4 NUOVI SERVIZI G li acufeni o tinnitus in latino (e anche in inglese) sono suoni percepiti da un soggetto ma non presenti nell’ambiente. Una varietà di patologie generalmente“minori” dell’orecchio esterno, medio ed interno è di solito alla base di questo fastidioso sintomo. Gli acufeni vengono comunemente percepiti come fischi “sottili”di frequenza acuta (ad es. pentola a pressione), altre volte come ron- zii e quindi più spostati verso le frequenze gravi (es. la risacca del mare); in altre occasioni hanno uno suono variabile e diffuso su tutte le frequenze dell’udibile (es. cinguettio, cicale, grilli, cigolio), oppure sono di tipo pulsante come il cuore o intermittente come uno scatto meccanico. Si distinguono in oggettivi e soggettivi. I primi, molto rari, si possono auscultare in vicinanza dell’orecchio del paziente con un fonendoscopio sotto forma di ticchettii o di pulsazioni. Molto più comuni sono invece quelli “soggettivi”, percepiti cioè solamente dal paziente. Gli acufeni indipendentemente dall’intensità soggettiva possono arrecare notevoli disturbi alla persona, risultando talora intollerabili. Bersagliando le aree cerebrali, provocando turbe dell’umore, disturbi del sonno e della memoria, gli acufeni possono infatti portare a volte alla totale incapacità di svolgere le normali azioni della vita quotidiana. Otorinolaringoiatria Gli acufeni LA DIAGNOSI Per stilare una diagnosi accurata è necessario sottoporsi a una visita specialistica otorinolaringoiatrica con indirizzo acufenologico. Proprio a causa della soggettività dell’acufene, è fondamentale la compilazione di un questionario, consegnato al paziente al momento della visita, che permette di stimare il grado di disagio. Nel corso della visita lo specialista potrà richiedere l’esecuzione di altri alcuni esami standard, quali l’audiometria e l’impedenzometria, l’acufenometria e, se necessario, ulteriori esami di approfondimento (potenziali evocati, risonanza magnetica). Al seguito di tutti gli accertamenti, viene definito il grado di acufene: T1 – Lieve: acufene percepito solo in ambiente silenzioso. Generalmente non disturba il sonno e le attività diurne. T2 – Moderato: acufene facilmente mascherato dai rumori dell’ambiente. Occasionalmente interferisce con il sonno. T3 – Grave: acufene percepito anche in presenza di rumori di fondo, meno rilevante quando si è concentrati, interferisce con il sonno e con le attività espletate in condizioni di quiete. T4 – Catastrofico: acufene percepito quasi sempre, conduce a disturbi del sonno e può interferire con le attività quotidiane. LA TERAPIA Una volta stilata la diagnosi, per ri- PREVENZIONE I SOLIDARIETÀ PER TRATTARE GLI ACUFENI. viato al cervello assume una carica emotiva che varia in funzione del nostro stato d’animo e del contesto in cui è percepita; pertanto esistono suoni in grado di evocare una sensazione gradevole e suoni che stimolano ansia. Nel caso dell’acufene, uno sbilanciamento dell’attività neurale nel sistema uditivo, frequentemente correlato a un danno dell’orecchio interno, è captato dai recettori uditivi periferici ed, essendo un segnale nuovo, è amplificato dai centri sub-corticali, trasferito alla corteccia uditiva, percepito come «suonoacufene» e successivamente valutato. Nella maggior parte dei casi la presenza continua dell’acufene determina un’abitudine di reazione al segnale, con scarso o assente fastidio. In una minore percentuale, le convinzioni, generalmente infondate, riguardo alla gravità di una lesione che ha generato l’acufene inducono una sintonizzazione delle reti neurali a percepire il segnale-acufene; conseguentemente, questo aumenta la risposta emotiva avversa del sistema limbico (paura, ansia) e la reazione del sistema nervoso autonomo, aumentando così il fastidio. La Sound Therapy. Contemporaneamente alle sedute di counseling, lo specialista può procedere con una stimolazione acustica particolare, facendo arrivare all’orecchio del paziente suoni esterni positivi. La terapia del suono può svolgersi attraverso l’ascolto di un CD, di una ra- dio FM desintonizzata a basso volume durante il riposo notturno, di una fontana Zen; o, ancora, indossando una particolare protesi acustica mono o bilaterale. Integrazione della riabilitazione con altri provvedimenti clinici. Dal momento che gli acufeni non sono definibili come una specifica malattia, ma possono costituire un sintomo di altre patologie ed inotre sono “modulati”da influssi extrauditivi, è possibile ricorrere a trattamenti specifici, non necessariamente a carico dell’orecchio. Se il paziente è affetto da bruxismo (“digrignamento notturno”dei denti), si consiglia l’applicazione di un byte funzionale per ridurre la contrattura della muscolatura masticatoria. Se il problema è muscolare, vengono consigliate sedute di rilassamento muscolare. In casi di ansia reattiva, può essere prescritta anche una terapia farmacologia. Dopo un anno di trattamento riabilitativo (la frequenza delle sedute varia a seconda dei casi ma non è mai superiore ad 1 al mese) si registra nel 70-75% dei pazienti una riduzione del punteggio di disabilità ed un apprezzabile miglioramento della qualità di vita. sciuti. La via principale di contagio dell’epatite C è quella sanguigna o percutanea (punture con aghi contaminati, con iniezioni, tatuaggi, agopuntura ecc.). Assai più rara la trasmissione sessuale o alla nascita da madre portatrice del virus. L’epatite C si può manifestare sottoforma acuta o cronica. Nel primo caso, che prevede un periodo di incubazione che va 15 giorni a 4 mesi, oltre il 90% dei pazienti affetti non presenta sintomi; solo in una piccola percentuale si manifestano ittero (colorazione gialla delle sclere e della cute), notevole stanchezza, disturbi digestivi, ecc. Nel caso di forma cronica, il paziente può non presentare segni di malattia (transaminasi costan- temente normali); oppure, in altri casi il virus può continuare il suo attacco al fegato con ripetuti o continui episodi di infiammazione che possono negli anni condurre alla cirrosi o al tumore epatico. Elena Gavardi in collaborazione con il Prof. Domenico Rosario Cuda Otorinolaringoiatra CDI SOCIALE CDI e Fade insieme per prevenire l’Epatite C Domenica 14 maggio, il Centro Diagnostico Italiano e il FADE, Fondazione Amici dell’Epatologia, hanno unito le proprie forze per una giornata di prevenzione delle malattie epatiche. L’iniziativa, in linea con la mission del CDI, da sempre impegnato nella prevenzione, diagnosi e terapia, si è svolta presso il Centro Commerciale“La Stazione”di Rho, all’interno della quale è presente anche una sede del Centro, che opera anche come punto prelievi. Per tutta la mattina alcuni medici del labo- durre il disagio, il paziente inizia una riabilitazione personalizzata che include la TRT (Tinnitus Retraining Therapy). Scopo di quest’ultima è quello di attenuare la connessione tra il sistema uditivo, il sistema limbico e quello nervoso autonomo, così da ridurre l’entità soggettiva dell’acufene percepito. La TRT comporta alcune sedute di counseling mirato, durante le quali viene illustrato al paziente il modello neurofisiologico, nonché la Sound Therapy. Cos’è il modello neurofisiologico. Il modello neurofisiologico degli acufeni si basa sul meccanismo di percezione degli stimoli sonori: prima di raggiungere la corteccia cerebrale, qualunque messaggio è captato e valutato a un livello sub-corticale non cosciente. Se classificata come sufficientemente importante, l’informazione raggiunge il livello corticale, dove avviene la percezione conscia; se essa è ritenuta non importante, viene rifiutata. Ad esempio, quando parliamo in un ambiente affollato, focalizziamo l’attenzione solo sul nostro interlocutore, ignorando il rumore circostante. Il cervello, quindi, è capace di scegliere messaggi importanti e tralasciare quelli che non lo sono; inoltre, le connessioni del sistema uditivo centrale con altri centri nervosi (sistema limbico, formazione reticolare) correlano l’udito con lo stato emotivo e l’apprendimento. Qualsiasi stimolo sonoro, prima di essere in- AL CDI UN NUOVO AMBULATORIO ratorio del Centro Diagnostico, coadiuvati dal FADE, hanno effettuato gratuitamente il test dell’epatite C. Quasi un centinaio le persone che, coinvolte in un discorso di prevenzione di una malattia di cui sono affetti 1.500.000 italiani, si sono sottoposte al test HCV Card: una semplice puntura digitale per un prelievo di poche gocce del sangue. In pochi minuti, i medici hanno potuto comunicare il risultato, a chi si è sottoposto al test, pronti a fornire una prima consulenza relativa agli approfondimenti clinici da effettuare e ai comportamenti da tenere in caso di positività. Il FADE ha contribuito alla giornata fornendo materiale informativo sulla prevenzione delle malattie epatiche, nello specifico sulle diverse forme di epatite a cui si può andare incontro. Un’attenzione particolare è stata ovviamente rivolta all’Epatite C, prima causa di malattie epatiche croniche nel mondo (3-4%). Chiamata nei decenni precedenti epatite nonA, nonB, si è reso disponibile solo nel 1989 un test specifico per valutare la presenza degli anticorpi di questo virus nel sangue. In precedenza la diagnosi era formulata per esclusione degli altri virus cono-