66 A RT E I N C ITT À Canova: l’ideale classico tra scultura e pittura Forlì, Museo San Domenico Fino al 21 giugno 2009 [`D8I@J8J8::FD8E;@ È Forlì a farci rivivere raffinate atmosfere neoclassiche, negli spazi dell’ex convento di San Domenico, attraverso l’opera di un grande artista: Antonio Canova (1757-1822). Il nuovo Fidia, come amava essere definito, non ebbe rivali nel suo secolo nel trasformare il marmo in “carne palpitante”, come i contemporanei definivano le sue statue. Era talmente grande la perfezione anatomica e la naturalezza delle figure scolpite, da farle sembrare recuperate dall’antichità classica. Nella seconda metà del ’700 si pensava che l’arte dovesse avere una funzione educativa, come nell’antica Grecia, il bello doveva accompagnarsi al buono. A questo si aggiungeva un tema particolarmente sentito in questo periodo di poco liberali monarchie. Si discuteva se era compito dell’artista esaltare gli ideali di libertà e tradurli in azione, come fece David durante la Rivoluzione francese, o più semplicemente mettere in evidenza la realtà dei fatti così come si presentava e lasciare a chi di dovere la decisione di intervenire. A questa seconda meno impegnativa interpretazione, sempre si attenne Antonio Canova, nonostante la natura passionale e il proclamato amor patrio. Ai campi di battaglia preferì il raffinato gioco della diplomazia, ottenendo risultati straordinari, come far ritornare in Italia il patrimonio artistico trafugato da Napoleone. Riuscì persino a farsi restituire gli splendidi cavalli bronzei posti sulla Basilica di San Marco a Venezia, trasferiti da Parigi….ed erano gli stessi razziati dai veneziani a Costantinopoli! Il prestigio goduto da Canova nelle corti europee era stato tenacemente conquistato attraverso la fama di artista colto e la specchiata statura morale, qualità che gli avevano procurato cariche diplomatiche per conto della Santa Sede e di Napoleone durante il periodo in cui invase l’Italia. Gestì alla perfezione la propria immagine, si parla di 100 autoritratti distribuiti e di opere replicate solo per accontentare la ricca nobiltà adorante. Canova realizzò tre sculture per committenti forlivesi, un’incantevole Ebe per la contessa Veronica n. 126 marzo/aprile 2009 Guarini, la Danzatrice col dito al mento per il banchiere Domenico Manzoni – andata dispersa – e una Stele funeraria posta nella Chiesa della Santissima Trinità dedicata allo stesso banchiere morto tragicamente. Non sono pochi tre capolavori in una città, che riconoscente ha deciso di dedicargli una delle Mostre più complete:160 fra marmi, gessi, bassorilievi, bozzetti dipinti e disegni, collegate con altre opere di artisti contemporanei e non. La mostra, divisa in sezioni, è stata curata da Antonio Paolucci, Fernando Mazzocca e Sergiej Androsov, si avvale di sculture provenienti dal Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo. Antonio Canova, Ebe, 1816-1817