LA CRISI DELL’UNIONE E LA DEMOCRAZIA EUROPEA Il ruolo del Parlamento Europeo per un efficace governo europeo dell’economia L’Unione monetaria europea è in pericolo. E poiché l’UME è il più importante successo dopo sessant’anni d’integrazione europea, anche la sopravvivenza della stessa Unione europea è in discussione. La causa non è solo la crisi greca, ma anche l’inadeguato sistema di governo dell’Unione. Ad esempio, per salvare la Grecia dal fallimento a causa dei suoi debiti, George Papandreu non si è proposto di incontrare il Presidente della Commissione europea, ma la Signora Merkel, Sarkozy e Obama. Ci si può pertanto chiedere: nell’attuale sistema, chi è il responsabile del futuro dell’Unione europea? Il metodo intergovernativo di amministrare gli affari europei confonde e mischia interessi nazionali ed europei. I governi nazionali non possono sopravvivere senza l’Europa, ma nello stesso tempo sono obbligati a difendere i propri interessi nazionali. Il risultato è un processo decisionale lento, inefficiente e contraddittorio. La proposta di espellere la Grecia dall’Unione monetaria ha aperto la via alla speculazione finanziaria contro l’euro e ha legittimato un’eventuale scissione della stessa UME. Inoltre, la decisione di coinvolgere il Fondo Monetario Internazionale nel pacchetto di salvataggio di 750 milioni di euro ha rappresentato una tacita ammissione della debolezza dell’euro nei confronti del dollaro. Il Governo statunitense non ha mai chiesto aiuto al FMI per il salvataggio di uno dei suoi 50 stati della federazione dal rischio di default, come è accaduto per il caso di New York nel 1975 e come sta accadendo per la California. La sopravvivenza dell’UME è un problema europeo. Nessuno salverà l’euro sino a che gli europei resteranno incapaci, o non vorranno, cambiare il loro inefficiente sistema decisionale. L’insistenza tedesca per una maggiore austerità da parte dei membri dell’Unione è ragionevole. Ma questa è solo una faccia della medaglia. L’altra è il problema della crescita dell’economia europea. Troppa austerità può uccidere il paziente. Dopo una drammatica crisi economica, il risultato potrebbe essere un circolo vizioso deflazionistico, con una minore spesa pubblica, un minor potere d’acquisto, una stagnazione persistente, ecc. Il futuro dell’Unione non può essere solo una “Europa delle patrie” con forti paesi “virtuosi”, capaci di fronteggiare i problemi della globalizzazione economica, e deboli paesi “colpevoli” al traino. Il trattato di Lisbona afferma che l’Unione “promuove la coesione economica, sociale e territoriale, e la solidarietà tra gli stati membri” (art. 3). Ma l’attuale Unione europea non è in grado di raggiungere questi obiettivi perché non possiede gli strumenti necessari per un efficace governo dell’economia europea; in particolare un bilancio adeguato. A Maastricht, nel dicembre 1991, i Capi di Stato e di Governo hanno deciso di creare un’Unione monetaria, ma non hanno fatto quasi nulla per affiancarle un’Unione Economica. La Commissione Delors, nel 1993, lanciò un ambizioso piano a lungo termine per la crescita e l’occupazione, ma l’Ecofin rifiutò di emettere gli Union bonds richiesti. La strategia di Lisbona, lanciata nel 2000, è stata un completo fallimento perché fondata sull’illusione di una spontanea cooperazione tra 27 governi nazionali. Dentro questa strategia, la Commissione europea non era concepita come un potenziale governo dell’economia, ma solo come il segretariato del Consiglio. Se il nuovo piano della Commissione “2020” non verrà finanziato da mezzi adeguati, è facile prevedere un nuovo fallimento. E’ venuta l’ora di completare l’UME con una vera un’Unione economica. Sono oggi sul tavolo delle istituzioni europee due paralleli processi di riforma: la riforma del Patto di Stabilità e di Crescita e la riforma del bilancio comunitario. Queste due riforme devono essere unificate, perché l’UME può funzionare efficacemente solo se sostenuta da un’unione fiscale all’interno della quale sia possibile decidere quanto destinare ai progetti puramente europei (cioè i beni pubblici europei) e quanto destinare ai progetti nazionali (cioè i beni pubblici nazionali). La crisi economica globale ha drasticamente peggiorato la situazione della finanza pubblica europea. I contribuenti devono sopportare nuovi sacrifici per i prossimi anni. La voce dei cittadini europei e dei loro rappresentanti non può dunque essere ignorata. E’ necessario un rinnovato patto tra i cittadini dell’Unione, dalla Germania alla Grecia, dalla Finlandia al Portogallo, che stabilisca i principi di una nuova responsabilità e solidarietà fiscale. Per raggiungere questo storico accordo, i parlamenti nazionali dovranno essere coinvolti nel processo di riforma, a fianco del Parlamento europeo, della Commissione europea e dei Governi nazionali. Pertanto, il Parlamento europeo – che ha definito l’Unione come una democrazia sovranazionale – dovrebbe promuovere una conferenza InterParlamentare (sul modello delle “Assise”, convocate a Roma nel 1990) al fine di sfruttare tutte le ppotenzialità del Trattato di Lisbona e proporre le regole per un efficace governo europeo dell’economia. Guido Montani Vice-Presidente dell’Unione Europea dei Federalisti