IL PERSONALISMO COMUNITARIO DI E. MOUNIER, UNA FILOSOFIA APERTA II. II. LA PERSONA E L'ESSERE 2.1. Persona ed esistenza. Oltre l'esistenzialismo Vi sono punti di intesa tra esistenzialismo e personalismo comunitario, quali la considerazione dell'essere in relazione all'esi­ stere della persona, il rifiuto del pensiero oggettivistico e astratto, la consapevolezza che la ragione e il suo apparato gnoseologico non sono le possibilità migliori per l'uomo di percepire l'esistenza nella sua problematicità. Mounier considera l'esistenzialismo lo sviluppo contemporaneo del pensiero che da Bergson raccoglie la centralità dell'esistere e da Pascal la sua drammaticità, con i ricorrenti temi della solitudine, della morte, del nulla. Egli torna a piu riprese sul dibattito aperto e critico con l'esistenzialismo, come risulta dai testi Introduction aux existentialismes (1947), Les taches actuelles d'une pensée d'inspiration personnaliste (1948), Perspectives existentialistes et perspectives chrétiennes (1949) l. Ne risulta un atteggiamento attento e ponderato, un'assi­ l Sin dai suoi primi scritti, Mounier discute tematiche esistenzialiste come l'anonimato (cf. Révolution, cit., p. 197; tr. it. p. 120), le situazioni-limite (cf. Manifeste, cit., p. 530), i problemi della condizione umana. Ma è soprattutto negli scritti del dopoguerra (salvo alcune recensioni a A. Malraux [Le temps du mépris], in «Esprit», nn. 35-36 [1935], p.805, cui in seguito dedicherà un saggio, André Malraux ou l'impossible déchéance, in «Esprit», n. 149 [1948], pp. 469-512, in O, IV, pp. 287-325; e a G. Bernanos, Les Grands Cimitières sous la lune, in «Esprit», n.69 [1938], pp. 435-441, cui dedicherà il saggio Un surnaturalisme historique. Georges Bernanos, in AA.VV., Georges Bernanos, 66 Il personalismo comunitario di E. Mounier, Il milazione filosofica superiore a quella degli ambienti cattolici del periodo e una distanza filosoficamente motivata 2. L'aver rifiutato di definire la persona è ulteriore testimonianza di quanto Mounier abbia recepito da un confronto con la letteratura esistenzialista (nella fattispecie il non inventariabile di G. Marcel 3). Egli stesso scrive: «V'è una stretta solidarietà tra le tematiche esistenziali e le tematiche personaliste». Questo riavvicinamento non lo rilevia­ mo soltanto in G. Marcel, ma anche in Berdjaev: «La filosofia esistenziale è una filosofia personalista: il soggetto della conoscen­ essais et témoignages réunis par A. Béguin, éd. du Seuil, Neuchiìtel et Paris 1949, pp. 99-132, in O, IV, pp. 382-406) che Mounier dedica un'attenzione critica agli sviluppi della filosofia esistenzialista, in particolare nei tre saggi citati: Introduction aux existentialismes, DenoeI, Paris 1946, in O, III, pp. 69-175 (che raccoglie saggi pubblicati su «Esprit», nn. 121 [pp. 529-539], 122 [pp. 744-767], 123 [pp. 923-954], 126 [pp.74-102] del 1946); Les tJches actuelles d'une pensée d'inspiration personnaliste, in «Esprit», n. 150 (1948), pp. 679-708, in BAM, n.31 (1968), pp. 9-38; Perspectives existentialistes et perspectives chrétiennes, in Pour ou contre l'existentialisme, Atlas, Paris 1949, pp. 129-164, in O, IV, pp. 359-381. Altri interventi sull'esistenzialismo da ricordare, sono Les livres: de l'Existentialisme à nos conditions d'existence, in «Esprit», n. 141 (1948), pp. 143-150; Du existentialisme au rationalisme, in «Esprit», n.160 (1949), pp. 643-645, Le Dialogue Marxisme-Existentialisme, in «Servir» (Lausan­ ne), 18.IV.1946; Gabriel Marcel ou l'existentialisme numéro deux, texte radio­ phonique du 1O.III.1946; È interessante, per comprendere il clima culturale della Francia post-bellica, l'intervento di Mounier sulla nascita della rivista «Temps modernes» che ha in Sartre uno dei principali animatori (cf. Le message de Temps Modernes et le néostoi'cisme, in «Esprit», n. 117, pp. 957-963), specie quando afferma che la rivista dell'esistenzialismo è una rivista personali sta (p. 959). , 2 Sul rapporto di Mounier con l'esistenzialismo, cf. A. Lamacchia, Esisten­ zialismo e personalismo in E. Mounier, in E. Mounier, Gli esistenzialismi; tr. it. a cura di A. Lamacchia, Ecumenica, Bari 1981, pp. 177-240; Id., Mounier e l'esistenzialismo: libertà e agonia dell'oggettività, in AA.VV., Mounier trent'anni dopo, cit., pp. 71-85. A. Lamacchia, che si colloca tra gli interpreti piu intelligenti del pensiero mounieriano in Italia, presenta il rapporto di Mounier con l'esistenzialismo come accettazione critica e superamento del soggettivismo. Un interprete che invece nota quasi solo affinità tra pensiero ed esistenzialismo è C. Moix, La pensée d'E. Mounier, Du Seuil, Paris 1960, passim; contraria a questa interpretazione è la lettura di Lamacchia, che va condivisa, in quanto sottolinea le differenze di impostazione specie sui temi «dell'oggettività, della storia collettiva dell'umanità e dell'impegno nell'azione esposta» (Id., Esistenzia­ lismo e personalismo, sit., p. 239). 3 Cf. G. Marcel, Etre et avoir, Montaigne, Paris 1935, pp. 13-14,179; Du refus à l'invocation, Gallimard, Paris 1940, pp. 95-96. Il personalismo comunitario di E. Mounier, Il 67 za è la persona umana» 4. L'esistente umano si presenta infatti con una struttura che lo costituisce in essere personale di fronte all'inerzia o all'impersonalità della cosa. I pensieri esistenzialisti «C ..) han dato il segnale del risveglio personalista nella riflessione contemporanea» 5. Già Mounier aveva indicato il succo dell'esi­ stenzialismo in una «reazione della filosofia dell'uomo contro l'eccesso della filosofia delle idee e della filosofia della cosa» 6. Nelle prime pagine di lntroduction rappresenta in maniera origi­ nale lo sviluppo dell'esistenzialismo come un albero che ha radici che vanno da Socrate allo storicismo, a sant'Agostino, a san Bernardo e portano la linfa, attraverso Pascal e M. De Biran, al tronco costituito da Kierkegaard e, tramite la fenomenologia, alle due grandi diramazioni, l'una laica e nietzscheana (con Heidegger e Sartre), l'altra, piti ramificata, dell'esistenzialismo di ispirazione cristiana 7. Mounier, protagonista di una delle ramificazioni cristiane, si sente ugualmente erede sia della reazione kierkegaardiana all'idealismo che delle acquisizioni fenomenologiche husserliane con il rifiuto del realismo esagerato e dell'idealismo trascendenta­ le. Per la fenomenologia infatti l'io e il mondo, reciprocamente trascendenti, si costituiscono a vicenda 8. Superato il realismo ingenuo e il razionalismo, l'esistenzialismo riporta al centro l'uomo nella problematicità del suo esistere, con tutto il peso della libertà e della scelta. Il tema della scelta è comune al ramo ateo e a quello cristiano, ma è ben diversamente configurato. In entrambi esso ha avuto il merito di far emergere la persona dall' anonimato impersonale e in questo senso tutte le filosofie contemporanee possono dirsi personaliste. «Tutte le filosofie personaliste contemporanee hanno descritto quest'universo della 4 N. Berdjaev, Cinq méditations sur l'existence, Mountaigne, Pari5 1936, p.74. 5 E. Mounier, lntroduction aux existentialismes, cit., 0, III, p. 111; tr. it. cit., p. 73. 6 lvi, p. 70; tr. it. p. 8. 7 I vi, p. 71; tr. it. p. 10. 8 Cf. E. HU5serl, Cartesianische Meditationen und Pariser vortrage; tr. it., Meditazioni cartesiane e i Discorsi parigini, Bompiani, Milano 1960, pp. 13955. 68 Il personalismo comunitario di E. Mounler, Il depersonalizzazione. È il si che Heidegger oppone al Dasein, l'Esser-gettato-nel-mondo all'essere che affronta il mondo; il mon­ do dell'aggettivazione nei confronti dello Spirito e della Libertà (Berdjaev); il mondo spazializzato o della morale chiusa, nei confronti del mondo della morale aperta (Bergsonl» 9. Heidegger in verità era poco conosciuto da Mounier o, dal momento che questi non conosceva il tedesco, era conosciuto nelle scarse traduzioni esistenti IO. Egli è tuttavia citato da Mounier, specie per aver messo a nudo il mondo dell'anonimato e l'oblio dell'esse­ re della metafisica tradizionale. Viene raccolto il tema di fondo dell'essere che il pensiero non coglie oggettivandolo, ma ponendo­ si nella modalità dell'ascolto, come pensiero che lo lascia essere ed è memorativo. Il tema dell'essere come esser presente che si manifesta nel linguaggio, e quindi tutta la tematica della filosofia ermeneutica, in seguito sviluppata da Ricoeur, non pare abbastan­ za raccolto da Mounier nelle sue possibilità di apertura e sviluppo per una filosofia che faccia da ponte tra l'esistenzialismo ateo e quello di ispirazione cristiana Il. Mounier invece accomuna molto 9 E. Mounier, Personna/isme et Christianisme, cit., p. 908, nota n.6; tr. it., p. 51. IO Molti interpreti sostengono che Mounier non conosceva direttamente gli scritti di Heidegger, anche perché non conosceva il tedesco (cf. J.M. Domenach, E. Mounier, cit., p. 78) specie nei primi tempi dei suoi scritti. In seguito lo cita poco come riferimento, anche se lo tiene spesso presente nella lettura sartriana. È interessante anche la recensione che egli fa ad un libro sull'opera e sul pensiero di Heidegger (A. de Waehlens, La Phi/osophie de Martin Heidegger, Institut Sup. de Philosophie, Louvain 1942, in «Esprit», n. 106 [1945], p. 269). Il Sarà Ricoeur a percorrere un cammino analogo a quello di Heidegger, facendo dei simboli il tema preferito dell'attività speculativa. La filosofia che attiene all'interpretazione dei simboli è l'ermeneutica. li problema dell'esistenza non è possibile affrontarlo a partire dall'esistenza stessa, ma dall'essere cui essa rimanda e che si rivela tramite il linguaggio. Per Ricoeur, 'oltre che all'essere - cui Heidegger rimanda - , il problema dell'esistenza - per la sua finitezza - rimanda al Sacro. Questo esito religioso dell'impostazione heideggeriana dell'essere è poco sviluppato da Mounier, che accomuna troppo spesso Sartre ed Heidegger in un esistenzialismo di matrice atea. Per una panoramica sintetica dell'itinerario speculativo di P. Ricoeur, rinvio alla mia Conversazione con Pau/ Ricoeur, cit., pp. 90-92, n. 3. Testi fondamentali per l'approfondimento delle tematiche suaccennate sono i suoi due saggi sull'esistenzialismo: P. Ricoeur, Kar/ Jaspers et la phi/osophie de 1/ personalismo comunitario di E. Mounier, 1/ 69 semplicemente Heidegger e Sartre. Attorno a Sartre egli coagula l'esistenzialismo in cui l'assenza di Dio rende l'esistenza un «essere abbandonati», una condanna alla libertà, un'assurdità. La coscienza sartriana ha, nella libertà totale, la costrizione di non poter fare altro che scegliere 12, anche quando non sceglie. Il suo rapporto con l'oggettività è un muoversi tra le cose, semplici utensili, poiché essa esercita nei confronti dell'oggetto un «potere nullificante» che non raggiunge che se stessa, senza cogliere l'essere. Essendosi preclusa la possibilità di raggiungere l'essere, la libertà è una condanna a farsi, restando sempre nel circolo di se stessa 13. Anche nella filosofia di ispirazione cristiana si evidenzia la riduzione della zona dell'impersonale nell'emergere della respon­ sabilità della persona che si qualifica come Adsum, come libera scelta di adesione all'essere. «Adsum. Presente! Il cristiano è un essere che assume (...) quello che l'io, cosi trasfigurato, riceve dalla vita cristiana, è il premio di una risposta anch'essa sempre piti personale, che non è la conseguenza tirannica di una collettivi­ tà, nemmeno la scialba replica di una logica o di un Principe estraneo alle sue angosce, ma una parola unica in un dono unico: "quella goccia di sangue che ho versato per te"» 14. L'esito nichilista è legato al ripiegamento dell'esistenzialismo nella coscienza. Viceversa, la persona non è se non nella relazione con l'Essere in sé e oltre sé: «Non saprò mai interessarmi che l'existence, Du Seui!, Paris 1947 (in colI. con M. Dufrenne); Id., Gabriel Marcel et Karl Jaspers. Philosophie du mystère et philosophie du paradoxe, Temps present, Paris 1948; i due saggi sulla filosofia della volontà: Id., Finitude et culpabilité, specie il" secondo: La symbolique du mal, Aubier, Paris 1960; oltre ai saggi Le con/lit des interpretationI, Du Seuil, Paris 1969, La métaphore vive, Du Seui!, Paris 1975. 12 Cf. J.-P. Sartre, L'Ètre et le Néant, Gallimard, Paris 1943; tr. it., Il Saggiatore, Milano 1958, dove tra l'altro si legge: «lo sono condannato ad esistere sempre al di là della mia essenza C..) sono condannato ad essere libero» (p. 534). 13 Cf. op. cit., pp. 15-22 e 280 ss. 14 E. Mounier, Personnalisme et Christianisme, in O, I, p. 741; tr. it., pp. 54-55. 70 Il personalismo comunitario di E. Mounler, " all' essere» 15. La presenza che caratterizza la persona è in questa chiave ancor pili adeguatamente una risposta, ovvero una possibi­ lità di uscire dalle pastoie del sé per un abbandono esistenziale che è affidamento a un Tu. «La persona, nella prospettiva cristia­ na, è presenza, affermazione, ma non è presenza a sé, affermazione di sé, essa è risposta» 16. È con ciò recuperata, almeno nella dimensione verticale, l'oggettività dell'essere, pur nella sua relazio­ ne comunicativa con la persona. Anche nella dimensione orizzon­ tale, Mounier intende recuperare 1'oggettività della società, delle istituzioni, dello Stato, troppo trascurati da un esistenzialismo che sfocia nel soggettivismo. «(. ..) in questa carne che da ogni parte compone la mia carne bisogna tener conto della società. Noi parliamo di carne perché non si tratta pili qui del rapporto spirituale espresso nel tu o nel noi, ma della realtà temporale che è per questi valori ciò che il mio corpo è per la trascendenza della mia persona» 17. Il problema che 1'esistenzialismo ha risuscitato senza risolve­ re, e che Mounier considera il problema decisivo della filosofia futura, è quello del rapporto tra soggettività e oggettività. Si tratta di evitare di annegare il soggetto nel mondo delle cose e dell'oggettività, quasi che 1'esistenza sia solo un attributo dell'es­ senza, e, nel contempo; di evitare di vanificare la persona nel vuoto del1'esistenza interiore, sganciata dall'esteriorità. L'esito psicologico negherebbe la stessa possibilità di una filosofia, priva di una qualche mediazione universale. I pilastri della filosofia contemporanea sono, per Mounier, Marx e Kierkegaard: «Il pensiero contemporaneo piu vivo cerca se stesso sui sentieri che collegano gli uni agli altri. Il destino degli anni prossimi è senza dubbio quello di riconciliare Marx e Kierkegaard» 18. Se infatti l'esistenzialismo ha il merito di richiamare 1'importanza dell'esi­ stenza, per 1'esaltazione di questo punto di vista conduce ad indugiare sull' esperienza soggettiva, sulla libertà sganciata dalla razionalità e dall'oggettività, aprendo la via a conseguenze nichiliId., Id., 17 lvi, 18 Id., IS 16 Entretiens VlII (5.vI.1934), in 0, IV, p. 551. Personnalisme et Christianisme, ci t. , p. 743; tr. it., p.56. p. 776; tr. it., p. 105. lntroduction aux existentialismes, cit., 0, III, p. 128; tr. it., p. 100. Il personalismo comunitario di E. Mounier. Il 71 ste. Mounier, oltre alle acquisizioni del pensiero fenomenologico ed esistenzialista, raccoglie il richiamo del marxismo all'oggettivi­ tà. Egli condivide la critica marxista nella misura in cui il marxismo torna ad aprire la filosofia ai problemi della società e del lavoro, rispetto ai quali l'esistenzialismo resta muto, indivi­ dualista e idealista 19. La diffidenza nei confronti delle alienazioni nella società, nelle istituzioni, nella tecnica e nella scienza non può condurre al rifiuto delle concretizzazioni storiChe e delle strutture che oggettivano l'opera delle persone, poiché un tale rifiuto portereb­ be all'astensione, all'anarchismo, alla scissione tra teoria e prassi, ed infine alla polverizzazione di coscienze libere e vacue 20. Alla filosofia verrebbe sottratta la storia. «Da quando Kierkegaard ha rinunciato a fondare la ripetizione, cioè la continuità del tempo, per far di ogni segreto individuale qualcosa di intempora­ le, direttamente agganciato alla trascendenza di Dio, la negazione della storia è rimasta la tentazione permanente dell'esistenziali­ smo» 21. Ma non si tratta di tornare all'oggettivismo, perché il primato della persona è riCongiunzione antinomiCa di soggetto e oggetto, esistenza ed essenza, considerate piuttosto come esiste­ re ed essere nella dinamiCa del processo vitale. Oggettivismo e soggettivismo appaiono esasperazioni alie­ nanti ed astratte, se considerate al di fuori della tensione personale al rapporto col mondo, con l'altro, con Dio. Nella persona, Mounier mira a ricongiungere essere ed esistere restituendo fluidità soggettiva e relazionale al mondo oggettivo e consistenza alla soggettività dell'esistere. Rispetto all'esistenzialismo egli pro­ pone un realismo critico e dialettico; rispetto all'oggettivismo, il recupero della soggettività. Rapportato alla persona, l'essere non può rimanere uno slancio vitalistico impersonale, poco \9 Cf. Id., De l'existentialisme à nos conditions d'existence, cit., dove condivide la critica all'esistenzialismo del marxista H. Lefebvre (L'existentia ­ lisme, éd. du Sagittaire, Paris 1948) in favore di tematiche quali «la pensée de l'homme sur la nature, la frequentation des choses, le travail», anche se rifiuta, della critica marxista, che tali tematiche siano «les seules,>, dimostrando un disprezzo per le altre dimensioni vitali dell'esistenza (p. 145). 20 Cf. A. Lamacchia, Esistenzialismo e personalismo, cit., pp. 234-235. 2\ E. Mounier, Taches actuelles, cit., p. 25. 72 Il personallsmo comunitario di E. Mounler, Il sorretto da puntelli oggettivi, né l'essere statico della filosofia classica, né la res cogitans, né il Geist, né l'essere oggettivato e impersonale della filosofia marxiana, poiché la persona evoca a sé il movimento dell'essere nella tensione del rapporto col limite fuori di sé e in sé. Acquista rilievo la dimensione del presente nell'attualità già bergsoniana che si impone sulla distensione passato-futuro (per A. Schutz il «vivido presente» 22). Il concetto di persona, ancorché non definito, è per Mounier la chiave per uscire dalle posizioni irrigidite e ricondurle alla dimensione fluida, vitale e creativa della vita umana. Senza riferimento alla persona, l'essere annegherebbe nell'abbandono di sé all'oggetto (materialismo e collettivismo) o nell'abbandono di sé al nulla (soggettivismo, nichilismo). Anche in questo campo Mounier legge le contrastanti posizioni filosofiche riconducendo­ le all'origine personale umana, come espressioni impazzite della difficoltà del processo di personalizzazione che coinvolge i sogget­ ti e le istituzioni in una ricerca di superamento dell'inumano. Tra le tentazioni del sogno, del rifugio e quella della esteriorità, il personalismo comunitario si pone come ricerca di una dimen­ sione umana dell'oggettività. «La meta del personalismo che lavora tanto per questa risurrezione della vita personale è a tal riguardo quella di restaurare il valore delle mediazioni e delle forme, e di scoprire le strade di un "nuovo possesso dell'oggettivi­ ,,, 23 t a» . Nell'ambito di un tale pensiero che raccoglie e va oltre l'accentuazione dell'esistenza, recuperando in essa i puntelli del­ l'oggettività, è opportuno porre in evidenza l'attualità di alcune categorie scelte per un «personalismo davanti a noi»: corporeità, trascendenza, comunicazione e amore. Gli aspetti sociali e politici saranno oggetto di una ulteriore ricerca. 22 Cf. A. Schutz, Colteeted Papers, La Hague 1972; tr. it., Saggi sociologiei, UTET, Torino 1979, p.l72. 23 E. Mounier, TJehes aetueltes, cit., p.27 . Il personalismo comunitario di E. Mounier, " 73 2.2. Persona, corporeità, natura Le posizioni antitetiche escludono o sottovalutano uno dei poli del rapporto della persona tra spirito e materia, anima e corpo, degenerando in materialismo o spiritualismo, oggettivismo o soggettivismo. La posizione realista, tipica del personalismo mounieriano, pone in gran luce le solide radici della persona nel corpo e in un universo naturale, in una specifica situazione ambientale, biologica e cosmica. Anche in questo campo si nota la distanza, già sottolineata, tra posizione mounieriana e quella, piu tomista, di Maritain 24. Questi rimane molto piu legato alla filosofia dell'Aquinate, come egli stesso confessa: «"Guai a me se non tomizzo", scrivevo in uno dei miei libri, e in trent'anni di lavoro e di lotte ho sempre seguito la stessa linea di condotta, con il desiderio di conoscere sempre piu profondamente le ricerche, le scoperte, le angosce del pensiero moderno, cercando di farvi penetrare sempre piu la luce che ci viene da una sapienza elaborata nel corso dei secoli e che resiste allo scorrere del tempo» 25. Ma il rapporto anima-corpo cosi come è stato fissato in san Tommaso, osserva Mounier, conserva una incidenza plato­ nica che fa dell'anima una sostanza per sé sussistente, a giustifica­ zione della sua immortalità. Quest'anima, identificata con l'intel­ letto e lo spirito nella filosofia classica, compie alcune attività umane cui il corpo non può partecipare (conoscenza di tutti i corpi, conoscenza per concetti universali, autocoscienza). «Dun­ que l'anima, che si chiama anche intelletto o spirito, è qualcosa di incorporeo e di sussistente» 26. Ma essa è insieme la forma del corpo. Con il concetto di anima-forma, Tommaso risolve cosi il contrasto tra l'anima-sostanza e l'anima-forma, riunifican­ dole ed evitando cosi che l'anima e il corpo siano considerati due sostanze, mentre l'uomo è una sostanza. Tuttavia l'operare della facoltà intellettiva dell'anima indipendentemente dal corpo, 24 Per la diversa intepretazione del tomismo tra Mounier e Maritain, cf. i! mio Le origini della rivista «Esprit», in «Trimestre,), n. 1 (1984), specie il § 5: Orientamenti e tensioni ideologiche. 25 J. Maritain, Antimoderne, éd. Revue des Jeunes, Paris 1922, p. 143. 26 Sancti Thomae Aquinatis, Summa Theologiae, I, q.75, art. 2. 74 Il personalismo comunitario di E. Mounier, " almeno in certi ambiti, lascia aperto un dualismo all'interno dell'uomo. Mounier, raccogliendo l'unità della natura umana in Tomma­ so (specie nelle sue indicazioni teologiche), sottolinea la distanza tanto dal naturalismo che dal soprannaturalismo e preferisce parlare di «condizione umana» piu che di natura umana, lasciando cosi piu spazio alle virtualità indeterminabili dell'uomo, sulla tradizione di san Bonaventura 27. L'ispirazione genuinamente cri­ stiana e la mediazione delle filosofie contemporanee evitano in Mounier quel permanere di spiritualismo e manicheismo, tipico di una certa cultura religiosa, dalla patristica a quella medievale e contemporanea. Egli preferisce anche parlare di «ambiente corporeo», come fa nel Trattato del carattere 28, espressione che esplica meglio lo stretto legame tra corpo e ambiente, tanto da rendere difficile la distinzione tra un interno organico e un esterno, per la continuità tra gli apparati organici e gli ambienti corrispondenti. «1 miei stati d'animo - egli scrive - e le mie idee sono condizionate dal clima, dalla geografia, dal punto in cui mi trovo sulla superficie terrestre, dalle tracce ereditarie e, andando ancor piu oltre, forse dal tempestare fittissimo dei raggi cosmici (...). Non c'è niente in me che non sia mescolato di terra e sangue» 29. Contro uno spiritualismo astratto, che egli considera suppor­ to ai materialismi e ai fascismi di tutti i tipi, la persona viene situata nella natura attraverso un corpo che la pone in relazione con l'ambiente biosociale, le permette la concretezza dell'hic et nunc storico, la esprime e la limita 30. Agli spiritualisti, Mounier 27 Cf. E. Mounier, Personnalisme et Christianisme, cit., pp. 768-772; tr. it., pp. 92-96, dove tra l'altro si legge: «San Tommaso, non bisogna dimenticarlo, aveva davanti a sé la potente forza dell'aristotelismo panteistizzante, e in lui piu di una nota un po' accentuata si spiega per la necessità di definire nella creatura un essere, un luogo che la trattenga dal pretendere all'essere divino» (p. 772; tr. it., p. 96). 28 Cf. E. Mounier, Traité du caractère, in 0, Il, pp. 114-224; tr. it. cit., pp. 160-224. 29 Id., Le personnalisme, cit., in 0, III, p.441; tr. it., pp. 29-30. 30 Cf. M. Montani, Persona e società, cit., p. 145. Conferma Mouruer: «lo non sono affatto un cogito aereo e sovrano, librato nel cielo delle idee, ma sono quest'essere greve di cui una sola greve espressione definirà il peso: io Il personalismo comunitario di E. Mounier, Il 75 preferisce ripetere con Rousseau: «È necessario aver studiato a lungo il corpo per crearsi una veritiera nozione degli spiriti e per supporre che esistano. L'ordine contrario serve solo a dare fondamenti al materialismo» 31. La cultura contemporanea invece risulta ancora in gran parte condizionata dal platonismo, con il suo concetto di incarnazione come caduta e del corpo come prigione, nonché dal cartesianesimo che si è prolungato negli sviluppi razionalistici e idealistici 32. Il dualismo res cogitansl res extensa è stato riproposto in vari modi dai filosofi cercando di riunificare due poli già separatamente considerati dalla rifles­ sione 33. La Fenomenologia dello Spirito hegeliana descrive il soggetto personale in una trama di relazioni intelligibili riunifica­ te nello spirito a prezzo del dissolvimento della singolarità e del corpo 34. È quel che accade se si riduce il corpo a esteriorità mediata dello spirito e quindi ad apparenza dello spirito, da esso riassorbibile (idealismo). Contro spiritualismo e razionali­ smo hanno avuto ben ragione Nietzsche e Freud con le loro denunce dei fariseismi in voga. Essi ricordano che anche le parti nobili dell'uomo, compresi il pensiero e l'anima, sono fisicamente condizionate. Anche Mounier scrive: «Non posso pensare senza essere ed essere senza il mio corpo: per me~zo suo io sono esposto (exposé) a me stesso, al mondo, agli altri; per mezzo suo fuggo alla solitudine di un pensiero che sarebbe soltanto il pensiero del mio pensiero» 3S. Anche gli sviluppi della psicologia tendono a creare discrasie tra corpo ed anima, sforzandosi, senza successo, di ricondurre le spiegazioni del comportamento a una dimensione. «Lo sforzo sono un io-qui-adesso-cosf-fra questi uomini-con questo passato» (Qu'est-ce que le personnalisme?, cito O, III, p. 192; tr. it., p. 31). 3\ ].-J. Rousseau, Emile (1762), cito in Traité du caractère, cit., p.118; tr. it., p.166. 32 Cf. E. Mounier, Personnalisme et Christianisme, cit., p. 773; tr. it., p. 100. 33 Tuttavia Mounier sottolinea in piti parti che Cartesio nelle Lettres à Elisabeth sostiene che la distinzione dell'anima e del corpo non sopprime affatto la nozione dell'unione in una sola persona di corpo e pensiero (ivi ., n. 36, p. 909, tr. it., p. 100; Traité, cit., p. 125; tr. it., p. 161, n. 1). 34 Cf. Id., Le personnalisme, cit., III, p. 446; tr. it., p. 38. 3S lvi, p.447; tr. it., p. 39. 76 Il personalismo comunitario di E. Mounler, 1\ delle psicologie spiritualistiche per respingere le componenti fisiologiche del carattere in una specie di sottofondo da dove gli stati nobili non riceverebbero altro se non l'alimento e i loro umori cattivi, è tanto vano quanto lo sforzo delle psicologie positivistiche di rendere conto dei nostri destini con qualche contrazione glandolare C..) non bisogna cercare gli effetti psichici dei fenomeni psicologici e viceversa, ma penetrare il significato psichico dei fatti corporei e l'espressione corporea di quelli psichici» 36. Si tratta di recuperare quel significato unitario della filosofia bergsoniana nella quale la materia vivente non è priva di vita spirituale, in una forza che riunifica sia la materia che le piu alte sintesi psichiche. Rispetto a Bergson tuttavia occorre evitare di annegare tutta la dimensione psichica nell'immanenza dello slancio vitale per salvare insieme l'unità del corpo e dell'ani­ ma e la trascendenza in profondità per mezzo dei valori. «La gerarchia dei piani della realtà si presenta qui come un intreccio di immanenze e di trascendenze unite tra di loro» 37. Vi~ne ripresa cosi l'antica distinzione tra psyché e pneuma, dove lo psichico è di ordine naturale e lo spirituale lo trascende, pur nei condizinamenti biopsichici. Ritorna, come si vede, una dottrina antica e tuttavia riletta, al di là delle distinzioni rigide, nella mediazione esistenziale che suggerisce a Mounier la necessi­ tà di un nuovo vocabolario, piu adeguato alla realtà umana anche se meno «chiaro e distinto» nel senso cartesiano. «In questo nuovo vocabolario che cercheremo qui d'abbozzare, il vitale e il vissuto designano il campo e il tipo di esperienza dove psichico e biologico sono confusi nell'unità del composto umano» 38. Con questo tentativo semantico, Mounier tenta di superare i problemi posti dall'analisi intellettiva circa l'essenza, la natura dell'uomo, per cogliere nell'esistenza un'unica esperienza spirituale e materia­ le: il vissuto. «Non v'è sfumatura dello spirito che non apra il varco ad un gesto del corpo, né movimento che non disegni nello spazio un gesto dello spirito» 39. 36 Id., Traité, cit., p.115; tr. it., pp. 161-162. 371vi, p. 117; tr. it., p.164. 38 lvi, p. 116; tr. it., p. 163. 39 Id., Le personnalisme, cit., p.447; tr. it., p.39. Il personallsmo comunitario di E. Mounier, Il 77 Anche dal materialismo marxista, Mounier prende le distan­ ze opponendosi ai determinismi della materia e, pur apprezzando di Marx la rivalutazione dell'oggettività (<<un essere non oggettivo non è un essere»), egli riconduce in primo piano quel compito di personalizzazione tipicamente umano che manca al determini­ smo marxista: «Ad un essere che fosse soltanto oggettivo verrebbe a mancare quel compimento dell'essere che è la vita personale» 40. Scrive ancora: «L..) piti che causata e causante, realtà materiale e realtà spirituale sono le espressioni reciproche di una realtà su piani diversi. Il solo problema non è di sapere quale delle due sia prima, ma quale determini il loro giuoco collegato: l'autorità dell'uomo creatore o l'inerzia della materia» 41. Il cristianesimo dà a Mounier il concetto dell'incarnazione con la sua realizzazione del dii estis. Il divino, incarnato, divinizza la realtà naturale e corporea che acquista pertanto una dignità sublime, carica di vitalità spirituale e di una impronta immortale. «L'incarnazione non è un mito esterno alla storia L..) non è una data, un punto, ma un focolare della storia del mondo, senza limite nello spazio e nel tempo C..). Che la condizione umana sia la condizione di un essere incarnato, in nessun posto questo risultato dell'analisi della riflessione incontra un supporto tanto solido, con tante possibilità di estrapolazione come nella religione del Verbo incarnato» 42. È una realtà di fede che afferma la centralità della persona nella completezza della sua carne, del suo spirito, della sua storia. «Per una religione che pone l'Incarna­ zione al centro di ogni sua prospettiva, il senso della terra non può, per elementare coerenza, essere un senso maledetto» 43. L'esatta comprensione dell'incarnazione sconfessa tutte le tenden­ ze sospette del cristianesimo, dall' ascetismo allo spiritualismo, l vi. Id., Qu'est-ce que, cit., ID, p. 218; tr. it., p. 39. 42 Id., Personnalisme, cit., I, pp.772-773; tr. it., p.99. 43 Id., La petite peur du XX siècle, La Baconnierre, Neuchatel, et Du Seui!, Paris 1949, in 0, ID, pp. 339-425, p. 409; tr. it. La paura del XX secolo, a cura di M. Tarchi, L.E.F., Firenze 1955, p. 144. Cf. A. Lamacchia, Introduzione a E. Mounier, Personalismo e cristianesimo, cit., che sottolinea soprattutto il ruolo del cristianesimo nei confronti della storia che acquista un senso nuovo con l'evento dell'Incarnazione (pp. 16-17). 40 41 78 Il personalismo comunitario di E. Mounier, Il all'evasione, all'angelismo, ed è una conferma alla verità della realtà unitaria della persona, che anche la morte può solo tempora­ neamente disgiungere poiché la persona è intrinsecamente corpo e anima. «Il dogma della risurrezione non ha altro senso che questo (. ..) la risurrezione dei corpi è la risurrezione dell'uomo totale» 44. Con la frase: «il mio corpo è mio perché io sia suo» si sconfessano le posizioni unilaterali di dominio dello spirito sul corpo: infatti, se lo spirito è un «educatore», «come ogni educato­ re è contemporanemente discepolo» 45. Compito dell'uomo resta quello di umanizzare la natura, a patto che non si intenda ciò semplicisticamente come dominio. La natura è insieme accettata nella sua datità e riproposta come «opera personale e sostegno di ogni personalizzazione. L'appartenenza alla natura diventa allora signoria sulla natura». Si trovano COSI in Mounier termini ed espressioni che evocano la contemporanea S. Weil e la sua obbedienza alle cose 46. La dialettica tra persona e natura, come già quella tra persona e individuo, non è solo conflittuale né destinata ad un'armonia prestabilita di stampo leibniziano, ma ad un'esperien­ za che è un insieme di immanenza, con tutto il peso dell'oggettivi­ tà, e di trascendenza, nella progressiva tensione verso la persona­ lizzazione 47. Gli enormi progressi della tecnica esprimono l'avvenuta mediazione razionale tra uomo e natura ponendo l'uomo in una condizione di padronanza che lo induce spesso a fidarsi ciecamen­ te del progresso scientifico, cadendo in un materialismo che esalta il produrre e dà il primato alla tecnologia. Il personalismo, in questo campo, compie analisi avvedute mettendo in guardia dai pericoli insiti nella cieca fiducia ottimistica nel progresso della tecnica, riportando il problema sotto il primato dell'umano E. Mounier, Personnalisme et Christial1isme, cit., p. 774; tr. it., p. 101. Id., Traité, cit., p.119; tr. it., p.167. 46 Id., Le personnalisme, cit., III, p.448; tr. it., p. 40. Cf. anche S. Weil, Cahiers I, Plon, Paris 1970. 47 Cf. Id., Manifeste au service du personnalisme, cit., I, pp. 526-527; tI'. it., p.70. 44 45 Il personalismo comunitario di E. Mounier, Il 79 e lasciandolo aperto ad opposti esiti. «L'èra della tecnica farà correre seri pericoli al movimento della personalizzazione, come l'improvviso rigoglio fisico mette a repentaglio l'equilibrio del­ l'adolescente» 48. Luci ed ombre, padronanza ed alienazione, sono messe in relazione al processo globale di personalizzazione, rispet­ to al quale lo sviluppo tecnico fine a stesso non farebbe che assoggettare l'uomo al controllo globale da parte della macchina sino a minacciare la sua interiorità, annullandola. «(. .. ) La potenza di astrazione della macchina - scrive Mounier - è spaventosa: piu di ogni altra forza essa può, spezzando i contatti umani, far dimenticare gli uomini che mette in gioco, e che talora schiaccia; spietatamente obiettiva, concretamente spiegabile, essa disabitua all'intimità, al segreto, all'ineffabile, offre agli imbecilli dei mezzi insperati e ci diverte per farci dimenticare le sue crudeltà. Abban­ donata alla sua cieca pesantezza, è una formidabile forza di spersonalizzazione» 49. L'ambivalenza della tecnica messa in luce in questi passi descrive con largo anticipo tutte le chances da giocare tra quantità e qualità in un futuro dominato da computer. Sulla stessa lunghez­ za d'onda si collocano gli ammonimenti piu recenti di Del Noce, che parla di eresia tecnologica in riferimento ai possibili esiti antispiritualistici 50, e di S. Cotta, che sottolinea l'ambiguità tra promesse e rischi, come una sfida che l'èra tecnologica lancia all'uomo contemporaneo, costringendolo a risposte che vanno dalla sfera giuridica e politica sino a quelle che interrogano la sua piu profonda interiorità 51. Prevale in Mounier la responsabilità della scelta, di matrice esistenzialista sartriana e kierkegaardiana 52. Se l'uomo si autode­ finisce nella libertà di scelta, infatti, l'esito della sfida tecnologica Id., Le personnalìsme, cit., III, p. 449; tr. it., p.43. lvi, p. 449; tr. it., p. 42. 50 Cf. A. Del Noce, L'epoca della secolarizzazione, Giuffrè, Milano 1970, pp. 83-97. 51 Cf. S. Cotta, La sfida tecnologica, il Mulino, Bologna 1968. Il lavoro di Del Noce (op. cit.) pur essendo complementare si distacca da quello di Cotta, sottolineando maggiormente le possibilità di schiavitu universale, frutto del benessere materiale e dell'oligarchia di scienziati e tecnici (p. 80). 52 Cf. ].-P. Sartre, L'existentialisme est un humanisme, éd. Nagel, Paris 48 49 80 Il personalismo comunitario di E. Mounier, Il è ancora tutto da decidere e dipende dalla elezione di un umanesi­ mo o di un altro, tra le possibili piste percorribili e, ancor piti, inventabili. «Il legame vitale dell'azione umanistica non sta nel­ l'uomo soggettivo e nemmeno nella materia, ma è il legame umano dell'uomo con la materia, il dominio che l'uomo esercita sulla materia come su se stesso (...) la stessa organizzazione della materia dipende dunque nel suo spirito e nel suo orientamento da una preliminare scelta; secondo quale sarà la scelta, lo sviluppo dell'universo tecnico fonderà un umanesimo, e il tale o tal altro umanesimo, oppure la tale o tal altra inumanità» 53. Rinunciando alla scelta, si abbandona il progresso tecnico a se stesso, lasciando che esso assoggetti infine l'uomo ai valori delrabbondanza, del benessere, dell'alienazione della persona nei suoi prodotti. Prevale però l'atteggiamento positivo che non è ottimismo di stampo liberale e illuministico, con la sua fiducia nella raziona­ lità delle leggi, ma «ottimismo tragico», consapevole che la materia «è ribelle e non soltanto passiva; è aggressiva e non soltanto inerte» 54. Anche quando la materia desse scacco all'uni­ verso personale, però, l'uomo, per la superiorità dello spirito, avrebbe sempre la possibilità di riemergere e riaffermare il suo trascendere la natura. Il processo di umanizzazione non progredi­ sce nello spirito, ma in un rapporto intrinseco e dialettico, di obbedienza e dominio, non tanto della persona che si libera dalla natura, ma con la natura, riconquistando l'armonia dissocia­ ta tra spirito e materia. «Lungi dall'essere un errore funesto di alcune zone europee, [la tecnologia] è forse il mezzo per cui un giorno l'uomo potrà invadere tutto l'universo, instaurandovi il proprio dominio e cesserà di essere un paradosso sperduto nello spazio» 55. Nello stesso tempo, senza cadere nelle tentazioni materiali­ stiche legate al marxismo e alla sua rivalutazione dell'oggettività, Mounier rivendica il primato dello spirito: «La vocazione centrale 1946; tr. it., L'esistenzialismo è un umanesimo, a cura di G. Re, Mursia, Milano 1964, pp. 70 ss. 53 E. Mounier, Qu'est-ce que, cit., III, p. 218; tr. it., p. 78. 54 Cf. Id., Le personnalisme, cit., p. 446; tr. it., p. 38. 55 [vi, p.449; tr. it., p. 42. Il personalismo comunitario di E. Mounier, Il 81 dell'uomo non è il dominio delle forze della natura (...) il dominio delle forze della natura non è né il mezzo infallibile né il mezzo principale per l'uomo per realizzare, o meglio per liberare, la sua vocazione» 56. Cosi, mentre si è restituito all'uomo il corpo e la natura, si è evitato di inseguire una rivoluzione «per l'abbon­ danza, il benessere, la sicurezza», come dimensione della felicità e della completezza umana. 2.3. Pérsona e trascendenza La persona è insieme equilibrio e movimento di superamen­ to della propria realtà. Il continuum tra passato-presente-futuro, se accettato passivamente nei riguardi del passato e senza meta nei confronti del futuro, pregiudica la stessa condizione di umani­ tà spingengola verso !'inumano. Dall'esperienza di ciascuno scatu­ risce invece che l'uomo, sia sul piano ontologico che storico, è persona nel superamento della propria datità. «L'uomo è fatto per essere superato», scrive Mounier ricordando l'espressione di Nietzsche 57. Tale superamento non è però movimento di necessi­ tà senza meta, quasi una condanna ad esser fuori, né un tornare indietro, ma è un continuo richiamo ad esser-piu (plus etre), che comporta, si, un oltrepassarsi, ma progredendo ed elevandosi. Non si tratta di quell'andare al di là di sé tipico degli esistenziali­ sti, legato all'assurdità dell'esistere come un esser gettati fuori da sé e al di fuori di un progresso qualitativo dell'essere 58. Se l'esistenzialismo ateo si ferma alla facticité di Sartre e al Befindli­ ckheit (trovarsi-là) di Heidegger, esso non dà scampo all'assurdità dell'esistenza. D'altro canto il passaggio alla trascendenza di alcune forme dell'esistenzialismo cristiano è eccessivamente condizionato al salto (Kierkegaard), al paradosso, ad una libertà di accettazione che è però autosuperamento senza processo. Si stabilizza cosi 56 57 58 Id., Manifeste, cit., I, p. 516; tr. it., p. 55. Id., Qu'est-ce que, cit., p. 211; tr. it., p.65. Cf. Id., lntroduction aux existentialismes, cit., III, pp. 167-175. 82 Il personalismo comunitario di 1;. Mounier, Il nel pensiero filosofico una trascendenza che è altro dalla persona e, d'altra parte, nell'esistenzialismo ateo, una trascendenza che è mobilità interna all'essere e che si rivela, alla fine, un nuovo positivismo immanente. «È piena positività, senza riserva, insoli­ ta, insolente, l'essere è "di troppo"», scrive Mounier ricordando L'Etre et le Neant di Sartre 59. È costitutivo della persona, al contrario, lo sforzo costante di conversione che è interiorità e trasparenza carica di una intenzione di universalità, tipica di un processo di personalizzazione liberamente scelto e frutto del proprio essere piti che materia, piti che individuo. C'è dunque un aspetto naturale positivo nell'esperienza della trascendenza: «Vivere come una persona - scrive Mounier ricordando Berdjaev - significa passare continuamente dall'am­ bito in cui la vita spirituale è obiettivata, naturalizzata (...) alla realtà esistenziale del soggetto» 60. Nello stesso tempo però la limitatezza della persona, che non è 1'essere assoluto, contiene un appello costante alla pienezza di essere cui aspira come a uno spessore ontologico che la fonda 61. «Ma questa presenza d'essere non è la semplice proiezione dell'essere sviluppato su uno schermo astratto; essa rivela la fonte viva dell'essere (...) accettare l'essere vuoI dire che ci sia dinnanzi a "me qualcosa che è altro da ciò che io sono, e che nell'essere c'è un altro essere oltre che l'essere presente. Noi troviamo qui una forza positiva di movimento: è propriamente la pienezza non attuale, mossa dalla sua intima sovrabbondanza» 62. Se la persona è «un movi­ mento dell'essere verso l'essere», la spinta al suo movimento è il suo stare tra non essere ed essere, tra limite ed infinito, tra mancanza e sovrabbondanza: «(. ..) l'abbondanza e la mancanza che caratterizzano la nostta esperienza dell'essere» 63. Il continuo movimento della persona è in relazione a questa povertà e ricchezza d'essere che richiamano l'Eros platonico, figlio di Poros 59 Cf. J.-P. Sartre, L'Étre et le Néant, cit., pp. 11, 13, 33; E. Mounier, Introduction, cit., p.167 . 60 Id., Manifeste, cit., I, p. 529; tr. it., p. 75. 61 Cf. Id., Le personnalisme, cit., III, p. 486; tr. it., p. 103. 62 Id., Introduction, cit., III, p. 165-166; tr. it., p.160-161. 63 Ivi, p.166; tr. it., p. 161. Il personalismo comunitario di E. Mounler, Il 83 e di Penia 64 e che pongono la consistenza dell'essere personale come essere con, essere per e non un semplice esser per sé, né solo un essere accanto. Nel movimento, la persona fa l'esperienza della libertà come possibilità di andare oltre l'io nella duplice direzione relazionale: orizzontale (rapporto con gli altri) e vertica­ le (rapporto con l'Altro) 65. La trascendenza verticale è esperienza di realzione con Qualcuno che è insieme intimo e connaturale al proprio essere-altro, presenza misteriosa e indefinibile come la persona stessa. «L'orizzonte primitivo della presenza (. ..) è in se stesso ambiguo come presenza della relazione. Ogni relazione, da una parte richiama sui suoi termini, dall'altra sul loro rapporto: direzioni che però sono interattive, giacché la relazione è costitui­ ta dai termini, come i termini lo sono dalla relazione. Ma uno dei termini della relazione, l'ultimo, l'infinito, è in se stesso indefinibile: cosf l'intera relazione e di conseguenza tutti i suoi termini sono, alla fine, indefinibili» 66 . Il richiamo al mistero come presenza dell'assoluto nel relati­ vo non è soltanto problema ontologico, ma appello esistenziale dell'Essere, presente e velato nel mistero della realtà e soprattutto rivelantesi dentro l'uomo nel suo inesauribile richiamo alla pie­ nezza d'essere: «Dio mi è piti intimo della mia stessa intimità», ripete Mounier con sant'Agostino. Il limite del proprio essere, assunto e superato nel movimen­ to di personalizzazione, è costitutivo della tensione al trascendersi come forza ascensionale e stimolo all'elevazione. È il limite che suscita il movimento indispensabile allo slancio dell'essere, come nella meccanica la spinta che provoca il movimento. «L'uomo non può tenersi dritto che con un minimo di forza ascensionale: se perde quota egli non ricade su posizioni modeste di umanità o, come si dice, a livello dell'animale, ma assai al di sotto dell'animale» 67. Non progredi, regredi est, sta dunque a caratteriz­ Cf. Platone, Simposio, 202b. Cf. Pau lette Mounier, Cristiani e non credenti nell'ambito del personali­ smo, in AA.VV., Mounier trent'anni dopo, Vita e Pensiero, Milano 1981, pp. 16-26. 66 V. Melchiorre, Il metodo, cit., p. 31. 61 E. Mounier, Le personnalisme, cit., III, p. 149; tr. it., p. 168. 64 65 84 " personalismo comunitario di E. Mounier, " zare il movimento verso l'essere, «tanto inerente all'essere che lo si accetta o rifiuta con l'essere» 68. Volendo sottolineare il movimento, Mounier preferisce il verbo trascendere al sostantivo trascendenza, che ha maggiori implicanze con il pensiero oggettivante e dualistico. Il trascendere invece salva il collegamento tra trascend<:nza e persona e sottoli­ nea pitI l'azione che lo status. Mounier, infatti, vuole evitare la nozione statica di trascendenza e l'impostazione dualistica di rottura ontologica fra il trascendente e la persona. La corretta posizione del trascendere si distingue anche dalla nozione.che egli chiama «prospettica» e anche transproscen­ denza, che è tipica di quell'esser gettati al di là da sé della trascendenza sartriana. Si tratta di una nozione che comporta la proiezione dell'essere umano fuori di sé in un movimento di trascendenza immanente. Essa però testimonia la razionalità uma­ na del concetto di trascendenza con i suoi connotati di movimen­ to, di superamento, di passaggio da un modo d'essere ad un altro, di «sollecitudine al trascendimento» 69. Il concetto autentico di trascendenza, che Mounier chiama - ricordando J. Wahl - transascendenza, contiene in sé i significati precedenti dando al primo !'immanenza e al secondo la trascendenza. Raccoglie anche, dal primo, autonomia dell'essere e, dal secondo, il movimento. Essendo accessibile alla persona, nel cuore della sua esperienza esistenziale, la transascendenza richiama la libertà dell'uomo che assume direttamente la relazione con l'Essere nella sua inesauribilità e nella sua forza liberatrice. La possibilità di cogliere direttamente Dio per la persona singola è legata alla fede nell'incarnazione, per la quale ogni persona non è un pezzetto dell'essere, ma un'immagine unica e totale della sua divinità. Per questo, sant'Agostino definisce il rapporto tra la persona e Dio: nulla interposita natura, mentre le filosofie dell'antichità continuavano a porre intermediari tra l'uomo e Dio, come anche Averroè che poneva tra l'anima e Dio l'intelletto agente 70. 68 Id., Introduction, cit., III, p. 149; tr. it., p.168. Cf. A. Lamacchia, Esistenzialismo, cit., p. 226. 70 Cf. E. Mounier, Personnalisme et Chrislianisme, cit., I, p.735. 69 Il personalismo comunitario di E. Mounier, Il 85 È insieme una realtà dell'esperienza che giunge ai limiti della razionalità e della fede che pure si colloca nel cuore dell'esperienza stessa, illuminandola. «Se l'ultima marcia della ragione - come diceva Pascal - consiste nel conoscere che v'è un'infinità di cose che la sorpassano», l'approccio col Trascen­ dente è sulla linea dell'appello interiore, della provocazione del­ l'Essere, del fascinans et tremendum del mistero, della persona inesauribile che è in ciascuno e lo proietta all'infinito, sollevando­ lo al di là del sé. 2.4. L'esperienza del nulla che rivela l'Essere Nella relazione con !'Infinito, la persona trova la sua consi­ stenza, si conosce, si rapporta agli altri e si convince che «non è stato gettato li», ma posto: si affida. La risposta all' appello dell'Essere infatti è l'esperienza fondamentale della persona, non come estraniazione di sé e alienazione in un Altro-Assoluto, ma come richiamo suscitato dal1a ricerca a lei connaturale dell'essere. «La ricchezza non scoperta dell'essere, invece di diminuire con l'aumentare delle mie prese, mi sembra tanto piu inesauribile quanto piu la mia ricerca si estende» 71. Si tratteggia una esperien­ za progressiva della persona similare a quella indicata da Heideg­ ger quando critica la metafisica sviluppatasi sino a Nietzsche sull'oblio dell'essere concepito come «ente». L'accesso alla verità, per Heidegger, passa invece per il disvelarsi dell'essere che non può essere frutto di una rappresentazione oggettivante, ma un manifestarsi, rispetto a cui il pensiero è nella modalità dell'ascolto, «è memorativo» e lo lascia essere 72. Se questa è l'esperienza fondamentale, si pone il problema dell'accesso. Anche per Mou­ nier, la questione di fondo per l'uomo è quella di «abbordare l'essere». È in questi termini che è possibile descrivere, piu che ragionare sull'esperienza della trascendenza 73. Essa evidenzia due Id., Introduction, cit., III, p.I71; tr. it., p.169. Cf. M. Heidegger, Was ist Metaphysik?, Bonn 1929; tr. it. a cura di A. Carlini, Che cos'è la metafisica?, La Nuova Italia, Firenze 1953, pp. 68-69. 73 Cf. A. Lamacchia, Esistenzialismo, cit., pp. 226-227. II trascendente infatti non si rivela secondo i canoni della logica tradizionale con cui il pensiero 71 72 86 Il personallsmo comunitario di E. Mounier, Il vie di accesso: una positiva e l'altra negativa, il giorno e la notte, l'essere che sgorga dall'Essere e l'essere rivelato dal non-essere. La prima forma coglie direttamente la pienezza dell'essere, ricono­ scendolo in sé e oltre sé come inesauribile. Mounier la chiama esperienza del dépassement, del traboccamento, della presenza, dell'attestazione. Tale via è però esposta al rischio di concepire l'Essere come proiezione, ente esso stesso, piuttosto che ricono­ scerlo come Altro. La seconda via, invece, che ha al suo centro il negativo e il limite, esprime piuttosto l'irriducibile. L'esperienza dell'irrazio­ nale, dell'assurdo, dell'insuccesso, dell'ostacolo è piu frequente nella vita feriale che l'esperienza della pienezza e della «gloria dell'essere». È di fronte a tali situazioni incomprensibili della vita personale che gli esistenzialisti atei parlano di «irrazionalità, assurdità brutale», dell'esser gettati nel mondo. Per il personali­ smo cristiano e per Mounier in particolare si tratta invece di provocazioni che chiamano oltre l'esperienza e, nell'impossibilità di controllare i meccanismi del vivere e del conoscere, aprono il varco ad una nuova realtà dell'Essere. Tali situazioni «mi mettono in contatto con un senso oscuro del mondo che non può essere oggetto della coscienza, benché sia avvertito nello stesso scacco, come trasfigurante !'insuccesso. In questa prossimi­ tà ostile che è l'arresto del limite, si rivela il lontano assoluto, l'inabbordabile come presenza segreta nella notte, Deus abscondi­ tus ... il limite cosi vibrante al bordo dell'azione non chiama all'ar~esto, ma al salto, all'avventura, alla scommessa» 74. Si intrecciano cosi temi kierkegaardiani, sviluppati successi­ vamente anche da ]asj2ers, specie riguardo alla fecondità delle «situazioni-limite» 75. È un'esperienza che in modo peculiare tende ad immobilizzare l'essere, oggettivando lo. L'intelletto comune coglie solo il «disegno esterno e verbale», mentre solo l'esistenza con la sua esperienza di «giorno» e di «notte» offre la «cifra» per una comprensione dell'esistente nella fede. 74 E. Mounier, Introduction, cit., III, p. 173; tr. it., p. 171. 75 Sul valore delle «situazioni-limite» in Jaspers, cf. G. Marcel,Situations fondamentales et situations limites chez K. Jaspers, in «Recherches philoso­ phiques», I (1932-1933), che certamente anche Mounier aveva letto, anche se 1/ personalismo comunitario di E. Mounier, Il 87 appartiene al singolo ed è irripetibile, poiché solo la persona che la vive conosce la «cifra» o la chiave che gliela disvela senza tuttavia chiarirla, perché essa rimane tipicamente un'esperienza di notte. «La verità di una cifra è ogni volta in larga misura, per l'esistente che la scopre, equivoca per lui stesso e per chi la guarda. Là è proprio il segno della trascendenza. L'essere non può produrre una verità chiara, esauribile e perfettamente comuni­ cabile» 76 • L'esperienza del non-essere, pur essendo una possibilità di accesso sicuro all'essere, al di fuori di ogni oggettivazione paralizzante, non è chiara e soddisfacente: «(. ..) la certezza soddi­ sfatta rischia di separarci da essa piu sicuramente della negazio­ ne» 77. L'essere di Sartre è saturo fino alla «nausea», per quel suo spessore di pienezza che infine soffoca e spinge alla fuga, mentre l'essere che emerge dal nulla rivela ulteriori dimensioni dell'essere. Mounier è piu vicino al nulla heideggeriano, distinto dal niente (assenza di cose), e tuttavia preferisce prenderne le distanze. Indubbiamente, l'essere heideggeriano conserva un'ac­ centuazione di impersonalità e di accentuata alterità, e tuttavia richiama anche fortemente l'esperienza della trascendenza mou­ nieriana per la possibilità dell'uomo di una conversione totale di se stesso, e di decidersi per l'esistenza autentica passando per l'esperienza del nulla e costituendosi come «il vicino dell'essere» o «il pastore dell'essere» 78 . Mounier si riaggancia piuttosto ai mistici, e particolarmente a san Giovanni della Croce, definito «profeta del nada». In Personalismo e cristianesimo, riporta qualche suo verso: «Per sapere tutto, / non voler sapere niente di niente. / Per assaporare tutto, / non aver gusto in alcuna cosa. / Per possedere tutto, / non posseder nulla di nulla. / Per parlando della situazione-limite nelle note rinvia all'altra opera di Marcel (Du refus à l'invocation, Gallimard, Paris 1940, pp. 309 ss.). 76 E. Mounier, Introduction, cit., III, p. 174; tr. it., p. 173. 771 vi. 78 Tale definizione si sviluppa successivamente nell'altra che indica l'uomo come «sentinella del nulla» (Heidegger, Was ist Metaphysik?; tr. it. ci t. , p. 27). L'uomo gettato nel mondo fa l'esperienza continuativa del nulla emergente dal vanificarsi dell'essente nella sua totalità. Nello stesso tempo l'esperienza del nulla è la condizione che rende possibile la rivelazione dell'essere. 88 Il personalismo comunitario di E. Mounier, Il essere tutto, / sii nulla di nulla» 79. Questo nulla viene talvolta interpretato, nella linea freudiana e masochista, come una ' subli­ mazione dell'istinto di morte, senza comprendere che è essenzial­ mente accesso all'essere. Il nulla non gli sta infatti contrapposto come qualcosa di ontologicamente a sé stante, ma come un'espe­ rienza che la persona fa di approfondimento dell'essere. Per il personalismo cristiano, il nulla assilla l'uomo «nel suo essere, non è costitutivo del suo essere» 80. Con tale lapidaria distinzione di preposizioni, Mounier vuole evitare una ontologia del nulla che ossessiona e annulla l'uomo, per concepire il nulla dentro l'essere e, nell'esperienza, come negazione che svela l'Assoluto, ponendo l'accento sull'aspetto positivo. «Se si intendono i piu grandi mistici, non v'è cammino alcuno verso l'Essere assoluto che non comporti un'assunzione preliminare di questa presenza del Nulla nelle notti della carne e dello spirito, ma solo l'esperien­ za consecutiva della pienezza dà un senso all'esperienza iniziale del nulla perché il motore non è il nulla, ma la coscienza del nulla che è riconoscimento implicito dell'assoluto» 81. Il Nulla riconosciuto è già implicito assenso e passaggio all'essere; è un nulla che «rispetta il diritto di parlare dell'essere» 82. Tale intreccio, di essere che emerge nell'esperienza del nulla e di nulla che svela l'essere, può essere colto solo da un pensiero dialettico positivo e negativo che resta aperto a nuovi strumenti espressivi, rispetto a quelli della razionalità di stampo illuminista e della logica formale. «Bisognerà utilizzare un gioco di strumenti vari, talvolta il simbolo o il mito, talaltra il concetto, ma lasciando che si urtino concetti contraddittori (...) passando per sconcertare lo spirito dalle vie chiare ai cammini notturni, dall' accettazine alla sfida, dalla generalità all'eccezione» 83. Non si tratta piu dei concetti dell'essere e del nulla, sia pur dialetticamente intesi, ma della dialettica esistenziale tra presenza e assenza dell'essere o 19 Cf. E. Mounier, Personnatisme et Christianisme, cit., I, pp. 743-744; tr. it., pp. 58-60. 80 Id., Introduction, cit., III, p. 169; tr. it., p. 166. 81 Ivi. 82 Ivi, p.166; tr. it., p. 161 83 Ivi, p.174; tr. it., pp. 173-174. Il personalismo comunitario di E. Mounier, " 89 piuttosto di relazione con l'essere, ora nella forma pOSitiva ora nella forma negativa. Per la persona, tale esperienza si definisce come «spoliazione», modo eccellente di accesso all'essere. «Essere dissolto fino all'osso e poi essere, ma in quel modo superiore d'essere con un Essere al quale si dice tu, partecipazione ontologi­ ca» 84. È questa la differenza fondamentale con gli esistenzialismi ed i falsi personalismi che pongono al centro la pienezza dell'esi­ stenza della persona come affermazione di sé. Le parole «spoliazione» ed «espropriazione totale di sé» «suonano estranee ad uno pseudo-personalismo che si presenti soprattutto come una rivendicazine di autonomia o come una fioritura senza dolore di tutte le sollecitazioni vitali» 85. Torna la contrapposizione tra avere ed essere, con riferimenti a Péguy e a G. Marcel 86, nella forma di distinzione tra essere e illusione di essere anchilosato dall'avere, che va dal possesso dei beni all' affermazione di sé come proprietario anche delle proprie virtu 87. Tutte le situazioni negative, che nella filosofia conducono spesso al nichilismo, divengono situazioni privilegiate di apertura all'essere. «Ogni situazione che scuote l'impresa dell'avere per liberare la fecondità dell'essere è una situazione fondamentale del personalismo cristiano (...). L'Essere Assoluto si definisce Colui che è tutto e non ha nulla: Sum qui sum. Adsum, gli risponde il santo: io sono, non ho piu nulla, e sono rivolto verso Te» 88. n rapporto con l'Essere è comunicazione, e qualifica anche la comunicazione con l'altro uomo. L'essere-in-me, l'essere-nell'al­ tro e l'Essere, rapportandosi, costituiscono «il regno dell'essere­ tra-noi». ATTILIO DANESE Id., Personnalisme, cit., I, p. 745; tr. it., p. 60 . lvi, I, p.743; tr. it., p.58. 86 Cf. G. Marcel, Étre et avoir, Montaigne, Paris 1935; Du refus à l'invocation, cit.; E. Mounier, op. cit., p.746; tr. it., p. 62. 87« Un regime e un certo gusto di proprietà, ci fa proprietari delle nostre povere virtu, di quella "onestà" che è una porta chiusa alla grazia» (E. Mounier, op. cit., p. 745; tr. it., pp. 60-61). 88 lvi, p. 748; tr. it., p. 65. 84 85