IL FILM PER ADULTI DELLA SETTIMANA È…UN FILM D’AUTORE!!! La grande bellezza (2013) di Paolo Sorrentino Il film: La grande bellezza, titolo italiano che ci ha ridato l’oscar per il miglior film dopo La vita è bella (era il 1997), andrebbe visto non solo per togliersi la curiosità o per poter esprimere un parere, ma soprattutto per il suo profondo significato morale. Jep Gambardella è uno scrittore che vive della fama e della rendita del suo unico romanzo, “L’apparato umano” e ora passa il tempo lavorando per un giornale locale e, soprattutto, passando da una festa all’altra. Incontrerà una serie di personaggi che gli faranno comprendere la grande bellezza, appunto, ossia la vita. Sullo sfondo di una Roma esaltata al meglio sia nel suo lato monumentale e mozzafiato che nel suo lato decadente e inquietante, non si muovono persone, ma solamente maschere e marionette di un mondo che vive sui fasti dei ricordi (i monumenti di Roma, la prima opera di Jep) di una gloria che ora non c’è più. Le feste di Jep sono passatempi monotoni, futili, dove il dialogo diventa sempre banale e anche quando si cerca di trattare argomenti importanti si finisce per esprimersi a cliché o per deviare al più presto dalla conversazione. La critica all’alta società è evidente, ma bisogna anche comprendere come le distrazioni futili di Jep e il suo modo di fare, visicido e servilista (si veda la scena del funerale) siano un atteggiamento su cui deve riflettere ognuno, poiché di tempo ne perdiamo troppo e di consapevolezza ne abbiamo sempre ben poca. La grande bellezza è un film che si muove a quadri slegati, colmo di simboli e di metafore più o meno riuscite, ma sulle quali non si calca troppo la mano né si ricercano stravaganze inutili, con il risultato che, con un po’ di attenzione, il messaggio di fondo può essere colto da tutti. Se il lavoro di sceneggiatura e soprattutto regia è superlativo, non si può non dare merito anche agli attori: il sorriso strafottente di Servillo è perfetto e lascia spazio, quando deve, a un volto segnato dall’età e dalla noia di vivere. Bravissima anche Sabrina Ferilli, che vediamo in una sola porzione del film, ma appare molto convincente, sicuramente meglio di un Verdone con qualche inserto ironico, ma che appare un po’ fuori contesto. Insomma, se i premi oscar portano spesso dietro di sé una scia di polemiche e malumori e questo capolavoro nostrano ha invece messo d’accordo tutti, possiamo davvero dire che il cinema italiano è tornato grande. La grande bellezza vs La dolce vita Una sfida su cui si potrebbe scrivere un libro intero, ma che riassumo in breve: Jep e Marcello, due giornalisti che vivono nel nome della mancanza di sostanza, dove la vita si accende con la musica di un locale e termina con il bicchiere vuoto dei drink che sbatte sul tavolo. Entrambi vivono una serie di incontri e di situazioni sconnesse tra loro, ma che li porteranno a comprendere cosa significhino l’amore e l’amicizia, la decadenza e la rinascita, la morte e dopo di essa la vita. In due Roma simili, Fellini evita di mostrare i capolavori della città e persino la fontana di Trevi, nella famosa scena del bagno tra Marcello e la Ekberg, diventa una qualunque fontana da usare per rinfrescarsi. Sorrentino usa i resti dell’Impero e dell’età Barocca per ricordarci come eravamo, come modello da tornare a seguire e come continuo monito di speranza. Scelte stilistiche? Non solo, perché La grande bellezza è un film denso di morale e di speranza, mentre La dolce vita è un film che comincia in modo rassegnato e non propone, in un finale ancora più amaro, nessuna via di fuga o salvezza per Marcello. Se la Roma di Sorrentino, dunque, ha ancora qualcosa di potente da mostrare, quella di Federico sembra aver cancellato dalla sua topografia anche i resti dei fasti che furono. Situazioni, dialoghi, incontri simili accomunano i due film e nel più recente, chiaramente, le citazioni davvero si sprecano, ma non lo rendono un puro sequel o un remake: più semplicemente Sorrentino ci vuole dire di stare attenti, poiché stiamo ricadendo nello stesso errore del 1960 e lo fa in modo più conciso, diretto e a tratti efficace di Fellini, ma soprattutto con più speranza. Il mio consiglio, comunque, è di dare uno sguardo anche a La dolce vita, poiché ciò vuol dire non solo poter prendere in mano un pezzo del cinema italiano che è tra le vette a livello mondiale, ma anche prendere atto di come in fondo, per l’uomo, La grande bellezza della vita venga spesso e drammaticamente barattata per fugaci momenti di inutile piacere.