Identità come costruzione di
conoscenza: il ruolo della
comunicazione mediata
M. Beatrice Ligorio
Università degli Studi di Bari
Genova, 4 Aprile 2008
Un contesto specifico
• Comunicazione mediata in contesti
educativi blended (Ligorio, Cacciamani,
Cesareni, 2006)
– Non si può prescindere dal valore della
comunicazione faccia a faccia
– Una appropriata integrazione della
comunicazione mediata e f2f & di diverse
metodologie di insegnamento rende il contesto
ricco, flessibile e personalizzabile
Perché occuparsi di identità nei
contesti educativi?
– In una visione costruttivista non si costruisce
solo conoscenza sul mondo ma anche
conoscenza di sè
– Impariamo meglio ciò che sentiamo utile per
migliorare chi si è
– La partecipazione a contesti educativi è
un’esperienza di cambiamento di sè
• Apprendere è un’esperienza che promuove il
cambiamento, altera il modo in cui ci vediamo
e in cui vediamo le nostre abilità (Ligorio,
2008)
• Ci mette in contatto con nuove zone di
sviluppo prossimale (Vygotskij, 1978)
• Ci spinge ad immaginarci nel futuro come
professionisti, attori sociali in grado di gestire
ruoli diversi e di cambiare la società in cui
viviamo (Bruner, 1984)
• L’apprendimento non ha il semplice scopo di
“tirar fuori” chi si è ma piuttosto di offrire la
possibilità di “costruire” il sè (Ligorio, 2007)
• Dal “centro” del sè verso la periferia di chi si
potrebbe essere o ci piacerebbe essere
(Gergen, Shotter, 1989)
• Posizioni identitarie per superare l’“id” e
studiare l’impatto sociale sull’identità (Harrè,
Van Langenhove, 1991; Hermans, 1996; 2001)
2 sfondi teorici a confronto:
a) Dialogo e narrazione
• Rilevanza dell’interazione sociale nella
costruzione dell’identità (Vygotskij, 1930/1971)
• Rilevanza del dialogo (Bachtin, 1981) come
strumento per scoprire lo “sconosciuto”
• Rilevanza della narrazione (Bruner, 1997) come
strumento di costruzione dell’identità
• Sè Dialogico (Hermans, 2001), I-positioning
(Harrè & Gillett, 1994)
Rappresentazione grafica
2 sfondi teorici a confronto:
a) Attività e partecipazione
• Il sé come prodotto delle traiettorie di
partecipazione a comunità di pratiche o di
apprendimento (Lave, 1988; Lave & Wenger,
1991; Rogoff, 1990)
• Il prodotto della pratica e il luogo/la situazione
contribuiscono a formare il sè
• Approccio storico culturale – Teoria dell’Attività:
le azioni danno forma alla struttura psicologica
(Lenot’ev, Luria, Vygotskij )
Self/identità/soggettività/personalità
nella CHAT
•
•
Leonti’ev: il sé nasce dai processi implicati nell’attività umana e
si sviluppa con essi
Unità di analisi: inter-individuale e intra-individuale come poli di
un processo trasformativo
Transizione tra il sé e il contesto socio-culturale
•
Transizione a due vie:
•
–
–
Dal mondo verso l’attività umana orientata verso un oggetto (per
prendere un oggetto il gesto della presa si deve adeguare
all’oggetto)
Dall’attività verso il prodotto soggettivo (il gesto del prendere un
oggetto è condizionato dalla rappresentazione soggettiva del gesto)
Il sé come attività fondamentale
(Stetsenko, Arievitch, 2004)
• Il Sé è un processo piuttosto che un prodotto che
collega gli individui al mondo sociale
• E’ definito attraverso le così dette attività
fondamentali, ovvero:
– Attività collaborative capaci di (consapevolmente)
trasformare il mondo in cui si vive: sé come strumento
di cambiamento del mondo
– La costruzione del sé è una attività di per sé: l’attività
che da senso alla vita stessa, è il proprio progetto di
vita
• Il sé è profondamente sociale, culturale e storico
non solo perché è radicato in un determinato
periodo storico-culturale ma piuttosto perché
emerge dalla logica dell’evoluzione dell’attività
che connette gli individui ai processi sociali: il sé
rappresenta la “soggettività delle relazioni sociali”
(Leontiev, 1975/183; p. 195)
• Questo tipo di sé emerge solo quando con le
pratiche collettive e collaborative che richiedono
questo tipo di sé
• Questo tipo di sé è un prodotto recente dello
sviluppo umano
• Dare senso ad una attività sociale è il
versante soggettivo dell’attività
• Internalizzazione non come semplice
trasferimento dell’attività ad un piano
interiore ma come processo attraverso
cui il piano interiore si forma –
internalizzazione significa fare propri le
attività/dare senso: sé attivo
Rappresentazione grafica
In ogni caso il sé non è più
individuale!
• Determinato da forze sociali e non un fenomeno
puramente mentale
• Basato sulla “istintiva capacità” umana di
coordinare azioni (Mead) e sulla capacità di
ascoltare e dialogare con gli altri (Bachtin)
• Sé come costrutto mentale: emerge da fattori sociali,
esperienze di interazione con altri significativi,
dall’appartenenza a gruppi e dall’occupare posizioni
e ruoli all’interno di gruppi (Case, 1991; Harter,
1997; Markus e Kitayama, 1991; Stryker e Statham,
1985)?
Cambiamento come costruzione
• Pur riconoscendo una tendenza alla stabilità e
al consolidamento (Talamo,Roma, 2007;
Galimberti, 2008) mi interessa esplorare il
cambiamento del sé come “residuo” della
costruzione di conoscenza
• “Il giorno della marmotta” versus “Matrix”
Processi di cambiamento
• 3 modi di cambiamento (Hermans):
– Introduzione nuovi posizionamenti/nuove voci
– Ribaltamento del rapporto figura/sfondo
– Nuove coalizioni tra posizioni
•
“Cronotopi” (Baktin) come capacità di costruire spazi e
tempi nel discorso (Renshaw, 2006) e quindi di
immaginarsi altrove e diversi
• Le risorse discorsive e simboliche: per esempio negli
ambienti virtuali i nicknames, avatar, modi di parlare in
chat e nei forum (Ligorio e Hermans, 2005; Ligorio,
Spadaro, 2005; Ligorio, Talamo, 2001)
Il ruolo delle tecnologie
• Computer Mediated Dialogue invece di CMC:
– Generi di comunicazione, strategie del dar “voce” al
sè
• Pagine-web, Blog, forums, chat
• Costruzione dell’intersoggettività a distanza:
– Costruire la rappresentazione l’uno dell’altro
(Ligorio, Talamo, Pontecorvo, 2005)
– Costruire la trama del rapporto tra identità e
comunità; non come architettuta ma come seta
(Ligorio, Annese, Spadaro, Traetta, 2008)
Costruire la propria home-page
• Affermare e riformulare sia gli aspetti personali
comuni ad altri sia quelli distintivi.
• Non semplice auto-descrizione ma anche reinterpretazione del sè alla luce degli incontri con
l’alterità
• Gli elementi interattivi, testuali, grafici e sonori
della home-page sono come “finestre” che danno
accesso agli altri, che agganciano i lettori allo
scopo (implicito) di rinnovare i posizionamenti
Blog
• Ancora più interattivi, creano nuove forme di dialogo
privato e pubblico
• Richiedono strategie di auto-presentazione tenendo conto
della natura pubblica dello spazio virtuale
• Diario pubblico: come il “confessionale” di un Reality
Show
• Forte influenza del ritmo cronologico (date)
• I contenuti mescolano eventi personali con quelli storici e
sociali.
• Incroci multipli tra individualità e cronaca, tra spazio e
tempo che sostengono i processi dialogici fino al
determinarsi di nuove culture: la cultura della blogosfera
MUD
• Strategie di collaborazione prescindendo gli
indicatori visivi
• Emergono nuovi posizionamenti a seconda delle fasi
di lavoro ma anche del nickname utilizzato
• Repertorio di posizionamenti altamente funzionale al
contesto. Diverse posizioni diventano salienti a
seconda del procedere dell’attività e della fase di
lavoro in cui i partecipanti si trovano
• Inedito intreccio tra realtà e fantasia che assomiglia al
lavoro creativo non più a carico di un solo autore ma
di tutti i partecipanti.
Nei forum educativi blended
• DIVERSI LEVELLI DI POSIZIONAMENTO
– INDIVIDUALE: dialogo interno tra i posizionamenti individuali. 3
Sub-levelli: a) interno (“Penso che…”, b) esterno (“Io sono di
Valenzano”), c) aperto (“non so se …”)
– INTERPERSONALE: posizionamenti individuali elicitati da altri.
3 Sub-levelli: a) diretto (“come dici tu”), b) indiretto (“come diceva
Dino”), c) orientato ad un ruolo (“come dicono i tutor”)
– COMMUNITA’: dialogo che connette gli individui alla comunità. 6
sub-levelli: a) interno (“Ci siamo incontrati nel nostro Skype”), b)
esterno (“le lesioni della Savino”), c) aperto (“noi non abbiamo
capito”), d) interno relativo sotto-gruppo (“noi quelli del
sottogruppo A”), e) interno relativo al ruolo (“noi tutor”), f)
aperto realtivo al ruolo (“noi tutor potremmo farlo”)
• INTERGROUPPO: 2 sub-levelli: a) diretto (“voi membri del
gruppo A”), c) indiretto (“come per il gruppo A”)
• POSIZIONAMENTI DI CONFINE (“cosa ne pensi di questo?”)
• Rilevanza di:
– Posizionamenti “aperti”: sfocati, disposti al
cambiamento, accettano l’interdipendenza con gli altri
e sono percepiti come partecipanti centrali
– Posizionamenti di “confine”: temporaneamente fuori
dalla comunità, si propongono come portavoci di
nuove narrazioni. Questi posizionamenti elicitano
nuovi posizionamenti dopo aver temporaneamente
interrotto il senso di comunità.
– Appartenenze multiple: una dimensione importante
che influenza le regole e i valori della comunità
– Maggiore democratizzazione del repertorio di
posizionamento e delle strategie di partecipazione online rispetto alle interazioni in presenza
Conciliando attività e dialogo
• Sé emerge dalle pratiche dialogiche – le “attività
fondamentali” sono in realtà tali in quanto non si
limitano alle pratiche ma necessitano anche
discorsi/dialoghi complessi
• Le innovazioni del sé dialogico implicano la
partecipazione a pratiche complesse
• Il sé è composto da funzioni psichiche superiori e
dall’interiorizzazione simbolica delle attività
• Rappresentazione del sé meno “geometrica” e più
tridimensionale
Esplorare meglio il rapporto tra la
costruzione del sé e la costruzione di
conoscenza
• Design mode (Scardamalia, 2008):
conoscenza utilizzata non solo per spiegare
fatti ma per progettare nuovi oggetti/eventi
Lavori in corso
• Esplorare la connessione tra: Network dei
posizionamenti & Triangolo del Design
Mode
• Indagare i rapporti tra cambiamento del sé e
costruzione di conoscenza
• Modello didattico per le tecnologie del sè