MODULO 7 Introduzione L’Importanza della Chimica Organica Gli Idrocarburi I Derivati Funzionali Le Biomolecole ( di Roberto Giuli e Lucia Pellei) 1 I composti del carbonio sono in numero gigante e compongon gli organismi delle bestie e delle piante. Quindi accade qualche volta di trovar cento composti che la formula hanno uguale e i caratteri hanno opposti; Una volta eran creduti dei composti assai speciali, non potendo riprodursi con sistemi artificiali: onde spesso ci si trova nella grave congiuntura che la greggia non ci basti: ci vuol quella di struttura. si pensava ad una forza che negli esseri viventi desse luogo a quei prodotti così strani e differenti; E a cercarla gioveranno due principi generali che s'avverano pur sempre, salvo casi eccezionali. finché Wöhler, ottenendo mercé sintesi l'urea e con metodi inorganici, non fugò la falsa idea. L'uno dice che un composto per esistere - badate vuol che gli atomi abbian tutte le valenze saturate; E se organica e inorganica restan campi separati, è perché forma il carbonio dei prodotti sconfinati, l'altro afferma che il carbonio può talor diversamente comportarsi, ma di norma si può dir tetravalente. in virtù dei suoi stessi atomi, che si posson molto bene collegare fra di loro per formar lunghe catene; E s'è inoltre constatato, senza tema ormai d'errore, che le sue quattro valenze han l'identico valore. vi concorre pure il fatto che il carbonio, alla fin fine, oltre che per altri corpi, per se stesso è molto affine. Le catene che fan gli atomi son di due grandi sistemi: o son chiuse, se ad anello si congiungono agli estremi, Fra i caratteri ai composti del carbonio peculiari, è che in essi assai prevalgono i legami non polari, o, al contrario, sono aperte, se ciascuna estremità, dritta oppur ramificata, per suo conto invece va. e perciò gli atomi assumono posizioni assai svariate, dando origine a molecole da stessi atomi formate, A catena aperta sono quei composti non invano detti grassi, o detti pure derivati del metano. mentre i corpi risultanti differiscon tuttavia ed è questa, in fondo in fondo, la famosa isomeria. Chi di chimica è digiuno, di comprendermi non speri: non è facile afferrare questi lugubri misteri! Da “La chimica in versi” (1926) di Alberto Cavaliere (Mursia Ed.) 2 BREVE VIAGGIO NELLA CHIMICA DEL CARBONIO Introduzione Quando nel 1926 Alberto Cavaliere scrisse il suo curioso libro “La chimica in versi”, la chimica organica, come allora veniva chiamata la chimica del carbonio, era già molto sviluppata, per cui molti dei concetti da lui espressi sono validi ancora oggi. Proviamo quindi ad utilizzare la sua introduzione alla chimica del carbonio in modo critico, analizzandone i concetti ancora attuali ed eventualmente introducendo i correttivi che si sono sviluppati negli anni a seguire. I composti del carbonio sono in numero gigante e compongon gli organismi delle bestie e delle piante. I composti del carbonio finora conosciuti sono più di 18 milioni, molti di più di quelli già noti ai tempi del nostro chimico-poeta. Non solo: il progredire delle conoscenze fa sì che nuovi composti, non esistenti in natura, vengano sintetizzati arricchendo cosi questa numerosa famiglia di sostanze. Una volta eran creduti dei composti assai speciali, non potendo riprodursi con sistemi artificiali: si pensava ad una forza che negli esseri viventi desse luogo a quei prodotti così strani e differenti; I composti organici vennero a lungo ritenuti di natura differente da quella dei composti inorganici e si pensava che la loro sintesi potesse avvenire solo negli organismi viventi da cui la definizione di CHIMICA ORGANICA per la chimica che si occupava di questi composti così particolari per azione di una “forza vitale” presente solo negli esseri viventi e capace di operare solo entro di essi. finché Wöhler, ottenendo mercé sintesi l'urea e con metodi inorganici, non fugò la falsa idea. Wolher era un chimico tedesco convinto che gli esseri viventi fossero dotati di una sorta di laboratorio chimico interno, grazie al quale riuscivano a sintetizzare i composti organici, ed era perciò altrettanto convinto che in un laboratorio artificiale si potessero riprodurre le condizioni di sintesi di queste sostanze. Prova che ti riprova, Wolher riuscì a sintetizzare, a partire dall’ammoniaca (una sostanza inorganica) un grammo di urea, sostanza che era stata isolata dall’urina e che era quindi di sicura origine organica. Wolher dimostrò quindi che non esisteva nessuna “forza vitale” e che la chimica dei composti organici seguiva le stesse leggi di quella dei corpi inanimati! E se organica e inorganica restan campi separati, è perché forma il carbonio dei prodotti sconfinati, in virtù dei suoi stessi atomi, che si posson molto bene collegare fra di loro per formar lunghe catene 3 In effetti la caratteristica peculiare che differenzia il carbonio dagli altri elementi e quella di dare luogo a lunghe catene di atomi di carbonio: questa caratteristica è all’origine del grande numero di composti del carbonio esistenti e sintetizzabili. vi concorre pure il fatto che il carbonio, alla fin fine, oltre che per altri corpi, per se stesso è molto affine. Il concetto di affinità chimica risale agli alchimisti per i quali essa era una proprietà, degli elementi chimici, indicante la tendenza di uno di loro a legarsi con un altro. Goethe nel suo capolavoro “Le affinità elettive” utilizza gli argomenti dell'affinità chimica (da cui il titolo) come metafora per le relazioni interpersonali. Ora in effetti il carbonio ha affinità per se stesso… cioè si combina con se stesso e questa è una proprietà rara da riscontrarsi tra gli elementi i quali, tendenzialmente, preferiscono combinarsi con altri elementi. Fra i caratteri ai composti del carbonio peculiari, è che in essi assai prevalgono i legami non polari, Il carbonio nei composti organici si combina con se stesso dando legami covalenti puri, con l’idrogeno H dando legami sostanzialmente apolari, e con altri atomi più elettronegativi come ossigeno O, azoto N, zolfo S, alogeni, dando legami discretamente polari. Le molecole organiche risultano però nella maggior parte dei casi globalmente apolari. e perciò gli atomi assumono posizioni assai svariate, dando origine a molecole da stessi atomi formate, mentre i corpi risultanti differiscon tuttavia ed è questa, in fondo in fondo, la famosa isomeria. Gli atomi delle molecole organiche, come vedremo meglio parlando degli idrocarburi, si possono collegare tra loro in più modi, per cui si potranno avere molecole con caratteristiche chimico-fisiche diverse ma composte dallo stesso tipo e numero di atomi. Tali molecole vengono dette isomeri ed il fenomeno è detto ISOMERIA. Quindi accade qualche volta di trovar cento composti che la formula hanno uguale e i caratteri hanno opposti; onde spesso ci si trova nella grave congiuntura che la greggia non ci basti: ci vuol quella di struttura Le sostanze inorganiche possono essere spesso identificate solo dalla formula “greggia” (= grezza o bruta), che descrive solo il tipo ed il numero di atomi che costituiscono la molecola. Le sostanze organiche, invece, necessitano anche della cosiddetta formula di struttura, che illustra in modo sintetico come gli atomi sono collegati tra loro e dà quindi una idea della loro disposizione nello spazio, oltre che della forma complessiva della molecola. 4 E a cercarla gioveranno due principi generali che s'avverano pur sempre, salvo casi eccezionali. L'uno dice che un composto per esistere - badate vuol che gli atomi abbian tutte le valenze saturate; l'altro afferma che il carbonio può talor diversamente comportarsi, ma di norma si può dir tetravalente Anche il concetto di valenza è sostanzialmente superato. La valenza è un termine usato per indicare la capacità degli atomi di combinarsi con altri elementi: un atomo tetravalente è un atomo che può formare 4 legami. Oggi si preferisce usare il numero di ossidazione, che esprime la carica fittizia che un atomo assume quando si combina con un altro atomo e che dipende dal numero di elettroni che l'atomo in questione assumerebbe se si assegnassero al più elettronegativo degli atomi interessati dal legame tutti gli elettroni che danno origine al legame. Nei composti organici l’atomo di carbonio forma sempre 4 legami. E s'è inoltre constatato, senza tema ormai d'errore, che le sue quattro valenze han l'identico valore Questa affermazione non è del tutto condivisibile: avremo infatti, come vedremo, legami singoli, doppi o tripli, e, quindi, lunghezze ed energie di legame diverse! Le catene che fan gli atomi son di due grandi sistemi: o son chiuse, se ad anello si congiungono agli estremi, o, al contrario, sono aperte, se ciascuna estremità, dritta oppur ramificata, per suo conto invece va. Abbiamo dunque detto che il carbonio forma lunghe catene: queste possono essere aperte o chiuse ad anello. Inoltre le catene possono avere delle ramificazioni, come accade al ramo di un albero. A catena aperta sono quei composti non invano detti grassi, o detti pure derivati del metano. La cosiddetta serie grassa indicava gli idrocarburi saturi, oggi con il termine grassi si indicano i trigliceridi ed altre sostanze di interesse prevalentemente biologico. Il metano è invece il composto più semplice tra carbonio ed idrogeno, di formula grezza CH4. Chi di chimica è digiuno, di comprendermi non speri: non è facile afferrare questi lugubri misteri! Speriamo che invece questo breve volo nel mondo della chimica organica vi aiuti a chiarire almeno alcuni di questi misteri! 5 L’importanza della chimica organica Per chimica organica dunque s’intende comunemente la chimica dei composti del carbonio. Già abbiamo incontrato dei composti con questo elemento, il monossido e il diossido di carbonio (CO e CO2) per esempio, l’anione carbonato (CO3=), formalmente derivante dall’acido carbonico, l’acido cianidrico (HCN) etc.: li consideriamo tutti composti inorganici. Oggi la distinzione in auge fino alla prima metà dell’800, ovvero tra chimica inorganica, che studia i composti provenienti dal mondo minerale e chimica organica, la quale Friedrich Wohler invece si occupa dei composti provenienti dal mondo animale e vegetale, è accettata solo a livello simbolico e storico; preferiamo considerare come “organici”, quei composti in cui compare l’atomo di carbonio con numero di ossidazione minore o uguale a +3 (con l’eccezione del monossido La molecola dell’urea di carbonio). August Kekulé Fu il chimico svedese Jacob Berzelius a usare per la prima volta il termine “chimica organica” nel 1807 e, come menzionato, fu il grande chimico tedesco Friedrich Wöhler a dare l’avvio “ufficiale” all’epopea dei composti organici, quando si rese conto di essere stato “in grado di preparare l’urea senza l’ausilio di un rene” (lo scienziato la ottenne facendo reagire cianato d’argento con cloruro d’ammonio, composti inorganici, con l’intenzione di ottenere cianato d’ammonio); la sua scoperta ovviamente aprì un orizzonte pressoché illimitato alla sintesi organica. Kekulè (Friedrich August Kekulé Von Stradonitz, che avrebbe in seguito studiato a fondo il benzene), stabilì nel 1858 la tetravalenza del carbonio, ovvero la proprietà di questo elemento di formare quattro legami. Il Carbonio ha una grande affinità per i legami chimici con altri atomi leggeri, tra cui il carbonio stesso; trovandosi inoltre al centro della tavola periodica (quarto gruppo, secondo periodo) il carbonio non manifesta una grande attitudine né a perdere, né ad acquistare elettroni; piuttosto li mette in compartecipazione, formando in tal modo legami covalenti con altri atomi. Da qui l’attitudine a formare catene che possono, teoricamente, arrivare all’infinito. Oggi si conoscono oltre diciotto milioni di composti organici e un gran numero di questi si ottiene per sintesi. Il grande sviluppo della chimica organica parte dalla seconda metà del secolo XIX ed è parte integrante della seconda rivoluzione industriale, al pari dell’avvento dell’elettricità. Da allora tale sviluppo non conosce battute d’arresto e oggi questa branca della chimica riveste importanza vitale in molti campi; vediamone alcuni. 6 Biologia Gli amminoacidi, costituenti primari delle proteine, le proteine stesse, gli enzimi, i carboidrati (zuccheri), i lipidi (grassi), i neuromediatori (adrenalina, acetilcolina, dopamina), strutture che hanno il compito di tradurre il messaggio a livello delle terminazioni nervose, sono tutte molecole di natura organica. Saccarosio Watson e Crick DNA Il saccarosio è il comune zucchero da tavola, un disaccaride formato da due zuccheri semplici, così come gli acidi nucleici (DNA, la cui complessa struttura a elica fu messa a punto da James Watson e Francis Crick nel 1953, RNA), depositari dei caratteri e della trasmissione biologica, e gli enzimi, veri e propri messaggeri biologici che “viaggiano” all’interno del nostro organismo. Farmaci La preparazione di medicamenti, utili a curare i disturbi più vari, è un’attitudine tanto antica quanto l’uomo, che conosce e usa le erbe fin dall’alba della sua storia e intuisce già dall’inizio che queste contengono quelli che oggi chiamiamo “princìpi attivi” (la frazione di farmaco che possiede attività farmacologica). Già nel 3000 a.c. comparvero i primi scritti che tendevano a classificare le piante in base ai loro poteri magici e terapeutici. La molecola dell’acido acetilsalicilico (Aspirina) Gli antichi romani usavano succhiare la corteccia di salice allo scopo di alleviare il dolore; questa contiene una sostanza (anche se i nostri antenati non lo sapevano), l’acido salicilico, una molecola organica che, opportunamente modificata, è alla base della moderna aspirina. Furono gli alchimisti del medioevo a decretare la nascita di una farmacologia chimica intesa in senso moderno, come sviluppo ragionato della fitoterapia (la scienza che studia le piante in senso più ampio, anche se il termine “fitoterapia” viene introdotto nel XIX secolo). Intendiamo per “farmaco” un composto chimico, di origine naturale o sintetica, in grado di effettuare un’azione terapeutica, inducendo una modificazione a livello dei processi biologici; gli antichi non ne avevano consapevolezza ovviamente, ma i principi attivi presenti in natura erano in realtà capolavori di ingegneria molecolare. Oggi la ricerca farmacologica ha raggiunto livelli straordinari, soprattutto a partire dagli anni sessanta del ventesimo secolo, grazie a un’approfondita conoscenza dei processi biologici e grazie anche ai recenti sviluppi della biologia molecolare. 7 L’esatta individuazione dei vari processi biochimici permette alla moderna industria farmaceutica di “disegnare” il farmaco più idoneo per quel tipo specifico di patologia; basti pensare ai moderni preparati contro l’ipertensione, o agli anti-ulcera che riducono la secrezione acida a livello dello stomaco. La molecola dell’atenololo principio introdotto nel 1976 per la cura dell’ipertensione Polimeri I polimeri sono delle macromolecole (ad altissimo peso molecolare) che si formano dall’unione di molecole semplici chiamate monomeri. Sono polimeri naturali l’amido e la cellulosa, polisaccaridi (cioè lunghi filamenti composti da zuccheri semplici) formati da lunghe catene di glucosio (il monomero) e molto diffusi nel regno vegetale (l’amido si trova nelle patate e nei cereali), il glicogeno, polisaccaride di riserva dei tessuti animali, le proteine, ovvero catene di amminoacidi, gli acidi nucleici (DNA,RNA), i cui monomeri sono rappresentati dai nucleotidi. Struttura dell’amido Oggi praticamente gran parte dei materiali che ci circondano sono costituiti da polimeri sintetici, i quali, a partire dalla seconda metà del diciannovesimo secolo, hanno sostituito i più costosi materiali naturali. L’industria dei polimeri sintetici è cresciuta di pari passo con quella petrolifera ed è con essa in stretta relazione. Nel 1844 si ha una prima produzione del “linoleum” a partire da olio di lino, mentre il primo polimero sintetico, la “parkesine”, usato come impermeabilizzante, è del 1856. Nel 1865 John Hyatt utilizza un polimero analogo alla parkesine per ricoprire le palle da biliardo e all’inizio del secolo successivo, nel 1907, Leo Baekeland sintetizza la “bakelite”. Telefono di bakelite degli anni quaranta Altre date importanti sono il 1912, anno in cui viene sintetizzato il PVC (polivinilicloruro), il 1930, anno della messa a punto del polistirene (polistirolo) e il 1940, che vede la prima produzione del nylon. 8 Il nylon (che si ottiene dalla reazione di due molecole organiche, esametilendiammina e acido adipico), venne usato per la fabbricazione di paracadute durante la seconda guerra mondiale I nomi di molti polimeri sintetici ci risultano familiari e vengono impiegati per la fabbricazione di oggetti di uso molto comune. Vediamo alcuni esempi: POLIPROPILENE (moquettes, imballaggi) POLIVINILCLORURO (PVC) POLISTIRENE (polistirolo espanso) POLIESTERI (fibre tessili, dacron, terital) TETRAFLUOROETILENE (teflon, pentole) POLIAMMIDI (nylon) POLIETILENE (isolanti, buste di plastica) POLIVINILI (colla, vinavil) POLIMETILMETACRILATO (plexigas) POLIETILENTEREFTALATO (PET, bottiglie) Le comuni buste di plastica sono realizzate in polietilene (il monomero è l’etilene, idrocarburo di formula CH2=CH2) 9 Energia e Industria Petrolifera (idrocarburi) Gli idrocarburi (composti organici formati unicamente da carbonio e idrogeno) sono i componenti principali del petrolio e del gas naturale. Il petrolio è attualmente il più importante dei combustibili fossili e si trova in giacimenti sugli strati superficiali della crosta terrestre. È conosciuto da secoli (ne parla Marco Polo ne “Il Milione”, secolo XIII) ed era già noto nell’antico oriente. L'industria petrolifera nasce in USA nel 1850 e il primo pozzo viene aperto nel 1859. Il suo utilizzo ha influenzato in maniera fondamentale lo sviluppo industriale, politico e sociale a partire dalla seconda metà del XIX secolo; è stato inoltre fattore scatenante di numerosi conflitti (Guerra del Golfo, 1990). Il petrolio è una miscela complessa di idrocarburi formati nel corso di un tempo lunghissimo grazie alla decomposizione di organismi animali e sostanze vegetali; tale decomposizione è dovuta essenzialmente a batteri anaerobi. La teoria biogenica indica che il petrolio deriva dalla maturazione termica di materia organica rimasta sepolta. In condizioni di elevatissima temperatura e di fortissima pressione si formano miscele di idrocarburi, all’interno delle quali si distinguono una fase liquida (petrolio) e una gassosa (gas naturale), principalmente costituita da metano, ma anche da etano e propano. Sia la fase liquida che quella gassosa tendono a migrare verso l’alto attraverso rocce porose, finché incontrano degli strati impermeabili dove restano intrappolate. Il seguente schema illustra quali prodotti si ottengono dalla lavorazione ( distillazione frazionata) del petrolio. 10 Le varie frazioni ottenute sono composte da idrocarburi a vario numero di atomi di carbonio: gli idrocarburi gassosi (C1-C4), le benzine (C6-C12), il kerosene (C9-C15), il gasolio (C15-C18), olio combustibile (C16-C20). La benzina verde è ottenuta aggiungendo alla benzina anche una piccola quantità di benzene (idrocarburo aromatico), per sostituire il pericoloso piombo tetraetile un tempo usato come antidetonante; il benzene è una molecola molto stabile ma dotata di tossicità, che può comunque contribuire all’inquinamento atmosferico. L’industria petrolchimica, che si va affermando a partire dal 1930, si occupa di tutti quei processi di lavorazione del petrolio e dei prodotti da esso ottenibili; con lo sviluppo dell’industria del petrolio, il carbone, per lungo tempo fonte primaria dei prodotti chimici industriali, ha progressivamente perso la sua importanza. Diversi sono i processi possibili a carico del prezioso minerale, in particolare il cracking e il reforming, tesi ad ottenere prodotti “intermedi” di grande importanza. Il “cracking” è un processo utilizzato per ricavare idrocarburi più leggeri, tramite rottura dei legami tra gli atomi di carbonio degli idrocarburi più pesanti; si possono ottenere in tal modo alcheni leggeri (etilene, propilene, butadiene), idrocarburi ramificati o acetilenici, alcuni di questi di fondamentale importanza per la produzione di materie plastiche, fibre tessili etc. Il “reforming” è un processo che consente di trasformare frazioni petrolifere per migliorarne le caratteristiche. Per esempio, la trasformazione di idrocarburi saturi alifatici in composti aromatici consente un miglioramento delle caratteristiche antidetonanti delle benzine. 11 Gli Idrocarburi Sono detti idrocarburi i composti che il carbonio forma con l’idrogeno. In questi composti ogni carbonio forma sempre quattro legami covalenti con atomi di idrogeno o altri atomi di carbonio. Idrocarburi saturi. Se i legami tra atomi di carbonio sono tutti singoli avremo i cosiddetti idrocarburi saturi. In essi il carbonio è sempre legato ad altri quattro atomi. Gli idrocarburi saturi a catena aperta vengono anche detti alcani, quelli a catena chiusa cicloalcani. Nella seguente tabella sono riportati i nomi, la formula di struttura (che indica come sono collegati tra di loro gli atomi), la struttura condensata (che mette in evidenza i legami tra gli atomi di carbonio, cioè il cosiddetto scheletro carbonioso) e il modello tridimensionale (a sfere e bastoncini, che dà un’idea della reale forma della molecola). Nome Metano Etano Formula di struttura Struttura condensata Modello tridimensionale CH4 CH3CH3 Propano CH3CH2CH3 Butano CH3CH2 CH2CH3 Ovviamente il carbonio può dare anche composti con molti più atomi di carbonio che verranno battezzati con un nome che deriva dal numero di atomi di carbonio che li costituiscono (pentano, esano, eptano, ottano, …). 12 I nomi degli alcani semplici non ramificati sono costituiti da una radice che indica il numero di carboni che costituisce la catena e dalla desinenza ano (definita anche suffisso) che indica la classe di appartenenza. La tabella seguente riporta i nomi degli alcani lineari semplici. Numero di C 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Radice MetEtPropButPentEsEptOttNonDec- Nome Metano Etano Propano Butano Pentano Esano Eptano Ottano Nonano Decano Rimuovendo un idrogeno da una catena alchilica si ottiene un radicale alchilico. Il nome di un radicale alchilico si ottiene sostituendo il suffisso ano dell’alcano corrispondente con il suffisso ile. CH4 CH3CH3 CH3CH2CH3 Metano Etano Propano CH3CH3CH2CH3CH2CH2- Metile Etile Propile Gli idrocarburi con 4 o più atomi di carbonio possono avere isomeri di struttura, cioè molecole che pur avendo la stessa formula grezza hanno una diversa concatenazione degli atomi. Queste molecole hanno anche diverso punto di fusione e diverso punto di ebollizione. Esistono ad esempio 2 possibili strutture che possiamo scrivere per un alcano con quattro atomi di carbonio (formula molecolare C4H10): una struttura lineare e una ramificata. Butano e isobutano sono isomeri di struttura. Per un alcano di formula C5H12 possiamo scrivere 3 possibili strutture: una lineare, il pentano, e due ramificate. Butano e Isobutano Pentano, Isopentano e Neopentano 13 Per assegnare il nome ad alcani ramificati dobbiamo utilizzare le seguenti regole: 1. Individuare la catena carboniosa continua più lunga. 2. Individuare il sostituente e numerare la catena. 3. Il nome finale si costruisce scrivendo nell’ordine da sinistra a destra: posizione del sostituente, trattino, nome del sostituente, nome della catena principale (fusi in un'unica parola). 4-Etil Ottano Un alcano con 15 atomi di C può avere 4.347 isomeri diversi, mentre con 20 atomi di C possiamo costruire 366.319 isomeri diversi! Questo dà una idea del perché il numero di composti organici possa essere così grande. La formula generale degli alcani è CnH2n+2 dove n è uguale al numero di atomi di carbonio che costituiscono la molecola. Quindi, se un alcano ha 15 atomi di carbonio la sua formula grezza sarà C15H32. Queste sono invece le formule di alcuni ciclo alcani, il più importante dei quali è il cicloesano: ciclopropano ciclobutano ciclopentano cicloesano Gli alcani sono insolubili in acqua e solubili in solventi apolari (benzene, etere, cloroformio); hanno inoltre bassi punti di fusione e bassi punti di ebollizione (infatti, essendo apolari, tra le molecole degli alcani si instaurano deboli forze di Van der Waals): Numero di C 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Nome Metano Etano Propano Butano Pentano Esano Eptano Ottano Nonano Decano Formula condensata CH4 CH3CH3 CH3CH2 CH3 CH3(CH2)2CH3 CH3(CH2)3CH3 CH3(CH2)4CH3 CH3(CH2)5CH3 CH3(CH2)6CH3 CH3(CH2)7CH3 CH3(CH2)8CH3 Punto di Ebollizione (°C) -161 -88 -42 -0,5 +36,1 +69 +98 +126 +151 +174 La fonte principale degli alcani è il petrolio e, poiché la loro combustione è fortemente esotermica, vengono utilizzati come combustibili. Questo utilizzo è in realtà poco razionale: essi sono infatti anche una importantissima fonte di materie prime (non inesauribile!) utilizzate per la sintesi di molti altri composti: finito il petrolio niente più materie plastiche, farmaci, pesticidi, collanti, vernici, etc etc!! 14 Idrocarburi insaturi. Vengono denominati idrocarburi insaturi quegli idrocarburi, detti alcheni, che presentano doppi legami tra atomi di carbonio e quegli idrocarburi, detti alchini, che presentano tripli legami tra atomi di carbonio. I loro nomi sono caratterizzati dalla desinenza –ene per gli alcheni (es: pentene) e dalla desinenza –ino per gli alchini (es: esino). Se due molecole di idrocarburi insaturi hanno la stessa formula greggia ma differiscono per la posizione nella catena dei legami doppi o tripli ci troveremo di fronte ad un tipo di isomeria detta isomeria di posizione. Il seguente composto è l’etino, detto anche acetilene, il più semplice degli alchini. L’acetilene viene usato nei dispositivi di illuminazione utilizzati dagli speleologi dove viene prodotto in situ a partire dal carburo di calcio facendolo reagire con l'acqua. Idrocarburi Aromatici. Molte sono le sostanze, polveri, spezie o piante medicinali utilizzate nel corso della storia. Cristoforo Colombo (1451-1506), Vasco De Gama (1469-1524), Ferdinando Magellano (1480-1521), Sir Francis Drake (15491596) furono solo alcuni tra coloro che, durante i loro viaggi, approfondirono la ricerca delle spezie; queste, unitamente alle piante medicinali, furono le prime sostanze naturali studiate dai chimici organici. Vediamone alcune. Il toluene è un composto (idrocarburo) che si ottiene dal balsamo del tolù, grande pianta (fino a venticinque metri) della famiglia delle fabaceae, presente soprattutto in Venezuela; il balsamo è noto in erboristeria, perché in grado di favorire la fluidificazione del catarro presente nei bronchi e di ridurre la tosse. Toluene La benzaldeide è un composto isolato dall’olio di mandorle amare e dal caratteristico odore; inoltre tale composto è il più semplice membro della categoria delle aldeidi aromatiche nonché quello più sfruttato a livello industriale. Benzaldeide 15 L’alcol benzilico è un composto nocivo; una lozione al 5% di alcool benzilico è stata proposta come trattamento per la pediculosi (pidocchi). L’alcol benzilico si ottiene dalla resina del Benzoino, una pianta arbustiva delle Styracaceae che cresce nel sudest asiatico, dotata di proprietà emollienti ed espettoranti. Alcol benzilico Anche l’acido benzoico è un composto rintracciabile nella resina del Benzoino. L’acido benzoico e i suoi sali sono usati come additivi alimentari (E210); è inoltre usato nell’industria della plastica. Acido benzoico Altro composto aromatico è l’azulene (dallo spagnolo AZUL, azzurro), molto usato in cosmetica, idrocarburo aromatico, solido di colore bluvioletto. Azulene Erodoto di Alicarnasso, storico greco vissuto quattro secoli prima di Cristo, narrò nelle sue “Storie” che esisteva un “popolo più resistente perché usava mangiare le foglie di salice”. Queste contenevano l’acido salicilico, antesignano della moderna Aspirina. Acido salicilico E potremmo citare tantissimi altri casi. Ma cosa hanno in comune tutti i composti fin qui citati? Sono “composti aromatici” e il benzene è la struttura di base. Due diverse rappresentazioni del Benzene 16 Il termine “aromatico” identificava tradizionalmente quei prodotti profumati e dall’aroma caratteristico e i loro principi. In senso moderno questo termine identifica composti formati da uno o più anelli planari contenenti doppi legami delocalizzati su tutto l’anello. Di questi composti il benzene è quello più importante. Il benzene fu isolato per la prima volta nel 1825 dal chimico inglese Michael Faraday (1791-1867), che lo ottenne dal gas illuminante, ottenuto per distillazione dal litantrace (ovvero il carbon fossile, ancora oggi carburante di notevole importanza). Faraday lo chiamò Bicarburo d’Idrogeno. Nel 1845, il chimico inglese Charles Mansfield lo isolò dal catrame. Oggi il benzene viene estratto dal petrolio. La peculiare struttura a doppi legami alternati fu proposta nel 1865 da August Kekulè. Egli avanzò l'ipotesi che i legami doppi e semplici della molecola scambiassero la loro posizione lungo l'anello con velocità tanto elevata che le reazioni caratteristiche degli alcheni non potevano avvenire, conferendo la particolare stabilità e le proprietà chimiche del benzene. La leggenda narra come egli fu ispirato in sogno da un “serpente che si morde la coda” ed intuì che in realtà tali legami “ruotano” continuamente, proprio a formare una nuvola ad anello. oppure ? ! Come già detto, può essere usato al posto del piombo tetraetile come antidetonante delle benzine (oggi il piombo non si usa più). A temperatura ambiente è un liquido incolore e dall’odore caratteristico, poco solubile in acqua e molto solubile nei solventi organici. 17 I Derivati Funzionali Gli idrocarburi sono solo una piccola parte dei composti organici. Da essi infatti derivano moltissimi altri composti caratterizzati dalla presenza di altri atomi: l’ossigeno, l’azoto, gli alogeni. Come conseguenza della presenza nella molecola, al posto di uno o più idrogeni, di questi atomi, avremo dei composti con caratteristiche e reattività molto diverse. Nomi dei composti Struttura Esempi Molecole in cui si trovano Solventi, Insetticidi, Anestetici Alogenuri alchilici clorometano Zuccheri, Vitamine idrosolubili Alcoli etanolo Alcuni zuccheri, Formaldeide Aldeidi propanale Alcuni zuccheri, “corpi chetonici” nelle urine Chetoni acetone Acidi carbossilici acido acetico Amminoacidi, Proteine, Alcune vitamine, Acidi grassi Aromi, Grassi Esteri acetato di metile Amminoacidi, Proteine, Urea nelle urine Ammine metilammina 18 La presenza di un certo gruppo funzionale nella molecola influenza la sua reattività conferendole caratteristiche chimiche peculiari. I composti organici vengono pertanto raggruppati a seconda della presenza di questi gruppi di atomi, fermo restando che in una stessa molecola possono essere presenti più gruppi funzionali. Si tratta cioè di una comoda esemplificazione che ci consente di studiare la reattività di quel determinato gruppo. Passeremo ora a trattare sinteticamente i principali gruppi funzionali prendendo come esempi le molecole più comuni e diffuse di ogni gruppo. Gli alogenuri alchilici. Se uno o più idrogeni di un idrocarburo viene sostituito da uno o più atomi di alogeni avremo gli alogenuri alchilici. Vengono denominati anteponendo al nome dell’idrocarburo da cui derivano il nome e la posizione dell’alogeno. Nella nomenclatura tradizionale si assegna il suffisso -uro alla radice del nome dell’alogeno e si scrive il nome dell’alchile corrispondente (ad esempio CH3Cl si chiamerà cloruro di metile (nome IUPAC clorometano). Di seguito sono riportati gli alogenuri più interessanti e il loro utilizzo. È molto usato come solvente. È un anestetico. 1,2 dicloroetano Freon-11 Aloetano Freon-12 Il Freon-11 e il Freon-12, più noti come clorofluorocarburi, sono dei fluidi refrigeranti molto economici. Venivano utilizzati nei frigoriferi e come propellenti nelle bombolette spray; oggi sono in disuso perché danneggiano lo strato di ozono atmosferico che ci protegge dalle pericolose radiazioni UV e sono sostituiti da composti meno dannosi per l’ambiente. Il cloroformio è stata la prima sostanza ad essere usata come anestetico, ma è nocivo. Oggi è utilizzato come solvente. CHCl=CCl2 tricloroetilene (trielina) CHCl3 cloroformio Il tricloroetilene è un ottimo solvente: si può usare per decaffeinare il caffè, per estrarre olio dai semi ma anche per il cosiddetto lavaggio a secco degli indumenti. Quest’ultimo uso è stato abbandonato per la sua tossicità ed al suo posto viene utilizzato il tetracloroetilene. Il tetracloroetilene viene utilizzato nelle lavanderie a secco, come solvente per lo sgrassaggio dei metalli, nell'industria chimica e farmaceutica, nell'uso domestico. CCl2=CCl2 Ll2 tetracloroetilene (percloroetilene) 19 DDT Il DDT (diclorodifeniltricloroetano) è stato il primo insetticida ad essere utilizzato (1939) ed essendo efficace contro la zanzara che la trasmette, ha contribuito ad eliminare la malaria da vaste zone del mondo. Oggi è accusato di accumularsi nei tessuti e di essere cancerogeno. L’OMS però né ha consigliato l’uso nelle zone infestate dalla zanzara nelle quali i rischi per la salute legati alla malaria sono di molto superiori rispetto a quello di ammalarsi di cancro. La diossina è molto tossica e cancerogena. Si produce durante le combustioni (anche nel fumo di sigaretta…). Costituisce il principale ostacolo alla combustione indiscriminata dei rifiuti in quanto si produce in discrete quantità, se in questi ultimi sono presenti materiali plastici. Diossina Gli alcoli. Sono molecole caratterizzate dalla presenza di un gruppo –OH (ossidrile). Vengono generalmente rappresentati con la formula generale ROH, dove R rappresenta la parte idrocarburica della molecola. Il loro nome deriva dall’idrocarburo: ad esempio se prendo il metano CH 4 e sostituisco un suo idrogeno con un OH otterrò il metanolo o alcool metilico CH3OH, se prendo l’etano C2H6 e sostituisco un suo idrogeno con un OH otterrò l’ etanolo o alcool etilico C2H5OH e così via. Il gruppo OH è fortemente polarizzato e può dare legami a idrogeno, pertanto gli alcoli a basso peso molecolare sono più alto bollenti degli idrocarburi da cui derivano e sono solubili in acqua. All’allungarsi della catena idrocarburica l’influenza del gruppo OH sulle proprietà della molecola diminuisce e gli alcoli diventano insolubili in acqua. Se nella molecola sono presenti due ossidrili avrò i dioli, se tre i trioli. L’alcool metilico (CH3OH) è un composto che si ottiene dalla distillazione del legno – veniva infatti chiamato spirito di legno (“spirito” è un vecchio modo di indicare gli alcoli) – ma si forma in piccole quantità anche durante la fermentazione alcolica. È un composto estremamente pericoloso anche in quantità molto piccole (non può superare lo 0,25% nei vini e l’1% nei superalcolici), in quanto il fegato lo trasforma in formaldeide, una sostanza molto tossica. Negli anni ’80 si verificarono delle intossicazioni molto gravi, che portarono in qualche Alcool metilico caso anche alla morte, causate dal consumo di vino adulterato con metanolo per aumentarne il grado alcolico. L’alcool etilico (C2H5OH) è il costituente principale del vino e delle bevande alcoliche. È noto sin dalla antichità e si ottiene dalla fermentazione (trasformazione ad opera di alcuni microrganismi) degli zuccheri contenuti nell’uva (vino) o in altra frutta (sidro, cherry…) o cereali (birra, whisky….). Nel fegato l’alcool etilico viene convertito nella tossica acetaldeide; per questo motivo è bene limitarne l’uso. Ha inoltre un effetto neurotossico 20 Alcool etilico (danneggia i neuroni) con conseguenze sulle funzioni psichiche e motorie. Se assunto in eccesso può dare il cosiddetto “coma etilico” che può portare anche alla morte. Dà dipendenza e danni fisici gravi soprattutto al fegato in caso di abuso prolungato nel tempo. Gli effetti sulla vigilanza, sulla memoria, sulla coscienza (fino al delirio…), sulla coordinazione motoria e sui tempi di reazione hanno indotto il legislatore a mettere dei limiti alla sua assunzione per i guidatori. Per i neopatentati tale limite è zero! Vuol dire divieto di assumere alcolici se ci si mette alla guida…. Il Glicol etilenico (CH2OHCH2OH) è un diolo e viene usato come additivo anticongelante nell’acqua di raffreddamento dei motori della automobili. È tossico se ingerito. La Glicerina (CH2OHCHOHCH2OH) è un triolo utilizzato come emolliente in molti prodotti cosmetici (saponi, creme, detergenti…); è anche il composto da cui si parte per produrre la nitroglicerina (un potente esplosivo ma anche un efficace vasodilatatore usato nelle malattie dell’apparato cardiovascolare). Se l’ossidrile è unito ad un anello benzenico, i composti vengono detti fenoli. Sono acidi deboli, tanto che il fenolo (il più semplice di questi composti) è anche detto acido fenico ed è usato come disinfettante. Le aldeidi. Sono composti caratterizzati dalla presenza di un carbonile, cioè di un ossigeno legato con un doppio legame ad un carbonio. Fenolo L’aldeide più semplice ma anche la più famosa è la formaldeide. La sua soluzione acquosa al 37%, detta formalina, veniva usata per conservare reperti biologici o piccoli animali e come disinfettante. La maggior Aldeide parte della produzione della formaldeide è utilizzata per produrre polimeri. Trova impiego come collante nei truciolati: i mobili costruiti con essi rilasciano formaldeide nel tempo e questo è un problema perché questo composto è inserito dal 2004 nell’elenco delle sostanze Formaldeide cancerogene. C’è da dire che la quantità emessa è veramente molto piccola e ignoriamo il fatto che fumare quattro sigarette in una stanza fa raggiungere il massimo livello tollerabile di formaldeide (che è solo una delle tante sostanze tossiche che si sviluppano dalla loro combustione). Morale: abbiamo trovato un altro ottimo motivo per non fumare! Esistono altre aldeidi decisamente più piacevoli, come quella che dà il profumo alla citronella, la pianta con la cui essenza si possono preparare candele utili a tenere lontane le zanzare nelle sere d’estate. 21 La benzaldeide (di cui abbiamo già parlato a proposito dei derivati del benzene) è una aldeide aromatica dal caratteristico odore di mandorle amare. Viene utilizzata come aroma per i dolci a base di mandorle ed è da preferire alle mandorle amare perché queste ultime contengono acido cianidrico, un veleno molto pericoloso! Come vedete non tutte le cose “naturali” sono benefiche! Benzaldeide I chetoni. Sono parenti stretti delle aldeidi. Il chetone più conosciuto è l’acetone, quella sostanza che viene utilizzata per togliere lo smalto dalle unghie. L’acetone viene infatti utilizzato principalmente come solvente (riesce a sciogliere anche l’Attak!) ma trova utilizzo anche nella produzione di polimeri acrilici. Acetone Chetoni Acidi carbossilici. Sono caratterizzati dalla presenza del carbossile, cioè il gruppo –COOH. L’acido carbossilico più importante è l’acido acetico che si ottiene dall’acetificazione del vino e che è noto sin dall’antichità. È un acido debole: per questo non è pericoloso condire l’insalata con l’aceto! Quest’ultimo è in grado di denaturare le proteine (un processo che avviene durante la cottura degli alimenti che le contengono), per cui può essere Acidi Carbossilici utilizzato per preparare delle ottime acciughe marinate nell’aceto! (Se abitate in montagna prendete delle acciughe sotto sale, sciacquatele bene, mettetele sotto aceto per qualche ora, sgocciolatele, conditele con olio e un po’ di aglio tritato e scoprirete che Acido acetico la chimica non è fatta solo di schifezze!). Acido formico L’acido carbossilico più semplice è l’acido formico, quello che le “simpatiche” formiche rosse vi iniettano se vi pizzicano. I corvi, animali più intelligenti di quel che si pensa, molestano le formiche in modo da farsi spruzzare di acido formico: in questo modo gli uccelli si liberano dei loro parassiti! L’acido formico uccide la salmonella, il batterio responsabile di pericolose intossicazioni alimentari: può quindi essere addizionato ai mangimi dei pollami per prevenire la contaminazione delle loro carni e delle uova con la salmonella. Molto importanti sono anche gli acidi grassi, di cui parleremo nel paragrafo dedicato alle biomolecole. 22 Gli esteri. Derivano dalla reazione tra alcoli e acidi carbossilici. Gli esteri hanno solitamente odori gradevoli e danno il loro profumo caratteristico a molti frutti. Esteri Le ammine. Sono composti molto interessanti caratterizzati dalla presenza del gruppo –NH2. Noi ci soffermeremo sull’anilina, dalla quale un chimico inglese, William Henry Perkin, ricavò nel 1856 un colorante viola, il primo colorante sintetico, detto polvere di anilina o malveina. Ovviamente in quell’anno il viola malva fu molto di moda, anche perché era un colorante molto meno costoso di quelli di origine naturale. Dall’anilina successivamente si sintetizzarono molti altri coloranti; oggi però si sa che l’anilina è cancerogena. Fate attenzione specialmente con le scarpe: se vi macchiano i piedi non le usate più perché potrebbero essere state Anilina colorate con coloranti all’anilina! Ammine 23 Le Biomolecole Gli organismi viventi sono in grado di sintetizzare circa mille miliardi di molecole differenti, molte delle quali indispensabili per la vita; a ben pensarci i “pochi” milioni di molecole create artificialmente in laboratorio sono poca cosa rispetto a tutto ciò! Noi traiamo energia da carboidrati e grassi, i nostri muscoli sono formati da proteine; non potremmo neanche funzionare tanto bene senza piccoli messaggeri dalla importante struttura detti “ormoni”, o senza le proverbiali vitamine. Il nostro sistema nervoso funziona per mezzo di certi mediatori chimici ai quali è affidato il compito di trasferire l’impulso; inoltre, le particolari informazioni riguardanti il nostro essere sono fedelmente e impeccabilmente riportate nel nostro DNA (acido desossiribonucleico ), esponente di spicco della categoria degli acidi nucleici insieme all’RNA (acido ribonucleico ). Proteine, zuccheri e acidi nucleici sono “polimeri”, ossia molecole ad altissimo peso molecolare formate da unità più semplici dette monomeri (rispettivamente, amminoacidi, monosaccaridi e nucleotidi); più precisamente, si usa definirli polimeri naturali, per distinguerli dalla categoria dei “polimeri sintetici” di cui abbiamo accennato in precedenza. Carboidrati: chiamati anche glucidi, zuccheri o saccaridi, i carboidrati sono composti organici tra i più abbondanti in natura e rappresentano una indispensabile fonte di energia. A questa categoria appartiene ad esempio il glucosio, prodotto dalle piante per mezzo della fotosintesi clorofilliana. Quest’ultima è un meccanismo biologico molto raffinato, nel quale viene sintetizzata una molecola energeticamente molto utile a partire da molecole inorganiche comuni. Inoltre, durante questo processo, viene trasformata energia luminosa in energia chimica. Un grammo di glucosio contiene circa 17kJ di energia. I carboidrati erano classicamente indicati come “idrati di carbonio”, in quanto la loro formula generale è Cn(H2O)n. 24 In base alla loro struttura vengono classificati come monosaccaridi, zuccheri semplici che non possono essere ulteriormente idrolizzati a zuccheri più semplici, oligosaccaridi, formati da poche unità di monosaccaride (i disaccaridi sono i più importanti), e polisaccaridi, glucidi complessi che contengono numerosissime unità di monosaccaride; in tutti i casi, oligo e polisaccaridi, le molecole di monosaccaride sono saldate per mezzo di un legame detto legame glicosidico. I monosaccaridi rappresentano la più importante forma di energia; quando non utilizzati, vengono immagazzinati dagli organismi sotto varie forme (es. glicogeno nel fegato degli animali, amido nelle piante etc.). Caratteristica comune a tutti i monosaccaridi è la presenza simultanea di un gruppo funzionale carbonilico, aldeidico o chetonico, e di gruppi ossidrile; li definiamo poliidrossialdeidi o poliidrossichetoni. funzione aldeidica funzione chetonica Gliceraldeide (capostipite degli aldosi) Diidrossiacetone (capostipite dei chetosi) Distinguiamo i monosaccaridi in aldosi e chetosi, a seconda che contengano la funzione aldeidica o chetonica, e in triosi, tetrosi, pentosi, esosi, a seconda che contengano, tre, quattro, cinque o sei atomi di carbonio. Gliceraldeide (aldo-trioso) Eritrosio (aldo-tetroso) Ribosio (aldo-pentoso) Glucosio (aldo-esoso) Fruttosio (cheto-esoso) Più precisamente, il fruttosio sarà un cheto-esoso, in quanto contenente sei atomi di carbonio e il gruppo chetonico; per contro il glucosio sarà un aldo-esoso e il ribosio un aldo-pentoso e così via. Il glucosio è l’esponente di spicco della categoria dei monosaccaridi, oltre ad essere probabilmente il composto organico più presente in natura; attraverso il processo della glicolisi, è coinvolto nella produzione di ATP, strettamente connesso al contenuto energetico delle cellule. 25 Altro monosaccaride estremamente importante è il fruttosio, che forma insieme al glucosio il disaccaride saccarosio (il comune zucchero da tavola!). I monosaccaridi si presentano sia in forma aperta, come quelle riportate finora, che in forma chiusa, ciclica, in equilibrio con la forma aperta. β-D-Glucosio (struttura ciclica di Haworth) Glucosio (struttura aperta di Fischer) Come accennato, gli oligosaccaridi sono costituiti da due o più (in genere poche) unità di monosaccaride; a seconda del numero vengono denominati di-, tri- tetrasaccaridi etc. I disaccaridi sono i più importanti e sono formati da due unità di zucchero semplice. Nella formazione dei disaccaridi si instaura un legame tra le due molecole di monosaccaride (legame glicosidico), con perdita di una molecola di acqua. D-Galattosio Legame glicosidico D-Glucosio Lattosio Tra i principali disaccaridi abbiamo: Il lattosio, formato da glucosio e galattosio, è uno dei principali disaccaridi ed è il componente zuccherino del latte (vedi figura sopra). Il maltosio è formato da due molecole di glucosio e deriva dall’idrolisi del malto. Il saccarosio è lo zucchero di canna o di barbabietola ed è il dolcificante più comune nelle nostre tavole; è formato da una molecola di glucosio e una di fruttosio. 26 La molecola del saccarosio (formata da glucosio, a sinistra, e da fruttosio) Cellulosa, amido e glicogeno sono senz’altro tra i polisaccaridi più importanti in natura; i polisaccaridi sono polimeri naturali ad elevatissimo peso molecolare. La cellulosa è il polisaccaride più presente in natura ed è materiale di sostegno dei tessuti vegetali (il legno è costituito per il 50% da cellulosa); è composta da lunghissime catene di -D-Glucosio e da essa si ricava, tra gli altri prodotti, la carta. L’uomo, mancante degli enzimi appropriati, non è in grado di digerirla, al contrario dei ruminanti. L’amido rappresenta un’eccellente bacino di riserva delle piante; è presente nei cereali, nel grano e nel riso e consiste in una catena di molecole di -D-Glucosio. Distinguiamo due forme, l’amilosio a catena lineare e l’amilopectina, a struttura ramificata. Struttura dell’amido Il glicogeno, come accennato, è invece il polisaccaride di riserva degli organismi viventi ed è rintracciabile soprattutto nel fegato e nei muscoli; al momento del bisogno, l’organismo demolisce il glicogeno allo scopo di ottenere glucosio ( glicogenolisi). La cellulosa è il principale materiale di sostegno delle piante 27 Lipidi: alla classe dei lipidi appartengono sostanze strutturalmente molto diverse tra loro, con diverse funzioni; caratteristica comune a queste sostanze è di essere insolubili in acqua e solubili in solventi apolari (etere). I lipidi (dal greco “lipos”, grasso) rappresentano un’importante riserva energetica; durante l’attività fisica vengono consumati insieme ai carboidrati (un grammo di “grasso” produce ben 37 kJ di energia contro i 17 kJ dei carboidrati!). Quella energetica non è l’unica funzione biologica dei lipidi, che svolgono anche mansione strutturale e di trasporto (fosfolipidi, lipoproteine, ormoni di natura steroidea etc.). Glicerolo Grassi e oli sono i lipidi più semplici e i più comuni, solidi i primi e liquidi i secondi; da un punto di vista strutturale essi sono esteri del glicerolo o, meglio, triesteri, dato che il glicerolo è un alcol che contiene tre funzioni alcoliche. I trigliceridi si ottengono dall’esterificazione delle funzioni alcoliche del glicerolo con tre molecole di acido grasso. Gli acidi grassi sono acidi monocarbossilici alifatici, con un numero pari di atomi di carbonio (in genere tra 4 e 30). In base alla presenza o meno di doppi legami, distinguiamo gli acidi grassi in saturi e insaturi. CH2-O-COR Ecco alcuni esempi di acidi grassi saturi: Un trigliceride CH3-(CH2)10-COOH acido laurico CH3-(CH2)12-COOH acido miristico CH-O-COR CH2-O-COR CH3-(CH2)16-COOH acido stearico I grassi liquidi (oli) contengono invece una percentuale piuttosto elevata di acidi grassi insaturi, come l’oleico o il linoleico: CH3-(CH2)7-CH=CH-(CH2)7-COOH acido oleico CH3-(CH2)4-CH=CH-CH2-CH=CH-(CH2)7-COOH acido linoleico Un opportuno processo di idrogenazione a carico dei doppi legami consente di ottenere un “indurimento” dei grassi liquidi di origine vegetale; tale processo è alla base della produzione delle cosiddette margarine. 28 Proteine: sono polimeri naturali che si compongono di amminoacidi (i monomeri) legati tra loro mediante un legame ammidico (-CONH-) detto legame peptidico; sono essenziali per la struttura, il funzionamento e la riproduzione dei viventi. Gli aminoacidi, monomeri delle proteine, rappresentano il 15% del peso del corpo umano; dal nome si deduce che sono caratterizzati da un gruppo amminico (-NH2) e da un gruppo carbossilico (-COOH). Il gruppo –R è quello che caratterizza i vari amminoacidi. Nonostante il gran numero di Struttura di un proteine conosciute, gli amminoacidi presenti in natura sono solo venti. amminoacido Poiché l'organismo umano non è in grado di sintetizzare alcuni amminoacidi o, se lo è, la velocità di sintesi non è sufficiente al bisogno, esso deve assumere questi amminoacidi dall'esterno, mediante l'alimentazione, e ciò ad evitare la comparsa di manifestazioni morbose. Tali amminoacidi sono detti "amminoacidi essenziali" e sono: leucina, isoleucina, treonina, metionina, lisina, Glicina, il più semplice fenilalanina, triptofano, valina e, sicuramente per i neonati, istidina. degli amminoacidi Come detto, gli amminoacidi si saldano tra loro tramite legame peptidico per formare catene peptidiche; tale legame fu ipotizzato da Emil Fischer e riguarda il gruppo carbossile di un amminoacido e il gruppo amminico dell’amminoacido adiacente: legame peptidico Gli oligopeptidi (di-, tri-, tetra peptidi etc. fino a circa dieci unità) sono catene costituite da pochi amminoacidi; catene più lunghe vengono definite propriamente peptidi. Alcuni peptidi sono molto importanti a livello biologico e fisiologico, pur non concorrendo alla formazione di proteine (ad esempio la bradichinina, nonapeptide che interviene nella regolazione della pressione sanguigna, l’ossitocina, secreta dal lobo posteriore dell’ipofisi, o la vasopressina, ancora un nonapeptide che concorre alla regolazione della pressione arteriosa). La descrizione della struttura delle proteine è abbastanza complessa; distinguiamo quattro tipi di struttura: primaria, secondaria, terziaria e quaternaria. La struttura primaria descrive il numero, il tipo e la sequenza degli amminoacidi impegnati nella catena: Gly –Ile-Val-Glu-Gln-Cys-Cys-Thr-Ser-Leu-Tyr Struttura primaria di un frammento della catena dell’insulina 29 La struttura secondaria riguarda il modo in cui tale catena si dispone; fondamentalmente sono possibili due tipi di struttura, ad elica (-elica) o a foglietto: Struttura dell’-elica Struttura del foglietto β A determinare la struttura secondaria concorrono deboli legami a idrogeno (quelli tratteggiati nelle figure) che si formano tra l’idrogeno legato all’azoto e l’ossigeno del gruppo carbonilico. Il modo in cui si ripiegano le -eliche o i foglietti, ovvero la sistemazione nello spazio tridimensionale, riguarda invece la struttura terziaria, dipendente in gran parte dai gruppi alchilici –R. Infine, alcune proteine sono in realtà costituite da due o più subunità (struttura quaternaria); è il caso dell’emoglobina, struttura formata da quattro sub-unità peptidiche. Emoglobina Acidi nucleici: sono svariati milioni gli organismi viventi in grado di riprodursi; ciò vale sia per gli organismi monocellulari, che per gli individui strutturalmente superiori. Questa capacità di riprodursi si esplica attraverso un meccanismo altamente sofisticato che porta alla generazione di un individuo del tutto simile al progenitore. Ogni cellula dovrà dunque possedere un “codice” in grado di tradurre tutte le informazioni necessarie alla “progettazione” e alla costruzione del nuovo essere. Questo complesso “dossier” di informazioni, chiamato genoma, è contenuto nel DNA, acido desossiribonucleico, sostanza a cui si deve la biosintesi delle proteine, nonché la costruzione di un indispensabile messaggero, l’acido ribonucleico, RNA, l’altro esponente degli acidi nucleici. Il DNA fu isolato per la prima volta nel 1869 dal biochimico svizzero Friedrich Miescher, il quale gli assegnò il nome di “nucleina”. Una struttura definitiva fu invece proposta nel 1953 da James Watson e Francis Crick, in servizio presso il Cavendish Laboratory di Cambridge. Friedrich Miescher 30 James Watson e Francis Crick Strutturalmente DNA e RNA sono piuttosto simili; entrambi sono polimeri costituiti da nucleotidi e questi ultimi sono formati da acido fosforico, da uno zucchero (ribosio nel caso dell’RNA e desossiribosio nel DNA) e da una base organica eterociclica, purinica o pirimidinica. Ribosio Desossiribosio Ciascun acido nucleico contiene quattro diverse basi, due puriniche, guanina e adenina, e due pirimidiniche, timina e citosina; nell’RNA l’uracile è al posto della timina. NH2 O N NH N NH N NH2 guanina NH NH2 N N adenina O N NH citosina basi puriniche NH O NH O timina NH NH O uracile basi pirimidiniche La molecola di zucchero e quella della base (legate tramite legame glicosidico ) costituiscono il nucleoside, il quale, legato al gruppo fosfato (mediante legame estereo), forma il nucleotide. un nucleotide La struttura a doppia elica proposta da Watson e Crick, prevede due catene di DNA in cui le basi si attraggono mediante legame a idrogeno. L’accoppiamento non è casuale; infatti l’adenina si lega sempre alla timina e la guanina alla citosina. Adenina Timina Guanina Citosina 31 Come accennato prima, il DNA contiene le informazioni adeguate per la sintesi delle proteine; ad ogni tripletta di basi (codone) corrisponde un determinato amminoacido. Il codice genetico, universale e comune a tutti gli organismi, può essere definito come la relazione tra DNA, che contiene il “messaggio” e lo trascrive su un opportuno frammento di RNA, detto messaggero, e la sequenza degli amminoacidi che vanno a costruire una data proteina. Le cellule contengono tre tipi di RNA: l’ RNA messaggero (mRNA), il quale presiede alla trascrizione del codice genetico (il DNA è confinato nel nucleo e per “dirigere” la biosintesi delle proteine, che avviene nei ribosomi, ha bisogno di un mediatore, l’mRNA appunto); l’RNA transfer, che ha il compito di trasportare gli aminoacidi per la formazione dei legami peptidici (il t-RNA ha in altre parole il compito di tradurre le triplette del codice genetico nel “linguaggio” degli amminoacidi) e l’RNA ribosomiale (rRNA), principale componente dei ribosomi. L’essere umano è dunque “costruito” in base alle istruzioni impartite dal DNA; una cellula contiene circa due metri di acido nucleico, il quale a sua volta porta svariati miliardi di nucleotidi. Il DNA ha la capacità di replicarsi, cioè è capace di sintetizzare dei filamenti identici a sé stesso; il filamento serve per la sintesi dell’RNA, il tutto catalizzato da una serie di enzimi, tra cui DNA sintetasi e RNA sintetasi. 32 L’RNA messaggero passa dunque nei ribosomi, dove si trovano frammenti di RNA transfert, ognuna delle quali contenente una tripletta di nucleotidi in grado di trasportare un determinato amminoacido: Il codice genetico: a ogni tripletta di basi corrisponde un amminoacido 33 Concludiamo il nostro viaggio nella chimica del carbonio così come lo avevamo iniziato, con il nostro amico chimico-poeta Alberto Cavaliere che, sempre a suo modo e cioè in versi, ci fornisce la composizione chimica del corpo umano: IL CORPO UMANO 34 Ecco un'analisi non troppo amena, che ha fatto un màcabro dottore a Jena: Ma ciò che supera le previsioni più catastrofiche sono i bottoni; preso un cadavere, l'ha decomposto, con molto scrupolo stimando il costo. ne ottieni un numero fenomenale, sì che un legittimo dubbio t'assale: L'ossa forniscono tanta calcina dal far l'intonaco d'una cucina, fece l'analisi quell'alchimista sopra lo scheletro d'un giornalista? e si ricupera tanta grafite da far al massimo cento matite Volendo vendere questi elementi ai poco modici prezzi correnti, I grassi abbondano - strano contrasto! pure in chi è solito saltare il pasto. ci si ricavano venti lirette: alcune scatole di sigarette! Da tutto il fosforo, piedi compresi, al più ci scappano mille svedesi, Che cifra misera! Solo conforto, se si considera che l'uomo morto, mentre distillasi dal corpo vile d'acqua…potabile tutto un barile. oscuro o celebre, ricco o pezzente, sciocco o filosofo, vale ugualmente. Il ferro è in minime tracce, di modo che non ci fabbrichi neppure un chiodo: Ed è ridicolo, in fondo in fondo, che, mentre vivono su questo mondo, fatto stranissimo perché da vivi di chiodi, in genere, non siamo privi. sia dian cert'arie tanti mortali, se poi gli scheletri son tutti uguali!