Consulta Immigrazione Contro la logica del capro espiatorio Per processi d’inclusione e di convivenza Lettera aperta ai soggetti istituzionali, sociali culturali e politici, alle cittadine ed ai cittadini della Toscana Migranti, sicurezza, ordine pubblico - E’ in atto ormai da molte settimane, a livello mediatico, una campagna che tende nuovamente a far coincidere la figura dello straniero immigrato con quella del potenziale delinquente, schiacciando il tema dell’immigrazione sul problema della sicurezza e dell’ordine pubblico. E tutto questo proprio mentre sta per essere discusso in Parlamento un disegno di legge governativo che vorrebbe invece rovesciare tale impostazione, su cui si è basata la Bossi-Fini, con le conseguenze negative che ne sono derivate in relazione ai diritti di cittadinanza ed ai processi di convivenza. Se vogliamo che inizi davvero un nuovo corso nelle politiche rivolte ai migranti e che il processo messo in moto dal ddl Amato-Ferrero vada avanti speditamente, occorre operare con decisione, sul piano politico-culturale, rispetto alla campagna in atto, promuovendo iniziative di confronto, in maniera ampia e diffusa, sostenendo le misure che contrastano le logiche del passato, ribadendo alcune elementari verità. Le tematiche dell’immigrazione e della sicurezza sono fra loro ben distinte. Sovrapporle significa scegliere la figura dello straniero immigrato come capro espiatorio su cui proiettare le contraddizioni sociali, alimentando così l’intolleranza ed il razzismo. Occorre, indubbiamente, potenziare le misure volte a tutelare la sicurezza dei cittadini, tutti (anche quelli che vengono discriminati e subiscono atti di violenza a causa dell’intolleranza diffusa), ma sarebbe riduttivo affrontare un tema così complesso con un approccio soltanto repressivo e poliziesco. La necessità di “patti sociali” - Impegnarsi su tale terreno vuol dire anche, invece, specialmente per degli amministratori pubblici, misurarsi con le questioni delle disuguaglianze sociali, delle situazioni di emarginazione e di esclusione, del disagio abitativo, del degrado dei contesti urbani, della mancanza di sicurezza sul lavoro, della riduzione delle risorse per il welfare, a livello locale e nazionale. Le esperienze che abbiamo cercato di sviluppare nella realtà toscana vanno in tale direzione: si tratta di interventi e buone pratiche condotte in ambito comunale e provinciale, in sintonia con le diverse realtà della società civile attiva, e di indirizzi, piani, progetti regionali orientati sulla stessa lunghezza d’onda. Hanno dovuto fare i conti, fino ad oggi, con una legislazione che le ostacolava, la Bossi-Fini, appunto. Perciò dalle autonomie locali toscane sono venute indicazioni, maturate sulla base di quanto si sperimentava sul campo, per una decisa inversione di rotta. Ebbene, ora che tale processo si è faticosamente avviato, si ritiene assolutamente indispensabile non interromperlo, ripercorrendo strade che hanno portato ad esiti drammaticamente negativi. E’ ferma convinzione dei soggetti attivi nelle istituzioni e nella società - al fine di affermare pieni diritti di cittadinanza per tutte e tutti - che non si possa in nessun caso individuare nella presenza dei cittadini stranieri la causa del peggioramento delle condizioni di vita nelle città italiane (anzi, molto spesso sono proprio gli immigrati a permettere di ovviare alle carenze crescenti del welfare locale) e che la sicurezza sia un tema importante e complesso che riguarda tutti, migranti e nativi. La strada da percorrere è quella dei “patti sociali” - fra le istituzioni, locali e centrali, e il tessuto sociale attivo -, senza i quali anche i cosiddetti “patti per la sicurezza” avranno ben scarso esito. Un percorso da sviluppare insieme - Di conseguenza, sollecitano i membri del Governo, i Parlamentari, i rappresentanti dei diversi livelli istituzionali, gli intellettuali a prendere le distanze da campagne che alimentano l’intolleranza, la chiusura, l’ostilità verso chi proviene da altri Paesi e viene etichettato come persona di cui diffidare - sulla base di vieti stereotipi e pregiudizi – e da ritenersi quindi pericolosa. Invitano, nel contempo, le diverse realtà sociali e politiche, il mondo della cultura, i singoli cittadini a mettere in discussione ed a contrastare la logica del “capro espiatorio”, nemica di ogni percorso d’inclusione e di integrazione sociale, e chiedono ai media, strumenti essenziali della vita democratica, di non alimentare, con i loro articoli, le posizioni ed i pregiudizi xenofobi e razzisti. Si impegnano a portare avanti insieme a livello regionale, nelle prossime settimane, iniziative di informazione, di sensibilizzazione, di confronto sui temi qui indicati, proponendosi di organizzare per il 21 luglio a Livorno, in apertura del Meeting Antirazzista, una giornata - un’assemblea dei migranti della Toscana a cui partecipi anche il tessuto dei soggetti associativi, sindacali, di volontariato, istituzionali che operano sul terreno della solidarietà e della tutela dei diritti - che sia di mobilitazione - contro la campagna in atto, - a sostegno dei provvedimenti legislativi volti all’abrogazione della Bossi-Fini, - per lo sviluppo di processi d’inclusione e di convivenza nell’ambito della Regione e nei vari contesti locali. Questa lettera/appello è rivolta a tutti coloro che intendono costruire una società aperta, accogliente, interculturale, “meticcia” (quella per cui Giovanni Michelucci ha ipotizzato la “città tenda”, contrapposta alla “città fortezza” ed alla “città carcere”) ed hanno a cuore le sorti della democrazia e della convivenza civile. Perché diano il loro contributo in un momento in cui tutto ciò è fortemente a rischio. 2