M. HODD
DISSENT ON FACTOR-INTENSITY REVERSALS
RIASSUNTO
Divergenze sulla teoria riguardante l’intensità d’impiego dei fattori produttivi
Negli ultimi anni alcuni scrittori hanno cercato di chiarire le cause empiriche della teoria
dell’intensità d’ impiego dei fattori produttivi ed hanno concluso che le considerazioni
critiche non sono tali da indebolire la teoria di Heckscher-Ohlin sui flussi degli scambi
commerciali.
In questo articolo si analizza la teoria di Heckscher-Ohlin con particolare riferimento ad
alcune risultanze empiriche. Si dimostra che tali risultanze sono state interpretate
erroneamente e presentate in modo da trarre in inganno.
U. SACCHETTI
UTILITÀ E LIMITI NELL’USO DI CURVE D’INDIFFERENZA DI UNA
COMUNITÀ: LA FUNZIONE DELLE IMPORTAZIONI
ABSTRACT NOT AVAIABLE
G ZANDANO
RAPPORTI COMMERCIALI E FINANZIARI TRA PAESI AVANZATI
E TERZO MONDO DOPO LA CRISI DEL PETROLIO
ABSTRACT NOT AVAIABLE
G. DELLACASA
UN TENTATIVO DI VERIFICA EMPIRICA DELLE RELAZIONI ESISTENTI
FRA MONETA, PREZZI ED ALTRE VARIABILI REALI E MONETARIE
(SECONDA PARTE)
RIASSUNTO
Un tentativo di verifica empirica delle relazioni esistenti fra ‘moneta, prezzi
ed altre variabili reali e monetarie
In questo scritto l’autore esamina gli effetti della politica monetaria e creditizia
sull’andamento dei prezzi all’ingrosso e dei prezzi al consumo, nonché del reddito
nazionale, dei consumi, degli investimenti e dei prezzi impliciti nel calcolo di queste tre
grandezze, attraverso una analisi dei dati di diciotto paesi in periodi compresi fra il 1948 e
il 1971. Oggetto del lavoro è anche lo studio dei dati riguardanti la velocità di circolazione
della moneta.
L’analisi dei dati raccolti consente all’autore di sostenere che gli effetti della politica
monetaria sui prezzi e sulle altre variabili considerate si manifestano con intensità e
sfasamenti temporali mutevoli, e che i rapporti fra le grandezze esaminate sono tanto più
stretti quanto più le variazioni della circolazione e del credito sono rilevanti. In
particolare, i prezzi al consumo sono influenzati più di quelli all’ingrosso e le variabili
monetarie più di quelle reali: quest’ultimo risultato contribuisce a dimostrare che la
politica monetaria è più efficace come strumento antinflazionistico che come strumento
anticiclico. Quanto, infine, alla velocità di circolazione della moneta, i risultati ottenuti
tendono a provare che essa è, in genere, poco sensibile al grado di inflazione e che i suoi
valori sono abbastanza stabili anche in paesi contraddistinti da inflazione accelerata.
ABSTRACT
The Relationship Existing Between Money, Prices and Other Real
and Monetary Variables: An Empirical Approach
The author reports here upon his attempt to examine the effects of monetary changes on
the level of wholesale and consumption prices, as well as national income, consumption,
investment and the implicit prices of these three magnitudes. He also undertakes a
diagnosis of the data concerning the velocity of money. The data of 18 countries in
periods included between 1948 and 1971 are taken into account.
The analysis of the data employed allows the author to state that the effects of monetary
changes on prices and on the other variables take place with changeable time-lags and
intensity. From the analysis it also appears that the more relevant are the rates of change
of quantity of money the tighter is the relationship between these magnitudes. In
particular, consumption prices are more influenced than wholesale prices, monetary
variables more than real variables. This last conclusion contributes to demonstrate that
monetary policy is more valid as an anti-inflation instrument than a counter-cyclical one.
The velocity of money is not very sensitive to the rate of inflation and it appears fairly
constant also in those countries where inflation is accelerated.
A. M. HUQ
THE THEORY OF BILATERAL MONOPOLY RECONSIDERED
RIASSUNTO
La teoria del monopolio bilaterale riconsiderata
La convenzionale teoria microeconomica sostiene che, in condizioni di monopolio
bilaterale, il prezzo e la quantità di equilibrio sono indeterminati e che la determinatezza
può aversi solo se i profitti complessivi sono massimizzati. Questo lavoro analizza le
questioni che sorgono con riferimento a queste concezioni e presenta due modelli
alternativi che portano a diverse conclusioni. Le ipotesi assunte sono specificate in
ciascun caso. Esse riguardano le caratteristiche della curva di domanda, la curva del costo
marginale del venditore e la corrispondente curva del costo marginale del compratore.
L’analisi prova la impossibilità di formulare una teoria generale dei monopolio bilaterale.
Sembra più utile discutere casi speciali considerando ipotesi alternative, specificamente
indicate.
P. K. MITRA
IMPORT SUBSTITUTION AND EXPORT PROMOTION AS MEANS TO
INDUSTRIALIZATION
RIASSUNTO
Sostituzione delle importazioni e promozione delle esportazioni
come obiettivi della industrializzazione
Durante gli ultimi due decenni numerosi paesi in via di sviluppo hanno realizzato uno
sviluppo economico in parte tramite industrializzazione. La prin~cipale strategia
utilizzata da questi paesi ha riguardato lo sviluppo delle industrie sostitutive delle
importazioni, ma attualmente essi si sono in particolare orientati a promuovere le
esportazioni di beni manufatti. Questo lavoro esamina le cause e le conseguenze della
politica delle produzioni sostitutive di importazione e per le esportazioni. Si sostiene che
le misure per lo sviluppo di entrambe le produzioni non sono necessariamente
competitive ma complementari. Si pensa che i paesi in via di sviluppo dovrebbero
adottare una combinazione fra attività sostitutiva delle importazioni e per le esportazioni.
E. OSAGIE
A REORGANIZATION PLAN OF THE INTERNATIONAL MONETARY
FUND: A COMMENT AND FURTHER SUGGESTION
RIASSUNTO
Un piano di riorganizzazione del Fondo Monetario Internazionale:
un commento e una nuova proposta
Questo articolo si contrappone a quello presentato recentemente da Rugina, che espone i
difetti del sistema monetario internazionale ed auspica la riforma del sistema stesso. L’A,
è d’accordo con Rugina sulla discontinuità del ruolo del dollaro come moneta di riserva,
sull’adozione di un nuovo strumento di riserva internazionale, sulle difficoltà del sistema
che aggravano i problemi e sulla necessità di facilitazioni per le « clearing house ».
Tuttavia l’A, sostiene che non sembrano realistiche le tesi di Rugina concernenti il pieno
sostegno di nuovo dell’oro quale strumento di riserva internazionale, l’uso dei punti
dell’oro ed i meccanismi prezzi-redditi monetari per garantire l’equilibrio del sistema
monetario internazionale, nonchè la sua proposta di dividere il F.M.I. in due sezioni. In
conclusione, l’A. propone un sistema alternativo nel quale il S.D.R. sia sostenuto non
dall’oro ma dalla volontà collettiva dei membri e sia il solo strumento di riserva. Ciò
implicherebbe provvedimenti per le clearing house, ed il sostegno della flessibilità del
tasso di cambio per i paesi progrediti, mentre per quelli in via di sviluppo dovrebbe
essere garantita una adeguata liquidità internazionale. L’A. afferma che tuttavia
dovrebbero in ogni caso essere scoraggiate misure restrittive degli scambi internazionali.
D. A. PEEL
INFLATION AND UNEMPLOYMENT - A NOTE
RIASSUNTO
Inflazione e disoccupazione: una nota
Friedman, nel suo articolo pubblicato nel 1968 sulla « American Economic Review »,
sostenne che non vi è alcuna stabile alternativa fra inflazione e disoccupazione. Tuttavia,
la teoria di Friedman sembra essere un po’ troppo restrittiva in quanto egli afferma che il
salario reale domandato deve essere uguale o proporzionale a quello offerto. Questa nota
si propone innanzitutto di esaminare il meccanismo di riequilibrio sottolineato da
Friedman supposto non esistente un rapporto proporzionale fra domanda e offerta di
lavoro. Questa diversa ipotesi modifica in modo sostanziale le conclusioni di Friedman,
Successivamente viene commentata I’ interpretazione data dai teorici dell’inflazione della
teoria di Friedman.
P. E. SMITH
A NOTE ON MARSHALLIAN MULTIPLE MARKET
ADJUSTMENT AND STABILITY
RIASSUNTO
Una nota sulle componenti di equilibrio e di riequilibrio
marshalliano di mercato multiplo
Le proprietà di stabilità per i mercati dei beni legate al meccanismo Walrasiano di
riequilibrio dei prezzi sono ben note. Questo articolo si propone di esaminare lo stesso
problema quando i mercati sono caratterizzati dal meccanismo marshalliano di
riequilibrio delle quantità. Si dimostra che gli equilibri di mercato sono stabili quando
tutti i beni sono dotati di un alto grado di succedaneità e hanno funzioni di domanda
inclinate negativamente. D’altra parte le funzioni di domanda inclinate negativamente
non sono sufficienti a garantire la stabilità del mercato.
E. TOWER
EXCHANGE-RATE CHANGE AND FOREIGN PORTFOLIO INVESTMENT
RIASSUNTO
Variazione del tasso di cambio ed investimenti in titoli esteri
Questo articolo analizza gli effetti della svalutazione monetaria sui movimenti di capitali.
Si conclude che se gli abitanti sia del paese considerato che quelli del paese estero non
importano capitali e tengono una parte costante della loro ricchezza disponibile in moneta
nazionale, il deprezzamento della moneta nazionale darà luogo ad un flusso di capitali
stabilizzante. Inoltre si di’. mostra che l’elevata elasticità della domanda di beni di
consumo sia interno ed all’estero tende a migliorare il conto capitale del paese con
moneta deprezzata, l’inverso si verifica solo se è elevata l’elasticità della domanda di titoli
esteri importati.
W. G. TYLER
ON THE MICROECONOMICS OF MANUFACTURED EXPORT PROMOTION
IN LESS DEVELOPED COUNTRIES
RIASSUNTO
Una nota sulla microeconomia di promozione delle esportazioni
di prodotti manufatti nei paesi meno sviluppati
In questo articolo si utilizza la teoria microeconomica neoclassica per analizzare
l’andamento delle esportazioni dei prodotti industriali verso i paesi meno sviluppati. Si
suppone che si miri alla massimizzazione del profitto, che i mercati esteri ed interni siano
economicamente separati e viene sviluppata la teoria del monopolio discriminatorio.
Sono stimati i parametri per valutare i mutamenti dei fattori produttivi, del costo
marginale, delle produzioni e dei prezzi interni, dati i mutamenti dei prezzi dei fattori dei
tassi di cambio della moneta nazionale. Data la disponibilità di dati a livello micro, il
modello specifico permette di stimare quantitativamente i mutamenti delle variabili
obiettivo a livello di impresa dovuti ai cambiamenti nelle politiche governative.
J. DIAMOND
INTERNATIONAL TOURISM AND THE DEVELOPING COUNTRIES:
A CASE STUDY IN FAILURE
RIASSUNTO
Turismo internazionale e paesi in via di sviluppo: studio di un fallimento
Negli anni sessanta i paesi in via di sviluppo hanno adottato una politica promozionale
del turismo internazionale per risolvere alcuni loro pressanti problemi, ma dalla fine di
tale decennio gli stessi paesi hanno incominciato a dubitare della validità di una tale
politica. Questo articolo si propone di analizzare la suddetta reazione prendendo in esame
un paese con un turismo potenziale elevato e che sta ancora esperimentando una vigorosa
politica promozionale. Lo studio mette in evidenza le difficoltà che tale paese deve
superare e ciò può spiegare perchè il turisimo internazionale è da considerarsi
sfortunatamente una panacea.
F. ELBIALY
COMPARATIVE ADVANTAGE AND ECONOMIC DEVELOPMENT
RIASSUNTO
Vantaggio comparato e sviluppo economico
Nella scia dell’indipendenza dai paesi sottosviluppati, il nazionalismo ha reso sempre più
difficile per la maggioranza degli economisti di questi paesi esprimere pareri obiettivi a
riguardo delle politiche economiche in essi adottate. Una rassegna degli aspetti più
importanti delle politiche economiche attuali mette in evidenza fatti sorprendenti e
talvolta incompatibilità. Questo articolo si propone di analizzare 1’incompatibilità tra il
desiderio di favorire l’industrializzazione ed il perseguimento di questo fine attraverso
controlli e tariffe all’ importazione. In questo contesto, il problema più importante che si
presenta è se la specializzazione nella produzione di prodotti agricoli e di materiale di
base per l’industria comporta svantaggi tali da indurre a ricorrere a misure
protezionistiche per l’industria. La risposta a questo problema si può trovare analizzando
i vantaggi e gli svantaggi di una tale specializzazione.
B. KITCHING
OVERCOMMITMENT AS A FACTOR IN THE AMERICAN INFLATION
ABSTRACT NOT AVAIABLE
C. A. ROCCA - J. R. MENDONÇA DE BARROS
HUMAN RESOURCES AND THE STRUCTURE OF FOREIGN TRADE:
THE BRAZILIAN CASE
RIASSUNTO
Risorse umane e struttura del commercio internazionale: l’esempio del Brasile
William Tyler, in un articolo pubblicato su questa rivista, analizza l’efficienza delle
esportazioni brasiliane secondo la teoria di Keesiag sottolineando l’importanza del grado
di elaborazione qualitativa dei prodotti nell’indirizzo del commercio estero. Utilizzando i
coefficienti di elaborazione di Keesing derivati dall’economia americana e applicando tali
coefficienti alle esportazioni brasiliane, Tyler afferma che sebbene il Brasile importi
prodotti più elaborati di quelli che esporta, questi ultimi riguardano la utilizzazione
intensiva di capitale umano scarso. In particolare, egli sostiene che i prodotti esportati dal
Brasile sono più elaborati di quelli esportati da altri paesi sviluppati quali il Giappone,
l’Austria e 1’Italia. Infine, egli conclude che 1’incremento verificatosi negli ultimi anni
nelle esportazioni brasiliane verso i paesi del LAFTA è dovuto soprattutto alla maggiore
elaborazione qualitativa dei prodotti brasiliani.
Questo articolo mostra che gli indici di elaborazione derivati dall’economia americana
non sono applicabili alle esportazioni di un paese sottosviluppato, data la differente
combinazione produttiva di ciascun settore industriale. Utilizzando i dati riguardanti i
Brasile, vengono calcolati gli indici di specializzazione della manodopera per ciascun
settore industriale ed applicati al flusso delle esportazioni brasiliano. Si rileva che, come
suggerisce la teoria, i prodotti importati dal Brasile sono più elaborati di quelli esportati;
in campo internazionale, si respinge la tesi che i prodotti esportati dal Brasile siano più
elaborati di quelli esportati dal Giappone, dall’Austria e dall’Italia. Inoltre, non è stato
riscontrato alcun elemento che provi che i prodotti esportati dal Brasile verso i paesi del
LAFTA siano più elaborati di quelli esportati verso i paesi sviluppati. La sola differenza
che si rileva è dovuta esclusivamente alla composizione settoriale delle esportazioni.