecole HLA di classe II : macrofagi, linfociti B e T helper, monociti, cellule epiteliali e spermatozoi, sono tutte in grado di effettuare la presentazione dell'antigene (APC, antigen presenting cell). Deputate all'innesco della risposta immunitaria, esse partecipano al riconoscimento del not-self attivando i linfociti T helper e il processo di cooperazione tra linfociti B e T. La loro espressione viene modulata dalla presenza o meno di alcune interleuchine e/o interferoni. • Le molecole di Classe II sono proteine di membrana eterodimeriche, formate cioè da una catena α (che varia fra i 33.000 e i 34.000 dalton), e da una catena β (fra i 28.000 e i 29.000 dalton). • Gluten sensitivity is strongly heritable, with about 40% of the genetic load coming from MHC class II association. In white populations, more than 90% of patients with coeliac disease carry the HLA DQ2.5 variant (DQA1*05-DQB1*02) and most other patients carry HLA-DQ8 (DQA1*03-DQB1*0302). A few patients with coeliac disease do not belong in either of these groups but carry just one chain of the DQ2 heterodimer, either DQA1*05 (DQ7) or DQB1*02 (DQ2.2), but not both. Of the two heterodimers, DQA1*05 on its own confers a low predisposition to coeliac disease. HLA genetic testing is therefore another useful tool to aid diagnosis, particularly as, unlike other serological tests, this test is not dependent on an immunological trigger. However, the HLA DQ genotype can be used only as a test of exclusion, as the risk genotype DQ2 is common in white and Asian populations, and many carriers will never develop gluten sensitivity. • We have noted an unusually high frequency of deviation from the MHC class II pattern typical for coeliac disease in patients with neurological disease due to gluten sensitivity. DQ8 was substantially more common in patients in the Sheffield neurology cohort who had no enteropathy (17% [46 of 270]) compared with patients with coeliac disease presenting to gastroenterologists (<6% [60 of 1008]). Together with the finding of more variability in T-cell epitope specificity in patients carrying DQ8 compared with patients carrying DQ2, this observation suggests that there are differences in disease aetiology between patients whose primary manifestation occurs in the CNS and those whose primary manifestation affects the gastrointestinal tract. • Sia le molecole di classe I che quelle di classe II fungono da bersaglio per i linfociti T. Affinché un antigene venga legato su una molecola di membrana MHC deve essere processato. Ammettiamo che l'APC sia un macrofago, quest'ultimo fagocita il corpo estraneo e lo processa, al termine l'antigene (porzione proteica) si legherà ad una molecola MHC classe I o II. Più precisamente se la processazione avrà una fase citosolica (comune per proteine di derivazione virale) l'Ag si legherà ad MHC I attivando un tipo di linfociti chiamati "citotossici" o "CD8+". • I linfociti citotossici sono effettori diretti delle risposta immunitaria specifica cellulo-mediata, determinando la lisi delle cellule che li hanno attivati. Se invece la processazione avviene esclusivamente in vescicole endosomiali (tipico per proteine di derivazione batterica), L'Ag si legherà ad una molecola MHC II con conseguente attivazione dei linfociti "helper" o "CD4+". Questi svolgono la propria attività producendo citochine che contribuiranno all'attivazione di linfociti B (linea Th2) o all'attività citotossica dei linf TCD8+(lineaTh1). • I linfociti B costituiscono il ramo "umorale " della risposta immunologica specifica. • Gli antigeni di III classe, rappresentati dalle frazioni complementari C2, C4 e dal Bf, sono i determinanti sierici . NB: alcune malattie reumatiche presentano una associazione con particolari fenotipi HLA. Oltre il 90% dei malati di spondilite anchilosante presentano un fenotipo HLA di I classe B27. Nei soggetti con artrite reumatoide prevale il fenotipo HLA di II classe DR4. • Il sistema HLA (MHC-I) è alla base del rigetto dei trapianti: se il tessuto trapiantato in un soggetto non è HLA-compatibile (ossia le cellule che lo compongono non hanno gli stessi antigeni HLA del ricevente), il trapianto viene riconosciuto come estraneo e rigettato. Per questo motivo, prima di eseguire un trapianto, è necessario accertare che donatore e ricevente siano HLA-compatibili (tipizzazione tissutale). Oltre che nel campo del trapianto di organi e tessuti, le molecole del sistema HLA rivestono un importanza fondamentale nei meccanismi di riconoscimento immunologico di tutte le sostanze estranee che vengono in contatto con l organismo. CD4 CD8 Come fa l organismo ad accorgersi che siamo stati invasi da un agente infettivo? Il sistema immunitario può essere considerato un organo di senso → intercetta stimoli non cognitivi esterni e interni e li neutralizza E quindi paragonabile al sistema nervoso → intercetta stimoli cognitivi I due sistemi comunicano in senso bidirezionale: SN→SI: il cervello monitorizza continuamente l attività del SI, oltre ad innervare tutti gli organi linfoidi → giunzioni neuro-immunitarie sistema immunitario come organo di senso • il SI come un sofisticato organo di senso, rivolto verso l interno, effettua un monitoraggio e pattugliamento, alla ricerca di situazioni e sostanze dannose. • I cinque organi di senso ci avvisano quando si creano situazioni pericolose e la percezione interna è volta a scoprire batteri, virus e tossine ed altre sostanze dannose per ogni particolare area dell organismo. • È interessante notare che la struttura del sistema immunitario ricalca quella del sistema nervoso. • Questo particolare senso interno è modulato dallo stato generale, dal sistema endocrino, da quello neurologico e da tutti gli altri sensi. In conclusione, la ricognizione di stimoli non cognitivi esterni e interni da parte del SI viene convertita in messaggi il cui linguaggio è costituito da neurotrasmettitori ormoni, e citochine, che arrivano al sistema neuroendocrino • E ormai certo che il SI sia il terzo grande sistema, network, insieme al SN e a quello endocrino, di regolazione generale dell organismo, specializzato nell organizzazione delle sue difese sia interne che esterne. Lo scienziato danese Niels Kaj Jerne riceve il Nobel 1984 per la medicina in virtù della sua teoria sul network immunitario . Egli mise in risalto le straordinarie analogie tra sistema immunitario e nervoso. Le cellule di entrambi i sistemi sono infatti in grado di ricevere e trasmettere segnali sia di natura eccitatoria che inibitoria, rispondendo in maniera adeguata a una enorme varietà di segnali. SN ↔ SI : linfociti, macrofagi e altre cellule immunitarie presentano recettori per i principali neurotrasmettitori e neuropeptidi, oltre a secernere neurormoni e sostanze attive sul sistema nervoso linfocita = cellula neuroendocrina In questo senso,si può dire che la risposta all antigene è fortemente condizionata dal SN e dal SE e che la sua attività dipende dall ambiente neuroendocrino in cui avviene la risposta immunitaria La comunicazione nel SI Il buon funzionamento del SI dipende da un efficace comunicazione tra le numerose cellule di cui si compone I messaggeri del SI sono: a) CHEMIOCHINE → proteine che guidano la migrazione delle cellule immunitarie laddove servono b) CITOCHINE → ampia famiglia di glicoproteine che, sotto stimolo, vengono rilasciate transitoriamente nei tessuti e in circolo. Sono rigorosamente regolate da vari fattori, spesso dalle citochine stesse, e sono in grado di portare il loro messaggio in luoghi anche molto lontani Alcune cellule del SN (astrociti e microglia) e della corteccia surrenale producono citochine • Le chemiochine sono una superfamiglia di proteine a basso peso molecolare (6-14 kD) con funzione chemiotattica attive nel richiamo di varie popolazioni cellulari che partecipano alla risposta immune, quali granulociti neutrofili ed eosinofili, monociti e linfociti. Le cellule della flogosi possono essere richiamate in loco da molte molecole (componenti del complemento, formil-peptidi, LTB4, M-CSF e TNF-α), e infine dalle chemiochine. Esse infatti determinano la diapedesi, ovvero la capacità dei leucociti di abbandonare il torrente circolatorio per accumularsi nelle sedi di flogosi, fenomeno noto fin dalla fine del secolo scorso. • Una delle principali attività delle chemochine è rappresentata dal richiamo delle cellule immuno-competenti a livello degli organi linfoidi, un ruolo di fondamentale importanza nello sviluppo della risposta immune. • I progenitori comuni linfoidi lasciano il midollo osseo e circolano per raggiungere gli organi linfoidi primari guidati da chemochine, specie di tipo CXC. Le citochine comprendono vari sottogruppi: • Interleuchine (IL da 1 in avanti) • Interferoni (IFN - α, β e γ) • Fattori di crescita (CSF) • Fattore di necrosi tumorale (TNF - α e β) • Fattore di crescita trasformante (TGF - β ) Ogni sottogruppo svolge importanti funzioni biologiche: • segnalatori generali dell infiammazione (IL-1, TNF, IL-6) • azione infiammatoria (IL-1) • azione antivirale e antitumorale (IL-12 e IFN-γ) Fungono da linguaggio tra cellule del sistema immunitario; la loro azione è il risultato di un bilanciamento tra attivazione e inibizione, con fattori che possono intervenire per interrompere eventuali effetti tossici sull organismo I circuiti Th1/Th2 Nella cornice dell autoregolazione del SI, sono state segnalate due sottoclassi di L-T helper: Th1 e Th2, coinvolti in due modi diversi nell attivare la risposta immunitaria e nel produrre le diverse citochine. I Th1 mettono in moto una risposta cellulo-mediata (attivando i LT citotossici), sostenuta dalla produzione di IL-2, IL-12 e INF-γ e con effetto protettivo nei confronti delle infezioni virali. I Th2 mettono in moto una risposta umorale (attivando i LB), sostenuta dalla produzione di IL-4 e IL-3 e con effetto protettivo nei confronti delle infezioni batteriche La differenziazione dei LT helper in Th1 o Th2 è fortemente influenzata da fattori genetici e ambientali (per es. il tipo di nutrizione e le differenze sessuali). Pertanto, in ogni individuo può verificarsi un eccessiva polarizzazione su un tipo di risposta piuttosto che sull altra Cruciale è l equilibrio tra la specificità della risposta immunitaria e la capacità di non eccedere, pena l instaurarsi di un danno Sono state infatti evidenziate correlazioni tra: ♣una maggiore polarizzazione sulla risposta di tipo Th-1 e una maggiore predisposizione alle malattie autoimmuni, per un indebolimento del controllo dei LT autoreattivi ♣una maggiore polarizzazione sulla risposta Th2 (che produce un eccesso di risposta anticorpale, soprattutto contro gli allergeni) e una maggiore predisposizione alle allergie e al LES (malattia autoimmune da immunocomplessi) Ciò accade perché i due circuiti si condizionano a vicenda, funzionando come polarità opposte di uno stesso processo I meccanismi dell autoregolazione sono stati parzialmente identificati in due particolari popolazioni di LT regolatori : una permanente e prodotta dal timo (CD25), l altra, indotta dalle citochine IL-10 e TGF-β solo se c è necessità (ribattezzata Th3) il sistema immunitario non reagisce agli antigeni con cui ha un contatto in fase intrauterina e nelle prime settimane di vita. Gli antigeni, se già presenti nell'organismo, vengono riconosciuti come propri e tollerati. Tolleranza immunitaria indica uno stato fisiologico nel quale il SI non reagisce distruttivamente verso il Self né verso il Not Self La costruzione della tolleranza immunitaria è un lungo processo che inizia nella vita intrauterina, ma la sua fase cruciale avviene nell infanzia soprattutto nel MALT, con i suoi due principali reparti: il naso-faringeo (NALT) e l intestinale (GALT), dove il contatto con gli antigeni contenuti nell aria e nel cibo è costante. Data la stretta comunicazione tra Nalt e Galt, la risposta immunitaria si diffonde da un reparto all altro e al resto dell organismo, attraverso sangue e linfa I circuiti che uniscono i MALT possono essere usati anche in senso patologico e veicolare agenti nocivi nei due reparti produzione di ormoni da parte del sistema immunitario E documentata l ubiquitarietà di ormoni tradizionalmente ritenuti peculiari di un asse. Fondamentale, a riguardo, è la dimostrazione che il linfocita (cellula immunitaria) può produrre CRH (Corticotropin releasing Hormon) e ACTH (ormone corticotropo) e, tramite i propri messaggeri (ad esempio la citochina interleuchina-1), influenzare direttamente il CRH ipotalamico (schema reazione di stress). • Pertanto, gli assi neuroendocrini non sono solo autostrade parallele che uniscono cervelloipofisi-ghiandole endocrine-tessuti bersaglio ma, tramite scorciatoie e collegamenti laterali (definiti feedsideward ), formano un vero e proprio network endocrino a sua volta strettamente connesso con i networks nervoso e immunitario; da cui la nascita e l'importanza della psiconeuroendocrinoimmunologia. Tutto ciò da un lato configura una realtà più complessa riguardo il quadro patologico, dall altro amplia le possibilità terapeutiche accrescendo i punti di attacco alle varie patologie. • immunogenetica • LE SCIENZE 17/07/2009 Su Science Express L'interruttore della fabbrica degli anticorpi, Secondo Mitchell Kronenberg, direttore scientifico del La Jolla Institute for Allergy and Immunology, uno specifico gene: Il BCL6 fungerebbe da interruttore molecolare per la produzione di anticorpi da parte delle cellule B. Si pensava che fossero i CD4 helper di tipo 2 (TH-2), a innescare il processo anticorpale, in realtà questo compito toccherebbe a una quinta varietà di cellule T-helper CD4, chiamata TFH. Attivando Il gene BCL6 si ottengono molte più cellule di questo tipo, in grado a loro volta di comunicare alle cellule B di produrre anticorpi. Silenziando sperimentalmente il BCL6, si interrompe la produzione di anticorpi con possibili ripercussioni sulle malattie autoimmuni.