Prof.ssa Sofo 04/11/2013 Margherita Famà Prima di riprendere con i mediatori chimici, come fanno i granulociti neutrofili, prima loro poi le altre cellule bianche, a uscire dai vasi tenendo conto che c’è una forza, la corrente sanguigna, che li trascina e quindi è un processo un po’ difficile per loro? Sono chiamati dalle sostanze chemiotattiche, quindi hanno sentito in parte il pericolo, ma sarebbe difficile per loro opporsi a questa forza che li trascina via, però c’è qualcosa che li aiuta, cioè un processo che è molto studiato in questo momento perché è un processo che ci tornerà utile anche quando parleremo di tumori, perché ve lo siete chiesti come fa una cellula neoplastica prima a entrare nel sangue e poi ad uscire perché anche là vale il concetto che la corrente ematica la trascinerebbe via, allora stanno studiando questi processi di adesione e vi assicuro che nonostante li stiamo seguendo, anche noi facciamo fatica. Io vi ho scritto qualcosina che vi può essere utile: l’adesione e la migrazione. L’adesione è il processo che precede la migrazione, senza adesione non c’è migrazione, quindi è chiaro che ci deve essere qualcosa che consenta alle cellule che devono migrare di ancorarsi alla superficie endoteliale, tenete a mente la composizione del vaso tappezzato da cellule endoteliali che devono esprimere dei recettori o dei ligandi che devono trovare il loro complementare sulle cellule bianche, quelle che dovranno uscire. Se avete voglia, pensate al processo delle cellule neoplastiche che devono ancorarsi per poter uscire. Parliamo intanto di infiammazione: è chiaro che c’entrano i mediatori chimici, vi ricordate che abbiamo detto all’inizio quando li abbiamo definiti, che senza di loro il processo infiammatorio potrebbe non avvenire? E allora i mediatori chimici hanno il compito di modulare, che significa esaltare o inibire, l’espressione di superficie, ma soprattutto l’avidità di queste molecole. Con il concetto di avidità e di affinità ci siamo ragazzi? Li abbiamo studiati in chimica credo, che vuol dire? Cos’è per esempio l’affinità? Allora sapete che ci sono dei recettori ad alta e a bassa affinità: molto spesso i recettori a bassa affinità servono per distrarre in qualche maniera il ligando, per esempio l’allergia, l’ipersensibilità di tipo primo è mediata dalle IgE, i recettori ad alta affinità per le IgE si trovano sui mastociti e sui basofili, questo che vuol dire? Che preferenzialmente le IgE si legano a questi recettori, quindi nei soggetti allergici si vanno a legare lì, però pure i linfociti B hanno i recettori per le IgE, che ci fanno sui linfociti B questi recettori per le IgE? Per il frammento cristallizzabile delle IgE. I linfociti B non contengono istamina, quindi non partecipano alla reazione di ipersensibilità, ce la ricordiamo? Mastociti e basofili degranulano e buttano fuori l’istamina, e sui linfociti B che ci fa un recettore per le IgE? È un recettore a bassa affinità. Le IgE vanno sui recettori ad alta affinità e una volta che li hanno saturati vanno a legarsi a quelli a bassa affinità per dare un segnale di feedback negativo, non ne facciamo più immunoglobuline, sono saturi i recettori. In genere i recettori a bassa affinità servono a mandare un segnale di feedback negativo. I mediatori chimici modulano l’espressione dei recettori e soprattutto la loro attività. Le famiglie dei recettori sono, grosso modo, quattro: Selectine, Integrine, Glicoproteine mucina-simili, Immunoglobuline. Brevemente le selectine: è chiaro che da un lato trovate la L-Selectina (la L sta per leucocita) quella che sta dal lato delle cellule bianche, dal lato delle cellule endoteliali trovate P- ed E-Selectina e P-Selectina per le piastrine attivate. Che fanno le selectine? Si legano attraverso il loro dominio di lectina alle forme sialilate, vi ricordate il recettore Sial-Lewis? Alle forme sialilate degli oligosaccaridi che sono presenti nelle glicoproteine mucina-simili. Le selectine appartengono alla famiglia delle proteine LECAM che sono glicoproteine transmembrana a catena singola con la capacità di legare i ligandi con alta velocità di attacco ma con bassa affinità. Questo vi dice che questo legame è reversibile. Sulla cellula endoteliale, dal lato del vaso, l’espressione della selectina E viene indotta dalle citochine infiammatorie. Come definizione di citochine quale avete? Sono mediatori chimici solubili prodotti da cellule attivate, se la cellula non è attivata non produce citochine. Guardate che il termine citochina è un termine vago, significa prodotto secreto da una cellula. Le prostaglandine per voi sono citochine? Potrebbero esserlo, la fa una cellula, parte dall’acido arachidonico e butta via prostaglandine. Citochina è un termine vasto, poi noi alle citochine addebitiamo le interleuchine, gli interferoni, i TNF, i TGF e quelle molecole secrete dalle cellule bianche, però il termine è molto vago. Allora le citochine infammatorie, dopo 3-4 ore dallo stimolo infiammatorio, inducono l’espressione sulle cellule endoteliali delle selectine E, questo stimolo ha un picco e poi diminuisce, ha una curva e dopo 10 ore diminuisce. La selectina E viene riconosciuta dalle cellule dell’infiammazione monociti, linfociti T della memoria e dai polimorfonucleati (PMN), quindi da cellule diverse tra di loro. La P (selectina) che, se vi ricordate, era presente sulle cellule endoteliali e sulle piastrine è sempre presente, non è una molecola di attivazione. Vi ricordate la differenza tra molecole di attivazione e molecole costitutive? Quella costitutiva è sempre presente e può essere sia espressa che mascherata perché a volte la cellula l’ha sintetizzata, ma la tiene mascherata dalla membrana per esporla al momento giusto, per intenderci il CD40 costitutivo sulla membrana, invece il CD40L, se vi ricordate, era una molecola di attivazione, cioè veniva espressa solo dopo che la cellula era attivata. Allora questa è sempre presente nell’endotelio, ma è inattiva, è localizzata nei corpuscoli di Weibel e Palade e solo dopo l’attivazione da parte dei mediatori, in questo caso si sa è l’istamina, verrà esposta sulla membrana, quindi c’è, è dentro i corpuscoli, dopo viene esposta sulla membrana. Questi processi di attivazione e di inattivazione sono rapidissimi, probabilmente perché l’istamina è già pronta e quindi è rapida la sua azione, la liberiamo subito. Le immunoglobuline sono molecole di adesione in questo caso, uno dei ruoli delle immunoglobuline presenti sulle cellule endoteliali e servono per legare dall’altro lato le integrine dei leucociti, soprattutto ICAM 1 e 2 (molecola di adesione intercellulare) e VCAM1 (molecola di adesione cellulare vascolare). Le due molecole vengono riconosciute dai linfociti e monociti, mentre i polimorfonucleati, voglio intendere tutti i granulociti, naturalmente ognuno con la propria responsabilità (i neutrofili sono quelli maggiormente rappresentati, gli eosinofili e basofili sono di meno, ma quando devono uscire, approfittano anche loro di questi ligandi), riconoscono solo ICAM-1. Abbiamo detto che fanno parte della famiglia delle immunoglobuline, oltre include anche gli anticorpi. Le ICAM e VCAM sono espresse sugli endoteli a basse concentrazioni, ma durante il processo infiammatorio possono aumentare grazie a stimoli prodotti da citochine infiammatorie, per esempio IL-1 e TNF. Allora abbiamo lasciato queste cellule che rotolavano sulla parete endoteliale, rotolavano per esporre una maggiore superficie ai ligandi, allora devono in qualche modo fermarsi, aderire e in questa fase sono sicuramente coinvolte le integrine. Chi sono le integrine? Glicoproteine eteromeriche transmembrana costituite da una catena alfa e da una catena beta associate in maniera non covalente ed i domini citoplasmatici di queste catene interagiscono con componenti del citoscheletro, quindi hanno dei legami con i componenti del citoscheletro. Ci sono diverse famiglie di integrine ed i componenti di ogni sottofamiglia esprimeranno una catena conservata ed associata a differenti catene alfa. Le beta1 sono quelle che conoscete di più, corrispondono alle VLA che sono responsabili dell’adesione alle proteine della matrice extracellulare (collagene, laminina, fibronectina); le beta2, chiamate anche LFA-1, sono responsabili dell’adesione intercellulare e alla matrice, dall’altro lato riconosceranno come ligando ICAM-1, ICAM-2, ICAM-3 sulle cellule endoteliali. Nella diapedesi, le cellule seguono il gradiente di concentrazione formato dalle sostanze chemiotattiche, seguono quella scia. Le molecole di adesione che sono presenti nelle giunzioni intercellulari dell’endotelio, che sono coinvolte nel passaggio di queste cellule, appartengono alla superfamiglia delle immunoglobuline e sono chiamate PECAM o CD31, sapete quando i CD vennero identificati (cluster of differentiation), sapete la storiella di quando di cominciò a parlare di CD sui linfociti all’inizio, poi si estesero ad altre cellule. I leucociti che vanno nello spazio extravascolare, devono uscire dal vaso per andare nell’interstizio, sono trattenuti nella zona perché le beta1 integrine ed i CD44 dall’altro lato si legano alle proteine della matrice, quindi rimangono in zona. È chiaro che abbiamo parlato di sostanze chemiotattiche, non abbiamo detto chi e che cosa chiamano queste sostanze chemiotattiche, le quali hanno una grande responsabilità perché sono responsabili del tipo di cellula che arriverà sul sito di flògosi, possono chiamare una cellula piuttosto che un’altra e le molecole coinvolte in tutto questo avranno la responsabilità di chiamare o granulociti neutrofili, se siamo durante il processo acuto oppure durante il processo di riparazione, o se l’evento acuto sta continuando, dopo 24 ore arrivano i monociti che escono dal sangue e diventano macrofagi, quindi diverse chemochine chiameranno diversi tipi cellulari: neutrofili 6-24 ore mi dà qua di tempo grosso modo, fino a 48 arriviamo sostituiti dai monociti che diventeranno macrofagi dopo 24-48 ore. Guardate che fino a qualche tempo fa dei macrofagi si diceva che, essendo cellule altamente specializzate, non potevano riprodursi e invece si è visto che una quota di macrofagi alveolari è in grado di proliferare, studiando questo tipo di macrofagi situati nel polmone profondo si è visto che non tutti, non sappiamo perché alcuni lo fanno ed altri no, sono in grado di farlo. I neutrofili sono i primi ad arrivare perché, se vi ricordate, stavano già pavimentati nella parete del vaso, marginati, già c’è una quota fisiologica, aumenta questa quota fisiologica, fanno prima a uscire; più sensibili alle chemochine e tendono a formare legami più saldi, purtroppo per noi hanno vita breve, muoiono per apoptosi, è una morte programmata la loro, ed i monociti invece sopravvivono più a lungo, vanno nel sito di flogosi. È importante che ci ricordiamo cosa contengono i neutrofili, perché sono le cellule più specializzate che possono andare nel sito di flògosi? Perché contengono diversi tipi di granuli che hanno azione proteasica soprattutto. Soltanto per ricordarveli, vi invito a ricordarvi i contenuti dell’uno e dell’altro tipo, cioè degli azzurrofili e di quelli specifici: la mieloperossidasi è contenuta in quelli azzurrofili, non c’è in quelli specifici; il lisozìma è contenuto in entrambi, svolge un’importante funzione nell’immunità innata, è un componente umorale solubile dell’immunità innata; proteine cationiche, idrolasi acide, elastasi negli azzurrofili, ricordatevi di queste perché poi il professore Fimiani, quando vi farà il respiratorio, lo sentirete parlare di nuovo di elastasi, di collagenasi; defensine, catepsina G e fosfolipasi A2. Dove ci sono fosfolipasi cosa ci saranno? Ci saranno prostaglandine, leucotrieni. Nei granuli specifici ci sarà la lattoferrina, fosfatasi alcalina, molecole di adesione, attivatore plasminogeno ve l’ho detto, ad un certo punto troverete dei sistemi di mediatori plasmatici, mediatori dell’infiammazione plasmatici, li chiamiamo sistemi perché costituiti da numerose proteine che si intersecano, allora non sappiamo più da dove comincia e da dove finisce il sistema della coagulazione, il sistema del complemento e quello delle chinine, tra poco ne parleremo e vedremo come si intersecano questi sistemi, quindi quando trovate attivatore plasminogeno, fosfolipasi, capite che dietro c’è questo discorso dei mediatori chimici che serviranno poi ad innestare e ad amplificare il prodotto. Le sostanze chemiotattiche possono essere: prodotti di origine batterica, il batterio eventuale se l’infiammazione è sostenuta da un’infezione batterica e se l’infiammazione è sostenuta da un’infezione batterica nella formula leucocitaria aumenteranno i neutrofili, allora i batteri libereranno prodotti tossici che chiameranno le cellule bianche; possono essere prodotti del complemento, qua vi ho messo il C5a, che è uno dei più forti, ma c’è il C3a, c’è il complesso C5-6-7, il complemento ha questa responsabilità chemiotattica; i prodotti della lipossigenasi, alcuni leucotrieni, qualcuno dice una miscela di leucotrieni, ha azione chemiotattica. Ai tempi miei non si conoscevano ancora i leucotrieni, si parlava di una sostanza che si chiamava SRSA, era la sostanza a lento rilascio dell’anafilassi, si chiamava così perché non sapevamo cos’era, poi dal punto di vista chimico si scoprì che era una miscela di leucotrieni; chemochine varie. I fattori chemiotattici produrranno movimenti cellulari, se le cellule non si muovono, non arrivano da nessuna parte. Guardate che i movimenti cellulari non sono di tutte le cellule. Quali sono le cellule che compiono movimenti cellulari? I globuli bianchi, gli spermatozoi. È normale il movimento delle cellule? No, perché alcuni tipi cellulari possono muoversi, in patologia le cellule tumorali non dovrebbero avere capacità di diapedesi, ma purtroppo per noi ce l’hanno, è un’acquisizione, un guadagno di funzione dice qualcuno. Avete fatto il concetto di guadagno di funzione? Allora i fattori chemiotattici producono movimenti cellulari e finiscono per attivare le vie metaboliche di segnale che inducono aumento della polimerizzazione di actina. Che vuol dire? L’actina cos’è? Una proteina responsabile del movimento, pseudopodi che fanno da gambe per camminare, quindi sono i fattori chemiotattici che spingono a questo. Come fanno? Si legheranno a specifici recettori transmembranari accoppiati alla proteina G, è un meccanismo che conoscete già, che porteranno segnali intracellulari dedicati alla polimerizzazione dell’actina. Cosa succedrà? La membrana cellulare si adeguerà a tutto ciò, produrrà delle estroflessioni che porteranno degli pseudopodi, quindi la cellula sarà in grado di dirigersi. Vi ho trovato un disegno molto bello dove si vedono impegnate tutte le cellule dell’infiammazione, era per farvi vedere come rotolano le cellule e come interagiscono i ligandi con i recettori a livello di cellule endoteliali e cellule bianche. Prima dell’essudato però vorrei portarvi ai mediatori chimici. Ragazzi la domanda mediatori chimici dell’infiammazione non è impossibile agli esami, però dovete organizzarvela nella vostra testa in maniera corretta, allora io ho sentito il bisogno di mostrarvi questa diapositiva per classificare in qualche maniera, lo so che sono noiose le classificazioni, ma qua non è noioso, è facile dire chi sono di origine plasmatica, chi sono quelli cellulari, dove li trovate, guardate: DI ORIGINE CELLULARE ci sono: mediatori preformati, abbiamo parlato dell’istamina, della serotonina; di nuova sintesi, cioè tutti i metaboliti dell’acido arachidonico, non sono solo le prostaglandine, ma anche leucotrieni, trombossani, le lipossine, tutti perché tutti i mediatori hanno un ruolo. Allora cominciamo dall’alto, preformati rinchiusi nei granuli secretori (se no farebbero danno) e sono legati all’eparina che viene pure liberata, allora preformati: istamina e serotonina sono là nei granuli, ma anche enzimi lisosomiali. La sorgente di queste, sorgente vuol dire chi le produce, per quanto riguarda l’istamina è costituita dai mastociti, basofili, piastrine; serotonina piastrine soprattutto; enzimi lisosomiali i granuli di granulociti e macrofagi. Mediatori di nuova sintesi che vuol dire? Sono mediatori che agiranno più tardi per forza di cose, in quanto devono essere sintetizzati. Quali? Prostaglandine, leucotrieni, fattore attivante le piastrine (PAF), prodotti reattivi dell’ossigeno, ossido nitrico, citochine. Le citochine possono mai essere i primi mediatori dell’infiammazione? Hanno bisogno di essere sintetizzate queste sostanze, quindi ci vogliono i tempi. Qua accanto trovate chi fa questi mediatori: le prostaglandine sono prodotte da tutte le cellule bianche, qualcuno diceva tranne i globuli rossi, non so se è ancora vero; i leucotrieni sono prodotti da tutte le cellule, l’acido arachidonico sta dappertutto; il PAF tutti i leucociti; le specie reattive dell’ossigeno sono l’acqua ossigenata, l’anione superossido, ossigeno singoletto; metteteci accanto le specie reattive dell’azoto, anche l’azoto fa le specie, i macrofagi fanno l’ossido nitrico; le citochine sono prodotte dai macrofagi, qualcuno dice anche i neutrofili fanno qualche citochina. MEDIATORI PLASMATICI: stanno nel plasma, il fegato è la sorgente maggiore, vedete qua Fattore XII di Hageman che deve essere attivato naturalmente: sistema delle chinine (bradichinine); sistema della coagulazione e della fibrinolisi. Il complemento con tutte le sue forme, vi ricordate che abbiamo detto che alcuni fattori del complemento sono chemiotattici, altri fattori del complemento formano il complesso di attacco alla membrana (MAC), che è quello che consente la perforazione, l’uccisione di alcuni microrganismi. Domanda studente: le catecolamine? Risposta Prof.ssa: le catecolamine non le mettiamo mai, sono dei mediatori immediati, abbiamo definito la vasocostrizione immediata e transitoria proprio perché compare e finisce là. Quando fate la classificazione dei mediatori, lasciatele perdere. ISTAMINA È contenuta in grande quantità in mastociti e basofili, ed anche nelle piastrine in minor quantità, è prodotta dalla decarbossilazione dell’istidina per azione delle proteasi e della carnosina. Prima cosa da notare: l’attività dell’istidinadecarbossilasi è inibita dai glucocorticoidi (cortisoni), primo effetto antinfiammatorio. Naturalmente se ho il raffreddore non prendo il cortisone, vanno bilanciate le cose, però nelle infiammazioni importanti la prima cosa è il cortisone. La sintesi e la produzione di istamina sono potenziate da alcune citochine IL-3, IL-5, IL-8, la 8 vi ricordo che è anche una sostanza chemiotattica per i neutrofili. L’istamina verrà inattivata da diverse sostanze, intanto dalle istaminasi MAO e DAO, la DAO è in quantità maggiore ecco cosa significano questi due + (nella slide), la DAO è solubile e diffusibile nei liquidi organici, la MAO è insolubile e qua vi ho messo tra parentesi il ruolo degli eosinofili, l’avevamo accennato, perché abbiamo detto che quando c’è un’infiammazione allergica aumenta la quota degli eosinofili nella formula? Se è vero che sono i basofili a liberare istamina, che c’entrano gli eosinofili? Nell’infiammazione allergica aumentano gli eosinofili, nella formula leucocitaria normale gli eosinofili sono l’1-4%, non di più, nel soggetto allergico troviamo 10-15, non di più; nelle parassitosi i numeri si alzano di più, si arriva anche al 30%. Perché aumentano gli eosinofili nella formula leucocitaria? In una fase precoce liberano enzimi che degradano l’istamina, quindi sono di aiuto all’organismo, liberano MAO e DAO, ma in una fase più tardiva cosa libereranno? Proteine cationiche degli eosinofili e la proteina basica maggiore, che hanno effetto edemigeno, cioè generatore di edema, essudato infiammatorio. Se vi mettete un attimo in questo bronco di un soggetto allergico e già ha una costrizione, chi è che costringe il bronco? L’istamina stringe, ha effetto sulla muscolatura liscia in più aggiungiamo l’edema che producono queste sostanze, questo bronco è completamente chiuso, quindi l’aria riesce ad entrare, ma non può uscire, avete mai sentito il sibilo di un asmatico? Ancora non siete medici famosi illustri? L’asmatico non ce la fa, è come se non avesse aria, la prima cosa che fa quando razionalizza, se è una persona adulta, apre la finestra perché cerca aria, ma non è che non c’è aria, non gli arriva, uno si sente soffocare perché questo calibro del bronco è chiuso, quindi l’aria non ce la fa, allora si sente quel rumore dovuto all’aria che c’è dentro il bronco. Ragazzi guardate che ancora oggi di asma si può morire, a volte bisogna usare l’adrenalina, quando già c’è l’asma l’antistaminico che deve fare? L’istamina ormai è andata per i fatti suoi, non serve. Nell’asma si usa il cortisone perché capisco che non tutti camminano con l’adrenalina in tasca, anche se il soggetto allergico dovrebbe farlo perché a volte non ci arriva. Si può morire anche per una puntura di ape, se uno è vicino a un pronto soccorso ti fanno l’adrenalina, se no muori per shock anafilattico. Domanda studente: ma se si fa il cortisone? Risposta prof.ssa: non basta, se non hai altro lo fai, ma non basta perché per le punture di ape è necessaria l’adrenalina, per l’asma all’inizio invece ti basta. Ragazzi questi sono fenomeni da prevenire perché l’asma si previene, un bravo medico non fa arrivare il paziente alla crisi asmatica, deve prevenirla. L’istamina viene inattivata dalle istaminasi o tramite metilazione ed avviene soprattutto nei macrofagi, o per acetilazione. È una sostanza che verrà escreta con le urine. Quali sono gli effetti dell’istamina? Broncocontrazione sulla fibrocellula muscolare liscia, rapida e transitoria, ma attenzione c’è l’istamina, ma ci sono anche gli altri mediatori, la reazione non finisce; Aumento della permeabilità vascolare, là vi ho messo i tempi 15-30 minuti, ma non mi importa agli esami, lo dico per farvi capire che è un effetto rapido che però poi finisce. L’azione permeabilizzante si esercita soprattutto sulle venule per contrazione degli endoteli. Vi ricordate che abbiamo parlato di due meccanismi? Uno di contrazione ed uno di retrazione e poi di danno diretto, ma quella è un’altra cosa; Stimola la secrezione delle ghiandole esocrine; Aumenta la frequenza cardiaca; Chemiotassi per gli eosinofili, richiama eosinofili. Agisce su tre recettori in genere: H1, H2, H3. Il recettore H1 è localizzato sulla muscolatura liscia dei bronchi e gastrointestinale, nel microcircolo, nelle terminazioni vagali e il legame del recettore con l’istamina provoca questi effetti: Aumenta il cGMP intracellulare; Vengono stimolate le cellule dell’infiammazione, prima dei neutrofili poi le altre; Si contrae la muscolatura liscia bronchiale e gastrointestinale, il recettore sta lì e provoca la contrazione delle fibrocellule muscolari lisce; Aumenta la permeabilità vascolare, anche se è di breve durata; Provoca vasodilatazione periferica e prurito, lo sanno tutti gli allergici; Stimolazione vagale afferente delle vie respiratorie; Chemiotassi positiva per gli eosinofili, vuol dire che se li chiama. Queste sono le azioni che l’istamina esplica legandosi al recettore H1. Recettore H2: è localizzato sulla mucosa gastrica e delle vie respiratorie, muscolatura liscia cardiaca ed esofagea, cellule infiammatorie, ma anche linfociti. Quando si lega a questo recettore, l’istamina provocherà: aumento dell’ AMPciclico; stimolazione della secrezione gastrica di HCl; secrezione mucosa delle vie respiratorie; contrazione esofagea; stimolazione cardiaca; inibizione linfociti e cellule infiammatorie; vengono liberati enzimi lisosomiali, proteine di fase acuta e del complemento; chemiotassi negativa per gli eosinofili. In alcuni tessuti i recettori coesistono (avete visto mucosa gastrica e vie respiratorie) con effetti a volte antagonisti, o si lega a uno o si lega a due, l’effetto finale sarà dato dal bilancio: se prevale uno, si avrà un effetto, se prevale il due, si avrà un altro effetto, quindi bilancio tra i due recettori. H3: si sa poco, è localizzato sui neuroni e sui mastociti, provocherà diminuzione della sintesi e del rilascio di istamina. Come agisce l’istamina? Il meccanismo d’azione dell’istamina è complesso ed è legato a un aumento dei flussi di ioni Ca verso l’interno della cellula, stimolerà la contrazione della fibrocellula muscolare liscia ed è legato anche ad una stimolazione adenilato o guanilato ciclasica (recettore 1 o recettore 2) da parte dell’istamina, quindi se stimola l’AMP o il GMP, dipende dal tipo di recettore che andrà a legare. Alte concentrazioni di istamina (come quelle che si liberano nell’allergia) hanno effetti infiammatori dovuti all’azione dell’istamina sul microcircolo (sulle venule), basse concentrazioni di istamina, al contrario, potrebbero avere effetti antinfiammatori bloccando la liberazione di istamina da parte dei basofili tramite gli H2 o da parte dei mastociti tramite gli H3. Sulle proteine di fase acuta e sul complemento l’istamina può avere un effetto doppio: inibitorio tramite gli H2; stimolatorio tramite gli H1. Vi ricordo che le proteine di fase acuta vengono secrete durante un’infiammazione importante dal fegato e provocheranno effetti sistemici sull’organismo, quindi l’infiammazione deve essere importante e sostenuta da un’azione importante. Qua ho cercato di mettervi i recettori accanto così ci intendiamo. AZIONE DELL’ISTAMINA: contrazione della muscolatura liscia extravasale (H1); vasodilatazione (H1); stimolazione della secrezione gastrica (H2); stimolazione cardiaca (H2); inibizione del rilascio di neurotrasmettitori, quindi un effetto negativo(H3). Quali sono i ruoli in fisiopatologia? Quelli là, stimolerà la secrezione gastrica, sapete che fino a trent’anni fa l’ulcera duodenale era curata solo con la chirurgia, poi si scoprì una molecola meravigliosa che fece andare in pensione i chirurghi in qualche maniera, la ranitidina per l’ appunto, che è un antagonista del recettore H2 e quindi inibiva la liberazione di acido cloridrico. L’azione più importante, l’istamina come mediatore della reazione di ipersensibilità di tipo primo, allergia tipo primo mediata da IgE, orticaria, tracciata con antagonisti dei recettori H1, è chiaro che tutte queste conoscenze sui recettori poi praticamente serviranno a fare questo, a predisporre trattamenti terapeutici che inibiscano l’azione di questi recettori, che antagonizzino, in qualche maniera, il legame con l’agente patogeno, in questo caso patologico. EFFETTI DELL’ISTAMINA SU CELLULE ENDOTELIALI NEL SITO DI FLOGOSI L’istamina, così come la trombina, è in grado di attivare le cellule endoteliali, dove? A che livello? Siamo sulle venule post-capillari, l’istamina agisce soprattutto sulle venule, su quelle che da parte loro sintetizzeranno PAF, esponendo la selettina P trascolata, portata lì, dai granuli secretori della membrana. Questa espressione che è transitoria, transitoria vuol dire che dopo cessa, favorirà l’adesione soprattutto dei neutrofili, ma dei polimorfonucleati in genere, tramite il recettore che sta su queste cellule, cioè il sial-Lewis X. Il legame tra polimorfonucleati in genere ripeto, ma sono soprattutto i neutrofili, e le cellule endoteliali favorirà l’interazione tra PAF ed il suo recettore specifico sulla membrana dei granulociti stessi che, a loro volta, esprimeranno le integrine beta2, LAF1 e MAC1. Io le devo dire per forza di cose come fasi, ma in genere queste fasi si sovrappongono, non sono così ordinate, ma per spiegarle dobbiamo ordinarle. La presenza delle integrine comporta l’ancoraggio dei polimorfonucleati attivati dal PAF alle cellule endoteliali, riescono a legarsi dal lato delle cellule endoteliali, verranno espressi i controrecettori delle integrine ICAM1 e ICAM2, facilitando la polarizzazione, cioè vanno verso una parte, e come effetto finale migrano, dei polimofonucleati verso il sito di flogosi. Se non ci fossero tutti questi sistemi recettoriali e di ligando, alcuni inducibili, alcuni costitutivi, né l’ancoraggio, né la diapedesi potrebbero verificarsi. La serotonina è un’ammina vasoattiva che deriva dal triptofano, viene degradata dalle monoamminoossidasi mediante meccanismi di decarbossilazione o secondariamente, se non bastano questi, da meccanismi di acetilazione e di metilazione, come l’istamina. Proteine e piastrine possono inibirne l’azione, fissandola, per formare complessi inattivi, quindi un altro modo per inattivarla. È presente nel nostro organismo in due forme: legata; libera. Quella libera è attiva sia all’interno sia all’esterno della cellula, nel plasma o nei liquidi interstiziali; quella legata è legata in complessi inattivi oppure sotto forma di deposito (la maggior parte vi ho scritto). Le forme di deposito sono un classico, restano lì fino al momento dell’uso. Il rilascio della serotonina è provocato dall’aggregazione piastrinica, se qualcuno agli esami vi chiede la coagulazione, qual è la prima fase? Immediatamente si verificano l’adesione e l’aggregazione, quindi aggregazione piastrinica che avviene in caso di un danno che prevede l’esposizione del sottoendotelio, se non viene esposto il sottoendotelio non succede nulla, quindi contatto con il collegene, trombina, ADP e complessi immuni antigene-anticorpo. Questo rilascio può anche verificarsi in seguito a stimolazione del PAF rilasciato dai mastociti. MEDIATORI DI DERIVAZIONE PLASMATICA: questi sono plasmatici o prodotti dal fegato o vediamo. Tre cascate enzimatiche, cascata significa che comincia e poi non si ferma più, il sistema delle chinine, della coagulazione e del complemento. Le chinine: bisogna arrivare a innescare questa cascata delle chinine, chi la attiva? IL FATTORE XII di Hageman, quindi già vediamo un primo intreccio con la cascata della coagulazione e questo viene fuori perché è provocato dal contatto con superfici cariche negativamente come il collagene e la membrana basale. Ragazzi nell’infiammazione c’è il danno, l’infiammazione è una risposta a un danno, e quindi è chiaro che c’è l’esposizione a cariche negative. Allora verrà prodotto un frammento del fattore XII che è anche un attivatore della pre-callicreina, che sarà convertita in callicreina. Vi premetto che in tutte queste cascate si riproducono i meccanismi, fattori inattivati da attivare e fattori inibitori da attivare, quindi c’è la pre-callicreina attivata a callicreina, la quale, a sua volta, scinderà un precursore glicoproteico plasmatico, il chininogeno, che è una proteina ad alto peso molecolare, e lo trasformerà in bradichinina; il chininogeno ad alto peso molecolare finirà ancora ad agire come catalizzatore nell’attivazione del Fattore XII, quindi da dove avevamo iniziato ritorniamo. Gli effetti di queste sostanze sono mediati da due recettori B1 e B2. Il recettore B1 è un recettore inducibile ed è indotto dai mediatori dell’infiammazione e selettivamente attivato dai metaboliti delle bradichinine; i recettori B2 sono costitutivamente espressi. Le chinine vengono degradate dalle chininasi, quindi i meccanismi si replicano, ma le azioni sono diverse. Cosa fa il sistema delle chinine? controllo della pressione arteriosa, quindi evidentemente agisce sui grossi vasi; contrazione della muscolatura liscia, quindi quell’azione dell’istamina, anche se l’istamina dura poco, viene sostenuta da altri; vasodilatazione; migrazione cellulare; attivazione cellule infiammatorie; risposta al dolore, aldogena. Qual è il risultato di queste funzioni? Amplificazione della risposta infiammatoria, che era cominciata con l’istamina, mediante la stimolazione di cellule sia locali, che migrate che produrranno mediatori chimici dell’infiammazione e soprattutto prostanoidi, derivati dall’acido arachidonico, citochine e ossido nitrico. La bradichinina, in particolare, è un nonapeptide derivato dal chininogeno per azione della callicreina, le azioni principali della bradichinina sono: la vasodilatazione, cominciata dall’istamina; aumento della permeabilità vasale; stimolazione delle terminazioni nervose del dolore; contrazione della muscolatura liscia soprattutto intestinale e dell’utero. LA CASCATA DELLA COAGULAZIONE Abbiamo già visto la partecipazione del Fattore XII, il sistema della coagulazione si può suddividere in due vie che convergono a livello dell’attivazione della trombina e nella formazione di fibrina. La via intrinseca è fatta da una serie di proteine plasmatiche che riescono a essere attivate dal Fattore XII, che è sintetizzato dal fegato, circola in forma inattiva finché non incontra il collagene (se non lo incontra, non ha nessuna indicazione per attivarsi), cioè in caso di danno, altrimenti succedono cose che non dovrebbero succedere, come la trombosi. Quindi il Fattore di Hageman si attiva grazie a queste cariche negative e il processo attiverà, a sua volta, una serie di proteasi plasmatiche, ovvero quelle che porteranno alla conversione del plasminogeno in plasmina che induce fibrinolisi, i prodotti della fibrinolisi aumenteranno ancora di più la permeabilità vascolare ed agiranno sui fattori del complemento dando origine C3a ed a C5a che hanno azione chemiotattica. Ai miei tempi C3a e C5a si definivano anafilotossine. Conversione della pre-callicreina in callicreina, la callicreina plasmatica prodotta dal Fattore XII attivato scinderà il chininogeno dando origine alle chinine. Vedete come si intersecano le vie? Attivazione della via classica del complemento, attivazione della cascata coagulativa. Siamo partiti dalla coagulazione, siamo arrivati alla coagulazione. La trombina è la molecola che rappresenta il trait d’union tra coagulazione e infiammazione perché l’attivazione della coagulazione darà origine all’attivazione della trombina (Fattore IIa) dal precursore protrombina (Fattore II), attraverso una serie di reazioni. La trombina degrada il fibrinogeno solubile circolante generando un coagulo (avete mai visto un coagulo? Se fate un prelievo di sangue e non lo trattate con un anticoagulante, dopo mezz’ora cosa succede? Si forma un reticolo forte che intrappola le cellule del sangue, cioè globuli rossi, bianchi e piastrine, le intrappola sotto, mentre sopra il coagulo avviene la “spremitura” del siero, il siero viene quasi espluso da sotto e portato sopra, quello che si fa tutti i giorni nei laboratori per dosare tutti i parametri ematici, glicemia, ecc.). La trombina si legherà ai recettori attivati da proteasi che sono composti da sette domini transmembranari accoppiati a proteine G ed espressi da piastrine, cellule endoteliali e cellule della muscolatura liscia. L’impegno di questi recettori, uno da parte della trombina, provocherà alcune risposte che inducono l’infiammazione e cioè: mobilizzazione della selettina P, che sta sulle piastrine; produzione di chemochine; espressione di molecole di adesione per le integrine dei leucociti; induzione di COX2; produzione di prostagladine, PAF, ossido nitrico e quindi alterazioni delle cellule endoteliali. Vi ho voluto fare vedere dove si intersecano le due vie. Il complemento è una serie di proteine plasmatiche, importante nella risposta immunitaria e nell’infiammazione. Quando diciamo risposta immunitaria e risposta infiammatoria sono due termini sovrapponibili, in quando può esserci un’infiammazione senza infezione, ci sono le cosiddette infiammazioni sterili perché non sono provocate da agenti patogeni vivi, ma la partecipazione delle cellule bianche (granulociti, monociti, linfociti) non è esclusiva delle risposte all’infezione. In alcuni punti le due risposte si sovrappongono, ma esiste anche una risposta infiammatoria senza infezione: abbiamo detto cos’è il flittene, il prodotto dell’ustione di secondo grado, quello di primo grado è l’eritema, quindi nel flittene la risposta è sterile fin quando non buchiamo il flittene, entra l’aria, si infetta e l’acqua diventa risposta agli agenti infettivi, ma all’inizio no, è sterile. Nell’Alzheimer c’è un’infiammazione sterile, sono i TLR che rispondono per primi, i TLR sono i recettori dell’immunità innata, c’è un’infiammazione sterile alla quale partecipano i TLR. Qual è il fine del complemento? Bucare la parete dei microrganismi. Il complemento è formato da più di 30 proteine che si trovano in alta concentrazione nel plasma. Durante il processo di attivazione del complemento si produrranno una serie di fattori che causano: aumento della permeabilità vascolare (finora ne abbiamo nominato un paio che determinano un aumento della permeabilità vascolare dall’istamina in giù, le chinine, anche il complemento); chemiotassi, abbiamo detto C3a, C5a, C5-6-7; l’opsonizzazione per facilitare la fagocitosi. In genere, le componenti del complemento sono presenti in forma inattiva, perché se fossero attivate, agirebbero continuamente. Le vie di attivazione sono: Via classica; Via alternativa; Via della lectina. La via classica viene in genere attivata dalla reazione antigene-anticorpo, da prodotti batterici, prodotti virali, dalla proteina C reattiva, proteasi, cristalli di urato, la cosiddetta infiammazione sterile, cellule apoptotiche con il loro contenuto di danno e polianioni rappresentati dai polinucleotidi. La via alternativa è attivata dal contatto con componenti della superficie microbica (endotossine dei Gram negativi), polisaccaridi, poi altre sostanze, cellule tumorali, parassiti. La via della lectina è una via di attivazione da parte della lectina plasmatica che legherà il mannosio della parete batterica. Con questa diapositiva ho cercato di farvi vedere che tutte le tre vie del complemento convergono sul C3, è quello il momento di conversione delle vie. Funzioni effettrici: se vengono liberati C3a e C5a siamo nell’infiammazione e soprattutto liberazione di sostanze chemiotattiche che servono a reclutare e ad attivare leucociti che devono fagocitare i microbi; C3b anche qua fagocitosi; formazione del complesso di attacco alla membrana (MAC) che buca la membrana. Qual è l’attività biologica? Ragazzi a me non interessa che voi mi raccontiate come si attiva il complemento, mi interessa che sapete l’attività biologica a livello dell’infiammazione: le anafilotossine C3a e C5a, ma anche C4a: agiscono aumentando direttamente la permeabilità dei vasi; aumento permeabilità dei vasi attraverso mediatori, come l’istamina e gli eicosanoidi; chemiotassi; stimolazione dell’adesività leucocitaria; stimolano la degranulazione leucocitaria; stimolano la produzione dei radicali dell’ossigeno e degli eicosanoidi, quindi stimolano il metabolismo dell’acido arachidonico; espressione dei recettori leucocitari del complemento (CR1 e CR3), vi ricordate che alcuni linfociti esprimono dei recettori per il complemento; attivazione dei monociti che quando escono dal vaso diventano macrofagi e producono citochine. Il C3b ha attività opsonizzante, quindi di rivestire i microrganismi. Il C5b67 ha attività chemiotattica. Il C2a ha attività chinino-simile. Alla fine questo complemento comporterà la lisi della cellula batterica (quando ci riesce con il complesso MAC) e gli effetti mediati dai suoi frammenti attivati o chemiotattici o altri mediatori dell’infiammazione. In particolare C3a e C5a aumenteranno la permeabilità vascolare, provocheranno vasodilatazione, vedete che quello che faceva l’istamina, in fondo, viene riprodotta da questi mediatori, però amplificando la reazione, l’istamina finisce lì, questi l’amplificano. C5a: attivazione chemiotassi dei leucociti, ne abbiamo parlato a proposito dell’avidità delle integrine, attivazione del metabolismo dell’acido arachidonico nei neutrofili e nei monociti, cioè nelle cellule che svolgono il loro ruolo di cellule infiammatorie, rilascio di altri mediatori dell’infiammazione. Il C3b facilita la fagocitosi fungendo da opsonina. Effetti sui vasi: aumento della permeabilità e vasodilatazione.Il C5a attiva la lipossigenasi dei neutrofili e dei monociti, quindi produzione di leucotrieni. Ancora attivazione dei leucociti, adesione e chemiotassi, il C5 aumenta l’interazione tra le integrine dei leucociti e l’endotelio, è un potente fattore chemiotattico e richiama neutrofili, monociti, eosinofili e basofili. Il fattore C3b stimolerà la fagocitosi da parte di neutrofili e macrofagi. Questi due frammenti del complemento possono essere anche attivati dagli enzimi proteolitici presenti nell’essudato, prodotto dell’infiammazione in cui vi sono cellule che rilasciano enzimi lisosomiali. In questa maniera, azione della cascata del complemento, la cascata della coagulazione, la cascata delle chinine, verrà amplificata la reazione precedente, quindi l’infiammazione continua ad amplificarsi fino al punto in cui l’agente di danno, vivo o inerte, verrà allontanato tramite la fagocitosi, se ci riesce con la fagocitosi, abbiamo allontanato l’agente di danno, se non ci riesce, la fagocitosi non è stata produttiva, per esempio il micobatterio della tubercolosi resta lì vivo e vegeto, è chiaro che è inutile chiamare altri neutrofili, muoiono, arriva il monocita che diventa macrofago ed endocita non solo il batterio, ma anche i residui dei neutrofili, io vi ricordo che la funzione specifica del macrofago è quello di scavenger, di spazzino, endocita tutto, ma purtroppo per noi il micobatterio rimane vivo e quindi si perpetua l’infiammazione con altre modalità. Cascata delle prostaglandine: partiamo dall’acido arachidonico di membrana, acido grasso insaturo a 20 atomi di carbonio che deriva dall’acido linoleico che noi introduciamo con la dieta ed è presente nell’organismo sotto forma di componente dei fosfolipidi di membrana. Verrà rilasciato dalla membrana in seguito all’attivazione delle fosfolipasi che a loro volta saranno attivate in seguito a stimoli fisici, chimici, meccanici o dall’infiammazione, dai mediatori dell’infiammazione come il C5a. Il metabolismo dell’acido arachidonico può seguire la via della lipossigenasi o quella della ciclossigenasi. Allora fosfolipidi di membrana, acido arachidonico, andiamo alla 5 lipossigenasi, gli intermedi fate i leucotrieni, l’ho detto al plurale perché abbiamo la A4, il C4, il D4, l’E4. Azione dei leucotrieni: vasocostrizione; broncospasmo, e nell’asma bronchiale sono i leucotrieni implicati, alcuni farmaci antileucotrienici funzionano; incrementata permeabilità. Andate direttamente alle lipossine, le quali agiscono: producendo vasodilatazione; inibendo la chemiotassi dei neutrofili; stimolano l’adesione dei monociti. Ancora se prende la via della ciclossigenasi, COX1 e COX2, andiamo alle prostaglandine, prima la PGG2, la PGH2, da un lato la prostaciclina (PGI2), dall’altro lato il trombossano (TXA2), lo vedete che hanno effetti opposti, prostaciclina antiaggregante, il trombossano aggregante. Dall’intermedio PGH2 derivano le prostaglandine D2, E2, F2alfa, vasodilatazione, edema, ma anche contrazione della muscolatura liscia e altre cose che lì non sono citate. Sapete che le prostaglandine sono utilizzate nell’induzione del travaglio di parto, proprio perché stimolano la contrazione della muscolatura liscia. L’acido acetilsalicilico e i FANS inibiscono la COX e quindi la produzione di tutte le prostaglandine ed i trombossani. Esistono due tipi di COX: COX1 e COX2. La prima è espressa nella mucosa gastrica e per questo motivo gli inibitori selettivi della seconda hanno effetti lesivi sulla mucosa gastrica più lievi. La via della ciclossigenasi porterà alla produzione di prostaglandine e trombossani per azione a sua volta di enzimi specifici. Ognuno di questi enzimi ha una sua precisa distribuzione tissutale: per esempio la trombossano sintetasi si trova dentro le piastrine, è un aggregante piastrinico, al contrario nelle cellule endoteliali, c’è un enzima dedicato alla produzione di prostacicline che sono antiggreganti, quindi il bilancio tra le due sostanze è quello ottimale, quando pende da un lato avrete aggregazione, quando pende dall’altro possibilità di emorragia. La via della lipossigenasi: la 5-lipossigenasi è l’enzima che metabolizza l’acido arachidonico più importante a livello dei neutrofili, è altamente instabile e successivamente verrà convertito in leucotrieni, le tre serie (LTA4, LTB4, LTC4). La via della lipossigenasi, ancora, principale prodotto è il 5-HETE che ha azione chemiotattica per i neutrofili e che può essere convertito in leucotrieni, il leucotriene B4 è un agente chemiotattico potente, stimolerà l’adesione e l’aggregazione dei leucociti all’endotelio, farà produrre radicali liberi ed indurrà il rilascio di enzimi lisosomiali; C4,D4 ed E4 provocheranno vasocostrizione importante, broncospasmo ed aumento della permeabilità vascolare delle venule. Le lipossine si formavano attraverso l’altra via, la lipossina A4 e B4 che originano per biosintesi transcellulare, che vuol dire? Dipende da due cellule, altrimenti una cellula, da sola, non riesce, hanno un’azione inibente la chemiotassi e l’adesione dei neutrofili all’endotelio, abbiamo detto che facilitano l’adesione dei monociti. In quali processi biologici li trovate? Soprattutto nell’infiammazione, ma anche nell’emostasi, sono metaboliti che si formano rapidamente, ma che vengono degradati ancora più rapidamente, hanno un metabolismo velocissimo, noi usavamo le prostaglandine soprattutto in alcuni esperimenti fatti sui linfociti del sangue periferico, il limite era che la prostaglandina veniva metabolizzata presto per cui la sua azione era visibile, grosso modo, in una mezz’ora, dopo quella mezz’ora non funzionava più, noi la mettavamo a contatto con le cellule e poi la eliminavamo tanto non serviva più e continuavamo la coltura cellulare per vedere che effetto aveva sui recettori di membrana, ha un effetto inibente la risposta immunitaria la E2, decadono spontaneamente o per via enzimatica. COX convertirà l’acido arachidonico in PGH2, che a sua volta sarà convertito da altri enzimi in prostaciclina, prostaglandine e trombossani, funzioni diverse. Come agiscono prostacicline e trombossani? Le prime tramite recettori IP, avranno azione: antiaggregante; antiadesiva; vasodilatatoria; agiranno sul rimodellamento vascolare; ridotto uptake del colesterolo. Tramite i recettori TP i trombossani avranno azione: proaggregante; proadesiva; vasocostrittrice, quindi effetti completamente opposti; incrementeranno il rimodellamento vascolare. Azioni completamente opposte, dal bilancio dipende la vita. Il PAF deriva dai fosfolipidi delle piastrine soprattutto, ma anche dei basofili, dei mastociti, neutrofili, monociti macrofagi, cellule endoteliali, sia come prodotto secreto sia come prodotto cellulo-legato, è bruttissima questa cosa, però significa legato alla cellula. È un fattore che stimola le piastrine, ma ha anche altri effetti: ha un effetto vasodilatatorio e di aumento della permeabilità venulare da cento a diecimila volte maggiore dell’effetto dell’istamina, quindi un effetto assolutamente superiore a quello dell’istamina; aumento dell’adesione leucocitaria; chemiotassi, degranulazione e burst ossidativo; stimola la sintesi di eicosanoidi. Quindi un forte potere infiammatorio, più forte di quello dell’istamina. OSSIDO NITRICO: è stato scoperto all’inizio come fattore prodotto e rilasciato dalle cellule endoteliali che causava vasodilatazione, rilassando la muscolatura liscia. È prodotto da alcuni tipi cellulari: cellule endoteliali, neuroni (alcuni tipi), fagociti (sia neutrofili sia monociti macrofagi). È sintetizzato dall’amminoacido L-arginina mediante l’azione degli enzimi ossido nitrico sintetasi o sintasi come volete voi, a me piace più sintetasi e là vi ho messo i tre enzimi che hanno un nome differente a seconda della cellula che li produce: eNOS è prodotto dalla cellula endoteliale ed è un enzima inducibile; nNOS a livello neuronale costitutivamente espresso; iNOS enzima inducibile nei fagociti, quindi nei tre tipi cellulari che abbiamo detto. Questa voleva essere una figura che vi spiega le funzioni dell’ossido nitrico nei capillari e nei macrofagi, quello che causa è la vasodilatazione, i radicali liberi dell’azoto sono tossici non solo per gli agenti patogeni, ma anche per le cellule dell’organismo come le specie reattive dell’ossigeno. CITOCHINE: citochine ne abbiamo centinaia di migliaia, l’altra volta è uscita una citochina 35, IL-35, e non l’ho degnata di uno sguardo. Allora per definizione le citochine sono agenti pleiotropici e ridondanti, cioè la stessa citochina più agire su più meccanismi, su più cellule e più citochine possono agire sulla stessa cellula, ridondante nel senso che più citochine hanno lo stesso effetto, che motivo c’è di farne dieci che hanno lo stesso effetto? Allora io ho cercato di farvi una tabella per funzione, però qui avremo da parlare per l’eternità: citochine regolatrici della funzione di altre cellule: l’IL-1 è la citochina prodotta nel momento in cui si verifica la presentazione dell’antigene; è la citochina dell’immunità innata; è una citochina pirogenica; l’IL-4 favorisce la crescita; è una citochina del profilo TH2, è quella che inibisce la risposta infiammatoria ad un certo punto; IL-10 e il TGF-beta sono citochine regolatorie per definizione, inibiscono la risposta immune: l’IL-10 è quella della tolleranza immunitaria; il TGF-beta è una citochina prodotta dalle cellule del profilo TH2 e serve a fermare la risposta infiammatoria ed è responsabile, inoltre, dei rimodellamenti tissutali, di riparazione in genere; citochine coinvolte nell’immunità naturale: sono soprattutto il TNF-alfa e l’IL-1beta, quella di cui abbiamo parlato a proposito dell’immunità innata, questo non significa che queste citochine fanno solo questo, diciamo come azione fondamentale; citochine che attivano cellule dell’infiammazione, per esempio i macrofagi durante la risposta cellulo-mediata: l’INF-gamma viene prodotto dal macrofago durante la presentazione dell’antigene alla cellula T, sul T viene esposto il CD40L (marker di attivazione inducibile), dall’altro lato c’è il CD40 costitutivo, si legano e questo induce il macrofago a produrre IL-12, citochina a potente azione infiammatoria, la quale si va a legare al suo recettore localizzato sul T ed il prodotto finale è l’IFN-gamma prodotto dal T in questo caso; TNF-alfa; TNF-beta che una volta si chiamava linfotossina; IL-5, IL-10, IL-12, vedete la 10 partecipa a più azioni; chemochine; citochine che stimolano l’emopoiesi, stimolano il midollo, mediano la proliferazione e la differenziazione dei leucociti immaturi nel midollo: IL-3, IL-7, ligando di c-kit, tutti fattori stimolanti le colonie, sia quello granulocito-macrofagico che quello macrofagico, quello granulocitico, questo che vuol dire? Perché c’è questa differenza? Nel midollo c’è una cellula progenitrice comune a livello mielo-monocitico, poi prendevano le due vie diverse, quindi fattori stimolanti le colonie di questo precursore comune e poi fattori stimolanti le colonie di cellule che già sono commissionate, mandate nel loro circolo; stem cell factor (SCF) che stimola le cellule staminali.