Duccio Demetrio, L’età adulta. Teorie dell’identità e pedagogie dello sviluppo, Carrocci Editore, Roma, 2001 (1° ed. 1990); pp.157 Recensione di Silvia Zanetti - 18 luglio 2007 Abstract La definizione di età adulta e le possibilità fornite ad essa di continuare a formarsi, sono spesso trascurati dalla ricerca probabilmente perché l'età adulta è ritenuta un punto d'arrivo più che un periodo di crescita e sviluppo. L’autore, invece, rivendica il diritto all’individuo adulto di rinnovarsi, di crescere e di svilupparsi. Quindi, cambiamento e formazione sono i temi privilegiati di questo saggio. Dopo una prima parte dedicata all'esame delle più importanti teorie che hanno tentato di interpretare e spiegare l'identità della personalità adulta, l’autore si sofferma a considerare la relazione tra l’adultità e i processi di cambiamento. L'ultima parte è dedicata ai servizi e agli operatori che si occupano dell'educazione degli adulti, con proposte ed indicazioni pedagogiche finalizzate a fornire suggerimenti per le pratiche educative. The definition of adulthood and the opportunity provided to it to continue education, are often neglected by the research probably because adulthood is considered a point of arrival as a period of growth and development. The author, however, claims the right to renew the individual adult, to grow and develop. Then, change and education are the priority issues of this paper. After a first part devoted to the most important theories that have tried to interpret and explain the identity of adult personality, the author pauses to consider the relationship between the adultità and processes of change. The last part is dedicated services and workers involved in adult education, with proposals and pedagogical guidelines aimed at providing suggestions for educational practices. Recensione L’autore in questo suo saggio si propone di affrontare il complesso problema della formazione degli adulti spinto dalla convinzione che tale ambito sia stato per troppo tempo trascurato dalla ricerca. Il testo è rivolto sia a studiosi e a ricercatori, come spunto per mantenere vivo il dibattito, sia ai formatori operatori sociali, come guida per intervenire concretamente rispetto ai bisogni socio-educativi degli adulti. Il suo percorso di analisi si prefigge di individuare una definizione di età adulta, in linea con i tempi e che possa riflettere la società attuale, e una definizione di cambiamento che riporti al concetto di formazione. Per troppo tempo l’età adulta è stata considerata come una meta da raggiungere, un modello cui mirare per raggiungere la stabilità e proprio questa sua connotazione di stabilità ha permesso di considerare l’età adulta come uno stadio in cui l’uomo non è più soggetto a crescita e quindi a cambiamenti. Per dimostrare proprio il contrario di tale assunto l’autore propone una rassegna delle varie rappresentazioni di “adulto” che si sono susseguite nella storia, facendo anche riferimento a teorie sorte in vari ambiti, quali quelle della filosofia, della psicoanalisi, della sociologia. L’approccio è dichiaratamente pedagogico in quanto l’autore si propone di rilevare il rapporto che sussiste tra l’adulto e quei processi che mette in atto in esperienze che per lui assumono un valore formativo. L’attenzione viene, quindi, posta “…sulle psicosociodinamiche che determinano, per il soggetto che ne è coinvolto, una trasformazione parziale o accentuata al suo modo di essere, fare, capire.” (p. 19) Altri assunti da cui prende avvio la ricerca di Demetrio sono lo sviluppo sociale dell’individuo e la teoria dell’arco della vita, in un significato del discorso pedagogico che esamina in modo sistematico i processi formativi. Altro assunto importante per l’autore è quello di formazione intesa, non come aggiunta di qualcosa che prima non c’era, ma come ristrutturazione, trasformazione, cambiamento, ed egli intende dimostrare che tali processi si attuano anche negli adulti, magari con modalità 1 proprie, ma non troppo diverse da quelle che si compiono nei fanciulli e negli adolescenti. Numerose sono le definizioni di “adultità”, ma l’autore si sofferma su quella che più di altre rappresenta la nostra società, riconducibile al modello di indivuo in grado di prendere decisioni, di rischiare, di sfidare e di sfidarsi. Il modello di adulto, infatti, non è fisso, stabile, ma varia nel tempo e nello spazio, inteso come zona geografica, cambia in base alle società e alle civiltà che si susseguono nelle epoche storiche. L’età, inoltre, dal punto di vista sociologico è una variabile relativa poiché un individuo di 50 anni potrebbe presentare un fisico da quarantenne e viceversa un quarantenne potrebbe avere un fisico molto provato, quindi l’età in sé non può dare la misura di un quadro biologico e fisiologico ben preciso. Ogni individuo vive in modo personale il proprio ciclo di vita, quindi l’età è un costrutto personale che tuttavia può trovarsi in dissonanza se confrontato con la percezione degli altri. Tale costrutto è però instabile poiché può essere rivisto anche a seguito del confronto con gli altri individui. Dopo una veloce disamina sui vari tentativi di oggettivazione della nozione di età, di adulto, di arco della vita, l’autore passa ad analizzare l’approccio psicologico, con particolare riguardo alla Life Span Theory secondo la quale il corso della vita è caratterizzato da regolarità e sequenze di fasi prevedibili, ma anche dall’avverarsi di situazioni imprevedibili e casuali, inoltre da un’attenzione per i cambiamenti e le evoluzioni che l’individuo opera per libera scelta. Al fine di definire una rappresentazione dell’identità dell’adulto, l’autore effettua una rassegna dei principali teorici che hanno affrontato questo tema, raggruppandoli in base alle correnti di pensiero. L’approccio psicodinamico è caratterizzato dall’assunto che la psiche è sede di continui conflitti tra la connotazione “infantile” e quella “adulta”, dove l’età adulta appare governata e determinata dall’esperienza dell’infanzia che secondo certi autori, come Freud, ha un’influenza negativa sull’adulto, frenante e destabilizzatrice; mentre per altri, come Fornaio, opera un’azione regolatrice ed orientatrice per il raggiungimento dell’età adulta. Di questa corrente di pensiero analizza le concezioni di Freud, Jung, Erikson, Adler, Fromm, Sullivan, Lapassade. Secondo Jung l’età adulta è quella del “dubbio”, quella nella quale il contrasto tra il puer e il senex è superato, un’età in cui avviene, quindi, una trasformazione. Per Erikson l’adulto è colui che mira ed è in grado di conquistarsi un’autonomia funzionale, cioè si propone la realizzazione di intenti che non sono strettamente legati ai bisogni dell’istinto. Elementi di novità in Erikson sono: l’influenza storico-sociale esercitata sullo sviluppo del soggetto adulto e il concetto di epigenesi, inteso come una serie di “potenzialità”, caratteristiche “in essere”, presenti nell’individuo che con il tempo prendono forma e si manifestano diventando “effettive”. Ciò che accomuna, invece, Adler, Fromm, Sullivan, Lapassade è la convinzione che l’età adulta sia interpretabile facendo riferimento ad un modello psico-sociale, nel senso che l’individuo si riconosce adulto quando è in grado di accettare di impegnarsi nei compiti che la società gli riconosce e gli conferisce. La corrente di pensiero fenomenologica, definita anche “psicologia esistenziale”, ha come tema centrale quello della “incompiutezza”, dell’impossibilità di giungere ad una conoscenza definitiva e totale, dell’approssimazione. Quindi è impossibile “interpretare” la realtà, si può solo cercare quegli indizi, tracce, che ci permettono di osservare e descrivere le manifestazioni di “emozioni”, “esperienze”, ecc. Il relativismo conoscitivo presuppone che il ricercatore entri con il proprio vissuto nell’altrui vissuto, non per svelarlo, ma per comprenderlo, che segua cioè un metodo empatetico. Quali più significativi rappresentanti di questa corrente di pensiero l’autore prende in considerazione: Maslow, Rogers, Lewin. Per Maslow lo sviluppo umano è sostenuto dal “bisogno”: egli propone una scala in cui i bisogni umani sono suddivisi in ordine di rilevanza per il raggiungimento della personalità adulta. Il raggiungimento e l’appagamento dei bisogni fondamentali, quelli inerenti la sopravvivenza, sono sostenuti dalla motivazione “carenziale”, 2 mentre il soddisfacimento di quelli non essenziali, quale l’autorealizzazione che si trova nel gradone più alto della scala, è sostenuto dalla motivazione “accretiva” che si esplica attraverso le peak experiences, esperienze uniche ed irrepetibili per l’individuo. Rogers ha avuto il merito di cercare di identificare le caratteristiche della psiche dell’adulto attraverso l’autorappresentazione, cioè partendo da ciò che l’individuo pensa di sé in qualità di adulto. Per Rogers “L’età adulta è periodo nel corso del quale le varie componenti di un Sé che si rende multidimensionale vengono a maturazione in ragione della posizione sociale raggiunta dall’individuo.” (p. 55). La posizione di Lewin è riconducibile alla Gestalt, infatti egli incentra lo studio della persona nella sua totalità, costituita da numerose regioni (ambiente fisico, sociale, psicologico),nel suo ambiente, nella convinzione che sia impossibile interpretare un qualsiasi fenomeno estrapolandolo dal proprio ambiente. Da qui la teoria topologica di Lewin detta anche “del campo”. Altri concetti innovativi introdotti da Lewin sono: la nozione di trasformazione riferita a fenomeni, quali lo spazio di vita entro il quale il soggetto si sposta e la zona di confine tra la soggettività e il mondo esterno, che strutturerebbero l’identità; la distinzione, all’interno della personalità, tra le regioni periferiche, percettivo-motorie, da quelle centrali, che definiscono la storia dell’identità personale. Il comportamento, quindi, secondo Lewin consiste in un continuo spostarsi da una regione all’altra, un continuo movimento dalla figura allo sfondo alla figura, che ci porta a considerare un’identità variabile, cangiante. Infine, l’autore prende in considerazione gli studi che fanno riferimento al metodo autobiografico per fornire di un’identità l’età adulta, tra i quali quelli di Bühler, che individua cinque fasi bibliografiche della vita umana; Jaques, che ha concentrato la sua analisi principalmente sulla crisi della mezza età; Peck,secondo il quale gli adulti spostano gran parte della loro energia dal piano fisico a quello mentale e ridefiniscono le relazioni con gli altri costituendo un maggior equilibrio tra sessualità e socializzazione; Gould, invece, riprende il modello di Erikson sullo sviluppo umano concentrando i propri studi sulle transizioni della vita adulta, individuando nell’accettazione del rischio, quando si affronta una nuova situazione, una crescita dell’individuo; Vaillant analizza primariamente i processi di adattamento, che intende funzionali al raggiungimento del successo. Demetrio passa quindi ad analizzare quegli studi che hanno permesso di ridefinire l’età adulta e il concetto di cambiamento in base alla differenziazione anche di genere. Gli autori di tali studi non riconoscono “stadi di vita” ma piuttosto “ contenuti di vita” che possono palesarsi a qualsiasi età, poiché sono gli eventi vissuti in prima persona, denominati “marcatori di vita”, che influenzano in modo determinante il percorso di vita. In quest’ottica la trasformazione si avvera quando il proprio “copione di vita” subisce delle modifiche. Secondo Levinson sussistono nel percorso di vita degli individui delle particolari situazioni, i “marker events”, che induco il soggetto ad effettuare delle scelte: sono queste scelte che permettono la transizione e il cambiame nto. Per Levinson le transizioni che si riscontrano nell’età adulta derivano da processi di perdita e distacco. Una volta definita l’età adulta quale “regione e fase dell’esperienza tendenzialmente complessa” (p.77) l’autore passa ad esaminare la nozione di cambiamento, in ambito pedagogico, e la relazione che intercorre tra adultità e cambiamento tracciando una panoramica delle interpretazioni assunte nelle varie correnti del pensiero psico-sociologico. Per i comportamentismi,l’educazione avviene sostanzialmente per condizionamento, poiché l’individuo apprende secondo la modalità stimolo-risposta e grazie alla “legge del rinforzo”ripete quei comportamenti che gli hanno procurato gratificazioni. Per i cognitivisti, invece, l’individuo non assume un ruolo passivo e ricettivo degli stimoli ambientali, ma al contrario egli è artefice principale del proprio apprendimento poiché, partendo dalla propria cognizione mentale, è in grado di 3 individuare, scegliere ed elaborare gli stimoli che gli pervengono dall’ambiente esterno per costruire nuova conoscenza. La posizione dei sistemico-cognitivisti interpreta l’età adulta non più intesa come punto d’arrivo, come situazione definitiva e stabile, ma soggetta a continui cambiamenti,rivolti non tanto al mantenimento dell’equilibrio,ma al raggiungimento “dell’ordine attraverso le fluttuazioni”. Il cambiamento nell’età adulta non presenta un andamento lineare ma “a crisi” e possono verificarsi cambiamenti superficiali, quando cambia l’atteggiamento dell’individuo nei confronti della realtà ma non cambia l’immagine di sé, cambiamenti profondi, quando viene modificata anche l’immagine di sé in quanto percepita inadeguata al cambiamento d’atteggiamento richiesto. Secondo l’approccio della psicologia culturale il cambiamento è relazionale e consiste in un’esperienza di crescita basata sul “momento retorico e dialettico”; l’individuo, una volta compresi i propri processi cognitivi, è in grado di modificare la propria struttura cognitiva. Per la psicoanalisi il concetto di cambiamento assume con Freud il significato di un processo che si snoda lungo una serie di tappe prestabilite di crescita psicosessuale. Secondo Bion la trasformazione, che si articola in tre stadi, qualifica la dinamica secondo la quale si svolgono i processi mentali, mentre Jung ritiene il processo di individuazione come una serie di differenziazioni, sempre più articolate, che portano allo sviluppo della personalità dell’individuo. Secondo l’approccio fenomenologico, per Maslow cambiare manifesta il desiderio di autorealizzarsi, mentre Rogers ritiene importante per il cambiamento il fattore “autopoietico”, cioè l’autocreazione di sé, la capacità di ristrutturazione del sé. L’asserzione principale della teoria del campo di Lewin dice che qualsiasi comportamento è sempre in funzione del soggetto e dell’ambiente in cui egli si trova inserito; comportamenti, soggetto e ambiente costituiscono lo “spazio di vita”. Lo sviluppo dell’individuo è interpretato come cambiamento dello spazio di vita. Secondo l’approccio sistemico, di cui Bateson è il principale esponente, la mente è un insieme di componenti interagenti e la spiegazione dei processi mentali dipendono dall’organizzazione ed interazione delle parti di questo sistema complesso. In linea con l’impostazione di Bateson, Watzlawick individua due tipi diversi di cambiamento, uno che pur avvenendo all’interno del sistema lo lascia immutato e uno che trasforma il sistema stesso. Per l’approccio psicosociodrammatico, che pone l’accento sul ruolo del gruppo nel favorire il cambiamento, i lavori di Moreno, Rogers, Lewis, Berne, portano a considerare che il cambiamento è possibile nell’età adulta ed è proprio l’individuo il responsabile di tale mutazione grazie al contratto che stabilisce con se stesso. In netta contrapposizione con tale interpretazione di cambiamento si pone l’approccio della programmazione neurolinguistica, secondo il quale il cambiamento si attua in modo inconscio, nel senso che chi lo innesca non ha consapevolezza di come sia potuto avvenire. L’ultimo approccio preso in considerazione da Demetrio, in questa breve rassegna, è quello della Gestalt integrata che considera il cambiamento una trasformazione basata sulla consapevolezza piuttosto che sull’inconscio. Nel capitolo quarto l’autore analizza in modo approfondito l’approccio sistemico ritenuto dallo stesso il modello che ha dato l’avvio ad una nuova interpretazione dell’adultità come identità multipla e poliedrica e il più idoneo per approfondire l’indagine del concetto di cambiamento. Attraverso un esame ed una sintesi degli studi di insigni studiosi del settore, tra i quali Prigogine, Morin, Maturana e Varela, l’autore giunge ad una definizione del concetto di cambiamento, secondo il modello sistemico, inteso come “ perturbazione che ha la possibilità, e non la certezza, di creare mutamenti a partire dall’intrinseca struttura del soggetto dell’evento educativo qualora a questa fenomenologia ci si riferisca.” (p.120) L’approccio sistemico ha messo in crisi le tesi evolutivo-stadiali portando al superamento del concetto di un’identità dell’età adulta, poiché l’adultità si 4 manifesta in molteplici forme, per arrivare a quello di Sé multidimensionale, una struttura destinata non a rimanere identica, ma a modificarsi e ristrutturarsi. Quindi, data la sua complessità, l’età adulta non può essere definita, ma può essere esplorata attraverso i suoi continuum, cioè quelle componenti della sfera psichica o relazionale che si creano fin dai primi anni dell’esistenza a seguito delle interferenze sociali e che si trasformano nell’arco della vita. Ognuno è autore dei propri continuum che possono però “fossilizzarsi” e recare danno allo sviluppo psichico e relazionale dell’individuo. Tuttavia i continuum possono essere educati anche in età adulta, ric reati e rivitalizzanti. La finalità ultima del formatore professionista degli adulti consiste nell’individuare e mettere in atto modalità d’intervento tali da raccogliere ed educare i continuum. Demetrio passa, quindi, ad identificare, da un punto di vista pedagogico del cambiamento, quei continuum che incidono nello sviluppo del Sé adulto anche in termini di sanità e benessere, quali: il riconoscimento di sé, l’esperienza del gioco, la pratica della sfida, la magistralità, la decisionalità, la reciprocazione, la proiettività. Compito dell’azione educativa o formativa, secondo l’autore, sarà quello di “…stimolare le diverse dimensioni del Sé alla luce della teoria sistemica, in base alla quale il lavoro su una parte si riverbera sulla stabilità delle altre.” (p. 135) Nell’ultima parte dell’opera Damiano individua nei sistemi locali le strutture deputate a rispondere alle richieste di formazione degli adulti. Principalmente il Comune, quale gestore e garante dei diritti di cittadinanza, amministratore e distributore di opportunità, può contribuire in modo rilevante e determinante alla diffusione degli strumenti culturali. Il Comune non deve proporsi come unica agenzia formativa, ma dovrebbe essere “propositivo, interattivo e negoziale” , cioè assumere il ruolo di agenzia di consulenza che distribuisce risorse in modo che i cittadini possano autonomamente individuare i percorsi che portano all’autodeterminazione. Per venire incontro a tali esigenze formative i territori, secondo l’autore, dovrebbero organizzarsi in un “sistema di laboratori” per gli adulti, ognuno dei quali dovrebbe essere in grado di soddisfare le istanze dei vari continuum che coesistono negli adulti, offrendo risposte su quattro fronti: quello della formazione, dell’orientamento, del sostegno, della facilitazione. L’opera si conclude con la descrizione delle caratteristiche operative dei possibili laboratori. Il percorso speculativo tracciato dall’autore, attraverso varie teorie e correnti di pensiero, ci ha portato a riflettere sulla limitatezza e settorialità di tutte le teorie dell’identità esaminate e sulla inopportunità di arrivare ad una definizione di “identità” adulta. Come afferma l’autore “In fondo soltanto la storia delle teorie “forti” e “deboli” dell’identità adulta può illuminare il percorso di chi cerca di avvicinare il problema mantenendo un atteggiamento più esplorativo che risolutivo.” (p. 126) Indice Introduzione Parte I. L’età adulta come rappresentazione.: 1.Rappresentazioni dell’età adulta;2.I teorici dell’identità. Parte II. Cambiamento e pedagogie dello sviluppo: 3° Il cambiamento: nozione pedagogica. Parte III. L’età della complessità: compiti per l’educazione degli adulti: 4° Oltre la nozione di identità adulta; 5° Pedagogie dello sviluppo e servizi educativi. Bibliografia. Autore Fondatore del "Gruppo di ricerca in metodologie autobiografiche" e, con Saverio Tutino, della Libera Università dell'Autobiografia di Anghiari, è professore ordinario di Filosofia dell'educazione e di Teorie e Pratiche autobiografiche presso l'Università 5 degli Studi di Milano-Bicocca, nonché Presidente del Corso di Laurea in Scienze dell'educazione. Si occupa di pedagogia sociale, educazione permanente, educazione interculturale ed epistemologia della conoscenza in età adulta. Dirige la rivista Adultità (Guerini Edizioni). Bibliografia essenziale dell’autore Demetrio. D., L'educazione interiore. Introduzione alla pedagogia introspettiva, Firenze ,La Nuova Italia, 2000 Demetrio. D., Di che giardino sei? Conoscersi attraverso un simbolo, Roma, Meltemi, 2000 Demetrio. D., Una nuova identità docente. Come eravamo, come siamo, Milano, Mursia, 2000 Demetrio. D., Manuale di educazione degli adulti, Bari, Laterza, 2001 Demetrio. D., Istituzioni di educazione degli adulti. Vol. 1: Il metodo autobiografico, Milano, Guerini Scientifica, 2002 Demetrio. D., Didattica interculturale. Nuovi sguardi, competenze, percorsi Milano, Franco Angeli, 2002 Demetrio. D., Album di famiglia. Scrivere i ricordi di casa, Roma, Meltemi, 2002 Demetrio. D., Ricordare a scuola. Fare memoria e didattica autobiografica, Bari, Laterza, 2003 Demetrio. D., Manuale di educazione degli adulti, Bari, Laterza, 2003 Demetrio. D., Autoanalisi per non pazienti. Inquietudine e scrittura di sé,Milano, Cortina Raffaello, 2003 Demetrio. D., In età adulta, le mutevoli fisionomie, Milano, Guerini e Associati, 2005 Demetrio. D., Filosofia del camminare, Milano, Cortina Raffello, 2005 Links http://www.analisiqualitativa.com/magma/0303/articolo_05.htm [articolo “Narrare per dire la verità: l'autobiografia come risorsa pedagogica”] http://www.guerini.it/adultita.asp [ADULTITÀ - Rivista semestrale sulla condizione adulta e i processi formativi diretta da Duccio Demetrio] 6