Introduzione Nell'ambito degli azionamenti elettrici sta trovando sempre più larga applicazione la classe dei motori sincroni, che permettono la realizzazione di un controllo del movimento molto accurato ed eciente. Questa peculiarità è dovuta alla elevata densità di potenza e all'elevato rapporto tra coppia ed inerzia, unite alla quasi totale assenza di perdite nel rotore, che caratterizzano questo tipo di macchine. Lo svantaggio che si incontra nella costruzione di un sistema di controllo per motore sincrono è la necessità di conoscere con elevata risoluzione la posizione del rotore, cui sono intrinsecamente legate le grandezze elettriche. Vengono perciò normalmente impiegati sensori elettromeccanici di posizione di vario tipo, con prevalente diusione di encoder incrementali ottici. Il controllo sensorless di motori elettrici è ancora un argomento di ricerca, dopo più di due decenni di studio. L'obiettivo consiste nell'eliminazione della necessità di un trasduttore di posizione, grazie all'impiego della macchina stessa come sensore (self-sensing ). In termini di prestazioni ci si pregge, per un azionamento con controllo sensorless, l'avvicinamento il più possibile spinto ai risultati di dinamica ed accuratezza di un corrispondente controllo sensored. Le tecniche di stima possono essere suddivise a seconda del range di velocità di applicazione: per le alte velocità possono essere impiegati ecacemente osservatori di usso basati sulla misura della tensione indotta, mentre l'indisponibilità di una tensione di ampiezza signicativa a velocità ridotta o addirittura a rotore fermo non consente la stima di posizione e velocità ncon la necessaria precisone. In queste condizioni possono essere sfruttati solo gli eetti della salienza magnetica spaziale, ossia della distribuzione non uniforme dell'induttanza in funzione della posizione del rotore, caratteristica di alcuni tipi di motore sincrono (sincrono a riluttanza, sincrono a magneti permanenti interni). Questo viene realizzato grazie all'iniezione di segnali addizionali rispetto a quelli normalmente richiesti per il controllo del motore. L'approccio è simile a quanto viene fatto per i classici sensori magnetici di posizione (resolver): un usso noto viene impresso alle fasi di statore, ed interagendo con la distibuzione dell'induttanza risulta in una corrente la cui VII ampiezza è inuenzata dalla posizione del rotore. Il segnale iniettato deve essere tale da non causare signicative oscillazioni del sistema meccanico, e deve essere distinguibile dalle grandezze fondamentali (dedicate alla produzione di coppia). Lo stato dell'arte in questo campo è costituito da due principali metodi di iniezione: uno basato su commutazioni a gradino della tensione in particolari istanti di tempo, l'altro sulla sovraimposizione di segnali sinusoidali. Il secondo tipo di iniezione sembra essere il più promettente, in quanto non pone, a parità di prestazioni, speciche hardware superiori a quelle di un azionamento con sensore. La tesi si propone di analizzare le tecniche di stima della posizione e velocità del rotore per un motore sincrono a magneti permanenti interni (Interior Permanet Magnet, IPM ) tramite iniezione di segnali in alta frequenza, attraverso lo studio, la simulazione e la verica sperimentale. Lo stato dell'arte annovera molti schemi e tecniche per il controllo sensorless ad iniezione di segnale, quindi l'analisi, comprensiva di simulazioni e prove sperimentali, è stata condotta su un numero limitato di stimatori, secondo i seguenti criteri: alta o media larghezza di banda della stima; due sensori di corrente di fase e misura della tensione di alimentazione dell'inverter; maggiore indipendenza possibile rispetto ai parametri del sistema elettromeccanico; implementazione su controllore digitale. Il contributo che il lavoro svolto propone può così riassunto: analisi del meccanismo di funzionamento delle tecniche scelte; simulazione di un azionamento sensorless per IPM sotto varie condizioni e prove sperimentali di base; introduzione di una nuova tecnica di demodulazione per il segnale di errore della stima e di una procedura di avviamento con individuazione della polarità del rotore. Nel Capitolo 1 si introduce il modello elettro-meccanico del motore trifase IPMSM, sia nel riferimento trifase che in quelli bifase di statore e sincrono. Viene inoltre denita l'approssimazione valida per l'alta frequenza, che verrà impiegata successivamente nella trattazione del meccanismo di stima. VIII Il Capitolo 2 tratta gli schemi classici per il controllo di velocità in un azionamento e le principali strategie di controllo di coppia per motori sincroni, analizzando più dettagliatamente il controllo vettoriale per IPMSM e le sue ottimizzazioni. Nel Capitolo 3 vengono illustrati i più diusi metodi di stima sensorless, entrando nel dettaglio delle tecniche basate sull'iniezione di usso ad alta frequenza, evidenziandone le dierenze di principio ed i relativi eetti. Si introduce una nuova procedura di determinazione della polarità dell'asse diretto di rotore, basata sulla produzione di coppia. Le tecniche di demodulazione del segnale di errore in alta frequenza impiegato per la correzione della stima sono trattate nel Capitolo 4, fornendo un confronto anche in una semplice simulazione numerica. Viene introdotta una tecnica originale, maggiormente robusta, basata sulla trasformata di Fourier discreta (Discrete Fourier Transform, DFT ) e la proiezione delle correnti in un nuovo sistema di coordinate. Il Capitolo 5 contiene le simulazioni del funzionamento dell'azionamento con controllo sensorless in condizioni di transitorio e di regime, applicando combinazioni diverse di tecniche di stima e di elaborazione del segnale e rapportandosi al corrispondente controllo con sensore. Nel Capitolo 6 viene esposta la parte relativa alle prove sperimentali, condotte su un azionamento a controllo digitale con motore IPM per scooter elettrico. Vengono riassunte le caratteristiche dell'hardware utilizzato e del programma di controllo, con risalto alle parti introdotte per la stima di posizione e velocità. Le prove sperimentali, pur confermando l'applicabilità delle tecniche studiate, non hanno dato i risultati attesi, a causa di una componente estranea al modello ideale e presumibilmente legata alla saturazione magnetica, che pregiudica le prestazioni del sistema. IX X Elenco delle gure 1.1 Sezione di un IPMSM reale a due coppie polari. In evidenza le linee di usso principali (assi magnetici). . . . . . . . . . . . 1.2 3 Circuito equivalente per un motore trifase visto dalle fasi di statore. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 1.3 Fasi equivalenti nel riferimento di statore. . . . . . . . . . . . . 8 1.4 Fasi equivalenti nel riferimento di rotore. . . . . . . . . . . . . 9 2.1 Controllo di velocità classico. . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15 2.2 Controllo di corrente generico nella forma più semplice. . . . . 15 2.3 Schema generico di controllo vettoriale con sensore di posizione. 16 2.4 Controllo vettoriale sensorless. . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.5 Regione di funzionamento in controllo ottimo con indebolimento di campo. 3.1 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18 Principio di funzionamento delle stime fondate su fenomeni di salienza magnetica. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3.2 16 23 Osservatore meccanico completo (con feed-forward della coppia comandata o stimata e regolatore con componente derivativa). . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26 3.3 Osservatore meccanico semplicato (solo correzione con l'errore). 26 3.4 Pattern PWM per la transient excitation e relative correnti di fase, con evidenza dell'eetto dei tempi morti. 3.5 . . . . . . . . . 27 Schema dell'anello di retroazione per la stima con iniezione di usso rotante. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29 3.6 Schema di stima per iniezione di vettore rotante. . . . . . . . . 31 3.7 Schema dell'anello di retroazione per la stima con iniezione di usso pulsante in direzione 3.8 dˆ. . . . . . . . . . . . . . . . . . . Schema di stima classico (demodulazione heterodyning) per iniezione di vettore pulsante. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3.9 32 33 Schema proposto per il riconoscimento della polarità tramite generazione di coppia. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . XI 37 4.1 Esempio dei segnali coinvolti nella demodulazione tramite DFT. 43 4.2 Schema dello stimatore con demodulazione DFT. 4.3 . . . . . . . 44 Circuito di ricostruzione della demodulante (PLL) con bloccaggio della fase in seguito all'aggancio. . . . . . . . . . . . . . 46 4.4 Schema in anello chiuso per il confronto dei demodulatori. . . 48 4.5 Demodulatore heterodyning. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 49 4.6 Segnale di errore teorico e ricostruito con la demodulazione heterodyning. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4.7 Demodulatore ad onda quadra. 4.8 Segnale di errore teorico e ricostruito con la demodulazione ad onda quadra. 4.9 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Demodulatore a divisione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 49 50 50 50 4.10 Segnale di errore teorico e ricostruito con la demodulazione a divisione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4.11 Demodulatore DFT. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 51 51 4.12 Segnale di errore teorico e ricostruito con la demodulazione DFT. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4.13 Ricostruzione della demodulante. 52 . . . . . . . . . . . . . . . . 52 5.1 Modello dell'azionamento in ambiente Simulink. . . . . . . . . 55 5.2 Modello di inverter e motore in grandezze per unità. . . . . . . 57 5.3 Modello del generatore dei riferimenti di corrente con traiettoria MTPA. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5.4 Schema per la generazione delle tensioni in alta frequenza. 5.5 Simulazione dello stimatore. 5.6 Schema per la gestione dell'individuazione della polarità. 5.7 Forme d'onda del segnale di errore con stima bloccata (vetto- 58 . . 59 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 62 . . . 64 re pulsante con demodulazione heterodyne) nel transitorio di velocità (0.25 [p.u.]), per due valori di banda del controllo di corrente. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5.8 68 Forme d'onda del segnale di errore con stima bloccata (vettore pulsante con demodulazione ad onda quadra) nel transitorio di velocità (0.25 [p.u.]), per due valori di banda del controllo di corrente. 5.9 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 68 Forme d'onda del segnale di errore con stima bloccata (vettore pulsante con demodulazione DFT) nel transitorio di velocità (0.25 [p.u.]), per due valori di banda del controllo di corrente. 69 5.10 Forme d'onda del segnale di errore con stima bloccata (vettore rotante) nel transitorio di velocità (0.25 [p.u.]), per due valori di banda del controllo di corrente. . . . . . . . . . . . . . . . . XII 69 5.11 Risposta del sistema con sensore ad un riferimento di velocità a gradino. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 70 5.12 Risposta del sistema sensorless (vettore pulsante con demodulazione heterodyne) ad un riferimento di velocità a gradino. . . 71 5.13 Risposta del sistema sensorless (vettore pulsante con demodulazione ad onda quadra) ad un riferimento di velocità a gradino. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 71 5.14 Risposta del sistema sensorless (vettore pulsante con demodulazione DFT) ad un riferimento di velocità a gradino. . . . . . 72 5.15 Risposta del sistema sensorless (vettore rotante) ad un riferimento di velocità a gradino. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 72 5.16 Risposta del sistema con sensore ad un riferimento di inversione di velocità (da 0.1 [p.u.] a -0.1 [p.u.]). . . . . . . . . . . 73 5.17 Risposta del sistema sensorless (vettore pulsante con demodulazione DFT) ad un riferimento di inversione di velocità (da 0.1 [p.u.] a -0.1 [p.u.]). . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 73 5.18 Risposta del sistema sensorless (vettore pulsante con demodulazione ad onda quadra) ad un riferimento di inversione di velocità (da 0.1 [p.u.] a -0.1 [p.u.]). . . . . . . . . . . . . . . . 74 5.19 Risposta del sistema sensorless (vettore pulsante con demodulazione DFT) ad un riferimento di inversione di velocità (da 0.1 [p.u.] a -0.1 [p.u.]). . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 74 5.20 Risposta del sistema sensorless (vettore rotante) ad un riferimento di inversione di velocità (da 0.1 [p.u.] a -0.1 [p.u.]). . . 75 5.21 Inizializzazione ed avvio del sistema sensorless (vettore pulsante con demodulazione DFT) con determinazione della polarità. 76 5.22 Risposta del sistema sensorless (vettore pulsante con demodulazione heterodyne) ad un riferimento di velocità a gradino, in condizioni di stima degradate. . . . . . . . . . . . . . . . . . . 77 5.23 Risposta del sistema sensorless (vettore pulsante con demodulazione DFT) ad un riferimento di velocità a gradino, in condizioni di stima degradate. . . . . . . . . . . . . . . . . . . 77 5.24 Risposta del sistema sensorless (vettore pulsante con demodulazione heterodyne) ad un riferimento di velocità a gradino, in condizioni di stima degradate. . . . . . . . . . . . . . . . . . . 78 5.25 Risposta del sistema con sensore a variazioni a gradino della coppia di carico (0.5 [p.u.]). . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 79 5.26 Risposta del sistema sensorless (vettore pulsante con demodulazione heterodyne) a variazioni a gradino della coppia di carico (0.5 [p.u.]). . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . XIII 79 5.27 Risposta del sistema sensorless (vettore pulsante con demodulazione ad onda quadra) a variazioni a gradino della coppia di carico (0.5 [p.u.]). . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 80 5.28 Risposta del sistema sensorless (vettore pulsante con demodulazione DFT) a variazioni a gradino della coppia di carico (0.5 [p.u.]). . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 80 5.29 Risposta del sistema sensorless (vettore pulsante con demodulazione heterodyne) a variazioni a gradino della coppia di carico (0.5 [p.u.]). . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6.1 Schema funzionale della scheda di controllo e del setup di sviluppo e misura dell'azionamento. . . . . . . . . . . . . . . . 6.2 88 Schema di controllo implementato, con evidenza delle funzionalità realizzate dal DSP tramite programmazione. 6.3 81 . . . . . . 89 Diagramma di temporizzazione del campionamento e dell'aggiornamento del controllo per la PWM simmetrica (segnali su una fase). 6.4 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Diagramma di usso del programma eseguito dal DSP per il controllo dell'azionamento. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6.5 91 93 Segnali relativi alla prova con stima in parallelo al controllo con sensore (demodulazione DFT), a velocità costante pari a 0.1 [p.u.], a vuoto. (Ch1: posizione misurata, Ch2: segnale di errore). . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 103 6.6 Segnali relativi alla prova con stima in parallelo al controllo con sensore (demodulazione heterodyne), a velocità costante pari a 0.1 [p.u.], a vuoto. (Ch1: posizione misurata, Ch2: segnale di errore). . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 104 6.7 Segnali relativi alla prova con stima in parallelo al controllo con sensore, con riferimento di velocità a gradino pari a 0.1 [p.u.], a vuoto. (Ch1: errore di stima della posizione, Ch2: velocità stimata, Ch3: velocità misurata). 6.8 . . . . . . . . . . . 105 Segnali relativi alla prova in controllo sensorless, con riferimento di velocità a gradino pari a 0.05 [p.u.], a vuoto.(Ch1: errore di stima della posizione, Ch2: velocità stimata, Ch3: velocità misurata). 6.9 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 106 Segnali relativi alla prova con stima in parallelo al controllo con sensore, velocità pari a 0.05 [p.u.], a vuoto. (Ch1: posi- zione misurata, Ch2: segnale di errore, Ch3: riferimento di corrente). . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 107 XIV 6.10 Segnali relativi alla prova con errore di stima forzato a zero, a vuoto, velocità pari a [0.1 p.u.]. (Ch1: posizione misurata, Ch2: segnale di errore, Ch3: riferimento di corrente). . . . . . 108 6.11 Segnali relativi alla prova con errore di stima forzato a zero, con lieve carico, velocità pari a [0.1 p.u.]. (Ch1: posizione misurata, Ch2: segnale di errore, Ch3: riferimento di corrente). 109 6.12 Segnali relativi alla prova con errore di stima forzato a zero, con lieve carico, velocità pari a [0.1 p.u.]. (Ch1: posizione misurata, Ch2: segnale di errore, Ch3: riferimento di corrente). 110 XV XVI Nomenclatura Simboli ed abbreviazioni vx Vn Vbase VDC t0min ix In Ibase rs Zn λx ΛP M λP M Λbase Ls0 Lsσ Lg Lx ΣL ∆L τRL s p θr θm Θbase ωr ωm Ωbase Tensione di statore. Tensione nominale. Tensione base. Tensione di alimentazione dell'inverter. Tempo minimo di applicazione del vettore nullo. Corrente di statore. Corrente nominale. Corrente base. Resistenza di statore. Impedenza nominale. Flusso concatenato di statore. Modulo del usso del magnete permanente. Flusso del magnete permanente concatenato dalle fasi di statore. Flusso base. Induttanza di fase media. Induttanza di fase di dispersione. Induttanza di fase di anisotropia. Induttanza di statore. (L + Ld )/2. dierenziale (Lq − Ld )/2. Induttanza media Induttanza Costante di tempo del primo ordine della serie R-L. Operatore di derivazione nel tempo d/dt. Numero di coppie polari del motore. Posizione elettrica del rotore. Posizione meccanica del rotore(θm = p θr ). Angolo base. Velocità angolare elettrica del rotore. Velocità angolare meccanica del rotore Velocità angolare base. XVII (ωm = p ωr ). fn Te TL Tbase J ωi Vi Ii1 , Ii0 DF Tωi Frequenza nominale. Coppia elettromagnetica generata dal motore. Coppia di carico. Coppia base. Momento di inerzia del sistema meccanico. Pulsazione del segnale iniettato. Ampiezza nominale della tensione iniettata. Ampiezze delle correnti risultanti dall'iniezione. Componente a pulsazione ωi della Trasformata di Fourier discreta (DFT ). LP F, BP F α, β d, q d0 , q 0 T abc→αβ ,T αβ→abc T αβ→dq ,T dq→αβ Filtri passa-basso, passa-banda. Coordinate di statore. Coordinate sincrone di rotore. Coordinate sincrone traslate di −π/4. Trasformazioni diretta ed inversa di Clarke. Trasformazione diretta ed inversa di Park. Apici e pedici ˆ Grandezze stimate. ∗ Grandezze comandate (riferimenti). Grandezze in rappresentazione vettoriale. αβ ,α ,β Grandezze nelle coordinate di statore. dq ,d ,q Grandezze nelle coordinate di rotore. i Grandezze derivanti dall'iniezione di segnali in alta frequenza. XVIII Capitolo 1 Modello del motore Una buona parte delle applicazioni nelle quali sia richiesta movimentazione di meccanismi viene attuata tramite dispositivi elettromeccanici. In particolare, la quasi totalità delle macchine elettriche di dimensioni non microscopiche impiega l'eetto elettromagnetico come principio di conversione, in quanto la densità di potenza ottenibile con macchine elettromagnetiche è superiore agli analoghi elettrostatici. Data dunque la vastità di impiego del motore elettrico, rivestono notevole interesse le tecniche che ne permettono il controllo, ossia consentono di ottenere da esso l'inseguimento di determinate speciche di movimento. Il presente capitolo sarà centrato sulla classe di motori co- siddetti sincroni, che trovano impiego prevalente nelle applicazioni in cui sia richiesta alta ecienza o accuratezza nel controllo. Infatti, questo tipo di motori presenta potenzialmente il miglior rendimento e il più alto rapporto tra coppia prodotta ed inerzia, unendo a questo caratteristiche molto favorevoli come l'assenza di contatti striscianti e la precisione nel controllo di coppia. Lo svantaggio che ne limita la diusione è da ricercare principalmente nella maggiore complessità degli schemi di controllo che è necessario adottare, se messi a confronto con quelli di altre classi di motori come i quelli in corrente continua o asincroni. Riguardo quest'ultimo aspetto, un'importante die- renza risiede nella necessità, per il controllo di motori sincroni, di conoscere con precisione la posizione del rotore, anche nel caso di realizzazione di un controllo di velocità. 1.1 Il motore elettrico trifase In questa breve introduzione al modello di una macchina elettrica si farà riferimento genericamente ad un dispositivo che grazie a fenomeni elettromagnetici realizza la conversione elettro-meccanica di potenza, e che naturalmente 1 2 CAPITOLO 1. MODELLO DEL MOTORE può funzionare in entrambi i sensi di conversione (dal sistema elettrico a quello meccanico e viceversa). Nella condizione nella quale l'energia elettrica esterna viene impiegata per generare energia meccanica si parla di funzionamento come motore, viceversa si parlerà di generatore. Nei casi come quello che è stato trattato nel corso della tesi, in cui la macchina sia impiegata prevalentemente per la generazione di movimento, questa viene classicata come motore, nonostante il trasferimento di potenza possa in alcuni momenti (ad es. in decelerazione) avvenire dal sistema meccanico a quello elettrico. Si considereranno qui solamente motori rotativi, costituiti cioé da due parti coassiali unite tramite un giunto rotoidale, mentre esistono altre tipologie (ad es. lineari) le cui parti sono diversamente accoppiate. La parte vincolata all'ambiente scelto come riferimento, generalmente esterna, viene detta stato- re, mentre l'altra, soggetta alla coppia generata e collegata al meccanismo da movimentare (carico ), è denominata rotore. Le due parti sono generalmente costituite in prevalenza da materiale ferromagnetico. All'interno dello statore sono ricavati degli spazi (cave ) atti ad ospitare degli avvolgimenti, detti fasi di statore. Si farà riferimento a motori trifase, ossia aventi avvolgimenti in numero multiplo di tre secondo il numero di coppie polari, con campo prevalentemente radiale. Le spire di conduttori sono collegate in parallelo ed accessibili all'esterno per mezzo di tre contatti elettrici ad esse riferiti, oltre eventualmente al neutro (collegamento al nodo centrale tra le fasi). Il collegamento verso l'esterno di circuiti posti sul rotore (si parla in questo caso di rotore avvolto ) è critico a causa del relativo spostamento, che obbliga ad impiegare contatti striscianti (tramite spazzole, brush ) fonte di grossi inconvenienti. Per questo si sono aermate delle tipologie di motori con rotore elettricamente isolato rispetto agli avvolgimenti (brushless ), che presentano però in generale maggiore complessità di controllo rispetto a quelli con rotore avvolto. Nell'accezione comune, con il termine brushless si intende designare in ambito industriale una classe di motori sincroni, mentre i motori asincroni (pur essendo anch'essi senza spazzole) sono detti ad induzione (induction ). 1.2 Modello del PMSM Nel prosieguo della trattazione il modello cui ci si riferirà, a meno di eccezioni espressamente indicate, sarà quello del motore sincrono cosiddetto brushless sinusoidale , le cui principali tipologie sono a magneti permanenti (Permanent Magnet Synchronous Motor, PMSM ) e a riluttanza (Synchro- nous Reluctance Motor ). In particolare, le simulazioni e le prove sperimentali sono condotte su un motore a magneti permanenti interni (Interior-PMSM o più concisamente IPM ), il cui modello è il più generale e può essere usa- 1.2. MODELLO DEL PMSM 3 to, con i corretti parametri, per motori sia a magneti annegati nel rotore che superciali (Surface-PMSM ), purchè sinusoidali. L'aggettivo sinusoidale è qui inteso a descrivere la distribuzione delle grandezze magnetiche viste circuitalmente da una fase al variare dell'angolo di rotore. Il motore IPM è costituito da uno statore su cui sono disposti gli avvolgimenti delle fasi, e da un rotore in materiale ferromagnetico, all'interno del quale sono disposti dei magneti permanenti. Il rotore risulta essere magne- ticamente anisotropo, in quanto la riluttanza è dovuta sia alla sezione non uniforme del rotore, sia alla presenza dei magneti, la cui permeabilità è paragonabile a quella del vuoto, per piccole variazioni del usso. In Fig. 1.1 è presentata la tipica sezione di un IPMSM a due coppie polari. Sono ben visibili le cave di statore, così come la struttura non omogenea del rotore. Le cavità in cui sono alloggiati i magneti si estendono anche oltre, costituendo le cosiddette barriere di usso che enfatizzano l'anisotropia magnetica. Figura 1.1: Sezione di un IPMSM reale a due coppie polari. In evidenza le linee di usso principali (assi magnetici). Per poter trattare estesamente gli aspetti riguardanti il controllo sensorless, è necessaria la comprensione delle equazioni che costituiscono la base del modello del sistema elettro-meccanico. Si tratteranno solamente motori a usso radiale, la cui diusione è nettamente più larga rispetto a soluzioni con distribuzione del campo assiale. Numerose semplicazioni, comunemente accettate, sono state usate nel ricavare il modello, anche se alcune di esse saranno poi riviste in altri capitoli per spiegare particolari aspetti: 4 CAPITOLO 1. MODELLO DEL MOTORE la saturazione magnetica non viene considerata; il magnete permanente viene assunto come avente usso totale di ampiezza costante, con curva di demagnetizzazione lineare; il usso dei magneti, la densità degli avvolgimenti e la risultante induttanza delle fasi di statore sono considerate sinusoidalmente distribuite al variare dell'angolo. Gli avvolgimenti distribuiti sono però modellati da corrispondenti fasi concentrate; le tre fasi di statore sono identiche, disposte simmetricamente e connesse a stella (Y), pertanto i terminali accessibili corrispondono ciascuno ad uno dei tre avvolgimenti e non è presente alcuna corrente omopolare (assenza di neutro). le lunghezze d'onda e gli spessori di penetrazione del campo elettromagnetico sono considerati molto più grandi delle dimensioni siche del motore (non viene considerato l'eetto pelle), così che resistenza ed induttanza sono costanti al variare della frequenza; le perdite nel ferro (per isteresi e correnti parassite) sono trascurate, pertanto lo sono anche le correnti indotte nel rotore; le costanti di tempo meccaniche sono molto più grandi di quelle elettriche; tutti i parametri vengono considerati in condizioni di temperatura costante. 1.2. 5 MODELLO DEL PMSM 1.2.1 Modello elettrico trifase Figura 1.2: Circuito equivalente per un motore trifase visto dalle fasi di statore. Si consideri un motore IPM, per il quale valgano le ipotesi in 1.2, e se ne consideri l'equivalente elettrico visto dai terminali delle fasi di statore, per valori ssati dell'angolo relativo tra rotore e statore angolare ωr . θr e della velocità E' importante notare che le grandezze angolari qui considera- te (θr , ωr ), dette elettriche, sono legate alla periodicità con cui la posizione angolare ha eetto elettromagnetico sulle fasi di statore, mentre le reali variabili meccaniche che descrivono il movimento sono θm = p θr e ωm = p ωr . La direzione ch eindividua la posizione del rotore viene scelto in base alle proprietà magnetiche presentate dal rotore, e precisamente, per un PMSM, coincide con l'asse del magnete permanente, mentre per lo statore il riferimento coincide con l'asse magnetico della fase a. Ciò è vero a rigore solo per una singola coppia polare, ma l'estensione a più coppie è immediata in quanto si ha solamente periodicità nella denizione dell'angolo, ossia diventa 2π . indierente, per il modello elettrico, che il rotore si trovi in θr o in θr + p Ciascuno degli avvolgimenti sopra descritti può essere schematizzato tramite un circuito elettrico equivalente (1.2) costituito dalla serie di una resistenza, un'autoinduttanza ed un generatore di tensione indotta (forza contro- elettromotrice o Back-ElectroMotive Force, B-EMF e accoppiamento con le altre fasi). Le auto-induttanze sono la composizione dell'induttanza media Ls0 , Lsσ e di un termine variabile con l'angolo Lg , che assume valore negativo secondo la dell'induttanza di dispersione di rotore, il cui valore massimo è 6 CAPITOLO 1. convenzione qui adottata per lo zero di MODELLO DEL MOTORE θr . Laa = Lsσ + Ls0 + Lg cos (2θr ) 2π Lbb = Lsσ + Ls0 + Lg cos 2θr + 3 4π Lbb = Lsσ + Ls0 + Lg cos 2θr + 3 (1.1) (1.2) (1.3) I generatori di tensione indotta comprende i termini relativi alle induttanze mutue ed un addendo relativo alla variazione del usso del magnete permanente concatenato da ciascuna fase a seguito di variazioni della posizione. Gli accoppiamenti induttivi mutui possono essere espressi come 2π 1 Lab (2θr ) = Lba (2θr ) = − Ls0 + Lg cos 2θr − 2 3 (1.4) 1 Lbc (2θr ) = Lcb (2θr ) = − Ls0 + Lg cos (2θr ) 2 1 4π Lca (2θr ) = Lac (2θr ) = − Ls0 + Lg cos 2θr − 2 3 Considerando quindi un vettore per le tensioni di fase (1.5) (1.6) v abc = [va , vb , vc ]T (con riferimento al potenziale del centro stella O del circuito) e per le correnti iabc = [ia, ib , ic ]T , si possono esprimere le equazioni dei tre rami in forma compatta come v abc = rs iabc + sλabc dove si è denito (1.7) λabc = [λa, λb , λc ]T = Labc iabc + λP Mabc per i ussi totali concatenati da ciascun avvolgimento. La matrice delle induttanze forma Labc ha la Laa (2θr ) Lab (2θr ) Lac (2θr ) Labc (2θr ) = Lba (2θr ) Lbb (2θr ) Lbc (2θr ) Lca (2θr ) Lcb (2θr ) Lcc (2θr ) (1.8) mentre il vettore dei ussi concatenati dovuti al magnete permanente sono λP Mabc cos (θr ) = ΛP M cos θr + 2π 3 cos θr + 4π 3 (1.9) perciò, volendo distinguere le tensioni auto-indotte da quelle dovute alle induttanze mutue si avrà eabc = s M abc (θr ) + λP Mabc (1.10) 1.2. 7 MODELLO DEL PMSM con 0 Lab (2θr ) Lac (2θr ) 0 Lbc (2θr ) M abc (2θr ) = Lba (2θr ) Lca (2θr ) Lcb (2θr ) 0 (1.11) eabc = [ea , eb , ec ]T (1.12) così che le tensioni di fase rispecchieranno il circuito equivalente di Fig. 1.2. Osservando il modello esposto sopra in 1.7 si può notare che le tre equazioni non sono linearmente indipendenti, in quanto le tensioni e le correnti di fase ripettano dei vincoli ulteriori imposti dalle leggi di Kirchho: X ix = 0 (1.13) vx = 0 (1.14) x=a,b,c X x=a,b,c E' quindi possibile ridurre a due dimensioni la formulazione del modello elettrico, come risulta conveniente sia per la modellazione che per il controllo. Si utilizzano solitamente due sistemi di assi ortogonali, l'uno solidale con lo statore, l'altro con il rotore. 1.2.2 Coordinate bifase di statore Si introduca un sistema di riferimento solidale con lo statore, di coordinate α coincidente con la fase a. Si consideri quindi la trasformazione di Clarke (T abc→αβ ), le cui coordinate sono illustrate ortogonali αβ , ed avente l'ascissa in Fig. 1.2.2. Il modello diventa così vα vβ = rs iα iβ + s 0 0 s λα λβ (1.15) o in forma vettoriale v αβ = rs iαβ + s 0 0 s λαβ (1.16) dove i ussi concatenati dalle due fasi ttizie disposte ortogonalmente sono λα λβ = L + ∆L cos (2θr ) −∆L sin (2θr ) −∆L sin (2θr ) L − ∆L cos (2θr ) iα iβ + ΛP M cos (θr ) sin (θr ) (1.17) λαβ = Lαβ iαβ + λP Mαβ avendo denito la componente di anisotropia dell'induttanza 3 componente media ΣL = Ls0 + Lsσ . 2 (1.18) ∆L = 32 Lg e la 8 CAPITOLO 1. MODELLO DEL MOTORE Figura 1.3: Fasi equivalenti nel riferimento di statore. 1.2.3 Coordinate bifase di rotore (riferimento sicrono) Un diverso approccio, che come si vedrà risulta molto vantaggioso per il controllo, è quello che prevede lo spostamento del sistema di riferimento in una direzione identicata dall'angolo di rotore (trasformazione di Park), come in Fig. 1.2.3 . Come noto, il modello elettrico di una macchina sincrona trifase viene spesso costruito proiettando le grandezze trifase su due assi, che sono usualmente solidali con lo statore (assi αβ ) o con il rotore (assi dq ). Generalmente, il controllo viene realizzato nel riferimento di rotore. Le equazioni che descrivono un motore sincrono a magneti permanenti con salienza di rotore (come i motori con disposizione interna dei magneti) sono vd vq = rs id iq + s ωr −ωr s λd λq (1.19) oppure, in forma vettoriale v dq = rs idq + s ωr −ωr s λdq (1.20) Il usso assume la forma λd λq = Ld 0 0 Lq id iq + λdq = Ldq idq + λP Mdq Λpm 0 (1.21) (1.22) 1.2. 9 MODELLO DEL PMSM Figura 1.4: Fasi equivalenti nel riferimento di rotore. con Lq = 32 Ls0 + Lsσ + 32 Lg come la dipendenza Ld = 32 Ls0 + Lsσ + − 32 Lg . É semplice vedere dall'angolo di rotore θr sia stata disaccoppiata e non e compaia più nelle equazioni del modello. La dipendenza è stata trasferita T αβ→dq (θr ) necessaria a portare le grandezze in questo In questa formulazione, quindi, il vettore di usso dovuto al nella trasformazione riferimento. magnete avrà sempre componente q nulla, essendo solidale con l'asse d del rotore. Questa condizione permette di semplicare il controllo, e viene inoltre sfruttata nella creazione di algoritmi di stima della posizione basati su osservatori di usso, come verrà descritto in 3.1. 1.2.4 Semplicazione per l'alta frequenza Si riporta ora brevemente una semplicazione che costituisce un caso particolare del modello sopra esposto. Ciò che si ricava qui di seguito è in accordo con l'ipotesi, posta come premessa al modello del motore IPM, secondo cui induttanza e resistenza rimangono costanti per ogni frequenza. Si elidono solamente, dalle equazioni elettriche delle fasi, i termini che per valori di frequenza sucientemente elevati sono trascurabili rispetto agli altri. Le equazioni semplicate saranno utili nel seguito al ne di comprendere il funzionamento delle tecniche di stima per il controllo sensorless che si basano appunto sul comportamento alle alte frequenze, esposte in 3.2. Ciascuna fase di statore può essere vista come un circuito avente funzione di trasferimento tensione-corrente di tipo passa-basso, essendo l'impedenza oerta dall'induttanza proporzionale alla pulsazione. Nel modello valido per 10 CAPITOLO 1. MODELLO DEL MOTORE alte frequenze, intendendo con alte quelle superiori di alcune volte alla fre1 rs , si avrà che le cadute quenza di taglio della serie R-L, ossia ωi = ΣL τRL resistive possono essere trascurate, così come le tensioni indotte dalla rotazione del usso del magnete permanente (nell'ipotesi che ωi ωr ). Il modello esposto in 1.19 diventa quindi v idq = s ωr −ωr s λidq (1.23) dove i due ussi (1.21), che sono qui solamente dovuti alle correnti, vengono riportati anche nel riferimento di statore: λidq = T αβ→dq (θr ) λiαβ (1.24) λiαβ = Lαβ (θr ) iiαβ (1.25) L'espressione delle tensioni nel riferimento di statore a partire da (1.15) è dunque ancora più semplice: v iαβ = s 0 0 s λiαβ = s 0 0 s Lαβ (θr ) iiαβ (1.26) Per ciò che riguarda l'interazione con il sottosistema meccanico, gli eetti dovuti alla iniezione di segnali a dinamica molto veloce vengono trascurati. Ciò è lecito se si pensa che, per costanti di tempo meccaniche molto più grandi di quelle elettriche (come è per la quasi totalità delle applicazioni), frequenze considerate sopra il taglio per le equazioni elettriche di fase lo saranno a maggior ragione per il comportamento meccanico. In sostanza, si considerano nulle la velocità e lo spostamento impressi da segnali elettrici ad alta frequenza. 1.3 Modello complessivo elettro-meccanico Per poter modellare correttamente il sistema dinamico costituito dal motore è indispensabile tenere conto di entrambe le porte che esso presenta rispetto all'esterno: l'una costituita dai capi delle tre fasi di statore, l'altra dall'albero motore, che non sono slegate, visto che la macchina viene impiegata proprio per il trasferimento di potenza da una porta all'altra. Il legame viene realizzato dall'espressione della coppia elettromagnetica e dalla presenza, nelle equazioni (1.19),(1.15), di θr , ωr . Finora queste due grandezze meccaniche sono state considerate come parametri, mentre sono invece variabili di stato del sistema meccanico. In quanto variabili di stato, quindi, esse non vengono imposte ma sono il risultato dell'evoluzione nel tempo. 1.3. MODELLO COMPLESSIVO ELETTRO-MECCANICO 11 Se si considerano dunque anche le equazioni del sottosistema meccanico, dovranno essere rispettate anche le seguenti ωr = s θr Te − TL = s J (1.27) ωr p che tengono conto della coppia elettromagnetica (1.28) Te prodotta dall'interazione dei ussi e delle correnti. In un riferimento con assi ortogonali la coppia sarà proporzionale al prodotto vettoriale tra i vettori di usso e corrente, quindi nel riferimento sincrono dq si ha 3 3 Te = p (λd iq + λq id ) = p (ΛP M iq + ∆L id iq ) 2 2 (1.29) Le equazioni (1.27)-(1.29) descrivono il modo in cui avviene la conversione elettromeccanica di energia. Infatti, è facile vedere come l'immissione di potenza attraverso la porta elettrica del sistema si traduca in una coppia e quindi in un'accelerazione applicata al lato meccanico, determinandone una variazione dell'energia cinetica. Come si può dedurre dalle espressioni, inoltre, il trasferimento non avviene con rendimento unitario, essendo presenti varie fonti di perdita, sia meccaniche (attriti), sia elettro-magnetiche (cadute resistive sugli avvolgimenti di statore, correnti parassite di rotore, isteresi magnetica, ussi dispersi). Alcune di esse sono state modellate con il termini di perdita ohmica carico TL ), rs ix e di attrito meccanico (incorporate nella coppia di mentre altri tipi di perdite, il cui comportamento è molto più complesso, vengono qui trascurate in virtù del fatto che presentano, nella maggior parte delle condizioni di funzionamento, minore entità rispetto a quelle appena menzionate. Tra gli obiettivi di un dispositivo di controllo è spesso inclusa la massimizzazione del rendimento, che consiste per la maggior parte nella riduzione dell'ampiezza delle correnti necessarie. 12 CAPITOLO 1. MODELLO DEL MOTORE Capitolo 2 Controllo vettoriale per IPMSM Si consideri un azionamento elettrico con controllo di velocità. Nella maggior parte dei casi è presente un anello di retroazione più esterno, quello appunto di velocità, che fornisce un comando di coppia (o una grandezza ad essa legata) ad un sottosistema che ne permette la generazione, seguendo più o meno fedelmente il riferimento. Come avviene per la maggior parte dei controlli in cascata, anche in questo caso la banda passante più larga è richiesta al sottosistema più interno. In questo modo, il controllo più veloce (legato strettamente alle variazioni del sistema elettrico) può essere visto da quello a dinamica più lenta in prima approssimazione come un amplicatore ideale. Sia per i motori sincroni che per quelli in corrente continua la coppia è legata principalmente alle correnti, mentre le tensioni, a regime, sono per lo più legate alla velocità. Questo fa sì che il riferimento di coppia sia in realtà tradotto in valori di corrente comandati, adati ad una regolazione la cui uscita genererà a sua volta i valori di tensione da applicare alle fasi. La presenza di due anelli disgiunti permette inoltre di seguire particolari traiettorie di corrente nonché di limitare i valori imposti. 2.1 Struttura del sistema di controllo Un azionamento con controllo di velocità viene costruito con un anello esterno, che impone a quello più interno un riferimento di coppia da applicare al motore. Questo obiettivo viene raggiunto grazie al cosiddetto controllo di coppia, che spesso si traduce in realtà in un controllo delle correnti nel riferimento sincrono dq , non essendo disponibile, nella maggior parte degli azionamenti, una misura di coppia. Adandosi quindi alla conoscenza a priori dei parametri del motore, si deduce la corrispondenza tra le correnti impresse e la coppia risultante, pertanto è possibile generare dei valori di 13 14 CAPITOLO 2. CONTROLLO VETTORIALE PER IPMSM corrente necessari alla generazione di una data coppia. L'eventuale dierenza tra la coppia comandata e quella erogata (dovuta ad imprecisione nella conscenza delle variabili in gioco) viene compensata dal controllo esterno di velocità con la generazione di un riferimento adeguato. La costruzione di uno schema robusto risulta essere semplice in quanto, in una regione abbastanza ampia, il valore della coppia in funzione del modulo della corrente ha andamento crescente. Il controllo più critico in termini di velocità di risposta ed accuratezza è quello di corrente (in Fig. 2.2 è riportata un esempio semplice per una generica corrente), che va ad applicare sicamente alle fasi del motore i riferimenti di corrente imposti tramite la generazione di opportuni valori di tensione. Questi sono poi tradotti in tempi di commutazione per i rami dell'inverter (tramite modulazione dei vettori di spazio, Space Vector - Pulse Width Modulation, SV-PWM ), il quale non possiede di norma un anello di retroazione della tensione, ma può essere corredato di compensazioni in anello aperto per ciò che riguarda la tensione di alimentazione o i tempi morti [1]. Il più diuso approccio al controllo di coppia per motori sincroni è certamente il controllo vettoriale, secondo cui si opera nel dominio della trasformazione di Park, ossia nel riferimento sincrono, che non è proprio solo dei motori sincroni, ma per questo genere di macchine viene considerato lo standard. Una classe diversa è ad esempio il Direct Torque Control, in cui un algoritmo, considerata la coppia comandata ed il usso totale stimato, genera direttamente il riferimento per l'inverter di tensione, in considerazione del fatto che la coppia è proporzionale al prodotto vettoriale di usso e corrente, π tra i due vettori per massimizzare che porta a imporre uno sfasamento di 2 il rapporto tra coppia e corrente o tensione. 2.2 Controllo vettoriale Tramite la trasposizione delle grandezze del controllo nel riferimento sincrono si ottengono numerosi vantaggi in termini di prestazioni e semplicità dello schema, con la necessità però di conoscere con elevata precisione la posizione del rotore. L'espressione della coppia elettromagnetica generata dal motore (1.29) rende chiaro il motivo che spinge all'adozione di un approccio al controllo che parta dal riferimento sincrono con lo statore dq : non vi è alcuna dipendenza dalla posizione (come non ve ne si trova nell'equazione del modello elettrico (1.19)). Ciò signica che il controllo di coppia e quello di corrente, per valori costanti del riferimento ed in situazione di regime di velocità non dovranno trattare segnali sinusoidali aventi pulsazione pari alla velocità elettrica di rotazione, come invece accadrebbe nel riferimento 2.2. 15 CONTROLLO VETTORIALE Figura 2.1: Controllo di velocità classico. Figura 2.2: Controllo di corrente generico nella forma più semplice. di statore. Diventa quindi possibile ottenere una elevata accuratezza nella produzione di coppia, in quanto le correnti hanno eetto sulla coppia in base sia alla loro ampiezza, sia alla loro direzione rispetto al usso. Nel caso in cui il usso sia quello proveniente dal magnete permanente, il controllo di un motore sincrono si avvicina a quello di un motore in corrente continua, del quale è nota la semplicità. In realtà, questa vicinanza è eettivamente vericata per motori privi di salienza magnetica (∆L = 0 nell'espressione della coppia), per i quali il controllo di coppia prevede (per velocità no al valore base) la sola generazione di un riferimento per la corrente in quadratura, mentre la corrente sull'asse diretto viene controllata a valore nullo. La presenza di salienza magnetica permette di ottimizzare la generazione di coppia in rapporto alle tensioni e alle correnti impresse alle fasi del motore, introducendo in sostanza un grado di libertà nella scelta del vettore di corrente da applicare per ottenere una certa coppia. Oltre all'incremento della densità di potenza, la presenza di salienza tipica dei motori IPM permette di estendere il range di velocità. In generale, un controllo di velocità vettoriale viene schematizzato come in Fig. 2.3, dove il riferimento di coppia prove- 16 CAPITOLO 2. CONTROLLO VETTORIALE PER IPMSM niente dalla regolazione esterna viene tradotto in due riferimenti di corrente in dq , che sono poi attuati da due diversi anelli di feed-back della corrente. Il sensore di posizione viene impiegato per ricavare anche la velocità, ed entrambe le grandezze sono normalmente necessarie alla regolazione di corrente con disaccoppiamento degli assi. In uno schema sensorless, ossia in assen- za di trasduttori di posizione, queste informazioni sono ricavate tramite una stima, ad esempio basandosi sulla misura di corrente (Fig. 2.4). Figura 2.3: Schema generico di controllo vettoriale con sensore di posizione. Figura 2.4: Controllo vettoriale sensorless. 2.3 Ottimizzazione della strategia di controllo Nell'ottimizzazione delle traiettorie di corrente sul piano dq per una data coppia e velocità si distinguono due principali criteri di ottimizzazione: uno 2.3. OTTIMIZZAZIONE DELLA STRATEGIA DI CONTROLLO 17 basato sulla massimizzazione del rapporto tra coppia prodotta e modulo della corrente impressa (Maximum Torque per Ampere, MTPA), l'altro che mira a rendere massimo il rapporto tra coppia e modulo di tensione (Maximum Torque per Voltage, MTPV ). Spesso sono attuate strategie di controllo miste, per poter soddisfare i limiti imposti o per poter ottenere più sosticate ottimizzazioni [14]. Per ciò che riguarda le perdite di potenza, la maggio- re causa è costituita da perdite ohmiche sugli avvolgimenti, proporzionali al quadrato della corrente, pertanto se ne privilegia solitamente la riduzione, a patto di poter rispettare, contemporaneamente, i limiti di tensione. Le strategie di controllo del motore sincrono a magneti permanenti anisotropo più diuse sono le seguenti: controllo ad id = 0 (come per il motore isotropo), che è una tecni- ca semplice, che permette di linearizzare il legame coppia-corrente ma non sfrutta la coppia dovuta all'anisotropia e quindi non consente di ottimizzare il rapporto coppia/corrente; π costante, scelto in modo da ottimizza2 re il funzionamento con la coppia di impiego prevalente, con il qua- controllo ad angolo > le si ottiene un buon compromesso tra semplicità ed ottimizzazione coppia/corrente; controllo di coppia ottimo (massima coppia/corrente), che ha lo svantaggio di essere limitato in velocità; controllo di coppia ottimo ed indebolimento di campo, nel caso sia necessario il funzionamento in limite di tensione (al di sopra della velocità base). Evidentemente, si tratta in ogni caso di strategie di controllo orientate sul usso di rotore, che richiedono, in ogni istante di funzionamento, la conoscenza della posizione θr assunta dall'asse magnetico di rotore (asse d) rispetto alla posizione statorica di riferimento (coincidente con l'asse magnetico della fase a). La denizione delle caratteristiche di controllo di coppia ottimo e di indebolimento di campo è eettuata a partire dall'analisi delle curve caratteristiche di funzionamento (luoghi a tensione, coppia e corrente costanti) nel piano delle correnti dq . Tali caratteristiche sono ottenute a partire dal modello di Park della macchina scritto in regime stazionario sinusoidale, nel quale per comodità si trascura, nelle equazioni di equilibrio delle tensioni, la caduta di tensione resistiva rispetto gli altri termini (caduta reattiva e forza controelettromotrice dovuta al magnete). In Fig. 2.5 sono mostrate la regione di 18 CAPITOLO 2. CONTROLLO VETTORIALE PER IPMSM funzionamento e le curve signicative per un controllo ottimo con indebolimento di campo. La traiettoria MTPA viene seguita nchè ciò è consentito dal limite di tensione comandabile dall'inverter. La limitazione di tensione corrisponde ad un limite di velocità dipendente dalla coppia richiesta, oltre il quale la traiettoria consentita avente minima corrente è la MTPV [2]. Figura 2.5: Regione di funzionamento in controllo ottimo con indebolimento di campo. 2.3.1 MTPA Esprimendo la coppia (1.29) in funzione del modulo e dell'angolo del vettore di corrente, si ha: con 1 Te = p ΛP M idq sin + ∆L idq sin 2 2 = arctan iidq = arg idq . E' possibile quindi ricavare (2.1) il rapporto coppia/corrente Te 1 r = = p ΛP M sin + ∆L sin 2 2 idq (2.2) Imponendo la massimizzazione del rapporto (2.2) si ha dr = p (ΛP M cos − 2∆L cos 2) = 0 d (2.3) 2.4. 19 GRANDEZZE BASE che porge Sostituendo quindi le due idq = ΛP M cos 2∆L cos 2 correnti id = idq cos , iq = idq sin , (2.4) si ottiene la relazione che intercorre tra le due componenti ΛP M id = 4∆L r Λ2P M + i2q 16∆L (2.5) Questa traiettoria corrisponde, per una data coppia, al luogo dei punti del piano dq giacenti nel punto di tangenza tra un cerchio a corrente costante e l'iperbole a coppia costante. Il controllo MTPA può venire realizzato tramite vari metodi, con o senza l'uso di tabelle calcolate o-line. Naturalmente il controllo è lo stesso per valori di coppia positiva o negativa, nel caso della consultazione di tabelle, queste sono compilate in funzione del modulo della coppia, eettuando poi l'inversione della corrente iq per ottenere coppie negative. 2.3.2 MTPV Si consideri il vettore di tensione v dq , il cui modulo, per una situazione di regime in cui il termine resistivo sia trascurabile, sia pari a q v dq = ωr λdq = ωr λ2 + λ2q (2.6) d La minimizzazione del usso corrisponderà, ad una data velocità, con la minimizzazione della tensione indotta. Imponendo la minimizzazione del modulo del usso si ottiene la traiettoria a massimo rapporto coppia/corrente: (Ld − Lq) ΛP M + Ld Id Lq − i2q + ΛP M ΛP M + L d i d Lq =0 (2.7) 2.4 Grandezze base Per il controllo risulta spesso utile riferire il modello a grandezze scalate. Si deniscono quindi dei valori base, e variabili scalate secondo questi valori sono espresse in per unità o [p.u.], che diventa in pratica l'unità di misura all'interno del controllo. La ragione risiede nella necessità di rappesentare la variabili all'interno di un sistema di controllo, rimanendo entro i range consentiti dalla particolare implentazione, sia per ciò che riguarda il sistema sico, sia per ciò che riguarda la rappresentazione numerica in un calcolatore. 20 CAPITOLO 2. CONTROLLO VETTORIALE PER IPMSM I valori base possono essere scelti con vari criteri, nella simulazione e nell'implementazione verranno scelti i valori nominali (sistema base Control ) se si eccettua la posizione, per la quale l'unità corrisponde per comodità all'angolo giro. I valori base primari scelti sono dove VDC 1 Vbase = √ VDC (1 − 2t0min ) 3 (2.8) Ibase = In (2.9) Ωbase = 2πfn (2.10) Θbase = 2π (2.11) è la tensione di alimentazione dell'inverter, e t0min il tempo mi- nimo di applicazione del vettore nullo nella modulazione PWM simmetrica adottata (Adjacent Vector SV -PWM ). Da questi si possono ricavare i valori base delle altre grandezze Vbase Ωbase Λbase Lbase = Ibase 3p Vbase Ibase Tbase = 2 Ωbase Vbase Zbase = Ibase Λbase = (2.12) (2.13) (2.14) (2.15) Capitolo 3 Metodi di self-sensing per IPMSM In questo capitolo saranno illustrate le principali tecniche adottate nel campo del controllo di motori sincroni per la stima delle grandezze angolari senza l'uso di trasduttori meccanici. L'attenzione sarà focalizzata sui metodi, come quelli adottati nel presente lavoro, che basandosi sulla salienza magnetica consentono di mantenere il funzionamento della stima anche a velocità nulla. In questa classe di stimatori è prevista la sovraimposizione di appositi segnali atti ad ottenere informazioni sulla posizione di rotore, distinti da quelli, detti fondamentali, che invece sono coinvolti nella produzione di coppia per il controllo di velocità o di posizione. Le numerose realizzazioni sensorless che, invece, si fondano sull'osservazione di variabili di stato tramite la misura ed elaborazione delle correnti e tensioni fondamentali saranno solamente descritte brevemente al ne di esporre i motivi che le rendono insucienti per alcune applicazioni, determinando quindi la necessità di tecniche ad iniezione di segnale. Inne, tenendo conto del fatto che i metodi di stima basati sulla salienza non permettono, nella loro formulazione generale, la determinazione della polarità, vengono accennate alcune tecniche normalmente impegate per la risoluzione del problema, e viene proposta una semplice procedura di inizializzazione adatta allo scopo. 3.1 Osservazione di usso Dal modello elettrico del motore in (1.15) si evince che, a patto di conoscere in ogni istante i valori di correnti e tensioni, oltre che dei parametri supposti costanti, è possibile ottenere il vettore di usso attraverso l'integrazione delle 21 22 CAPITOLO 3. METODI DI SELF-SENSING PER IPMSM tensioni indotte: λαβ 1 = uαβ − rs iαβ = s ˆ uαβ − rs iαβ dt (3.1) Grazie all'inversione di (1.17) che porge λP Mαβ = λαβ − Lαβ iαβ = ΛP M cos (θr ) sin (θr ) (3.2) Deve essere ricordato, inoltre, che la tensione non viene normalemente misurata in uscitaè poi possibile ricavare la posizione di rotore, che sarà banalmente θ̂r = arctan λP Mβ λP Mα (3.3) Questo approccio viene detto open-loop, in quanto la stima ottenuta non viene in nessun modo corretta basandosi sulle misure. Un'implementazione di questo algoritmo sore di grossi problemi, tra cui l'eventuale presenza di errori di misura, di imprecisione nel calcolo numerico o nella conoscenza dei parametri, che risultano in un errore che viene accumulato nell'integrazione, portando la stima a divergere. Per questi motivi, la tecnica di integrazione ad anello aperto è scarsamente utilizzata, anche se esistono metodi piuttosto ? complessi per migliorarne l'adabilità [ ]. La soluzione più comunemente adottata consiste nella costruzione di un osservatore, ossia di uno schema di stima in anello chiuso (closed-loop ), che come noto è caratterizzata da maggiore robustezza. Immaginando un algoritmo a tempo discreto, ad ogni passo le stime di posizione e velocità vengono immesse in un modello che, riproducendo il sistema elettrico, ricava valori attesi delle stesse grandezze che vengono misurate. Il confronto di queste ultime variabili con i valori misurati viene utilizzato per correggere la stima al passo successivo. I metodi basati su osservatore, anche in varianti più o meno complesse [3],[4], sono molto diusi e trovano impiego anche nel controllo di motori asincroni, nei quali la conoscenza della posizione non dà automaticamente la conoscenza della direzione del usso di rotore. Il problema maggiore associato a queste tecniche fa capo al principio di funzionamento, che si basa sulla misura della tensione indotta dalla rotazione del magnete permanenente. A velocità nulla o molto bassa essa ha modulo nullo o molto piccolo, rendendo impossibile o almeno dicoltosa la stima. Inoltre, è richiesta una buona conoscenza dei parametri elettrici del motore, tra i quali i più critici sono generalmente la resistenza di fase, che ha forte variabilità con la temperatura, e le induttanze, se il funzionamento avviene in condizioni di saturazione magnetica. 3.2. METODI BASATI SULLA SALIENZA MAGNETICA 23 3.2 Metodi basati sulla salienza magnetica I fattori che determinano il malfunzionamento delle tecniche basate sull'osservazione di usso (3.1) sono i motivi che spingono a ricorrere a tecniche alternative, basate sul legame che intercorre tra l'angolo di rotore e l'induttanza avvertita dagli avvolgimenti di statore. I metodi di stima che ricorrono all'imposizione di appositi segnali elettrici (iniezione di segnale ) sfruttano generalmente le caratteristiche di salienza magnetica spaziale. Per salienza si intende una distribuzione dell'induttanza vista dagli avvolgimenti di statore non uniforme (variabile) rispetto al variare dell'angolo tra la direzione del usso e quella del rotore. Nel modello del motore nel riferimento sincrono (1.15) ciò si traduce in una matrice delle induttanze che sarà espressa in funzione dell'angolo di rotore come in (1.17). Mentre in alcuni tipi di motori questa condizione può venire provocata dalla saturazione del materiale ferromagnetico in presenza di forte campo (motori a magneti permanenti superciali, motori ad induzione), per altri (motori a riluttanza, motori a magneti sepolti), al ne di ottenere vantaggi nella conversione di potenza, la salienza è volutamente introdotta grazie ad una oppportuna progettazione della sezione del rotore. Quest'ultimo caso è di particolare interesse per ciò che riguarda le tecniche sensorless, in quanto la geometria viene progettata per avere una distribuzione nota (nella maggior parte dei casi sinusoidale) con marcata dierenza tra una direzione e la sua ortogonale. Figura 3.1: Principio di funzionamento delle stime fondate su fenomeni di salienza magnetica. La presenza di salienza di rotore permette di utilizzare il motore stesso 24 CAPITOLO 3. METODI DI SELF-SENSING PER IPMSM come sensore (self-sensing ), impiegando tecniche analoghe a quelle che vengono utilizzate nella misura di posizione tramite i classici sensori magnetici rotanti (resolver). In particolare, facendo riferimento alla Fig. 3.1, imponendo alle fasi di statore un segnale elettrico noto, ne viene misurato l'eetto, che contiene informazioni relative alla posizione del rotore. Si tenga però presente che, a dierenza dell'uso di sensori dedicati alla sola misura, nel motore i segnali utili alla stima sono sovrapposti a quelli necessari alla produzione di coppia, rendendone dicile la separazione anche a causa di eventuali eetti non lineari. Un'altra grossa dierenza risiede nella diversa precisione pos- sibile nella costruzione di un sensore e di una macchina, che nella seconda porta spesso ad avere una salienza non ben determinata. Per poter ridurre la dipendenza dai parametri e l'entità dell'errore, e per garantire la convergenza anche in caso di errore iniziale non nullo, è necessario utilizzare l'informazione ottenuta (processando le grandezze misurate assieme a quelle attese) per correggere la stima corrente. Questo viene in genere realizzato con un osservatore del sistema meccanico ad anello chiuso, del tipo di Luenberger. Il confronto, al ne di ottenere un segnale per la correzione della stima, non può avvenire certamente su un segnale di posizione vero e proprio, che non è disponibile, ma piuttosto su grandezze ad essa correlate. In questo tipo di schemi la misura eettuata è quella di corrente, che è comunque presente in ogni azionamento, essendo necessaria al controllo. Fissato il usso, il vettore di corrente è direttamente legato all'induttanza, la cui matrice contiene una rotazione funzione dell'angolo di rotore. Pertanto, confrontando la corrente attesa (considerando il usso iniettato e la posizione ipotizzata), con il vettore misurato, si ottiene un segnale relativo allo sfasamento tra la posizione stimata e quella reale. Il confronto è ottenuto grazie al prodotto vettoriale, che rispetto alla dierenza è maggiormente robusto a fronte di imprecisioni nei guadagni, e permette quindi di ignorare, nella generazione del vettore di corrente attesa, l'ampiezza. Esistono principalmente due diverse versioni dell'osservatore del sistema meccanico, una più completa (ma maggiormente dipendente dalla corretta conoscenza dei parametri sici) ed una semplicata. La prima, in Fig. 3.2, prevede la riproduzione della reale congurazione del sistema, in cui la sola coppia di carico Te TL viene stimata dal regolatore. La coppia elettromagnetica viene immessa come feed-forward, per ottenenere un anticipo nell'insegui- mento della velocità [5], e solitamente viene impiegato il valore comandato al controllo di coppia (che sarà certamente in anticipo sulla reale coppia). Ipotizzando di conoscere con precisione le grandezze meccaniche, l'osservatore necessiterà del segnale di errore solamente per una correzione blanda. Questo schema è poco utilizzato, a causa della sua sensibilità ai parametri meccanici, che nelle applicazioni industriali spesso non si conoscono o addi- 3.2. METODI BASATI SULLA SALIENZA MAGNETICA 25 rittura variano fortemente durante il funzionamento. Si preferisce in questi casi adottare lo schema semplicato di Fig. 3.3, in cui è riprodotta solamente una equazione del modello meccanico, che lega posizione e velocità (1.27). Si tiene conto quindi solamente dell'errore di stima al ne della sua correzione, non considerando in alcun modo gli input dati al carico meccanico (coppia generata). Tramite un regolatore con dinamica rapida si ottiene prima la velocità e quindi, per integrazione, la posizione angolare. Il funzionamento è buono se l'anello di retroazione della stima ha elevata banda passante, di modo che ogni accelerazione possa venire inseguita con minimo ritardo. Il segnale di velocità così ottenuto è piuttosto rumoroso, non essendoci un loop di retroazione per la velocità, ma solamente per la posizione. Per questo è spesso necessario un ltro passa-basso, che però riduce la banda passante per il controllo di velocità. Questo genere di tecniche sono state esplorate a partire dagli ultimi anni '80, e ricevono recentemente nuovo interesse per la disponibilità di convertitori (inverter) ad elevata velocità e di controllori digitali potenti dal costo contenuto. Questi due elementi danno la possibilità di operare con buon rendimento implementando complessi algoritmi di controllo anche con frequenze di aggiornamento dell'ordine delle decine di kHz per potenze di alcuni kW, includendo la generazione di segnali ad alta frequenza. Le tecniche di stima con iniezione di segnale di cui si ha conoscenza possono essere suddivise in due gruppi secondo il tipo di eccitazione: alcune sono basate sulla misura della pendenza con cui varia la corrente in seguito ad un particolare pattern di commutazione dell'inverter (transient excitation ), mentre nelle più diuse (high-frequency injection ) si impongono con continuità tensioni o correnti sinusoidali (considerate in un sistema di riferimento vettoriale). Il tratto comune consiste nel fatto che l'obiettivo è l'inseguimento della salienza di rotore. Le stime con eccitazione in transitorio presentano problemi di funzionamento a velocità anche relativamente basse, e richiedono spesso l'introduzione di hardware aggiuntivo (rispetto ad un azionamento con sensore standard) o più costoso, mentre le tecniche ad alta frequenza risultano più semplici, sia nel principio di funzionamento che nella realizzazione, ed in genere consentono di stimare anche a velocità alte, con l'inconveniente di dover riservare parte della tensione disponibile all'iniezione di segnale, sottraendola a quella destinata al controllo. 26 CAPITOLO 3. METODI DI SELF-SENSING PER IPMSM Figura 3.2: Osservatore meccanico completo (con feed-forward della coppia comandata o stimata e regolatore con componente derivativa). Figura 3.3: Osservatore meccanico semplicato (solo correzione con l'errore). 3.2.1 Metodi transient excitation I metodi di iniezione in alta frequenza con portante sinusoidale si adano ad una separazione in frequenza per la distinzione tra le correnti fondamentali (bassa frequenza) e quelle relative alla stima. I metodi cosiddetti transient excitation (la cui versione più nota è costituita dal metodo INFORM, INdirect Flux detection by On-line Reactance Measurement ), invece, impiegano una divisione di tempo [6],[7]. Considerando infatti la sequenza di modu- lazione PWM fondamentale, ossia quella necessaria al controllo di corrente e dunque alla produzione di coppia, durante l'applicazione del vettore nullo vengono generati opportuni segnali ad onda quadra di tensione, con media nulla. Ciò si traduce in variazioni della corrente attorno al valore fondamentale imposto dal controllo di corrente, senza signicative oscillazioni meccaniche. In sostanza, durante periodi dedicati, alle fasi di statore vengono imposte 3.2. METODI BASATI SULLA SALIENZA MAGNETICA 27 delle commutazioni di tensione a gradino, con l'obiettivo di misurare dell'induttanza attraverso la variazione di corrente in un tempo ssato. Essendo l'inverter il dispositivo coinvolto sicamente nella generazione dei segnali, è evidente che sarà semplice l'imposizione di transizioni nette nella tensione di uscita, che risentiranno in minor misura degli eetti di non idealità (principalmente i tempi morti). Figura 3.4: Pattern PWM per la transient excitation e relative correnti di fase, con evidenza dell'eetto dei tempi morti. Guardando nel dettaglio le forme d'onda coinvolte nella misura dell'induttanza in Fig. 3.4, considerando piccola la componente resistiva, si ha che la corrente nel transitorio presenta un andamento quasi rettilineo, la cui pendenza (ssata la tensione pari a quella disponibile sul bus DC) è inversamente proporzionale al valore di induttanza visto dalla fase. Il valore di induttanza ottenuto viene confrontato con la distribuzione che ci si apetterebbe se la stima fosse corretta. L'osservatore di posizione e velocità può essere quindi identico a quelli impiegati per gli altri metodi di iniezione, in quanto si sfrutta lo stesso principio sico (la rotazione geometrica operata dalla matrice delle induttanze) per ottenere un segnale di errore di posizione 28 CAPITOLO 3. METODI DI SELF-SENSING PER IPMSM contenente lo stesso tipo di informazione, anche se veicolata da una diversa portante. Questa classe di tecniche presenta due inconvenienti principali. Il primo consiste nella necessità di sincronizzare con molta precisione il campionamento delle correnti per la conversione A/D, che obbliga spesso all'aggiunta di hardware dedicato o all'impiego di componenti con precisione temporale maggiore. Il secondo è l'aumento del numero di commutazioni dell'inverter per ogni periodo del controllo (sei volte rispetto al controllo standard, se si vuole aggiornare la stima ad ogni intervallo), che fa aumentare di molto le perdite di conversione e rende più restrittive le speciche di dissipazione sui dispositivi di potenza. Entrambi gli elementi hanno pesanti ripercus- sioni, soprattutto sul costo della realizzazione e sul rendimento dell'intero azionamento. Per poter ridurre questi inconvenienti si ricorre a frequenze di commutazione fondamentale più basse (che però vengono adottate per tutto il controllo, rendendolo meno preciso) o si applica l'eccitazione a cadenze inferiori rispetto a quella principale, anche introducendo brevi istanti in cui il controllo di corrente viene disattivato. Questi espedienti fanno sì che l'accuratezza nella stima si degradi, soprattutto ad alte velocità ed accelerazioni. E' dunque necessario un trade-o tra la precisione della stima, quella del controllo, ed il costo dei componenti, che rende questa tecnica non promettente per il raggiungimento di prestazioni elevate a costo contenuto. 3.2.2 Vettore rotante La tecnica basata sull'iniezione di un vettore di campo rotante ad alta velocità venne presentata per la prima volta dal Prof. R.D. Lorenz e dal suo gruppo di ricerca alla University of Wisconsin (Madison) nei primi anni '90 [8]. La variazione di usso necessaria per ottenere sulle fasi di statore un segnale utile alla stima è realizzata facendo ruotare un vettore di tensione di modulo costante a velocità angolare molto elevata rispetto alla pulsazione elettrica raggiungibile dal rotore. In questo modo si hanno, nelle due fasi di statore αβ due componenti di usso sinusoidali ad alta frequenza, che risultano essere in quadratura. Conoscendo la direzione nella quale il usso è stato generato, ed individuando dalle misure la direzione del vettore di corrente risultante si riesce a risalire al relativo sfasamento, che dà l'informazione sull'angolo di rotore. Quindi, confrontando tale angolo con quello stimato si ottiene il desiderato segnale di errore, secondo lo schema di Fig. 3.5. 3.2. 29 METODI BASATI SULLA SALIENZA MAGNETICA Figura 3.5: Schema dell'anello di retroazione per la stima con iniezione di usso rotante. Spesso ci si riferisce a questa tecnica come saliency image tracking in quanto si elaborano entrambe le componenti di corrente per calcolare il prodotto vettoriale, in modo simile a quello in cui si individua la correlazione tra immagini. Tracciando sul piano α, β le tracce delle tensioni iniettate e delle relative correnti, si può vedere che le tensioni formano un cerchio, mentre le correnti un'ellisse, il cui asse maggiore è allineato con la direzione ad induttanza minore (asse d del rotore). Il usso che viene imposto nel riferimento si statore ha la forma λiαβ Vi = ωi cos (ωi t) sin (ωi t) (3.4) e può essere visto come la rotazione di un vettore di ampiezza costante alla velocità angolare ωi , ad esempio come: λiαβ = T dq→αβ (ωi t) Vi ωi 0 (3.5) La corrente dovuta a tale usso può essere ottenuta dall'inversione della matrice delle induttanze in (1.25): iiαβ = L−1 αβ λiαβ Vi = 2 L − ∆L2 cos (ωi t) cos (2θr − ωi t) ΣL + ∆L sin (ωi t) − sin (2θr − ωi t) (3.6) Il segnale contiene due componenti ad alta frequenza, una di ampiezza costante rotante nello stesso senso del usso iniettato, l'altra, di ampiezza minore, che si muove nell'altro senso con fase legata alla posizione del rotore. Le correnti misurate, ltrate passa-banda per eliminare le componenti fondamentali estranee alla stima, vengono elaborate calcolando la trasformazione 30 CAPITOLO 3. inversa T αβ→dq 2θ̂r − ωi t + π 2 METODI DI SELF-SENSING PER IPMSM , che porta il riferimento ad essere sincrono con la corrente attesa T αβ→dq 2θ̂r − ωi t + π 2 iiαβ sin 2ω t − 2 θ̂ − π i r Vi L = 2 L − ∆L2 cos 2ωi t − 2θ̂r − π h i Vi ∆L sin h2 θr − θ̂r i + 2 (3.7) L − ∆L2 cos 2 θr − θ̂r T αβ→dq 2θ̂r − ωi t + π 2 iiαβ sin 2ωi t − 2θ̂r − π = Ii0 cos 2ωi t − 2θ̂r − π h i sin 2 θr − θ̂r h i +Ii1 cos 2 θr − θ̂r (3.8) La componente diretta ha contenuto proporzionale al seno h inbassa frequenza i di due volte l'errore di stima (sin 2 θr − θ̂r ), proprio delle tecniche di stima basate sulla salienza magnetica, e viene quindi usata per correggere la stima in un osservatore, come in Fig. 3.6. Le tensioni necessarie per ottenere l'eccitazione con vettore rotante sono calcolabili dall'espressione del usso che si vuole imporre (3.9), per semplice derivazione: v ∗iαβ = s λiαβ = Vi − sin (ωi t) cos (ωi t) (3.9) e devono essere sommate ai riferimenti di tensione generati dai regolatori di corrente, per essere attuate dall'inverter. Uno dei problemi di questo metodo è la possibile presenza di un oset di errore a regime anche a velocità nulla. Ciò si spiega con il fatto che, a dierenza di quanto detto sopra, nelle implementazioni reali la conoscenza esatta della direzione corrente del vettore di usso λiαβ non è disponibile in quanto l'iniezione è aetta per lo meno da ritardi (dovuti all'inverter, al campionamento e ai ltraggi). Pertanto la posizione rilevata si riferisce ad un angolo di iniezione inesatto, il cui errore viene trasferito, in assenza di compensazione, alla stima di posizione. Inoltre, prove sperimentali eettuate al ne del confronto tra varie tecniche [10] evidenziano su questo tipo di iniezione di segnale la maggiore inuenza dei tempi morti, come problema 3.2. METODI BASATI SULLA SALIENZA MAGNETICA 31 principale, assieme ad altre caratteristiche negative ma meno pesanti quali il più elevato rumore acustico. Figura 3.6: Schema di stima per iniezione di vettore rotante. 3.2.3 Vettore pulsante Il metodo adottato è quello proposto in [9] da Corley e Lorenz, valido per tutti i motori che presentino salienza spaziale di rotore (come appunto il motore a magneti sepolti). Esso prevede l'imposizione di un usso in direzione dell'asse q̂ stimato, la cui intensità varia sinusoidalmente ad una frequenza nota (al di sopra della banda trattata dal controllo di coppia) per poter estrarre informazioni relative alla posizione di rotore. In particolare, come risultato dell'iniezione, è possibile recuperare un segnale nel riferimento di rotore che, per piccoli errori di stima dell'angolo di rotore, è in prima approssimazione proporzionale ad esso. In questo modo, costruendo un anello di retroazione come in Fig. 3.7, è possibile correggere la stima risultante da un osservatore, ossia costruire un algoritmo che, impiegando un regolatore per processare l'errore, tenda ad inseguire l'angolo (ed implicitamente la velocità angolare) del motore. 32 CAPITOLO 3. METODI DI SELF-SENSING PER IPMSM Figura 3.7: Schema dell'anello di retroazione per la stima con iniezione di usso pulsante in direzione dˆ. Iniettando lungo la direzione dˆ ) q̂ (in quadratura rispetto a quella stimata un campo di intensità variabile sinusoidalmente nel tempo con Vi λidˆ λiq̂ Vi = sin (ωi t) ωi opportuno valore di tensione, e ωi 0 1 (3.10) sucientemente alta da rispettare le ipotesi in 1.2.4, si ottiene, trasformando nel riferimento di statore, λiα λiβ cos θ̂r Vi sin (ωi t) = ωi − sin θ̂r (3.11) Secondo il modello semplicato per l'alta frequenza (1.25), i ussi sono in relazione con le correnti solamente tramite l'induttanza Lαβ : λiαβ = Lαβ iiαβ (3.12) Sostituendo il usso imposto in 3.10 ed invertendo l'ultima equazione si ricavano le correnti di statore dovute all'iniezione in alta frequenza: i iα iiβ ∆L sin 2θr − θ̂r − ΣL sin θ̂r Vi = sin (ω t) i ΣL2 − ∆L2 −∆L cos 2θr − θ̂r + ΣL cos θ̂r (3.13) 3.2. METODI BASATI SULLA SALIENZA MAGNETICA 33 Nel riferimento sincrono stimato (solidale con la direzione stimata), tali correnti diventano iidˆ iiq̂ iidˆ iiq̂ = T αβ→dq θ̂r iiαβ h i ∆L sin 2 θ − θ̂ r r Vi h i = sin (ωi t) 2 ωi (ΣL − ∆L2 ) ΣL − ∆L cos 2 θr − θ̂r (3.14) che, denendo Ii0 = come iidˆ iiq̂ Vi ΣL e ωi ΣL2 −∆L2 Ii1 = (3.15) Vi ∆L possono essere espresse ωi ΣL2 −∆L2 h i Ii1 sin 2 θr − θ̂r h i = sin (ωi t) Ii0 − Ii1 cos 2 θr − θ̂r (3.16) La componente diretta della corrente ad alta frequenza è modulata in ampiezza dal seno del doppio dell'errore di stima. Sapendo che il seno, per piccoli valori dell'argomento, è approssimabile con quest'ultimo, si può aermare iidˆ, opportunamente demodulata per eliminare la variazione (sin (ωi t) ) può essere considerata un segnale di errore valido per che la corrente sinusoidale un osservatore di stato (del tipo di Luenberger ) per posizione e velocità del rotore. Lo stimatore, nella sua forma classica più semplice, ha la struttura di Fig. 3.8, dove si riconosce l'osservatore vero e proprio (a destra) e l'elaborazione delle correnti per l'ottenimento del segnale di errore. Le correnti, dopo un ltraggio passa-banda per distinguerle dalle fondamentali, vengono demodulate tramite un mixer, con la tecnica detta heterodyning, trattata in 4.1.1. Tale operazione risulta in un segnale in alta frequenza, che viene ltrato, e in una componente proporzionale all'errore. Figura 3.8: Schema di stima classico (demodulazione heterodyning) per iniezione di vettore pulsante. 34 CAPITOLO 3. METODI DI SELF-SENSING PER IPMSM Riferendosi ancora alle equazioni semplicate, ed in particolare a (1.24), si conoscono le espressioni delle tensioni indotte dai ussi deniti in (3.10): Per ottenere il usso vidˆ viq̂ = λidq̂ ˆ s ω̂r −ω̂r s vidˆ viq̂ = s ω̂r −ω̂r s λdi λqi (3.17) voluto, quindi, le tensioni necessarie saranno Vi sin (ωi t) ωi 0 1 = Vi − ω̂ωri sin (ωi t) cos (ωi t) (3.18) Si adotteranno quindi le tensioni vi∗dˆ vi∗q̂ = Vi − ω̂ωri sin (ωi t) cos (ωi t) che, una volta riportate nel riferimento (3.19) αβ , saranno imposte come riferimen- to per l'inverter, sommate alle tensioni fondamentali. Un eventuale errore ω̂r non è molto rilevante se sono rispettate le ipotesi in 1.2.4, ωi ωr , e quindi la componente dˆ della tensione iniettata, l'u- sulla stima di visto che nica a dipendere dalla velocità, è molto piccola. In sostanza, il problema potrebbe sussistere solo nel caso di divergenza della stima (ω̂r ωr ), che auspicabilmente non si verica nel normale funzionamento. A causa del ritardo presente nella catena di iniezione-misura che costituisce la retroazione dell'errore di stima (dovuto principalmete all'implementazione digitale ed al ritardo con cui l'inverte attua le tensioni di riferimento), come nel caso dell'iniezione di usso rotante si ha un errore statico, in questa tecnica si evidenzia un errore proporzionale alla velocità. Tale errore scaturisce dal fatto che, in sostanza, si va a confrontare l'angolo stimato attualmente con quello iniettato in un istante precedente. Si supponga semplicemente, ragionando nel dominio del tempo continuo, che tra l'imposizione di una direzione di iniezione e la misura del suo eetto si abbia un ritardo τ. Se il regolatore, come accade a regime di velocità, controlla a zero l'errore tra la stima corrente e il feed-back, si ha che θr − θ̂r (t − τ ) = θr − θ̂r − ωr τ = 0 (3.20) risultando quindi in un anticipo pari a metà del prodotto del ritardo per la velocità: θr (t) − θ̂r (t) = − ωr τ 2 (3.21) É quindi possibile inserire una compensazione lineare, adottando il segnale di velocità stimata ed una taratura sperimentale per il ritardo. Questa compensazione deve naturalmente essere attuata al di fuori dell'anello di retroazione della stima, al solo ne di fornire un valore maggiormente preciso per il controllo di corrente.