Rosmarino

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Rosmarino
(Rosmarinus officinalis L.)
Famiglia: Labiatae
Descrizione botanica
È un arbusto sempreverde alto fino a 1,5-2 m, con fusto legnoso, contorto e corteccia
desquamante. La radice è fittonante e può raggiungere 2-3 m di profondità. Ha numerosi rami
con portamento prostrato-ascendente; le foglie sono sessili, lineari, opposte, coriacee, verde
scuro sulla pagina superiore e bianco-tomentose su quella inferiore. L’infiorescenza è uno
spicastro ascellare con 4-16 fiori bilabiati, calice pubescente e corolla di colore azzurrovioletto. Il frutto è un tetrachenio di colore bruno (Pignatti, 1982).
Diffusione e mercato
È una specie mediterranea. In Italia, allo stato spontaneo, si trova lungo tutta la fascia costiera
della Penisola (non si è presente nella parte settentrionale dell’ Adriatico) e nelle Isole
maggiori. È comunemente coltivata come pianta aromatica e spesso diventa sub-spontanea su
muri, scarpate, rupi (Pirone, 1995).
Il rosmarino è diffuso in ambienti con altitudine variabile da 0 a 800 m s.l.m., si trova in tutti i
tipi di terreni, ma preferibilmente su quelli calcarei, dove riesce a raggiungere altitudini di
oltre 1000 m di quota (Cervelli, 2005).
In Italia la superficie investita per la coltivazione di questa specie è circa di 50 ha e tale
coltivazione si sta diffondendo sempre più. Viene coltivata soprattutto in Piemonte,
Lombardia, Liguria e numerose altre Regioni. Il prodotto fresco viene maggiormente
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acquistato da grossisti e da ditte farmaceutiche; modeste quantità però, vengono vendute come
prodotti essiccati e già confezionati ma con variazioni da nord a sud (ISAFA, 2001).
Esigenze pedoclimatiche
Il rosmarino è una specie molto rustica che si adatta facilmente a terreni rocciosi o sabbiosi
con un buon drenaggio (non sopporta ristagni d’acqua) e con diverso pH (4,5-8,7); tuttavia
quest’ultimo influenza la composizione qualitativa dell’olio essenziale. È poco esigente in
elementi nutritivi perciò è coltivabile in terreni marginali poveri, tollera valori di salinità del
terreno fino a 6-8 mS/cm. Predilige climi temperati caldi, le giovani piantine, infatti, sono
sensibili al gelo, ma la resistenza al freddo aumenta con l’età della pianta. Non necessita di
grandi volumi d’acqua e sopporta bene una certa carenza idrica (Cervelli, 2005).
Tecnica colturale
Propagazione - Si riproduce sia per seme che per talea.
Gli acheni si seminano in primavera in semenzaio e le piantine rimangono in vivaio fino a
quando non hanno sviluppato un apparato radicale vigoroso (anche due anni); si ha
generalmente una scarsa germinabilità ed emergenza disforme e si ricorre quindi a
pretrattamenti con ormoni o stratificazione fredda. Il metodo più usato è la riproduzione per
talea che permette di ottenere in breve tempo piante omogenee e con un apparato radicale ben
sviluppato. Le talee si prelevano in primavera o a fine estate, possono essere trattate con
ormoni per favorire la radicazione e, una volta radicate, vengono trapiantate in pieno campo
nella primavera o autunno successivo.
Sesti d’impianto - L’impianto per la coltivazione in pieno campo viene adattato a seconda
della destinazione della coltura ed al tipo di meccanizzazione che viene effettuata. La messa a
dimora si esegue preferibilmente in file binate, per agevolare il controllo delle erbe infestanti
rispetto alla fila unica. Il sesto d’impianto è 150 cm fra le bine e 20-30 fra le piante e fra le
file. Se si sceglie l’impianto in fila unica la distanza fra le piante sale a 50 cm e se il terreno è
pesante è opportuno prevedere che la bina venga realizzata su una prosa (Beldì F., Accorsi E.,
2008).
Preparazione del terreno – In condizioni ottimali di coltivazione il rosmarino può durare
fino a 10 anni. Nell’avvicendamento colturale segue bene le colture sarchiate e quelle
miglioratrici. La preparazione del terreno si effettua mediante aratura, seguita da lavorazioni
di amminutamento del terreno, per ottenere una struttura idonea ad ospitare le piante. Per il
controllo delle malerbe si effettuano lavorazioni meccaniche nell’interfila ove possibile,
manuali sulla fila (fino alla chiusura) e in alcuni casi si ricorre anche alla pacciamatura.
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Irrigazione - L’irrigazione va effettuata dopo il trapianto, per favorire l’attecchimento delle
piantine e, successivamente, dopo ogni sfalcio e come soccorso nei periodi siccitosi.
Concimazione - Si effettua interrando il letame maturo con l’aratura, nel caso il terreno sia
carente di sostanza organica; negli anni successivi si effettua dopo i tagli, alla ripresa
vegetativa erogando 60-80 kg/ha di N, P2O5 e 80-100 di K2O.
Scelta varietale – Sono stati selezionati molti genotipi aventi, relativamente alle parti
vegetative, differenti caratteristiche morfologiche, fenologiche, agronomiche e fitochimiche
utilizzabili per finalità diverse. Per quanto riguarda le selezioni di tipo ornamentale, esistono
varietà che si differenziano per le caratteristiche estetiche (dimensioni, portamento, colore del
fiore e intensità di fioritura). Inoltre, sono presenti genotipi diversi a seconda della resa in olio
essenziale e della presenza di alcuni composti chimici (Cervelli, 2005).
Avversità
Sono da evitare ristagni idrici che possono determinare le condizioni ideali per lo sviluppo di
marciumi radicali causati da patogeni fungini quali Phytophthora sp., Phytium sp.,
Rhizoctonia solani.
Si possono avere attacchi di acari (Tetranychus urticae) che causano depigmentazione delle
foglie nonché presenza di insetti (cocciniglie e coleotteri) che provocano danni alle foglie ed
ai rami più teneri (Cervelli, 2005).
Raccolta, resa e utilizzazione
Si raccolgono le sommità fiorite, sfalciate a circa 30 cm da terra, all’inizio della fioritura per
usi erboristici (foglie secche) o in piena fioritura per produrre olio essenziale. A seconda
dell’epoca di impianto e dell’area geografica la prima raccolta può avvenire dopo circa 6 mesi
dal trapianto. Negli anni successivi si eseguono 2 tagli per la raccolta delle foglie da essiccare
e uno se il raccolto è destinato alla produzione di oli essenziali. Le rese sono molto variabili
perché influenzate da molti fattori come la località, il periodo, lo stadio vegetativo. La resa in
prodotto fresco è 6-9 t/ha, che corrispondono a 1,2-1,8 t/ha di prodotto commerciabile. Il
contenuto in olio essenziale delle sommità si aggira intorno allo 0,6% (Beldì F., Accorsi E.,
2008).
Il rosmarino può essere utilizzato a scopo ornamentale sia in vaso che in piena terra per la
realizzazione di siepi e a scopo alimentare per aromatizzare i cibi. Con la distillazione dei
rametti freschi si ottiene l’olio essenziale che può essere utilizzato per la produzione di
cosmetici (creme, detergenti, lozioni, saponi), per attenuare disturbi dispeptici ed è un
costituente di creme, pomate impiegate contro i reumatismi muscolari e articolari. Ha
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proprietà antisettiche e balsamiche per cui è utile per la preparazione di tisane nelle malattie
da raffreddamento (Guarrera P.M., 2005).
Bibliografia
Beldì F., Accorsi E. (2008) – Le magnifiche tre. Bio-agricoltura n.111/2008; pag. 50-52.
Cervelli C. (2005) – Le specie arbustive della macchia mediterranea: un patrimonio da
valorizzare. CRA, Regione Sicilia; pag. 121-128.
Guarrera P.M. (2005) - Traditional phytotherapy in Central Italy (Marche, Abruzzo,
Latium). Fitoterapia 76; pag. 1-25.
ISAFA (2001) – Indagine sulla consistenza e le caratteristiche della produzione di piante
officinali in Italia. Comunicazioni di ricerca 2001/3.
Pignatti S. (1982) - Flora d’Italia.. Edagricole. Bologna.
Pirone G. (1995) – Alberi arbusti e liane d’ Abruzzo. Cogecstre edizioni; pag. 458-459.
Siti internet consultati:
www.pianteofficinali.org
www.ilgiardinodelleerbe.it
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