Fluttuazioni: I modelli teorici Interpretazioni delle fluttuazioni • Fluttuazioni di disequilibrio (approccio keynesiano): i cicli sono determinati da un imperfetto funzionamento dei mercati (no disturbi esterni) • Fluttuazioni di equilibrio (approccio classico): i cicli sono l’aggiustamento, la reazione di equilibrio del sistema economico a una variazione dei fondamentali o di grandezze nominali 1 Fluttuazioni di disequilibrio: alcuni modelli • Il modello moltiplicatore-acceleratore di Samuelson (1939) • Il modello di trade cycle di Hicks (1950) • Il modello di crescita ciclica di Goodwin (1967) • Il caos deterministico in economia: il modello di Gabisch (1984) • Il modello di instabilità finanizaria di Minsky (1982) Fluttuazioni di equilibrio: alcuni modelli • Le teorie monetarie • Le teorie reali (Real Business Cycle) • Le teorie dei mercati imperfetti (Nuova Economia Keynesiana) 2 Fluttuazioni di disequilibrio • • • L’approccio keynesiano interpreta il ciclo come una conseguenza dell’esistenza di mercati imperfetti. Gli strumenti di analisi: sistemi (di equazioni) deterministici, in grado di produrre endogenamente un andamento ondulatorio dell’economia, senza far ricorso ad impulsi esterni uso di equazioni dinamiche, con struttura dei ritardi temporali tra le variabili (es: Ct=f(Yt-1)) Critiche a questa procedura: 1) Ritardi modellati ad hoc 2) Struttura dei ritardi fissa nel tempo (no apprendimento degli agenti con l’esperienza) 3) Assenza di micro-fondazioni 4) Dinamiche endogene troppo “lisce” e regolari (soprattutto con modelli lineari e non lineari) rispetto all’evidenza empirica Modello moltiplicatore-acceleratore (Samuelson, 1939) It=A+a(Ct-Ct-1), a>0 Ct=cQt-1, 0<c<1 Qt=Ct+It [1] [2] [3] [1] funzione d’investimento con acceleratore (a= coefficiente di accelerazione della domanda finale di beni di consumo; A = investimento autonomo) [2] funzione di consumo con il ritardo di un periodo sul reddito [3] condizione di equilibrio 3 Modello moltiplicatore-acceleratore • Dalle tre equazioni precedenti, per sostituzione si ricava: Qt – c(1+a)Qt-1 + caQt-2 = A • In steady state (i.e., Qt = Qt-1 = Qt-2 = Q*), si ottiene: Q*=A/(1-c) • Il reddito in equilibrio di stato stazionario è pari al prodotto tra la domanda autonoma A ed il moltiplicatore (1-c) Modello moltiplicatore-acceleratore • Il prodotto fra a e c determina l’andamento (stabile o instabile) del sistema 1) ca=1 oscillazioni stabili e regolari 2) ca>1 oscillazioni regolari ma esplosive nel tempo 3) ca<1 oscillazioni regolari che si smorzano nel tempo • Particolari valori di a e c (combinati con la struttura dei ritardi definita nel modello) generano oscillazioni del reddito • La dinamica dei cicli è regolare per ampiezza e periodo (contro ciò che si osserva in realtà) • Il sistema converge verso l’equilibrio di lungo periodo (stato stazionario) 4 Modello di trade cycle (Hicks, 1950) • A differenza del modello acceleratore-moltiplicatore di Samuelson, la spesa autonoma cresce ad un tasso costante g nel tempo e gli investimenti dipendono da variazioni del reddito It=g+a(Qt-1-Qt-2), a>0 Ct=cQt-1, 0<c<1 Qt=Ct+It [1] [2] [3] • Nota: la funzione di consumo e la condizione di equilibrio sono come nel modello acceleratore-moltiplicatore Modello di trade cycle • Dalle tre equazioni precedenti, per sostituzione si ricava: Qt – (c+a)Qt-1 + aQt-2 = g • In steady state (i.e., Qt = Qt-1 = Qt-2 = Q*), si ottiene: Q*=g/(1-c) • Il reddito in equilibrio di stato stazionario è pari al prodotto tra la domanda autonoma g ed il moltiplicatore (1-c) • Poiché g cresce nel tempo, lo steady state non è un punto, ma un sentiero di crescita 5 Modello di trade cycle • Le oscillazioni del reddito sono di ampiezza costante per a=1 (condizione più restrittiva del modello di Samuelson) le variazioni degli investimenti dipendono da quelle del reddito, assai più ampie delle variazioni del consumo (ad es., in Italia dopo il 1960 le variazioni % medie annue sono state 2,8 per il reddito, 0.9 per il consumo) • Se a>1, le oscillazioni sono regolari e divergenti, se a<1, le oscillazioni sono regolari e si smorzano nel tempo • Secondo l’evidenza empirica, a>1, ma le economie reali di norma non esplodono i movimenti del reddito sono delimitati da due tipi di “barriere”: 1) un “soffitto” (determinato dalla piena occupazione) 2) un “plafond” (determinato da un investimento netto non negativo) Modello di trade cycle • In condizioni di non piena occupazione, il sentiero di crescita del reddito (steady state) è al di sotto (al di sopra) di quello del “soffitto” (del “plafond”), ma i sentieri hanno lo stesso tasso di crescita (i.e., stessa inclinazione) • Uno scostamento del reddito dal sentiero di crescita di steady state fa “esplodere” lo stesso fino a cozzare sul “soffitto” • Il sistema non può sostenere per sempre una crescita superiore all’equilibrio, quindi il reddito inizia una fase discendente • In recessione l’investimento indotto dall’acceleratore è negativo e pari all’ammortamento • Il reddito si avvicina al sentiero di “plafond” • Il reddito riprende ad aumentare, invertendo così il ciclo attraverso l’acceleratore 6 Modello di trade cycle • Come nel modello di Samuelson, le dinamiche del ciclo avvengono ad intervalli regolari e con ampiezza costante • Nonostante le relazioni comportamentali (i.e., le equazioni) del modello siano lineari, la presenza di “barriere” rende di fatto il modello non lineare Modello di crescita ciclica (Goodwin, 1967) • Il modello parte dalla relazione tra prodotto totale, salari e profitti: Q=WL+ [1] K/Q=a [2] [1] il reddito è dato dalla somma del monte salari (W=salario, L=occupazione) e dei profitti [2] il rapporto tra capitale e prodotto è costante Dividendo la [1] per Q e sostituendo Q=K/a (dalla [2]): 1=(WL/Q)+( /K)a [3] [3] se la quota dei salari sul reddito diminuisce, il saggio di profitto aumenta (e viceversa) 7 Modello di crescita ciclica Ipotesi di base: • La quota dei salari sul reddito dipende dalle condizioni del mercato del lavoro: più la disoccupazione è elevata, minori sono le richieste salariali (quindi la quota dei salari sul reddito diminuisce, mentre aumenta il saggio di profitto) • Tutti i profitti vengono reinvestiti: un aumento del saggio di profitto determina maggiori investimenti e quindi maggior reddito Modello di crescita ciclica Date queste ipotesi, ne deriva che: • Quando l’occupazione effettiva è maggiore di quella d’equilibrio (che si ha quando popolazione, reddito e occupazione crescono allo stesso tasso), i salari aumentano più della produttività e il saggio di profitto si riduce • Questo deprime la produzione e, quindi, l’occupazione, invertendo così l’andamento relativo di salari e produttività e determinando l’andamento del ciclo In sintesi: • In espansione: Q , E , U , W/Q , /K Dalla riduzione del saggio di profitto: Q , E , U , W/Q , /K • Ciclo determinato dalle ipotesi e dalla struttura del modello 8 Modello di crescita ciclica • “La migliorata profittabilità porta il seme della propria distruzione, generando un’espansione troppo vigorosa della produzione e dell’occupazione, in tal modo distruggendo l’esercito di riserva del lavoro e rafforzando il potere contrattuale del lavoro” (Goodwin, 1967) • E’ la mancanza di coordinamento tra le imprese, attribuibile all’incompletezza dei mercati, che fa produrre “troppo” o “troppo poco” rispetto alla quantità che permette di massimizzare i profitti • Anche in questo modello, il ciclo è determinato (all’inifinito) dalle equazioni, permettendo di prevedere esattamente tutti gli andamenti passati e futuri, al contrario di quanto avviene in realtà Il caos deterministico • • • La teoria del caos applicata all’economia dimostra che un sistema di equazioni deterministiche è in grado di produrre fluttuazioni irregolari per periodo e ampiezza sotto determinate condizioni (non linearità e dipendenza dalle condizioni iniziali) Un sistema si definisce caotico se, date due condizioni iniziali per quanto vicine, le dinamiche differiscono in modo esponenziale al crescere del tempo Le serie generate da un modello con caos deterministico sono indistinguibili, da un punto di vista dell’osservazione, da quelle continuamente disturbate da shock esterni 9 Il modello di Gabisch (1984) • Si tratta di una versione del modello di Samuelson simile a quella di Hicks, con: It=a(Qt-Qt-1) a>1 α<=1; 0<c<1 Ct=c(Qt-1)α Qt=Ct+It , • [1] [2] [3] α non ha una vera e propria giustificazione economica, ma appare ragionevole guardare ad un intervallo nell’intorno di α=1 una volta riscontrata una differenza tra il valore effettivo e quello teorico di C (dovuta, ad esempio, ad aspettative o errori di misurazione) Il modello di Gabisch • Per sostituzione, si ottiene: Qt = Qt-1(a-c(Qt-1)α-1)/(a-1) [4] Questa equazione ha due punti fissi (steay state): Q*=0 (soluzione banale) Q*=(1/c)1/(α-1) • Per studiare la dinamica del sistema occorre, studiare la pendenza (i.e., la derivata prima) di [4] in corrispondenza di Q*, ovvero: Z=(a-α)/(a-1) • La dinamica caotica si ottiene per valori limitati di Z, al di sotto (sopra) dei quali c’e’ convergenza (divergenza) • Le dinamiche prodotte sono fin troppo irregolari (“a denti di sega”) 10 Fragilità finanziaria e fluttuazioni: il modello di Minsky (1982) • Ipotesi di base: - eterogeneità degli agenti in termini finanziari (i.e., hanno diversi rapporti tra fondi esterni e mezzi propri); - interazioni nei mercati dei beni e del credito • Le fluttuazioni sono provocate da cambiamenti nella struttura dell’economia in termini di “fragilità finanziaria” (cioè della capacità delle imprese di onorare i debiti tramite autofinanziamento) Il modello di Minsky Classificazione delle imprese: 1) Imprese coperte: il reddito operativo atteso (ricavi totali-tasse-salari-costi materiali) eccede i pagamenti di natura debitoria per ogni singolo periodo componente l’orizzonte temporale indicato dalla struttura del debito stesso; 2) Imprese speculative: in alcuni periodi gli oneri finanziari sono superiori alle entrate; la somma dei pagamenti derivanti dal debito è minore di quella dei profitti, ma in alcuni periodi è vero il contrario; 3) Imprese ultra-speculative o a la Ponzi: per quasi tutti i periodi non dispongono dei fondi necessari a pagare gli oneri finanziari e possono onorare gli impegni finanziari solo indebitandosi ulteriormente 11 Il modello di Minsky • • • • • • Il grado di fragilità finanziaria dell’economia è dato dalla presenza relativa dei tre tipi d’impresa: quando la quota di imprese coperte scende, la fragilità finanziaria aumenta Un’economia è finanziariamente fragile quando cambiamenti modesti nei profitti o negli oneri finanziari influenzano negativamente la capacità delle singole imprese di onorare i propri impegni di pagamento. I cambiamenti nella media e varianza della posizione finanziaria determinano le fluttuazioni. In espansione gli investimenti aumentano, aumentando da un lato i profitti, dall’altro l’indebitamento La composizione dei due effetti (profitti e indebitamento) determinano l’andamento del ciclo Le fasi del ciclo si distinguono in: 1. ripresa robusta; 2. espansione fragile; 3. recessione fragile; 4. depressione robusta Il modello di Minsky 1. • • • • Nella fase più bassa del ciclo: - cautela - bassa propensione a investire - bassi oneri finanziari Le imprese si rafforzano e riprendono a investire Si instaura un ciclo virtuoso tra investimenti, profitti e indebitamento: la crescita di investimenti e profitti si accompagna a una riduzione dello stock del debito (ripresa robusta) Migliorano anche le prospettive di profitto, attirando imprese con politiche d’investimento più aggressive e un maggior ricorso al finanziamento esterno I profitti continuano a crescere più degli oneri finanziari 12 Il modello di Minsky 2. • • 3. Durante il boom (espansione fragile), il servizio del debito cresce più velocemente dei profitti (sovraindebitamento) Gli investimenti continuano a crescere, sostenuti dal boom di borsa L’aumento dell’occupazione favorisce l’incremento di salari e prezzi L’aumento della fragilità finanziaria può portare le banche ad alzare il tasso d’interesse (razionamento del credito): il boom si trasforma in recessione fragile, passando eventualmente attraverso una crisi finanziaria, con caduta di profitti e investimenti. Il modello di Minsky 4. Si instaura un circolo vizioso: per ridurre le perdite le imprese riducono gli investimenti, ma così facendo riducono anche i profitti, mentre il debito accumulato richiede ancora ingenti risorse. • Aumenta la fragilità finanziaria e si riducono le aspettative di profitto • Molte imprese diventano ponzi e aumentano i rischi di bacarotta • Il protrarsi della recessione sfocia in una depressione robusta • Quando la fragilità complessiva si abbassa (i.e., escono dal mercato unità Ponzi e speculative e i bilanci delle imprese in attività iniziano a migliorare), il ciclo si inverte verso la ripresa. 13 Il modello di Minsky: critiche • Il modello di Minsky sembra spiegare bene la Depressione del 1929, ma dopo gli anni ‘30 le economie capitalistiche non hanno affrontato crisi finanziarie determinate dalle aspettative di intensità e durata simili a quelle di tale periodo • La visione del modello è eccessivamente pessimistica, difficilmente vi si può trovare un limite interno al crollo del sistema • Le aspettative sembrano caratterizzate da errori sistematici di previsione (che spiegano sistematiche situazioni di sovra-indebitamento) • Il modello non è micro-fondato, ovvero non parte dalla spiegazione dei comportamenti (massimizzanti) dei singoli agenti (come imprese e consumatori) Fluttuazioni di equilibrio • • • • • Basandosi sulla teoria delle serie temporali, si assume che un disturbo stazionario stocastico (l’impulso) produce un movimento irregolare e serialmente correlato della variabile (macroeconomica) oggetto di analisi attraverso un meccanismo di ritardi distribuiti (meccanismo di propagazione) Il ciclo non è endogeno, ma determinato da shock esterni (monetari, tecnologici, del mercato del lavoro, ecc.) che perturbano l’equilibrio (di lungo periodo) L’analisi si basa sull’utilizzo di equazioni autoregressive lineari con disturbi stocastici I modelli si differenziano per la natura degli shock (teorie monetariste vs teorie reali) e, dal punto di vista empirico, per la struttura del meccanismo di propagazione Costituisce l’attuale meanstreaming 14 Teorie monetarie • In un sistema con agenti caratterizzati da aspettative razionali, variazioni non prevedibili delle regole di politica monetaria non possono essere immediatamente neutralizzate dagli agenti economici e produrranno pertanto effetti reali • Se i mercati sono decentralizzati e i partecipanti hanno informazioni limitate su quanto avviene sugli altri mercati, sono possibili errori di interpretazione dei segnali di prezzo (determinati dalla mancata distinzione tra shock aggregati – che non influenzano i prezzi relativi – e shock specifici), con effetti sulla produzione e le altre variabili reali • I cicli sono quindi determinati da disturbi che hanno origine nella parte monetaria del sistema, ovvero nella politica economica Teorie monetarie: il modello delle isole di Lucas • Consideriamo un economia con n produttori che producono beni simili in mercati diversi. • Ciascun produttore osserva il prezzo nel proprio mercato, ma non negli altri, ignorando il livello generale dei prezzi (produttori localizzati su isole diverse non comunicanti) • Se un produttore osserva un aumento del prezzo nel suo mercato, non comprende se questo aumento è isolato al suo mercato o se sta crescendo il livello generale dei prezzi (ad es., per un aumento dell’offerta nominale di moneta) • In presenza di informazione completa (ovvero, distinzione tra shock specifici e shock aggregati) i produttori risponderebbero solo a shock specifici che modificano i prezzi relativi • In presenza di informazione incompleta, variazioni dell’offerta di moneta (shock aggregati) si riflettono in variazioni del reddito, generando cicli economici 15 Il modello di Lucas • La funzione di offerta dell’i-esimo produttore dipende dal prezzo relativo: pi-pe: qi=b(pi-pe) [1] e p è il valore medio dei prezzi formulato sulla base delle informazioni disponibili al tempo t, con varianza 2p b misura la sensibilità dell’offerta a pi-pe • Se il produttore i-esimo, in base alla sua stima generale dei prezzi, ritiene che il prezzo relativo del suo bene sia aumentato, produrrà di più per sfruttare il momento favorevole • Per ciascun produttore: pi=p+zi [2] dove p è il livello effettivo dei prezzi, zi lo shock specifico del mercato/produttore i-esimo (con E(zi)=0 e Var(zi)= 2z) Il modello di Lucas • L’offerta aggregata è data dalla somma delle produzioni nei singoli mercati, ovvero: q= (p-pe) [3] dove è funzione di b, 2p , 2z • Assumiamo inoltre che la domanda aggregata dipenda dai saldi monetari reali, ovvero: q=m-p [4] 16 Il modello di Lucas • Assumiamo che l’autorità di politica monetaria mantenga costante l’offerta di moneta, a meno di shock non prevedibili: m=m-1+ [5] • Dall’equilibrio nel mercato dei beni (ovvero, domanda aggregata = offerta aggregata) e alla luce della regola monetaria, si ricava: pe=m-1 [6] p= m-1+ /(1+ ) [7] q= /(1+ ) [8] Il modello di Lucas • L’espressione della quantità di equilibrio [8] mostra che variazioni impreviste dell’offerta di moneta ( ) possono influenzare il livello della produzione aggregata, mentre la componente costante (m-1) non ha effetti reali • Un aumento previsto della quantità di moneta si riflette interamente sui prezzi, senza effetti sulla produzione • Un aumento imprevisto dell’offerta di moneta si riflette sia sui prezzi che sulla produzione, facendo crescere entrambi • Gli effetti reali della politica monetaria sono tanto maggiori quanto maggiore è la varianza dei prezzi 2p (incertezza economica) 17 Il modello di Lucas: critiche • La specificazione delle equazioni è di tipo statico: shock monetari hanno effetti in un solo periodo, senza persistenza • In un contesto caratterizzato da informazioni e statistiche monetarie frequenti e abbondati, è difficile ipotizzare sostanziali errori di percezione. Teorie reali • I modelli del Ciclo Economico Reale (Real Business Cycle, TBC) analizzano i cicli economici come fenomeni di equilibrio prodotti da shock reali (anzichè monetari) • Meccanismo di propagazione: possibilità di sostituzione intertemporale tra lavoro e tempo libero • Ruolo centrale degli shock alla funzione di produzione/produttività (altri shock reali: forza lavoro, scelte del consumatore tra consumo e risparmio, spesa pubblica in termini reali) • Modelli micro-fondati su: - impresa rappresentativa che massimizza il profitto (data la funzione di produzione) - consumatore rappresentativo che massimizza la propria utilità in un orizzonte temporale infinito, decidendo in ciascun periodo quanto lavoro offrire, quanti beni consumare e quanto risparmiare/investire 18 Real Business Cycle • Ipotesi di base: 1) Il progresso tecnologico rappresenta uno shock rilevante nell’economia, soprattutto per gli effetti sulla produttività 2) gli shock tecnologici si propagano in un sistema caratterizzato da mercati perfettamente concorrenziali 3) gli individui vivono in un orizzonte temporale infinito e si comportano in modo da massimizzare la seguente funzione di utilità attesa: Ute=Et[ j jU(Ct+j,T-Lt+j)/It], con j=0,… 4) le imprese utilizzano capitale e lavoro, secondo una funzione di tipo Cobb-Douglas: Qt=ztf(kt,Lt)=zt(K )t(L1- ) t dove z rappresenta lo stato della tecnologia (crescente nel tempo in maniera stocastica) RBC • L’evoluzione del prodotto (il trend) è determinato da impulsi di carattere permanente, mentre le fluttuazioni sono l’effetto di shock temporanei alla produttività • Per illustrare gli effetti di un disturbo temporaneo reale sulle fluttuazioni cicliche, supponiamo che in un dato periodo i lavoratori decidano di sostituire tempo libero a lavoro (es: mondiali di calcio a giugno) - offerta di lavoro (Ls) e offerta aggregata (AS) si riducono - il nuovo equilibrio sarà caratterizzato da un livello di occupazione più bassa e un salario reale più elevato, con una conseguente riduzione dell’occupazione di pieno impiego - la recessione causata da sostituzione intertemporale tra lavoro e tempo libero avrà fine quando l’offerta di lavoro tornerà al suo valore iniziale (es: al termine dei mondiali) 19 RBC Ne deriva che: • A differenza di shock della domanda (come quelli di natura monetaria), i prezzi si muovono in maniera anticiclica, con possibilità di stagflazione (stagnazione e inflazione) • La moneta e le istituzioni finanziarie non hanno alcun ruolo nello spiegare i cicli economici Critiche: • Relazione tra progresso tecnologico, sostituzione intertemporale lavoro/tempo libero e ampiezza fluttuazioni (crisi del 1929 come “desiderio di riposo” dei lavoratori??) • Recessioni come risultato di “regresso” tecnologico?? • Sulla base dell’effettiva evidenza empirica, la politica monetaria può generare effetti reali significativi Teorie dei mercati imperfetti: la Nuova Economia Keynesiana • In presenza di prezzi e salari non perfettamente flessibili, variazioni dell’offerta di moneta si trasmettono alla produzione, generando cicli economici • Ipotesi di base: - mercati non perfettamente concorrenziali - asimmetria informativa (es: mercato delle auto usate di Akerlof) • Concetto di “razionamento di equilibrio”, con prezzi che non sono in grado di generare un equilibrio efficiente in diversi mercati (del lavoro, azionario, del credito) 20 Il modello di Greenwald – Stiglitz (1988) • Modello con razionamento del mercato azionario e salari di efficienza • Razionamento mercato azionario determinato da problemi di rischio morale (moral hazard) e di selezione avversa (adverse selection) - l’emissione di nuove azioni è interpretata come difficoltà finanziaria, con conseguente riduzione della quotazione - per prevenire questo effetto, i manager avversi al rischio di fallimento si oppongono all’emissione di nuove azioni - tanto minore è la base azionaria, tanto maggiore è il rischio marginale legato alla produzione, poiché l’impresa acquista (oggi) gli input a un costo certo e vende (domani) a un prezzo incerto Il modello di Greenwald – Stiglitz • Offerta aggregata: Qt=Q(at, t), con Q’a>0 e Q’ <0 [1] Funzione di investimento: It=I(at, t), con I’a>0 e I’ <0 [2] dove a è il valore del capitale netto dell’impresa e la sua varianza (ovvero, la distribuzione delle imprese secondo il valore di mercato) 21 Il modello di Greenwald – Stiglitz • La domanda di lavoro può essere ricavata dalla funzione di produzione, e dipenderà anch’essa dal valore di mercato dell’impresa (a) • L’offerta di lavoro è espressa dalla condizione di salario d’efficienza (un più alto salario induce i lavoratori ad essere più produttivi/efficienti) • L’equilibrio nel mercato del lavoro fa si che anche il livello di disoccupazione sia in funzione di a: ut=u(at, t), con u’a<0 e u’ >0 [2] NOTA: l’impresa può ritenere ottimale fissare un salario che generi un eccesso di offerta di lavoro: una riduzione del salario può ridurre la produttività/qualità del lavoro, provocando una diminuzione della domanda di lavoro e un aumento dei disoccupati involontari Il modello di Greenwald – Stiglitz • In questo modello la produzione dipende dalla posizione finanziaria dell’impresa • Il medesimo shock produce effetti diversi su imprese con diverso livello di a: un’imprevista riduzione della domanda provocherà un calo di I e Q più sensibile nelle imprese finanziariamente più fragili • Le fluttuazioni di I sono più ampie di quelle di Q: con razionamento delle azioni, ridurre il capitale è il modo meno costoso per abbassare il rischio d’impresa • Il modello prevede che i salari si muovano con il ciclo (in quanto riduzioni della base azionaria riducono la produttività del lavoro), mentre l’evidenza empirica mostra che i salari reali sono generalmente aciclici o anticiclici (mentre occupazione e ore lavorate, come previsto dal modello, sono decisamente procicliche) 22 Schumpeter: un’analisi alternativa dei cicli • Concetti-chiave: - flusso circolare - imprenditore innovatore - distruzione creatrice - sciame innovativo • L’innovazione determina sia sviluppo (ovvero, un uso qualitativamente diverso dei fattori di produzione) che fluttuazioni • L’ampiezza delle fluttuazioni è determinata non tanto (e non solo) dal processo di innovazione, ma dal processo di imitazione Il ruolo del progresso tecnologico (innovazione di processo) • Progresso tecnologico come “leva della ricchezza” • Se l’innovazione consente di produrre la stessa q a costi unitari inferiori, l’impresa che per prima innova gode di extraprofitti temporanei (anche per aumento dei prezzi) • Il processo di imitazione porta alla graduale erosione di questi extra-profitti, con riduzione dei prezzi • I salari reali e l’occupazione aumentano, con conseguenti effetti sulla domanda • Processo di selezione: rimangono nel mercato le imprese più abili ad innovare/imitare • In breve: shock: innovazione di processo meccanismo di propagazione: processo di innovazione-imitazione • NOTA: il progresso tecnologico genera crescita nel lungo periodo, ma anche fluttuazioni economiche nel breve periodo 23 Schumpeter • Il boom contiene in se le condizioni per una seguente depressione • Innovazione rialzo prezzi fattori di produzione aumento salari e domanda di beni aumento profitti clima di fiducia e disponibilità al credito da parte del settore bancario (boom euforico, con elementi speculativi) • Gli imitatori entrano nel mercato eccesso di offerta riduzione prezzi riduzione profitti e aumento debiti reali razionamento del credito e aumento tassi d’interesse crisi • I cicli sono “unici”, dal momento che periodicità e ampiezza delle fluttuazioni dipendono da fattori contingenti Il ruolo della innovazione di prodotto • Innovazione nella gamma (i. orizzontale) e nella qualità (i. verticale) dei prodotti • Presentano caratteristiche comuni sia agli impulsi nominali (agiscono sulla domanda, anche se con effetti sull’offerta della singola impresa innovatrice) che a quelli dell’innovazione di processo (genera extra-profitti gradualmente erosi) • Possibilità di sostituzione tra beni (innovati e non), con conseguente effetto negativo sulle imprese non innovatrici (o imitatrici) • Introduzione del nuovo prodotto: p alto e q bassa Processo imitazione: p si riduce e q aumenta • L’andamento dei prezzi genera una andamento anti-ciclico dei salari • L’andamento ciclico delle variabili aggregate è determinato dal comportamento economico delle singole unità e dalle loro possibili interazioni (effetto composizione) 24