Questo materiale, tratto in parte da Wikipedia dall’enciclopedia online Treccani e da altre fonti, è riservato agli studenti regolarmente iscritti al corso di storia della Germania del CPIA sede territoriale Petrarca di Padova. E’ strettamente personale e non riproducibile. I materiali sono a cura del Prof. Sergio Bergami. Lezione VI: gli Svevi Economia Mentre l'impero romano d'Occidente aveva basato la propria economia sugli scambi commerciali, soprattutto marittimi e sulla vita urbana, gravitando verso il Mediterraneo, l'impero carolingio aveva come base economica l'agricoltura latifondistica, caratterizzata prevalentemente da una produzione di sussistenza. Le curtes erano articolate in base ad una distinzione tra la terra direttamente gestita dal proprietario fondiario attraverso manodopera servile direttamente alle sue dipendenze, la pars dominica (terra del dominus), e la terra data in concessione ai coloni, la pars massericia. Quest'ultima era composta da piccoli poderi, detti mansi, sufficienti al sostentamento di una famiglia (5-30 ettari), concessi in affitto a famiglie di massari liberi in cambio di un canone in denaro o in natura oppure affidati al lavoro dei servi casati. I massari pagavano al proprietario il canone e si impegnavano ad effettuare nella pare dominica un certo numero di servizi per il signore, detti corvées (richieste). Solitamente la pars dominica comprendeva un mulino ed altri servizi utili alla comunità. Le curtes non rappresentano territori compatti, ma risultano frammisti spesso a possessi di altri signori fondiari, indominicati (cioè di un signore) o in concessione: i "villaggi" erano spesso collocati dove maggiore era la concentrazione di terre frammiste, e riunivano le abitazioni di coloni che rispondevano a diversi signori. Gli scambi erano quasi del tutto inesistenti, tuttavia viene valutato in modo piuttosto positivo il ruolo delle eccedenze della produzione fondiaria: nei villaggi o in centri più consistenti e di nuova formazione, erano frequenti piccoli mercati locali, dove lo scambio avveniva prevalentemente tramite il baratto, data la scarsità di moneta. Perciò è indubbia la presenza di scambi spontanei, regionali: d'altra parte le rotte continentali nord-sud, vedevano commercianti musulmani che dalle sponde occupate dell'Africa proponevano beni di lusso e merci pregiate, così come i Frisoni, attivi nella regione moso-renana, e gli Ebrei. In un'ottica più ampia, è a partire dall'inizio del secolo IX, nonostante le invasioni, che inizia quel movimento che comporterà un aumento della resa agricola e conseguentemente demografico, fondamentale per la rinascita dell'occidente medievale. Certamente, nel periodo carolingio, l'elemento più rilevante, rispetto al quadro desolante dei due secoli precedenti, sembra limitarsi ad una riorganizzazione della produzione agricola nella nascita della villa classica carolingia: le vie di comunicazione sono sempre prive di manutenzione, e le vie fluviali e marittime sono privilegiate. Con la casata imperiale di sassonia cominciava ad assumere così una propria fisionomia un vero Stato territoriale, che dalla Sassonia giungeva alle terre al di là dell’Elba, strappate agli Slavi anche con una massiccia penetrazione contadina proveniente da Renania, Franconia, Turingia, Sassonia e Paesi Bassi: i contadini (detti ospiti) erano insediati al centro delle terre da dissodare, in nuovi villaggi, dotati di statuti privilegiati. Accanto ai villaggi, nacquero anche vere e proprie città nuove. È l’inizio del processo che porterà contadini, cavalieri e mercanti tedeschi a rigermanizzare la parte orientale della Germania, insediandosi profondamente nel cuore dell’Europa orientale e cambiandone profondamente la fisionomia. Nell’ambito di questa poderosa crescita della Germania settentrionale va inquadrata la fondazione di Lubecca (1143), che diventò il principale porto di smistamento delle merci del Baltico quando a Visby, nel 1161, venne fondata la Hansa. A partire dall’anno Mille una serie combinata di fattori, quali il miglioramento delle condizioni climatiche e lo sviluppo di nuove tecniche agricole, portarono a un considerevole aumento demografico in Europa occidentale. Sul rapporto di causa-effetto tra questi fattori si è discusso; è probabile, tuttavia, che la maggiore disponibilità di prodotti agricoli abbia portato a un aumento della popolazione e che l’aumento della popolazione, a sua volta, abbia determinato l’aumento della domanda di derrate, che venne soddisfatta tramite la messa a coltura delle terre marginali e, 1 Questo materiale, tratto in parte da Wikipedia dall’enciclopedia online Treccani e da altre fonti, è riservato agli studenti regolarmente iscritti al corso di storia della Germania del CPIA sede territoriale Petrarca di Padova. E’ strettamente personale e non riproducibile. I materiali sono a cura del Prof. Sergio Bergami. Lezione VI: gli Svevi soprattutto, grazie al conseguimento di una maggiore produttività dell’agricoltura, dovuta all’adozione di innovazioni tecniche. Le innovazioni tecniche Le innovazioni, che permisero quella che da alcuni studiosi è stata definita una vera e propria ‘rivoluzione agricola’, sono strettamente legate l’una all’altra. Si tratta dell’utilizzo di un nuovo aratro, l’aratro pesante, che permetteva di rivoltare le zolle portando in superficie la terra più ricca e quindi più fertile; dell’adozione di un nuovo giogo per gli animali da tiro che permise di far trainare con efficacia l’aratro al cavallo; della diffusione della pratica della rotazione triennale in luogo della biennale: il terreno, più fertile proprio grazie alle nuove tecniche di aratura, poteva essere coltivato prima a cereali, poi a leguminose e soltanto dopo lasciato a maggese. Nei mulini ad acqua vennero più agevolmente macinati i cereali. La fine delle invasioni Un altro elemento da rilevare è la relativa pace che l’area in oggetto si trovò a sperimentare in seguito alla fine delle invasioni: gli Ungari, i Normanni e i Saraceni avevano smesso di compiere scorrerie. I primi, che si erano stabiliti nei pressi del Danubio, erano stati sconfitti a Lechfeld nel 955 da Ottone I, ‘salvatore dell’Occidente’; i Normanni si erano stabiliti in Normandia e in Italia meridionale e avevano conquistato l’Inghilterra (1066). Da ultimo, le incursioni dei Saraceni sulle coste nord del Mediterraneo furono arginate, agli Arabi venne sottratta la Sicilia e i traffici marittimi presero a svolgersi in un contesto ‘pacificato’. I nuovi centri commerciali La rinnovata disponibilità di un surplus agricolo diede l'avvio alla ripresa delle attività commerciali e della economia monetaria; le merci ripresero a viaggiare e le antiche città romane, ridotte nei primi secoli del medioevo a borghi nei quali molto spesso l'unica figura autorevole era quella del vescovo, ripresero il loro ruolo di centri di produzione e di scambio; lungo le vie commerciali – le antiche strade romane, le nuove, i corsi d'acqua navigabili – sorsero, inoltre, città di nuova fondazione. Nelle città si stabilirono gli artigiani e gli altri soggetti l'attività dei quali risultava funzionale alla ripresa economica, dai fabbri che col loro lavoro permettevano la ferratura dei cavalli – un'altra delle innovazioni che avevano contribuito al progresso delle tecniche agricole –, ai mercanti di panni, ai cambiavalute e banchieri. Le aree maggiormente interessate da questo fenomeno furono l'Italia centro settentrionale, le Fiandre e le coste del mar Baltico. Il Mar Baltico Un ceto urbano specifico, quello dei mercanti riuniti nella Hansa, avrebbe collegato le città protagoniste dei traffici nel mar Baltico, prime fra tutte Lubecca e Amburgo, interessate al commercio di aringhe, tessuti, pellami. Nel XIV secolo, la lega anseatica avrebbe riunito città autonome creando un'unica area commerciale che controllava quasi in una posizione di monopolio. Gli Ebrei Fino alla fine dell’XI secolo le comunità ebraiche europee, pur già discriminate, poterono godere di una relativa libertà, sebbene non mancassero gravi episodi di violenze e di persecuzioni. Ma fu a partire dal XII secolo che il fanatismo antisemita si intensificò, alimentato dall’animoso spirito di crociata contro gli infedeli, i pagani e gli eretici, che in quell’epoca attraversò l’Europa cristiana. L’antica accusa di deicidio, rivolta agli ebrei per avere messo a morte il Figlio di Dio, aveva già 2 Questo materiale, tratto in parte da Wikipedia dall’enciclopedia online Treccani e da altre fonti, è riservato agli studenti regolarmente iscritti al corso di storia della Germania del CPIA sede territoriale Petrarca di Padova. E’ strettamente personale e non riproducibile. I materiali sono a cura del Prof. Sergio Bergami. Lezione VI: gli Svevi profonde radici nel Medioevo cristiano, quando nel 1096 masse fanatiche di pellegrini dirette verso Oriente dopo l’appello alla crociata di papa Urbano II si scatenarono contro le comunità ebraiche renane e danubiane, promuovendo terribili massacri. Da quell’epoca l’antigiudaismo si radicò in tutti i ceti sociali europei e assunse le forme pregiudiziali e stereotipe che si sono riprodotte attraverso i secoli e resistono tuttora. L’avversione verso gli ebrei faceva leva presso la mentalità diffusa tra la gente comune anche su pregiudizi di origine economica la cui formazione è assai curiosa e complessa. La morale cristiana vietava il prestito a interesse, condannandolo come usura qualunque fosse il tasso applicato; ma una società che fondava la sua crescita e il suo sviluppo sull’estendersi dei mercati e dei commerci aveva come necessaria conseguenza la formazioni di attività di cambio valute e di prestito. In tale contesto, che già considerava gli ebrei peccatori e dannati, ad alcuni membri delle comunità ebraiche fu chiesto, e spesso imposto, di esercitare l’attività del prestito a usura e, quindi, di farsi carico del disprezzo e dell’odio che a quella professione era connesso. Avendo a che fare molti di essi con le attività commerciali e con il denaro fu facile per il pregiudizio collettivo identificare tali attività con la natura stessa dell’ebreo; si sedimentò quindi nella mentalità comune lo stereotipo dell’ebreo ricco, avido e affamatore del popolo. Quando poi il divieto della Chiesa di prestare denaro ad interesse fu, nel tardo Medioevo, attenuato fino a scomparire di fronte al sorgere delle banche moderne, le capacità imprenditoriali acquisite in molti casi dagli ebrei, dopo alcuni secoli di esperienza, sollecitarono, tra l’altro, le gelosie delle emergenti borghesie urbane e di mercanti e banchieri cristiani che vedevano negli ebrei dei temibili concorrenti. Vescovi, borghesi, signori feudali, popolo minuto, tutti portarono il loro contributo alla persecuzione degli ebrei e alla costruzione di un’immagine moralmente infamante di questo popolo. Intorno ai “giudei” presero corpo leggende mostruose, che li accusavano di profanare le ostie, di avvelenare i pozzi d’accordo con i saraceni, di compiere sacrifici rituali di bambini, e pregiudizi e stereotipi, come quello dell’ebreo avido di denaro, nemico dei poveri e “assassino di Cristo”. Legislazioni antisemite si susseguirono nel corso del Medioevo: in particolare, fu vietato agli ebrei di costruire nuove sinagoghe, di occupare cariche pubbliche e fu loro imposto di portare sugli abiti un segno distintivo. Non appena qualche problema travagliava l’Europa, l’ebreo, per la sua irriducibile diversità, diveniva un facile capro espiatorio. Carestie, epidemie, eventi naturali furono spesso occasione di massacri e saccheggi di case ebraiche. Non stupisce quindi che nella terribile pestilenza del 1347-48 migliaia di ebrei, ritenuti responsabili del grande male che si abbatteva sull’Europa, furono trucidati in un clima di terrore e di follia collettiva. La paura e l’odio antisemita non erano destinati a esaurirsi, proiettandosi su tutta la storia europea e raggiungendo il culmine con l’aberrazione dell’Olocausto nazista. Giorgio De Vecchi, L'antisemitismo nell'Europa cristiana (in: Corso modulare di storia antica e medievale, Bruno Mondadori) In Germania la loro posizione rimase in complesso buona fino alle Crociate, quando incominciarono i massacri. Dai tempi del Barbarossa gli Ebrei furono considerati servi della cancelleria imperiale e godettero di una certa protezione; Federico II li accolse alla corte di Palermo. In Austria fu concessa loro giurisdizione civile propria dal duca Federico II nel 1244. Con la Bolla d’oro di Carlo IV (1356) i principi elettori ottennero il privilegio di tenere Ebrei e di tassarli; tuttavia continuarono le persecuzioni e massacri. Eccone un elenco: 1096-1099 PRIMA CROCIATA. I crociati massacrano gli Ebrei della Renania. (Per molti uccidere un Ebreo equivaleva ad espiare i propri peccati.) Intere comunità vengono distrutte perché gli Ebrei posti davanti all'alternativa di 3 Questo materiale, tratto in parte da Wikipedia dall’enciclopedia online Treccani e da altre fonti, è riservato agli studenti regolarmente iscritti al corso di storia della Germania del CPIA sede territoriale Petrarca di Padova. E’ strettamente personale e non riproducibile. I materiali sono a cura del Prof. Sergio Bergami. Lezione VI: gli Svevi lasciarsi battezzare o di essere uccisi, preferiscono la morte all'apostasia. Molti Ebrei di Worms, cercando rifugio in un castello locale, furono massacrati mentre recitavano le preghiere del mattino. Entrati i Crociati in Gerusalemme, tutti gli Ebrei sono rinchiusi nella sinagoga che viene incendiata. L'evento segnò la fine della comunità ebraica di Gerusalemme, sebbene un limitato numero di Ebrei vi ritornò dopo la riconquista musulmana nel 1187. 1146 SECONDA CROCIATA. I Crociati perseguitano e uccidono gli Ebrei della Renania. 1147 Würzburg. Massacro di Ebrei per falsa accusa di omicidio rituale. 1189-92 TERZA CROCIATA. AUSTRIA. Persecuzioni e assassini di Ebrei. 1215 Il IV Concilio Lateranense introduce per gli Ebrei l'obbligo di portare una stella gialla sul vestito. 1235 Fulda. Falsa accusa di omicidio rituale. 34 Ebrei massacrati. 1285 Incendio della sinagoga di Monaco con gli Ebrei che vi si sono rifugiati per sfuggire ai Cristiani. 1289-1299 Massacro di centinaia di migliaia di Ebrei in 146 località della Germania meridionale e centrale. Sterminio delle comunità di Würzburg e Norimberga 1331 Granducato di Baden. 300 Ebrei vengono rinchiusi in una casa alla quale si dà fuoco 1421 Persecuzioni degli Ebrei a Vienna e dintorni. Confisca dei loro beni e conversione forzata di bambini Ebrei. 270 Ebrei vengono messi al rogo. Editto di Vienna. Espulsione degli Ebrei dall'Austria. 1452-53 San Giovanni da Capistrano, frate francescano italiano, incita alla persecuzione e all'espulsione degli Ebrei dalle città della Germania. Ebrei bruciati in Franconia e Breslavia. 1510 Espulsione degli Ebrei dal Brandeburgo . Corrado III di Svevia Corrado III Hohenstaufen (Bamberga, 1093 – Bamberga, 1152) fu il primo re tedesco della dinastia di Hohenstaufen. Alla morte di Lotario di Supplimburgo l’aristocrazia non elesse l’erede designato, Enrico il Superbo duca di Sassonia, ma Corrado III di Hohenstaufen, capo del partito svevo. Erano così gettate le basi della lotta per il controllo della corona tra la casa di Svevia – i cui sostenitori, dal nome del castello di Waibling, furono detti ghibellini – e quella di Baviera e Sassonia, ovvero il partito dei guelfi (Welfen), discendenti di Guelfo duca di Baviera; la lotta durò per tutto il regno di Corrado (1138-52) prima di essere temporaneamente bloccata sotto Federico I Barbarossa (115290). Corrado III fu eletto re d'Italia nel dicembre 1127 ed incoronato a Monza l'anno successivo dall'arcivescovo di Milano Anselmo V Pusterla a sua volta per questo scomunicato da papa Onorio II. Corrado si arrese a Lotario III solo nel 1135. Dopo la morte di Lotario (dicembre 1137), Corrado fu eletto Re dei Romani a Coblenza nel marzo 1138, e poco dopo concesse diritto di zecca a tre città del nord Italia, prima a Genova (negli ultimi giorni del medesimo anno) ed in seguito ad Asti ed a Piacenza. Nel 1146 Corrado, dopo aver ascoltato Bernardo di Chiaravalle predicare la Crociata, partì con Luigi VII per la Terrasanta (II Crociata). Corrado ed il suo esercito viaggiarono via terra attraverso l'Ungheria causando distruzioni nei territori bizantini attraversati. Giunsero a Costantinopoli nel dicembre 1147, alla testa delle armate francesi. Nell'ottobre del 1148 le armi cristiane vennero sconfitte dai Turchi a Dorylaeum, nei pressi di Eskişehir. Corrado e molti dei suoi cavalieri scamparono, ma molti dei soldati appiedati furono uccisi o catturati. Corrado più tardi riuscì a raggiungere il regno crociato via mare da 4 Questo materiale, tratto in parte da Wikipedia dall’enciclopedia online Treccani e da altre fonti, è riservato agli studenti regolarmente iscritti al corso di storia della Germania del CPIA sede territoriale Petrarca di Padova. E’ strettamente personale e non riproducibile. I materiali sono a cura del Prof. Sergio Bergami. Lezione VI: gli Svevi Costantinopoli. La crociata si concluse con l'abbandono da parte dei crociati dell'assedio di Damasco, il 28 luglio 1148. Corrado non fu mai incoronato imperatore, e continuò a fregiarsi del titolo di Re dei Romani fino alla morte. Egli stesso designò a succedergli il nipote Federico Barbarossa (figlio di suo fratello, Federico II duca di Svevia). Federico Barbarossa Federico I Hohenstaufen imperatore, detto il Barbarossa (ted. Rotbart). - (1122 o 1125, Waiblingen - nel fiume Göksu, 1190) Figlio di Federico II, duca di Svevia, e di Giuditta, sorella di Enrico il Superbo, duca di Baviera, divenne duca di Svevia alla morte del padre (1147). Alla morte di suo zio Corrado III, re di Germania, fu incoronato ad Aquisgrana il 9 marzo 1152 all'età di circa trent'anni dopo essere riuscito a procurarsi anche l'appoggio del cugino Enrico il Leone, duca di Sassonia, con la promessa di restituirgli il ducato di Baviera, che Corrado gli aveva tolto. In seguito a questo compromesso la posizione di Federico in Germania fu politicamente assai più stabile. Fin d'allora le direttrici della sua politica miravano a pacificare la situazione interna della Germania e a ripristinare in Italia un'effettiva autorità regia, cui era collegato il titolo imperiale. L'unanimità della sua elezione, come pure il sostegno compatto della Chiesa tedesca, resero possibile a Federico di assumere un atteggiamento di indipendenza verso il papato. In seguito ad accordo con papa Eugenio III, cui tra l'altro aveva assicurato il suo appoggio contro il re di Sicilia, F. discese in Italia (ott. 1154) e, nella dieta di Roncaglia, promulgò un editto che prevedeva la restituzione dei diritti regi da parte dei Comuni che se ne erano impossessati nella prima metà del secolo e che avrebbero dovuto sottostare a funzionarî di nomina imperiale. Incoronato a Monza re d'Italia (1155), proseguì verso Roma, dove soppresse il Comune che vi si era costituito e ne consegnò uno degli ispiratori, Arnaldo da Brescia, al pontefice Adriano IV, succeduto a Eugenio III, e si fece incoronare da questi imperatore nel 1155, dopo aver vinto la resistenza della ribelle Tortona; non mantenne tuttavia la promessa di affrontare i Normanni e preferì ritornarsene in Germania. Qui riaffermò la propria autorità e il prestigio dell'impero: nella dieta di Ratisbona (1156) sancì la cessione della Baviera a Enrico il Leone e ne risarcì i Babenberg con l'elevazione dell'Austria a ducato. Nel luglio dello stesso anno sposò (le precedenti nozze [1147] con Adele di Vohburg erano state annullate dietro sua richiesta dal papa nel 1153) Beatrice, figlia del conte Rinaldo III ed erede della Borgogna. Tornò quindi, nel 1158, in Italia per riaffermare i suoi diritti sovrani sui Comuni lombardi, e particolarmente su Milano, che fu costretta a pagare una forte multa. Dopo che Enrico il Leone duca di Baviera e Sassonia, nel 1159, aveva rifondato la città di Lubecca, concedendole un'ampia autonomia locale e esonerando i mercanti dal pagamento di tasse e pedaggi, l'imperatore Federico, intervenendo prima a confermare, poi ad ampliare e quindi a prorogare le concessioni di Enrico il Leone, mise le basi affinché Lubecca divenisse una città imperiale, libera dalle influenze paralizzanti dei feudatari, e che, in seguito, avesse un ruolo determinante nella Lega Anseatica, e diventasse una delle città principali della Lega. Al momento dell'elezione di Federico, il duca di Boemia, Vladislao II, si dimostrò subito fedele alleato di Federico, sostenendolo nelle sue campagne militari, dove l'esercito boemo ed il suo condottiero dimostrarono notevoli doti di capacità e di coraggio. Nel gennaio del 1158, in una dieta a Ratisbona, Federico Barbarossa incoronò Vladislao II, re di Boemia, concedendogli l'importante privilegio di portare la corona reale e poterla trasmettere ai propri discendenti. E Vladislao, con le insegne regali continuò a servire fedelmente Federico anche 5 Questo materiale, tratto in parte da Wikipedia dall’enciclopedia online Treccani e da altre fonti, è riservato agli studenti regolarmente iscritti al corso di storia della Germania del CPIA sede territoriale Petrarca di Padova. E’ strettamente personale e non riproducibile. I materiali sono a cura del Prof. Sergio Bergami. Lezione VI: gli Svevi nelle campagne d'Italia. Forse anche per questo Federico concesse la Lusazia, che per alcuni secoli fu legata al regno di Boemia, in feudo a Vladislao II. Nel novembre del 1158 convocò di nuovo una dieta a Roncaglia e appoggiandosi anche alle teorie del diritto romano il cui studio aveva ripreso vigore in quegli anni, vi emanò la Constitutio de regalibus, vera carta dei diritti sovrani imperiali, che fu formalmente riconosciuta anche dai rappresentanti dei Comuni. Tale riconoscimento non valse tuttavia ad allontanare il conflitto tra l'autorità imperiale e l'autonomismo dei Comuni, decisi a non rinunciare alle libertà ottenute con i precedenti imperatori. Al contrasto con i Comuni si accompagnò l'altro con il papato, per la pretesa imperiale di intervenire nelle elezioni episcopali; tale contrasto divenne insanabile alla morte di Adriano IV con l'elezione del card. Bandinelli, Alessandro III (1159), deciso assertore delle tesi teocratiche che sostenevano la supremazia del papato sull'impero e al quale Federico contrappose l'antipapa Vittore IV (e dopo la morte di questo, 1164, il nuovo antipapa Pasquale III). La naturale alleanza tra il pontefice e i Comuni spinse l'imperatore ad un nuovo intervento contro Milano che fu rasa al suolo nel 1162. Nel 1167 mentre Alessandro III si rifugiava presso i Normanni, Federico occupò la stessa Roma, ma una violenta epidemia decimò il suo esercito e lo costrinse al ritorno in Germania. Nel frattempo molti Comuni dell'Italia settentrionale si erano uniti nella Lega lombarda (giurata a Pontida, 1167). Soltanto dopo aver regolato gli affari di Germania (ma senza ottenere dal cugino Enrico il Leone l'aiuto militare per la nuova discesa in Italia) Federico ritornò nella penisola nel 1174. All'infruttuoso assedio di Alessandria (ottobre 1174 - aprile 1175), seguì nel 1176 la sconfitta di Legnano, che portò Federico sulla via delle trattative. La pace tra papa e imperatore fu così conclusa a Venezia il 21 luglio 1177: Federico riconobbe Alessandro III quale unico e legittimo pontefice e firmò con i Comuni una tregua di sei anni. La successiva pace di Costanza (1183) costituì un sostanziale riconoscimento, da parte di Federico, delle libertà cittadine di contro alla loro formale accettazione della sovranità imperiale e al pagamento di un tributo. In Germania intanto i rapporti di Federico con Enrico il Leone raggiungevano il loro punto critico. Dopo averlo inutilmente esortato a giustificarsi dinanzi a lui, Federico, forse preoccupato che la formazione di singoli stati regionali come quello del cugino potesse nuocere all'autorità dell'Impero, dichiarò Enrico decaduto dal possesso di tutti i beni feudali e allodiali e assegnò il dominio sulla Sassonia e sulla Baviera ai Wittelsbach. Nel 1181, a Erfurt, il Leone, che aveva opposto resistenza anche armata alle misure imperiali, dovette chiedere il perdono di Federico e accettare l'esilio. La caduta di Enrico portò la pace nel nord del paese ma significò anche l'indipendenza del regno di Danimarca il cui re non riconobbe più l'autorità imperiale, il nuovo re Canuto VI, nel 1182, rifiutò di fare atto di omaggio a Federico. La caduta di Gerusalemme (1187) provocò la indizione della III Crociata. Nella dieta di Magonza (1188) Federico si impegnò a condurre una crociata contro gli infedeli. Partito da Ratisbona nel maggio del 1189, morì affogando nel fiume Göksu nei pressi di Seleucia in Cilicia. A Federico succedette sul trono reale e imperiale il figlio Enrico VI. La figura di Federico, che la tradizione comunale italiana legò alle crudeltà contro Milano e Tortona, facendola nel Risorgimento quasi la prefigurazione dell'oppressore tedesco, trovò invece consenso nel sentimento nazionale germanico, che la cantò in innumerevoli saghe come quella del puro eroe germanico, del grande re che dorme nell'antro segreto delle montagne di Turingia pronto a risorgere per la grandezza della Germania. 6 Questo materiale, tratto in parte da Wikipedia dall’enciclopedia online Treccani e da altre fonti, è riservato agli studenti regolarmente iscritti al corso di storia della Germania del CPIA sede territoriale Petrarca di Padova. E’ strettamente personale e non riproducibile. I materiali sono a cura del Prof. Sergio Bergami. Lezione VI: gli Svevi ENRICO VI imperatore Della casa degli Hohenstaufen, figlio di Federico I Barbarossa e di Beatrice di Borgogna, (11651197). A soli tre anni fu nominato re dei Romani, a 19, associato all'Impero col titolo di Cesare. Egli riusciva con una fortunata azione diplomatica, che l'ostilità della Curia non era valsa a impedire, a ottenere quel predominio in Italia che non aveva potuto affermare in trent'anni di lotte, per mezzo del matrimonio di suo figlio Enrico con Costanza d'Altavilla, zia di Guglielmo il Buono ed erede del regno di Sicilia e di Puglia. Nel 1186 le nozze venivano con gran pompa celebrate a Monza e nel 1190, morti già il vecchio imperatore e Guglielmo il Buono, EnricoVI rimase unico signore di diritto dell'Impero e del trono normanno. Nel 1190 però Enrico, impaziente di cingere la corona imperiale e di raccogliere l'eredità siciliana, finì col venire a un accordo con Enrico il Leone per affrettarsi a scendere in Italia. Il 15 aprile 1191 fu incoronato imperatore in Roma da Celestino III. Sceso nel regno di Sicilia e di Puglia, si trovò di fronte un rivale nella persona di Tancredi di Lecce, bastardo di Ruggero II, intorno al quale si era raccolta gran parte della nobiltà nazionale. Per insuccessi militari e per una grave epidemia scoppiata nel suo esercito, dovette ritirarsi da Napoli ch'egli aveva inutilmente cinta d'assedio, mentre la stessa imperatrice Costanza, già accolta trionfalmente in Salerno, veniva ora trattenuta in quella città come prigioniera. La sconfitta rinsaldò le fila dei suoi nemici. Il papa si dichiarò in favore di Tancredi, al quale erano pure alleati Enrico di Brunswick, figlio di Enrico il Leone, e Riccardo Cuor di Leone re d'Inghilterra, cognato di Enrico il Leone e legato alla monarchia normanna come fratello di Giovanna, vedova di Guglielmo il Buono. Ma la prigionia di Riccardo Cuor di Leone, caduto in potere del suo nemico il duca Leopoldo d'Austria, e la morte di Tancredi di Lecce valsero a risolvere improvvisamente la grave situazione dell'imperatore. Tolti di mezzo i suoi più potenti avversarî, egli venne con Enrico il Leone a un nuovo accordo, che fu sanzionato dal riconoscimento dell'avvenuto matrimonio di Enrico di Brunswick con la cugina dell'imperatore, Agnese; e nel 1194 poté scendere di nuovo in Italia e impadronirsi senza contrasti del regno di Sicilia e di Puglia. Sibilla, vedova di Tancredi, e i figli di lui, venuti prima a un accordo col vincitore, poi, col pretesto d'una congiura, imprigionati, furono inviati in Germania e custoditi in carcere. Pacificati i grandi feudatarî tedeschi e conquistato il Regno, Enrico si trovò all'apogeo della sua potenza. Così quando nel 1196, nella dieta di Würzburg, volle tentare di rendere il potere imperiale da elettivo ereditario nella sua famiglia, non riuscì a superare la viva opposizione dei principi. In Sicilia poi la feroce repressione di tutte le forze che si aggruppavano intorno ai Normanni e la larga distribuzione di feudi fatta a vassalli tedeschi avevano eccitato contro l'imperatore un sordo fermento di ribellione che scoppiò in rivolta palese nel 1196. A capo della rivolta era il nobile Giordano che aspirava a cingere la corona di Sicilia. Anche questa volta la ribellione fu soffocata nel sangue e Giordano perì fra i supplizî più atroci. Riaffermato il suo potere, l'attività di Enrico VI si volse principalmente a cercare una base d'accordo con la Chiesa. Mentre si trascinavano ancora tali trattative, l'imperatore morì improvvisamente a soli 32 anni il 20 settembre 1197, lasciando al figlioletto Federico, che aveva soli tre anni, la triste eredità d'un trono malsicuro e d'innumerevoli nemici. (tratto da R. Morghen, Enciclopedia Italiana, 1932) Federico II di Svevia Federico II Hohenstaufen (Jesi, 1194 – Fiorentino di Puglia, 1250) fu re di Sicilia (come Federico I, dal 1198 al 1250), Duca di Svevia (come Federico VII, dal 1212 al 1216), re di Germania (dal 1212 al 1220) e Imperatore del Sacro Romano Impero, e quindi precedentemente Re dei Romani, (come 7 Questo materiale, tratto in parte da Wikipedia dall’enciclopedia online Treccani e da altre fonti, è riservato agli studenti regolarmente iscritti al corso di storia della Germania del CPIA sede territoriale Petrarca di Padova. E’ strettamente personale e non riproducibile. I materiali sono a cura del Prof. Sergio Bergami. Lezione VI: gli Svevi Federico II, eletto nel 1211, incoronato dapprima ad Aquisgrana nel 1215 e, successivamente, a Roma dal papa come Imperatore nel 1220), infine re di Gerusalemme (dal 1225 per matrimonio, autoincoronatosi nella stessa Gerusalemme nel 1229). Il suo regno fu principalmente caratterizzato da una forte attività legislativa e di innovazione artistica e culturale, volta a unificare le terre e i popoli, ma fortemente contrastata dalla Chiesa, di cui il sovrano mise in discussione il potere temporale. Federico stesso fu un apprezzabile letterato, convinto protettore di artisti e studiosi: la sua corte fu luogo di incontro fra le culture greca, latina, araba ed ebraica. Uomo colto ed energico, stabilì in Sicilia e nell'Italia meridionale una struttura politica molto somigliante a un moderno regno, governato centralmente e con una amministrazione efficiente. Federico II parlava sei lingue (latino, siciliano, tedesco, francese, greco e arabo) e giocò un ruolo importante nel promuovere le lettere attraverso la poesia della Scuola siciliana. La sua corte reale siciliana a Palermo, dal 1220 circa sino alla sua morte, vide uno dei primi utilizzi letterari di una lingua romanza (dopo l'esperienza provenzale), il siciliano. La poesia che veniva prodotta dalla Scuola siciliana ha avuto una notevole influenza sulla letteratura e su quella che sarebbe diventata la moderna lingua italiana. La scuola e la sua poesia furono salutate con entusiasmo da Dante e dai suoi contemporanei, e anticiparono di almeno un secolo l'uso dell'idioma toscano come lingua d'élite letteraria d'Italia. Federico nacque il 26 dicembre 1194 da Enrico VI (a sua volta figlio di Federico Barbarossa) e da Costanza d'Altavilla, figlia di Ruggero II, detto Il Normanno, e zia di Guglielmo II Questi titoli assicuravano diritti e prestigio, ma non davano un potere effettivo, mancando in quegli stati una solida compagine istituzionale controllata dal sovrano: in pratica tali corone davano potere solo se si era forti, altrimenti sarebbe stato impossibile far valere l'autorità e i diritti del re sui feudatari e sui Comuni italiani. Inoltre per via materna Federico aveva ereditato la corona di Sicilia, dove invece esisteva un apparato amministrativo ben strutturato a garantire che la volontà del sovrano venisse applicata, secondo la tradizione di un governo centralistico. L'unione dei regni di Germania e di Sicilia non veniva tuttavia vista di buon occhio né dai normanni, né tantomeno dal papa, che, con i territori che a vario titolo componevano lo Stato della Chiesa che si sarebbe trovato proprio in mezzo a questo nuovo grande regno e ciò avrebbe fatto sentire il pontefice accerchiato.. La corona imperiale a 18 anni Il 26 dicembre 1208 Federico compì il quattordicesimo anno di età e uscì dalla tutela papale assumendo il potere nelle sue mani. Su consiglio del pontefice nell'agosto del 1209 sposò la venticinquenne Costanza d'Aragona, vedova del re d'Ungheria Emerico: Federico non aveva ancora compiuto quindici anni. In Germania, nel frattempo, dopo la morte di Enrico VI nessuno era più riuscito a farsi incoronare imperatore. Due erano i rivali che puntavano al titolo imperiale vacante: il primo era appunto Filippo di Svevia, fratello minore di Enrico VI, che fu eletto re dai principi tedeschi nel 1198 e incoronato a Magonza; il secondo era Ottone di Brunswick, figlio minore del duca di Baviera e Sassonia Enrico il Leone, che fu eletto anch’egli re da alcuni principi tedeschi che si opponevano all’elezione dello Staufer e incoronato ad Aquisgrana. Ottone poteva contare sull’appoggio del re d'Inghilterra Giovanni I, che era suo zio, e di Innocenzo III, che voleva evitare di vedere uno svevo imperatore per scongiurare una rivendicazione di quest’ultimo del regno di Sicilia; Filippo, a sua volta, poteva contare sull’appoggio del re di Francia Filippo II Augusto. La situazione si risolse solo nel 1208 quando Filippo di Svevia fu assassinato per motivi personali e Ottone ebbe campo libero. Egli fece numerose concessioni al papato, in particolare la corona doveva rinunciare all’ingerenza nelle elezioni dei prelati e accettare senza limiti il diritto d’appello del pontefice negli affari 8 Questo materiale, tratto in parte da Wikipedia dall’enciclopedia online Treccani e da altre fonti, è riservato agli studenti regolarmente iscritti al corso di storia della Germania del CPIA sede territoriale Petrarca di Padova. E’ strettamente personale e non riproducibile. I materiali sono a cura del Prof. Sergio Bergami. Lezione VI: gli Svevi ecclesiastici; inoltre si sarebbe posto fine ad abusi quali l’appropriazione delle rendite delle diocesi vacanti. Il 4 ottobre del 1209, a Roma, Innocenzo III incoronò imperatore Ottone IV. A causa dell’ostilità di Filippo Augusto di Francia, che incoraggiò la resistenza in Germania, la nobiltà, che aveva inizialmente appoggiato Filippo di Svevia e ora vedeva Ottone IV combattere proprio contro un Hohenstaufen, si ribellò all'imperatore, che fu costretto a tornare in Germania. I feudatari ribelli cercarono allora l’aiuto di Federico, proponendolo come candidato da contrapporre a Ottone IV; nel frattempo, in Sicilia, dove lo svevo era appena divenuto padre del suo primogenito Enrico (VII), che neonato venne incoronato re di Sicilia come coreggente, si organizzò subito una rapida spedizione Oltralpe: partito a marzo del 1212 da Palermo, Federico giunse a Roma e prestò giuramento vassallatico al papa; a settembre entrò trionfalmente a Costanza, a ottobre indisse la sua prima dieta da re di Germania e a novembre stipulò gli accordi col futuro re di Francia Luigi VIII per combattere il rivale Ottone IV. Finalmente il 9 dicembre 1212 Federico veniva incoronato imperatore nel duomo di Magonza. Il 12 luglio 1213, con la cosiddetta "Bolla d'Oro" (o "promessa di Eger"), Federico promise di mantenere la separazione fra Impero e Regno di Sicilia (dominio del Pontefice) e di rinunciare ai diritti germanici in Italia (promessa già fatta da Ottone IV e mai mantenuta). Si impegnò inoltre a intraprendere presto una crociata in Terrasanta, nonostante non ci fosse stata un'esplicita richiesta in tal senso da parte del papa. Federico II poté essere riconosciuto unico pretendente alla corona imperiale solo dopo il 27 luglio 1214 quando, nella battaglia di Bouvines, Filippo Augusto re di Francia, alleato di Federico, sbaragliò Ottone IV alleato degli inglesi. In Germania resistevano al dominio di Federico soltanto Colonia e Aquisgrana. Aquisgrana cadde nel 1215 e Federico vi ricevette una seconda incoronazione (25 luglio 1215) che completò quella di Magonza. Morto Innocenzo III e salito al soglio Onorio III (1216), Federico fu incalzato dal nuovo pontefice a dare corso alla promessa di indire la crociata. Il sovrano tergiversò a lungo e nel 1220 fece nominare dalla Dieta di Francoforte, tenutasi nel medesimo anno, il figlio Enrico "re di Germania". Onorio III per impegnare Federico lo nominò imperatore: nel 1220 lo Svevo fu incoronato imperatore in San Pietro a Roma dallo stesso papa Onorio III. Federico non diede peraltro alcun segnale di voler abdicare al Regno di Sicilia, pur mantenendo la ferma intenzione di tenere separate le due corone. Aveva anzi deciso di lasciare il Regno di Germania al figlio Enrico (VII), conservando tuttavia, quale imperatore, la suprema autorità di controllo. Essendo stato educato in Sicilia è probabile che si sentisse più siciliano che tedesco, ma, soprattutto, egli conosceva bene le potenzialità del suo regno, con una fiorente agricoltura, città grandi e buoni porti, oltre alla straordinaria posizione strategica al centro del Mediterraneo. L'attività nel regno di Sicilia Tornato nel 1220 in Sicilia, che aveva lasciato otto anni prima, Federico poté dedicarsi a consolidare le istituzioni nel Regno, indicendo due grandi assise a Capua e a Messina (1220-1221). In quelle occasioni stabilì, rivendicando quanto accaduto in passato, che ogni diritto regio confiscato precedentemente a vario titolo dai feudatari venisse immediatamente reintegrato al sovrano. Introdusse inoltre il diritto romano, nell'accezione giustinianea rielaborata dall'Università di Bologna su impulso di suo nonno il Barbarossa. A Napoli fondò l'Università laica nel 1224, dalla quale sarebbe uscito il ceto di funzionari in grado di servirlo. Il tentativo di Federico di accentrare l'amministrazione del Regno e ridurre il potere dei feudatari locali incontrò molte resistenze nella parte continentale del regno, tra queste principalmente quella del conte di Bojano, Tommaso da Celano, la cui contea, unita con i possedimenti originali in Marsica, rappresentava il feudo di maggiore estensione del regno. Il conte Tommaso si rifiutò di smantellare i castelli come ordinato dallo svevo e organizzò la resistenza presso le fortificazioni di Ovindoli e Celano in Marsica, Civita di Bojano e Roccamandolfi in Molise, dove affrontò a partire dal 1220 la forza d'urto dell'esercito 9 Questo materiale, tratto in parte da Wikipedia dall’enciclopedia online Treccani e da altre fonti, è riservato agli studenti regolarmente iscritti al corso di storia della Germania del CPIA sede territoriale Petrarca di Padova. E’ strettamente personale e non riproducibile. I materiali sono a cura del Prof. Sergio Bergami. Lezione VI: gli Svevi imperiale. Le prime tre città caddero nel giro del primo anno di guerra, mentre il castello di Roccamandolfi, dove il conte da Celano aveva lasciato alla guida della resistenza la moglie Giuditta, si arrese all'assedio nel 1223. Tommaso da Celano, non avendo in seguito rispettato i termini della resa, fu espropriato della contea che cessò di essere la spina nel fianco nei possedimenti normanni di Federico. Nel castello di Melfi Federico II, con l'ausilio del suo fidato notaio Pier delle Vigne, emanò nel 1231 le Constitutiones Augustales (note anche come Costituzioni di Melfi o Liber Augustalis), codice legislativo del Regno di Sicilia. Queste norme miravano a limitare i poteri e i privilegi delle locali famiglie nobiliari e dei prelati, facendo tornare il potere nelle mani dell'imperatore e a rendere partecipi anche le donne per quanto riguardava la successione dei feudi. La crociata e la scomunica da parte di Gregorio IX Negli anni seguenti Federico si dedicò a riordinare il Regno di Sicilia, eludendo le continue richieste del papa Onorio III di intraprendere la crociata. Per dilazionare ulteriormente il suo impegno, Federico stipulò col papa un trattato (Dieta di San Germano, nel luglio 1225), con il quale si impegnava a organizzare la crociata entro l'estate del 1227, pena la scomunica. In realtà il vero obiettivo di Federico era l'unione fra Regno di Sicilia e Impero, nonché l'estensione del potere imperiale all'Italia. In questo disegno rientrò il suo tentativo di recuperare all'impero la marca di Ancona e il ducato di Spoleto, rientranti nella sovranità papale. Inoltre in Sicilia procedette all'occupazione di cinque vescovadi con sede vacante, alla confisca dei beni ecclesiali e alla cacciata dei legati pontifici che si erano colà recati per la nomina dei vescovi, pretendendo di provvedere direttamente alle nomine. Nel frattempo, a causa delle mire di controllo sull'Italia da parte di Federico, era risorta nel nord Italia la Lega Lombarda: nell'aprile 1226 Federico convocò la Dieta di Cremona con il pretesto di preparare la crociata ed estirpare le dilaganti eresie, ma questa non poté avere luogo per l'opposizione della Lega Lombarda, che impedì l'accesso ai delegati, mentre Federico non aveva al nord forze sufficienti per contrastare i Comuni ribelli. Il 9 settembre 1227, pressato dal successore di Onorio, papa Gregorio IX, e sotto la minaccia di scomunica, Federico tentò di onorare la promessa fatta al predecessore partendo per la sesta Crociata, ma una pestilenza scoppiata durante il viaggio in mare che falcidiò i crociati lo costrinse a rientrare a Otranto: lui stesso si ammalò e dovette ritirarsi a Pozzuoli. Gregorio IX interpretò questo comportamento come un pretesto e, conformemente al trattato di San Germano del 1225, lo scomunicò il 29 dello stesso mese. A nulla valse una lettera di giustificazioni inviata al papa da Federico nel novembre. Nella primavera 1228, Federico partì per la Terrasanta. Quindi seppur scomunicato, partì da Brindisi il 28 giugno 1228 per la sesta Crociata. Federico ottenne un successo di un certo rilievo senza combattere una sola battaglia, ma grazie a un accordo diplomatico con il sultano ayyubide al-Malik al-Kamil, nipote di Saladino: Gerusalemme venne ceduta, peraltro ridotta senza mura e indifendibile, e con l'esclusione dell'area della moschea di Umar (ritenuta dai cristiani il Tempio di Salomone), che era un luogo santo musulmano. Questa soluzione aveva evitato i combattimenti e consegnava alla cristianità una vittoria effimera e in balia dei musulmani, anche se, formalmente, con importanti risultati territoriali e, soprattutto, con la riconquista di Gerusalemme. Il 18 marzo 1229, nella basilica del Santo Sepolcro, Federico si incoronò re di Gerusalemme (in quanto erede del trono per aver sposato nel 1225 Jolanda di Brienne, regina di Gerusalemme, nonostante l'opposizione del clero locale e di quasi tutti i feudatari). Quando Federico ritornò in Italia dopo la crociata, trovò molte città che appoggiavano il Papa: riuscì ad avere ragione delle forze papali ma ritenne opportuno, per quel momento, riconciliarsi col pontefice e con la Pace di San Germano del 23 luglio 1230, promise di rinunciare alle violazioni che 10 Questo materiale, tratto in parte da Wikipedia dall’enciclopedia online Treccani e da altre fonti, è riservato agli studenti regolarmente iscritti al corso di storia della Germania del CPIA sede territoriale Petrarca di Padova. E’ strettamente personale e non riproducibile. I materiali sono a cura del Prof. Sergio Bergami. Lezione VI: gli Svevi avevano determinato la scomunica, di restituire i beni sottratti ai monasteri e alle chiese e di riconoscere il vassallaggio della Sicilia al papa. D'altro canto il papa non poteva non tener conto dell'obiettivo ottenuto da Federico in Terra santa e il 28 agosto successivo ritirò la scomunica: il 1º settembre papa e imperatore si incontrarono ad Anagni. Nella diatriba fra papa e imperatore intanto si erano inserite le città della Lega Lombarda ed era ripresa la secolare divisione fra guelfi e ghibellini. Nel 1231 Federico convocò una Dieta a Ravenna nella quale fece riaffermare l'autorità imperiale sui Comuni, ma ciò ebbe poca influenza sugli eventi successivi. In lotta col papato Nel periodo di pace e distensione che seguì gli eventi precedenti, Federico volle sistemare alcune questioni giuridiche nei suoi regni, con particolare riguardo a quello siciliano. Il rinnovato accordo fra il papa e Federico venne utile a quest'ultimo allorché nel 1234 suo figlio Enrico si ribellò al padre: rivoltosi al papa, Federico ottenne la scomunica contro il figlio, lo fece arrestare e lo tenne prigioniero fino alla morte, avvenuta nel 1242. Alla corona tedesca venne allora associato l'altro figlio Corrado IV (che non riuscì neppure lui a governare per l'opposizione dei nobili che gli contrapposero bellicosamente alcuni anti-re). Il sovrano svevo non era mai venuto meno ai suoi propositi di sottomettere l'Italia all'impero germanico, favorendo l'instaurarsi di signorie ghibelline a lui amiche (la più potente fu quella dei Da Romano che governava su Padova, Vicenza, Verona e Treviso). Nel novembre 1237 Federico colse una notevole vittoria sulla Lega Lombarda a Cortenuova, conquistando il Carroccio che inviò in omaggio al papa. L'anno successivo il figlio Enzo (o Enzio) sposò Adelasia di Torres, vedova di Ubaldo Visconti, giudice di Torres e Gallura e Federico lo nominò Re di Sardegna. Ciò non poteva essere accettato dal papa, visto che la Sardegna era stata promessa in successione al papa dalla stessa Adelasia. Alle rimostranze del pontefice, Federico rispose nel marzo 1239 tentando di sollevargli contro la curia, ma il papa scagliò subito contro di lui una nuova scomunica indicendo successivamente un concilio a Roma per la Pasqua del 1241. Federico, per impedire lo svolgimento del Concilio bloccò le vie di terra per Roma e fece catturare due cardinali e molti prelati, in viaggio per mare con navi della flotta genovese, da navi della flotta pisana guidate dal figlio Enzo, con una battaglia navale avvenuta presso l'isola del Giglio (3 maggio 1241). Le truppe imperiali giunsero alle porte di Roma, ma il 22 agosto 1241 l'anziano papa Gregorio IX morì e Federico, dichiarando diplomaticamente che lui combatteva il papa ma non la Chiesa (egli era sempre sotto scomunica), si ritirò in Sicilia. Dopo la morte di Gregorio IX, venne eletto papa Goffredo Castiglioni, che prese il nome di Celestino IV, ma che morì dopo soli diciassette giorni di pontificato. I molti ecclesiastici ancora prigionieri di Federico e l'incombente minaccia delle sue truppe alle porte di Roma provocarono una vacanza al soglio pontificio di un anno e mezzo, periodo durante il quale si svolsero frenetiche trattative. Infine l'elezione papale si tenne ad Anagni e fu eletto, il 25 giugno 1243, il genovese Sinibaldo Fieschi che prese il nome pontificale di Innocenzo IV. Innocenzo tentò inizialmente di trovare un accordo con Federico, ma la rivolta scoppiata in quei mesi contro l'imperatore in Viterbo, preparata e portata avanti dal cardinale Capocci e che si concluse con una clamorosa sconfitta dell'esercito imperiale. Tra il 1243 e il 1246 Federico II trascorse le stagioni invernali a Grosseto, approfittando del clima mite e delle aree umide attorno alla città per praticare la caccia, suo passatempo preferito. In quegli stessi decenni, circolarono in Italia diverse opere di impronta apocalittica, che attribuivano a Federico un ruolo di protagonista nella riforma della Chiesa. In particolare, il commento al profeta Geremia Super Hieremiam (attribuito pseudoepigraficamente a Gioacchino da Fiore ma prodotto forse entro ambigui ambienti cistercensi o florensi e rielaborato e aggiornato entro ambienti, 11 Questo materiale, tratto in parte da Wikipedia dall’enciclopedia online Treccani e da altre fonti, è riservato agli studenti regolarmente iscritti al corso di storia della Germania del CPIA sede territoriale Petrarca di Padova. E’ strettamente personale e non riproducibile. I materiali sono a cura del Prof. Sergio Bergami. Lezione VI: gli Svevi egualmente poco affidabili, di francescani rigoristi) riconosceva a Federico II un ruolo incredibilmente e paradossalmente provvidenziale, proprio in quanto atteso persecutore apocalittico della Chiesa corrotta e in special modo dei cardinali. Il declino e la fine Papa Innocenzo IV decise di indire un Concilio per confermare la scomunica a Federico e far nominare un altro imperatore, rivolgendosi ai suoi nemici che in Germania erano numerosi. Giunto a Lione svolse un'intensa attività diplomatica presso i nobili tedeschi e indisse un Concilio che si aprì il 28 giugno 1245. Il concilio non solo confermò la scomunica a Federico, ma addirittura lo depose, sciogliendo sudditi e vassalli dall'obbligo di fedeltà, e invitò i nobili elettori tedeschi a proclamare un altro imperatore, bandendo contro Federico una nuova crociata. Non tutta la Cristianità però accettò quanto deliberato nel concilio, che si era tenuto in condizioni non troppo chiare. Il papa aveva finto fino all'ultimo di voler patteggiare con Federico e molti si domandarono se fosse giusto un provvedimento così grave contro l'imperatore in un momento in cui nuove minacce si affacciavano all'orizzonte (l'offensiva mongola). L'imperatore subì il gravissimo colpo che ne appannò il prestigio e dal 1245 gli eventi iniziarono a precipitare. Gli Elettori tedeschi trovarono il nuovo imperatore (in realtà "re di Roma", titolo che preludeva alla nomina di imperatore) in Enrico Raspe, margravio di Turingia, che il 5 agosto 1246 sconfisse nella battaglia di Nidda il figlio di Federico, Corrado. Tuttavia, l'anno successivo, Enrico Raspe morì. Nel febbraio del 1248 Federico subì una grave sconfitta nella battaglia di Parma ad opera di Gregorio da Montelongo. L'imperatore riuscì a stento a rifugiarsi a San Donnino, da dove raggiunse poi la fedele alleata Cremona. L'anno seguente il figlio Enzo, battuto nella battaglia di Fossalta, fu catturato dai bolognesi che lo tennero prigioniero fino alla morte (1272). Poco dopo Federico subì (o credette di subire) il tradimento di uno dei suoi più fidati consiglieri, Pier delle Vigne (rievocato da Dante Alighieri nel tredicesimo canto dell'Inferno). La vittoria militare del figlio Corrado sul successore di Raspe, Guglielmo II d'Olanda avvenuta nel 1250, non portò alcun vantaggio per Federico, il quale nel dicembre dello stesso anno morì a causa di un attacco di dissenteria. Nel suo testamento nominava suo successore il figlio Corrado, ma il papa non solo non riconobbe il testamento ma scomunicò pure Corrado (che morì quattro anni dopo di malaria, nel vano tentativo di ricuperare a sé il Regno di Sicilia). L'eredità culturale Federico fu chiamato dai suoi contemporanei Stupor Mundi (Stupore del Mondo), appellativo che deriva dalla sua inestinguibile curiosità intellettuale, un eclettismo che lo portò ad approfondire la filosofia, l'astrologia (consigliere molto ascoltato fu l'astrologo Guido Bonatti), la matematica (ebbe corrispondenza e fu in amicizia con il matematico pisano Leonardo Fibonacci, che gli dedicò il suo Liber quadratorum), l'algebra, la medicina e le scienze naturali (impiantò a Palermo persino uno zoo, famoso ai suoi tempi, per il numero di animali esotici che conteneva); scrisse anche un libro, un manuale sulla falconeria, il De arte venandi cum avibus che fu uno dei primi manoscritti con disegni in tema naturalistico. Si dice che Federico conoscesse ben nove lingue e che fosse un governante molto moderno per i suoi tempi, visto che favorì la scienza e professò punti di vista piuttosto avanzati in economia. Alla sua corte soggiornarono uomini di gran cultura di quei tempi quali Michele Scoto, che tradusse alcune opere di Aristotele, Teodoro da Antiochia, un arabo cristiano, e Juda ben Salomon Cohen, grande enciclopedista ebreo. 12 Questo materiale, tratto in parte da Wikipedia dall’enciclopedia online Treccani e da altre fonti, è riservato agli studenti regolarmente iscritti al corso di storia della Germania del CPIA sede territoriale Petrarca di Padova. E’ strettamente personale e non riproducibile. I materiali sono a cura del Prof. Sergio Bergami. Lezione VI: gli Svevi La poesia siciliana Contribuì a far nascere la letteratura italiana e in questo senso ebbe importanza fondamentale la Scuola siciliana o anche Scuola poetica siciliana che nacque tra il 1230 e il 1250, che ingentilì il volgare siculo con il provenzale, e i cui moduli espressivi e tematiche dominanti furono successivamente ripresi dalla lirica della Scuola toscana. Gli sono inoltre attribuite quattro canzoni. Appassionato della cultura araba, fece tradurre molte opere da quella lingua e fu quasi sempre in ottimi rapporti con gli esponenti di quella cultura al punto da guadagnarsi il soprannome (fra i tanti) di "sultano battezzato". Nella corte era presente un gruppo di poeti, per lo più funzionari, che scrivevano in volgare meridionale. Nella corte di Federico si costituì una scuola poetica siciliana al quale si deve l'invenzione di una nuova metrica, il sonetto. Federico è stato individuato come l'autore delle cinque questioni poste ai sapienti del suo tempo, a cui rispose nelle Questioni siciliane il filosofo arabo Ibn Sab'in. Corrado IV Corrado IV Re dei romani (Andria 1228-Lavello 1254). Figlio di Federico II e di Iolanda di Brienne; eletto re nel 1237 in luogo del fratello Enrico (VII), deposto dal padre, resse per lui la Germania. Perdutala, per opera dei due antiré Enrico Raspe e Guglielmo d’Olanda, venne in Italia (1251) per prendere possesso e governare il regno di Sicilia, di cui era reggente il fratellastro Manfredi; ma venuto poco dopo a morte, lasciò allo stesso Manfredi la difficile successione Manfredi Manfredi Re di Sicilia (1232- Benevento 1266). Figlio naturale dell’imperatore Federico II e di Bianca Lancia, poi legittimato. Alla morte del padre (1250) fu reggente per il fratellastro Corrado IV allora in Germania, osteggiato da papa Innocenzo IV e da una parte della feudalità del regno, e specialmente da Pietro Ruffo, vicario in Calabria e Sicilia. Morto Corrado IV (1254) lasciando la tutela del fanciullo Corradino al tedesco Bertoldo di Hohenburg, Manfredi tentò di ottenere il riconoscimento di Corradino, e con ciò della propria posizione, da parte del papa. Di fronte all’ostilità di quest’ultimo, si piegò dapprima ad accordi, accettando, con riserva dei diritti di Corradino, l’ufficio di vicario per la Chiesa in Basilicata e in Puglia. Ma poi, riparato a Lucera (1254), dove poté disporre del tesoro degli svevi e ottenere il sostegno delle truppe saracene che vi erano state stanziate da Federico II, in una guerra di tre anni riacquistò contro il legato pontificio tutto il regno, e, diffusa ad arte la voce della morte di Corradino, si fece incoronare re a Palermo (1258). Riprendendo la politica degli svevi in Italia, si procurò dovunque aderenti inserendosi nelle lotte delle fazioni cittadine; la vittoria di Montaperti sui guelfi toscani (1260) segnò il culmine della sua fortuna. Ma la vasta trama tessuta contro di lui dalla Chiesa si concretò con l’offerta del regno a Carlo d’Angiò (1263), fratello del re di Francia Luigi IX (il Santo); il quale, ottenuti finalmente gli aiuti dei banchieri toscani, poté entrare in Roma. (1265). Questi, abbandonato via via dai suoi alleati, affrontò l’Angioino a Benevento (1266); sconfitto, morì sul campo. Il cadavere fu sepolto presso un ponte, poi fatto disseppellire e disperdere dall’arcivescovo di Cosenza. La sua figura e la sua fine sono stupendamente rievocate da Dante, Purg. III. (di G. Paladino, Treccani online) 13 Questo materiale, tratto in parte da Wikipedia dall’enciclopedia online Treccani e da altre fonti, è riservato agli studenti regolarmente iscritti al corso di storia della Germania del CPIA sede territoriale Petrarca di Padova. E’ strettamente personale e non riproducibile. I materiali sono a cura del Prof. Sergio Bergami. Lezione VI: gli Svevi Corradino CORRADINO di Svevia. - Nato nel 1252 nel castello di Wolfstein da Corrado IV e da Elisabetta di Wittelsbach, rimasto orfano del padre a due anni, Corradino venne accolto con la madre nella corte del fratello di quest'ultima Ludovico di Baviera, il quale ne assunse la tutela, mentre il Regno di Sicilia veniva usurpato da Manfredi (1258). Fino al 1259 Corradino rimase presso lo zio, poiché in quell'anno, essendo la madre passata a nuove nozze con Mainardo conte di Gorizia, il fanciullo venne affidato al vescovo di Costanza, Eberardo, per merito del quale, alla morte di Guglielmo d'Olanda, Corradino poté riottenere ciò che restava del ducato di Svevia, una gran parte del quale era stata usurpata da baroni, vescovi e città. Ma le attenzioni di Corradinoerano rivolte verso l'Italia, e quando alcuni capi del partito avverso a Carlo d'Angiò l'invitarono a scendere nella penisola, Corradino si affrettò a passare i monti con lo zio Ludovico, il padrigno Mainardo, Federico d'Austria e altri. Ma, a Trento e a Verona, il duca di Baviera e il conte di Gorizia abbandonarono la spedizione. Tuttavia, Corradino procedette e il 20 gennaio 1268 era a Pavia, che lasciò il 22 marzo accompagnato da 500 cavalieri. Quindi si portò a Pisa, dove pervenne subito il grosso dell'esercito, che Federico d'Austria aveva condotto per la via degli Appennini. A Pisa rimase dall'aprile al giugno, mentre il papa lo scomunicava e re Carlo preparava nel Regno le sue difese. Il 15 giugno 1268 Corradino mosse da Pisa e, mentre il duca d'Austria sbaragliava le poche milizie angioine rimaste in Toscana, per Siena e Viterbo, si recò a Roma, dove Enrico di Castiglia e il popolo lo ricevettero con onore (24 luglio). Carlo d’Angiò lasciato un presidio a guardia dei Saraceni di Lucera, corse a difendere i confini. Le due schierea Tagliacozzo erano divise dal fiume Salto, quando il mattino del 23 agosto il conflitto si accese e la vittoria arrise ai francesi. Corradino fuggì. Il signore del luogo, Giovanni Frangipane, lo catturò e lo consegnò a re Carlo, che in Napoli lo decapitò. Il cadavere di C. fu depositato sotto l'altare maggiore della vicina chiesa del Carmine, donde nel 1847 i resti vennero trasferiti nella base del monumento, eretto nella chiesa stessa dal Thorwaldsen per incarico di Massimiliano II di Baviera. Interregno Per interregno si intende, nella storiografia del Sacro Romano Impero, il periodo che va dalla deposizione di Federico II da parte di papa Innocenzo IV, nel 1245 all'elezione di Rodolfo I d’Asburgo nel 1273. Durante questo periodo vennero eletti Re dei Romani Enrico Raspe, Guglielmo II d'Olanda, Alfonso X di Castiglia e Riccardo di Cornovaglia. Nessuno di loro però riuscì ad esercitare concretamente il potere imperiale. Per trent'anni il Sacro Romano Impero era rimasto privo di un forte potere centrale. Questo non fece che accentuare le spinte centrifughe già presenti nell'Impero. In questi anni si rafforzò il ruolo dei principi elettori, ponendo le premesse del processo che sarebbe stato poi ratificato nel 1356 con la Bolla d'oro. I principi territoriali consolidarono la loro sovranità e anche le città rafforzarono la loro indipendenza rispetto al potere feudale ed imperiale. All'indomani dell'interregno gli imperatori furono costretti, per assicurarsi libertà d'azione rispetto alle molteplici istanze e poteri dell'Impero, a contare in misura sempre maggiore sui propri territori dinastici. Di conseguenza divenne sempre più difficile che l'imperatore medesimo fosse considerato super partes e sintesi politica dell'Impero nel suo complesso. 14 Questo materiale, tratto in parte da Wikipedia dall’enciclopedia online Treccani e da altre fonti, è riservato agli studenti regolarmente iscritti al corso di storia della Germania del CPIA sede territoriale Petrarca di Padova. E’ strettamente personale e non riproducibile. I materiali sono a cura del Prof. Sergio Bergami. Lezione VI: gli Svevi L’ordine dei cavalieri porta spada e l’ordine teutomico Cavalieri portaspada (in latino: Fratres militiae Christi, in tedesco: Schwertbrüder) è un ordine monastico militare tedesco costituito nel 1202 da Alberto di Riga. La regola era fondata sulla base di quella dei cavalieri templari. Erano chiamati anche cavalieri di Cristo, fratelli della spada od Ordine livoniano. Alberto, vescovo di Riga, fondò l'ordine con lo scopo di spalleggiare il vescovato di Riga nella conversione delle popolazioni pagane dei curi, dei livoni, selonici, semigalli e letgalli insediate nei territori intorno al golfo di Riga. Fin dalla fondazione l'ordine mostrò di ignorare il suo presunto vassallaggio nei confronti del vescovo e nel 1218 Alberto chiese assistenza al sovrano Valdemaro II di Danimarca; questi si alleò invece con l'ordine e invase il nord dell'Estonia. La sede dell'ordine si trovava nella città estone di Viljandi (Fellin) dove le mura del castello sono tuttora visibili, altre roccaforti erano a Cēsis (Wenden), Sigulda (Segewold) e Aizkraukle. Confederazione Livone, 1260 d.C. Il 12 maggio 1237 l'ordine fu incorporato nell'Ordine teutonico e da quel momento fu, di fatto, un braccio autonomo dell'Ordine teutonico continuando a mantenere un proprio gran maestro (che de jure dipendeva dal gran maestro dell'Ordine teutonico) e abbigliamento e regola propri. Tra il 1237 e il 1290 l'ordine conquistò la Curlandia, la Livonia e la Semgallia e nel 1346 acquistò dal sovrano danese Valdemaro IV il rimanente territorio estone. L'Ordine Teutonico o, nella sua definizione completa, Ordine dei Fratelli della Casa Ospitaliera di Santa Maria dei Teutonici in Gerusalemme (in latino Ordo Fratrum Domus Hospitalis Sanctae Mariae Teutonicorum in Jerusalem o Ordo teutonicus; in tedesco Orden der Brüder vom Deutschen 15 Questo materiale, tratto in parte da Wikipedia dall’enciclopedia online Treccani e da altre fonti, è riservato agli studenti regolarmente iscritti al corso di storia della Germania del CPIA sede territoriale Petrarca di Padova. E’ strettamente personale e non riproducibile. I materiali sono a cura del Prof. Sergio Bergami. Lezione VI: gli Svevi Haus St. Mariens in Jerusalem o Deutscher Orden; sigla O.T.) è un antico ordine monastico-militare e ospedaliero sorto in Terrasanta all'epoca della terza crociata (insieme a quelli gerosolimitano e del Tempio) ad opera di alcuni tedeschi (di Brema e Lubecca) per assistere i pellegrini provenienti dalla Germania. Fino alla perdita di Acri nel 1291, il principale teatro di operazioni dei Cavalieri teutonici rimase la Terrasanta. Tuttavia già a partire dal secondo decennio del XIII secolo operarono nell'Europa orientale, prima in Transilvania, per proteggere il Regno d'Ungheria dalle incursioni dei nomadi Cumani su richiesta di re Andrea II d'Ungheria, quindi sulla costa baltica, nella zona che si estendeva a nord-est dei territori polacchi. Contribuirono ad una vasta opera di conquista e cristianizzazione dei territori occupati da tribù baltiche, perlopiù pagane, iniziata già nel secolo precedente con le cosiddette Crociate del Nord. Il loro dominio nella regione li portò successivamente allo scontro sia con i russi ortodossi di Pskov e Novgorod e alla sconfitta del lago Pepius (la battaglia del lago ghiacciato, lago Pepius, 1242, venne raffigurata, seppur con diverse imprecisioni e invenzioni storiche, nel film Aleksandr Nevskij di Sergej Michajlovič Ėjzenštejn) che con i polacco-lituani. A seguito della sconfitta cessarono le Crociate del Nord. Il declino dell'Ordine teutonico iniziò in seguito alla sconfitta nella battaglia di Grunwald nel 1410 e alla secolarizzazione dei territori della Prussia da parte di Alberto di Prussia nel 1525. Nel 1413 l'Ordine dei portaspada riuscì a tornare indipendente. Durante la guerra di Livonia fu sconfitto in modo perentorio dalle truppe russe nel corso della battaglia di Ergeme (1560). L'ordine cercò allora l'appoggio del sovrano polacco Sigismondo II che già nel 1557 era intervenuto in una guerra tra l'ordine e il vescovo di Riga. In seguito ad un accordo con i rappresentanti del sovrano polacco (e in particolare Mikołaj "Czarny" Radziwiłł), l'ultimo gran maestro, Gottardo Kettler, secolarizzò l'ordine convertendolo al luteranesimo. Nella parte meridionale dei territori dell'ordine creò il ducato di Curlandia e Semigallia per i suoi famigliari. Il territorio rimanente entrò a far parte dell'Unione Polacco-Lituana, mentre la parte settentrionale dell'Estonia fu divisa in una parte danese e una parte svedese. 16