Feocromocitoma e ipertensione arteriosa: un caso clinico Pheochromocytoma and arterial hypertension: a clinical case Claudio Cosmo Medicina generale Valenzano (Ba) Maria Cristina Cucco Medicina generale Sogliano Cavour (Le) Sommario Il feocromocitoma è un tumore raro delle cellule cromaffini, che, se non diagnosticato, può determinare conseguenze cliniche improvvise con complicanze a volte fatali. Poiché le cellule, che compongono il tumore, secernono catecolamine, la caratteristica clinica più rilevante e specifica è l’ipertensione arteriosa, che è presente in circa il 95% dei casi. Una diagnosi precisa ed una accurata localizzazione del tumore sono quindi fondamentali per un buon esito terapeutico. Parole chiave: forma sporadica, forma familiare, surrene, metanefrina Summary The pheochromocytoma is a rare tumor of the chromaffin cells, that, if it’s not diagnosed, can determine sudden clinical consequences with sometimes fatal complications. Since the cells, that compose the tumor, secrete catecholamine, the most remarkable and specific clinical feature is the arterial hypertension, that is present in about the 95% of the cases. A precise diagnosis and an accurate location of the tumor are therefore fundamental for a good therapeutic result. Key words: sporadic form, family form, adrenal gland, metanephrine Il caso Una pressione da vomito La signora Marta N. è un’impiegata di 40 anni, fumatrice, con familiarità per ipertensione arteriosa in linea paterna. Assume da circa 5 anni terapia antiipertensiva con un ACE inibitore e un diuretico tiazidico. Ogni anno esegue controlli ematologici risultati sempre nella norma. Da alcuni mesi riferisce episodi ricorrenti di violenta cefalea pulsante a sede variabile, resistente alle comuni terapie e di durata oscillante tra quindici minuti e un’ora. Durante l’episodio, Marta si ritrova madida sul torace e sulla faccia, tutta arrossata, con palpitazioni e tremori. A volte ha anche un dolore toracico, nausea e vomito. Durante tali parossismi la pressione arteriosa oscilla tra 190/110 e 220/120 mmHg. Completa il quadro una ridotta sensibilità cutanea degli arti superiori. Quando mi ha raccontato i suoi sintomi le ho prescritto, oltre alle normali indagini di laboratorio, un dosaggio delle catecolamine e dei loro metaboliti nel sangue e nelle urine e un’ecografia addome completo. Da tali indagini è emerso un forte incremento di adrenalina e noradrenalina e una neoformazione di 7 cm a livello del surrene destro; a questo punto è stata facile la diagnosi di feocromocitoma. Ricoverata in chirurgia, in primo luogo è stata trattata con alfa-metildopa e nifedipina per abbassare i valori pressori, quindi, dopo la conferma della diagnosi con la TC addominale, è stata sottoposta a surrenectomia. Ora la paziente sta bene e delle crisi ipertensive e cefalagiche è rimasto solo il ricordo. Il quadro clinico del feocromocitoma dipende dagli effetti delle catecolamine sui recettori adrenergici, dalle conseguenze dell’ipertensione arteriosa sugli organi bersaglio, dalla 1 sede ed eventuale diffusione del tumore. La manifestazione clinica fondamentale è l’ipertensione arteriosa, che può essere parossistica (con periodi intervallari di normotensione, come nel caso di Marta) oppure stabile, con o senza parossismi sovrapposti.2 I sintomi sono più drammatici nelle forme accessionali e, infatti, la paziente del caso riflette perfettamente il profilo tipico del portatore di feocromocitoma. Nel corso degli attacchi la cefalea è presente in oltre il 90% dei casi; è pulsante o gravativa, non diversamente da quella che accompagna altre forme di ipertensione o da quella muscolotensiva.3 La sudorazione è presente in oltre il 70% dei casi, in particolare al tronco ed al volto, forse per la stimolazione beta-adrenergica delle ghiandole sudoripare o, forse, per gli effetti delle catecolamine sui centri ipotalamici che regolano la temperatura corporea, o per accelerazione del metabolismo. Stessa frequenza hanno il cardiopalmo, la sensazione di ansia e i tremori. I dolori toracici riferiti da Marta sono invece meno comuni e hanno caratteristiche simil-anginose, probabilmente per la discrepanza tra apporto e consumo di ossigeno da parte del miocardio.4 I dolori addominali, la nausea e il vomito possono arrivare a simulare un quadro di addome acuto e indurre diagnosi errate. La durata del singolo attacco è variabile: nell’80% dei casi è inferiore ad un’ora e nel 50% inferiore a quindici minuti. Quando la crisi si è esaurita, rimane un senso di spossatezza, mentre la pressione arteriosa può tornare normale. La frequenza degli attacchi tende a intensificarsi con l’andar del tempo, arrivando, nella maggior parte dei pazienti, a due o tre la settimana. Il singolo parossismo può manifestarsi spontaneamente oppure essere scatenato da uno dei numerosi fattori elencati nella tabella 1. La pressione arteriosa nei parossismi può raggiungere valori molto alti (300/170),. presentare ampie oscillazioni e associarsi a ipotensione ortostatica. La presenza negli esami di iperglicemia e glicosuria rafforza il sospetto di feocromocitoma, ma fondamentale è il rilievo dell’aumento delle catecolamine totali plasmatiche, dell’adrenalina e noradrenalina urinarie, delle metanefrine.5 Per la localizzazione del tumore le indagini strumentali indicate sono la TC e la RM, che riescono a identificare tumori a partire dal centimetro di diametro. Per l’individuazione del tumore e di sue metastasi in sede extrasurrenale, l’esame cardine è la scintigrafia con I131-MIBG che si concentra elettivamente nel tessuto tumorale cromaffine. Feocromocitoma e … tanto altro Le complicanze del feocromocitoma sono conseguenza dell’ipertensione o dell’azione diretta delle catecolamine su alcuni organi ed apparati (vedi la tabella 2). L’emorragia cerebrale rappresenta un pericolo incombente nel corso di ogni crisi ipertensiva; nel corso di ogni crisi sono possibili anche aritmie cardiache insufficienza ventricolare sinistra:6 gli eventii cardiovascolari rappresentano la causa di morte più frequente nella storia naturale del feocromocitoma. Per fortuna nel caso della signora Marta le manifestazioni erano tali da permettere una diagnosi tempestiva e un tempestivo intervento. Nel feocromocitoma di quello di lunga durata si può sviluppare una miocardiopatia da catecolamine, con cardiomegalia e insufficienza ventricolare sinistra e alterazioni istopatologiche peculiari.7 Le manifestazioni elettrocardiografiche consistono in alterazioni specifiche dell’onda T, nei segni dell’ipertrofia ventricolare sinistra e delle turbe del ritmo eventualmente associate.8 Riflessioni e possibili soluzioni al problema Una volta accertata la presenza del tumore, il paziente deve essere sottoposto ad ulteriori accertamenti per distinguere il tumore in: benigno localizzato; 2 loco regionale (diffusione a linfonodi e tessuti vicini); metastatico (diffusione a distanza). Conoscere la sede del tumore è fondamentale per la scelta del trattamento. Esistono tre opzioni terapeutiche standard: chirurgia, terapia radiometabolica con I 131-MIBG e chemioterapia con vincristina, dacarbazina e ciclofosfamide. La terapia di prima scelta del feocromocitoma è l’asportazione chirurgica; gli alfa-bloccanti somministrati prima a Marta servivano a evitare crisi ipertensive dovute alla manipolazione del tumore o scatenate dall’anestesia. Nella forma maligna è spesso difficile asportare in maniera radicale il tumore primario e tutte le localizzazioni metastatiche. Per controllare il volume tumorale e la secrezione di catecolamine vengono allora associati farmaci citotossici , con un miglioramento clinico nell’80% circa dei casi e con una regressione del tumore e dei parametri endocrini nel 55%.9 Nei pazienti che presentano un’intensa e prolungata captazione di I131-MIBG nei foci tumorali, vengono somministrate elevate dosi radianti, ablative, di I131-MIBG in più cicli, a intervalli variabili da 2 a 6 mesi. La prognosi del feocromocitoma è ottima nella forma benigna adeguatamente trattata, con remissione completa nel 90% dei casi, mentre è infausta nella forma maligna: nonostante la terapia chirurgica, radiometabolica e medica, la sopravvivenza dopo 5 anni oscilla fra il 36 e 60%.10 La diagnosi può essere resa difficile dalla mancanza di ipertensione: il tumore deve perciò essere sospettato non solo nella tipica triade di cefalea, cardiopalmo e sudorazione, ma anche quando si manifesta un’instabilità cardiovascolare non giustificabile, ipertensione arteriosa refrattaria o labile, una massa surrenalica incidentale, la familiarità per tale patologia. TABELLA 1Scatenano la crisi traumi dell’addome tosse sforzi fisici defecazione minzione rapporti sessuali intubazione interventi chirurgici farmaci (naloxone, glucocorticoidi, clorpromazina) alcool nicotina palpazione dell’addome TABELLA 2 | Complicanze del feocromocitoma infarto del miocardio aritmie encefalopatia ipertensiva insufficienza renale morte improvvisa aneurismi dissecanti scompenso cardiaco retinopatia ipertensiva 3 ictus cerebrale OCCHIO AL CONCETTO Prognosi surrenalica Le probabilità di guarigione sono correlate alla dimensione della neoplasia e a estensione locale, familiarità, associazione a disordini endocrini L’ipertensione arteriosa indotta dal tumore può di per sé causare gravi danni al paziente BOX 1 Causa rara di ipertensione Il feocromocitoma è un tumore raro (0,1% circa di tutte le neoplasie) secernente catecolamine, che si sviluppa dalle cellule cromaffini (cosiddette per la loro affinità per i sali di cromo) della midollare del surrene,o dei paragangli. In alcuni casi ha andamento familiare e può manifestarsi a qualunque età, compresa l’infanzia, ma con maggiore frequenza tra i 30 e 60 anni. Dopo la pubertà risulta leggermente più frequente nel sesso maschile. Se il feocromocitoma non è diagnosticato e rimosso, il persistente eccesso di catecolamine circolanti e lo stato ipertensivo, grave e resistente al trattamento che esso determina possono avere conseguenze letali.1 L’evoluzione maligna (10% dei casi) è più frequente nelle localizzazioni extrasurrenaliche, in quelle familiari e nel sesso femminile. Bibliografia 1. Bravo EL, et al. Pheochromocytoma: state of the art and future prospects. Endocrine Review 2003; 24: 539- 553. 2. Goldtien A. Phaeochromocytoma. Clin. Endocrinol. Metab. 1981; 10: 607-630. 3. Piovesan EJ, et al. Headache in patients with pheochromocytoma: influence of arterial hypertension. Arq Neuropsiquiatric 1998; 56: 255-257. 4. Montanaro AF, et al. Ipertensioni Endocrine. 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