Arte contemporanea

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21/12/2015 |
Arte contemporanea
Il concetto di arte contemporanea, utilizzato fino alla metà del XX sec. per designare di volta in volta periodi
di pochi anni, generalmente collegati a una precisa corrente stilistica, venne in seguito applicato all'arte
successiva al 1960, a tracciare una fondamentale delimitazione nei confronti dell'arte moderna. Allo stesso
tempo questo tipo di arte, inizialmente rivolta a una piccola cerchia elitaria, suscitò l'interesse di un pubblico
di massa. Con l'avvento del postmodernismo, instauratosi verso il 1980, l'idea di progresso si esaurì anche
nell'arte. Da allora gli stili, i contenuti, le tecniche e i media più disparati sono coesistiti privi di gerarchie. Al
contempo i confini in campo artistico sono diventati più permeabili, sia nei confronti del cinema, che del
design, della moda, del teatro o della quotidianità.
Anche il panorama artistico sviz. è mutato negli ultimi decenni del XX sec. Se fino agli anni 1970-80 la vita
culturale era stata segnata dal tradizionalismo, la parte della produzione artistica orientata alla
contemporaneità è in seguito fortemente cresciuta e ha ottenuto consensi sul piano sociale. Accanto ai centri,
sono sorti anche in località periferiche spazi espositivi per l'arte attuale. Negli ist. di storia dell'arte delle Univ.
i corsi dedicati all'arte contemporanea hanno marcatamente guadagnato importanza e nelle scuole univ.
professionali d'arte vengono formati annualmente centinaia di giovani artisti creativi. Nel frattempo l'arte
cotemporanea ha preso piede anche nei programmi delle mostre di affermati musei della Svizzera.
La Politica culturale dei com., dei cant. e della Conf. ha seguito questa evoluzione accelerata. La maggior
parte degli attori ha elevato il budget destinato alla cultura e sviluppato nuovi strumenti a sostegno della
creazione artistica contemporanea. A livello fed. la promozione culturale, rifiutata ancora nel 1994 in
votazione popolare, nel 2009, sulla base dell'art. sulla cultura della Costituzione fed. del 1999 (art. 69), è
divenuta oggetto di una legge, che ha tuttavia mantenuto la struttura federalista dei sostegni alla cultura e la
loro organizzazione sussidiaria. Una crescente integrazione nella rete intern., per esempio attraverso borse di
studio per atelier, come pure l'intenso scambio di informazioni attraverso sia vie tradizionali che nuovi media,
assicurano all'arte sviz. l'apertura sul mondo.
Gli sconvolgimenti sociali a cavallo del 1970 lasciarono le loro tracce anche nella produzione artistica sviz. Se
gli anni del dopoguerra erano stati ancora caratterizzati dalle tendenze stilistiche dominanti a livello intern.
del tachisme e dell'espressionismo astratto (Pittura), una generazione più giovane di artisti, cominciò allora
sotto l'influsso del Nouveau Réalisme, del Gruppo Zero e del movimento Fluxus, a ribellarsi al modernismo
consolidato. Espressione di questa rivolta furono ad esempio le Méta-matics di Jean Tinguely, macchine che
realizzavano dipinti tachisti inserendovi una moneta. Tinguely fu pure uno dei primi artisti sviz. a imporsi sulla
scena artistica statunitense. Si mostrò invece più convenzionale l'opera di Bernhard Luginbühl, accanto a
Tinguely il più importante scultore in ferro in Svizzera (Scultura).
La pop art, sviluppatasi negli Stati Uniti, ha trovato in Svizzera solo isolati seguaci, tra cui Franz Gertsch e
Peter Stämpfli. Più marcato è stato il confronto con l'arte concettuale intern., veicolata dalle mostre curate da
Harald Szeemann alla Kunsthalle di Berna nel 1969 (Quando le attitudini diventano forma) e da JeanChristophe Ammann al Kunstmuseum di Lucerna nel 1970 (Visualisierte Denkprozesse). Approcci concettuali
si riscontrano per esempio nella pittura analitica di Rémy Zaugg e Aldo Walker. Artisti quali Markus Raetz o
Hugo Suter si concentrano su processi della percezione, anche se di stampo ludico. Interrogativi intrinsechi
all'arte hanno altresì occupato Niele Toroni e Olivier Mosset, che nel 1967 insieme agli artisti franc. Daniel
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Buren e Michel Parmentier hanno costituito il sodalizio BMPT (dalle iniziali dei rispettivi cognomi). È invece
contraddistinto da un gesto di anti-arte l'opera di Ben Vautier, dal 1962 al 1970 tra i rappresentanti di primo
piano del movimento Fluxus.
John Armleder e Urs Lüthi, con le loro opere caratterizzate da gioco, ironia e un repertorio di forme in continuo
mutamento, incarnano il tipico artista postmoderno. Fondata da Armleder a Ginvra, la galleria Ecart (1973-80)
ebbe quale uno dei primi spazi espositivi indipendenti (off-spaces) un ruolo pionieristico. Tra gli altri
paradigmi dell'arte degli anni 1980-90 troviamo la pittura dei cosiddetti Nuovi selvaggi, come Martin Disler e
Miriam Cahn, come pure l'arte oggettuale di Ian Anüll, Carmen Perrin e Beat Zoderer. Prediligendo la tecnica
del Disegno, Silvia Bächli continua un'importante linea dell'arte sviz., che era stata plasmata tra gli altri da
Markus Raetz e André Thomkins.
Nello stesso periodo si formò, dapprima nella Svizzera franc. - animata dall'offerta formativa proposta dalle
locali scuole superiori d'arti visive - una vivace scena videoartistica (Video), di cui facevano parte Gérald
Minkoff, Muriel Olesen, Chérif e Silvie Defraoui o René Bauermeister. Anche Basilea divenne un centro della
videoarte, con Muda Mathis e Pipilotti Rist. Quest'ultima, annoverata fra gli artisti creativi contemporanei di
maggior successo a livello intern., illustra esemplarmente con i suoi video e le sue installazioni l'attitudine di
una generazione che sa coniugare leggerezza e significato nascosto.
Agli antipodi dell'arte elettronica, la performance art, con il suo insistere sull'autenticità e sull'unicità,
conobbe uno sviluppo negli anni 1980-90. Quali catalizzatori funsero le classi di performace di Gerhard
Lischka alla scuola d'arte e media design F+F a Zurigo e di Norbert Klassen alla scuola univ. professionale di
musica e teatro a Berna. Tali approcci si contraddistinguono per la loro prossimità alle discipline affini della
musica, della danza e del teatro; inoltre sono vistosamente numerose le comunità di produzione (Monika
Günther / Ruedi Schill, Muda Mathis & Sus Zwick, Jörg Köppl / Peter Začek). Spiccano poi le performance
individuali di Yan Duyvendak, Heinrich Lüber e Chantal Michel.
Dieter Roth e Roman Signer occupano posizioni singolari. Con la sua produzione che oltrepassa i limiti fra i
generi e ricorre a ogni sorta di mezzo, Roth testimonia di una gioia sfrenata nella sperimentazione, mentre le
azioni di Signer attirano l'attenzione nel decorso di un evento, sulla processualità nella scultura. A lungo
considerato come un "artista per artisti" ("artists' artist"), Signer è stato riconosciuto solo tardivamente sul
piano intern., a differenza del duo Fischli/Weiss che, entrato in scena negli anni 1980-90, fece rapidamente
carriera a livello intern. e divenne, con il suo modo di lavorare collaborativo, un modello per diverse comunità
di produzione sviz., come chiarenza & hauser & co, Gerda Steiner / Jörg Lenzlinger e Lutz & Guggisberg.
La Fotografia e il video dominano dall'inizio del XXI sec. le creazioni contemporanee. Se Teresa Hubbard e
Alexander Birchler pongono in primo piano il lavoro di messa in scena, Beat Streuli si concentra su gruppi di
figure nello spazio urbano fotografati mediante teleobiettivo. L'innovativa libertà d'azione e la manipolabilità
tecnica dei media digitali sono utilizzati da artisti quali Annelies Strba, Yves Netzhammer o Monica Studer /
Christoph van den Berg. In linea di principio oggi gli artisti creativi non si limitano a un particolare mezzo, ma
utilizzano procedure e tecniche in funzione dei loro obiettivi artistici. Al contempo si riscontra anche una
rafforzata attenzione verso tematiche sociali.
Urs Fischer, Ugo Rondinone, Christoph Büchel e Thomas Hirschhorn appartengono a un mondo artistico
globalmente connesso, le cui opere circolano nelle biennali e nei musei in tutto il mondo. Le loro installazioni,
spesso architettate con grandi gesti, richiamano ripetutamente la storia dell'arte. Mentre Fischer e Rondinone
tematizzano stati d'animo piuttosto individuali, i lavori di Büchel e Hirschhorn risultano nettamente più
politici. Soprattutto i lavori di quest'ultimo hanno suscitato ripetute controversie, in particolare la sua mostra
critica Swiss-Swiss-Democracy al Centro culturale sviz. a Parigi nel 2004, in conseguenza della quale il
parlamento tagliò di un milione di frs. il budget annuale destinato alla Fondazione Pro Helvetia. Si presenta
sulla scena artistica in maniera considerevolmente più pacata Ursula Biemann con i suoi video-saggi,
incentrati sulla mobilità del mondo globalizzato.
URL: http://www.hls-dhs-dss.chI11189.php
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Bibliografia
– AH, 12
– S. Omlin Kunst aus der Schweiz, 2002
– AA. VV. Das Kunstschaffen in der Schweiz 1848-2006, 2006
– P. Ursprung Die Kunst der Gegenwart, 20122
Autrice/Autore: Edith Krebs / vwy
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