Eventi Lunedì 28 luglio 2014 Chimica, Farmaceutica & Biotech 3 ■■ LUPI / Lundbeck Pharmaceuticals Italy conta oltre 100 dipendenti a Milano e altri 110 presso lo stabilimento di chimica fine di Padova. Un altro si trova in Danimarca La casa farmaceutica punta sul know-how italiano Si concentra negli ambiti neurologico e psichiatrico. Importanti investimenti in Italia per lo sviluppo integrale di nuovi famaci P untare all’eccellenza per migliorare la qualità della vita di centinaia di milioni di persone che, in tutto il mondo, soffrono di disturbi psichiatrici e neurologici. È un’identità forte quella della Lundbeck. E a dir poco unica nel panorama delle case farmaceutiche internazionali. Il Gruppo festeggerà nel 2015 un secolo di storia nella ricerca sul sistema nervoso centrale. Testimonianza eloquente di un’azienda che, anche in tempi di crisi, continua a credere nel Bel Paese. Soprattutto, di un’azienda che lo fa da vent’anni: quest’anno ricorre l’anniversario della sua presenza nello Stivale. In Italia dal 1994 dove conta oltre 100 dipendenti a Milano, Lundbeck sceglie nel 2000 di investire anche in produzione, dato il ruolo strategico che il nostro Paese riveste nel Gruppo, con uno dei due stabilimenti di chimica fine a Padova (l’altro è in Danimarca) e oltre 110 persone che vi lavorano: il Lupi, acronimo di Lundbeck Pharmaceuticals Italy. Lundbeck è un caso di successo quasi unico, se pensiamo a quanto accade ed è accaduto nell’ultimo decennio nel panorama farmaceutico italiano, con la dismissione degli investimenti in produzione e in ricerca e sviluppo di gruppi internazionali quali Roche, Glaxo e Novartis. Insomma, quest’azienda farmaceutica va assolutamente controcorrente e sceglie di investire: nei macchinari per la produzione, nella ricerca chimico-farmaceutica e nel potenziamento della conoscenza del team di Lupi. Tanto da rendere il know-how della squadra padovana di portata internazionale, a testimoniare come ogni nuova molecola sia un’opportunità per diventare riferimento a livello internazionale e per affrontare nuove sfide. Decisiva la presenza in Italia di competenze individuali e di team d’altissimo livello. “La bravura, la competenza e la creatività dei professionisti italiani è ben nota in tutta Europa - afferma Ralph Fassey, amministratore delegato di Lundbeck -. Non a caso si è puntato sul team di Padova, poiché ritenuto fin dall’inizio con esperienza e capacità superiori a quelli della stessa L’amministratore delegato Ralph Fassey casa madre per la sintesi dei principi attivi dei prodotti per il sistema nervoso centrale”. Si parla non solo di produzione, bensì anche di identificazione e ingegnerizzazione dei nodi del processo produttivo e della sua industrializzazione. A Padova sono prodotti i principi attivi di molti dei farmaci Lundbeck per il mercato europeo e addirittura mondiale. Ovvero, l’escitalopram, la memantina e di recente la vortioxetina e il nalmefene, gli ultimi nati dalla ricerca Lundbeck, che rappresentano il futuro di questa’azienda da sempre totalmente focalizzata sui disturbi del sistema nervoso centrale. Dunque, valore su valore, misurabile con i successi consolidati che vedono Lundbeck continuare a scommettere sull’Italia in maniera specialistica. “La cultura aziendale - sottolinea Fassey - è incentrata sulla ricerca costante dell’eccellenza, con una specializzazione in un settore molto impegnativo, che ci permette di condividere con i medici italiani i frutti delle nostre ricerche e di mettere a disposizione nuove molecole in ambito neurologico e psichiatrico”. Senza tralasciare una riflessione importante: “L’industria farmaceutica continua Fassey - potrebbe essere un motore eccellente della ripresa economica in Italia. Basterebbe una semplice presa di coscienza da parte della classe politica. E regole certe, stabilità e trasparenza”. Che significa per Lundbeck poter continuare ad assicurare ai pazienti e ai loro famigliari risposte a bisogni terapeutici ancora insoddisfatti. Oltre che cogliere di certo un’ulteriore occasione di giocare Subito politiche di rilancio. È l’ultima possibilità L’integrazione col Piano del Lavoro della Cgil per delineare strumenti, competenze e orientamenti per lo sviluppo iamo a un punto di non ritorno: se non si ferma la deindustrializzazione in atto, se non si interviene con politiche economiche e sociali, con risorse private e pubbliche di sostegno al mercato interno e al tessuto produttivo, il Paese rischia il tracollo, incapace di agganciare i timidi segnali di ripresa”. È questo l’allarme lanciato dalla Filctem, Federazione nata, in seno alla Cgil, dall’unione di tre grandi storie, quelle degli operatori chimici, tessili e dell’energia, che da tempo promuove una vera e propria politica industriale integrata nei confronti del Governo e delle imprese su innovazione di processo e di prodotto. Il segretario generale di Filctem Lombardia Rosalba Cicero afferma: “Tutto questo è ancora più preoccu- pante se consideriamo che la stessa ripresa produttiva, qualora si affermasse, non farebbe recuperare i livelli occupazionali persi. Infatti, la prospettiva che si sta delineando, a seguito della forte contrazione dei consumi, vede la redistribuzione di pezzi importanti di filiere produttive e riorganizzazioni aziendali. Ne derivano cambiamenti negli asset che porteranno magari a un re- Rosalba Cicero, segretario generale Filctem - Cgil Lombardia cupero della produzione ma non è detto che ciò porti benefici per l’occupazione”. In questo scenario la Lombardia, pur caratterizzata da un apparato produttivo più strutturato rispetto al resto d’Italia e dalla presenza di settori importanti fra cui quello chimico farmaceutico, ha gradatamente perso pezzi importanti di industria manifatturiera e intere aree industriali. Per questo da una parte si tratta di difendere ciò che esiste, mentre dall’altra si tratta di ri-progettare una nuova struttura produttiva, innovata e di qualità, senza la quale non sarà possibile creare le condizioni per la crescita e lo sviluppo. Da qui l’impegno della struttura regionale confederale per la costruzione di un Piano del Lavoro della Cgil, finalizzato a delineare strumenti, competenze e orientamento sul tipo di sviluppo necessario al Paese. “Entrando nello specifico della situazione del settore chimico in Lombardia e delle sue prospettive - afferma Cicero - è emerso che, pur ancora un ruolo strategico, di primo piano, nell’ambito della produzione e della ricerca clinica in Italia. Lo stabilimento produttivo di Padova, LuPi ■■ FILCTEM LOMBARDIA / La rappresentanza regionale di chimici, tessili, energia e manifatture. Parla il segretario generale Cicero “S L’industria farmaceutica: un motore eccellente della ripresa economica in Italia con 5.000 posti di lavoro persi dall’inizio della crisi, la nostra regione mantiene un ruolo di leader non solo in Italia ma anche nel contesto europeo. Nonostante le potenzialità esistenti, non possiamo tuttavia ignorare che in questi anni abbiamo subito un impoverimento in questo settore, che ha accentuato la fragilità di tutto il sistema produttivo non solo in Lombardia, ma anche a livello nazionale”. Per quanto riguarda la crisi che attraversa la chimica di base, le cause che hanno determinato questa situazione sono molteplici, a partire dalla presenza sempre più preponderante nei mercati internazionali dei Paesi emergenti e dei Paesi produttori di petrolio, che possono vantare un alto grado di competitività dato dall’approvvigionamento delle materie prime. In questo senso Filctem guarda con preoccupazione all’assenza di una politica industriale del sistema Paese e alle scelte di convenienza che le imprese, a partire dall’Eni, hanno compiuto, privilegiando attività più redditizie a scapito delle attività chimiche. Buona parte del futuro della chimica si gioca però anche sulla capacità di innovazione sul versante della chimica fine e della chimica specialistica, due ambiti che caratterizzano la chimica presente nel nostro Paese e in cui si ritrovano realtà di eccellenza ma anche i noti limiti di capacità competitiva. Nonostante ciò, il settore chimico-farmaceutico si è difeso meglio di altri in questa lunga crisi e presenta grandi opportunità di sviluppo. “Per la crescita di un comparto strategico come è quello chimico - conclude Cicero - sarebbe necessario che il Paese, a partire dalla Regione Lombardia, si doti di un progetto di politica industriale che sostenga la crescita tecnologica e dimensionale delle imprese; svolga un ruolo attivo affinché le aziende facciano sistema, favorisca la nascita di comuni piattaforme tecnologiche, e incentivi la ricerca. Non possiamo illuderci che un apparato produttivo composto prevalentemente da aziende di dimensioni medio-piccole, anche se di successo, possa affrontare da solo, senza alcun sostegno, le sfide innovative e tecnologiche necessarie per disegnare il futuro della chimica nella nostra regione e quindi nel Paese”.