Tunisia

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Tunisia
BREVE NOTA
POLITICO ECONOMICA
La rivoluzione della libertà e della dignità in Tunisia è stata il più grande evento storico della
Tunisia moderna. Ha consacrato l’irreversibilità dei valori democratici dopo un periodo,
durato 23 anni, che ha indebolito lo stato di diritto e ha sostituito lo spazio economico
con una sfera di corruzione e di privilegi per pochi; ma le sfide economiche che erano
all’origine della rivolta sociale sembrano adesso più che mai incerte.
I rischi in materia di accesso a fonti di finanziamento esterno
Il recente abbassamento delle notazioni sovrane della Tunisia da parte delle agenzie di
rating ha avuto una ripercussione diretta sull’aumento del tasso di interesse del debito
sovrano della Tunisia rendendo Il ricorso ai finanziamenti sui mercati esteri fortemente
limitato.
I principali rischi della degradazione della situazione macro-economica
maggio
2011
La Tunisia dipende fortemente dal turismo e dagli investimenti esteri. Il calo delle entrate
turistiche, la lentezza del ciclo macro-economico ed la diminuzione delle esportazioni
hanno mostrato la debolezza della Tunisia, tutto ciò ridurrerà sicuramente la crescita e
diminuirà la creazione di nuovi posti di lavoro. Si stima che la crescita prevista del PIL a
prezzi costanti perderà il 3.7% rispetto al tasso previsto e raggiungerà al massimo l’1,6%
per la fine del 2011.
Mentre prima della rivoluzione, le istanze internazionali qualificavano la crescita in Tunisia
come un modello di “crescita pro-povero”, la crisi politica ha invece rivelato un capitalismo di
buoni rapporti (crony capitalism) legato alla concessione di privilegi. In effetti, i tassi di crescita
fino ad oggi annunciati non hanno potuto ridurre la disoccupazione e soprattutto quella dei
giovani che ha raggiunto una percentuale di più del 30%. Questo fatto è la conseguenza del
dualismo eccessivo tra gli insediamenti stranieri nei poli tecnologici ed il resto dell’apparato
produttivo (è l’origine delle differenze regionali), dell’inefficienza dei sistemi di formazione e
di orientamento, del fallimento dei meccanismi dell’innovazione e della creazione d’impresa,
e dell’insufficienza del dinamismo del sistema bancario nonostante la creazione di banche
dedicate al finanziamento delle PMI o ai crediti di “solidarietà”.
Parallelamente, sono apparsi segnali di debolezza degli squilibri macro-economici e
finanziari. I fattori di vulnerabilità del settore pubblico sono dovuti alla natura del debito
pubblico la cui quota esposta ai rischi dei tassi di cambio aumenterà. I test di viabilità e
di resistenza effettuati dimostrano tali rischi di cambio e soprattutto di calo della crescita
economica. Si stima che il debito pubblico in percentuale rispetto al PIL raggiungerà più
del 49% contro il 42,3% previsto.
Tunisia
Analogamente vulnerabilie é il settore estero poiché il debito estero rimane molto alto
raggiungendo più del 48% del PIL e assorbendo circa il 12% dei ricavi delle esportazioni
di beni e servizi.
Le stime dimostrano che il debito estero sorpasserebbe il 56% del PIL contro il 43,8%
previsto prima della crisi.
Altri fattori aumenterebbero i rischi, perchè la riduzione programmata dello stock delle
scorte di cambio della Banca Centrale tunsina non permetterà di coprire tutti gli impegni a
medio termine verso i creditori multilaterali e bilaterali e quindi i rischi di rifinanziamento.
Questi rischi saranno più importanti soprattutto in considerzione del fatto che il ritmo delle
esportazioni, in particolare verso i paesi dell’U.E, è minacciato non solo dalla crisi interna
ma anche dal calo della crescita della zona euro secondo i dati forniti dal rapporto del
Fondo Monetario Internazionale sulle prospettive dell’economia mondiale.
L’inceppamento dei flussi di esportazione porrà dei vincoli di finanziamento del debito
estero. La svalutazione del tasso di cambio del dinaro sorpasserà il 5% annuo previsto per
il 2011 a causa dell’intenzione delle autorità di aumentare artificialmente la competitivitàprezzi delle esportazioni e ciò aggraverà ancora di più il debito estero.
I profili preliminari della gestione delle spese pubbliche e delle riserve di cambio
Lo stimolo programmato (ma non ancora chiaramente specificato) delle spese pubbliche
di rilancio budgettario permetterà di attualizzare lo schema di sviluppo per il 2011 portando
il deficit a più del 30% del PIL, ciò rappresenterà, mediamente, un deficit supplementare
stimato in più di 730 milioni di euro.
Con la mobilizzazione di circa 232 milioni di euro, a titolo di operazione di sovvenzione
del DTS fornita dal Fondo Monetario Internazionale (su un totale di 283 miliardi di dollari
su scala mondiale), si prevede un deficit netto supplementare di circa 498 milioni di euro.
E’ questo forse l’importo che potrebbe essere sollecitato a titolo di un possibile fondo
di gestione di crisi in un quadro multilaterale o nel quadro specifico dell’Unione per il
Mediterraneo per esempio.
Per quanto concerne le riserve di cambio, queste hanno raggiunto al 31/01/2011 circa
6580 milioni di euro, sufficienti a breve termine per il rimborso di 450 milioni di euro relativi
al lancio di crediti obbligatori che scadranno nell’aprile 2011. Il saldo di 6130 milioni di euro
rappresenterà 143 giorni di importazioni. E’ necessario, quindi, reperire 1840 milioni di euro
per il deficit supplementare scontato dal saldo della bilancia dei pagamenti a causa del
calo previsto dei movimenti di capitali e delle operazioni finanziarie; ciò limiterà i margini di
manovra ad una somma massima prevista di 4290 milioni di euro solamente delle riserve
di cambio per la fine del 2011, corrispondenti a massimo 100 giorni di importazione.
I principali segnali di vulnerabilità dei settori bancario e finanziario
Fino ad ora i rischi dei settori bancario e finanziario non sono ancora di natura sistemica,
ma potrebbero aumentare solo in considerazione della natura dei crediti non produttivi
del settore bancario e delle pratiche sospette dei loro meccanismi di classifica. Inoltre, il
portafoglio dei crediti classificati oppure dei prestiti non competitivi costringerà le banche ad
aumentare le scorte, cio’ aumenterà il costo del credito bancario e ridurrà il finanziamento
degli investimenti.
L’ultima valutazione della stabilità del sistema finanziario risale al 2006-2007. La valutazione
dettagliata della conformità ai principi fondamentali di Basilea ha già testimoniato la non
conformità a molti principi. Si tratta soprattutto di principi riguardanti le deficienze della
politica del credito bancario, del controllo o della sorveglianza su una base consolidata
Banca Centrale e gruppi bancari, del controllo delle banche straniere, ecc...
Il clima degli affari e le condizioni di attrattività
2
Le difficoltà del clima degli affari ed i deficit di attrattività dell’economia tunisina sono la
Tunisia
faccia nascosta del “miracolo tunisino”. La rivoluzione ha infatti dimostrato le limitazioni
generalizzate della pratica degli affari e del clima di investimento e di un processo
incompleto della gouvernance economica e istituzionale. La debole attrattività della Tunisia
è dovuta alla lentezza delle riforme soprattutto in materia di apertura dei mercati dei servizi
e alla qualità media delle istituzioni, secondo l’indice di percezione della corruzione di
Transparency International, o della qualità del clima amministrativo di Doing Business.
Nell’insieme, esistono molti problemi: qualità mediocre della regolamentazione (controllo dei
prezzi, oneri al commercio estero e allo sviluppo degli affari) e della responsabilizzazione;
difficoltà di accesso degli operatori, soprattutto per le PMI, a fonti di finanziamento
bancario; debole protezione degli investitori; peso rilevatne dell’economia informale e del
commercio parallelo; lentezze nell’esecuzione dei contratti; mancanza di flessibilità dei
mercati del lavoro ecc...
Con quali capacità di resistenza è confrontata l’economia tunisina di oggi?
Le opinioni sono unanimi nel mettere al primo posto l’importanza della sicurezza, della
stabilità politica e della legittimità democratica del governo. Fattori interdipendenti che
necessitano la mobilitazione di tutti i componenti della società civile e non solo della pletora
di partiti politici finora legalizzati o in fase di legalizzazione. Ma le migliori proposte per quanto
riguarda le capacità di resistenza sono altrove: é necessario ammettere che le strategie
per uscire dalla crisi politico-economica attuale rimandano a delle disfunzioni strutturali
dell’economia tunisina alle quali sarà necessario apportare soluzioni operative. Si sarebbe
tentati di individuare varie strade, e in particolar modo, la questione del finanziamento del
deficit budgettario (strutturale e congiunturale) che si potrebbe anche pensare di inserire
nella nuova costituzione, la facilitazione dell’accesso alle fonti di finanziamento bancario
e non bancario con una ristrutturazione di tutto il sistema bancario e finanziario dopo le
derive svelate dalla rivoluzione e che sono la causa del deficit strutturale dell’investimento
in Tunisia. Il cambiamento radicale della legislazione attuale sugli investimenti nazionali
e stranieri (in particolar modo il loro quadro attrattivo e fiscale), la diversificazione
internazionale e la competitività esterna, lo sviluppo regionale e la precarietà sociale, lo
schema di crescita e/o di rilancio e la lotta contro la disoccupazione.
Bilancio del settore industriale
Nonostante il prezzo di un barile di petrolio abbia raggiunto i 120 dollari sui mercati
internazionali, in Tunisia il prezzo é rimasto a 63 dollari. Cio’ vuol dire che lo Stato
sovvenziona annualmente la distribuzione con più di due miliardi di Dinari. Nei primi due
mesi del 2011 l’indice della produzione manifatturiera é diminuito del 12% a causa degli
scioperi e dei sit-in che continuano quotidianamente. Il Governo provvisorio ha varato
delle misure congiunturali per venire in aiuto alle 214 imprese, che impiegano oltre 10.000
lavoratori, danneggiate o distrutte dai saccheggiatori. Tali misure sono di ordine sociale,
fiscale e finanziario. Quanto al bilancio del primo trimestre di quest’anno, si registra un
aumento delle esportazioni industriali dell’11,4%. Le intenzioni di investimento dichiarate
mostrano un leggero aumento (2%) raggiungendo i 749 milioni di Dinari. Tali investimenti
permetteranno la creazione, nell’industria, di 17.546 ulteriori posti di lavoro. Dei progetti
dichiarati, 268 sono stati registrati nelle zone di sviluppo regionale, pari al 49% del totale
degli investimenti previsti.
Cecilia Oliva
Trade Commissioner
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Institut Italien pour le Commerce Extérieur
Sezione Promozione Scambi dell’Ambasciata d’Italia
3, RUE DE RUSSIE
1000 TUNIS
[email protected]
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