MicroEconomia
Microeconomia – Parte I
L’economia industriale si occupa di industrie, cioè insiemi di imprese aggregate in settori, ed aiuta a capire come il
contesto influisce sui comportamenti delle imprese e viceversa.
L’economia è lo studio del mondo in cui la società utilizza risorse scarse (non disponibili all’infinito) per produrre beni
che hanno un valore e distribuirli tra gli agenti.
Un mercato è un gruppo di venditori e compratori di un determinato bene o servizio in cui:
-
I compratori determinano la domanda
I venditori stabiliscono l’offerta
Esistono quattro tipi di mercato, e sono:
1) Concorrenza perfetta  caratterizzata da molti compratori e venditori che non influenzano il prezzo di
mercato e da prodotti perfettamente sostituibili
2) Monopolio  caratterizzato da un solo venditore che determina il prezzo
3) Oligopolio  caratterizzato da pochi venditori che non fanno concorrenza costituendo un cartello
4) Concorrenza monopolistica  caratterizzata da molti venditori con concorrenza aggressiva e prodotti non
sostituibili
DOMANDA
La domanda è la quantità di un bene che i compratori vogliono e possono acquistare ad un dato prezzo.
La curva di domanda è un grafico che illustra la relazione tra il prezzo di un bene e la quantità domandata;
esiste una relazione inversa tra prezzo e quantità domandata. La curva di domanda è decrescente.
Gli elementi che determinano la funzione di domanda sono:
-
-
prezzo di mercato
reddito del consumatore (se il reddito aumenta la domanda di un bene normale aumenta)
prezzo di altri beni (sostituti). Quando la diminuzione del prezzo di un bene induce una contrazione della
domanda di un altro bene, si dice che i beni sono sostituti. Se la diminuzione del prezzo di un bene induce un
aumento della domanda di un altro bene, si dice che i beni sono complementari.
preferenze
aspettative
OFFERTA
L’offerta è la quantità di un bene che i venditori vogliono e possono vendere ad un dato prezzo.
La curva di offerta è un grafico che illustra la relazione tra prezzo e quantità offerta. La curva di offerta è crescente.
Gli elementi che determinano la funzione di offerta sono:
-
Prezzo di mercato
Costo dei fattori
Tecnologia
Aspettative
Legge dell’offerta: la quantità offerta di un dato bene aumenta all’aumentare del prezzo. Questo perché l’offerta
riflette la funzione di costo di produzione.
La composizione di offerta e domanda porta all’individuare un punto di equilibrio, il punto di intersezione tra le due
curve, che riveste due significati:
1) Prezzo di equilibrio  è il prezzo per cui l’offerta e la domanda si equivalgono
2) Quantità di equilibrio  è la quantità di un bene percui offerta e domanda si equivalgono.
Economia Industriale – Appunti di DM
Pagina 1
MicroEconomia
Il mercato si può trovare in una situazione di non equilibrio per due cause:
1) Eccesso di offerta  il prezzò è superiore a quello di equilibrio, i venditori non sono in grado di vendere la
quantità che vorrebbero a quel dato prezzo
2) Eccesso di domanda  il prezzo è inferiore a quello di equilibrio, i compratori non riescono a comprare tutto
quello che vorrebbero a quel prezzo.
Se a causa di eventi esterni si modifica il sistema, il nuovo equilibrio si determina secondo le seguenti linee guida:
-
Capire se l’evento provoca spostamenti nella domanda o nell’offerta
Capire in quale direzione si sposta la curva
Capire come lo spostamento condiziona il prezzo e la quantità di equilibrio e come si arriva al nuovo
equilibrio.
IMPRESA
Lo scopo di un’impresa è massimizzare il profitto, inteso come
dove;
RT è il ricavo totale, somma che un’impresa incassa per la vendita del prodotto pQ
CT è il costo totale, somma che un’impresa spende per i fattori di produzione.
Il costo di produzione comprende costi espliciti, ossia costi monetari per procurarsi i fattori della produzione, e costi
impliciti, ossia quei costi che non comportano esborsi monetari (costo opportunità).
Funzione di produzione  ha un andamento crescente, ma con prodotto marginale del lavoro decrescente, prodotto
marginale inteso come ΔQ ottenuto da ΔL.
Il prodotto marginale quindi è sempre positivo ma decresce, cioè se aumenta L, aumenta sempre il livello di
produzione, ma sempre meno al margine, a causa della presenza di fattori fissi.
Funzione di costo totale  ha un andamento crescente ma con prodotto marginale dei costi crescente, ed è la
somma tra costi fissi e costi variabili. Questa divisione dipende dall’orizzonte temporale considerato, infatti; nel
breve periodo alcuni costi sono fissi, nel lungo periodo molti costi fissi diventano variabili.
Nel lungo periodo c’è sicuramente più capacità di rispondere ai cambiamenti.
Costi medi e marginali
1) Medi : da CF = costo fisso, CV = costo variabile, CT = costo totale divisi per Q = costo marginale
si hanno CMeF = costo medio fisso, CMeV = costo medio variabile, CMeT = costo medio totale
2) Marginali :
Nota: La curva CMeF è decrescente rispetto a Q , la curva CMeV è crescente rispetto a Q , perciò la curva CMeT di
breve periodo è una parabola con concavità verso l’alto.
La curva CMaT (crescente) interseca sempre la curva CMeT nel suo punto di minimo.
Importante: il punto di minimo della curva ad U corrisponde alla quantità che minimizza il costo medio totale, definita
dimensione efficiente dell’impresa Q* .
Economie di scala
Nel lungo periodo cade la distinzione tra costi e si considera la curva CMeT.
Si dicono economie di scala se l’impresa produce nel tratto decrescente della curva CMeT.
Si dicono diseconomie di scala se l’impresa produce nel tratto crescente della curva CMeT.
Si dicono rendimenti costanti di scala se i CMeT non variano al variare di Q, hanno quindi un tratto piatto.
Economia Industriale – Appunti di DM
Pagina 2
MicroEconomia
IMPRESA IN UN MERCATO CONCORRENZIALE
Mercato in cui ci sono molti venditori e compratori con beni perfettamente sostituibili tra loro. Le imprese escono ed
entrano liberamente dal mercato, quindi ogni impresa produce una piccola parte del mercato totale, ma con nessuna
influenza nel prezzo. Perciò un impresa prende il prezzo per dato e decidi quanto e se produrre un bene.
Per le imprese in un mercato concorrenziale si ha che:
-
RT = ricavo totale = pQ
RM = ricavo marginale = prezzo
RMe = ricavo medio = prezzo
L’offerta di mercato con numero fisso di imprese corrisponde alla somma delle quantità offerte dalle singole imprese
in un mercato. L’offerta di mercato riflette la somma dei costi marginali delle singole imprese.
L’offerta di mercato con libertà di entrata ed uscita le imprese hanno stesse funzioni di costo, perciò l’entrata o
l’uscita dal mercato dipendono dalle condizioni di mercato. In particolare avviene un’entrata se P > CMeT ed un uscita
se P < CMeT .
MISURA DEL BENESSERE
La rendita del consumatore misura il beneficio della partecipazione al mercato per il compratore, ed è la differenza tra
la disponibilità a pagare di un compratore ed il prezzo che paga davvero. E’ graficamente uguale all’area tra la curva di
domanda ed il livello del prezzo.
La rendita del produttore misura il beneficio della partecipazione al mercato per il venditore, ed è la differenza tra il
prezzo pagato al venditore ed il costo da lui sostenuto.
In un mercato con perfetta concorrenza e senza esternalità, il benessere sociale si calcola come la somma tra rendita
del consumatore e rendita del produttore.
L’efficienza allocativa si raggiunge quando l’allocazione delle risorse minimizza la rendita totale.
Teorema della mano invisibile  il comportamento dei singoli, teso alla ricerca della massima soddisfazione
individuale, conduce al benessere della società.
Questo teorema non ha validità nel caso di potere di mercato ed esternalità.
Potere di mercato  compratori o venditori hanno in qualche modo controllo sui prezzi di mercato, si parla quindi di
concorrenza imperfetta (monopolio,oligopolio).
Esternalità  quando decisioni di compratori o venditori hanno effetti “esterni”, con costi e benefici collaterali su non
partecipanti al mercato.
Sono due cause di FALLIMENTO perche i prezzi di mercato non rispecchiano il costo sociale delle risorse.
Economia Industriale – Appunti di DM
Pagina 3
MicroEconomia
Microeconomia – Parte II
IL MONOPOLIO
Il monopolista è l’unico venditore di un prodotto, perciò influenza fortemente il prezzo di un bene. In equilibrio si ha
sempre che P > CMa ed anche P > RMa.
La causa fondamentale per cui si forma un monopolio è la barriera all’entrata dovuta a:
1) Monopolio delle risorse Proprietà esclusiva di una risorsa chiave
2) Monopolio legale Diritto esclusivo concesso per legge tramite brevetti e diritti d’autore. Vengono quindi
comprati o elargiti diritti esclusivi di vendere un bene.
3) Monopolio naturale  Una singola impresa può fornire il bene al mercato a costi inferiori rispetto alle altre
imprese. L’impresa produce in condizione di rendimenti crescenti. In generale i monopoli naturali sono beni
prodotti con alti CF e bassi CV.
Nel mercato monopolista si possono avere due figure di impresa:
1) Impresa concorrenziale  è una di tante imprese produttrici. Ha una curva di domanda orizzontale, vende
quindi qualsiasi quantitativo allo stesso prezzo
2) Monopolista  è l’unico produttore. Ha una curva di domanda inclinata verso il basso, quindi per vendere di
più deve accettare una contrazione del prezzo
Ricavo
Ricavo medio  RMe = P = c – dQ Ricavo marginale  RMa = c-2dQ2 Ricavo totale  RT = PQ = cQ – dQ2
Nota: RMa e RMe hanno pendenza negativa, la prima maggiore rispetto alla seconda
Si possono avere due effetti contrastanti all’aumentare della quantità, infatti:
Effetto produzione, l’aumento della quantità produce un aumento delle vendite e quindi dei RT.
Effetto prezzo, l’aumento della quantità induce una diminuzione della produzione a causa dell’inclinazione
della curva di domanda(ricavo medio) dell’impresa, con una contrazione dei RT.
Massimo profitto nel monopolio, si ha producendo una quantità massima qmax tale che RMa = CMa. Data una qmax il
monopolista calcola il prezzo di monopolio pmonopolio lungo la curva di domanda.
Benessere nel monopolio. Il monopolio porta ad un’allocazione inefficiente delle risorse, in quanto produce meno
della quantità socialmente efficiente di prodotto. Si genera una perdita secca in quanto i consumatori pagano un
prezzo unitario che supera il costo di produzione, perciò non sono incentivati all’acquisto e non comprano. Nei casi in
cui pmonopolio è elevato impedisce scambi mutuamente vantaggiosi.
Potere di mercato:
Efficienza allocativa, si produce meno output di quanto i consumatori sarebbero disposti ad acquistare
Efficienza produttiva, le risorse sono impiegate in modo più costoso a parità di input
Efficienza dinamica, si riduce l’incentivo all’innovazione
IMPORTATNTE: nel monopolio la legge della mano invisibile non funziona, sono quindi previsti degli interventi di
politica economica da parte di un legislatore. Si può intervenire nei seguenti modi:
1) stimolando la concorrenza, promuovendo normative antitrust per creare un mercato competitivo. Come
esempio si prende USA: Sherman Act (1890) che impediva la fusione o la collusione di imprese, imponendo
anche il frazionamento di esse.
Si evidenzia tuttavia che se i CF sono molto alti, la concorrenza non è un’alternativa realistica.
Economia Industriale – Appunti di DM
Pagina 4
MicroEconomia
2) trasformando monopoli privati in imprese pubbliche,
3) regolamentando il comportamento delle imprese monopoliste, regolamentando i prezzi che il monopolista
può far pagare, imponendo l’allocazione efficiente delle risorse tramite la legge che Pregolamentato = CMa .
Questo tipo di intervento però presenta due problemi, il primo riguarda il disincentivo all’innovazione per un
monopolista. Il secondo si basa sul fatto che un’impresa “regolata” subisce delle perdite che possono essere
contrastate dai sussidi (vi è comunque una perdita).
4) Non si agisce, quando un fallimento del mercato viene ritenuto meno costoso di un fallimento dello Stato.
Discriminazione dei prezzi
Un’importante evento che si può trovare in un mercato di questo tipo è la discriminazione dei prezzi in cui il
monopolista può aumentare il profitto facendo pagare per lo stesso bene prezzi diversi a consumatori diversi. Sulla
base della loro disponibilità a pagare.
La discriminazione dei prezzi può sia aumentare i profitti del monopolista che ridurre la perdita secca.
TEORIA DEI GIOCHI ED ECONOMIA DELLA COOPERAZIONE
La teoria dei giochi è lo studio del comportamento individuale in situazioni di interazione strategica
Equilibrio di Nash  si applica a situazioni di interazione strategica, quando un individuo per prendere la migliore
decisione deve considerare le razioni degli altri alla sua decisione
OLIGOPOLIO
E’ un tipo di mercato in cui pochi venditori offrono prodotti molto simili o identici tra loro, ed in cui è presente una
forte contraddizione tra cooperazione ed interesse personale.
Infatti gli oligopolisti nel loro complesso traggono vantaggio dalla cooperazione (utilizzando gli accordi di cartello:
produrre quantità minore per vendere a prezzo più alto), ma il singolo oligopolista ha incentivo a deviare (vendere più
di quanto stabilito).
Gli oligopolisti possono tentare di cooperare ma sono limitati dalla legge con normative antitrust che ne
regolamentano il comportamento
Duopolio  nel caso si abbia un duopolio, i protagonisti si possono accordare, colludere e formare un cartello
(severamente vietato e talvolta instabili), oppure competere.
Politica economica
La collusione tra oligopolisti è indesiderabile in quanto provoca un livello di produzione troppo basso ed un prezzo
troppo elevato, perciò è necessaria una politica anti-trust.
CONCORRENZA MONOPOLISTICA
Le caratteristiche di un mercato del genere sono, la molteplicità dei venditori, la differenzazione del prodotto e la
libera entrata ed uscita dal mercato.
Ogni impresa produce un bene o un servizio leggermente differente da quello delle altre imprese.
Ogni impresa considera la curva di domanda inclinata verso il basso e stabilisce a che condizioni entrare nel
mercato.
Il numero delle imprese presenti nel mercato si aggiusta in modo da azzerare il profitto economico.
Impresa in CM nel breve periodo  segue la stessa regola del monopolista per avere il massimo profitto, infatti RMa
= CMa è il punto di equilibrio.
Impresa in CM nel lungo periodo  segue due aspetti: il primo prettamente monopolistico, P > CMa , il secondo
derivante dalla concorrenza perfetta, P = CMeT.
Economia Industriale – Appunti di DM
Pagina 5
MicroEconomia
Il CM ed il benessere sociale  due problemi si presentano in concorrenza monopolistica, facilmente individuabili
osservando il grafo:
1) Capacità produttiva in eccesso, si produce meno di quanto sarebbe possibile, ciò porta inefficienza
2) Esiste maggiorazione del prezzo rispetto ai CMa (P > CMa), che porta ad una perdita secca.
Pubblicità
Poiché i prodotti sono differenziati nasce l’esigenza di ricorrere alla pubblicità ed alla creazione di marchi. Esistono due
teorie:
1) Negativa  la pubblicità crea falsi bisogni sfruttando l’irrazionalità del consumatore, ed inoltre crea
differenze artificiali tra prodotti omogenei
2) Positiva  la pubblicità informa meglio il consumatore e stimola la concorrenza. Inoltre pubblicità e marchi
sono indice di qualità e garanzia di prezzo.
Economia Industriale – Appunti di DM
Pagina 6
MicroEconomia
Microeconomia – Parte III
FALLIMENTI DEL MERCATO
I pilastri su cui poggia l’efficienza del mercato sono:
Assenza di esternalità
Escludibilità, è necessario pagare per disporre di un bene
Rivalità, se raddoppia la domanda dei consumatori, deve raddoppiare l’offerta del prodotto, e raddoppiano
quindi i costi di produzione
Perfetta informazione sulle caratteristiche del prodotto
Quando uno di questi presupposti viene meno il mercato fallisce.
Esternalità
Quando una transazione tra compratore e venditore ha effetto diretto su una terza parte, l’effetto subito da
quest’ultima è detto esternalità. Tali effetti sul benessere sono diretti, cioè non si riflettono nei prezzi, e causano
un’inefficienza dell’equilibrio portando ad un’allocazione inefficiente delle risorse. Si ha quindi un fallimento del
mercato.
Le esternalità devono essere considerate all’interno del benessere sociale, che non è più tra compratore e venditore,
ma è presente (involontariamente) anche una terza parte.
Si possono avere esternalità positive nel caso di costi imposti su altri individui (consumatori o produttori) non
direttamente coinvolti nello scambio(sigarette).
Si hanno esternalità negative quando esistono benefici ricevuti direttamente da consumatori o produttori non
coinvolti nello scambio di mercato(restauro).
Per provare l’inefficienza del mercato si introducono le formule per quantificare il profitto/perdita causati
dall’esternalità:
Esternalità negativa di produzione e di consumo, Qmercato > Qottima da cui le due relazioni
costi privati e benefici sociali < benefici privati
Esternalità positiva di produzione e di consumo, Qmercato < Qottima da cui le due relazioni
costi privati e benefici sociali > benefici privati
costi sociali >
costi sociali <
Per contrastare il fenomeno dell’esternalità lo Stato può intervenire offrendo sussidi per l’innovazione tecnologica,
quindi la produzione di un bene o servizio innovativo. Ciò viene fatto per ottenere l’uguaglianza Qmercato = Qottima. Il
problema che si pone è quello di quantificare il valore del sussidio,
Se il valore della crescita tecnologica è quantificabile, è bene che lo Stato incentivi maggiormente settori con
innovazione tecnologica
Se il valore della crescita tecnologica non è quantificabile si rischia di penalizzare alcuni settori.
Si procede quindi introducendo i brevetti utilizzabili dietro compenso, tutelando così il diritto di proprietà.
Internalizzare un esternalità,
Internalizzare un esternalità in modo pubblico vuol dire alterare gli incentivi con tasse e sussidi, così da indurre gli
individui a considerare gli effetti esterni delle loro azioni. Lo Stato quindi interna lizza le esternalità tassando i beni che
causano esternalità negativa (si riduce la quantità scambiata in equilibrio fino a quella ottima per la società) e
sussidiando quelli che causano esternalità positiva (si aumenta la quantità scambiata fino a raggiungere quella
socialmente ottima).
Per internalizzare un esternalità, tramite intervento privato si ricorre a codici etici e sanzioni sociali .
Economia Industriale – Appunti di DM
Pagina 7
MicroEconomia
Teorema di COASE
E’un modello proposto come rimedio all’esternalità senza intervento statale.
Secondo Coase le esternalità dipendono dal fatto che sia assente una struttura completa di diritti di proprietà, come
ad esempio l’aria pulita, ed assegnando i diritti in via esclusiva si rimedia al problema. I diritti verranno assegnati ad
una o più imprese che hanno anche la possibilità di rivendere il proprio diritto.
Quindi: se le parti in causa possono negoziare senza costi l’allocazione delle risorse, allora il mercato può risolvere il
problema dell’esternalità.
Questa affermazione è valida quindi nel caso in cui i costi della negoziazione sono contenuti, gli individui coinvolti
nell’accordo sono pochi e l’entità del beneficio è elevata.
Quando non è possibile privatamente internalizzare, lo stato può intervenire istituendo norme e controlli (tramite
obblighi e divieti) ed adottando politiche di mercato.
Le politiche di mercato principali possono essere:
Imposte Pigoviane, creano un incentivo alla riduzione della causa di esternalità. Sono preferite dagli
economisti in quanto riducono l’esternalità con minor costo rispetto alle altre politiche. Corregge il sistema
degli incentivi ed induce ad un’allocazione delle risorse più efficiente.
(Esempio: la tassa pigoviana determina un prezzo per l’inquinamento ed insieme alla domanda, determina la
quantità di inquinamento, nel punto di equilibrio).
Regolamentazione, determina un livello soglia accettabile entro il quale è possibile creare esternalità. E’ una
politica molto costosa.
Permessi negoziabili, trasferimento volontario del diritto di proprietà dell’esternalizzazione da un’impresa
all’altra. (Esempio: i permessi di inquinamento determinano la quantità di inquinamento ed insieme alla
domanda ne determinano il prezzo
In conclusione: Quando la transazione tra compratore e venditore ha effetti su una terza parte, c’è
un’esternalità. Le esternalità negative (positive) fanno sì che la quantità di equilibrio del mercato sia superiore o
inferiore a quella socialmente desiderabile. Le soluzioni alle esternalità possono essere
compiute da soggetti privati o da interventi pubblici.
BENI PUBBLICI E RISORSE COMUNI
La maggior parte dei beni, nei nostri sistemi economici, vengono allocati tramite i mercati che determinano i prezzi dei
beni che sono il riferimento per i compratori ed i venditori.
I vari beni nella nostra economia differiscono per due aspetti:
Escludibilità  ad un individuo può essere impedito l’uso di un bene, è necessario pagare per disporne. Le
leggi di solito riconoscono e garantiscono la proprietà privata di un bene. (esempio di non escludibilità
possono essere la Difesa e l’illuminazione stradale)
Rivalità  l’uso di un bene da parte di un individuo ne limita la possibilità materiale di godimento del bene
da parte di un altro individuo. (Esempio di non rivalità possono essere le trasmissioni televisive, la
conoscenza, il paesaggio)
I beni in un mercato possono essere divisi in:
Beni privati, sono beni sia escludibili che rivali (gelati,cd-rom)
Beni pubblici, sono beni non escludibili e non rivali (difesa nazionale, conoscenza scientifica)
Risorse collettive, sono beni non escludibili ma rivali (pesca). Risorse disponibili gratuitamente per chiunque
voglia sfruttarle, ma l’uso da parte di un individuo ne riduce la fruizione possibile per un altro.
Ci sono anche dei beni gratuiti per cui il mercato non è da guida per l’allocazione delle risorse, in quanto il prezzo non
indica più la disponibilità a pagare da parte del consumatore. Si ha quindi un fallimento del mercato, rimedio al quale
può essere un intervento pubblico.
Economia Industriale – Appunti di DM
Pagina 8
MicroEconomia
Si può affermare che il mercato fallisce se vengono meno l’escludibilità e la rivalità, in quanto non si possono fissare
prezzi dei beni e non esiste un mercato. Del resto chi paga il bene se più soggetti ne possono beneficiare
simultaneamente e non è possibile escludere qualcuno?
Si è di fronte al problema del free riding.
Un free rider è una persona che gode del vantaggio di un bene senza pagarne il prezzo, non partecipano al
finanziamento, anzi hanno un incentivo a mascherare la vera utilità del bene e pagare di meno. La presenza dei free
rider impedisce al mercato di fornire beni pubblici.
Perciò, per contrastare il problema, l’amministrazione pubblica può fornire il bene se i benefici totali superano i costi.
Costi che vengono tramutati in tasse da pagare (esempio dei fuochi d’artificio).
In concomitanza con il fenomeno del free riding , quando si tratta di risorse collettive si presenta il dramma dei terreni
di proprietà comune in cui un individuo sfruttando eccessivamente una risorsa collettiva diminuisce la possibilità di
fruizione per altri. Ciò crea un esternalità negativa.
L’amministrazione pubblica può intervenire regolando o tassando l’utilizzo di risorse comuni, o trasformandole in un
bene privato.
Informazione imperfetta
Si ha quando viene meno la trasparenza, ossia l’informazione sulle caratteristiche dei beni, quando cioè non è
possibile distinguere i beni di qualità differente. Una soluzione potrebbe essere fornire una garanzia sul prodotto o
comunque un segnale forte sulla qualità del bene.
Distribuzione/posizione di partenza
Il mercato non garantisce le pari opportunità, in teoria premia gli sforzi, ma sui risultati influiscono talento, origine
sociale, fortuna.
Economia Industriale – Appunti di DM
Pagina 9
MicroEconomia
Microeconomia - Parte IV
MERCATO DEL LAVORO
Il lavoro è un fattore di produzione.
I fattori di produzione sono beni e servizi prodotti in passato, usati per produrre altri beni e servizi. La domanda dei
fattori di produzione è una domanda derivata dalle decisioni di mercato.
Il mercato del lavoro presenta una funzione di domanda, determinata dalle imprese che cercano dei lavoratori, ed una
funzione di offerta, determinata dagli individui che cercano lavoro.
La funzione di domanda del lavoro è derivata dalla produzione di beni, in quanto se aumenta la quantità offerta di un
bene sul mercato le imprese hanno bisogno di più lavoratori.
Impresa concorrenziale
Osservazioni: un’impresa è concorrenziale sia a monte (mercato del lavoro) che a valle (prodotto)
L’obiettivo dell’impresa è massimizzare il profitto, ed è evidente che il numero di lavoratori condiziona il livello di
produzione.
Funzione di produzione
Come detto la funzione di produzione influisce molto sul mercato del lavoro perciò è bene definirla.
La funzione di produzione definisce il rapporto tra la quantità di fattori utilizzati e la quantità prodotta di un bene.
Il prodotto marginale del lavoro corrisponde all’aumento della quantità di output generato dall’aumento di un’unità
di forza lavorativa, PMaL = ΔQ/ΔL.
Il PMaL è decrescente, infatti se il numero di lavoratori aumenta il PMaL diminuisce.
Il valore del prodotto marginale del lavoro , VPMaL è il PMaL (in unità fisiche) di un fattore produttivo moltiplicato
per P (cioò trasformato in valore,soldi). Quindi si può scrivere VPMaL = P x PMaL.
Il numero ottimo di lavoratori impiegati è quando PMaL = salario che corrisponde all’equilibrio del mercato.
Si può quindi considerare il mercato del lavoro con una curva di domanda del lavoro da parte delle imprese ed una
offerta di lavoro da parte degli individui. Il punto di equilibrio si ha in corrispondenza dell’intersezione.
Variazione dell’offerta e della domanda nel mercato del lavoro
Uno spostamento della curva di offerta del lavoro può essere dovuta da una variazione del numero di
lavoratori. Un aumento dell’offerta di lavoro nel mercato provoca la riduzione dei salari e fa aumentare
l’offupazione.
Uno spostamento della curva di domanda del lavoro è dovuta ad una variazione del prezzo del bene
prodotto. Un aumento della domanda di lavoro nel mercato fa aumentare i salari e l’occupazione.
Osservazioni:
1) Capitale fisico  se i lavoratori hanno a disposizione una quantità maggiore di attrezzature e strutture per la
produzione, producono di più
2) Capitale umano  se i lavoratori hanno un livello di istruzione maggiore, producono di più
3) Conoscenze e tecnologie  se i lavoratori hanno accesso a tecnologie più sofisticate, producono di più
Importante: i tre fattori di produzione più importanti sono il lavoro, la terra, il capitale. Poiché in ogni processo di
produzione viene utilizzato più di un fattore di produzione, il prodotto marginale di ogni fattore dipende anche dalla
quantità disponibile degli altri fattori. Per questo motivo produttività e salari crescono con tassi diversi.
Tra gli aspetti che legano la produttività delle imprese al funzionamento del mercato del lavoro ci sono due canali
importanti:
1) Utilizzo dei contratti a termine, che è correlato negativamente con la produttività del lavoro
2) Utilizzo di politiche retributive aziendali che includono premi variabili, al quale si associa una maggiore
crescita della produttività
Un altro canale importante è l’utilizzo della contrattazione decentrata.
Infatti, tra i fattori che hanno particolarmente inciso sull’andamento recente del mercato del lavoro è la Riforma del
sistema di contrattazione definita dagli accordi del 1992-93.
Economia Industriale – Appunti di DM
Pagina 10
MicroEconomia
La contrattazione nazionale avrebbe dovuto garantire il potere d’acquisto delle retribuzioni, tramite
incrementi salariali biennali commisurati al tasso di inflazione programmato fissato dal governo.
La contrattazione aziendale avrebbe dovuto consentire di ripartire a livello aziendale i guadagni di
Produttività.
Nel complesso, questo sistema ha favorito la progressiva diminuzione dell’inflazione, riducendo gli effetti inflattivi di
shock esogeni. Tuttavia questo tipo di contrattazione si è sviluppata in natura limitata per la dimensione modesta
delle aziende italiane.
Riforme del mercato del lavoro negli anni ‘90
’93  Riforma del sistema di contrattazione
’95  Riforma pensionistica, ha istituito un fondo per i collaboratori coordinati e continuativi all’IMPS
’97  Legge del 24 Giugno n.196 (pacchetto Treu), che ha ridotto i vincoli nell’utilizzo del tempo parziale ed
ha introdotto gli stage, le borse di lavoro ed il lavoro interinale
’03  Legge del Febbraio n.30 (legge Biagi), che ha esteso il numero delle tipologie contrattuali atipiche
Le norme sul licenziamento sono rimaste sostanzialmente invariate rispetto a quanto previsto dallo Statuto dei
Lavoratori (l’articolo 18 vieta il licenziamento senza giusta causa).
Importante: il nuovo assetto del mercato ha prodotto risultati positivi per quanto riguarda l’occupazione (nonostante
abbia introdotto un senso di precarietà nel lavoro) , ma risultati negativi per quanto riguarda la produzione.
Precarietà  i lavori temporanei presentano il rischio di far entrare gli individui nella trappola della precarietà,
quando la permanenza nell’occupazione temporanea si prolunga o quando le loro carriere si caratterizzano di una
serie di contratti atipici.
Il segmento dei giovani è stato il più colpito da questo nuovo assetto, infatti, nonostante un più alto grado di
istruzione si è registrata una perdita relativa nei salari non compensata da una più rapida progressione di carriera.
Anomalie italiane:
Alta presenza di lavoratori autonomi (15% in più rispetto ad altri paesi)
I lavoratori dipendenti con un contratto a tempo indeterminato è meno dei due terzi dell’occupazione
complessiva. Solo il 40% di questi gode di tutte le tutele
Parte consistente dell’occupazione è costituita da lavoratori irregolari
L’incremento della flessibilità nel lavoro ha aumentato la necessità di adeguati sussidi di disoccupazione ma l’attuale
configurazione degli strumenti di assicurazione per il rischio di disoccupazione è incapace di offrire protezione ai
segmenti più deboli del mercato.
Riforme proposte da BdI
Un graduale rafforzamento della protezione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato tramite la riduzione del
costo implicito di stabilizzarlo, unito ad una riduzione del numero di tipologie contrattuali atipiche, possono coniugare
l’esigenza di stabilizzare i rapporti di lavoro con quella di mantenere un certo grado di flessibilità.
DEFINIZIONI
Tasso di occupazione : si ottiene dal rapporto percentuale tra gli occupati, con età tra i 15 ed i 64 anni, e la
popolazione dello stesso intervallo di età.
Una persona è definita disoccupata se nella settimana di riferimento ha svolto almeno un’ora di lavoro, oppure è stata
assente dal lavoro ma ha mantenuto il posto di lavoro i l’attività autonoma.
Il tasso di occupazione è un indicatore molto importante sulla capacità di utilizzare le risorse umane, rappresentando
quindi una misura della forza strutturale di un sistema economico.
I livelli fissati dal Consiglio di Lisbona prevedevano entro 2010 un tasso di occupazione del 70% per gli uomini e 60%
per le donne, obiettivo lontanissimo.
Tasso di inattività : si ottiene dal rapporto tra le non forze di lavoro nella fascia di età tra i 15 ed i 64 anni e la
popolazione della stessa fascia di età, moltiplicato per 100.
Si definiscono non forze di lavoro le persone che non sono classificate né come occupati, né come disoccupati, ne in
cerca di occupazione.
Economia Industriale – Appunti di DM
Pagina 11
MicroEconomia
Tasso di disoccupazione : si ottiene come rapporto percentuale tra la popolazione tra i 15 ed i 54 anni in cerca di
lavoro, e le forze di lavoro.
La forza lavoro è data dalla somma degli occupati e delle persone in cerca di occupazione.
In Italia il tasso di disoccupazione è cresciuto grazie anche alla crisi economica incidendo di più sulla componente
maschile. Si è avuto quasi un riallineamento tra i tassi dei due sessi, ovviamente non dovuto ad un miglioramento
della condizione della componente femminile.
Tasso di disoccupazione giovanile : si ottiene come rapporto percentuale tra le persone in cerca di occupazione nella
fascia di età tra 15 e 24 anni, e le forze di lavoro della corrispondente fascia di età.
Unità di lavoro irregolari : si ottiene come rapporto percentuale tra unità di lavoro non regolare ed unità di lavoro
totali. Si definiscono irregolari le prestazioni lavorative senza il rispetto della normativa vigente. Conoscere il valore di
questo tasso assicura l’esaustività delle stime del prodotto interno lordo.
Biennio 2008-2009
La contrazione dell’attività economica si è tradotta in una riduzione della quantità di lavoro impiegata nei processi
produttivi.
In Italia l’aggiustamento verso il basso della domanda di lavoro è stato graduale. In una prima fase il monte ore
lavorate è stato compresso attraverso la riduzione dell’orario e l’estromissione temporanea degli addetti dalla
produzione, con l’utilizzo della Cig. Successivamente si è fatto ricorso ad un taglio degli occupati (soprattutto a tempo
indeterminato) ed alla contrazione di premi e straordinari.
Economia Industriale – Appunti di DM
Pagina 12