COMUNICATO STAMPA
A Napoli la sesta edizione del “Bridge”, un convegno con più di 200 esperti
MELANOMA: “IL 60% DEI PAZIENTI È VIVO A DUE ANNI
LA RICERCA AL ‘PASCALE’ ESEMPIO PER IL MONDO”
L’Istituto ha guidato uno studio internazionale su nivolumab, una nuova molecola immunooncologica. Il prof. Paolo Ascierto, direttore dell’Oncologia all’Ospedale partenopeo: “Oggi è
possibile parlare di cronicizzazione della malattia”. In Italia 11.300 nuovi casi nel 2015
Napoli, 1 dicembre 2015 – Passa da Napoli la ricerca più avanzata sul melanoma, un tumore
della pelle che nel nostro Paese nel 2015 farà registrare 11.300 nuovi casi, circa 1.100 in
Campania. L’Istituto “Pascale” è infatti il centro che a livello mondiale ha arruolato il
maggior numero di persone in uno studio (Checkmate 066) che segna un passo in avanti
decisivo nella lotta contro questa malattia in costante crescita soprattutto fra i giovani, visto
che il 20% delle nuove diagnosi riguarda gli under 40. “Il 70,7% dei pazienti trattati con una
nuova molecola immuno-oncologica, nivolumab, è vivo a un anno e, dato ancora più rilevante,
il 57,7% a due anni – spiega il prof. Paolo Ascierto, direttore dell’Unità di Oncologia
Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative del ‘Pascale’ e presidente della
Fondazione Melanoma -. Si tratta di un risultato straordinario, mai raggiunto in precedenza e
impensabile prima dell’arrivo di queste terapie, visto che la sopravvivenza mediana in stadio
metastatico era di appena 6 mesi, con un tasso di mortalità a un anno del 75%. L’immunooncologia stimola il sistema immunitario a combattere con più forza il tumore. Inoltre non è
necessario selezionare i pazienti in base all’espressione di una proteina, PD-L1, perché
nivolumab funziona anche in quelli che non la presentano”. I dati dello studio sono presentati
proprio a Napoli nella sesta edizione del “Melanoma Bridge”, il convegno internazionale
organizzato dal “Pascale” e dalla Fondazione Melanoma che riunisce fino al 5 dicembre più di
200 esperti da tutto il mondo. Ancora più significativi i dati relativi alla sopravvivenza libera
da progressione (progression free survival). “Si tratta di un parametro molto importante –
continua il prof. Ascierto - perché è strettamente legato all’esito favorevole a lungo termine,
cioè alla sopravvivenza. A un anno il 44,3% dei pazienti trattati con nivolumab è libero da
progressione, a 24 mesi il 39,2%. Questi dati indicano che l’effetto della terapia si mantiene
nel tempo e ci fanno supporre che una percentuale simile di pazienti, vicina al 40%, possa
cronicizzare la malattia. Oggi questo risultato è raggiunto dal 20% delle persone colpite”. “Il
‘Pascale’ è punto di riferimento nel mondo nella ricerca sui tumori - afferma il prof. Gennaro
Ciliberto, direttore scientifico dell’ospedale partenopeo -. Basti pensare che sono ben 20 gli
studi in corso sul melanoma. Tra gli ostacoli da superare per debellare questa terribile
malattia c’è la necessità di comprendere veramente a fondo come può il nostro sistema
immunitario riconoscere il tumore come un’entità estranea e debellarla, anche se a questo
riguardo alcuni primi importanti successi sono stati ottenuti di recente”. Per la prima volta,
per una giornata, il congresso diventa “Immunotherapy Bridge”, è dedicato cioè
all’immunoterapia a 360 gradi, a indicare il ruolo di questa nuova arma anche in altri tipi di
tumore molto diffusi, come quello del rene e del polmone che ogni anno nel nostro Paese fanno
registrare 12.600 e 41.000 nuove diagnosi. “Nel tumore del polmone non a piccole cellule non
squamoso (adenocarcinoma) in fase avanzata, il 39% è vivo a 18 mesi – sottolinea il prof.
Cesare Gridelli, Direttore del Dipartimento di Onco-Ematologia dell’Ospedale ‘Moscati’ di
Avellino -. E circa il 20% delle persone colpite dalla forma non a piccole cellule squamosa
metastatica è vivo a tre anni. Siamo di fronte a risultati davvero impressionanti in tumori che
presentavano scarse opzioni terapeutiche”.
Lo scorso luglio nivolumab è stato approvato dall’EMA (European Medicines Agency) per il
trattamento del tumore del polmone non a piccole cellule squamoso localmente avanzato o
metastatico, precedentemente trattato con la chemioterapia. E il 22 settembre l’AIFA (Agenzia
Italiana del Farmaco) ha inserito il farmaco nella lista prevista dalla legge 648/96, consentendo così
ai pazienti non inclusi nel programma di uso compassionevole di poter disporre del trattamento a
totale carico del Servizio Sanitario Nazionale. “Nivolumab – continua il prof. Ascierto - non è stato
però ancora approvato nel nostro Paese nel melanoma. È necessario velocizzare i tempi perché tutti
pazienti abbiamo accesso alle armi innovative”.
La prima regola per sconfiggere il melanoma è costituita dalla prevenzione. Per individuare un neo
sospetto va seguita la regola ‘A B C D E’: asimmetria nella forma; bordi frastagliati; cambiamento
del colore; dimensioni superiori a 5 millimetri di diametro; evoluzione anomala con modificazioni
evidenti nell’arco di settimane o mesi con fenomeni, ad esempio, di sanguinamento. “Se individuato
in fase iniziale - afferma il prof. Nicola Mozzillo, Direttore del Dipartimento Melanoma, Tessuti
molli, Muscolo-Scheletrico e Testa-Collo dell’Istituto partenopeo -, il melanoma è guaribile in più
del 90% dei casi con la semplice asportazione chirurgica di un neo. Di fronte a una lesione della
pelle sospetta, ci si deve rivolgere subito a strutture competenti. Ad esempio, al ‘Pascale’ ogni anno
trattiamo circa 450 nuovi casi. Se la neoplasia è individuata in fase avanzata, il trattamento diventa
più complesso ma si stanno aprendo prospettive anche grazie alla combinazione delle terapie. Ad
esempio l’immuno-oncologia può essere associata con le armi ‘classiche’, come la chirurgia, la
chemioterapia, la radioterapia e le terapie target. Si è rivelata efficace anche la combinazione di due
molecole immuno-oncologiche, ipilimumab e nivolumab”. Ogni anno durante il “Bridge” viene
assegnato il Premio della Fondazione Melanoma a un ricercatore che si è distinto per l’impatto del
suo lavoro in questo campo. L’edizione 2015 del riconoscimento va al prof. Francesco Marincola,
Chief Research Officer del “Sidra Medical and Research Centre” (Doha, Qatar) e Past President
della Society for Immunotherapy of Cancer (SITC), il secondo scienziato più citato al mondo per le
sue ricerche sul melanoma con oltre 350 pubblicazioni. “Abbiamo deciso – conclude il prof.
Ascierto – di dedicare il premio alla memoria del prof. Natale Cascinelli, scomparso nel 2013. Il
prof. Cascinelli è stato responsabile del Programma melanoma dell’Organizzazione mondiale della
sanità (OMS) e può essere considerato il padre della ricerca su questo tumore. I suoi studi sono noti
in tutto il mondo e hanno rivoluzionato il modo di affrontare la malattia”.
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