Meccanismi di carcinogenesi epatica nel modello WHV/Marmota monax: ruolo dell’integrazione virale Il virus dell’epatite B della marmotta (WHV), strettamente correlato all’HBV e utilizzato come modello di studio, è altamente oncogenico nel suo ospite naturale Marmota monax, inducendo HCC in virtualmente il 100% di animali in 1-3 anni di infezione cronica, in forma di noduli epatici rilevabili mediante monitoraggio ecografico (6). La presenza di integrazioni clonali sia di WHV sia di HBV nella quasi totalità degli HCCs da soggetti con infezione cronica ed il fatto che l’inserzione di DNA nel genoma cellulare sia un evento di per sé mutagenico, suggeriscono che l’integrazione di DNA di WHV e di HBV abbia un ruolo importante nella cancerogenesi epatica. Nel modello WHV/Marmota monax, l’inserzione di DNA virale causa frequente attivazione di proto-oncogèni della famiglia myc, in particolare N-myc2. L’attivazione di N-myc2 può essere causata da integrazione WHV sia presso il gene, sia nei loci distali b3n e win (1,2,4). Elementi S/MAR (Scaffold/Matrix Attachment Region), elementi noti per il ruolo nell’organizzazione strutturale e nella regolazione dell’espressione di interi domini cromosomali, sono stati identificati in tali loci distali in vicinanza dei siti d’inserzione suggerendo che possano essere coinvolti nel meccanismo di attivazione “a distanza” di N-myc2 causato dall’inserzione di WHV-DNA nei loci distali (3,5,7). S/MARs sono state anche riportate in alcuni siti d’inserzione di HBV ed altri virus oncogeni, tra cui HPV e MMLV, suggerendo un ruolo generale per l’integrazione virale presso le S/MARs nello sviluppo di tumori. Nonostante le differenze di geni cellulari bersaglio dell’integrazione di WHV ed HBV, è possibile che alcuni meccanismi molecolari alla base dell’attivazione di geni cellulari siano condivisi dalle integrazioni di WHV ed HBV.