CERNUSCO LOMBARDONE, 15 marzo 2015 XX° incontro A.N.F.I. Buongiorno a tutti e grazie della vostra presenza. Siamo qui riuniti in occasione del XX° Incontro dell’Associazione Nazionale Finanzieri d’Italia della “Brianza Meratese” che si avvale per l’organizzazione di questa giornata della collaborazione dell’Associazione Nazionale Alpini di Cernusco Lombardone. L’incontro di oggi è dedicato al ricordo dei caduti della Grande Guerra. Quale occasione migliore per continuare un percorso analitico di quel periodo storico che abbiano iniziato già con le celebrazioni del 4 novembre scorso. Credo sia necessario ed indispensabile conoscere e capire i fatti storici che hanno portato al primo conflitto mondiale, devastante e sanguinoso, per comprendere le conseguenze di tali drammatici accadimenti che hanno condizionato tutto il secolo scorso fino alle evidenti ripercussioni dei giorni nostri che vedono tuttora in atto numerosi conflitti di prevaricazione nazionalistica, etnica, religiosa e razziale. La conquista della pace e del rispetto tra i popoli è frutto di un lungo e profondo cambiamento culturale che nasce anche dalla conoscenza. Per questo motivo vorrei inquadrare brevemente i fatti del tempo, per uno spunto di riflessione. Nel 1914 nulla poteva evitare la guerra. A causa di un eccezionale sviluppo industriale erano a disposizione di quasi tutte le nazioni europee grandissime quantità di armi micidiali per l’epoca, e di flotte militari sempre più agguerrite. Francia e Inghilterra volevano bloccare l'espansionismo tedesco e la sua crescente, inarrestabile egemonia industriale e scientifica. La Francia voleva la rivincita dopo i fatti d'arme del 1870 e voleva riprendersi l'Alsazia e la Lorena. L'Austria e la Russia speravano di risolvere le loro difficoltà con una politica estera particolarmente aggressiva ed espansionistica. Il pretesto per far iniziare la guerra fu l’attentato di Sarajevo, il 28 giugno 1914, di matrice estremista, dove persero la vita il granduca Francesco Ferdinando, erede al trono d'Austria, e la consorte. Da quel momento una corrente di rivendicazioni percorse rapidamente l’Europa, i governi colsero l’occasione per esternare le velleità e le volontà di prevaricazione gli uni sugli altri. L'Austria decise unilateralmente di considerare la Serbia responsabile dell'attentato perché essa dava rifugio agli indipendentisti slavi. La Germania sognava la creazione di un grande stato formato da tutte le nazioni di lingua tedesca. L'impero Russo, a sua volta, ambiva a riunire sotto di sé tutti i popoli di lingua slava, quindi scese in campo in aiuto della Serbia ordinando la mobilitazione del proprio esercito. Appena l'Austria dichiarò guerra alla Serbia fu messo in moto l'automatismo delle alleanze e delle mobilitazioni: in pochi giorni ebbero luogo le dichiarazioni di guerra. A fianco di Germania e Austria si schierarono Turchia e Bulgaria, il Giappone e la Romania si schierarono a fianco della Triplice Intesa. Socialisti e cattolici si schierarono decisamente per la pace, ma non furono presi in considerazione. Non fu presa in considerazione neanche la durissima condanna pronunciata dal papa Benedetto XV°, che considerò la guerra come il risultato dell'egoismo, del materialismo e della mancanza di grandi valori morali e spirituali. Soltanto l'Italia di Giolitti mantenne la calma: la Triplice Alleanza era un patto difensivo, e siccome Austria e Germania non erano state aggredite, ma avevano dichiarato guerra per prime, l'Italia sostenne di non avere alcun obbligo di schierarsi al loro fianco. Ma il 24 maggio 1915 anche l’Italia entrò in guerra a fianco di Francia e Inghilterra. A questo punto vorrei qui approfondire il ruolo del Corpo della Guardia di Finanza durante il Primo conflitto mondiale. La Guardia di Finanza partecipò con un contingente piccolo rispetto all’immane massa dei combattenti italiani, ma rilevante se paragonato al suo organico. Si trattava di un contingente 1 di 12.000 finanzieri (il 40% dell’organico del Corpo) inquadrato in 18 battaglioni impegnati sui vari settori del fronte italiano ed in Albania. Anche nella ingente massa delle Forze Armate italiane questo relativamente piccolo gruppo, idealmente raccolto attorno alla sua giovane bandiera (consegnata al Corpo dal Re il 2 giugno 1914) si fece onore e diede un contributo non secondario alla vittoria. Data la loro natura di guardiani della frontiera i finanzieri furono i primi ad operare all’inizio della guerra. Alle 22,40 del 23 maggio (le ostilità dovevano iniziare alle ore zero del 24) due finanzieri, Costantino Carta e Pietro Dall’Acqua, sorpresero una pattuglia di guastatori austriaci che tentavano di far saltare il ponte di Brazzano sullo Judrio, il fiume che segnava il nostro confine orientale. L’episodio di Brazzano assunse da subito un significato simbolico superiore alla sua rilevanza militare e passò alla storia come il “primo colpo di fucile della grande guerra”. I “distaccamenti speciali” furono i primi ad entrare in azione, alla testa dei reparti dell’Esercito che avanzavano nel territorio lasciato libero dall’Esercito asburgico. Allenati alla vita di montagna e perfetti conoscitori del terreno, i finanzieri parteciparono con gli alpini del battaglione Edolo a numerose azioni di pattuglia in territorio nemico. Un epigrafe eretta sul ponte di Brazzano ricorda i finanzieri come “vedette insonni del confine” sia sulle frontiere terrestri, sia sul mare. Nell’alto Cadore operò il XVIII° battaglione impegnato nelle operazioni offensive all’inizio della guerra ma il più grave tributo di perdite lo diede nell’inverno 1915-16 quando decine di uomini rimasero vittime della “morte bianca”, coperti da immani valanghe di neve sotto le quali scomparivano intere pattuglie e talvolta piccoli reparti nei loro ricoveri. Più accaniti furono i combattimenti sostenuti in Carnia dai battaglioni costieri dislocati in alta montagna a fronteggiare le truppe alpine asburgiche. I battaglioni costieri, e quindi non attrezzati per la montagna, avevano vita dura nelle trincee, non tanto per le molestie del nemico, quanto per lo scarso armamento, per il cattivo funzionamento dei servizi di rifornimento, per la mancanza di salmerie proprie, che costrinse i finanzieri a privazioni e sofferenze di ogni sorta. Avendo occupato le trincee senza zaino, si trovarono senza vestiario di ricambio e protetti da pochi indumenti dalle intemperie e dal freddo che, a quelle altitudini, era molto rigido. Come abbiamo ricordato, la Guardia di Finanza, partecipò alle operazioni con diciotto battaglioni ed altri reparti minori mobilitati, impiegati come unità di fanteria sul fronte trentino, in Carnia, sull’Isonzo e sul Carso. Distaccamenti speciali di sciatori si distinsero sull’Ortles e sulla Marmolada, unità navali operarono sul Lago di Garda, ed i reparti litoranei concorsero alla difesa costiera. Tre battaglioni parteciparono alla resistenza sul Piave e poi alla vittoriosa ”Battaglia del solstizio” del giugno 1918, meritando alla Bandiera del Corpo la prima ricompensa al Valor Militare. Altri tre operarono con il corpo di spedizione in Albania. Dopo la fine delle ostilità, la Guardia di Finanza, oltre a provvedere alla vigilanza lungo la linea di armistizio ed all’organizzazione del servizio d’istituto nelle nuove province annesse, inviò reparti in Dalmazia, in Albania ed in Anatolia. Due compagnie furono autorizzate a permanere a Fiume occupata dai volontari di D’Annunzio, uniche unità regolari incaricate della protezione della popolazione civile e del controllo dell’area portuale. Su un totale di circa 12.000 finanzieri mobilitati si contarono 2.392 caduti, 500 mutilati ed invalidi e 2600 feriti. Il contributo che il Corpo diede al primo conflitto mondiale fu cospicuo ed ingente. Amaramente possiamo constatare come anche i finanzieri vennero mandati al fronte spesso senza preparazione e supporto adeguato, animati da quei valori che permettevano ai soldati di combattere con coraggio non solo contro il nemico ma anche contro la fame, il freddo, la stanchezza, la fatica, la solitudine. 600.000 furono i caduti italiani della prima guerra mondiale la cui conclusione ha lasciato comunque irrisolti gravissimi problemi che saranno poi la radice malata che favorì lo scoppio della seconda guerra mondiale. 2 Infine vorrei sottolineare come attualmente il Corpo della Guardia di Finanza, impegnata su molti fronti e sempre più vicina ai cittadini nel preservare il rispetto della legalità economica e tributaria, stia operando anche sul fronte educativo e formativo degli studenti. Il Comandante della Tenenza di Cernusco, Maurizio Di Blasi, affiancato da una responsabile dell’Agenzia delle Entrate meratese, ha iniziato infatti un percorso educativo in una Scuola Superiore del ns. territorio per affrontare con i ragazzi il tema della "legalità economica" con l’ obiettivo di spiegare il significato di questa parola con esempi concreti e riscontrabili nella vita quotidiana. Si tratta di un progetto attivo a livello nazionale che il Comandante Generale del Corpo, Saverio Capoluogo, ha così spiegato agli studenti durante la presentazione: “Desideriamo trasmetterVi la consapevolezza del Vostro ruolo di cittadini, titolari di diritti e doveri che investono anche il piano economico. Cercheremo di aiutarVi ad apprezzare il valore della legalità economica, non per paura delle relative sanzioni, ma per la sua utilità sociale. In tal modo ci piacerebbe riuscire a farci conoscere da Voi per quello che siamo e che facciamo ogni giorno, illustrando il ruolo ed i compiti della Guardia di Finanza. Rifletteremo con Voi, nelle aule scolastiche, anche su quei luoghi comuni che proiettano un'immagine distorta del valore della "sicurezza economico-finanziaria" e della missione del Corpo; così, saremo davvero "insieme per la legalità". A tutti noi resta quindi il doveroso impegno di collaborare affinchè i compiti e gli obiettivi che il Corpo della Guardia di Finanza, che oggi festeggiamo e che ringraziamo pubblicamente, possano essere raggiungi anche attraverso il supporto di questo territorio, consapevoli che ci uniscono i valori fondanti della nostra Costituzione: equità, solidarietà e rispetto del bene comune. Grazie della Vostra attenzione, un saluto cordiale alle Autorità, alle Forze dell’Ordine, ai Consiglieri Comunali presenti, ai componenti del Corpo Musicale “Alessandro Pirovano” che ci ha accompagnato e un augurio a tutti voi di trascorrere una serena giornata di festa. IL SINDACO Giovanna De Capitani 3