Otorinolaringoiatria

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li acufeni o tinnitus in
latino (e anche in inglese) sono suoni percepiti da un soggetto
ma non presenti nell’ambiente. Una
varietà di patologie generalmente“minori” dell’orecchio esterno, medio ed
interno è di solito alla base di questo
fastidioso sintomo. Gli acufeni vengono comunemente percepiti come fischi
“sottili”di frequenza acuta (ad es. pentola a pressione), altre volte come ron-
zii e quindi più spostati verso le frequenze gravi (es. la risacca del mare);
in altre occasioni hanno uno suono variabile e diffuso su tutte le frequenze
dell’udibile (es. cinguettio, cicale, grilli, cigolio), oppure sono di tipo pulsante come il cuore o intermittente come uno scatto meccanico. Si distinguono in oggettivi e soggettivi. I primi,
molto rari, si possono auscultare in vicinanza dell’orecchio del paziente con
un fonendoscopio sotto forma di ticchettii o di pulsazioni. Molto più comuni sono invece quelli “soggettivi”,
percepiti cioè solamente dal paziente.
Gli acufeni indipendentemente dall’intensità soggettiva possono arrecare
notevoli disturbi alla persona, risultando talora intollerabili. Bersagliando le aree cerebrali, provocando turbe
dell’umore, disturbi del sonno e della
memoria, gli acufeni possono infatti
portare a volte alla totale incapacità di
svolgere le normali azioni della vita
quotidiana.
Otorinolaringoiatria
Gli acufeni
LA DIAGNOSI
Per stilare una diagnosi accurata è necessario sottoporsi a una visita specialistica otorinolaringoiatrica con indirizzo acufenologico. Proprio a causa
della soggettività dell’acufene, è fondamentale la compilazione di un questionario, consegnato al paziente al momento della visita, che permette di stimare il grado di disagio.
Nel corso della visita lo specialista potrà richiedere l’esecuzione di altri alcuni esami standard, quali l’audiometria
e l’impedenzometria, l’acufenometria
e, se necessario, ulteriori esami di approfondimento (potenziali evocati, risonanza magnetica). Al seguito di tutti
gli accertamenti, viene definito il grado di acufene:
T1 – Lieve: acufene percepito solo in
ambiente silenzioso. Generalmente non
disturba il sonno e le attività diurne.
T2 – Moderato: acufene facilmente
mascherato dai rumori dell’ambiente.
Occasionalmente interferisce con il
sonno.
T3 – Grave: acufene percepito anche in
presenza di rumori di fondo, meno rilevante quando si è concentrati, interferisce con il sonno e con le attività
espletate in condizioni di quiete.
T4 – Catastrofico: acufene percepito
quasi sempre, conduce a disturbi del
sonno e può interferire con le attività
quotidiane.
LA TERAPIA
Una volta stilata la diagnosi, per ri-
PREVENZIONE I SOLIDARIETÀ
PER TRATTARE GLI ACUFENI.
viato al cervello assume una carica
emotiva che varia in funzione del nostro stato d’animo e del contesto in cui
è percepita; pertanto esistono suoni in
grado di evocare una sensazione gradevole e suoni che stimolano ansia. Nel
caso dell’acufene, uno sbilanciamento
dell’attività neurale nel sistema uditivo, frequentemente correlato a un danno dell’orecchio interno, è captato dai
recettori uditivi periferici ed, essendo
un segnale nuovo, è amplificato dai
centri sub-corticali, trasferito alla corteccia uditiva, percepito come «suonoacufene» e successivamente valutato.
Nella maggior parte dei casi la presenza continua dell’acufene determina
un’abitudine di reazione al segnale,
con scarso o assente fastidio. In una
minore percentuale, le convinzioni, generalmente infondate, riguardo alla
gravità di una lesione che ha generato
l’acufene inducono una sintonizzazione delle reti neurali a percepire il
segnale-acufene; conseguentemente,
questo aumenta la risposta emotiva avversa del sistema limbico (paura, ansia)
e la reazione del sistema nervoso autonomo, aumentando così il fastidio.
La Sound Therapy.
Contemporaneamente alle sedute di
counseling, lo specialista può procedere con una stimolazione acustica particolare, facendo arrivare all’orecchio
del paziente suoni esterni positivi.
La terapia del suono può svolgersi attraverso l’ascolto di un CD, di una ra-
dio FM desintonizzata a basso volume
durante il riposo notturno, di una
fontana Zen; o, ancora, indossando
una particolare protesi acustica mono
o bilaterale.
Integrazione della riabilitazione con
altri provvedimenti clinici.
Dal momento che gli acufeni non sono
definibili come una specifica malattia,
ma possono costituire un sintomo di
altre patologie ed inotre sono “modulati”da influssi extrauditivi, è possibile
ricorrere a trattamenti specifici, non
necessariamente a carico dell’orecchio.
Se il paziente è affetto da bruxismo
(“digrignamento notturno”dei denti),
si consiglia l’applicazione di un byte
funzionale per ridurre la contrattura
della muscolatura masticatoria.
Se il problema è muscolare, vengono
consigliate sedute di rilassamento muscolare. In casi di ansia reattiva, può
essere prescritta anche una terapia
farmacologia.
Dopo un anno di trattamento riabilitativo (la frequenza delle sedute varia a
seconda dei casi ma non è mai superiore ad 1 al mese) si registra nel 70-75%
dei pazienti una riduzione del punteggio di disabilità ed un apprezzabile miglioramento della qualità di vita.
sciuti. La via principale di contagio
dell’epatite C è quella sanguigna o percutanea (punture con aghi contaminati, con iniezioni, tatuaggi, agopuntura
ecc.). Assai più rara la trasmissione
sessuale o alla nascita da madre portatrice del virus. L’epatite C si può manifestare sottoforma acuta o cronica.
Nel primo caso, che prevede un periodo di incubazione che va 15 giorni a 4
mesi, oltre il 90% dei pazienti affetti
non presenta sintomi; solo in una piccola percentuale si manifestano ittero
(colorazione gialla delle sclere e della
cute), notevole stanchezza, disturbi
digestivi, ecc. Nel caso di forma cronica, il paziente può non presentare segni di malattia (transaminasi costan-
temente normali); oppure, in altri casi
il virus può continuare il suo attacco
al fegato con ripetuti o continui episodi di infiammazione che possono negli anni condurre alla cirrosi o al tumore epatico.
Elena Gavardi in collaborazione
con il Prof. Domenico Rosario Cuda
Otorinolaringoiatra CDI
SOCIALE
CDI e Fade insieme
per prevenire l’Epatite C
Domenica 14 maggio, il Centro Diagnostico Italiano e il FADE, Fondazione Amici dell’Epatologia, hanno
unito le proprie forze per una giornata
di prevenzione delle malattie epatiche.
L’iniziativa, in linea con la mission del
CDI, da sempre impegnato nella prevenzione, diagnosi e terapia, si è svolta
presso il Centro Commerciale“La Stazione”di Rho, all’interno della quale è
presente anche una sede del Centro, che
opera anche come punto prelievi. Per
tutta la mattina alcuni medici del labo-
durre il disagio, il paziente inizia una
riabilitazione personalizzata che include la TRT (Tinnitus Retraining Therapy). Scopo di quest’ultima è quello
di attenuare la connessione tra il sistema uditivo, il sistema limbico e quello
nervoso autonomo, così da ridurre
l’entità soggettiva dell’acufene percepito. La TRT comporta alcune sedute
di counseling mirato, durante le quali
viene illustrato al paziente il modello
neurofisiologico, nonché la Sound
Therapy.
Cos’è il modello neurofisiologico.
Il modello neurofisiologico degli acufeni si basa sul meccanismo di percezione degli stimoli sonori: prima di raggiungere la corteccia cerebrale, qualunque messaggio è captato e valutato
a un livello sub-corticale non cosciente.
Se classificata come sufficientemente
importante, l’informazione raggiunge
il livello corticale, dove avviene la percezione conscia; se essa è ritenuta non
importante, viene rifiutata. Ad esempio, quando parliamo in un ambiente
affollato, focalizziamo l’attenzione solo sul nostro interlocutore, ignorando
il rumore circostante. Il cervello, quindi, è capace di scegliere messaggi importanti e tralasciare quelli che non lo
sono; inoltre, le connessioni del sistema uditivo centrale con altri centri
nervosi (sistema limbico, formazione
reticolare) correlano l’udito con lo stato emotivo e l’apprendimento. Qualsiasi stimolo sonoro, prima di essere in-
AL CDI UN NUOVO AMBULATORIO
ratorio del Centro Diagnostico, coadiuvati dal FADE, hanno effettuato
gratuitamente il test dell’epatite C.
Quasi un centinaio le persone che,
coinvolte in un discorso di prevenzione
di una malattia di cui sono affetti
1.500.000 italiani, si sono sottoposte
al test HCV Card: una semplice puntura digitale per un prelievo di poche
gocce del sangue. In pochi minuti, i
medici hanno potuto comunicare il risultato, a chi si è sottoposto al test,
pronti a fornire una prima consulenza
relativa agli approfondimenti clinici da
effettuare e ai comportamenti da tenere
in caso di positività.
Il FADE ha contribuito alla giornata
fornendo materiale informativo sulla
prevenzione delle malattie epatiche,
nello specifico sulle diverse forme di
epatite a cui si può andare incontro.
Un’attenzione particolare è stata ovviamente rivolta all’Epatite C, prima causa di malattie epatiche croniche nel
mondo (3-4%). Chiamata nei decenni
precedenti epatite nonA, nonB, si è reso disponibile solo nel 1989 un test specifico per valutare la presenza degli anticorpi di questo virus nel sangue. In
precedenza la diagnosi era formulata
per esclusione degli altri virus cono-
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