N ISSN 2038-2553 Anno 32 - 2013 • Volume 31, n. 2 OTIZIARIO ALLERGOLOGIC Intelligenza artificiale e diagnostica molecolare delle allergie Il Toll-like receptor 4 Il microarray nella diagnosi allergologica La diagnostica molecolare in rapporto all’immunoterapia specifica Premio Falagiani Anno 32, 2013 - Volume 31, n. 2 direttore responsabile Gianni Mistrello redazione Fabrizio Ottoboni progetto grafico Maura Fattorini Stampato da: Àncora Arti Grafiche via Benigno Crespi, 30 - 20159 Milano amministrazione e pubblicità Lofarma S.p.A. Viale Cassala 40, 20143 - Milano tel. +39 02 581981 fax +39 02 8322512 e-mail: [email protected] www.lofarma.it www.lofarma.com Registrazione Tribunale di Milano n. 306 dell’ 1.8.1980 Pubblicazione Quadrimestrale Il Notiziario Allergologico è on-line su www.lofarma.it In copertina: Bufo bufo, (Linneo, 1758) Nella fotografia scattata pochi giorni fa sull’Appennino parmense a 900 m d’altezza c’è un Bufo bufo, il più grosso rospo europeo, lungo anche 20 cm, ben adattato alla vita terrestre e che si nutre di insetti, lumache, vermi etc. La curiosità risiede nelle proprietà farmacologiche del liquido che libera da due ghiandole sul collo: 15 molecole bioattive. Due in particolare sono ben note, la bufotalina con azione simile alla digitale, e la bufotenina, simile alla serotonina, con proprietà allucinogene equiparabili all’LSD. Questo spiega l’ampio uso dei rospi nelle pozioni magiche di fattucchiere e maghi e nella favola dei fratelli Grimm. Fotografia di Daniela Ottoboni sommario Notiziario Allergologico, Anno 32 - 2013 - Volume 31, n. 2 editoriale Il filo conduttore: William James 50 Fabrizio Ottoboni aggiornamenti Intelligenza artificiale e diagnostica molecolare delle allergie 51 Giovanni Melioli, Giovanni Passalacqua, Enrico Compalati, Giorgio Walter Canonica, con la collaborazione di Clive Spenser, Giorgio Reggiardo, Nicola Baron, Eliana Rocco Il microarray nella diagnosi allergologica 65 Riccardo Asero La diagnostica molecolare in rapporto all’immunoterapia specifica 75 Giovanni Passalacqua Il Toll-like receptor 4 81 Fabrizio Ottoboni recensioni Fabrizio Ottoboni Unghie acriliche: un buon motivo per non mangiar molluschi 84 Rolland JM, Varese N, Zubrinich CM, O’Hehir RE. I microRNA dalla mamma al figlio: una rivoluzione genetica 85 Kosaka N, Izumi H, Sekine K, Ochiya T. SCIT e malattie autoimmuni: un falso problema 86 Linneberg A, Jacobsen RK, Jespersen L, Abildstrøm SZ. Il segreto di Walt Disney 87 Ingram WM, Goodrich LM, Robey EA, and Eisen MB. Th17 e sale da cucina, un problema sottovalutato 88 Kleinewietfeld M, Manzel A, Titze J, Kvakan H, Yosef N, Linker RA, Muller DN, Hafler DA. Wu C, Yosef N, Thalhamer T, Zhu C, Xiao S, Kishi Y, Regev A, Kuchroo VK. Leavy O. E’ l’Api g5 responsabile della “mugwort-celery-fennel-syndrome”? 90 Borghesan F, Mistrello G, Amato S, Giuffrida MG, Villalta D, Asero R. lofarma news Gianni Mistrello Premio Paolo Falagiani Correlazione tra la riduzione precoce dell’IL-4 allergene-indotta e l’efficacia a lungo termine della terapia iposensibilizzante con LAIS® per acari 92 Cristina Quecchia calendario congressi Ottobre 2013 - Marzo 2014 Redazione 96 editoriale Il filo conduttore: William James Fabrizio Ottoboni “L a metafisica ha abitualmente condotto un tipo molto primitivo di ricerca. Voi sapete quanto gli uomini abbiano sempre bramato il possesso delle arti magiche, e sapete anche quale parte hanno sempre avuto nella magia le parole. Se conosci il suo nome o la formula incantatoria che lo lega, puoi controllare uno spirito, un genio, un ginn o qualsiasi altra potenza. Salomone conosceva i nomi di tutti gli spiriti, e possedendo i loro nomi, li teneva soggiogati al suo volere. Così l’universo è sempre apparso alle menti primitive come una specie di enigma, la cui chiave deve essere vista nella forma di qualche parola o nome illuminante o apportatore di potere. Quella parola nomina il principio dell’universo, e possederla è, in qualche modo, possedere l’universo stesso. <Dio>, <Materia>, < Ragione>, <Assoluto>, <Energia>, sono altrettanti nomi chiave. Chi li possiede può sostare: è giunto alla fine della sua ricerca metafisica. Ma chi segue il metodo pragmatico non può fermarsi a contemplare una di tali parole e concludere la ricerca. Deve estrarne da ognuna di esse il suo valore pratico in contanti (cash value) e metterlo all’opera nel flusso della sua esperienza”. Cosa c’entra William James (medico, filosofo, psicologo, 18421910) fautore dell’individualismo, del liberalismo, della fede nel valore insostituibile dell’esperienza concreta con il Notiziario Allergologico n° 2 del 32° anno? Secondo il pragmatismo, le idee e i concetti sono veri solo se consentono all’individuo di operare sulla realtà. La diagnostica molecolare è una tecnologia che rappresenta il presente ed il futuro in vari campi della medicina, noi abbiamo voluto verificare la sua applicazione nel campo dell’allergologia. In questo n° del Not Allergol ne descriviamo i principi e le ricadute pratiche 50 grazie a tre Autori di fama mondiale. Cominciamo con Giovanni Melioli. Solo lui poteva creare e spiegarci puntualmente l’uso dei principi dell’intelligenza artificiale per creare un software di interpretazione dei risultati del microarray allergologico. Un’impresa non facile ed in continua evoluzione. Leggete con attenzione l’articolo più volte. La sorpresa finale è la (ris)scoperta della logica binaria che è alla base della tecnologia attuale. Nel secondo lavoro , Riccardo Asero spiega accuratamente perché e come questa tecnologia serve all’allergologo nella fase diagnostica. Con molta onestà intellettuale insegna come usarlo e quali sono i pro ed i contro. Rispondendo alla fine, a cosa serve Infine Giovanni Passalacqua risponde da par suo alla domanda: e adesso cosa ce ne facciamo di questi dati? Leggete l’articolo, ed avrete le soluzioni che vi serviranno nella pratica clinica, spiegato in modo semplice ed esaustivo come solo un grande esperto come lui sa fare. Il Not Allergol non finisce qui, e prosegue con la risposta all’intrigante quesito che vi ho posto nel n° precedente della rivista. Si, è vero, tutte quelle patologie (e la loro soluzione) hanno all’origine una di sregolata espressione di un recettore dell’immunità innata: il Toll-like receptor 4. L’unico recettore dell’immunità innata con due possibilità d’espressione sia pro che anti-infiammatorio. Un fenomeno! Le notizie aziendali, per finire, riguardano l’articolo di Cristina Quecchia che ha vinto meritatamente il Premio Falagiani, istituito nel 2011 per ricordare il suo grande contributo all’allergologia italiana e mondiale. Buona lettura Not Allergol Anno 32 - 2013 • Vol. 31, n. 2 aggiornamenti Intelligenza artificiale e diagnostica molecolare delle allergie Giovanni Melioli (1), Giovanni Passalacqua (1), Enrico Compalati (1), e Giorgio Walter Canonica (1), con la collaborazione di Clive Spenser (2), Giorgio Reggiardo (3), Nicola Baron (4), e Eliana Rocco (5) Artificial intelligence and molecular diagnostics in allergic diseases 1) Cattedra di Pneumologia e Allergologia, Università di Genova, Genova, Italy; 2) Marketing Director, LPA Ltd, London (UK); 3) Unità di Biometria, Mediservice Srl, Genova, Italy; 4) Free Lancer in Informatics, La Spezia, Italy, 5) Dipartimento di Giurisprudenza, Università di Genova, Genova, Italy. Not Allergol 2013; vol. 31: n.2: 51-64. introduzione La disponibilitˆ di indagini molecolari in allergologia ha modificato in maniera significativa l’approccio diagnostico (1) e, in alcuni casi terapeutico, delle allergie (2). La diagnostica classica si basa su estratti “interi” di vari allergeni (piante, animali cibi ecc.) che contengono componenti proteiche o glicoproteiche con differenti caratteristiche. Per esempio, un estratto di un polline contiene una quota (in genere variabile) di proteine “zavorra” (senza attività allergenica), proteine specifiche (componenti genuini, altamente rappresentativi di quell’allergene) e componenti cross-reattivi, presenti in altri allergeni spesso apparentemente distanti. Attualmente, una tecnologia basata sui microarray consente di identificare IgE specifiche per 112 differenti componenti allergenici, in parte estrattivi e purificati, in parte ricombinanti, derivati da inalanti, cibi, imenotteri (3). L’analisi di tutti questi dati è relativamente semplice nei pazienti con un modesto numero di positività (nei quali, peraltro è discutibile l’uso di questo tipo di metodologia). Al contrario diventa complessa quando le positività sono numerose (4). Infatti, la diagnostica molecolare, specialmente se è utilizzata come diagnostica di terzo livello, consente di identificare con grande accuratezza allergeni genuini e cross-reattivi, definendo se il paziente ha una co-sensibilizzazione (quindi numerosi allergeni Ò genuiniÓ ) o una cross-sensibilizzazione (causata da allergeni cross-reattivi), distinzione spesso difficile utilizzando gli estratti interi (5,6). Permette inoltre di identificare, all’interno di una famiglia di componenti derivati dallo stesso allergene, se la sensibilizzazione è di- Not Allergol Anno 32 - 2013 • Vol. 31, n. 2 riassunto Parole chiave e sigle • allergia • sensibilizzazione • allergene • componente • sistema esperto SE • intelligenza artificiale (AI) • MDA • ISAC La disponibilità di nuovi reagenti basati su allergeni ricombinanti o altamente purificati ha modificato l’approccio diagnostico delle malattie allergiche. In particolare, l’uso di microarray di allergeni consente di analizzare il profilo IgE del paziente allergico con grande accuratezza. E’ però evidente che l’interpretazione dei rapporti tra 112 diversi componenti (divisi in genuini e cross-reattivi, inalanti ed alimentari, potenzialmente pericolosi o “innocui” ecc.) può risultare spesso complessa. Per questo motivo è stato sviluppato un Sistema Esperto, chiamato 51 aggiornamenti riassunto Allergenius®, che contiene le caratteristiche dei vari componenti e le regole che governano le loro interazioni. Il report di Allergenius® contiene una serie di informazioni generali, la descrizione delle caratteristiche dei componenti positivi, identifica le discrepanze tra dosaggio delle IgE specifiche e risultati della diagnostica molecolare, segnala sensibilizzazioni potenzialmente pericolose e valuta la prevalenza di sensibilizzazione di cross-reazione vs componenti genuini. In questa fase di validazione finale del codice, Allergenius® è il sistema di supporto più avanzato disponibile per la diagnostica molecolare dell’allergia. fessionisti competenti della materia, • sempre disponibile, pu˜ facilmente essere aggiornato, non risente della variabilità “individuale” e, a regime, ha costi inferiori a quelli dell’esperto umano. L’intelligenza artificiale si divide in due grandi settori: a) i sistemi costruiti sulla base di regole conosciute da un esperto ed b) i sistemi che auto-apprendono. Il caso della diagnostica molecolare è tipicamente il primo: infatti, ad oggi, la base di conoscenze disponibili è ristretta ad un numero non illimitato di allergologi. Per questi motivi, abbiamo iniziato, oltre 3 anni fa, la costruzione di un sistema esperto in grado di aiutare l’allergologo nell’interpretazione degli ISAC. In questo articolo descriviamo la struttura di un sistema esperto, la sua costruzione, la sua validazione e l’applicazione di queste metodologie ad una problematica sicuramente complessa come quella della Diagnostica Molecolare in Allergologia (MDA). retta verso molecole “pericolose” e/o molecole innocue. Infine, consente di definire con grande accuratezza alcune sindromi rare, causate da cross-reattività inalanti/alimenti, che causano sintomatologia spesso poco comprensibile (7). Il ruolo di un esperto, in un sistema cos“ complesso, potrebbe essere determinante. Infatti, sono avendo chiari i concetti sopra esposti, • possibile sfruttare appieno le potenzialità di questa metodologia. Da moltissimi anni, le tecniche di intelligenza artificiale hanno tentato di sostituire l’uomo nei processi decisionali, specialmente quando i dati da analizzare sono molto complessi o numerosi (810). I vantaggi erano apparsi subito evidenti: un sistema esperto, costruito sulla base di conoscenze consolidate almeno in un ristretto numero di pro- Malgrado qualche volta i computer sembrano comportarsi da umani (specialmente nelle loro peggiori manifestazioni), chiaramente non sono in grado di pensare come gli umani. Quindi, qualsiasi forma di ragionamento non può che essere codificato “a monte” con qualche istruzione. Il livello di dettaglio di queste istruzioni definisce anche la qualitˆ e la profonditˆ del ragionamento. In pratica, esistono due 52 Not Allergol Anno 32 - 2013 • Vol. 31, n. 2 l’intelligenza artificiale grandi universi dell’intelligenza artificiale (10): il primo è costituito dalla Ò computational intelligenceÓ ed • costituito da sistemi che sono in grado di imparare. In questo caso le strategie possono essere differenti: da una parte • possibile che il sistema registri quali sono le decisioni che un esperto umano ha preso in presenza di determinate condizioni, tenga un registro di queste decisioni, le valuti statisticamente e alla fine identifichi una regola da utilizzare. In questo caso possono essere usati sistemi di reti neurali e algoritmi di tipo evoluzionistico (con regole tra Darwin e la genetica molecolare), ma soprattutto vengono utilizzate strategie di tipo Bayesiano, dove la valutazione di quanto osservato viene modificata aggiornandosi in base all’esperienza accumulata. E’ abbastanza evidente che queste tecniche di AI richiedono potenza di calcolo e, soprattutto, esperti che verifichino, fino alla fine della validazione, come il sistema elabora le informazioni. E’ chiaro che il risultato ottenuto potrebbe essere anche molto diverso dall’atteso. Un approccio differente • quello dei sistemi esperti (SE). Questi si basano su una matrice di conoscenze, di regole e di relazioni che consente di elaborare una specifica situazione, anche complessa, in maniera predefinita. In questo caso, un risultato differente dall’atteso deve essere sempre considerato sospetto: non pu˜ , infatti, che essere determinato da un errore di valutazione originale dell’esperto o da un errore nella programmazione (per esempio delle regole) del sistema decisionale. Come per aggiornamenti l’AI, anche i SE devono essere validati con estrema attenzione, soprattutto se trattano argomenti molto complessi, prima di essere rilasciati per l’uso all’esterno al singolo. teoria dei sistemi esperti Un SE è costituito da due differenti strutture. La prima, essenziale, contiene le conoscenze di base del problema e le informazioni specifiche della situazione in uso, le regole (motore inferenziale) e un’interfaccia con il mondo esterno. La seconda, accessoria, prevede un modulo per l’acquisizione delle informazioni e un altro modulo per le spiegazioni delle decisioni prese. Assieme, queste due strutture operano sinergicamente per mimare, nella maniera pi• corretta, il parere di un esperto. Infatti, ci si aspetta che un SE agisca come un esperto (umano) che pu˜ essere consultato su un range di problemi che ricadono all’interno della sua/suo campo di conoscenza ed esperienza. Tipicamente, un utilizzatore descrive i problemi che sta incontrando e l’esperto offre informazioni, suggerimenti o raccomandazioni. Il dialogo può essere condotto dall’esperto (che pone le domande secondo una sua logica) o dall’utilizzatore che fornisce le informazioni rilevanti (almeno a suo parere) senza che l’esperto gli ponga specifiche domande. Per costruire un SE, l’esperto definisce quindi una serie di conoscenze di base ed una serie di regole che governano i vari summary Key words and Acronyms • Allergy • sensitization • Allergens • Component • Expert System • Artificial Intelligence (AI) • MDA • ISAC The availability of recombinant and highly purified allergen components has recently modified the diagnostics in allergic disease. In particular, microarrays of allergens allow an accurate and extensive analysis of the IgE repertoire. At present, microarray technology has been shown to be useful in poly-sensitized patients. However, the large number of components (112 in the present version), the presence of inhalants and food, of genuine and crossreacting components as well as the complex relationships between all these allergens make the interpretation of these tests difficult in some cases. For this reason, an expert systems, Allergenius®, based on the properties of allergens and the rules controlling their relations, has been developed and is under clinical validation. Allergenius® produces a report that describes the characteristics of the positive components, but also evaluates the discrepancies between sIgE and molecular diagnostics tests, identifies potentially hazardous sensitization and evaluates the impact of sensitization to genuine components vs cross reacting components. In the present form, Allergenius® represents the most advanced interpretation method for in vitro molecular allergy tests. fatti (compresi nelle conoscenze di base o acquisiti nel caso specifico da analizzare). In altre parole, in allergologia, l’esperto dichiara che gli acari (fatto) sono allergeni (fatto), inalanti (fatto), perenni (fatto), che causano una sintomatologia prevalente che va dalla rinite all’asma (regola). Quindi un paziente con un asma in ambienti chiusi, tutto l’anno, con SPT positivi per acari potrebbe essere considerato (dall’esperto) come un paziente allergico (in quanto sintomatico) agli acari. Il SE svolge un compito del genere. Infatti, il corpo di conoscenze e di regole messo a disposizione dall’esperto viene elaborato in termini informatici dell’ingegnere della conoscenza, che deve preoccuparsi del funzionamento del motore inferenziale (IE). Questo è il sistema “ragionante” dell’SE che, raccogliendo le informazioni specifiche del paziente, le regole dell’esperto, produce un’opinione. Il motore inferenziale utilizza due tipi di ragionamento: 1. Forward Chaining • costituito da regole che emettono un’opinione in base ai dati di entrata. L’esempio precedente era rappresentativo di una metodologia di Forward Chaining. In presenza di una sensibilizzazione all’acaro, con asma, il sistema esperto potrebbe suggerire di verificarne la mancanza di stagionalità. 2. Backward chaining • costituito da regole che emettono un’opinione sulla base del risultato osservato. Se, Not Allergol Anno 32 - 2013 • Vol. 31, n. 2 53 aggiornamenti nel precedente esempio, avessimo definito come il problema come paziente asmatico, perenne, un ES potrebbe suggerire di verificare una sensibilizzazione all’acaro. applicazione dei sistemi esperti in medicina L’uso dei sistemi esperti in medicina è stato sicuramente ipotizzato in passato, ma le ricadute scientifiche e pratiche sono state piuttosto modeste. (11-15). E’ difficile capire le ragioni di questa scarsa popolaritˆ della diagnosi medica supportata dal computer. Infatti, molti dosaggi di farmaci (per esempio anticoagulanti) sono stabiliti dal computer attraverso algoritmi largamente diffusi ed è esperienza quotidiana utilizzare il web per trovare aiuto nella pratica medica. Sicuramente, il medico Ò classicoÓ potrebbe temere di essere sostituito da sistemi informativi, almeno in fase di diagnosi o di impostazione della terapia medica. Resta comunque il fatto che la medicina, in particolare la patologia clinica, sta andando verso metodologie altamente automatizzate, in grado di produrre grandissime quantitˆ di risultati. Si pensi per esempio alle tecniche di La struttura dei frames Tabella 1 frame inalanti frame animali frame insetti frame acari frame dermatofagoidi frame derpt instance Der p 1 instance Der p 2 instance Der p 10 frame derfa instance Der f 1 instance Der f 2 NB: In questo esempio, sono riportati i componenti dei Dermatofagoidi. La struttura si ripete per tutti gli altri componenti presenti in ISAC 54 Not Allergol Anno 32 - 2013 • Vol. 31, n. 2 biologia molecolare moderne (il cosiddetto Next Generation Sequencing Ð NGS) o alla proteomica, che producono terabites di dati. In questi casi, un supporto informatico (basato su AI o su tecniche di data-mining) che almeno scremi l’enorme quantità di informazioni, non può essere escluso Ò a prioriÓ . le indagini diagnostiche basate sull’allergologia molecolare Esistono situazioni, nella pratica allergologica, che richiedono un approfondimento. Per esempio, il paziente poli-sensibilizzato, con sintomatologia da inalanti e da alimenti, deve essere studiato con grande accuratezza, soprattutto nell’ottica di programmare una immunoterapia sottocutanea (SIT) o sublinguale (SLIT). Nei casi pi• semplici (quelli che in passato sarebbero stati identificati come monosensibilizzati, in quanto la positività era per una sola famiglia di allergeni, quali acari, graminacee, ecc.), una diagnostica molecolare • necessaria per verificare se la sensibilizzazione è diretta verso componenti genuini (per il Phleum perenne, Phl p1 e Phl p 5) o verso componenti cross-reattivi (Phl p 7, una polcalcina o Phl P 12, una profilina). Nel primo caso, difficilmente potranno essere presenti positività verso altri allergeni che contengono omologhi di Phl p 7 o Phl p 12. Nel secondo, utilizzando SPT o sIgE, il numero di allergeni positivi (dovuto a cross reazione) potrà essere ben su- aggiornamenti periore. È però evidente che, nell’impostazione di una immunoterapia specifica, l’aggiunta di allergeni che contengono solo la quota cross-reattiva, comporterebbe solo la diluizione degli allergeni Ò genuiniÓ . Anche se il dato deve essere ulteriormente confermato, si stanno raccogliendo evidenze del fatto che una IT verso allergeni “genuini” è più efficace, in genere di una IT verso allergeni cross reattivi. E’ stato anche suggerito che un “eccesso” di reattività verso componenti cross-reattivi comporta, nel caso di IT, un vantaggio terapeutico inferiore alle aspettative (16). Quando il numero di componenti molecolari da analizzare è elevato (per esempio, oltre 10 differenti test), la convenienza economica dei test Ò single-plexedÓ • bassa, mentre risulta più vantaggioso l’uso di test Ò multiplexedÓ basati su matrici di componenti allergenici. Il test ImmunoCAP ISAC (Thermo Fisher Immunodiagnostics), disponibile commercialmente da alcuni anni, si basa su 112 differenti componenti. Il profilo IgE del paziente viene quindi analizzato contro un gran numero di possibili agenti sensibilizzanti. Naturalmente, nel caso del Phleum p., basta ricordare due componenti genuini e due crossreattivi per avere un quadro chiaro della situazione. Ma quando la stessa situazione si replica per alcune decine di volte, è chiaro che la memoria, potrebbe non essere sufficiente. Inoltre, esistono famiglie di componenti cross-reattiviti (quali, per esempio, le profiline, la PR-10, le Lipid Transfer Proteins, le sieroalbumine, le tropo- Tabella 2 Esempi di regole e relazioni 1) Warning rules • if ltp`s somma >=30 and language is ‘english’ then write( ‘Sensitization to ns LTP, potentially associated to Oral Allergic Syndrome (OAS), systemic reactions, shock, anaphylaxis. ‘ ) and nl . • if albumina2S`s somma >=30 and language is ‘english’ then write ( ‘Sensitization to 2S albumin, potentially associated to Oral Allergic Syndrome (OAS), systemic reactions, shock, anaphylaxis. ‘ ) and nl . • if globulina11S`s somma >=30 and language is ‘english’ then write ( ‘Sensitization to 11S globulin, potentially associated to Oral Allergic Syndrome (OAS), systemic reactions, shock, anaphylaxis. ‘ ) and nl . • if globulina7S`s somma >=30 and language is ‘english’ then write ( ‘Sensitization to 7S globulin, potentially associated to Oral Allergic Syndrome (OAS), systemic reactions, shock, anaphylaxis. ‘ ) and nl . • if [ ltp`s somma <30 and albumina2S`s somma <30 and globulina11S`s somma <30 and globulina7S`s somma <30 ] then write( ‘No warnings for this sample. ‘). 2) Artemisia rules • if a1 is ‘art_v1’ and art_v1`s number >= 30 and art_v1`s number < 30 and language is ‘english’then write( ‘ Primary sensitization to Artemisia with respiratory symptoms ‘ ) . • if a1 is ‘art_v1’ and art_v1`s number >= 30 and art_v1`s number >= 30 and language is ‘english’then write( ‘ Non only respiratory symptoms but also Oral Allergic Syndrome (OAS), eczema, urticaria also with food contaminated by artemisia pollen. ‘ ) 3) Consistency rules • if tf1 is ‘der_p1’ and idp`s isu_rast >0 and der_p1`s number > 30 then write ( ‘ - This result is compatible with the results of specific IgE testing for D1 (rr1) ‘) . • if tf1 is ‘der_p1’ and idp`s isu_rast >0 and der_p1`s number < 30 then write ( ‘ - Attention, there is a discrepancy between this result and specific IgE testing for D1 (rr2) ‘) . • if tf1 is ‘der_p1’ and idp`s isu_rast =0 and der_p1`s number > 30 then write ( ‘ - Attention, there is a discrepancy between this result and specific IgE testing for D1 (rr3) ‘) . Not Allergol Anno 32 - 2013 • Vol. 31, n. 2 55 aggiornamenti miosine ecc.) che sono distribuite in maniera diffusa tra differenti sorgenti allergeniche. Infine, molti componenti cross-reattivi documentabili con ISAC, sono presenti anche in allergeni e/o componenti non presenti nella routine clinica. Tutte queste considerazioni giustificano l’uso di un sistema di supporto alla diagnosi basato sull’AI. i data base “allergologici” Lo sviluppo della diagnostica molecolare in allergologia • stato molto rapido ed ha consentito di identificare numerosissimi componenti allergenici. Pertanto, negli ultimi anni sono state pubblicate numerose rassegne bibliografiche riguardanti le caratteristiche dei differenti componenti allergenici. Tra queste ricordiamo Sastre (1), Egger (17) e Rossi (18). Sono inoltre disponibili numerosi database che contengono quantitˆ enormi di informazioni sugli allergeni. Tra questi: 1. Allergome (www.allergome.org) liberamente consultabile, che contiene informazioni tassonomiche e biologiche sulle molecule allergeniche conosciute che possono provocare malattie allergiche (19). 2. Allergen Online (www.allergenonline.com), database di allergeni e sequenze utilizzato principalmente per l’identificazione di proteine 3. IUIS Allergen Nomenclature Home Page (www.allergen.org). E’ il sito ufficiale per la classificazione e nomenclatura sistematica degli allergeni, approvato dalla World Health 56 Organization and International Union of Immunological Societies (WHO/ IUIS) Allergen Nomenclature Subcommittee (20). 4. The Allergen Database (allergen. csl.gov.uk) liberamente consultabile, per la ricerca ed il confronto di allergeni ed epitopi. 5. AllFam (www.meduniwien.ac.at/ allergens/allfam) database dedicato alla classificazione dei component allergeninici in specifiche famiglie (21). 6. Swiss Uniprot for allergens (www.uniprot.org/docs/allergen.txt), la bibbia della proteomica applicata agli allergeni. il sistema x-pert per l’analisi dei risultati di immuno cap isac Per supportare il microarray di allergeni, nella versione con 112 componenti, ThermoFisher ha sviluppato un modello di referto Ò commentatoÓ particolarmente efficace. A monte dello sviluppo del software di analisi, Thermo Fisher ha analizzato con grandissimo dettaglio le proprietˆ diagnostiche dei reagenti utilizzati. Essenzialmente tale sistema suddivide, in base alla letteratura nota, componenti genuini e cross reattivi, inalanti ed alimentari. Da più parti si sostiene che ISAC è un test di terzo livello, particolarmente efficace nei pazienti polisensibilizzati (4), da interpretare utilizzando criteri di diagnostica classica (SPT e sIgE – quindi primo e secondo livello), ma anche criteri clinici, almeno per modificare la diagnosi di sensibilizzazione in dia- Not Allergol Anno 32 - 2013 • Vol. 31, n. 2 gnosi di allergia verso quel componente. Nel caso di X-pert, chiaramente, gli unici commenti possibili sono relativi ai risultati del test ISAC. Per questo motivo, il report contiene l’elenco (strutturato) di tutti i componenti positivi, con la descrizione del significato biologico, il ruolo nella cross-reattività, e la potenziale pericolosità, sulla base della letteratura disponibile. Questo tipo di approccio • estremamente efficace per l’utilizzatore esperto (che verifica, nel report se viene riportata qualche caratteristica particolare) ma è meno utile all’utilizzatore standard. Infatti, nella sua struttura attuale, Xpert appare come un report esaustivo che potrebbe non lasciare completamente intendere quanto il risultato di ISAC deve essere integrato da altre informazioni per avere un reale valore nella pratica allergologica. sviluppo di allergenius® Per sviluppare Allergenius¨ , abbiamo tenuto in considerazione tutta l’attività di ricerca che il nostro gruppo ha svolto in questi anni. Come anticipato, siamo profondamente convinti che ISAC possa aggiungere valori reali alla diagnostica di laboratorio (4, 6). Ma deve essere utilizzato nell’ambito di protocolli definiti che prevedano una anamnesi allergologica, una serie di indagini di base, tra cui SPT ed alcuni test di secondo livello (per esempio sIgE). Solo nei casi nei quali i risultati ottenuti non possano essere descrittivi del quadro clinico osser- aggiornamenti CCD, LTP, Parvalbumine, PR-10, profiline, taumatine, tropomiosine, Seroalbumine, prolammine, viciline, pectato-liasi, cupine, 2S albumine, 11 S globuline, 7 S globuline, Cisteinaproteasi, NPC2, Caseine, transferrine, Lisozima, Glucanasi, Oleosine, inibitori dell’alfa amilasi. 1.4. Le sindromi pi• note da crossreagenti (es. Alternaria-spinach, Birch-apple, Celery-mugwort-spice, Cypress-peach, Goosefoot- fruit association, Goosefoot - melon, Latex-fruits, Mite-Shrimp, Mugwort-chamomile, Mugwort-Mustard, Mugwort-Peach, Pellitory-pistachio, Plantain-melon, Ragweed-melon-banana, Russian thistle-saffron, Wheat-Dependent Exercise-Induced Anaphylaxis) 2. Scelta di Flex, un language di Win-Prolog. Flex è un software potente e versatile progettato per aiuta- re lo sviluppo e la fornitura di Sistemi Esperti. Flex è implementato in Prolog, un linguaggio ad alto livello basato su regole. Flex si avvale di un metodologia che utilizza uno stile di lingua naturale per definire la conoscenza utilizzando un “Knowledge Specification Language” (KSL). In questo modo, un programma in Flex sembra molto pi• simile a una serie di frasi in Inglese che un linguaggio di programmazione. Flex è in grado di organizzare i dati all’interno di gerarchie, eventualmente correlate tra di loro. In questo modo, quando un frame ne contiene altri, i “figli” mantengono le proprietˆ dei Ò genitoriÓ a meno che non vengano specificamente modificati. I files scritti in Flex vengono tradotti in Prolog in fase di compilazione. Prolog • un linguaggio per la costruzione di sistemi esperti particolarmen- Pagina iniziale sito web vato, possono essere utilizzati test di terzo livello come gli allergeni ricombinanti e l’ISAC. Alternativamente, il professionista può decidere se utilizzare il terzo livello come supporto a un programma di immunoterapia (SIT o SLIT), specialmente nel paziente polisensibilizzato, dove questo approccio si è dimostrato altamente redditizio (2, 6). Per sviluppare Allergenius¨ • stato necessario acquisire una serie di informazioni e di tecnologie che vengono descritte sommariamente nei punti successivi. 1. Costruzione della base di conoscenze per MDA. La base di conoscenze per il SE è stata costituita da una serie di informazioni raccolte in questi anni e basate prevalentemente su: 1.1. Elenco dei 112 componenti presenti in ISAC. Di ognuno, sono state raccolte l’origine allergenica, la Famiglia, la Sub Famiglia, l’origine (naturale o ricombinante), il tipo (inalante/ cibo ecc.), la biochimica, la reattività (genuina/cross reattiva), la suscettibilitˆ (acido, peptidasi, temperatura) e la struttura primaria della proteina. 1.2. Elenco degli allergeni a cui appartengono i 112 componenti. Di questi sono stati raccolti la Classificazione biologica (Domain, Kingdom, subKindom, Phylum, Class, Sub-Class, Order, family, Sub-Family, Tribe, Sub-Tribe, Genus, Species and subspecies) e Classificazione allergologica (Groupment, Contact, Specie, English name, Italian Name, other Italian Name, allergen characteristics) 1.3. Raggruppamenti di allergeni (famiglie): Calcium Binding proteins, Not Allergol Anno 32 - 2013 • Vol. 31, n. 2 57 aggiornamenti te orientato alla gestione di parametri logici piuttosto che numerici. Per questo motivo, è particolarmente indicato per la costruzione di sistemi di supporto alla diagnosi medica. 3. La struttura gerarchica di Flex. I frames sono il cuore dove le conoscenze sono immagazzinate. Nello specifico caso, i frames sono stati costruiti sulla base delle conoscenze sopra descritte. I frames utilizzati sono elencati nella tabella 1. Per ogni componente, sono descritte le seguenti caratteristiche: class (es. inhal, food), display (es. Act d 1), origin (allergene) and nature (genuino, cross-reattivo) al_fam (es. LTP, profiline ecc.) and chimica (es. cistina_proteasi), it_nameA (es. acaro), eng_nameA (es. mite), comment (qualsiasi osservazione rilevante, per esempio dalla letteratura, in Italiano ed in Inglese), perc_pos (percentuale di posistivi in una popolazione non selezionata, indica la frequenza di sensibilizzazione), max (indica il massimo score osservato, in genere basso per alimenti ed alto per inalanti), median (score mediano), nov75 (97,5° percentile) heat , ph e pept (suscettibilità fisico-chimica). Tutte le altre (vedi paragrafo 7a e 7b), sono contenute in allegati raggiungibili mediante link (ipertesto), come descritto sotto. 3.1. Le regole e le relazioni. Costituiscono la seconda parte della base di conoscenza di cui è dotato il SE. Esistono moltissime regole in un SE, nella versione attuale le regole implementate sono 711. Vanno da come deve essere identificata una famiglia di allergeni a quali sono i rapporti tra differenti allergeni. Per esempio, in presenza di uno score molto elevato per Par j 2 (una LPS molto poco omologa ad altre LPS), l’interpretazione della positività (molto bassa) degli score di altre LTP (per esempio, Art v 3, Cor a 8 o Ara h9) deve essere molto attenta a causa di possibili cross-reazioni. Un’altra regola associa la positività (isolata) di Jug r 2 con la positività a CCD (Mux f 3) e Phl p 4 (22), tutti componenti con abbondanti componenti glicidiche crossreattive. Ancora, una positività a Lep d 2 associata ad una positività a Der p2 o Der f 2, specialmente se lo score di questi ultimi è molto elevato potrebbe non essere considerata genuina ma piuttosto secondaria ad una cross reattività basata sull’elevata omologia tra i componenti. Un’altra serie di regole (in questo momento in sperimentazione) verifica se il risultato analitico è correlato con la clinica. Un’asma perenne si associa sicuramente alla positività di componenti molecolari dell’Acaro, mentre non sembra specificamente correlata ad una sensibilizzazione ad un componente dell’uovo, nel paziente adulto. E’ chiaro che molte regole fanno parte del patrimonio colturale dell’allergologo, altre possono essere ricavata da pubblicazioni o altri eventi scientifici, alcune sono comunicazioni personali e, infine altre sono semplici pareri di esperti. Come per la Evidence Based Medicine, anche per i SE esiste un gradiente di rilevanza. Il parere dell’esperto, ultimo livello di questa scala, è stato utilizzato comunque dal momento che, a giudizio degli Autori, 58 Not Allergol Anno 32 - 2013 • Vol. 31, n. 2 un parere • sempre qualcosa di pi• di niente. 4. Le informazioni per Allergenius¨ (input). Come anticipato, i SE sono costituiti da una base di conoscenze e da una serie di regole che consentono l’analisi delle conoscenze alla luce della specifica situazione oggetto dell’analisi. Di conseguenza, alla base di dati ed alle regole, per ogni differente elaborazione, bisogna aggiungere le informazioni relative allo specifico paziente. Queste sono: 4.1. i dati anagrafici, che consentono di identificare l’età - alla luce della marcia allergica ed allergenica (5, 22) - ed il genere (essenziale nei report in lingua italiana dove l’editing per il maschile ed il femminile sono differenti). 4.2. I risultati di test di primo (SPT) e secondo livello (IgE totali e IgE specifiche), essenziali per interpretare i risultati della diagnostica molecolare. Per entrambi viene considerato un pannello standard per tutti i pazienti, contenente: Dermatophagoides pteronyssinus, Dermatophagoides farinae, Gatto, Cane, Cynodon dactylon, Phleum pratense, Betula verrucosa, Olea europoea, Cupressus arizonica, Artemisia vulgaris, Ambrosia alba, Parietaria judaica, Alternaria alternata, Aspergillus fumigatus, Hevea brasilensis, Latte, Uovo. 4.3. Informazioni cliniche: Asma, Rinite, Congiuntivite, Orticaria, Sintomatologia Gastroenterica, Cefalea, Sindrome Orale Allergica, Anafilassi, Angioedema, Shock. 4.4. I risultati dei 112 componenti di ImmunoCAP ISAC. aggiornamenti 4.5. Nella versione attuale di Allergenius¨ , tutti gli input sono forniti come file .txt sequenziali e vengono posizionati in quattro strutture diverse, riconosciute dal ES come NOME_ RAST, NOME_ANA, NOME_ISAC e NOME_CLIN 5. Come funziona Allergenius¨ . 5.1. Allergenius¨ contiene, nel suo interno, la base di conoscenza, logicamente separata dal corpo delle regole e delle relazioni. In questo modo, è possibile modificare un fatto o una regola senza che debba essere modificata la struttura del codice. Per ogni analisi, “cattura” tutte le informazioni relative al paziente dai file di .txt di input. Una serie di routine consentono di effettuare tutti i calcoli degli score rilevanti per l’analisi. Per esempio, calcola lo score di ogni raggruppamento (Alberi), di ogni allergene (Olea), di tutti gli alimenti, di tutte le LTP ecc. Successivamente, grazie ad una struttura basata su due loop (il primo per analizzare i componenti in quanto tali, il secondo per analizzare le famiglie cross-reattive), calcola non solo tutti i rapporti tra i differenti componenti, ma inserisce tutte le informazioni aggiuntive rilevanti per ogni componente positivo. Tutte le informazioni (si tratta di migliaia di risultati) sono identificate in maniera vettoriale, utilizzando le variabili consentite dal software. Flex consente infatti di denominare le variabili in maniera molto diretta (per esempio, Derp1’s score, Acari’s sum, LTP’s max, PR-10’s median). In questo modo, la parte di codice relativo alla scrittura del report • molto semplice. Percentuali di componenti negativi e sIgE positivi Tabella 3 Componente % negative score Dermatophagoides pteronyssinus Dermatophagoides farinae Gatto Cane Cynodon dactylon Phleum pratense Betula verrucosa Olea europoea Cupressus arizonica Artemisia vulgaris Ambrosia alba Parietaria judaica Alternaria alternata Aspergillus fumigatus Lattice 16.9 12.7 6.5 26 8.2 3.0 9.4 21.3 8.4 23.8 37.2 19.6 2.7 6.4 9.9 2.4 1.6 0,5 1.5 1.2 0.4 2.6 1.9 0.9 2.2 3.4 2.5 1.9 2.6 1.9 6. Il report di Allergenius¨ (output). Il report di Allergenius¨ pu˜ essere sia in Italiano che in Inglese. Possono essere anche definiti i livelli di complessitˆ del report stesso (base, intermedio, professionale, avanzato), in base alla quantità di informazioni che possono essere inserite nel report stesso. Alcuni esempi di report sono visibili nel sito www.allergenius.it. In breve, questi sono i paragrafi del report: 6.1. Dopo una intestazione con i dati dell’ente, vengono riportate le informazioni anagrafiche del paziente e la data di esecuzione del test. Viene immediatamente inserita la frase “Informazione importante: le indagini di laboratorio indicano solo la presenza di una sensibilizzazione verso uno specifico componente. La diagnosi di allergia viene posta in presenza di una sensibilizzazione e di segni o sintomi clinici adeguatiÓ . 6.2. La situazione generale del paziente viene commentata identificando se esiste una sensibilizzazione per i componenti allergenici presenti in ISAC. In particolare, se il paziente è sensibilizzato a inalanti, cibi, componenti pan-allergenici, componenti genuini, componenti cross-reattivi. Viene anche descritta la frequenza di questo tipo di sensibilizzazione in una popolazione si allergici non selezionati. Not Allergol Anno 32 - 2013 • Vol. 31, n. 2 59 aggiornamenti Analisi delle discrepanze tra ISAC e dosaggio delle IgE specifiche Tabella 4 Allergene Totali sIgE-ISAC- sIgE+ ISAC- sIgE+ ISAC+ sIgE+ ISAC-X+ Score Mediano Componenti considerati Ambrosia 100% 48% 19% 2% 30% 0,8 PR, PR-10,CBP Artemisia 100 52% 9% 18% 21% 0,7 PR, PR-10,CBP Parietaria 100 31% 6 43 19 0,82 PR, PR-10,CBP, LTP Betulla 100 42 9 36 12 0,81 PR, PR-10,CBP Gatto 100 53 1 37 8 0,47 TR, AC, SA Cane 100 54 10 8 27 1,22 TR, AC, SA Lattice 100 72 5 3 20 0,65 PR, PR-10, CBP CAP-ISAC-: pazienti negativi sia a sIgE che ISAC; CAP+ ISAC-: pazienti positivi per sIgE che negativi con ISAC; CAP+ ISAC+: pazienti positivi sia a sIgE che ISAC; CAP+ ISAC- X+: pazienti positivi con sIgE, negativi per ISAC ma positivi per componenti correlati cross-reattivi. Score Mediano: score sIgE nei pazienti ISAC negativi. Componenti considerati: PR= profilina, CBP= Calcium Binding Protein, PR-10= Bet v 1 omologhi, LTP= Lipid Trasnfer Proteins, 6.3. Vengono successivamente riportati alcuni risultati statistici generali: 6.3.1. Somma degli score di tutti i componenti (e percentuale del totale). 6.3.2. Somma degli score dei componenti genuini (e percentuale del totale). 6.3.3. Somma degli score dei componenti cross reattivi (e percentuale del totale). 6.3.4. Somma degli score dei panallergeni (e percentuale del totale). 6.4. Rapporto fenotipico (rappor- to tra score dei componenti genuini e cross-reattivi). Questo rapporto viene commentato alla luce dei risultati di alcune recenti pubblicazioni che associano la frequenza di sensibilizzazione a componenti cross-reattivi con risultati terapeutici modesti in pazienti trattati con ITS (5, 16). 6.5. Analisi delle componenti da allergeni inalanti (acari ed altri parassiti, animali, alberi, graminacee, erbe, miceti). 6.6. Analisi delle componenti da allergeni alimentari (latte, uovo, ara- 60 Not Allergol Anno 32 - 2013 • Vol. 31, n. 2 TR= tropomiosina, AC= acari, SA= Sieroalbumina. chide, noce, nocciola, noce, kiwi, pesca, mela, grano, grano saraceno, soia, anacardio, sedano, gambero, anisakis, merluzzo) 6.7. Analisi delle componenti da allergeni da contatto (Latex) 6.8. Analisi delle componenti da allergeni di imenotteri. In tutti questi casi, vengono mostrate solo le componenti “positive” 6.9. Analisi delle componenti crossreattive ( PR-10, LTP, sero-albumina, polcalcina, lipocalina, parvalbumina, profilina, tropomiosina, CCD, taumati- aggiornamenti ne, pectato-liasi, albumina 2S, globulina 11S, globulina 7S, cisteina-proteasi, NPC2) 6.10. Ò Post Molecular AnamnesisÓ. Sulla base dell’elenco delle sindromi e delle associazioni legate a specifici componenti (vedi 1.4), Allergenius¨ identifica, sulla base del profilo IgE del pazienti, quali quadri clinici potrebbero essere coinvolti. Con questi suggerimenti, il medico potrebbe porre domande più specifiche al paziente, se non lo ha giˆ fatto nel corso della prima visita. 6.11. Suggerimenti terapeutici. Questa • una sessione sperimentale del report e basa le conclusioni sulla frequenza di sensibilizzazione a componenti genuine e cross-reattivi, in base a quanto descritto (5, 16, 23). 6.12. Discrepanze tra dosaggio delle IgE specifiche e risultati di ISAC. Questo capitolo identifica se una positività osservata mediante SPT o sIgE ha un corrispondente in allergologia molecolare. Chiaramente, la frequenza di positività osservate utilizzando allergeni estrattivi è sempre superiore a quella che si osserva con i componenti molecolari. In genere, però, a componenti “negative” si associano anche score molto bassi di sIgE. Un esempio di questi score • presentato nella tabella 3. 6.13. Analisi delle discrepanze. Le discrepanze descritte al punto precedente vengono anche analizzate alla luce della presenza/assenza di reattività verso componenti cross-reagenti (tabella 4). Per esempio, un dosaggio delle sIgE per Ambrosia a. pu˜ essere positivo mentre le IgE anti Amb a 1 sono negative. Questo può succedere con una frequenza piuttosto elevata (da 37 a 49% dei casi in varie statistiche). Peraltro, il paziente potrebbe essere sensibilizzato verso altri componenti cross reattivi dell’Ambrosia. Alcuni di questi componenti (per esempio, profiline, CBP ecc.) sono valutati da ISAC. Anche se non sempre una positività a un componente crossreattivo rappresenta una positività verso tutta la famiglia degli allergeni (CO Add V), è però chiaro che, almeno in fase di analisi del dato, queste positività possono essere considerate. Sempre nel caso dell’Ambrosia, utilizzando dati dai nostri data base, la positività per CAP e Amb a 1 (in una popolazione italiana) era bassa: circa 2% dei soggetti analizzati aveva una reale sensibilizzazione verso l’Ambrosia. Al contrario, 19% erano positivi al CAP ma negativi a Amb a 1, mentre 30% dei soggetti CAP positivi, Amb a 1 negativi era anche positivo per almeno un componente cross reattivo (PR-10, Profiline e Polcalcine). Una situazione simmetrica può essere osservata nel caso di sensiblizzazione alla betulla: infatti solo il 6% di tutti i pazienti studiati era CAP positivo e Bet v 1 negativo; il 19% era CAP positivo, Bet v 1 negativo ma componenti cross-reattivi positivo, mentre il 43% era CAP positivo e Bet v 1 positivo. Tutte queste combinazioni devono essere considerate in maniera adeguata per interpretare in modo corretto i risultati di un microarray di allergeni. 7. I link. Il report prodotto da Allergenius¨ è costituito da un file di testo che viene successivamente elaborato con una macro in Visual Basic, dopo essere stato acquisito da MS-Word. La macro associa tutte le definizioni rilevanti con specifici indirizzi web che contengono informazioni aggiuntive che, inserite nel testo del report, potrebbero renderlo troppo pesante. Per esempio, alla parola GATTO viene associato l’indirizzo www. allergenius.it/doc/gatto.pdf. In questo link sono presentati le classificazioni linneane dell’allergene, la fotografia, i componenti presenti in ISAC ecc. In questo modo, l’utente esperto può facilmente “saltare” l’informazione (che verosimilmente conosce benissimo) mentre l’utente meno esperto può trovare informazioni e spiegazioni che altrimenti dovrebbe cercare in altre sedi. 8. I risultati Ò semiquantitativi (++++)Ó . E’ esperienza comune che lo score per inalanti ha una variabilità tra 0 e 100 ISU, mentre quello per alcuni altri componenti (per esempio, alimentari) varia tra 0 e 10 ISU. Per questo motivo, anche se non esiste ancora una soglia definita per identificare classi di rischio o classi di gravità della patologia, i valori “semiquantitativi” sono stati calcolati in maniera proporzionale al 97.5% percentile di tutti i risultati ottenuti fino a questo momento. In questo modo, anche un ISU basso in termini assoluti, viene evidenziato come significativamente alto rispetto agli tutti gli altri valori ottenuti per quello specifico componente. Not Allergol Anno 32 - 2013 • Vol. 31, n. 2 61 aggiornamenti Anche gli argomenti contro l’utilizzazione dei SE in diagnostica allergologica sono numerosi. Il primo, puramente ideologico, prevede che il medico sappia tutto e, per questo motivo, non abbia bisogno di aiuto. Anzi, un computer che supporta la diagnosi viene visto come un rischio reale per l’indipendenza della scienza medica e per la reputazione del clinico stesso. E’ evidente che queste osservazioni possono essere oggetto di dibattiti infiniti e, verosimilmente, senza che le parti opposte trovino un punto di contatto. Come ricercatori nel campo della Allergologia Molecolare, al contrario, vediamo una serie di argomenti che, a nostro parere, devono essere tenuti in grande considerazione utilizzando tecnologie basate sulla IA. La prima difficoltà è “numerica” ImmunoCAP ISAC è costituito da 112 differenti componenti, variamente in relazione tra di loro e le possibili combinazioni sono praticamente infinite. Si possono ridurre considerando che esistono altre regole (per esempio, la frequenza di certi “fenotipi”, le differenze geografiche ecc.) che condizionano il risultato. Ma anche in questo caso il numero possibile di combinazioni è estremamente elevato. Un SE, per essere utile, dovrebbe contemplare il maggior numero di situazioni possibili. Chiaramente, non è possibile produrre, utilizzando regole e relazioni, un SE che copra tutte le possibilità. Non avremmo il tempo per analizzare e validare tutte le combinazioni probabili, anche se fossero molti ordini di grandezza meno numerose di quelle possibili. Un SE, costruito in questa maniera, produce sempre risultati Ò attesiÓ , in quanto basati su regole fisse o su “pesi” che possono influenzare il risultato ma certamente non stravolgerlo. Certamente, per avere una risposta in tutte le possibili 62 Not Allergol Anno 32 - 2013 • Vol. 31, n. 2 argomenti a favore dell’utilizzazione dell’ai per l’interpretazione dei risultati di immunocap isac E’ chiaro che un SE è in grado di operare sempre, non ha passioni o simpatie, non sciopera e non si ammala, annulla le differenze di interpretazione tra differenti professionisti, costa molto meno di esperti Ò umaniÓ e produce un report scritto che, al termine di una fase di validazione estremamente accurata, può avere un ruolo significativo nei processi decisionali dell’allergologo. A questo si aggiunga che l’allergologia molecolare è una scienza recente, l’evoluzione della ricerca in questo settore • molto rapida e, per questo motivo, l’aggiornamento capillare del medico potrebbe essere per alcuni versi difficoltoso. Tutti questi argomenti potrebbero spingere all’utilizzazione di tecniche di AI in moltissimi ambiti della medicina diagnostica e della terapia. argomenti contro l’utilizzazione dell’ai per l’interpretazione dei risultati di i mmuno cap isac combinazioni, sarebbe necessario un sistema auto-apprendente che, con il tempo, si costruisse le regole da solo. Esistono però seri problemi, almeno in questo momento: intanto, dovrebbe essere Ò istruitoÓ e, per fare questo, sarebbe necessario che un gran numero di esperti, con pareri largamente concordanti e livello di conoscenze omogeneo, commentassero il report di Allergenius¨ , segnalando errori ed omissioni. Secondo, regole fuori dal controllo dell’ingegnere della conoscenza potrebbero generare risultati corretti (in termini matematici) ma del tutto fuorvianti in termini medici. Queste due situazioni ci fanno propendere per l’uso di un SE con regole fisse, che vengono modificate con l’evoluzione delle conoscenze nel settore e dell’esperienza dei revisori. Allergenius¨ è stato sviluppato di medici per essere utilizzato da medici. Per questo motivo è estremamente rispettoso dell’autonomia del professionista. Chi non lo vuole utilizzare, semplicemente non legge il report. Chi sa tutto, semplicemente non utilizza i link verso tabelle o altro tipo di spiegazioni. Chi si considera un esperto, utilizza la versione “avanzata”, che contiene un gran numero di informazioni che potrebbero fuorviare un professionista in formazione. Chi (erroneamente, prima di ISAC) non ha fatto SPT e sIgE non potrà confrontare i risultati ottenuti da queste tecniche di primo e secondo livello con i risultati (per molti versi differenti) ottenuti dal terzo livello, perdendo numerosi valori aggiunti. aggiornamenti conclusioni In questa fase, Allergenius¨ non • ancora disponibile al di fuori di pochi laboratori di ricerca. Peraltro, alcuni esempi di report di Allergenius¨ sono facilmente reperibili sul sito www.allergenius.it. Chi avrà la pazienza di studiare il report classico di ISAC, il report di X-pert, la breve descrizione del caso clinico, i risultati dei test di primo e/o secondo livello, potrà verificare se il livello di dettaglio e l’accuratezza del report di Allergenius¨ • adeguata alla complessitˆ del problema e se, come tali, rispondente alle aspettative. Allergenius¨ , come ogni SE, è una creatura vivente che si modifica in continuazione, con l’aggiunta di nuove regole e di nuove opzioni. Siamo convinti che potrà avere un ruolo sia come supporto alla diagnosi dell’allergologo. Ma confidiamo anche che, almeno in un prossimo futuro, possa essere utile anche come supporto per un programma terapeutico efficace. Sicuramente, in questa fase, è probabilmente un ottimo sistema per la formazione dei giovani colleghi che pensano di costruire il loro futuro allergologico basandosi sulle molecole. Rossi RE, Vacca A, Canonica GW and the Italian ISAC Study Group- The additional values of microarray allergen assay in the management of polysensitized patients with respiratory allergy. Allergy. 2013;68(8):1029-1033. 7. Melioli G, Canonica GW- Molecular allergy diagnosis: we need to become more knowledgeable. Ann Allergy Asthma Immunol. 2012;108(6):387. 8. Castelfranchi-Stock- Macchine come noi. Laterza, 2003. 9. Hopgood AA- The state of artificial intelligence. Advances in computers, M. Zelkowitz Ed., Elsevier, 2005. 10. 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Al giorno d’oggi, un test cutaneo positivo o negativo in vitro o in vivo con un estratto di una fonte allergenica respiratoria presenta una sensibilità e un valore predittivo che sono frequentemente vicini al 100%. Nel campo delle allergie alimentari la situazione è meno brillante a causa della estrema labilità di alcuni allergeni e del fatto che alcune proteine allergeniche sono presenti in quantità assai limitata nelle rispettive fonti allergeniche con il rischio di essere presenti in concentrazione insufficiente nell’estratto diagnostico finale. Nono- stante i suddetti innegabili meriti gli estratti allergenici si portano appresso un difetto ineliminabile: si tratta di miscele di proteine allergenicamente rilevanti e non e, ancora più importante, ogni estratto contiene, nella maggior parte dei casi, più di una proteina allergenica. Di conseguenza, gli estratti possono presentare una certa qual variabilità relativamente alla concentrazione delle singole proteine allergeniche da un lotto all’altro, e soprattutto un test positivo in vivo o in vitro ottenuto utilizzando un estratto allergenico non ci dice quali proteine presenti nella fonte allergenica siano responsabili della sensibilizzazione. Questo è certamente un problema se si considera che alcuni allergeni sono presenti in forma omologa in numerose fonti allergeniche riassunto Parole chiave e sigle • Allergeni • Cross-reattività • IgE specifiche • Microarray • Diagnostica allergologica Uno dei maggiori problemi legati all’impiego di estratti allergenici per la diagnosi in-vivo e invitro è legato alla presenza di reattività crociate tra molecole allergeniche filogeneticamente conservate. Tali cross-reattività si possono verificare tra pollini della stessa famiglia botanica e di famiglie botaniche distinte, tra pollini e alimenti di origine vegetale, tra inalanti perenni (micofiti, acari, epiteli), tra inalanti perenni e alimenti, e tra alimenti apparentemente non correlati tra loro. I progressi compiuti dalla biologia molecolare hanno portato all’identificazione, sequenziamento, e sintesi in-vitro di un numero crescente di proteine allergeniche. Attualmente l’ISAC microarray, un test immunoenzimatico basato su una moderna tecnologia microchip, consente la determinazione in contemporanea di IgE specifiche per 112 allergeni. Il presente articolo ha lo scopo di fornire alcune indicazioni per il corretto impiego e l’interpretazione dei risultati di tale nuovo strumento diagnostico Not Allergol Anno 32 - 2013 • Vol. 31, n. 2 65 aggiornamenti summary Key words and Acronyms • Allergens • Cross-reactivity • Specific IgE • Microarray • Allergy diagnosis One of the major problems associated with the use of whole allergen extracts for in-vivo and in-vitro diagnosis of allergic diseases is the high frequency of cross-reactions between allergens that are phylogenetically conserved. Such cross-reactions may occur between pollens belonging to the same botanic family as well as to distinct families, between pollen and plant-derived foods, between perennial airborne allergens (molds, mites, dander), between perennial airborne allergens and foods, and between unrelated foods. The recent advances in molecular biology have led to identify, sequence, and synthesize an increasing number of allergen proteins. One hundred and twelve of these are present on the current version of ISAC microarray, an immune-enzymatic tests for specific IgE detection based on a modern microchip technology. This review article aims to provide some suggestions for a rationale use of this instrument and for the interpretation of its results. distinte e sono quindi ampiamente cross-reagenti. La reattività crociata immunologica si associa alla presenza di proteine filogeneticamente conservate, largamente diffuse nell’ambiente, che presentano epitopi omologhi. Ovviamente, se il paziente è sensibilizzato ad una singola fonte allergenica o ad un numero limitato di fonti allergeniche i suddetti difetti della diagnosi fondata su estratti passano in secondo piano e non influenzano le decisioni cliniche in termini di precisione diagnostica e di conseguente prescrizione di immunoterapia specifica. Per contro, se il paziente è sensibilizzato a numerose fonti allergeniche, ad esempio, più di 4 pollini distinti (1) la faccenda si complica non poco, particolarmente alla luce del fatto che i calendari pollinici di diverse fonti allergeniche sono frequentemente sovrapponibili. E’ possibile affermare che il maggior problema dell’allergologo che si trova di fronte un paziente polisensibilizzato sia rappresentato dalla possibilità di un co-riconoscimento di allergeni cross-reagenti presenti in fonti allergeniche distinte, e che il suo compito sia quello di identificare gli allergeni sensibilizzanti primari. 66 Not Allergol Anno 32 - 2013 • Vol. 31, n. 2 inalanti stagionali Tra gli allergeni inalanti stagionali (Figura 1) i fenomeni di cross-reattività sono piuttosto complessi, e si verificano a diversi livelli: a) proteine presenti nell’ambito di singole specie polliniche. b) proteine omologhe presenti in specie polliniche distinte c) i cosiddetti pan allergeni Cross-reattività tra proteine presenti nell’ambito di singole specie polliniche Queste reattività crociate semplificano moltissimo il compito dell’allergologo permettendo di avere a disposizione dei marcatori di sensibilizzazione primaria ad una data famiglia pollinica. Ad esempio, il polline di Phleum pratense contiene tutte gli allergeni rilevanti delle centinaia di specie di graminacee, e il polline di Artemisia vulgaris può essere utilizzato come rappresentante delle circa 13.000 specie di piante appartenenti alla famiglia delle (Compositae) (2). Analogamente, il polline di betulla funge da rappresentante dei pollini della famiglia dei Fagales (tra cui troviamo betulla, nocciolo, ontano, faggio, quercia, e carpino), il polline di Cupressus arizonica rappresenta tutte le Cupressaceae (Cupressus spp, oltre a Cryptomeria japonica e Thuja spp) e il polline di ulivo rappresenta tutte le Oleaceae (comprendenti anche frassino e ligustro), e così via. Esistono alcune eccezioni a questa regola. Ad esempio, artemisia e ambrosia fanno parte della famiglia delle Compositae ma presentano allergeni maggiori distinti, ragione per cui devono essere testate entrambe in sede diagnostica. Analogamente, il gruppo Ambrosia comprende specie diverse (A. artemisiifolia, A. trifida, A. maritima) ma gli allergeni maggiori non sono completamente cross-reagenti (3), motivo per cui il polline da utilizzare in ambito diagnostico deve essere quello della pianta effettivamente presente sul territorio in una determinata area geografica. aggiornamenti Cross-reattività tra proteine omologhe presenti in specie polliniche distinte Relativamente alle possibili reattività crociate tra specie botaniche diverse, l’esempio meglio conosciuto è quello della cross-reattività tra allergene maggiore del polline di betulla (Bet v 1, una “pathogenesis-related protein” del gruppo 10) e proteine omologhe presenti in un gran numero di alimenti di origine vegetale, una revisione di questo argomento si può trovare in (4), ma ci sono reattività crociate anche in altri casi. Ad esempio, chi pratica l’allergologia clinica sa bene che nel 30% dei pazienti sensibili al polline di graminacee i test cutanei con il polline di olivo risultano positivi anche in aree dove il polline di ulivo è assente; in effetti è stata osservata reattività crociata tra gli allergeni del gruppi 11 del polline delle graminacee e l’allergene maggiore del polline di olivo (5). Analogamente, i pazienti allergici al polline di graminacee reagiscono frequentemente nei confronti del polline di Plantago lanceolata, mentre la sensibilizzazione a quest’ultima in assenza di reattività a graminacee è eccezionale; questo fenomeno è stato attribuito a reattività crociata tra proteine allergeniche delle due specie (6). La storia dell’identificazione della reattività crociata tra polline di ambrosia e artemisia è più complessa. Entrambe queste piante appartengono alla famiglia botanica delle Compositae con allergeni maggiori distinti, ma già 15 anni fa venne identificata la presenza di allergeni cross-reagenti diversi dai pan allergeni (7), e abbastanza recentemente è stato osservato un certo grado di re- Aeroallergeni stagionali Figura 1 Allergen Component Allergen Source Common Name Latin Name Protein Group nCyn d 1 Bermuda grass Cynodon dactylon Grass group 1 rPhl p 1 Timothy grass Phleum pratense Grass group 1 rPhl p 2 “ “ Grass group 2 nPhl p 4 “ “ rPhl p 5 “ “ rPhl p 6 “ “ rPhl p 7 “ “ Grass group 5 Polcalcin rPhl p 11 “ “ rPhl p 12 “ “ Profilin rAln g 1 Alder Alnus glutinosa PR-10 protein rBet v 1 Birch Betula verrucosa PR-10 protein rBet v 2 “ “ Profilin rBet v 4 “ “ Polcalcin rCor a 1.0101 Hazel pollen Corylus avellana PR-10 protein nCry j 1 Japanese cedar Cryptomeria japonica nCup a 1 Cypress Cupressus arizonica nOle e 1 Olive Olea europaea nOle e 7 “ “ rOle e 9 “ “ rPla a 1 Plane tree Platanus acerifolia nPla a 2 “ “ rPla a 3 “ “ nAmb a 1 Ragweed Ambrosia artemisiifolia nArt v 1 Mugwort Artemisia vulgaris nArt v 3 “ “ rChe a 1 Goosefoot Chenopodium album rMer a 1 Annual mercury Mercurialis annua Profilin rPar j 2 Wall pellitory Parietaria judaica Lipid transfer protein (nsLTP) rPla l 1 Plantain (English) Plantago lanceolata nSal k 1 Saltwort Lipid transfer protein (nsLTP) Lipid transfer protein (nsLTP) Lipid transfer protein (nsLTP) Salsola kali Attuale pannello ISAC, 2013 Not Allergol Anno 32 - 2013 • Vol. 31, n. 2 67 aggiornamenti Inalanti perenni Figura 2 68 Allergen Component Allergen Source Common Name Latin Name rAlt a 1 Alternaria Alternaria alternata Protein Group rAlt a 6 “ “ rAsp f 1 Aspergillus Aspergillus fumigatus Enolase rAsp f 3 “ “ rAsp f 6 “ “ rCla h 8 Cladosporium Cladosporium herbarum rBlo t 5 House dust mite Blomia tropicalis nDer f 1 “ Dermatophagoides farinae rDer f 2 “ “ nDer p 1 “ Dermatophagoides pteronyssinus rDer p 2 “ “ rDer p 10 “ “ rLep d 2 Storage mite Lepidoglyphus destructor rBla g 1 Cockroach Blattella germanica rBla g 2 “ “ rBla g 5 “ “ nBla g 7 rCan f 1 rCan f 2 nCan f 3 rCan f 5 rEqu c 1 nEqu c 3 rFel d 1 nFel d 2 Cat rFel d 4 Cat “ Dog “ “ “ Horse “ Cat “ “ “ Canis familiaris “ “ “ Equus caballus “ Felis domesticus “ “ Tropomyosin Lipocalin Lipocalin Serum albumin Arginine esterase Lipocalin Serum albumin Uteroglobin Serum albumin Lipocalin nMus m 1 Mouse Mus musculus Lipocalin Mn superoxide dismutase Tropomyosin Not Allergol Anno 32 - 2013 • Vol. 31, n. 2 attività crociata tra allergeni maggiori e minori di entrambi i pollini. Amb a 6 e Art v 3 sono omologhe (8), come pure Amb a 4 e Art v 1 (9), e Amb a 1 e Art v 6 (10). E’ interessante notare come il co-riconoscimento Amb a 6/Art v 3 appaia unidirezionale, dal momento che si osserva solamente nei soggetti sensibilizzati primariamente ad ambrosia ma non in quelli primariamente sensibili ad artemisia (8). Relativamente al coriconoscimento Amb a 1/Art v 6, questo sembra essere bidirezionale e rappresenta probabilmente la principale causa del co-riconoscimento tra ambrosia e artemisa, perlomeno in Italia settentrionale (Citterio S, et al. In preparazione). Cross-reattività tra panallergeni a) Polcalcine Le polcalcine sono proteine leganti il calcio presenti virtualmente in tutte le specie polliniche. I pazienti sensibilizzati a polcalcine reagiscono invariabilmente in vivo e in vitro con tutte le specie polliniche. La polcalcina del Phleum pratense Phl p 7 sembra quella maggiormente cross-reattiva dell’intero gruppo (11). Le due polcalcine attualmente disponibili a scopo diagnostico in vitro (Phl p 7 e Bet v 4, la polcalcina del polline di betulla) rappresentano degli eccellenti marcatori di sensibilizzazione a questo gruppo di proteine nei soggetti che presentano polisensibilizzazione a pollini (12). b) Profiline Le profiline sopo proteine strutturali presenti nel citoscheletro di tutte le specie vegetali, compresi pollini e alimenti vegetali. La loro elevata omologia fa sì aggiornamenti che il paziente sensibilizzato risulti positivo nei confronti della maggior parte degli estratti pollinici (13,14) con la possibile eccezione di parietaria e cipresso che sembrano presentare un minore grado di omologia (15,16). Attualmente sono disponibili in commercio quattro profiline per la diagnostica in-vitro di allergia mediante ISAC microarray: Phl p 12 (la profilina del Phleum), Bet v 2 (da betulla), Mer a 1 (da Mercurialis annua), e Hev b 8 (dal latice di gomma naturale, Hevea brasiliensis). Le prime due sono disponibili per la diagnosi in vitro singleplex mediante ImmunoCAP. E’ inoltre in commercio un estratto di polline di palma da dattero arricchito in profilina (50 µg/ml di proteina) per uso in vivo che ha dato eccellenti risultati in termini di sensibilità e specificità (16). reattività crociate nell’ambito degli inalanti perenni Micofiti Nei micofiti sono state identificate almeno 2 proteine allergeniche cross-reagenti: enolasi e manganese superossido dismutasi. L’enzima glicolitico enolasi è presente in molti miceti e presenta notevole cross-reattività tra Cladosporium herbarum, Alternaria spp, Candida albicans, Aspergillus fumigatus, Penicillum citrinum, Fusarium solani e Rhodotorula mucillaginosa (17). La manganese superossido dismutasi è stata identificata quale allergene maggiore nell’Aspergillus fumigatus è sembra potere cross-reagire con enzimi omologhi presenti in diversi procarioti ed eucarioti tra cui Saccha- Allergeni di imenotteri, latice, Anisakis Figura 3 Allergen Component Allergen Source Common Name Latin Name Protein Group rApi m 1 Honey bee venom Apis mellifera Phospholipase A2 nApi m 4 “ “ Melittin rPol d 5 Paper wasp venom Polistes dominulus Venom, Antigen 5 rVes v 5 Common wasp venom Vespula vulgaris Venom, Antigen 5 rAni s 1 Anisakis Anisakis simplex rAni s 3 “ “ rHev b 1 Latex Hevea brasiliensis rHev b 3 “ “ rHev b 5 “ “ rHev b 6.01 “ “ rHev b 8 “ “ nMUXF3 Sugar epitope from bromelain Tropomyosin Profilin CCD-marker romyces cerevisiae, latice di gomma naturale e persino l’uomo (4). Ovviamente i pazienti allergici ai micofiti sensibilizzati all’enolasi risulteranno positivi in vivo e in vitro con tutti i micofiti che si testano di routine. Fortunatamente, anche nel caso dei micofiti disponiamo di marcatori di sensibilizzazione genuine come Alt a 1 per l’Alternaria, Asp f 1 per l’Aspergillus, e Cla h 8 per il Cladosporium che ci permetteranno di porre una diagnosi corretta e di prescrivere il trattamento immunoterapico giusto per quel determinato paziente. Disponiamo anche di un marker di sensibilizzazione all’enola- si, Alt a 6 di Alternaria, che ci consentirà di dare una spiegazione alla polisensibilizzazione del paziente (Figura 2). Not Allergol Anno 32 - 2013 • Vol. 31, n. 2 69 Acari Gli acari contengono diversi allergeni cross-reagenti. Gli allergeni del gruppo 1, le cistein-proteasi Der p 1 e Der f 1 elicitano la sintesi di IgE sia specie specifiche che cross-reattive (con esclusione dell’allergene maggiore della Blomia tropicalis, Blo t 1), mentre gli allergeni del gruppo 2 Der p 2 e Der f 2 cross-reagiscono con l’allergene di gruppo dell’ Euroglyphus maynei. La tropomiosina degli acari (Der p 10 e Der f 10) è un aggiornamenti Allergeni alimentari di origine animale Figura 4 Allergen Component Allergen Source Common Name Latin Name Protein Group nGal d 1 Egg white Gallus domesticus Ovomucoid nGal d 2 “ “ Ovalbumin nGal d 3 “ “ Conalbumin/ nGal d 5 Egg yolk/chicken “ Livetin/Serum nBos d 4 Cow’s milk Bos domesticus Alpha-lactalbumin nBos d 5 Cow’s milk “ Beta-lactoglobulin nBos d 6 Cow’s milk and meat “ Ovotransferrin meat albumin Serum albumin nBos d 8 Cow’s milk “ Casein nBos d Cow’s milk “ Transferrin Cod Gadus callarias Parvalbumin lactoferrin rGad c 1 nPen m 1 Shrimp Penaeus monodon Tropomyosin nPen m 2 “ “ Arginine kinase nPen m 4 “ “ Sarcoplasmic Ca-binding protein panallergene degli invertebrati altamente conservato dal punto di vista filogenetico che cross-reagisce tra crostacei, molluschi, cefalopodi, vermi (es. Anisakis), e insetti (es. scarafaggio) (Figura 2). Animali Le albumine sieriche dei mammiferi (Fel d 2 per il gatto, Can f 3 per il cane, Equ c 3 per il cavallo, ma anche di bovini, suini, e roditori) sono largamente cross-reagenti (18-20), tanto è vero che pazienti sensibilizzati a questi allergeni possono risultare positivi in-vivo e in- 70 vitro ad un certo numero di mammiferi (21). Anche le lipocaline, allergeni cutanei, salivari e urinari, presenti nei mammiferi, nonostante un livello di omologia di sequenza ridotto, possono talora crossreagire (22) (Figura 2). cross-reattività tra alimenti Le reattività crociate interessano ovviamente anche gli allergeni alimentari. Per quanto riguarda gli alimenti di origine Not Allergol Anno 32 - 2013 • Vol. 31, n. 2 vegetale, studi in silico e in vitro hanno dimostrato che a fronte di un numero enorme di potenziali allergeni la sensibilizzazione avviene nei confronti di un numero assai limitato di famiglie allergeniche nell’ambito delle quali si verificano i fenomeni di reattività crociata (23-26). Negli alimenti di origine vegetale vi sono fondamentalmente 3 allergeni altamente cross-reagenti; profiline (29-32), PR-10 (pathogenesis-related proteins group 10, omologhe all’allergene maggiore del polline della betulla, Bet v 1) (28, 29, 30), e LTP (lipid transfer proteins, PR-14) (31). La maggior parte delle reattività crociate che si verificano nell’ambito delle altre famiglie sono abbastanza incostanti e da valutarsi di volta in volta. Da segnalare le reazioni crociate tra allergeni del latice di gomma naturale e alimenti vegetali. Relativamente agli alimenti di origine animale, le principali reattività crociate si verificano tipicamente tra pesci vertebrati, per co-riconoscimento dell’allergene maggiore parvalbumina (Gal d 1 nel caso del merluzzo), tra molluschi, cefalopodi e crostacei per sensibilizzazione alla citata tropo miosina, tra uova di specie diverse di uccelli e latte bovino e caprino (Figura 4, 5). l’isac (immuno solid phase allergen chip) microarray L’ultima versione di questo strumento diagnostico della Thermo-Fisher/Phadia, basato su una moderna tecnologia microchip e rappresentato da una piat- aggiornamenti taforma immunoenzimatica miniaturizzata che consente la determinazione in contemporanea di IgE specifiche per multiple proteine allergeniche ricombinanti (per la gran parte) e naturali prevede 112 allergeni. E’ verosimile che con il tempo si assista ad ulteriori aggiornamenti e modifiche fondati sulle più recenti scoperte in campo allergoimmunologico. Gli allergeni attualmente disponibili nel test diagnostico, unitamente alla fonte allergenica da cui derivano e al significato biologico sono illustrati nelle figure 1-5. come si usa correttamente il microarray Tenuto conto dei costi non indifferenti di una singola determinazione ISAC, che a seconda delle situazioni territoriali possono gravare sulle tasche del paziente o sulle finanze regionali, la prescrizione di un test simile deve fare seguito ad un procedimento diagnostico estremamente ordinato. Sarebbe uno spreco intollerabile richiedere un’analisi del genere in un soggetto che alle indagini in-vivo di routine risulti monosensibilizzato ad una singola fonte allergenica, anche quando tale fonte allergenica comprende numerosi allergeni (come nel caso delle graminacee), in quanto la “taylored immunotherapy” non esiste ancora (e probabilmente non esisterà mai dati i costi di registrazione dei singoli allergeni per uso terapeutico) e l’immunoterapia viene effettuata attraverso estratti in cui (si spera) sono rappresentati tutti gli allergeni. In un soggetto atopico la Allergeni alimentari di origine vegetale Figura 5 Allergen Component Allergen Source Common Name Latin Name Protein Group rAna o 2 Cashew nut Anacardium occidentale rBer e 1 Brazil nut rCor a 1.0401 Hazelnut Corylus avellana PR-10 protein rCor a 8 “ “ Lipid transfer protein (nsLTP) nCor a 9 “ “ Storage protein, 11S globulin nJug r 1 Walnut Juglans regia Storage protein, 2S albumin nJug r 2 Walnut Juglans regia Storage protein, 7S globulin nJug r 3 Walnut Juglans regia Lipid transfer protein (nsLTP) nSes i 1 Sesame seed Sesamum indicum Storage protein, 2S albumin rAra h 1 Peanut Arachis hypogaea Storage protein ,7S globulin Storage protein, 11S globulin Bertholletia excelsa Storage protein, 2S albumin rAra h 2 “ “ Storage protein, Conglutin rAra h 3 “ “ Storage protein, 11S globulin nAra h 6 “ “ Storage protein, Conglutin rAra h 8 “ “ PR-10 protein rAra h 9 “ “ Lipid transfer protein (nsLTP) rGly m 4 Soybean Glycine max PR-10 protein nGly m 5 “ “ Storage protein, Beta-conglycinin nGly m 6 “ “ Storage protein, Glycinin nFag e 2 Buckwheat Fagopyrum esculentum Storage protein, 2S albumin rTri a 14 Wheat Triticum aestivum Lipid transfer protein (nsLTP) rTri a 19.0101 “ “ Omega-5 gliadin nTri a aA_TI “ “ La figura prosegue a pag. 72 Not Allergol Anno 32 - 2013 • Vol. 31, n. 2 71 aggiornamenti Figura 5 Allergen Component Allergeni alimentari di origine vegetale Allergen Source Common Name Latin Name Protein Group nAct d 1 Kiwi Actinidia deliciosa nAct d 2 “ “ nAct d 5 “ “ rAct d 8 “ “ PR-10 protein Thaumatine-like protein rApi g 1 Celery Apium graveolens PR-10 protein rMal d 1 Apple Malus domestica PR-10 protein rPru p 1 Peach Prunus persica PR-10 protein rPru p 3 “ “ Lipid transfer protein (nsLTP) determinazione delle IgE specifiche nei confronti di un numero così imponente di molecole allergeniche può dare luogo ad una messe di risultati positivi di difficile interpretazione e spesso di dubbia rilevanza clinica. E’ essenziale pertanto interpretare i risultati partendo dalla valutazione clinica del paziente, ovvero sapendo che cosa cercare. Nel paziente polisensibilizzato ai pollini le prime due cose da fare sono: a) Identificare i sensibilizzanti primari. Ovvero, rispondere alla domanda: “nei confronti di quali fonti allergiche è realmente sensibilizzato il paziente?” A tale scopo si valuterà se il siero del paziente reagisce nei confronti dei cosiddetti “markers di sensibilizzazione primaria a pollini”: Phl p 1 e Phl p 5 per le graminacee, Art v 1 e Amb 1, rispettivamente per artemisia e ambrosia, Par j 2 per la parietaria, Bet v 1 per le Betulaceae, Cup a 1 per il cipresso, Ole e 1 per l’olivo, Sal k 1 per la Salsola kali, Pla a 1 per il platano. b) Verificare se vi sia sensibilizzazione nei confronti dei panallergeni pollinici (polcalcina e profilina). c) Verificare se vi sia sensibilizzazione crociata ad allergeni alimentari. d) Verificare l’eventuale sensibilizzazione primaria ad allergeni alimentari e le possibili reattività crociate tra proteine della medesima famiglia presenti in alimenti distinti. 72 Not Allergol Anno 32 - 2013 • Vol. 31, n. 2 problemi e carenze del microarray Nonostante il numero delle molecole allergeniche sia gradualmente aumentato rispetto alle prime versioni dell’ISAC, la lista degli allergeni disponibili è tutt’altro che completa. Questo vale in particolare per gli alimenti alimentari di origine vegetale nei quali emergono in continuazione nuove proteine in grado di determinare sensibilizzazione di soggetti geneticamente predisposti, ma anche nel caso di allergeni alimentari di origine animale come i crostacei (32). Questo significa che non è (e verosimilmente non sarà mai) possibile fare a meno dei vecchi e cari test cutanei con alimenti freschi (ed eventualmente anche dei test di provocazione orale in aperto o in cieco), unica indagine in grado di mettere in paziente in contatto con tutte (o quasi) le proteine allergeniche. L’ISAC immunoassay presenta tuttora dei problemi di sensibilità intrinseci alla sua natura di microchip basato sull’impiego di minime quantità di allergene. Non sono rari casi di falsa negatività. In tal senso, l’analisi singleplex (ImmunoCAP) offre una sensibilità decisamente migliore (ovviamente purché sia disponibile l’allergene in questione). Infine non si tratta di un esame quantitativo, contrariamente all’ImmunoCAP, per cui non è in grado di fornire indicazioni affidabili relativamente al follow-up delle allergie alimentare tipiche dei bambini conclusioni L’ISAC microarray non è un esame di routine e non può essere prescritto dal medico di base o da specialisti privi delle competenze necessarie per interpretarlo; il suo impiego è da riservarsi all’allergologo. Nel campo delle allergie respiratorie il test è da riservarsi a pazienti particolarmente complessi a causa delle polisensibilizzazioni in cui si cerchino indicazioni relative alla prescrizione dell’immunoterapia specifica più corretta. Nel campo dell’allergia alimentare, la aggiornamenti maggiore utilità dello strumento risiede nell’identificazione della proteina allergenica alla quale il paziente è sensibilizzato; alla luce delle caratteristiche chimico-fisiche di tale allergene sarà possibile valutare il grado di rischio associato con l’ingestione dell’alimento contenente la proteina allergenica rilevante. L’impiego corretto dell’ISAC microarray richiede una buona conoscenza delle molecole allergeniche e del loro significato clinico, oltre che una certa confidenza con i fenomeni di reattività crociata; tali capacità richiedono un costante aggiornamento dello specialista. Clin Immunol 1998;101:196-206. 8. Gadermaier G, Wopfner N, Wallner M, et al.Array-based profiling of ragweed and mugwort pollen allergens. Allergy 2008;63:1543-1559. 9. Léonard R, Wopfner N, Pabst M, et al.- A new allergen from ragweed (Ambrosia artemisiifolia) with homology to Art v 1 from mugwort. J Biol Chem 2010;285(35):27192-200. 10. 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Not Allergol Anno 32 - 2013 • Vol. 31, n. 2 aggiornamenti La diagnostica molecolare in rapporto all’immunoterapia specifica Giovanni Passalacqua Clinica di Malattie dell’apparato Respiratorio e Allergologia, Università di Genova Component resolved diagnosis: implications for specific immunotherapy Not Allergol 2013; vol. 31: n.2: 75-80. aspetti generali L’immunoterapia allergene-specifica (SIT), come ben noto, presuppone la somministrazione di dosi progressivamente crescenti di allergene (estratto allergenico) fino ad un dosaggio (massimo tollerato o di mantenimento), che viene poi somministrato per 3-5 anni (1). Questo per quanto riguarda la modalità standard di somministrazione, ossia quella sottocutanea (SCIT). L’immunoterapia sublinguale (SLIT), ha rappresentato un importante avanzamento nel campo della SIT, in particolare: miglior profilo di sicurezza; autogestione a domicilio e possibilità di evitare la fase di graduale incremento del dosaggio (2). Comunque sia somministrata, la SIT induce profondi cambiamenti immunologici, nella risposta del Sistema Immunitario all’allergene (3). Tali cambiamenti sono persistenti nel tempo e rendono ragione degli effetti “addizionali”,come la lunga durata dell’effetto clinico e la prevenzione dello sviluppo di asma nel paziente rinitico (4). Il paradigma tuttora in vigore è che la SIT eserciti la sua azione (riduzione dei sintomi e del consumo di farmaci, azione preventiva) in maniera strettamente allergene-specifica. Ossia, che la sua azione immunomodulante si svolga per il solo (o pochi) allergene responsabile dei sintomi clinici (rinocongiuntivite e/o asma). Il sostanziale aumento dei pazienti “polisensibili”, evidenziati con la diagnostica standard, rende talvolta difficile l’individuazione dell’allergene realmente responsabile dei sintomi e per cui sarebbe indicata la vaccinazione con ITS. La diagnostica molecolare (indiriassunto Parole chiave e sigle • diagnostica • skin molecolare • ITS-immunoterapia allergene-specifica • polisensibile prick test • diagnosi Le IgE responsabili dell’allergia sono specifiche non per una generica sorgente allergenica, ma per singole proteine (componenti) in essa contenute. Le IgE verso alcune di tali proteine sono espressione di sensibilizzazione genuina, mentre altre (dirette verso proteine conservate in specie diverse) sono espressione di cross-reattività. L’immunoterapia è per definizione un trattamento “specifico” per l’allergene sensibilizzante e quindi una corretta diagnosi eziologica è alla base del suo successo. Nel paziente risultato polisensibile ai test diagnostici standard, e nel quale la valutazione clinica non sia di aiuto, la diagnostica molecolare consente di discriminare le vere sensibilizzazioni dalle positività causate dalle cross-reattività. Il problema del polisensibile si estende all’utilizzo delle miscele di allergeni, all’efficacia clinica dell’ITS nel polisensibilizzato, ed al possibile impiego di una terapia desensibilizzante personalizzata in base al profilo IgE. Not Allergol Anno 32 - 2013 • Vol. 31, n. 2 75 aggiornamenti summary Key words and Acronyms • molecular allergy • component-resolved diagnosis • allergen specific immunotherapy • polysensitized • skin prick test • diagnosis Specific IgE, which are responsible for allergic symptoms, are directed towards the epitopes of single proteins (allergenic components) contained in the allergenic source. Some of the components are proper of a given allergenic source (genuine sensitization), others are shared by different species (cross-reacting allergens and pan-allergens). Allergen immunotherapy is, by definition, specific for the immune response to an allergen, thus a detailed aetiological diagnosis is mandatory for a successful treatment. In a fraction of polysensitized patients, in whom the standard diagnostics and the clinical history are of no help, molecular diagnosis can help to discriminate between genuine sensitizers and cross-reactions, making the prescription of immunotherapy more accurate. The aspect of molecule-based diagnosis implies also other clinical problems, such as the efficacy of immunotherapy in polysensitized patients, the use of allergen mixtures and the theoretical possibility of a “tailored immunotherapy”, which are matter of the current research. viduazione delle IgE specifiche contro singole componenti allergeniche), ci consente ora di individuare quali positività ai test standard indichino una sensibilizzazione “genuina” e quali siano l’espressione di risposta (cross-reattività) a pan-allergeni presenti largamente conservati in diverse specie animali/ vegetali ed IgE-reattivi. L’individuazione della reale sensibilizzazione rimane il target di fondo della diagnostica molecolare, al fine di prescrivere la più adeguata SIT. Tuttavia questo solleva comunque anche i problemi dell’efficacia dell’ITS nei polisensibili, l’uso di estratti allergenici miscelati (contenenti più allergeni), e la possibilità di preparare per ogni paziente una ITS costituita dai soli allergeni per i quali il paziente presenta IgE specifiche (tailored immunotherapy). Per tutti questi motivi la diagnostica molecolare, specialmente nel suo aspetto multiplex (microarray) ha assunto un ruolo clinico sempre più preponderante in relazione all’ITS. 76 Not Allergol Anno 32 - 2013 • Vol. 31, n. 2 la diagnostica molecolare Nel linguaggio corrente utilizziamo l’espressione di allergia ad una determinata sorgente allergenica (es. acari, graminacee, latte), tuttavia, la risposta IgE non è diretta a tutta la sorgente allergenica, ma solo a determinate proteine in essa contenute (componenti allergeniche). Pertanto, nel caso dell’allergia ad acari della polvere, le IgE specifiche saranno dirette contro le proteine Der p 1-2 e Der f 1-2, mentre nel caso di allergia alla betulla le IgE saranno dirette contro Bet v 1. Alcune di queste proteine (la cui nomenclatura standard utilizza le prime tre lettere del genere, la prima lettera della specie ed un numero progressivo) sono specifiche della sorgente allergenica e la presenza di IgE dirette contro di esse indica sensibilizzazione genuina. Altre proteine sono invece presenti, in forma praticamente immutata, in specie diverse (allergeni cross-reattivi e panallergeni) e talvolta anche in organismi filogeneticamente distanti (5). Ad esempio, la tropomiosina è un componente allergenico dell’acaro della polvere (Der p 10), ma anche del gamberetto (Pen a 1), mentre la PR-10 della betulla (Bet v 1) è presente anche nella mela (Mal d 1). Altri panallergeni sono le profilline, le polcalcine e le lipid transfer proteins (Tabella 1). I test diagnostici standard (skin test e CAP-RAST) utilizzano come substrato estratti “interi” della sorgente allergenica che quindi contengono tutte le componenti (genuine e cross reattive). Pertanto tali test non consentono di discriminare la presenza di IgE verso ciascuna delle componenti. La diagnostica molecolare utilizza invece come substrato le singole componenti allergeniche (ricombinanti o altamente purificate) e consente quindi di rivelare la presenza di IgE dirette verso ciascuna proteina allergenica. La diagnostica molecolare può essere singleplex (un test per ogni molecola) o multiplex (un test per numerose molecole assieme). In quest’ultimo caso la tecnica corrente è quella del microarray (ISAC, THER- aggiornamenti MOFISHER)(6), che su un singolo microchip consente di testare (con meno di 1 ml di sangue) la presenza di IgE specifiche verso 112 diverse componenti appartenenti a numerose sorgenti allergeniche sia inalatorie che alimentari. prescrizione dell’its nel polisensibile e ruolo della diagnostica molecolare Nella pratica clinica corrente, la maggioranza dei pazienti risulta polisensibilizzata (7) e si pone quindi il problema di identificare quale o quali allergeni siano i principali responsabili della sintomatologia e quindi per quali prescrivere l’ITS. Questo è particolarmente vero nell’ambito europeo dove, a differenza degli Stati Uniti, si tende a prescrivere ITS solo per 1-3 allergeni (8). Infatti, negli Stati Uniti si preparano miscele estemporanee di tutti gli allergeni (fino a 8-10) per il quale un paziente risulta positivo, che vengono poi somministrate in un’unica o due iniezioni. Nella maggioranza dei casi, i risultati dei test standard (skin test e CAP), insieme alla distribuzione temporale dei sintomi ed alla conoscenza del calendario pollinico, consentono di individuare con buona sicurezza quali siano le sorgenti allergeniche maggiormente responsabili dei sintomi. In Italia ciò è facilitato dal fatto che le specie polliniche sono relativamente poche ed hanno stagioni di pollinazione generalmente poco sovrapposte (Figura 1). Tuttavia, a causa delle variazioni climatiche, della zona geografica e della compresenza di sensibilizzazione ad allergeni quasi Esempi di sensibilizzanti “genuini” e cross-reattivi delle maggiori sorgenti allergeniche Tabella 1 Sorgente allergenica Sensibilizzanti genuini Sensibilizzanti Cross-reattivi Natura dei cross-reattivi Acari Der p 1, Der p 2 Der f 1, Der f2 Der p10 tropomiosina Graminacee Phl p 5, Phl p 6, Phl p 1 Phl p 7, Phl p12 CBP, profillina Betulla Bet v 1, Bet v 6 Bet v 2, Bet v 4 Profillina, CBP Olivo Ole e 1 Ole e 2 Profillina Paritaria Par j 1 Par j 2 LPT Gatto Fel d 1 Fel d 2, Fel d 4 Albumina, lipocalina Artemisia Art v 1 Art v 3 LPT Not Allergol Anno 32 - 2013 • Vol. 31, n. 2 perenni, talvolta risulta difficile effettuare una diagnosi eziologica accurata, specialmente se le positività ai test cutanei sono molteplici. In questi casi selezionati, la diagnostica molecolare rappresenta un valido aiuto, in quanto consente di discriminare la presenza di IgE verso sensibilizzanti genuini da quelle verso pan allergeni. Infatti, può accadere che la positività di alcuni test non sia dovuta a reale sensibilizzazione, ma alla presenza di IgE che cross-reagiscono con molecole presenti contemporaneamente in estratti di specie diverse (9, 10). Ad esempio, un paziente sensibilizzato alle graminacee potrà risultare positivo anche all’estratto di betulla, perché le sue IgE contro Phl p 7 reagiranno anche con il Bet v 2. Tali molecole sono infatti profilline e pertanto contenute in forma quasi invariata sia nell’estratto di graminacee che in quello di betulla. In un simile caso, si potrà discriminare la vera sensibilizzazione ricercando le IgE contro Phl p 1 e Phl p 5 (sensibilizzanti genuini delle graminacee) e le IgE contro Bet v 1 (sensibilizzante genuino della betulla). L’assenza di IgE contro Bet v 1, farà escludere la sensibilizzazione a betulla e indicherà che il test alla betulla positivo è dovuto a cross-reazione. Un altro esempio è quello di uno skin test positivo per acari: se sono presenti le IgE specifiche verso Der p 1 o Der p 2 (Der f 1 o Der f 2) allora il paziente è realmente sensibilizzato, mentre se le IgE sono verso Der p 10 (tropomiosina, panallergene), allora si tratta di cross reazione e l’ITS per acari non dovrebbe quindi essere prescritta (Tabella 2). 77 aggiornamenti Der p 1 - implicazioni della diagnostica molecolare applicata all’its Possibili profili di sensibilizzazione ad acari e indicazione all’ITS Tabella 2 Der f 1 Der p 2 Der f 2 Der p 10 ITS? + + + - + + + + + + + + + SI - + - + - SI - - - + NO La sperimentazione clinica ha dimostrato che la diagnostica molecolare nella prescrizione di ITS in polisensibili rivela una discrepanza (o inaccuratezza) SI SI prescrittiva rispetto allo skin test che può raggiungere il 30% dei pazienti in cui è stata utilizzata solo la diagnostica standard (11). L’avvento della diagnostica molecolare ha portato l’attenzione su alcuni problemi, peraltro già noti da tempo. Un problema è quello dell’efficacia delle miscele di allergeni, così come utilizzate di routine negli Stati Uniti. Ad oggi in realtà i dati sperimentali a supporto delle miscele di allergeni sono piuttosto scarse e si fondano su pochissimi lavori (12), pertanto il problema rimane sostanzialmente aperto (8). Più dati sono oggi disponibili sull’efficacia dell’ITS con un solo allergene nei pazienti polisensibili. La letteratura Esempio di allergeni pollinici con stagione di pollinazione ben identificabile Figura 1 300 270 cipresso 240 conta pollinica 210 180 betulla 150 120 90 graminacee 60 30 gen 78 feb mar apr mag giu Not Allergol Anno 32 - 2013 • Vol. 31, n. 2 lug olivo aggiornamenti sull’argomento concorda sul fatto che l’ITS (se prescritta per l’allergene realmente responsabile dei sintomi) ha la stessa efficacia nel monosensibile e nel polisensibile (13-15). Pertanto, è in parte da sfatare l’affermazione contenuta in alcune linee guida che l’ITS abbia il suo massimo di efficacia nel paziente monosensibile (1). Un’ultima importante implicazione della diagnostica molecolare è la possibilità teorica di creare una immunoterapia “tailored”, ossia personalizzata per ciascun singolo paziente. In tal caso, una volta individuate le componenti allergeniche alle quali il soggetto è sensibilizzato, si potrebbe creare una ITS contenente soltanto quelle specifiche proteine, da utilizzare per la desensibilizzazione. A questo proposito è però da notare che, nonostante l’ITS con singole proteine abbia dato discreti risultati nei trials clinici condotti utilizzando Bet v 1 o una miscela di 5 componenti delle graminacee (16, 17), un recente studio comparativo ha mostrato che l’ITS con Bet v 1 ricombinante non è più efficace di quella con l’estratto tradizionale (18). Ciò solleva anche il problema dei costi. In aggiunta, l’EMA (European Medical Agency) richiede che per ogni singola molecola ricombinante venga effettuato uno studio registrativo, e questo risulta poco fattibile in pratica, considerando i costi e la numerosità delle molecole da testare (19). A parte i problemi registrativi, si deve anche considerare che i profili di sensibilizzazione (ossia le IgE specifiche per ciascuna proteina allergenica), comprendono una enorme varietà di combinazioni. Tripodi (20) et al, prendendo in esame i profili di sensibilizzazione a graminacee nei bambini, hanno mostrato che occorrono almeno 30 combinazioni di singole molecole per coprire l’80% dei pazienti. In questo caso parzialmente teorico, si evidenziano gli eventuali problemi connessi ad una ITS orientata in base alla diagnostica molecolare. considerazioni conclusive La diagnostica molecolare, specialmente nella sua forma di microarray (21) ha sicuramente rappresentato un miglioramento della tecnologia diagnostica in allergologia. Tale avanzamento appare di particolare rilievo nel caso dei pazienti che risultino polisensibili ai test diagnostici standard (skin prick test e CAP assay), per i quali l’anamnesi non è dirimente ai fini della prescrizione di ITS, che in Europa non viene fatta con miscele di allergeni, ma solo con pochi estratti per paziente. La diagnostica molecolare dovrebbe essere richiesta solo in casi particolarmente complicati, o quando si sovrappongono sintomi respiratori ed alimentari difficili da interpretare. La diagnostica molecolare, sia singleplex che multiplex (ISAC), rimane un test di terzo livello, da utilizzare solo in quella percentuale di pazienti in cui la diagnostica standard non fornisce riposte adeguate. Al momento la tecnologia ISAC (multiplex) rimane avvantaggiata anche economicamente solo se le singole molecole da testare separatamente superano il numero di 10-12 (22). Bibliografia 1. 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Melioli G, Compalati E, Bonini S, Canonica GW- The added value of allergen microarray technique to the management of poly-sensitized allergic patients. Curr Opin Allergy Clin Immunol. 2012;12(4):434-439. FOLLOW ME Vi trasferite e volete continuare a ricevere il Notiziario Allergologico? per telefono per fax 80 02 581981 02 8322 512 Comunicateci il vostro nuovo indirizzo. per e-mail [email protected] [email protected] per posta Not Allergol Anno 32 - 2013 • Vol. 31, n. 2 v.le Cassala 40, 20143 Milano aggiornamenti Il Toll-like receptor 4 N OTIZIARIO ALLERGOLOGIC TRAILER Esiste un meccanismo d'azione comune tra alcol, oppio, acaro e batterio? N el Trailer del numero scorso del Notiziario Allergologico ho voluto provocare la curiosità dei Lettori. Quale meccanismo immunitario è coinvolto nell’allergia al Dermatophagoides, nella dipendenza da oppio e da alcol, nella depressione, nella sepsi e in molte altre patologie? La risposta sta nell’attivazione del complesso Toll-like receptor 4, specifico per il lipopolisaccaride (LPS) dei batteri gram negativi ed altri ligandi. L’immunità innata attraverso vari recettori di membrana ( Toll-like, NOD-like, RIG-I-like, C-type Lectin) riconosce i profili molecolari caratteristici di batteri, virus e funghi, i famosi Pathogenassociated molecular patterns (PAMPs) ed anche i segnali di pericolo causati da cellule danneggiate o morte, i Damage associated molecular pattern molecules (DAMPs). Il TLR4 è un recettore trans-membrana cellulare con un dominio citoplasmatico simile al recettore per IL-1, e un grande dominio extracellulare con leucine-rich repeat sequences (Fig.1). Per funzionare correttamente il TLR4 Fabrizio Ottoboni Nel prossimo numero del Not Allergol La spiegazione del comune meccanismo d'azione. Figura 1 Struttura del TLR4 Leucine rich repeats (LRR) Cell membrane Transmembrane domain Toll/IL-1R (TIR) motif Not Allergol Anno 32 - 2013 • Vol. 31, n. 2 ha bisogno di una molecola accessoria, MD2, e di un co-recettore CD 14. Vediamo come avviene il contatto con il LPS, come esempio classico, e come si scatena la cascata di eventi intracellulare che porta alla risposta proinfiammatoria necessaria per combattere l’infezione. Il CD-14 ha la funzione di legare e trasportare sul TLR4 il lipopolisaccaride dei batteri già “catturato” da una LPSbinding protein. Il ligando viene successivamente sistemato nella tasca idrofobica della proteina accessoria MD-2. A questo punto c’è un riarrangiamento dei lipidi sulla membrana cellulare e avvie- 81 Legenda aggiornamenti TLR4 MD-2 CD14 TIR TRIF TRAM MyD88 Irf3 NF-kB Toll-like receptor 4 Myeloid differentiation factor Cluster of differentiation 14 Toll/IL-1R domain Toll-IL-1 receptor domain-containing adaptor inducing interferon-β TRIF-related adaptor molecules Myeloid differentiation primary-response protein 88 interferon regulatory factor 3 Nuclear factor kappa-light-chain-enhancer of activated B cells ne la omodimerizzazione del TLR4 e la sua completa attivazione (Fig. 2). Il TLR4 è l’unico recettore tipo Toll che ha due vie di segnalazione conosciute come 1) via dipendente da MyD88 e 2) via indipendente da MyD88 (o dipendente da TRIF). Ognuna delle due vie coinvolge proprie proteine adattatrici, e propri fattori di trascrizione, rispettivamente NF-kB e IRF3, che migrano nel nucleo e permettono la trascrizione dei geni pro-infiammatori (Fig. 3). Non sono ancora noti i criteri di scelta di una via o dell’altra via da parte del TLR4. L’attivazione del recettore si conclude con la produzione di sostanze pro-infiammatorie come i ROS ( NO, H2O2, superossidi), citochine (TNF-α) ed interleuchine (IL-6, IL-12, IL-1, IL-1β) che coordinano un’adeguata difesa immunitaria contro i batteri in questo caso o la riparazione e la rimozione dei detriti delle cellule danneggiate o morte. Dopo aver svolto il suo compito il complesso TLR4/LPS viene riciclato mediante un processo di endocitosi, ubiquitilazione e finalmente degradazione lisosomiale. L’eccesso di infiammazione che sarebbe pericolosa viene evitata dallo stesso TLR4, mediante la via dipendente da TRIF che induce la sintesi di IFN-β che è contemporaneamente anti-infiammatoria e anti-apoptotica. L’escrezione di IFN-β coordina la produzione di addizionali interferoni di tipo 1 che ulteriormente sopprime l’immunorisposta. In pratica c’è un meccanismo endogeno di 82 Not Allergol Anno 32 - 2013 • Vol. 31, n. 2 controllo dell’immunità innata per evitare l’eccessiva infiammazione. Oltre al LPS i ligandi esogeni sono molteplici, come pure i ligandi endogeni quali i segnali di pericolo delle cellule necrotiche, le heat-shock protein 60, 70 e 90 etc. (Tab. 1). L’attivazione del TLR4 generalmente è utile ma in caso di attivazione non controllata può essere pericolosa. Molti lavori hanno mostrato il coinvolgimento di questo recettore nello shock setticemico che può essere contrastato con antagonisti. Un esempio classico di azione duplice è invece sul sistema nervoso dove può avere effetti negativi, neurodegenerazione dovuta a necrosi ed apoptosi dei neuroni, oppure effetti neuroprotettivi ad es. nell’ictus e nell’Alzheimer dove contribuisce a ridurre le placche amiloidi. Una scoperta eccitante è stata fatta da poco tempo: l’inibizione del TLR4 porta all’allungamento della vita in drosofila, topi, alla stessa maniera della restrizione calorica. Io ci spero. Attivazione del TLR4 da parte del LPS Figura 2 Gram LPS LBP CD 14 MD-2 MD-2 CD 14 CD 14 TIR MD-2 TIR/TIR aggiornamenti Figura 3 Le due cascate di trasduzione del TLR4 MD-2 Figura 4 Azione dell’alcol sul sistema nervoso Brain inflammatory damage MD-2 CD 14 ETHANOL TIR/TIR MyD88 dependent TRIF dependent My88 NF-kappaB NF-kB IFR3 IkappaB MAPKs AP-1 IL-Ibeta, iNOS, COX-2 IL-10, TNFalpha DNA Geni pro-infiammatori Geni anti-infiammatori Tabella 1 Esempi di attivatori ed inibitori del TLR4 Agonisti Antagonisti LPS e derivati Resveratrolo HSP 60,70,90 Curcumina Proteine Eritoran (E5564) della matrice (analogo extracellulare (ECM) del lipide A) Etanolo Taxolo Der p 2 Naltrexone Morfina Naloxone Metadone TAK-242 Neural and astrocytic death Il resveratrolo attiva la via dipendente da TRIF, cioè la produzione di IFN-β, e tiene sotto controllo l’infiammazione. Nell’alcolismo e nell’abuso di droghe (oppio, morfina) l’inibizione del TLR4 con naltrexone o naloxone sembra curare efficacemente la dipendenza (Fig.4). L’espressione e l’attività di TLR4 e anche TLR2 è incrementata nei monociti dei pazienti con sindrome metabolica e contribuisce al rischio di diabete di tipo 2 e di malattie cardiovascolari. L’allergene Der p 2 si lega su MD-2, come la curcumina, per scatenare la cascata infiammatoria del TLR4 nelle vie aeree degli asmatici ma non nei rinitici. L’attivazione incontrollata del TLR4 nel sistema nervoso è stata verificata anche nella depressione. Infine è dimostrato il coinvolgimento di alcuni microRNA nella regolazione della cascata attivata da TLR4: miR126, miR-145, miR-155, miR-146a, lethal 7a ed i let-7b, e, g, i. I microRNA nell’allergia verranno trattati in un prossimo n° del Notiziario Allergologico. Not Allergol Anno 32 - 2013 • Vol. 31, n. 2 83 chiosa finale Le nuove strade diagnostiche e terapeutiche aperte dai premi Nobel per la Medicina del 1985 e 2011 sono studiate dalle più grandi aziende farmaceutiche del mondo. Nei prossimi due o tre anni vedremo i risultati delle promettenti sperimentazioni cliniche in corso. recensioni Unghie acriliche: un buon motivo per non mangiar molluschi Intractable shellfish anaphylaxis: sensitization by cross-reactive substance in a complementary "immune stimulant" and acrilic nails. Rolland JM, Varese N, Zubrinich CM, O'Hehir RE Ann Allergy Asthma Immunol 2013;110:211-212. N egli ultimi anni, parallelamente alla diffusione su internet di documenti non sempre attendibili sulle proprietà salutistiche di una moltitudine di prodotti, si va sempre più affermando a livello globale un trend basato su una “regia” che punta a promuovere l’uso di terapie complementari (integratori, immunostimolanti...) acquistabili nei cosiddetti “health food shops” o più facilmente on- line. Ovviamente non viene tenuto mai in considerazione dai promotori di tali prodotti ovvero dai consumatori la possibilità che questi esprimano un potenziale allergenico o possano cross-reagire con altre sostanze (per es. alimenti). In questo lavoro gli autori descrivono un singolare caso di anafilassi da “shellfish” osservata inizialmente in una paziente di 46 anni in seguito ad ingestione di scampi. Malgrado l’eliminazione dei crostacei dalla dieta la paziente presentava ricorrenti episodi di raucedine, difficoltà di respiro, orticaria generalizzata intercalati a 20 episodi di anafilassi in un arco di 30 mesi e che hanno richiesto numerosi ricoveri al pronto soccorso. Molti di questi episodi sembravano manifestarsi senza una apparente causa specifica e comunque non legata alla esposizione della paziente ai crostacei. La paziente mostrava dei livelli di triptasi nel siero non associati ai suddetti episodi, con prick positivo al gambero e IgE specifiche negative per latex, frumento e omega 5 gliadin, escludendo quindi la possibilità che essi fossero causati da “food-dependent exercise”. Ad un ulteriore ricovero fu notato che la paziente aveva le unghie dipinte con smalto acrilico e ad una indagine più approfondita si scoprì che la stessa assumeva quotidianamente un prodotto immunostimolante. Si mise poi in luce che la paziente aveva iniziato a smaltarsi le unghie nel 2000 prima di interrompere questa abitudine per 8 anni e riprendere giusto 84 5 giorni prima del primo episodio di anafilassi manifestatosi subito dopo aver assunto una “shrimp salad”. Sebbene non sia stato possibile per gli autori capire la causa (lo smalto, il prodotto immunostimolante, o l’assunzione di “shellfish”) della sensibilizzazione iniziale, essi sono stati in grado di evidenziare una associazione tra l’applicazione dello smalto per unghie e il manifestarsi degli episodi di anafilassi. Inoltre gli autori evidenziarono che il prodotto immunostimolante assunto quotidianamente dalla paziente conteneva tra l’altro della glucosamina (da “shrimp”). Nell’intento di individuare possibili allergeni comuni essi notarono che la chitina, la componente che fornisce la rigidità strutturale del carapace dei crostacei, è un biopolimero della glucosamina e viene usata nella preparazione di numerosi prodotti, tra cui la lacca per lo smalto delle unghie. Per definire più precisamente la sostanza causa della sensibilizzazione allergica della paziente, sono stati preparati tre estratti, uno partendo dal gambero, l’altro dalla polvere di chitina e il terzo dalla polvere di immunostimolante. Una serie di analisi (di cui però gli autori non mostrano i risultati) hanno dimostrato la presenza nel siero della paziente di IgE specifiche verso tutti e tre gli estratti. Inoltre l’estratto di gambero era in grado di inibire il binding IgE-mediato sia verso la chitina che verso il prodotto immunostimolante; a sua volta l’immunostimolante inibiva l’IgE-binding sia verso la chitina che verso Dead Souls - Nine Inch Nails (Joy Division) – 4:54 Not Allergol Anno 32 - 2013 • Vol. 31, n. 2 recensioni l’estratto di gambero, confermando l’esistenza di un allergene comune. Un siero di un paziente IgE-positivo per il gambero ma non esposto allo smalto delle unghie o solito assumere terapie complementari, risultava negativo nei confronti della chitina e del prodotto immunostimolante. In questo modo gli autori sostengono di aver dimostrato l’esistenza di una cross-reattività a sostanze “chitin-associated” a cui il paziente in studio era clinicamente reattivo. Che la chitina potesse essere la causa del fenomeno di cross-reattività riscontrata nella paziente è stata definitamente confermata trattando i tre estratti con chitinasi che induce la digestione enzimatica della chitina. Questo trattamento riduceva significativamente la IgE- reactivity del siero. Sulla base dei risultati gli autori hanno suggerito alla paziente di evitare sia l’applicazione dello smalto sulle unghie che l’assunzione di terapie complementari con evidente beneficio visto che da 20 mesi la paziente non ha più avuto manifestazioni anafilattiche. Gli autori concludono che la moda di assumere di propria iniziativa terapie complementari facilmente reperibili on-line potrà in futuro aumentare il rischio di allergia a sostanze ivi presenti come effetto di un fenomeno di cross-reattività e invitano quindi la classe medica e la comunità in generale a vigilare sull’assunzione di queste terapie, in particolare quelle basate sull’impiego di chitin-associated products. GM agenti terapeutici. Dei miR coinvolti nelle manifestazioni allergiche spero di poterne parlare diffusamente in uno dei prossimi numeri del Not Allergol. In questo lavoro di straordinaria importanza gli Autori hanno voluto verificare se i miR del latte materno potevano influenzare la maturazione del sistema immune del neonato. Allo scopo sono stati analizzati i miR del latte materno nei primi 6 mesi di allattamento, scoprendo che tali molecole sono stabili anche nello stomaco, in condizioni acide, del neonato e aiutano la maturazione del suo sistema immunitario. Le conclusioni sono clamorose: • il latte materno modula sembra ombra di dubbio lo sviluppo del sistema immune del neonato; I microRNA dalla mamma al figlio: una rivoluzione genetica MicroRNA as a new immune-regulatory agent in breast milk Kosaka N, Izumi H, Sekine K, Ochiya T. Silence 2010;1:7 I microRNA sono straordinarie micromolecole che hanno rivoluzionato le teorie genetiche tradizionali imponendosi come veri master della regolazione genica e dell’espressione proteica. Sono studiati come biomarkers e soprattutto come Not Allergol Anno 32 - 2013 • Vol. 31, n. 2 ’ndove stanno i miR che mi servono? 85 recensioni • c’è il trasferimento di materiale genetico, microRNA, tra madre e figlio/a, rivoluzionando le teorie attuali. Il lavoro è molto importante perché rivela per la prima volta che il materiale genetico può essere trasmesso negli umani in modo diverso dalla sola riproduzione sessuale. FO SCIT e malattie autoimmuni: un falso problema Association of subcutaneous allergen-specific immunotherapy with incidence of autoimmune disease, ischemic heart disease, and mortality. Linneberg A, Jacobsen RK, Jespersen L, Abildstrøm SZ. J Allergy Clin Immunol 2012;129:413-9. L' immunoterapia specifica con allergeni è spesso denominata ‘vaccino antiallergico’ per le note proprietà di interagire con il sistema immunitario al fine di indurre uno stato di tolleranza nei confronti degli allergeni responsabili di sintomi. Nonostante l’ampio utilizzo di tale strumento terapeutico, tuttavia risulta ancora aperta la questione se esso possa agire da trigger, o da fattore di rischio, per patologie autoimmuni. Nell’ambito del paradigma Th1-Th2 alcune malattie autoimmuni presentano una risposta immunitaria prevalentemente di tipo Th1, pertanto ci si aspetterebbe che siano meno frequenti nei soggetti allergici e vice versa. Tale aspettativa è tradita dalle attuali evidenze disponibili che sottolineano quanto il suddetto paradigma si riduca ad essere un punto di vista eccessivamente semplicistico dei meccanismi immunologici e patologici coinvolti. Poiché l’immunoterapia tende a sopprimere la risposta Th2 verso gli allergeni sarebbe ipotizzabile un maggior rischio di malattie autoimmuni e nel corso degli anni sono stati riportati casi di sclerosi multipla, sclerodermia, sindrome di Sjogren, pericardite ricorrente e vasculite in corso di immunoterapia. Conseguentemente alcune linee guida internazioni sull’immunoterapia a titolo cautelativo considerano le malattie autoimmuni come una controindicazione relativa (1). 86 Recentemente una revisione della letteratura ha evidenziato che l’idea di fattore scatenante dell’immunoterapia è sostenuta principalmente da case reports in cui non è possibile stabilire quanto la loro occorrenza non sia imputabile al caso (2). La condizione più frequente riscontrata e plausibilmente ricollegabile sembra essere la vasculite. Nell’ambito degli studi clinici randomizzati sull’immunoterapia non sono riportati casi di insorgenza di malattie autoimmuni. Uno studio danese di farmaco-epidemiologia su registri nazionali durato dal 1997-2006 non ha identificato un rischio maggiore (HR, 0.86; 95% CI, 0.74-0.99) rispetto al trattamento antiallergico convenzionale. Questo stesso studio ha inoltre evidenziato che nei 18.841 soggetti tratti con immunoterapia iniettiva è più basso il rischio di mortalità (HR, 0.71; 95% CI, 0.620.81), infarto miocardico (HR, 0.70; 95% CI, 0.52-0.93) e cardiopatia ischemica (HR, 0.88; 95% CI, 0.73-1.05). E’ noto infatti che i meccanismi infiammatori giochino un ruolo importante nella genesi dell’aterosclerosi e che l’attivazione delle mast cells a livello dello placche contribuisca allo spasmo coronarico (si rammenti la sindrome di Kounis, caratterizzata da angina instabile o infarto miocardico a seguito di una reazione da ipersensibilità, allergica o anafilattica). Si può concludere che il rischio di sviluppare malattie autoimmuni in corso o a seguito di immunoterapia appare molto basso e che non esistono evidenze sostanziali di pericolosità. E’ comunque ragionevole la raccomandazione di interrompere il trattamento desensibilizzante in caso di comparsa di sintomi o segni suggestivi. L’ indicazione ad intraprendere la cura nei soggetti con malattia autoimmune conclamata o forte anamnesi familiare occorre sia valutata attentamente caso per caso, in termini di rapporto rischi e benefici. EC Bibliografia 1. Bousquet J, Khaltaev N, Cruz AA, et al.- Allergic rhinitis and its impact on asthma (ARIA) 2008 update (in collaboration with the World Health Organization, GA(2)LEN and AllerGen). Allergy 2008; 63 (Suppl 86):8–160. 2. Linneberg A, Madsenb F, Skaabya T- Allergen-specific immunotherapy and risk of autoimmune disease. Curr Opin Allergy Clin Immunol 2012;12:635–639. Not Allergol Anno 32 - 2013 • Vol. 31, n. 2 recensioni Il segreto di Walt Disney Mice Infected with Low-Virulence Strains of Toxoplasma gondii Lose Their Innate Aversion to Cat Urine, Even after Extensive Parasite Clearance. Ingram WM, Goodrich LM, Robey EA, and Eisen MB. PlosOne 8, e75246 (2013). P artiamo dalla ricerca del gruppo di Ingram per raccontare una storia curiosa d’interazione positiva tra parassita e ospite. La Toxoplasmosi è una zoonosi a diffusione cosmopolita causata dal protozoo parassita del genere Toxoplasma. Questo genere comprende una sola specie: Toxoplasma gondii, con tre tipi 1,2,3 a differente virulenza. I ricercatori dell'Università di Berkeley hanno scoperto che i topi infettati con un ceppo a bassa virulenza del Toxoplasma gondii, un protozoo conosciuto come coccidio intestinale dei felini, perdono la loro innata paura dei gatti, anche mesi dopo la risoluzione dell'infezione. Grande notizia sui quotidiani di tutto il mondo. Cominciamo col definire chi è il T. gondii? Un protozoo parassita neurotropo che infetta mammiferi ed uccelli in tutto il mondo e il cui ospite primario è il gatto nel cui intestino si riproduce sessualmente, mentre gli ospiti intermedi, dove non si riproduce, sono principalmente topi, uccelli, maiali, bovini ed anche l’uomo (Fig. 1). Vediamo l’interazione con un topolino. Al fine di completare il ciclo di vita del parassita , un ospite secondario infetto deve essere mangiato da un gatto ed il topo è perfetto. Walt Disney aveva capito questa interazione ed ha fatto la sua fortuna, come Hanna & Barbera e molti altri. I topi hanno un’innata paura di essere mangiati dal gatto, però quando ospitano le cisti di alcuni ceppi, non eccessivamente virulenti del T. gondii stranamente la perdono, come dimostrato nel lavoro di cui stiamo parlando e si fanno mangiare facilmente. I risultati, ineccepibili scientificamente, suggeriscono che l'infezione provochi cambiamenti permanenti nel cervello, una specie di “formattazione”. Perché? Mettiamoci nei panni del protozoo. Non è facile ma provia- 1. 2. 1. Tratta da http://it.wikipedia.org/wiki/File:Toxoplasmosis_life_cycle_it.svg Not Allergol Anno 32 - 2013 • Vol. 31, n. 2 87 recensioni moci. Cosa pensa? Devo sopravvivere, riprodurmi, salvare la specie, ogni “trucco” mi è consentito per salvare il gatto che mi permette di riprodurmi sessualmente. Cosa fare? Aiutiamo il gatto! La prima mossa è infettiamo il topo ma senza esagerare, e “formattiamolo” così non riconosce più l’urina del suo nemico e diventa una facile preda e io, T. gondii, posso “tornare a casa”. Geniale? No, naturale! In Natura normalmente le femmine evitano i maschi infestati con parassiti perchè non mostrano i tipici tratti fenotipici e dimostrano così di avere meno testosterone. Questo permette selettivamente alle femmine di evitare di esporsi ai parassiti. Il T. gondii invece manipola la selezione sessuale del topo a proprio vantaggio. La seconda mossa del T. gondii è geniale: i maschi infettati esasperano il fenotipo mascolino producono più testosterone, e si accoppiano più facilmente… di conseguenza più progenie… più cibo per gatti… più riproduzione sessuale per T. gondii … Cosa dire in più? Il T. gondii è un grande parassita e nel suo interesse tutela il gatto, suo ospite primario, a differenza di altri parassiti che conosciamo tutti e che uccidono l’ospite per eccessiva virulenza … FO Per saperne di più 1. Urquhart GM, Armour J, Duncan Jl, Dunn AM, Jennings FW- Parassitologia veterinaria. Ed. italiana a cura di Claudio Genchi. UTET 2. Dass SA, Vasudevan A, Dutta D, Soh LJ, Sapolsky RM, Vyas A- Protozoan parasite Toxoplasma gondii manipulates mate choice in rats by enhancing attractiveness of males. PLoS One. 2011;6(11):e27229. 3. Soh LJ, Vasudevan A, Vyas A- Infection with Toxoplasma gondii does not elicit predator aversion in male mice nor increase their attractiveness in terms of mate choice. Parasitol Res. 2013;112(9):3373-8. 4. Vyas A- Parasite-augmented mate choice and reduction in innate fear in rats infected by Toxoplasma gondii. J Exp Biol. 2013;216(Pt 1):120-6. 88 Th17 e sale da cucina, un problema sottovalutato? Sodium chloride drives autoimmune disease by the induction of pathogenic TH17 cells. Kleinewietfeld M, Manzel A, Titze J, Kvakan H, Yosef N, Linker RA, Muller DN, Hafler DA. Nature. 2013 Mar 6. doi: 10.1038/nature11868. [Epub ahead of print] Induction of pathogenic TH17 cells by inducible salt-sensing kinase SGK1 Wu C, Yosef N, Thalhamer T, Zhu C, Xiao S, Kishi Y, Regev A, Kuchroo VK Nature 2013;496:513-517. T cells: Salt promotes pathogenic TH17 cells Olive Leavy Nature Reviews Immunology, doi:10.1038/nri3432 I n questa recensione partiamo dal commento per arrivare ai due lavori sperimentali: il sale da cucina influenza veramente i linfociti Th17? La differenziazione e lo sviluppo di queste cellule dipende dall’ambiente citochinico in cui avviene e questo influenza i fattori espressi e la risposta associata. E’ accertato che tali cellule sono associate a diversi ruoli utili, difesa contro le infezioni, ma anche a diverse patologie nell’uomo quali malattie infiammatorie croniche, autoimmunità (es. sclerosi multipla) ed allergiche. Veniamo agli esperimenti dal gruppo di Kleinewietfeld. I linfociti che producono IL17 e che si sviluppano in presenza di IL-23 sono critici per lo sviluppo dell’encefalite sperimentale autoimmune (EAE) dei topi, un classico modello animale della sclerosi multipla umana in cui la IL-23-TH17 pathway è considerata uno dei fattori di rischio genetico. Gli Autori hanno valutato uno dei fattori che possono influenzare le cellule Th17: il comune sale da cucina NaCl. Not Allergol Anno 32 - 2013 • Vol. 31, n. 2 recensioni Figura 1 IL-23 signalling IL-23 IL-23 LOW SALT DIET HIGH SALT DIET IL-23 IL-23 R Th 17 SGH1 expression Th17 cell differentiation = IL-23 Receptor Tissue inflammation Development of autoimmunity S GK 1= serum glucocorticoid kinase 1 Gli esperimenti condotti in vitro con cellule di topo ed umane hanno mostrato dapprima che alte concentrazioni locali di NaCl, pur in condizioni fisiologiche influenzano le cellule Th17. In queste condizioni l’elevata concentrazione salina attiva la p38/MAPK pathway nelle cellule e induce la polarizzazione dei linfocito verso il fenotipo Th17. Per verificare questa ipotesi hanno usato sia il silenziamento genetico che l’inibizione chimica della via p38/MAPK in condizioni ipersaline. Il risultato è stato chiaro: le Th17 generate in ambiente ipersalino e con IL-23 sono patogene, hanno un fenotipo estremamente stabile ed anche una sovrapproduzione di citochine pro-infiammatorie GM-CSF, TNF-α e IL-2. A questo punto mancava la prova in vivo, perciò hanno alimentato due gruppi di topi con una dieta normale ed una ipersodica e verificato i vari sintomi dell’EAE. Il gruppo con dieta ipersodica mostrava una patologia più grave con infiltrazione di Th17 nel sistema nervoso e negli organo periferici. Questa è la prima dimostrazione in vitro ed in vivo che un eccesso di un fattore ambientale, in questo caso il comune NaCl, potrebbe contribuire allo sviluppo di malattie autoimmuni inducendo lo sviluppo di Th17 patogene. Nel secondo articolo anch’esso pubblicato su Nature, il gruppo di Wu ha indagato il meccanismo molecolare mediante il quale IL-23 e l’eccesso di sale sostiene la risposta Th17 ed induce funzioni effettrici negative per l’organismo. I linfociti Th17 vengono attivati in presenza di IL-23 che si lega al recettore di membrana IL-23R. Il sale cosa fa? Stimola l’iperproduzione di IL-23R e quindi la risposta a IL-23. Il ruolo fondamentale di SGK1 (serum glucocorticoid kinase 1, una chinasi a serina/treonina) una molecola fondamentale per l'espressione della IL-23R pathway e quindi della stabilizzazione del fenotipo Th17 è stato dimostrato. L’SGK1 agisce quindi mediante inibizione del Foxo1, un repressore dell’espressione di IL-23R. La figura illustra le due situazioni. Un nuovo target terapeutico? Forse qualche brevetto è già stato depositato… In attesa di una smentita che “that changes in environmental factors (such as diet, i.e.salt) have a role in these diseases.”come dice Olive Leavy, una vera esperta del campo, io credo sempre che l’ipotesi igienica non è l’unica spiegazione dei “mali del mondo”, anzi, che è servita a coprire e svalutare migliaia di studi sulle vere cause. Non bisogna dimenticare le 100.000 sostanze chimiche nuove per il sistema immunitario dell’uomo, i nuovi metodi chimici nell’agricoltura ed allevamento e soprattutto la chimica nella preparazione dei cibi, come dimostrato da questi studi e dalla “soda caustica alimentare” in un pane tipico tedesco nella migliore panetteria milanese. Parleremo presto degli interferenti endocrini, di agricoltura bio etc.. FO Not Allergol Anno 32 - 2013 • Vol. 31, n. 2 89 recensioni E' l'Api g5 responsabile della “mugwort-celery-fennel-syndrome”? Mugwort-fennel-allergy syndrome associated with sensitization to an allergen homologous to Api g5. Borghesan F, Mistrello G, Amato S, Giuffrida MG, Villalta D, Asero R. Eur Ann Allergy Clin Immunol 2013;45:130-137. N umerose evidenze dimostrano che una certa percentuale di soggetti sensibilizzati al polline di Artemisia vulgaris possono manifestare sintomi allergici in seguito all’ingestione di plant-derived food. This cross-reactivity sembra avere una frequenza particolarmente significativa in Svizzera, suggerendo che un allergene minore del polline di Artemisia e alcuni alimenti caratteristici della dieta siano coinvolti. Tra i possibili offending food sono stati segnalati il sedano rapa, il finocchio e diverse spezie quali coriandolo, cumino, aneto, pepe e paprika (da qui il termine “mugwort-celery-spice syndrome”). La componente responsabile di questa sindrome non è ancora stata identificata con esattezza. Con il presente lavoro, partendo dallo studio di alcuni casi di allergia al finocchio in soggetti sensibili al polline di Artemisia, gli autori si sono proposti di portare evidenze atte a individuare la possibile componente cross-reattiva. In particolare l’attenzione si è concentrata su un paziente (un ragazzo di 20 anni) che ha manifestato una reazione anafilattica pochi minuti dopo aver ingerito un po’ di finocchio crudo. Una approfondita analisi allergologica ha consentito di dimostrare una significativa reazione cutanea (mean wheal diameter 20mm) al finocchio crudo e una decisamente più moderata al finocchio cotto. Una serie di skin prick test del commercio ha messo una evidenza una positività verso il polline di Graminaceee e di Artemisia mentre l’indagine sierologica si è confermata positiva per Art v3 e rPru p3, ma negativa per Art v1. Successive indagini di laboratorio con il siero del paziente hanno dimostrato, mediante ELISA diretto, una IgE-reactivity anche verso la bromelaina (un marker di reattività verso i 90 Api g5 (una glicoproteina del sedano di 58kDa)-like la possibile causa. Tratta da http://caliban.mpiz-koeln.mpg.de cross-reactive carbohydrate determinants, CCD) e l’esistenza, mediante esperimenti di ELISA-inibition , di una cross-reattività tra estratti di polline di Artemisia e finocchio. Esperimenti di immunoblotting verso l’estratto di Artemisia hanno poi mostrato un profilo di IgE-reactivity piuttosto complesso, con riconoscimento di diverse bande a circa 20, 30, 43, 60 e 94 kDa mentre nei confronti dell’estratto di finocchio si sono Not Allergol Anno 32 - 2013 • Vol. 31, n. 2 recensioni evidenziate solo due bande a circa 43 e 60kDa. Nell’intento di chiarire l’importanza della IgE-reactivity verso i CCD, l’estratto di Artemisia è stato sottoposto ad un trattamento con periodato prima di essere rianalizzato all’immunoblotting. Tale trattamento ha determinato la scomparsa di tutte le bande ad eccezione di quella a circa 60 kDa. Ulteriori esperimenti di immunoblotting-inhibition usando l’estratto di finocchio come inibitore, hanno determinato la completa scomparsa della suddetta banda, suggerendo che tale componente può essere quella responsabile della cross-reattività tra polline di Artemisia e finocchio. Per un approfondimento ulteriore gli autori hanno sottoposto le bande a circa 60 kDa di Artemisia e finocchio a sequenza aminoacidica dell’N-terminale, una volta escise dal gel. In base poi ad un confronto con un opportuno database si è messa in evidenza, nel caso del finocchio, una elevata omologia con l’allergene Api g5 (fosfogliceromutasi di Apium graveolens). Questo risultato è stato confermato mediante analisi alla spettrometria di massa, digerendo con tripsina il gel contenente la banda a circa 60 kDa. Gli autori hanno quindi concluso che la componente a circa 60 kDa, diversa dal noto allergene Art v1 dell’Artemisia, può essere la componente cross-reattiva responsabile della “mugwort-celery-fennel-syndrome” Il fatto che un allergene minore del polline di Artemisia sia coinvolto in tale fenomeno spiega la relativa incidenza nella popolazione di questa particolare pollen-food syndrome. GM Errata Corrige Nell'articolo Il latte di asina nell'allergia alle proteine dei latte vaccino della D.ssa Giovanna Monti pubblicato sul Not Allergol precedente a pagina 7, una voce bibliografica è stata mal interpretata. La frase «Nel 2009 è stato pubblicato uno studio condotto in doppio cieco crossover sull'utilizzo del LCav in 23 bambini... » va intesa come 23 adulti. La redazione si scusa con l'Autrice e i Lettori per l'errore. Lais Lofarma SLIT con Allergoide Ampia biodisponibilità in tutta sicurezza Not Allergol Anno 32 - 2013 • Vol. 31, n. 2 91 lofarma news Premio Paolo Falagiani Alla Dottoressa Cristina Quecchia il Premio Falagiani Nell’ambito del congresso tenutosi a Milano nel giugno scorso e che ha visto la partecipazione sia dell’Accademia Europea di Allergia e Immunologia Clinica (EAACI) che dell’Organizzazione Mondiale di Allergia (WAO), il Presidente della Società Italiana di Allergologia ed Immunologia Clinica, Prof. Luigi Fontana, ha annunciato, nel corso della cerimonia inaugurale, il vincitore del “Premio Falagiani”. Il suddetto premio, istituito dalla Lofarma per onorare il ricordo e l’impegno del Dott. Paolo Falagiani, (Direttore Scientifico della Lofarma prematuramente scomparso due anni fa), che ha dedicato la sua vita professionale all’Allergologia, contribuendo in maniera significativa allo sviluppo del vaccino anti-allergico, noto come LAIS. Tale vaccino, oggetto di un brevetto internazionale, è stato il primo vaccino formulato in compresse da somministrare per via sublinguale ed è il risultato di una specifica procedura di modifica chimica (carbamilazione) in grado di conferire allo stesso (allergoide) una serie di peculiarità che ancora oggi, a distanza di 20 anni, lo rendono unico per innovazione, efficacia e sicurezza di impiego. Non esistono altri allergoidi che possono essere somministrati per via sublinguale. L’intento di questa iniziativa, rivolto in particolare ai giovani allergologi, era dunque quello di premiare il lavoro più originale avente come il LAIS come tema, e contribuire così ad una sua ulteriore valorizzazione. Numerosi contributi sono stati inviati e la scelta del vincitore ha richiesto una approfondita valutazione da parte della Commissione Giudicante di cui facevano parte esperti riconosciuti del mondo allergologico. Alla fine di una intensa e partecipata discussione, la Commissione ha deciso di conferire il “premio Falagiani” al lavoro dal titolo “Correlazione tra la riduzione precoce dell’IL-4 allergene-indotta e l’efficacia a lungo termine della terapia iposensibilizzante con LAIS per acari”. Autrice del lavoro la Dottoressa Cristina Quecchia, della Scuola di Specializzazione in Allergologia ed Immunologia Clinica dell’Università di Brescia. L’obiettivo dello studio era quello di identificare eventuali marcatori che potessero considerarsi predittivi della efficacia della SLIT, in particolare del LAIS ACARI. Lo studio, effettuato su 22 pazienti allergici agli acari, ha evidenziato, dopo sei mesi di trattamento, una riduzione della produzione di IL-4 allergene-indotta da parte dei linfociti da sangue periferico correlata, in modo statisticamente significativo, con il beneficio clinico valutato con la VAS dopo 18 mesi di terapia. Sebbene lo studio sia stato effettuato su una casistica limitata di pazienti i quali hanno mostrato una certa variabilità individuale di risposta, e quindi sia necessario confermare i risultati con la realizzazione di studi più ampi e controllati, è indubbio che esso abbia apportato nuove conoscenze sulle potenzialità del LAIS sia dal punto di vista clinico e immunologico. Il premio è stato consegnato in occasione di una serata speciale organizzata da Lofarma, che ha visto la partecipazione di numerosi amici del Dottor Falagiani sia italiani che provenienti da varie parti del mondo (Germania, Portogallo, Grecia, Albania, Ungheria, Messico, Corea del Sud, Federazione Russa e Argentina). Nel corso della serata gli ospiti presenti hanno potuto ascoltare dal vivo una sintesi dei risultati dello studio da parte della Dottoressa Quecchia. Il premio, consistente in un assegno di 3000 euro, è stato consegnato alla vincitrice da un ospite di eccezione, Pietro Falagiani, commosso ed orgoglioso del ricordo che il padre Paolo ha lasciato nell’ambito del mondo allergologico. Correlazione tra la riduzione precoce dell’IL-4 allergene-indotta e l’efficacia a lungo termine della terapia iposensibilizzante con LAIS® per acari Cristina Quecchia Specializzazione di Allergologia ed Immunologia Clinica, Università di Brescia 92 Not Allergol Anno 32 - 2013 • Vol. 31, n. 2 razionale L’efficacia del trattamento iposensibilizzante specifico (ITS) viene valutata esclusivamente con parametri clinici, rilevabili nel medio e lungo termine; sarebbe invece auspicabile avere un parametro più precoce, per proseguire il trattamento solo nei pazienti responder. lofarma news Attualmente non sono stati individuati marker specifici predittivi di efficacia dell’immunoterapia, tranne che per il veleno di imenotteri, in cui sembra che vi sia una correlazione con il dosaggio delle IgG4; non sono state dimostrate evidenze simili per l’immunoterapia con gli inalanti. Molti studi hanno dimostrato come la risposta immunologica al trattamento iposensibilizzante attivi precocemente la regolazione dei linfociti T e lo shift Th2/Th1. Questa modulazione del pattern citochinico è stata dimostrata, per quanto riguarda l’immunoterapia sublinguale, in diversi lavori con l’allergoide monomerico carbamilato (LAIS®, Lofarma S.p.A, Milano), che è particolarmente appropriato per la somministrazione sublinguale, grazie alle sue specifiche caratteristiche chimiche (1, 2). Infatti la carbamilazione dell’allergene a pH alcalino con cianato di potassio, che comporta la sostituzione di gran parte dei gruppi aminici dei residui di lisina, ne preserva la dimensione molecolare, migliorando e potenziando le sue capacità immunogeniche. Queste modifiche comportano una riduzione dell’allergenicità, tramite la drammatica diminuzione del legame con le IgE specifiche, preservandone però l’immunogenicità, senza l’alterazione degli epitopi T. Tali modificazioni assicurano inoltre un suo adeguato assorbimento orale e una resistenza alla degradazione enzimatica gastrica, che ne garantisce quindi l’alta biodisponibilità (3). Il dimostrato potente effetto immunogeno rende pertanto l’allergoide monomerico particolarmente adatto per l’identificazione di marker immunologici espressivi di efficacia dell’immunoterapia. obiettivo dello studio In quest’ottica abbiamo voluto studiare se le variazioni della produzione di citochine, cui si assiste durante il trattamento immuno-specifico con l’allergoide monomerico, possano essere utili per identificare un marker di beneficio clinico. In particolare è stata valutata la correlazione tra la precoce riduzione della produzione di IL-4 e l’aumento di IFN-γ ed il beneficio clinico della terapia con LAIS® a 18 mesi in pazienti affetti da allergia respiratoria ad acari. Correlazioni tra variazioni della VAS dopo 18 mesi di terapia con le modifiche della produzione di Il-4 e IFN-γ a 6 mesi. Not Allergol Anno 32 - 2013 • Vol. 31, n. 2 Figura 1 e : modifiche della produzione di IL-4 e : modifiche della produzione di IFN-γ 93 lofarma news pazienti e metodi Sono stati arruolati 22 pazienti adulti (con età compresa tra 20 e 45 anni, 14 uomini e 8 donne) con allergia respiratoria ad acari, i cui sintomi e la positività dei test cutanei e sierologici giustificavano la prescrizione di immunoterapia specifica, secondo le linee guida GINA/ARIA. A tutti i pazienti è stato prescritto il trattamento con LAIS® acari, con protocollo rush senza la fase d’induzione, partendo direttamente dalla dose di 1000 AU in compresse, assunte 3 volte la settimana. In tutti è stata valutata anche la compliance per la terapia prescritta. I pazienti sono stati sottoposti a controllo clinico ogni 6 mesi ed in occasione di tali visite hanno espresso un giudizio sul beneficio clinico del trattamento (rispetto alla variazione della condizione clinica di base) tramite valutazione VAS, dove 0 era il valore peggiore e 10 il migliore, considerando 5 come valore di stabilità o non modifica dei sintomi. Il dosaggio delle interleuchine è stato eseguito prima della terapia (T0) e dopo 6 mesi di trattamento (T1). Per la determinazione della produzione di interleuchine allergene-indotte dai linfociti periferici sono state prelevate cellule mononucleate del sangue periferico (PBMC) dei singoli pazienti e coltivate (2,0 x 105 cellule/pozzetto) per 72 ore a 37°C in presenza di 5 pg/ ml Der p1, in condizioni di base; simili esperimenti sono stati effettuati anche in 5 pazienti sani come controllo. Le concentrazioni di citochine nei surnatanti sono state determinate tramite ELISA (Pierce, Rockford, IL, USA) con 94 un sandwich anti-citochine. Sono state misurate le concentrazioni di IL-1β, IL-4, IL-5, IL-6, TNF-α e IFN-γ. La sensibilità di ELISA era 12,5 pg/ml di IL-1β, 3,1 pg/ml di IL-4, 6,3 pg/ml di IL-5, 21,9 pg/ml di IL-6, 12,5 pg/ml per il TNF-α, e 31,3 pg/ml di IFN-γ. L’analisi statistica è stata eseguita sui valori normalizzati ottenuti sottraendo il rilascio spontaneo da quello stimolato dall’allergene. L’analisi statistica dei dati è stata eseguita mediante valutazione della correlazione di Spearman, confrontando i valori di VAS con le variazioni percentuali di IL-4 e IFN-γ, effettuando anche una regressione per valutare la dipendenza tra le variabili. risultati Tutti i pazienti hanno concluso il periodo di terapia, in assenza di effetti collaterali. Il beneficio clinico, valutato dopo 18 mesi di terapia tramite la compilazione della VAS, è stato il seguente: 17 pazienti su 22 hanno riportato un miglioramento dei sintomi iniziali con una VAS ≥ 5, 1 paziente aveva un valore di VAS pari a 5, denotando una stabilità rispetto ai sintomi iniziali, mentre 4 avevano una VAS inferiore a 5, riportando un peggioramento dei sintomi. Prima dell’inizio della terapia si osservava una produzione di IL-4 allergeneindotta significativamente superiore a quella dei soggetti sani, mentre nessuna differenza veniva rilevata nella secrezione dell’IFN- γ. Dopo 6 mesi di trattamento la produzione di IL-4 allergene-indotta era significativamente ridotta (-35,6% ±24,35) Not Allergol Anno 32 - 2013 • Vol. 31, n. 2 rispetto ai valori di base, mentre si osservava un incremento dell’IFN-γ pari a 28,1% ± 29,86. La Figura1 mostra la correlazione tra VAS, determinata a 18 mesi e le variazioni percentuali di IL-4, prima della terapia (T0) e dopo 6 mesi di terapia (T1). La correlazione risultante è statisticamente significativa (ρ= 0,001; Spearman’s rho test). Non è invece significativa la correlazione tra IFN-γ e VAS (Spearman’s rho test, R Sq linear=2,74E-4). L’analisi della regressione ha mostrato che alla variazione di un’unità di VAS la percentuale di IL-4 si riduce in modo significativo (p<0,001) di un valore pari a -8,8%. Pertanto una riduzione dell’IL-4 superiore al 45% è significativamente correlata ad una VAS superiore a 6. conclusioni Lo studio conferma i dati di letteratura sul beneficio clinico, la sicurezza e l’efficienza del trattamento delle allergopatie respiratorie con allergoide monomerico. Infatti, il 77,27% dei pazienti ha avuto un notevole miglioramento dei sintomi senza effetti collaterali ed una compliance del 100%, dovuta sia ai frequenti controlli clinici che alla facilità di assunzione del farmaco. Peculiarità del lavoro è il rilievo che l’immunoterapia specifica con allergoide monomerico induce a 6 mesi significative modificazioni dell’assetto immunologico in senso Th1, con riduzione dell’IL-4 e tendenza all’aumento dell’IFN-γ. L’immunoterapia attiva precocemente la regolazione dei linfociti T e lo shift Th2/Th1, modulando di conseguenza lo specifico pattern citochinico. lofarma news Tali modifiche non sono però evidenti nelle fasi iniziali, quando prevale un incremento dell’IL-10, che sottintende un aumento della soppressione immune da parte di cellule T regolatorie, come già dimostrato con l’allergoide monomerico (4). Nelle fasi successive si assiste, parallelamente alla riduzione dell’IL-4, ad una progressiva riduzione di IL-10 con incremento dell’IFN-γ, che raggiunge la piena significatività dopo circa un anno di terapia (5). E’ stato recentemente dimostrato che il passaggio dalla produzione di IL-10 a quella di IFN-γ possa coinvolgere le stesse sottopopolazioni linfocitarie che, in fasi intermedie, producono ambedue le citochine (6). Questo conferma come l’immunoterapia specifica sublinguale agisca sia con meccanismi di immunoregolazione, che di immunodeviazione, anche se non è ancora perfettamente chiarita la correlazione tra le modifiche osservate in vitro ed il beneficio clinico. E’ noto che solo una parte di pazienti, anche se maggioritaria, beneficia del trattamento immunoterapico, mentre una quota non presenta modificazioni della condizione clinica o addirittura lamenta un peggioramento. Per tale motivo sarebbe auspicabile identificare un parametro predittivo precoce che possa discriminare i non responder dai futuri responder, a cui dovrebbe essere riservata la prosecuzione del trattamento. Un recente studio (7) mostra come la riduzione di IL-4 sierica rilevata a 6 mesi possa essere utile a tale scopo, in quanto il trend di riduzione di tale citochina ha una correlazione di tipo predittivo con il beneficio clinico con il 90% di efficienza. Il nostro studio conferma come la riduzione dell’IL-4 sia il parametro che, in una fase precoce, è più correlato con il beneficio clinico dall’immunoterapia, mentre le variazioni dell’IFN-γ, anche se precocemente rilevabili, non risultano correlate con l’esito positivo dell’ITS. La peculiarità del nostro studio sta nel fatto che la produzione di IL-4 da noi valutata è indotta specificamente in seguito alla stimolazione con l’allergene sensibilizzante e quindi è meno soggetta alle variazioni legate allo stato di salute del paziente. Al momento lo studio in vitro della produzione di IL-4 allergene-indotta può essere eseguito solamente in centri di Allergologia altamente specializzati con costi notevoli; sarà quindi utile valutare il rapporto costo-beneficio per il Sistema Sanitario e per il singolo paziente. stric administration induces local and systemic tolerogenic response involving IL-10-producing CD4(+)CD25(+) T regulatory cells in mice. Int J Immunopathol Pharmacol 2010;23(4):10211031. 4. Di Gioacchino M, Perrone A, Petrarca C, Di Claudio F, Mistrello G, Falagiani P, Dadorante V, Verna N, Braga M, Ballone E, Cavallucci E- Early cytokine modulation after the rapid induction phase of sublingual immunotherapy with mite monomeric allergoids. Int J Immunopathol Pharmacol 2008;21(4):969-976. 5. Bohle B, Kinaciyan T, Gerstmayr M, Radakovics A, Jahn-Schmid B, Ebner C- Sublingual immunotherapy induces IL-10-producing T regulatory cells, allergen-specific T-cell tolerance, and immune deviation. J Allergy Clin Immunol 2007;120(3):707-713. 6. Cosmi L, Santarlasci V, Angeli R, Liotta F, Maggi L, Frosali F, Rossi O, Falagiani P, Riva G, Romagnani S, Annunziato F, Maggi E- Sublingual immunotherapy with Dermatophagoides monomeric allergoid down-regulates allergenspecific immunoglobulin E and increases both interferon-gamma- and interleukin-10-production. Clin Exp Allergy 2006;36(3):261-272. 7. Ciprandi G, De Amici M, Murdaca G, Colombo BM, Quaglini S, Marseglia G, Di Gioacchino M- Serum IL-4 as a marker of immunological response to sublingual immunotherapy. J Biol Regul Homeost Agents 2008;22(2):117-123. Not Allergol Anno 32 - 2013 • Vol. 31, n. 2 95 Bibliografia 1. Di Gioacchino M, Cavallucci E, Ballone E, Cervone M, Di Rocco P, Piunti E, Filardo GS, Turi MC, Mangifesta R, Quecchia C, Mistrello G, Braga M, Petrarca C- Dose-dependent clinical and immunological efficacy of sublingual immunotherapy with mite monomeric allergoid. Int J Immunopathol Pharmacol 2012;25(3):671-679. 2. Quercia O, Bruno ME, Compalati E, Falagiani P, Mistrello G, Stefanini GF- Efficacy and safety of sublingual immunotherapy with grass monomeric allergoid: comparison between two different treatment regimens. Eur Ann Allergy Clin Immunol. 2011;43(6):176-183. 3. Petrarca C, Lazzarin F, Pannellini T, Iezzi M, Braga M, Mistrello G, Falagiani P, Di Giampaolo L, Di Gioacchino M- Monomeric allergoid intraga- calendario congressi Ottobre 2013 ■ Novità in tema di pneumologia ed allergologia pediatrica 18-19 ottobre Genova Segr. org.: iDea congress ■ VIII World Congress of Immunopathology, Respiratory Allergy & Asthma 12 - 15 ottobre Dubai (UAE) Segr. org.: World Immunopathology Organization ■ PAAM 2013- Pediatric Allergy and Asthma Meeting 17 - 19 ottobre Atene (Grecia) Segr. org.: EAACI Headquarters ■ Congresso AAITO 2013 24-26 ottobre Ancona Segr. org.: AIM Group International Novembre 2013 ■ Rinite, asma, COPD &allergie alle muffe: diagnosi, trattamento e risk management 9 novembre Mantova Segr. org.: Update International Congress ■ Highlights in allergy and respiratory diseases 14-16 novembre Genova Segr. org.: iDea congress ■ Le allergie del mondo occidentale 16 novembre Foggia Segr. org.: Dafne congressi ■ DAM 16 26-29 novembre Segr. org.: iDea congress 96 Milano Dicembre 2013 Marzo 2014 ■ Nuove prospettive per la gestione dell’asma. Le nuove Linee Guida GINA 2013 6 dicembre Pisa Segr. org.: iDea congress ■ 1° Congresso Regionale SIAIP Emilia-Romagna. Le allergie nel bambino: uniformità e ottimizzazione delle cure 7 - 8 Marzo 2014 Parma Segr. org.: iDea congress ■ La scuola dell’atopia 2013 6-7 dicembre Segr. org.: iDea congress ■ XV Meeting Nazionale di Immunoallergologia 21-22 Marzo 2014 Segr. org.: Dafne congressi Milano ■ Subalpina 2013 Attualità in tema di allergia, immunità ed infezioni 7 dicembre Torino Segr. org.: iDea congress ■ Update in asthma and allergy at christmas time 14 dicembre Brescia Segr. org.: iDea congress Gennaio 2014 ■ Il paziente respiratorio: dalla clinica alle strategie terapeutiche 30-31 gennaio Napoli Segr. org.: iDea congress Febbraio 2014 ■ Asma bronchiale e BPCO: nuovi obiettivi, nuovi rimedi, nuove strategie 13-14 febbraio Segr. org.: iDea congress Verona ■ REAL LIFE in tema di: Riniti, asma e BPCO VII Edizione 21-22 Febbraio 2014 Vietri sul Mare (SA) Segr. org.: iDea congress Not Allergol Anno 32 - 2013 • Vol. 31, n. 2 Locri (RC) Segreterie organizzative • iDea congress Via della Farnesina, 224 - 00194 Roma Tel. 06 36381573, Fax 06 36307682 [email protected], www.ideacpa.com • World Immunopathology Organization Tel. +7 (495) 735-1414, Fax +7 (495) 735-1441 [email protected], www.wipocis.org • EAACI Headquarters Genferstrasse, 21 - 8002 Zurich - Switzerland Tel. +41 44 205 55 33, Fax +41 44 205 55 39 [email protected], www.eaaci-paam2013.com • Update International Congress Via dei Contarini, 7 - 20133 Milano Tel. +39 02 70125490, Fax +39 02700503943 [email protected], www.upcongr.it • AIM Group International Viale Mazzini, 70 - 50132 Firenze Tel. +39 055 2338829, Fax +39 055 2480246 www.aimgroup.eu • Dafne Congressi Via dei Salici, 7 - 89048 - Siderno (RC) Tel: 0964.342229, Fax: 0964.380540 [email protected], www.dafneservizi.it Istruzioni per gli autori I l Notiziario Allergologico è una pubblicazione quadrimestrale di aggiornamento nel campo della Allergologia e delle discipline ad essa correlate, rivolta ai Medici ed ai Ricercatori. 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Lombardo Editore, Roma, 1994. • Lavori pubblicati come capitoli di volumi: indicare cognome e iniziale dei nomi degli Autori, titolo del capitolo, titolo del volume in cui il lavoro è pubblicato, preceduto dall’indicazione del Curatore, e seguita da quella dell’Editore, luogo e anno di pubblicazione, pagina iniziale e finale del capitolo citato. es: Philips SP, Whisnant JP - Hypertension and stroke. In: Laragh JH, Brenner BM (Eds.) Hypertension: pathophysiology, diagnosis and management. 2nd ed., New York, Raven Press, 1995, p. 465-478. La bibliografia verrà ordinata in ordine di citazione nel corso del testo e ogni citazione verrà contrassegnata da un numero progressivo di identificazione. In casi particolare, quando la bibliografia sia composta da riviste sintetiche, trattati, monografie e sia limitata a poche voci, non verrà citata nel testo ma raggruppata alla fine del lavoro sotto il titolo “Letture consigliate”. 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