comunicato stampa - Federazione Italiana Tradizioni Popolari

COMUNICATO STAMPA
Premio Internazionale Giuseppe Cocchiara per gli Studi Demo-Etno-Antropologici
assegnato all'argentino Nestor Garcia Canclini
Il 12 dicembre cerimonia di consegna a Mistretta (provincia di Messina)
Il 12 dicembre alle ore 16.00 a Mistretta, in provincia di Messina, sarà conferito il Premio
Internazionale Giuseppe Cocchiara per gli Studi Demo-Etno-Antropologici all’illustre Prof.
Néstor Garcìa Canclini, cattedratico della Università Autonoma Metropolitana Unidad
Iztapalapa di Città del Messico, considerato tra i più famosi antropologi contemporanei a
livello internazionale; è noto per le sue ricerche sulla realtà culturale globale, sui
meccanismi di ibridazione, sull’arte popolare e colta e sui processi di trasformazione delle
attuali culture.
Il Premio è un’iniziativa della Federazione Italiana Tradizioni Popolari, realizzata in
collaborazione con l’Amministrazione Comunale di Mistretta (Messina), dove l’illustre
antropologo Giuseppe Cocchiara è nato il 5 marzo 1904; è volto a dare giusto
riconoscimento agli studiosi italiani e stranieri che, con le loro ricerche teoriche,
metodologiche e sul campo, conducono indagini nei diversi ambiti delle discipline demoetno-antropologiche riguardanti le differenti realtà socio-culturali.
L’individuazione annuale dei premiati viene effettuata da una commissione che resta in
carica per un triennio ed è composta da tre rappresentanti delle discipline demo-etnoantropologiche afferenti agli Atenei di Palermo, di Catania e di Messina; la commissione è
integrata e coordinata dal presidente della Consulta Scientifica e dall’Assessore alla
Cultura della Federazione Italiana Tradizioni Popolari e da un rappresentante
dell’Amministrazione comunale di Mistretta. Nella prima edizione del 2014 il premio è stato
attribuito al Prof. Emerito Antonino Buttitta dell’Università di Palermo.
CURRICULUM DI GIUSEPPE COCCHIARA ANTROPOLOGO
Giuseppe Cocchiara (1904-1965) è nato a Mistretta il 5 marzo 1904 da Giuseppe e da
Antonina Insinga; nel centro siciliano, infatti, con gli amici coetanei del paese ha avuto
modo di apprendere gli elementi essenziale della cultura popolare.
Tuttavia, per seguire le orme del padre avvocato, nel 1921 si iscrive alla facoltà di
giurisprudenza di Palermo. Fin da giovane, però, mostra i interessi per la documentazione
etnografica; infatti, due anni dopo, nel 1923, pubblica l’opera, Popolo e canti nella Sicilia
d'oggi; un lavoro nel quale riporta quanto da ragazzo aveva raccolto nella realtà sociale di
Mistretta analizzandone i canti in chiave estetico-psicologica.
Da qui partono le successive attenzioni per la cultura popolare siciliana considerandosi, di
fatto, allievo di Giuseppe Pitrè. Pertanto, sebbene si laurei in Giurisprudenza, discutendo
una tesi sull'opera legislativa di Federico II in Sicilia, egli continua i sui interessi entoantropologici pubblicando, tra il 1924 e il 1929, tredici volumi e altri articoli. Tra queste
opere, sono da ricordare Le vastasate del 1926 e Gli studi delle tradizioni popolari in
Sicilia, del 1928; nella prima si propone di recuperare un interessante documento di teatro
popolare siciliano, la vastasata, cioè, un tipo di farsa in voga nella Palermo del secolo
XVIII, così definita in quanto metteva in scena il vastaso, ovvero il facchino e il relativo
ambiente socio-culturale di quel tempo. Nel secondo lavoro sulle tradizioni popolari
siciliane avvia le sue attenzioni per la storiografia, argomento che porterà avanti in
successivi studi di carattere metodologico.
Tra il 1928 e il 1929 a Firenze entrò in contatto con una serie di intellettuali impegnati in
vari campi di ricerca, come i filologi Michele Barbi e Pio Rajna, l'indianista Paolo Emilio
Pavolini, l'antropologo Aldobrandino Mochi. Nel 1929 insieme a Paolo Toschi organizzò il
primo Congresso nazionale delle tradizioni popolari, durante il quale strinse amicizia con
Raffaele Pettazzoni, fondatore in Italia degli studi storico-religiosi.
Pettazzioni gli consigliò di andare in Inghilterra, allora centro importante di ricerche
etnografiche e sul folklore. Fu così che Cocchiara trascorse lunghi soggiorni in Inghilterra
fino al 1932, seguendo a Londra le lezioni del funzionalista Bronislaw Malinowski e ad
Oxford del diffusionista Robert Marett, dai quali apprese i principi teorici importanti del
metodo comparativo che gli consentirono di uscire dalle strettoie del regionalismo e di
approfondire le analisi sulla nozione di sopravvivenze per arrivare ad un’interpretazione
storica dei fatti culturali. In questa chiave teorica si colloca il saggio del 1932 Il linguaggio
del gesto, nella quale Cocchiara intende individuare le "origini" del gesto tramite la
sequenza evolutiva dal molteplice e complesso per risalire all'unità e all'elementare; in tale
quadro interpretativo, la preghiera sarebbe il gesto originario del primitivo. Intuizione
interessante è quella di aver definito il gesto come espressione linguistica; questione
questa che sarà successivamente sviluppata da altri antropologi e semiologi.
Nel 1934, Giuseppe Cocchiara, dopo aver conseguito la libera docenza nell’anno
precedente, assunse l’incarico presso l’Università di Palermo dell’insegnamento di
Letteratura delle tradizioni popolari che, nel 1944, con il riordino postbellico fu trasformato
in Storia delle tradizioni popolari; inoltre, ricoprì l’incarico dell’insegnamento di
Antropologia sociale. Nel 1946, a seguito di regolare concorso, fu confermato nella
cattedra di Antropologia sociale, diventando così la prima nelle università italiane. Grazie
al ruolo che gli veniva riconosciuto si dedicò subito a salvare, a riordinare le collezioni di
Pitrè rifunzionalizzandone il museo che è ancora oggi uno dei più importanti d'Europa.
Sviluppò i suoi interessi teorico-metodologici pubblicando nel 1947 la Storia degli studi
delle tradizioni popolari in Italia e, nel 1952, la Storia del folklore in Europa. A questo
riguardo si deve sottolineare che queste opere costituiscono gli esiti di un percorso
culturale più articolato durante il quale Cocchiara entrò in contatto con ambienti stimolanti
sia nazionali che internazionali, che poi riuscì ad introdurre a Palermo e così formare e
sviluppare una particolare scuola etnoantropologica che ancora oggi mostra importanti
esiti con le opere di illustri studiosi.
A metà degli anni ’50, ha adeguato la metodologia storicistica, allora ancora in auge in
Italia, con la con quella funzionalista acquisita nei soggiorni inglesi; in alcuni saggi analizza
i "motivi" fiabeschi e novellistici, argomenti questi poi pubblicati nel volume Il paese di
Cuccagna del 1956. In quest’opera si possono cogliere gli elementi essenziali che si
ritrovano nei lavori dei formalisti russi (Vladimir Propp), ma, sul piano teorico, da
Cocchiara già preannunciati nel 1948 nell’opera, Il mito del buon selvaggio.
Le ultime opere di Giuseppe Cocchiara, ormai antropologo maturo ed affermato, sono, nel
1961 L'eterno selvaggio - Presenza e influsso del mondo primitivo nella cultura moderna;
nel 1963 Il mondo alla rovescia; Le origini della poesia popolare, lavoro apparso postumo
nel 1966; infatti, il 24 gennaio 1965 Giuseppe Cocchiara moriva.
Per concludere, infine, si deve tenere presente che Giuseppe Cocchira ha formato diversi
antropologi i quali, a partire dalla metà degli anni ’60 del secolo scorso, hanno dato un
particolare contributo agli studi demo-etno-antropologici italiani; per brevità si citano
soltanto i discepoli diretti a lui più vicini: Giuseppe Bonomo, Antonino Buttitta, Aurelio
Rigoli e Antonino Pasqualino; quest’ultimo, sebbene non accademico, si deve ricordare
per il suo grande impegno per salvaguardare e valorizzare il patrimonio della tradizione dei
“pupi”.
Questi maestri hanno poi hanno formato numerosi studiosi che attualmente continuano
dimostrare quanto in Sicilia siano importanti gli studi demo-etno-antropologici.
CURRICULUM DI NÉSTOR GARCÌA CANCLINI E LE CULTURE IBRIDATE
Néstor García Canclini, giugno 2015, fotografia di Ronaldo Cacini
Néstor García Canclini è Distinguished Professor di Antropologia presso l’Università
Autonoma Metropolitana di Mexico City. Nato a La Plata, in Argentina, nel 1939, vive in
Messico da molti anni. Di formazione filosofica (ha studiato anche a Parigi con Paul
Ricoeur), è antropologo e critico della cultura. Tra i più conosciuti studiosi contemporanei
a livello mondiale, egli è noto per i suoi studi sulla realtà culturale globale, sui meccanismi
di ibridazione, sull’arte popolare e colta, sui processi di trasformazione delle culture
popolari contemporanee, in rapporto allo sviluppo del capitalismo. Ha insegnato nelle
università di Austin, Stanford, Barcelona, La Plata, Buenos Aires e San Paolo ed è anche
ricercatore emerito presso il Sistema Nazionale della Ricerca, dipendente dal Consejo
Nacional de Ciencia y Tecnología del Messico. E’ direttore della collana ”Culturas”,
dell’editore Gedisa, di Barcelona.
Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti nazionali e internazionali, tra i quali il Book
Award della Latin American Studies Association per il suo Culturas híbridas come miglior
libro in lingua Castigliana intorno all’America Latina. Nel 2012, ha ricevuto, dall’Universidad
Nacional de Córdoba, il Premio Universitario de Cultura “400 años”, e nel 2014 la Secretaría
de Educación Pública gli ha conferito il Premio Nacional de Ciencias y Artes nell’aria disciplinare
di Historia, Ciencias Sociales y Filosofía.
Tra le sue opere più note, molte delle quali tradotte in varie lingue, tra cui l’Inglese,
ricordiamo: Arte popular y sociedad en América Latina, Grijalbo, México, 1977; La
producción simbólica. Teoría y método en sociología del arte, Siglo XXI, México,1979; Las
culturas populares en el capitalismo, Nueva Imagen, México, 1982; ¿De qué estamos
hablando cuando hablamos de lo popular?, CLAEH, Montevideo, 1986; Cultura
transnacional y culturas populares (ed. con R. Roncagliolo), Ipal, Lima, 1988; Culturas
híbridas. Estrategias para entrar y salir de la modernidad, Grijalbo, México, 1990; La
globalización imaginada, Paidós, Barcelona, 1999; Las industrias culturales en la
integración latinoamericana, 2002; Latinoamericanos buscando lugar en este siglo,
Paidós, Buenos Aires, 2002; Cultura y Comunicación: entre lo global y lo local, Ediciones
de Periodismo y Comunicación, 2004; Las industrias culturales y el desarrollo de México,
con Ernesto Piedras Feria, México, DF, Siglo XXI, 2008; Diferentes, desiguales y
desconectados. Mapas de la interculturalidad, Gedisa, Barcelona, 2004; Lectores,
espectadores e internautas, Gedisa, Barcelona, 2007; La sociedad sin relato. Antropología
y estética de la inminencia, Buenos Aires y Madrid, Katz Editores, 2010.
Culturas híbridas, è stato tradotto in Italiano, e curato, da Angela Giglia, con prefazione di
Amalia Signorelli, ed edito nel 2000, per i tipi di Guerini, Milano; Differenti, disuguali,
disconnessi. Mappe interculturali del sapere, è stato tradotto in Italiano, da Miguel Mellino,
ed edito nel 2010, per i tipi di Meltemi, Roma.