Lubas G. - Appunti sulle principali patologie con base genetica a carattere medico internistico nel cane - Serv Edit Univ Pisa, pp. 142, Ia ediz., 2006. CAP. 1 – IMPORTANZA DELLE MALATTIE GENETICHE NELL’ALLEVAMENTO DEL CANE Evoluzione delle malattie genetiche negli animali da compagnia Negli anni 50’ è iniziata l’epoca del controllo delle malattie infettive e parassitarie più frequenti del cane con l’uso di antibiotici, antielmintici e vaccini unitamente ad un maggiore supporto dietetico che hanno messo sotto controllo le principali cause ambientali. Oggigiorno, i veterinari devono confrontarsi maggiormente con le malattie genetiche o con le malattie in cui la componente genetica è prevalente. Non esiste nessuna evidenza nell’aumento della frequenza delle malattie genetiche nel cane, ma piuttosto il continuo declino nella frequenza delle malattie che sono indotte da cause ambientali ha portato ad un aumento relativo delle malattie in cui i geni hanno un ruolo maggiore. In genere, negli animali da reddito esiste una minore incidenza dei difetti genetici rispetto agli animali da compagnia. Questa evidenza non è dovuto al fatto che negli animali da reddito siano più accurate le conoscenze sui difetti genetici, ma le mutazioni geniche che interferiscono con la salute e le prestazioni riproduttive sono state eliminate dagli animali da reddito durante diverse generazioni di selezione genetica per la salute in genere e per gli importanti caratteri economici quali la produzione di latte, carne e lana. A partire dagli anni 40’ il processo di selezione negli animali da reddito è stato guidato dalle teorie dell’allevamento animale ed ha applicato le misure statistiche dell’ereditabilità ai tratti economici quantitativi e ha tracciato l’efficacia dell’allevamento in selezione nel raggiungere le variazioni desiderate. I programmi statali di aiuto nel miglioramento delle produzioni degli animali da reddito hanno fornito elevate quantità di denaro per le ricerche di questo tipo. L’efficacia della selezione genetica ha incoraggiato la cooperazione degli allevatori degli animali da reddito negli ampi programmi di razza per saggiare i metodi e per condividere le informazioni e il germoplasma. Tutto questo ha portato ad un aumento rimarchevole delle produzioni e a sua volta ha indotto un’aumentata disponibilità di prodotti animali a minori costi per il consumatore. Al contrario dell’allevamento degli animali da reddito, gli obiettivi dell’allevamento del cane sono molto diversi e ben poco definiti. Essi sono influenzati per una certa parte dalle mode variabili nell’aspetto fisico, basate sulle prestazioni alle mostre e, in alcune razze, particolarmente quelle da lavoro, dalla ricerca di particolari tratti caratteristici. Spesso l’allevamento è influenzato dalle preferenze di un singolo allevatore piuttosto che da un obiettivo uniforme di consenso. Dietro l’originale sviluppo di particolari razze, che sono state create principalmente usando il principio comune dell’allevamento pratico e cioè “simile genera il simile”, nell’allevamento del cane, la selezione per tratti specifici è stata raramente praticata con un uso sistematico usando i principi genetici. L’allevamento degli animali da compagnia è per molti versi un’attività sociale che spesso diventa un hobby individuale. Analogamente alla riproduzione umana, l’allevamento del cane è determinato da ampi e variabili sentimenti e, per certi versi, anche dalla casualità. L’uso delle teorie della riproduzione animale e della selezione sistematica può essere utilizzata in alcuni casi per migliorare i cani da lavoro come ad es. quelli usati per la guida dei ciechi. Comunque sembra improbabile che la maggior parte dell’allevamento del cane diventi come quella degli animali da reddito, dove tutta l’attenzione è diretta verso la produzione di animali uniformi che forniscano il Cap. 1 – Importanza delle malattie genetiche nell’allevamento del cane 6 massimo di un prodotto specifico richiesta dal mercato, al minor costo di produzione. Come nella riproduzione umana, il solo obiettivo dell’allevamento del cane, dove essenzialmente tutti gli allevatori possono essere d’accordo, è che devono essere eliminate le malattie genetiche. Natura e gravità dei disordini genetici nel cane Negli animali, come nell’uomo, le malattie in cui è stato dimostrato che i geni giocano un ruolo importante includono una grande varietà di malformazioni congenite, malattie ematologiche e metaboliche, disordini immunomediati, anormalità del comportamento, malattie degenerative associate all’invecchiamento e un certo numero di forme di neoplasie. Sono disponibili dei database delle malattie genetiche del cane come pure diversi testi su questo argomento e all’anno 2000 sono state pubblicate notizie sulla diagnosi e sul controllo di 370 differenti disordini genetici nel cane. Più del 70% di questi sono stati riconosciuti e descritti come entità cliniche e patologiche distinte nei passati 20 anni, dimostrando la recente crescita di informazioni in questa area della medicina veterinaria. Il riconoscimento di un numero crescente di malattie genetica del cane può essere attribuito in larga parte alla specializzazione ed all’aumento della sofisticazione della diagnosi nella moderna medicina degli animali da compagnia. I cani ricevono la più completa valutazione completa di carattere medico a livello di singoli pazienti rispetto a qualsiasi altra specie animale, a parte quella degli esseri umani. Il numero di recenti malattie genetiche nel cane riconosciute aumenta di 5-10 l’anno ed il volume delle nuove informazioni sulle precedenti malattie genetiche già definite aumenta logaritmicamente. Almeno il 50% delle 370 malattie genetiche del cane fino ad oggi (nel 2000) definite ha significative aggregazioni specie specifiche come ad es. nel caso della malattia di von Willebrand di tipo 3 nello Scottish terrier. Questo può essere attribuito al fatto che le razze di cani sono solo parzialmente consanguinee ma geneticamente isolate e generalmente derivate da pochi ancestrali fondatori. Il flusso di geni tra le razze è ristretto dalla barriera dei pedigree e dei certificati. Ad es. uno Scottish terrier per essere registrato, deve avere i genitori altrettanto registrati come membri della stessa razza. Così, ciascuna razza è essenzialmente una popolazione in allevamento chiuso con le sue mutazioni e malattie genetiche. La distribuzione delle malattie genetiche correntemente riconosciute nel cane per modalità di trasmissione od ereditarietà è illustrato nella tabella 1/1. Il modo di ereditabilità è noto con ragionevole certezza in 203 su 370 malattie cioè in circa il 55%. Per definire le modalità di eredità nelle rimanenti malattie sono richieste ulteriori ricerche e studi familiari. Delle 203 malattie in cui le modalità di eredità sono note, il gruppo più grande, cioè il 36%, consiste in disordini che hanno eredità come tratti autosomici recessivi. In questi disordini, come ad es. la malattia di von Willebrand di tipo 3 del cane Scottish terrier, gli individui che ereditano una copia del gene mutante sono clinicamente non malati ed eterozigoti portatori. Ma quando due portatori si accoppiano, in media, un quarto della prole riceve due copie dell’allele mutante e sarà un animale omozigote malato. Una metà della prole dell’accoppiamento tra due portatori sarà eterozigote portatore come i genitori ed un quarto sarà omozigote per il gene normale. La maggior parte dei geni mutanti che sono legati a disordini ereditari recessivi sono ritrovati nella popolazione allo stato eterozigote. Senza nessun altro metodo per rilevare i portatori non è generalmente noto quanto questi portano la mutazione della malattia, a meno che non si incrocino con un altro portatore e producano così prole omozigote affetta. Poiché l’accoppiamento di individui correlati di parentela è comune nelle popolazioni di razza pura, particolarmente nelle razze con un ridotta dimensione di soggetti, c’è un’aumentata probabilità che due animali che portano la stessa mutazione si incrocino e producano quindi prole malata. La probabilità di eventi entro una popolazione di razza spesso produce in effetti ‘un’epidemia’ connessa ad un disordine genetico recessivo. Cap. 1 – Importanza delle malattie genetiche nell’allevamento del cane 7 Nei cani prevale il fattore effetto stallone fondatore o più popolare. In questo caso un cane maschio clinicamente sano che è stato un campione eccezionale alle mostre o nel campo del lavoro può accadere per mero gioco delle probabilità che sia un portatore di una mutazione per una malattia. Il campione maschio è spesso utilizzato per la riproduzione ed è accoppiato con un elevato numero di femmine. Se accade che queste femmine non siano portatrici della mutazione di malattia nello stesso gene del maschio, non sarà prodotto nessun figlio malato alla prima generazione. Comunque, la mutazione può essere passata senza essere riconosciuta attraverso una serie di generazioni successive, finchè i discendenti dello stallone popolare e portatore siano incrociati tra loro e in quel momento si manifestano molti casi di malattia. Questo effetto può essere particolarmente drammatico in una razza con ridotte dimensioni nel numero di soggetti. Il problema della consanguineità L’inbreeding o consanguineità è la riproduzione di individui che sono correlati l’un l’altro attraverso uno o più comuni avi ancestrali. L’aumentata frequenza della malattie ereditate recessivamente, che generalmente accompagna l’inbreeding, ha portato alla concezione sbagliata che le malattie genetiche siano causate dalla consanguineità. Ma ciò non corrisponde al vero. Molti ceppi di topi da laboratorio sono stati riprodotti per generazioni accoppiando fratelli e sorelle. Questi animali completamente consanguinei sono omozigoti per un solo allele per ciascun locus in tutti i membri del ceppo e sono geneticamente identici (eccetto i maschi che hanno geni legati alla Y, non presenti nelle femmine). Il processo iniziale per istituire un ceppo in consanguineità ha coinvolto l’uso di coppie di topi da strada e l’accoppiamento fratello-sorella della prole per più di 20 generazioni. Molte delle linee iniziali partite in questo modo sono state interrotte dal ‘collo di bottiglia genetico’ dovuto alla presenza di alleli recessivi che quando sono allo stato di omozigoti causano malattia o scarsa capacità riproduttiva in modo tale che quella linea non potesse essere più allevata. Le linee che sono sopravvissute ed esistono oggigiorno sono quelle che per pura combinazione mancavano degli alleli recessivi deleteri, sufficienti a causare la loro estinzione. E’ ben noto che nell’allevamento degli animali da reddito la selezione per un tratto desiderato generalmente coinvolge un certo grado di inbreeding. Il senso comune comprende che “il simile genera il simile” ha le sue basi nel fatto che gli animali con fenotipi simili tende a condividere gli stessi alleli. La creazione di un grado di uniformità delle caratteristiche fenotipiche come ad es. dimensioni, conformazione e colore del mantello tra gli animali della stessa razza prevede di preparare membri della razza omozigoti ai loci che controllano questi tratti. L’allevamento di fenotipi diversi in differenti razze ha indotto la divergenza tra le razze. Non si potrebbe avere oggigiorno una grande varietà di dimensioni, conformazione e comportamento tra le differenti razze di cani senza l’inbreeding selettivo compiuto nel passato. In una data razza o linea di allevamento come esistono oggi, il livello dell’ulteriore inbreeding che può essere tollerato senza gli affetti deleteri dipenderà, come nell’esempio del topo, sul numero e tipi di alleli che sono portati come deleteri quando sono allo stato di omozigote. Pertanto nei cani non è l’inbreeding di per se che è responsabile delle malattie genetiche, ma la presenza di alleli mutanti deleteri che sono portati nelle popolazioni allevate. Ne consegue che se questi potessero essere rilevati da esami di laboratorio sarebbe possibile, tramite un allevamento selettivo, continuare la loro riproduzione, mentre vengono eliminati i portatori delle mutazioni deleterie dal gruppo di allevamento e in riproduzione. E’ improbabile che gli allevatori di cani possano produrre linee di cani completamente consanguinei, non solo per il tempo e gli oneri sottostanti, ma perché certi aspetti dei fenotipi desiderati possono dipendere dalla eterozigosità in alcuni loci. Un altro fattore è che l’allevamento e le mostre dei cani come passatempo ed attività Cap. 1 – Importanza delle malattie genetiche nell’allevamento del cane 8 sociale scomparirebbero se fossero solo prodotte razze omogenee. Su quale basi sarebbero allora giudicati gli animali nel ring del ‘best in show’ della mostra? E dove finirebbe il piacere delle variazioni della moda nella conformazione e nel colore del mantello o l’obiettivo di allevare un campione? Ragioni della comparsa dei disordini genetici nel cane I nostri clienti, cioè quelli che amano e allevano i cani, sono talvolta il bersaglio di critiche improprie da parte dei media, del pubblico e di una certa parte della nostra categoria professionale di veterinari. Un articolo di prima pagina in una rivista popolare dal titolo “I cani: la vergogna dell’allevamento ai limiti…..” è un esempio di come false concezioni possano creare controversie attraverso l’assegnazione della pubblica gogna. Era implicito in questo articolo che gli allevatori di cani dovevano vergognarsi per i problemi dei difetti genetici a causa dei loro obiettivi di allevamento che sono contrari alla salute del cane. E’ anche vero però, che la maggior parte delle razze di cani ha una grande varietà di malattie genetiche. Comunque, eccetto in rari casi speciali, come ad es. la selezione per un’incrementata brachicefalia che produce ostruzione delle vie aeree superiori nel Bulldog inglese, la maggior parte delle malattie genetiche non sono il risultato di un allevamento deliberato verso obiettivi assolutamente indesiderati. Gli allevatori di cani, come i genitori della specie umana, se hanno un’alternativa, generalmente, non producono deliberatamente una prole difettosa. Il problema è che molte malattie genetiche sono ereditate recessivamente e, come già detto, nel caso dell’effetto dello stallone più popolare, la presenza di una mutazione può diffondersi in modo subdole e sconosciuto, finchè la sua frequenza raggiunge un livello relativamente elevato all’interno della razza. Solo recentemente è stato enfatizzato dai genetisti e dalla professione veterinaria la ricerca e l’educazione nella genetica medica che ha cominciato ad accelerare nelle sue conoscenze, rendendo disponibile agli allevatori di cani le conoscenze di base e gli strumenti necessari per eliminare sistematicamente i difetti genetici. Provvedimenti per limitare le malattie genetiche C’è una breve e chiara risposta a questa domanda: eliminare i geni mutanti che inducono la malattia in ogni razza. Al contrario dei disordini recessivi, le malattie che sono ereditate come tratti dominanti con penetranza completa e che possono essere accertati prima dell’età della riproduzione possono essere semplicemente eliminati con un’accurata diagnosi e con la rimozione dei cani affetti dal pool in riproduzione. Questo approccio è stato usato efficacemente dagli allevatori di cani per molti anni, tenendo conto del fatto che i disordini autosomici e legati al sesso di natura dominante noti nel cane sono numericamente ben al di sotto delle malattie che sono ereditate recessivamente (vedi tabella 1/1). Modo di eredità Autosomica dominante Autosomica recessiva Legata al sesso dominante Legata al sesso recessiva Complessa, tra cui poligenica Anomalie cromosomiche Non definite o incerte Totali Numero di malattie 30 134 2 10 20 7 167 370 Percentuale 8,1 36,2 0,5 2,7 5,5 1,9 45,1 100 Cap. 1 – Importanza delle malattie genetiche nell’allevamento del cane Tabella 1/1: modalità di eredità delle malattie genetiche del cane aggiornata al 1999 9 Il principale attuale obiettivo della genetica medica veterinaria applicata agli animali da compagnia è la riduzione nella frequenza dei disordini che sono ereditati recessivamente che includono sia malattie autosomiche che legate al sesso. Una significativa riduzione nel breve periodo, richiede l’identificazione e la rimozione sia degli animali affetti sia dei portatori dal pool in allevamento o riproduzione. C’è una lunga storia di particolari accertamenti clinici in determinate razze tenute da veterinari per la diagnosi di disordini genetici come la atrofia retinica progressiva (questa malattia non è una singola entità ma una serie di almeno 12 differenti patologie genetiche). Sebbene tali sforzi hanno significato tanto e hanno aiutato a ridurre la frequenza dei disordini recessivi, la rimozione dei soli cani affetti dalla riproduzione ha fornito risultati incostanti o poco soddisfacenti e tali programmi sono stati spesso abbandonati a causa della loro lenta progressione. La ragione è chiara. Per un disordine autosomico recessivo con una frequenza alla nascita di 10/1.000 cani, se vengono eliminati soli i cani affetti dal pool in riproduzione, sono necessarie 10 generazioni (oltre 15 anni) per ridurre la frequenza nella comparsa di nuovi casi ad un quarto della frequenza iniziale, cioè 2-3 cani su 1.000. I genitori clinicamente normali e la prole degli animali affetti sono portatori obbligati e se anche questi fossero altrettanto rimossi dalla riproduzione, il progresso eugenetico sarebbe molto più rapido. Comunque, senza un mezzo per identificare i portatori entro la razza il disordine declina molto lentamente e potrebbero verificarsi aumenti intermittenti nella sua frequenza a causa dell’effetto dello stallone più popolare e di altre possibili eventi che aumentano la frequenza dell’allele mutante. Al contrario, se viene combinata un’accurata diagnosi degli animali affetti con una valutazione accurata dei portatori di tutti i cani clinicamente non affetti, prima della loro utilizzazione in riproduzione, la frequenza di nuovi casi si ridurrebbe a zero in una sola generazione. Questo però, presuppone la cooperazione di tutti gli allevatori e non è un irragionevole obiettivo che può essere atteso quando sia applicata una forte pressione selettiva. Questo esempio mostra come il più importante obiettivo attuale per gli allevatori di cani e la professione veterinaria è l’accurata diagnosi della malattie ereditate recessivamente, l’identificazione dei portatori e lo sviluppo di programmi per prevenire la riproduzione sia dei cani malati che dei portatori. Test di laboratorio per la diagnosi e per l’identificazione dei soggetti malati e portatori Esami basati sui prodotti genici Questi esami misurano la quantità e/o le funzioni dei prodotti genici di natura proteica. Un esempio è il saggio per l’attività dell’enzima muscolare fosfofruttochinasi negli eritrociti dei cani Springer Spaniel inglese affetti da una sindrome di anemia emolitica acuta, emoglobinuria e ittero a seguito dell’esercizio fisico o ad iperventilazione da diverse cause. In questo disordine autosomico recessivo, il saggio enzimatico mostra che i soggetti omozigoti hanno un’attività compresa tra il 824% dei valori di controllo, mentre gli eterozigoti hanno livelli che sono generalmente tra il 40-60% dei controlli. In questo, come in altri disordini autosomici per difetti enzimatici, il saggio di laboratorio specifico generalmente, fornisce risultati definitivi per la diagnosi di animali affetti omozigoti. Questi esami hanno il vantaggio di non essere legati a mutazioni specifiche e sono così utili nella diagnosi nelle razze con differenti mutazioni nello stesso gene, incluse razze che non sono state precedentemente indagate. Il maggior svantaggio degli esami di laboratorio basati sui prodotti genici e che sono meno utili nell’identificare i portatori. Infatti, i valori dell’esame negli eterozigoti tendono a sovrapporsi per un certo grado con i risultati dei soggetti normali, rendendo difficile un chiara assegnazione dello stato di portatore in certi animali anche dopo ripetuti dosaggi. Un’ulteriore limitazione sui test di laboratorio basati sui prodotti genici è che la proteina rilevata può non essere espressa nei tessuti facilmente campionati negli animali vivi. Per es. nella Cap. 1 – Importanza delle malattie genetiche nell’allevamento del cane 10 distrofia retinica autosomica recessiva del cane Briard, nota anche come cecità notturna stabile, la proteina anomala identificata come RPE65 è espressa specificatamente nell’epitelio pigmentato retinico, un tessuto non facilmente accessibile per una campionatura negli animali in vita. Il test di laboratorio per lo stato di portatore nel Briard si esegue meglio impiegando un test basato sulla mutazione di DNA che richiede solo una piccola quantità di DNA raccolta da qualsiasi tessuto. Questo esame identifica la delezione in 4 paia di basi nel gene che codifica la RPE65. La stessa mutazione è presente nella popolazione dei cani Briard allevati negli USA, Europa e Svezia. Esami basati sulla mutazione del DNA Questi sono gli esami di scelta sia per la diagnosi che per l’identificazione dei portatori nelle razze in cui la mutazione sia stata caratterizzata a livello di sequenza di DNA (ad es. il test PCR nello Scottish terrier per la mutazione nella malattia di von Willebrand di tipo 3). Il maggior svantaggio sui test basati sulla mutazione è che il loro sviluppo richiede ricerca, tempo e costi elevati e il test approntato in una razza non è utile per altre razze. Ci possono essere delle eccezioni quando la stessa malattia avviene in due razze con antenati comuni. Per es. la mutazione nel gene galattocerebrosidasi che determina il disordine neurologico denominato “leucodistrofia globoide” è il medesimo nel Cairn terrier che nel West Highland White terrier, indubbiamente perché condividono comuni antenati recenti nella evoluzione storica delle due razze. La stessa mutazione che produce la deficienza di fosfofruttochinasi di tipo muscolare nel Springer Spaniel inglese è stato dimostrato avvenire in almeno una famiglia di Cocker Spaniel americani, suggerendo che anche in questo caso sia avvenuta una mescolanza tra le due razze. Esami basati sul legame di DNA (linkage DNA) In questi esami, sono testati una serie di marcatori genetici che spaziano nel genoma per cercare la correlazione con le malattie. Se almeno un marcatore è abbastanza vicino al locus del gene della malattia questo raramente è separato nella ricombinazione genetica durante la trasmissione dei segmenti cromosomici da una generazione all’altra e quindi può essere usato per tracciare l’allele mutante nel pedigree. Il marcatore può essere usato anche se l’identità del gene che esplora non sia nota. Questo test, basato sul legame DNA, è stato impiegato con successo nel predire il genotipo del difetto autosomico recessivo denominato “Tossicosi da rame”, una malattia ereditaria del fegato indotta da accumulo di rame nel Bedlington terrier. Sebbene questi test possano essere usati per aiutare nel riconoscimento dei portatori, spesso non sono così definitivi come i test basati sulla mutazione poiché hanno un certo errore dovuto alla possibile ricombinazione tra il marcatore ed il gene della malattia (più lontano è il marcatore dal locus della malattia, più grande è la probabilità che la ricombinazione o la segregazione determinino una impropria classificazione degli animali tramite il test). Questi esami possono essere costosi e più dispendiosi in termini di tempo rispetto ai test basati sulla mutazione, dal momento che richiedono la tipizzazione dei marcatori nei genitori e nella prole delle famiglie. Comunque possono essere utili solo se il marcatore legato in questione sia polimorfico e che quindi possa essere tracciato ed evidenziato nella famiglia sotto indagine. I test basati sul legame di DNA hanno il vantaggio di non richiedere l’identità molecolare del gene della malattia e non sono necessariamente specie specifici. Prospettive dei test di laboratorio per le malattie genetiche nei cani di razza Gli accurati esami di laboratorio per la diagnosi e l’identificazione dei portatori di malattie autosomiche o legate al sesso forniscono un importante mezzo per ridurre la frequenza di questi disordini nelle popolazioni canine di razza. Comunque un certo numero di limitazioni devono essere tenute in considerazione allo stato attuale: Cap. 1 – Importanza delle malattie genetiche nell’allevamento del cane 11 1. Sono attualmente disponibili esami di laboratorio accurati per la diagnosi e la valutazione dei portatori solo per un certo numero di malattie note del cane che sono ereditate recessivamente. Al momento, non sono ancora stati riportati i disordini autosomici e legati al sesso in cui la clonazione e la caratterizzazione del gene della malattia, totalizzano il numero di 125 nell’anno 2000. Dovrebbe essere indagati per prima i disordini con la più ampia distribuzione e la più elevata incidenza e quelli in cui c’è una forte evidenza dell’identità dei geni coinvolti. Non saranno possibili rapidi progressi a meno che non ci sia una considerevole espansione di questa area di ricerca. 2. Un test basato su una singola mutazione non può essere sufficiente per saggiare tutti gli animali della razza. Sebbene sia possibile che gli individui della stessa razza con gli stessi segni clinici ed anormalità di laboratorio abbiano la stessa mutazione del gene, perché condividono lo stesso pool genico, questo non sempre sarà possibile. Talvolta può avvenire entro una razza più di una mutazione spontanea nello stesso gene. Per esempio, il disordine metabolico della mucopolisaccaridosi di tipo VI nel gatto siamese, è stato provata essere causata da due mutazioni indipendenti nella codificazione del gene di un enzima lisosomiale, la n-acetilgalattosamina-4fosfatasi. Più grande è la dimensione della razza più è possibile che sia avvenuta più di una mutazione che produce lo stessa malattia genetica. 3. I molti disordini ereditati recessivamente nel cane non sono stati sufficientemente ben caratterizzati a livello biochimico e molecolare seppure sia nota l’identità del gene. Una modalità di eredità mendeliana supporta la conclusione che sia coinvolto un singolo gene mutante, ma lo sviluppo di un test di laboratorio per la diagnosi e l’identificazione dei portatori, in genere, dipende dalle conoscenze dell’identità del gene e dei suoi prodotti. Rimangono un gran numero di disordini monogenetici nel cane, come nell’uomo, in cui questa informazione non è ancora disponibile. A causa dell’elevato volume di ricerche nella genetica umana, in genere, le conoscenze diventano per prima disponibili nell’uomo e quindi è possibile applicarle nelle malattie del cane, quando sono riconosciuti la similarità dei quadri clinici e di laboratorio nelle due specie. 4. I disordini genetici complessi come la displasia del cane, una serie di malformazioni congenite ereditarie, le malattie autoimmuni e la predisposizione genetica al cancro costituiscono una significativa proporzione di malattie genetiche nel cane. Molti di questi coinvolgono più di un gene ed in qualche caso coinvolgono anche effetti indotti dall’ambiente. Quando sarà raggiunta una comprensione più completa dei geni che sottointendono alle malattie genetiche complesse potrà essere possibile identificare mutazioni nei geni chiave e quindi portare allo sviluppo di test genetici. Comunque, questi sforzi sono molto più difficili di quelli dei disordini da singoli geni, come è ben noto agli scienziati che studiano analoghì disordini genetici nell’uomo. Può essere necessario del tempo prima che questa area di ricerca porti a conoscenze che possono essere tradotte in test genetici efficaci. 5. Le mutazioni geniche spontanee continueranno a verificarsi. Tutti i mammiferi hanno gli stessi 50-100.000 geni, ciascuno dei quali serve per una specifica funzione che se viene alterata ha il potenziale sufficiente per indurre una malattia. Il tasso di mutazioni nei singoli geni è stimato essere circa 106 per gamete, per locus e per generazione nei vari organismi. Sebbene le nuove mutazioni che agiscono come dominanti appariranno come casi sporadici isolati, le mutazioni recessive avverranno senza evidenza alcuna nella prima generazione. Come discusso in precedenza, possono essere trasmesse attraverso generazioni, potendo forse essere ampiamente disseminate da un popolare stallone, prima che l’incrocio tra due portatori che portano il gene mutante li faccia emergere. In aggiunta alle mutazioni da un singolo gene, ci sono una varietà di Cap. 1 – Importanza delle malattie genetiche nell’allevamento del cane 12 mutazioni su larga scala che avvengono a livello cromosomico e che comprendono delezioni, duplicazioni e riarrangiamenti che coinvolgono geni multipli. Tutte queste anormalità del materiale genetico avvengono spontaneamente e possono essere attese comparire continuamente nel tempo. Sebbene la frequenza dei disordini genetici possa essere considerevolmente ridotta da test genetici e da una riproduzione controllata non saranno mai completamente eliminati. Attraverso il verificarsi spontaneo di nuove mutazioni, ci si può attendere a lungo termine di osservare l’emergenza di nuove malattie genetiche e la ricomparsa di quelle precedentemente già note e magari tenute sotto controllo. Future tendenze della genetica medica nel cane Il livello di conoscenza delle malattie genetiche nel cane è aumentato vertiginosamente negli ultimi 20 anni e il tasso di nuove scoperte continuerà ad accelerare ancora. Il gran numero di disordini noti avere nelle loro cause una componente genetica, ma il cui modo di eredità e i geni sottostanti coinvolti non sono ancora conosciuti, sarà ulteriormente chiarito e definito. I veterinari per animali da compagnia, in cooperazione con genetisti veterinari e allevatori giocheranno un importante ruolo nel raggiungere questo tipo di informazioni. Un segno molto incoraggiante è che con l’incrementata conoscenza e discussione del problema, è evoluto un approccio più aperto al problema delle malattie genetiche tra gli allevatori di cani. Mentre il riconoscimento dell’evenienza di una malattia genetica nel proprio canile era in passato esclusa per paura di essere imputati o additati come cattivi allevatori, talvolta proprio dagli stessi altri allevatori, ora c’è uno scambio cooperativo di informazioni che sta crescendo. Un certo numero di agenzie di certificazione fornisce dichiarazioni di esenzione da particolari malattie, basato sull’esame effettuato da veterinari specialisti. Le organizzazioni di allevatori sono entusiasticamente all’inseguimento di indagini sulla salute dei propri cani per identificare malattie genetiche entro le loro razze e stanno disseminando queste informazioni ad altri allevatori e proprietari di cani. Negli USA il AKC (American Kennel Club) e il CHF (Canine Health Foundation) hanno concordato la necessità di sponsorizzare le ricerche sulle malattie genetiche includendo lo sviluppo della mappa genomica del cane, la caratterizzazione genetica molecolare delle malattie genetiche e lo sviluppo di test per la diagnosi e il riconoscimento dei portatori. Ancor più significante è il fatto che i veterinari nelle proprie strutture si confrontano con un’aumentata attesa da parte sia degli allevatori sia dei proprietari, per un’accurata diagnosi delle malattie genetiche e per una consulenza genetica. I veterinari si troveranno in modo sempre maggiore al centro di programmi di razza ad ampio raggio per ridurre la frequenza dei disordini genetici. Potranno essere allestiti in ogni razza esami di screening clinici per specifici disordini genetici noti e diventare una parte routinaria della pratica negli animali da compagnia. Dove esistono test di laboratorio per il riconoscimento dello stato di portatore, i veterinari saranno direttamente coinvolti nella coordinazione dei saggi genetici. L’adesione a programmi di screening degli animali per disordini genetici potrà eventualmente divenire un obbligo per la registrazione e l’esposizione alle mostre dei cani negli USA, come è avvenuto in altri paesi come la Svezia. Può essere ipotizzato che almeno per il futuro prossimo la consulenza genetica cadrà entro le competenze del veterinario. Nella genetica medica umana, la consulenza genetica si è gradualmente sviluppata come un campo professionale a parte, in cui professionisti con un’adeguata preparazione coordinano con i medici le prove e forniscono informazioni alle famiglie degli individui affetti. Questo potrebbe anche avvenire in medicina veterinaria, ma non è possibile che ciò si realizzi a breve. I veterinari pratici si dovranno aspettare di fornire una consulenza genetica o di indicare ad allevatori e proprietari le fonti di queste informazioni. Cap. 1 – Importanza delle malattie genetiche nell’allevamento del cane 13 Genetica medica nel curriculum veterinario I corsi di genetica generale sono tradizionalmente un obbligo per le facoltà di medicina veterinaria, ma al momento attuale solo un certo numero di facoltà negli USA e in Europa includono un corso in genetica medica nella formazione del veterinario. Alcune istituzioni offrono servizi di genetica medica e di formazione a livello clinico. Le conoscenze e gli strumenti della genetica moderna ora a disposizione, forniscono alla medicina veterinaria un grande potenziale nel giocare un ruolo significativo nel ridurre la frequenza della malattie genetiche negli animali. Se la professione veterinaria è chiamata al miglioramento delle malattie degli animali da compagnia è tempo per le istituzioni accademiche di entrare nell’era della genetica medica proponendo insegnamenti e filoni di ricerca in questo campo. Nel frattempo, i veterinari nella pratica professionale necessitano di imparare, come lo hanno fatto nel passato, e di usare la loro solida scienza di base e di addestramento clinico per avere accesso alle nuove conoscenze, appropriandosi dei nuovi approcci, lavorando in cooperazione con proprietari, allevatori e loro organizzazioni verso la riduzione delle malattie genetiche. Genetica medica comparata – Reciproci benefici tra animali e uomo Come è stato sottolineato, a causa dell’omologia di base delle sequenze e delle funzioni del DNA tra i geni di tutti i mammiferi, le conoscenze raggiunte nell’uomo e nella genetica medica animale possono essere utilmente condivise fornendo reciproci benefici nella medicina veterinaria ed umana. Finora, i benefici della ricerca sulla genetica molecolare delle malattie ha avuto un flusso dall’uomo verso il cane, a causa della maggior intraprendenza della ricerca nella genetica umana. Per es. nel caso della vWD del cane, come in altre malattie elencate in tabella 1/1, l’isolamento e la sequenziazione dei geni del cane era stata molto semplificata dall’informazione da studi sulle malattie umane disponibili su database pubblici. Stiamo ora entrando in un periodo dove gli studi di genetica del cane apporteranno importanti contributi nella comprensione dei disordini genetici dell’uomo. A causa dell’elevato grado di sorveglianza medica nei cani attraverso la componente veterinaria e al fatto che le popolazioni canine esistono generalmente nella forma di gruppi isolati genetici e parzialmente consanguinei, questa specie animale offre una serie di vantaggi per gli studi di malattie che sono difficile da indagare nelle popolazioni umane. Sono di particolare interesse i rari disordini genetici e le malattie con eredità complessa. Recentemente è stato riportato il primo esempio di successo nell’identificare un gene di malattia nel cane prima che fosse identificato nell’uomo. La narcolepsia nell’uomo, seppure essere nota ereditaria in alcune famiglie, è difficile da studiare a causa della mancanza di grandi famiglie affette e dall’apparente eterogeneità genetica (malattie simili in differenti famiglie sono causate da mutazioni in differenti geni). Usando linee di cani Dobermann e Labrador retriever in cui la narcolepsia era ereditata come un tratto autosomico recessivo a penetranza completa, alcuni studiosi sono stati in grado di mappare il gene della narcolepsia del cane in una specifica regione cromosomica. Il gene della malattia è stato susseguentemente clonato e dimostrato essere un gene codificante per il recettore ipocretina 2 (hcrtr2). Erano presenti nelle due razze differenti mutazioni di questo gene. In precedenza, l’ipocretina (orexina) e il suo recettore sono stati dimostrati essere espressi nei neuroni delle regioni del cervello coinvolti nelle emozioni percettibili e nel sonno, spiegando in parte la tendenza al manifestarsi dell’attacco narcoleptico nel gioco e nell’alimentazione nei cani affetti. Questo risultato nella genetica medica del cane non solo ha fornito test per l’eliminazione della narcolepsia nel Labrador retriever e nel Dobermann, ma ha contribuito in via fondamentale alla comprensione dei Cap. 1 – Importanza delle malattie genetiche nell’allevamento del cane 14 meccanismi della regolazione del sonno in tutti i mammiferi e ci sono forti evidenze che vi sia l’identità almeno per un gene che sottointende la narcolepsia dell’uomo. Liberamente tratto da un articolo del prof. D.F. Patterson ‘Companion animal medicine in the age of medical genetics’ pubblicato su JVIM, 2000, 14:1-9 Cap. 1 – Importanza delle malattie genetiche nell’allevamento del cane 15