Le radici del mondo occidentale, la civiltà greca

Moduli di Storia per la classe quarta degli Istituti Professionali - Marino Martignon
M2. LE RADICI DEL MONDO OCCIDENTALE (1): LA CIVILTÁ GRECA
Introduzione
1. Breve storia della civiltà greca antica
1.1 Preistoria e protostoria
1.2 L’età dello sviluppo e del massimo splendore
1.3 Crisi della pólis, l’età ellenistica
1.4 Conquista romana ed età bizantina
2. Struttura politico-sociale e sistema giuridico ad Atene nel periodo classico
2.1 Struttura politico-sociale ad Atene nel V secolo a.C.
2.2 Il sistema della giustizia ad Atene nel V secolo a.C.
3. Il sistema economico e produttivo nella Grecia classica
3.1 Lavoro e mestieri
3.2 Il commercio
3.3 Un’economia basata sul lavoro degli schiavi
4. Forme di vita sociale e materiale nel periodo classico
4.1 L’educazione dei ragazzi e dei giovani
4.2 Le donne e la famiglia
4.3 Cura dell’aspetto fisico
4.4 Alimentazione
5. Vita religiosa e visione del mondo dell’aldilà
5.1 Elementi caratterizzanti la religione greca
5.2 Il forte sentimento religioso dell’uomo greco
5.3 Un diretto rapporto con la divinità: gli oracoli
5.4 La visione del mondo dell’aldilà
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Introduzione
Se vogliamo conoscere in profondità l’Occidente dobbiamo dedicarci allo studio della civiltà greca. Ai
Greci, infatti, dobbiamo molto:
 Molti termini appartenenti al nostro linguaggio (accademia, agonistico, antologia, dialogo,
politica, ginnastica, ipotesi, ecc.)
 Le basi del pensiero filosofico razionale (si pensi ad Aristotele e Platone)
 L’approccio scientifico allo studio della natura e dell’uomo (l’origine della medicina moderna
con Ippocrate, della fisica con Archimede, dell’astronomia, della matematica con Pitagora, Euclide,
Talete, ecc.)
 La classificazione e attuazione di forme di governo in uso ancora oggi (democrazia, tirannide,
ecc.)
 L’origine della tragedia e della commedia quali forme letterarie
 Una produzione artistica figurativa rimasta, per certi versi, insuperata
Per tale motivo credo valga la pena di studiare con particolare attenzione la storia della civiltà greca,
quali valori ha prodotto, come e perché si è esaurita ed è decaduta, quali condizioni le hanno consentito di
diventare modello per altri popoli.
Studiare la Grecia antica è di fondamentale importanza per riuscire a comprendere e a spiegare il
presente, nella sua complessità.
Prima d’iniziare lo studio della storia della Grecia antica credo sia opportuno, al fine di comprendere
pienamente gli sviluppi della storia, dedicare qualche momento per conoscere le particolari caratteristiche del
territorio greco.
La particolarità del territorio greco
La grande varietà del paesaggio e le difficoltà nelle comunicazioni
Uno degli elementi che più colpiscono il visitatore della Grecia è la grande varietà del paesaggio. In
effetti il territorio di questa penisola è particolarmente vario, basta fare poche decine di chilometri per
passare da un paesaggio montuoso, ad un paesaggio di pianura, quindi di costa, ecc. Nell’antichità questa
varietà di paesaggi, unita alla difficoltà delle comunicazioni, ha portato allo sviluppo di condizioni di vita
diverse in luoghi anche piuttosto vicini tra loro. La nascita delle città-stato (poleis) quali comunità
indipendenti è senz’altro legata anche alle difficoltà nelle comunicazioni tra le diverse realtà del
territorio.
Scarsità delle terre coltivabili
Alcune zone delle Grecia sono molto fertili, ma non bisogna dimenticare che solo un quinto del
territorio è coltivabile e che tre quarti del territorio è montuoso. Questa particolare configurazione del
territorio ha portato a delle difficoltà nel reperire i prodotti agricoli necessari per la sopravvivenza, in
particolare nei periodi di aumento demografico, e questa situazione ha spinto i Greci per una continua ricerca
di nuovi di territori da coltivare (la colonizzazione dei territori in Asia Minore, in Italia, ecc. è legata anche a
questo motivo).
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1. Breve storia della civiltà greca antica
1.1 Preistoria e protostoria
a. Paleolitico e Neolitico
La presenza dei primi gruppi umani in Grecia risale al Paleolitico Superiore (45.000-13.000 a.C.), nelle
regioni della Tessaglia e dell’Argolide. Per il periodo Neolitico la ricerca archeologica ha mostrato la
presenza di insediamenti nel territorio greco già nel VII millennio a.C., a conferma che questi territori hanno
rappresentato il punto di passaggio per la diffusione della civiltà neolitica, nata nel “Vicino Oriente”,
nell’intero continente europeo. In questo periodo si diffusero nei territori greci l'agricoltura, l'allevamento di
animali e la produzione di ceramica.
b. Dall’età del Bronzo all’età del Ferro (III e II millennio a.C.)
Culture sviluppatesi nell’età del Bronzo
Per i territori della penisola ellenica, il passaggio dal Neolitico all'età del Bronzo può essere collocato
nel III millennio a.C., in questo periodo abbiamo lo sviluppo di due grandi civiltà:
 civiltà cicladica (o egea), nelle isole Cicladi
 civiltà minoica1, nell'isola di Creta
Civiltà cicladica (o egea)
La particolare posizione geografica (le isole Cicladi si trovano diffuse per il mar Egeo, quasi a
formare un ponte fra l’Anatolia e la Grecia) ha consentito, già dal terzo millennio, dei sempre più stretti
rapporti commerciali con le civiltà del Vicino Oriente. Proprio queste civiltà, nella loro continua ricerca di
materie prime, si spinsero ad esplorare le isole e iniziarono una serie di rapporti di scambio con le
popolazioni residenti. I rapporti con l’Oriente consentirono a questa civiltà un notevole sviluppo (il periodo
più florido sembra collocarsi tra il 2200 e il 1700 a.C.) come è testimoniato dalla presenza abitati di
notevole importanza e ricchezza.
Civiltà minoica (o cretese)
Contemporaneamente alla sviluppo della civiltà cicladica abbiamo a Creta, l’isola più grande del mar
Egeo, l’inizio di una cultura in grado di produrre, in molteplici campi , elementi di elevato valore.
La civiltà minoica è centrata sulla figura del minos, il sovrano, questi, molto simile alla figura del
faraone egizio, unisce nella propria persona i poteri politici e religiosi. E’ il minos che dà l’impulso alla
nascita di quello che viene considerato l’elemento maggiormente caratterizzante la civiltà cretese, ossia il
palazzo-città.
La civiltà minoica inizia una prima forma di controllo del mare circostante (talassocrazia) e sviluppa
una considerevole attività di scambi commerciali con molte popolazioni del Mediterraneo.
L’elevato livello organizzativo raggiunto da questa civiltà è testimoniato anche dall’adozione di una
forma di scrittura (conosciuta come “Lineare A”) rimasta ancora non decifrata.
Prima ondata migratoria verso il territorio greco da parte di popoli Indoeuropei (Ioni, Eoli, Achei) dal XX
al XV secolo a.C.
Dall'inizio del II millennio a.C. la penisola greca subì una serie di invasioni da parte di popolazioni
indoeuropee originarie del bacino del Danubio. Questi popoli, la cui civiltà fusasi con quella degli antichi
abitanti caratterizzò tutto il periodo seguente, erano portatori di una cultura diversa:
 Conoscevano l'uso della ruota da vasaio
 Si servivano dei cavalli
 Usavano sepolture individuali
Gli indoeuropei che si stabilirono in Grecia in ondate successive furono gli Ioni, gli Eoli e gli Achei.
Gli Ioni furono tra le prime popolazioni che si insediarono nei territori dell’attuale Grecia, occuparono
l'Attica e alcune aree dell'isola Eubea, successivamente si espansero ad occupare la maggior parte delle isole
del Mar Egeo (tra queste le isole Cicladi) e quindi la stretta striscia di terra sulla costa occidentale dell'Asia
Minore nota come Ionia. La cultura ionica produsse importanti opere in ambito artistico, architettonico,
letterario e filosofico.
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Il termine “minoico” con il quale si indica la civiltà sviluppatasi nell’isola di Creta deriva da “minos” vocabolo usato
per indicare il sovrano.
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Gli Eoli si stabilirono originariamente in Tessaglia e, successivamente, si espansero fondando numerose
colonie anche in altre regioni della Grecia. Nell’XI secolo a.C. molti di loro emigrarono nell'isola di Lesbo
nel Mar Egeo. Fondarono città sulla costa occidentale dell'Asia Minore tra i Dardanelli e il fiume Ermo.
Questa regione divenne nota come Eolide. Il dialetto eolico è generalmente conosciuto come una delle più
antiche forme della lingua greca.
Gli Achei2 si insediarono nel Peloponneso in particolare nelle regioni dell’Acaia e della Focide, dove
diedero origine alla civiltà micenea (il nome deriva dalla loro città più importante, Micene). Anche gli
Achei si spinsero sulle coste dell’Asia Minore, dove fondarono città come Cnido e Alicarnasso. La civiltà
micenea, nel suo movimento espansivo, conquistò, agli inizi del secondo millennio, anche l’isola di Creta.
LABORATORIO
Completa la cartina muta, individuando le regioni,le isole, i mari, le città indicate.
Regioni (Peloponneso, Attica, Ionia, Tessaglia, Acaia, Focide);
Isole (Creta, Eubea, Lesbo, isole Cicladi);
Mari (Mar Egeo);
Città (Micene, Troia).
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Omero con Achei intendeva tutti gli abitanti della Grecia, e in effetti in età omerica il dominio degli achei si estendeva
sulla Tessaglia meridionale e sulla maggior parte del Peloponneso.
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Seconda ondata migratoria verso il territorio greco da parte di popoli indoeuropei, (i Dori) nel XII secolo
a.C.
La distruzione di Troia, avvenuta secondo la tradizione nel 1184 a.C., segnò il culmine della potenza
micenea, subito dopo, infatti, Micene e altre principali città micenee vennero espugnate e devastate dai Dori
che posero fine alla civiltà micenea.
Anche la popolazione dei Dori ha origine indoeuropea, attraverso i monti della Macedonia questa
popolazione si spinse verso il Peloponneso, riuscendo a sconfiggere gli Achei che vi risiedevano (anche
grazie a un più efficace armamento in ferro, legato alla loro abilità nel lavorare questo metallo, capacità
che le popolazioni residenti non avevano).
I Dori occuparono tutto il Peloponneso (eccetto l'Arcadia e l'Attica), e successivamente occuparono
anche Creta, le isole Cicladi e la costa sud-occidentale dell'Asia Minore (le città di Cnido e Alicarnasso e
l’isola di Coo). L’arrivo della popolazione dei Dori costrinse alcune popolazioni ad emigrare: gli Achei
trovarono rifugio nella regione che da allora venne chiamata Acaia; gli Eoli, assieme ad altre popolazioni
migrarono verso le coste dell'Asia Minore (dando origine a quella che verrà chiamata prima colonizzazione
greca).
Il “Medioevo Ellenico” (XII-VIII sec. a.C.)
L’arrivo della popolazione dei Dori ebbe quali conseguenze una notevole crisi economica e un
regresso culturale e materiale, tanto che questo periodo, tradizionalmente, viene definito “Medioevo
Ellenico" (XII-VIII secolo a.C.). In questi secoli scomparvero la scrittura e l'architettura monumentale,
l’economia si ridusse esclusivamente all'agricoltura e alla pastorizia.
Da un punto di vista politico-istituzionale vi furono profondi cambiamenti, alla classica figura del
monarca miceneo si sostituì il basiléus. Un capo militare, di origine nobile, affiancato da un consiglio di
anziani.
Il “Medioevo Ellenico” non fu solo un periodo di crisi, è in questi anni, infatti, che si va costituendo,
gradualmente, una struttura politico-sociale che sarà dominante nei secoli successivi: la pòlis (o città –stato)
1.2 L’età dello sviluppo e del massimo splendore (VIII-IV sec. a.C.)
a. Periodo arcaico (VIII-VI sec. a.C.)
Nell’VIII secolo i movimenti migratori verso la penisola balcanica sono esauriti, ormai tutti questi
territori, comprese le isole del mar Egeo e le coste dell'Asia Minore, sono occupati da popolazioni (chiamate
elleni3") che hanno in comune:
 lingua
 religione
 molte tradizioni
I secoli che precedettero l’Età Classica furono piuttosto travagliati, in particolare si svilupparono
parecchie tensioni sociali che ebbero quali conseguenze:
1. passaggio dalla monarchia ai regimi aristocratici
2. colonizzazione4
3. comparsa di legislatori e tiranni
4. il costituirsi delle póleis (città-stato)
allo stesso tempo dobbiamo segnalare, in questo periodo, la nascita della riflessione filosofica.
1. Passaggio dalla forma monarchica ai regimi aristocratici
In questi anni, in molte città greche, alle originarie forme monarchiche si sostituirono governi
aristocratici formati da oligarchie. Questi detenevano il controllo delle terre e la gestione della politica. La
gran parte della popolazione, composta da piccoli proprietari terrieri, artigiani, contadini, mercanti, aveva
scarso peso politico.
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Presso le antiche popolazioni italiche il termine “greci”, usato in seguito anche dai Romani per indicare le popolazioni
elleniche, serviva per indicare i coloni, di stirpe ellenica, che avevano fondato la città di Cuma (nell’attuale territorio
campano). Tali coloni erano originari dell’isola Eubea, nel territorio dei “Graikoi”, da qui “Graeci” latinizzato.
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Come si ricorderà la “prima” colonizzazione era legata all’invasione della popolazione dei Dori nel XII secolo a.C.
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2. Colonizzazione5
Un altro fenomeno di importanza rilevante nato dalle tensioni sociali di questi secoli è la colonizzazione,
fenomeno, particolarmente intenso tra l'VIII e il VI secolo a.C., che interessò diversi territori posti sulle coste
del mar Mediterraneo.
All’origine della colonizzazione vi furono fattori di natura diversa:
 il bisogno di terre coltivabili (scaturito dall'incremento demografico)
 la connaturata povertà del suolo greco
 l'affermarsi del latifondo a discapito della piccola proprietà (con la conseguente emigrazione
di diversi piccoli proprietari)
 il desiderio di esportare le merci in sovrabbondanza
 la ricerca di materie prime
 le lotte all'interno delle città tra le opposte fazioni (con il conseguente allontanamento in
esilio degli sconfitti)
Questa seconda espansione coloniale si diresse sia verso Occidente6 (Italia meridionale, detta “Magna
Grecia”, Sicilia, Francia) sia verso Oriente (penisola Calcidica e costa della Tracia).
La città che veniva fondata, pur mantenendo un legame particolare con la madrepatria (ne conservava,
infatti, le tradizioni, il dialetto e i costumi) era politicamente indipendente.
Il fenomeno della colonizzazione fu di fondamentale importanza per la diffusione della cultura
greca nel Mediterraneo e nello stesso tempo incrementò notevolmente lo sviluppo economico e politico
della Grecia.
3. Comparsa di legislatori e tiranni
Tra il VII e il VI secolo a.C. si verificarono nelle póleis forti conflitti sociali che opponevano
l'aristocrazia fondiaria al popolo (démos), questo, infatti, grazie allo svilupparsi delle attività artigianali e
commerciali, si arricchiva sempre di più e per tal motivo aspirava e chiedeva un maggiore peso politico. Tali
contrasti causarono l'avvento di due nuove figure politiche: i legislatori e i tiranni.
Legislatori
Nelle lotte dei mercanti, artigiani, e piccoli proprietari terrieri contro i pochi aristocratici detentori del
potere politico, questi ultimi, appellandosi alla tradizione, riuscivano quasi sempre ad avere la meglio.
Proprio per porre fine a questa situazione di arbitrio, e quindi per ridurre il diffuso malcontento, si decise di
ricorrere a dei legislatori, incaricandoli di stendere un codice scritto al quale tutti i cittadini dovevano
attenersi. Solo un codice scritto, ponendosi al di sopra delle parti, poteva soddisfare le fazioni in lotta. Nello
stesso tempo l’opera del legislatore sanciva la supremazia dell’interesse della collettività rispetto all’interesse
dei singoli gruppi. Dei diversi legislatori ricordiamo Solone per Atene e Licurgo per Sparta.
Tiranni
L’esistenza di una legislazione scritta riuscì solo ad attenuare la tensione politica esistente, non ad
eliminarla del tutto. In queste condizioni emerse la figura del tiranno. Questi, in genere appartenente alle
classi più elevate, arrivava al potere e lo manteneva senza un legittimo consenso, spesso con il sostegno del
popolo (demos). Non necessariamente il governo del tiranno era un governo che danneggiava la collettività;
ad Atene, ad esempio, Pisistrato (prese il potere nel 560 a.C.) riuscì a porre fine alla guerra civile e
contribuì, in modo sostanziale, a realizzare il “decollo della città quale grande potenza marittima ed
economica del Mediterraneo.
4. Formarsi delle póleis
Le città-stato (o póleis) si formarono nel corso dell'VIII secolo a.C. e caratterizzeranno la storia greca
per quattro secoli, ponendosi al centro degli avvenimenti politici, militari ed economici. Alcune póleis si
svilupparono da antiche città micenee, altre furono fondate dal nulla in zone particolarmente fertili, spesso
vicino al mare.
Ma quando parliamo di pólis cosa intendiamo? Con pólis si intende una comunità che comprende gli
abitanti della città e quelli del territorio che circonda la città.
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Si parla in questo caso di “seconda” colonizzazione, per distinguerla da quella avutasi qualche secolo prima causata
dall’arrivo della popolazione dei Dori.
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In questa seconda colonizzazione si ha l’insediamento di coloni greci, per motivi di scambio commerciale, anche ad
Adria (Rovigo), verso il VI secolo a.C..
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La città vera e propria era solitamente cinta da mura e aveva, oltre alle case e alle botteghe degli
artigiani, una agorá (o piazza) dove si tenevano il mercato e le assemblee del popolo, e l'acropoli (o "città
alta", posta nelle zone più alte, più facili alla difesa). Nell’acropoli i cittadini potevano rifugiarsi in caso di
pericolo, qui si trovava il tempio della divinità protettrice della città stessa. Il territorio che circondava il
centro urbano era destinato all'agricoltura e al pascolo, forniva i generi di prima necessità agli abitanti della
città vera e propria
Le póleis pur avendo una dimensione limitata (non più di qualche decina di migliaia di cittadini), erano
indipendenti e autonome, ciascuna aveva un proprio governo e propri culti, leggi, feste.
Proprio la limitata estensione del territorio, che spesso non forniva sufficienti risorse agli abitanti,
spingeva le città a cercare di espandersi a discapito dei centri vicini (sinecismo) che perdevano, in tal modo,
la loro autonomia a vantaggio della città più forte.
Pur mantenendo la loro autonomia erano frequenti le alleanze di più póleis, (solitamente limitrofe) in
leghe o federazioni.
5. Nascita della riflessione filosofica
Nel periodo arcaio (dall’VIII secolo a.C.) oltre al rafforzamento economico e politico, si osserva una
notevole fioritura della cultura, in questo periodo si fissano per iscritto7 i poemi di Omero, nella Ionia nasce
il pensiero filosofico con le speculazioni di Talete, Anassimandro e Anassimene; Esiodo e i poeti lirici (tra
cui Archiloco, Mimnermo, Alcmane, Tirteo, Alceo) scrivono le loro opere.
Pur essendo politicamente frammentata nelle numerose città-stato, la Grecia dell’età arcaica
riconosce una propria identità comune sul terreno della cultura, della lingua e della religione.
b. Età classica (VI-IV sec. a.C.)
L’età dello splendore
Dal VI al IV secolo avanti Cristo la civiltà greca raggiunse nella polis di Atene il suo massimo
splendore. In questi anni Eschilo e Sofocle scrivono le loro tragedie, Aristofane le commedie; Socrate,
Platone e Aristotele esprimono un pensiero talmente profondo da essere considerato come una guida fino
agli inizi dell’età moderna, ed ancora oggi viene studiato con attenzione per quanto ci può ancora insegnare;
Ippocrate detta i principi della moderna scienza medica; Fidia abbellisce con le sue magnifiche sculture il
Partenone.
Nelle prossime pagine analizzeremo con attenzione una tale produzione che rappresenta le “radici della
cultura dell’Occidente”, per ora fermiamoci ad osservare quegli avvenimenti che sconvolsero la Grecia nel
V e IV secolo, e che provocarono la irreparabile crisi delle pòleis.
Le premesse della crisi della pólis
Nel V e IV secolo a.C. si verificarono degli avvenimenti che portarono ad una graduale, ma irreversibile,
crisi nel sistema delle città-stato:
 guerre persiane
 guerra del Peloponneso
 dominio della Macedonia
Guerre persiane (492-478 a.C.)
L’annessione, avvenuta nel 546 a.C., da parte di Ciro il Grande re di Persia delle colonie greche
dell’Asia minore provocò una serie di contrasti tra il mondo greco e la Persia che portò ad una sequenza di
conflitti conosciuti come “guerre persiane”.
L’inizio delle ostilità si ebbe quando (nel 499 a.C.) Aristagora (governatore della città di Mileto)
organizzò la ribellione delle città ioniche contro la Persia di Dario I. Per sostenere il confronto con i
persiani Aristagora chiese l’aiuto di Sparta e Atene, queste inviarono alcune navi in aiuto. La riconquistata
libertà delle città ioniche durò solo pochi anni, nel 492, infatti, il sovrano persiano Dario I distrusse Mileto e
riuscì a ristabilire il dominio su tutte le altre città ribelli. Quindi nel 492 decise di attaccare anche Atene per
punirla dell’aiuto dato ai ribelli ionici. Fortunatamente la flotta inviata per distruggere Atene naufragò al
largo del monte Athos e così si concluse questa prima spedizione.
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In questi anni vengono formulate in forma scritta l’Iliade e L’Odissea. Ciò che viene messo per iscritto non è altro che
l’insieme di racconti orali trasmessi dalla tradizione come sono pervenuti nei secoli indicati. Del loro ipotetico autore,
Omero, si sa ben poco, viene messa in discussione la sua stessa esistenza.
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Dopo il primo sfortunato tentativo Dario una seconda spedizione (prima guerra persiana), che partì
nel 490; all’arrivo dei persiani, sbarcati nella baia di Maratona8; gli ateniesi mandarono dei messaggeri a
Sparta per ricevere aiuti ma questi, essendo luna piena (giorno sacro per la città), non partirono subito così
che gli ateniesi si trovarono da soli ad affrontare l’esercito persiano, nonostante la superiorità numerica
dei persiani, gli ateniesi vinsero la battaglia e costrinsero i nemici al ritiro.
Non ancora domo, Dario intraprese nel 486 a.C una terza spedizione (seconda guerra persiana), non
riuscì tuttavia a parteciparvi dato che morì; lo sostituì il figlio Serse I, questi alla guida di un numeroso
esercito (200.000 soldati) riuscì nel 480 a vincere la resistenza dei greci9 (Ateniesi e Spartani) arrivando fino
ad Atene, ormai abbandonata, saccheggiandola. Nel frattempo gli ateniesi fuggiti organizzarono una flotta
per opporsi alla flotta persiana che seguiva l’esercito a terra, le 400 navi greche riuscirono a sconfiggere le
1200 navi dei persiani presso l’isola di Salamina poco lontana da Atene, fu l’inizio della riscossa per gli
ateniesi, le forze persiane presenti in Grecia furono presto sconfitte (battaglia di Platea) e allontanate (478
a.C.).
La vittoria sui persiani propose Atene come la maggiore potenza della Grecia, mentre nel contempo
Sparta perse di prestigio. In effetti nel V secolo Atene raggiunse, oltre alla supremazia politica, anche il
massimo splendore culturale, in particolare nel periodo in cui Pericle rimase stratega della città (dal
460 al 430 a.C.).
Guerra del Peloponneso (431-404 a.C.)
Il ruolo egemone che Atene assunse in Grecia non durò molto, ciò a causa sia dello scontento degli
alleati, che si sentivano considerati non alla pari con gli ateniesi, sia per la rinnovata potenza di Sparta. Tra le
due principali città greche si giunse così ben presto ad un conflitto (guerra del Peloponneso) che durò
alcuni decenni e che porto alla supremazia di Sparta sul territorio greco e all’imposizione del regime
oligarchico dei 30 tiranni ad Atene.. Solo nel 403 a.C. la fazione democratica ad Atene riuscirà a scacciare le
guarnigioni spartane di occupazione, restaurando assieme alla propria indipendenza le istituzioni
democratiche .
Dalla libertà al dominio macedone (359-323 a.C.)
Le continue lotte interne indebolirono notevolmente le città greche, ciò fu compreso bene da Filippo II
re del vicino regno di Macedonia che salì al trono (359 a.C.). Filippo II approfittando della mancanza di
unità politica delle diverse città riuscì, partendo dalle coste macedoni e della Tracia, nell’arco di vent’anni a
porre fine all’indipendenza di tutte le città della penisola greca (Atene fu battuta nella battaglia di
Cheronea nel 338 a.C.), per le poleis greche fu il tracollo definitivo.
Nel 336 Filippo II venne assassinato e sul trono gli succedette il figlio Alessandro; questi, nel corso di
dieci anni di conquiste, riuscì ad allargare l'influenza della Macedonia su gran parte del mondo conosciuto.
L’impero di Alessandro si estenderà dall'India all'Egitto, e proprio per questo motivo all’imperatore
verrà attribuito l'appellativo di “Magno”.
1.3 Crisi della pólis greca, l’Età ellenistica
Con la sconfitta subita a Cheronea nel 338 a.C. ad opera dei macedoni, si accelerò l’inarrestabile fase di
declino delle póleis greche, d’altra parte, però, l’aver Alessandro Magno riunito sotto il proprio sterminato
impero un insieme di popoli consentì il diffondersi del patrimonio della cultura e civiltà greca classica tra le
diverse altre civiltà del Mediterraneo. Proprio l’incontro tra la civiltà greca e le altre civiltà del Mediterraneo,
resa possibile dalla conquiste di Alessandro, caratterizzerà l’età definita ellenistica10.
Età ellenistica (323-146 sec. a.C.)
Con età ellenistica intendiamo quel periodo storico compreso tra la morte di Alessandro Magno (323
a.C.) e la trasformazione della Grecia in provincia romana (146 a.C). Tale età segnò il trionfo della
cultura e della civiltà greche, divenute modello per moltissime regione del Mediterraneo.
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Questa battaglia si ricorda ancora oggi con la competizione olimpica della “maratona” la lunghezza del percorso della
maratona è, infatti, esattamente la distanza che separa Maratona da Atene, tale distanza fu percorsa correndo a piedi dal
messaggero che annunciò ad Atene la vittoria, dopo l’annuncio il messaggero morì per la stanchezza .
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Presso le Termopoli, settemila uomini al comando del re spartano Leonida resistettero valorosamente contro l’assalto
dei Persiani, ma poi furono costretti a cedere.
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Ellenismo deriva dal greco e significa “imitazione dei modi greci”, con età ellenistica possiamo perciò intendere l’età
in cui il mondo greco divenne modello per altre civiltà del Mediterraneo.
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Nei primi anni dell’età ellenistica assistiamo alla lotta tra i generali macedoni, provenienti dall’esercito
di Alessandro, per la suddivisione del vasto impero che egli aveva creato. Tale conflitto provocò una lunga
serie di guerre (tra il 322 e il 275 a.C.), che ebbero come sfondo il territorio greco.
L'epoca ellenistica fu dominata dalle tre grandi dinastie fondate dai generali di Alessandro:
 i Tolomei in Egitto
 i Seleucidi in Siria
 gli Antigonidi in Macedonia
Le aristocrazie urbane di questi regni utilizzavano il greco come lingua comune e l'arte e la letteratura si
svilupparono attraverso la combinazione di elementi greci e tradizioni locali.
Vennero fondate nuove città o ne vennero rifondate e abbellite altre preesistenti la più importante fu
Alessandria (fondata dallo stesso Alessandro Magno nel 332 a.C.) in Egitto. Durante il regno dei Tolomei
tale città divenne il massimo centro economico, culturale e religioso di tutto il Mediterraneo; crocevia di
razze, lingue, merci di ogni provenienza, fu anche sede della famosa biblioteca, presso la quale veniva
riconosciuta pari dignità alle discipline scientifiche e a quelle umanistiche. E’ in questo periodo che operano
quelli che possiamo definire i primi grandi scienziati della civiltà occidentale Euclide, Archimede,
Eratostene, ecc.
Le città-stato greche tentarono, nel 290 a.C., di riguadagnare l'indipendenza unendosi in istituzioni di
tipo federale, tuttavia i conflitti nati tra le due principali leghe che si erano formate, favorirono l’intervento
macedone e con ciò il ritorno sotto il dominio di quel paese straniero.
1.4 Conquista romana ed età bizantina
a. Il dominio di Roma
La conquista nel 146 a.C.
L’espansionismo di Roma antica non poteva non interessare anche la Grecia, e così, Nel corso del III e
II secolo a.C. Roma repubblicana fu impegnata in un lungo conflitto con la Macedonia per il dominio sulla
penisola balcanica. La Macedonia, sconfitta, divenne provincia romana nel 146 a.C., nello stesso anno i
romani sconfissero la confederazione achea, che riuniva diverse città greche, estendendo il loro controllo su
tutto il territorio greco.
Nei primi anni il controllo romano sulle città greche concesse una discreta libertà (Atene e Sparta, in
particolare, mantennero una buona autonomia); quando però, nell’88 a.C., queste cercarono di ribellarsi al
potere di Roma, allora le legioni guidate da Cornelio Silla intervennero a sedare la rivolta, saccheggiando
Atene e Tebe; da allora Roma attuò un regime di occupazione più rigido.
Rinascita culturale ed economica, ad opera dei romani, nei primi secoli d.C., riconoscimento della
cittadinanza romana, agli abitanti della Grecia, nel 212 d.C.
Con l’avvento del sistema imperiale a Roma (nei primi secoli dell’era cristiana) la Grecia conobbe un
periodo di rinascita culturale ed economica (in particolare durante il regno dell’imperatore Adriano, che
vi soggiornò ripetutamente). Dal 212 d.C., per effetto della Constitutio antoniniana promulgata
dall'imperatore Caracalla, tutti gli abitanti dell'Ellade ottennero la piena cittadinanza romana.
L’interesse mostrato dai romani per le città greche, deriva dall’interesse e passione per la cultura e civiltà
di quel paese nutrita da larga parte della classe dirigente, la Grecia veniva vista come culla di valori che i
romani avrebbero dovuto assumere e coniugare con il costume patrio (il mos maiorum), molti greci fatti
schiavi divennero maestri a Roma, presso le famiglie più potenti, e ciò contribuì alla diffusione della
cultura greca presso i romani.
b. Età bizantina (395-1453)
Dopo il 395 d.C. l'impero romano fu diviso e governato da due imperatori: uno nell'Occidente
latino, l'altro nell'Oriente greco.
Quando nel 476 venne destituito l’ultimo imperatore romano d'Occidente, l’impero romano d'Oriente
(detto bizantino dall’antico nome della sua capitale Bisanzio chiamata poi Costantinopoli) non solo
resistette, ma iniziò una nuova fase di splendore.
E così mentre l'Occidente si disgregava nei regni romano-barbarici e perdeva progressivamente
l'esperienza della cultura politica romana e l'uso della lingua latina, l'impero bizantino e la lingua greca
mantennero, salvandola, l'eredità di Roma e del mondo classico.
Nel 1453, con la caduta dell’Impero romano d'Oriente a causa della conquista dei Turchi
Ottomani, anche la Grecia passò sotto il dominio di Maometto II il Conquistatore. Tuttavia, nonostante
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un’aspra e lunga dominazione da parte dei Turchi, gli abitanti della Grecia riuscirono a mantenere la loro
identità di "elleni", ossia di un popolo erede della grande civiltà della Grecia antica.
2. Struttura politico-sociale e sistema giuridico ad Atene nel periodo classico
2.1 Struttura politico-sociale ad Atene nel V secolo a.C.
Possiamo definire la struttura politica esistente ad Atene nel V secolo a.C. come una forma di
democrazia diretta.
La vita quotidiana del cittadino ateniese era dominata dalla cura per gli eventi politici anche se,
evidentemente, non tutti i cittadini potevano partecipare con la stessa assiduità alla vita politica. I contadini
dell’Attica, ad esempio, non potevano recarsi troppo spesso in città per espletare i propri diritti politici, la
vita dei campi non consentiva, in particolare in certi periodi dell’anno, di essere trascurata. Per questi motivi,
su un totale di 40.000 cittadini aventi diritto di voto, il quorum sufficiente per prendere una decisione era
di soli 6000 voti.
Dopo la guerra del Peloponneso, per consentire alla maggior parte di cittadini di partecipare alla vita
politica attiva venne istituita una indennità pecuniaria per quanti partecipavano alle sedute (misura
necessaria se si pensa che queste sedute potevano essere convocate anche per quattro o più volte al mese).
La struttura politico-sociale: tribù, démi, ecclesia e Bulè
I cittadini ateniesi erano divisi in 10 tribù, ogni tribù possedeva dei beni ed eleggeva un magistrato per
l’amministrazione dei propri beni. Ogni tribù era poi divisa in dieci “démi”.
Ogni cittadino veniva riconosciuto mediante tre nomi:
 il nome proprio
 il nome del padre
 il nome del démo
Ad esempio, Alcibiade, figlio di Clinios, del demo di Scombonide.
Il capo del demo aveva delle funzioni paragonabili a quelle del nostro sindaco, teneva la situazione
anagrafica, la lista degli appartenenti al demo, durava in carica per un anno.
Oltre all’assemblea di tutti i cittadini (ecclesìa) convocata per le decisioni più importanti, esisteva ad
Atene il consiglio (bulè), che in qualche modo anticipa il sistema rappresentativo attuale. Il consiglio (bulè),
con funzione legislativa, era formato da 500 persone prese in ragione di 50 per tribù. A turno (della durata
di 36 giorni) i 50 bulenti di una tribù diventavano pritani, ossia presidenti del consiglio. I pritani
rappresentavano i magistrati supremi dello Stato.
Arconti e strateghi
Oltre al consiglio (bulè) e all’assemblea di tutti i cittadini (ecclesìa), esistevano nella struttura dello Stato
ateniese gli arconti (nove più un segretario), erano considerati i funzionari civili più importanti. Ogni
arconte aveva delle funzioni particolari, chi si occupava delle funzioni religiose, chi delle questioni relative
alle liti familiari, ecc. La carica di arconte veniva assegnata per estrazione a sorte (e quindi ogni cittadino
poteva diventare arconte), in ragione di uno per tribù.
Se per le attività civili i funzionari più importanti sono gli arconti, per quelle militari sono gli strateghi.
La carica di stratega veniva assegnata dall’assemblea ai più competenti in campo militare.
Cittadini, Meteci e schiavi
Nella polis si trovano a convivere persone considerate “diverse” da un punto di vista sia politico che
giuridico. Una prima netta distinzione si ha tra gli uomini e le donne, come vedremo nel paragrafo dedicato
al rapporto uomo-donna. Gli uomini si possono distinguere in tre distinte categorie: cittadini, meteci, schiavi.
Cittadini
Vengono considerati cittadini a pieno titolo tutti coloro che erano nati da genitori residenti nella polis, e
che non avessero perso la loro libertà (quali condizioni portassero un cittadino alla perdita della libertà e
quindi alla schiavitù lo vedremo dopo), indipendentemente dal reddito. La possibilità per i cittadini della
polis di dedicarsi all’attività politica è legata alla presenza in città di persone considerate non cittadini:
meteci e schiavi; erano loro che si occupavano delle diverse attività lavorative manuali.
Meteci
I meteci (in greco significa “che ha la casa –oikos- altrove –meta-”) sono i non ateniesi che abitano in città,
tra i meteci troviamo, oltre naturalmente ad altri greci, egiziani, fenici, arabi, ecc. I meteci erano numerosi
nelle diverse polis, ad Atene raggiungevano circa metà del numero dei cittadini, quindi circa 20.000 persone.
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Potevano acquistare beni mobili e possedere schiavi, ma non case e terreni. La legge attribuiva un valore
diverso alla vita di un meteco rispetto a quella di un cittadino: se un cittadino uccideva un altro cittadino
poteva venire condannato a morte, mentre se uccideva un meteco veniva condannato all’esilio.
L’attività dei meteci era rivolta soprattutto all’artigianato a al commercio, molti di loro si occupavano di
attività paragonabili alle nostre attività bancarie. Le considerevoli ricchezze che un meteco poteva
accumulare gli consentiva di dare ai propri figli una eccellente istruzione.
Schiavi
La maggior parte degli schiavi presenti ad Atene sono prigionieri di guerra. Gli altri diventavano schiavi per
le ragioni più diverse: c’era il nullatenente che piuttosto di morir di fame preferiva vendersi da sé come
schiavo ad un padrone che l’avrebbe nutrito; il bambino abbandonato dalla famiglia che non poteva, o non
voleva, allevarlo e lo lasciava sulla strada consegnandolo ad un destino di schiavo (diventava schiavo di
colui che l’avesse raccolto). Oltre a ciò bisogna ricordare come presso i barbari11, ma anche in diverse zone
della Grecia, al padre era consentita la vendita dei figli, questi diventavano schiavi dell’acquirente.
Gli schiavi venivano usati soprattutto come operai nei laboratori artigianali e in tutti quei settori in cui
fosse richiesto il lavoro manuale. Molto diffusa era anche la presenza di schiavi, quali servitori, nelle
abitazioni delle famiglie benestanti.
2.2 Il sistema della giustizia ad Atene nel V secolo a.C.
L’organizzazione del sistema della giustizia greco ci è noto solo per Atene in modo sufficiente.
Nell’età arcaica (VIII-VI sec. a.C.) l’esercizio della giustizia era un privilegio del re, erano i re, infatti,
ad emettere sentenze.
Nell’Atene dell’età di Pericle (443-429 a.C.) la situazione è profondamente cambiata, ora il potere che
prima era del re è dei cittadini.
L’ostracismo
Prima di vedere come funzionava ad Atene il sistema giustizia, mi sembra molto interessante soffermarci
per conoscere una istituzione (a dir il vero più di carattere politico più che giudiziario) caratteristica ateniese:
l’ostracismo12.
L’ostracismo prevedeva che un cittadino ateniese venisse mandato in esilio dagli altri cittadini. La
condanna per ostracismo aveva carattere preventivo, non puniva una colpa, ma cercava di evitare che
quel cittadino potesse compierla.
La pratica dell’ostracismo derivava dalla volontà di evitare che un cittadino potesse arrivare ad assumere
un eccessivo potere, con il conseguente rischio della tirannide.
L’ostracismo poteva essere applicato una sola volta all’anno, e veniva deciso in un assemblea
(ostracoforia) di tutti i cittadini (ecclesia). Il voto era segreto, gli analfabeti erano costretti a farsi scrivere da
un vicino il nome dell’uomo che volevano venisse ostracizzato.
Perché la decisione fosse ritenuta valida si dovevano raccogliere almeno 6000 voti favorevoli.
L’ostracizzato aveva tempo 10 giorni per salutare i familiari e prepararsi una sistemazione fuori
dall’Attica, i beni in patria rimanevano di proprietà, non venivano confiscati. In alcuni casi vi era la
possibilità della revoca del provvedimento.
Il sistema giustizia
Una differenza sostanziale tra la giustizia dei nostri giorni e quella esercitata ad Atene, deriva dal fatto
che mentre oggi la giustizia può perseguire autonomamente i reati (mediante la procura della repubblica
ed i pubblici ministeri), ad Atene doveva essere un cittadino a condurre in tribunale un altro cittadino,
anche nei casi di atti lesivi dei beni pubblici o dell’interesse generale, il cittadino citava in giudizio in quanto
appartenente alla comunità danneggiata.
Anche ad Atene nell’età classica esisteva una istituzione paragonabile alla nostra polizia. Quando un
malfattore era colto in flagrante, se confessava gli veniva somministrata immediatamente la pena, altrimenti
veniva condotto in tribunale.
Considerato che erano i cittadini a detenere tutti i poteri, e quindi anche quello giudiziario, tra i cittadini
venivano scelti i giudici. La scelta era a sorte, nei giorni di udienza gli estratti si recavano al tribunale loro
11
Barbari sono per i greci tutti gli stranieri, il nome “barbaro” fa riferimento alla incapacità degli stranieri di parlare il
greco, vengono perciò considerati come “balbettanti” non in grado di farsi capire.
12
Il termine ostracismo deriva dalla pratica di scrivere su un coccio di ceramica (ostraca) il nome di colui che doveva
essere esiliato.
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assegnato. Solitamente in ogni tribunale si trovavano 501 cittadini-giudici (si noti il numero dispari). Per
svolgere questa attività i cittadini ricevevano una indennità (tipo un gettone di presenza).
L’udienza in tribunale doveva seguire la seguente prassi:
 all’inizio il cancelliere leggeva l’atto d’accusa e quindi la risposta della difesa
 il presidente della giuria dava la parola all’accusa e alla difesa in base alle richieste (se
l’imputato voleva parlare era libero di farlo)
 i dibattiti dovevano essere conclusi in giornata
le votazioni avvenivano mediante deposizione di un sassolino all’interno di una delle due urne destinate
a raccogliere le preferenze per l’assoluzione o per la condanna.
Una volta che l’imputato veniva giudicato colpevole, la pena da infliggere poteva essere già fissata per
legge o decisa con una ulteriore votazione (anche l’imputato aveva diritto ad esprimere la sua opinione
in merito alla pena che gli si doveva infliggere).
Nel caso di assoluzione con più di 4/5 dei voti favorevoli, l’accusatore era condannato a pagare una
multa, con il rischio di perdere anche i diritti civili.
La prigione come forma di pena non veniva assegnata ai cittadini, ma solo ai meteci e agli schiavi,
così come le punizioni corporali. I cittadini potevano venire condannati al pagamento di multe, all’esilio,
alla perdita dei diritti civili (atimia), e, nei casi estremi, alla morte.
Il sistema giudiziario ateniese ci sembra, nel complesso, essere piuttosto carente, soprattutto se
confrontato con la grandezza raggiunta in campi quali le lettere, le arti,la filosofia. In particolare ci sembra
carente perché manca di un codice giudiziario scritto, con il conseguente eccessivo peso lasciato al
giudizio dei giurati i quali, spesso, trascinati dalle passioni non si esprimevano in modo equilibrato (si pensi
alla condanna di Socrate). Certo non ebbero quella capacità giuridica che ebbero i Romani, ai quali tanto
dobbiamo in questo campo.
3. Il sistema economico e produttivo nella Grecia classica
3.1 Lavoro e mestieri
Per i greci il genere di vita migliore è quello del contadino, proprietario di un terreno sufficiente a dare
il necessario per vivere. Lavorare come dipendente, e quindi ricevere un salario, significava essere a legati a
qualcun altro e quindi non essere più liberi, condizione poco adatta ad un “vero” cittadino.
I lavori manuali retribuiti e il commercio al minuto erano considerati non adatti ai cittadini, e
quindi lasciati agli schiavi e ai meteci.
Ma quali erano le principali attività lavorative a cui si dedicavano i Greci ?
Agricoltura
L’attività agricola era diffusa in tutta l’Attica, si coltivavano soprattutto vigneti e olivi, ma anche legumi e
cereali. Durante il governo di Pericle (443-429 a.C.) molti contadini abbandonarono i terreni per
concentrarsi nel territorio fortificato di Atene e del Pireo, ciò avvenne in particolare in concomitanza con la
guerra del Peloponneso e rispondeva ad una strategia militare mirante sia a lasciar libere le campagne per
le incursioni degli avversari, sia ad utilizzare i contadini come rematori per compiere gli attacchi via
mare lungo le coste. Una tale strategia danneggiò gravemente la produzione agricola e la ricchezza del
paese; anche in considerazione del fatto che colture quali l’olivo e il vigneto richiedono tempi lunghi per
dare produzioni soddisfacenti.
Collegato al tema agricolo vi sono alcune curiosità che vale la pena di ricordare:
 in Grecia gli alberi da frutto più diffusi ed apprezzati erano i fichi
 non si conosceva l’uso dello zucchero, per dolcificare gli alimenti si usava il miele
 la quantità di cereali (grano ed orzo) prodotta era insufficiente, l’Attica doveva importarne
dalla Sicilia, dalla Tracia e dall’Egitto.
Pastorizia
Se l’agricoltura non è molto diffusa, un ruolo centrale nel sistema economico della Grecia antica è tenuto
dalla pastorizia, greggi di pecore e di capre erano diffusi su tutto il territorio della penisola. Questi fornivano
latte, carne, lana e pelli.
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Artigianato
Ad Atene nel secolo di Pericle (V secolo a.C.) crebbe notevolmente l’attività artigianale. Spesso tale
attività si svolgeva in ambito domestico, ma esistevano anche delle officine dove lavoravano fino a 100
operai.
Tra le attività artigianali più diffuse troviamo il ceramista13, ad Atene esisteva un intero quartiere nel
quale si concentrava l’attività di lavorazione della ceramica, il “quartiere del ceramico”.
Piuttosto diffusa era anche l’attività di falegname, di lavoratore della pietra, di conciatore (per il
cuoio) e di calzolaio. Filatura e tessitura erano praticate a domicilio dalle donne.
3.2 Il commercio
Piuttosto diffusa era l’attività di vendita al minuto e di commercio. Grazie al controllo militare sul mar
Mediterraneo (talassocrazia14) le navi commerciali greche potevano tranquillamente navigare e
commerciare per tutto il Mediterraneo. Il commercio fu una fonte notevole di ricchezza per molti
cittadini ateniesi, probabilmente la maggior fonte di ricchezza.
I commerci erano facilitati dalla esistenza di colonie greche in molti paesi che si affacciano sul
Mediterraneo. Si pensi alle colonie presenti in Francia, Spagna, Italia, Asia Minore, ecc.
Tra i prodotti commerciati troviamo innanzitutto il grano, Atene nel secolo di Pericle importa
dall’estero i due terzi del grano consumato, è così importante il commercio di questo prodotto che viene
organizzato e gestito dallo Stato. Un altro prodotto al centro dei commerci è il cavallo, questo proveniva in
particolare dalla regione della Tessaglia e dalla Macedonia.
I commerci dei greci non si limitavano al bacino Mediterraneo, molti prodotti quali l’ambra e lo stagno
provenivano dall’Europa del nord, e arrivavano in Grecia seguendo delle rotte atlantiche.
3.3 Un’economia basata sul lavoro degli schiavi
Abbiamo già visto quanto rilevante fosse la presenza degli schiavi ad Atene, abbiamo anche visto quale
fosse l’origine delle condizione di schiavitù, dobbiamo ora sottolineare quanto importante fosse il lavoro
degli schiavi nel sistema economico della Grecia. Lo schiavo veniva usato per questi tre ambiti,
innanzitutto:
 come servitore in famiglia
 nelle officine
 nel lavoro di miniera
Un gran numero di schiavi veniva usato nelle miniere della zona del Laurio, dove si estraeva l’argento,
qui la popolazione degli schiavi era compresa tra i 20.000 e 30.000 uomini (corrispondente alla popolazione
libera di Atene).
4. Forme di vita sociale e materiale nel periodo classico
4.1 L’educazione dei ragazzi e dei giovani
Giovani spartani e giovani ateniesi, un’educazione completamente diversa
E’ necessario innanzitutto sottolineare la profonda distinzione che esiste tra l’educazione dei
giovani spartani e quella dei giovani ateniesi.
I bambini spartani già dall’età di 7 anni compiuti venivano in qualche modo assunti dallo Stato, a questo
sarebbero appartenuti fino alla morte. Dai 7 anni tutti i ragazzi vengono inquadrati in formazioni tipo
“paramilitari” quali quelle esistenti in Italia al tempo del fascismo o nella Germania di Hitler. L’educazione
dei ragazzi spartani era basata principalmente sulle attività ginniche e sul combattimento.
L’educazione ad Atene
Completamente diversa è l’educazione impartita ai ragazzi ateniesi. Il padre, rispetto allo Stato, aveva
una quasi completa libertà nello scegliere come educare il proprio figlio: poteva provvedervi egli stesso
o affidare ad altri l’educazione. A 18 anni il ragazzo, considerato ormai adulto, doveva iniziare ad imparare
ad usare le armi.
13
14
Nell’antichità gli oggetti di ceramica erano molto vari e diffusi, giare, coppe per bere, pentole, ecc.
Il termine “talassocrazia” significa “governo sui mari”, indica quindi la capacità di controllo sui traffici marittimi.
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Probabilmente ad Atene non esisteva una legge che obbligasse i genitori nel mandare a scuola i
propri figli, ma il costume era talmente diffuso che pochi avrebbero avuto il coraggio di non adeguarsi a tale
usanza.
L’educazione era basata sull’insegnamento di tre materie:

lettere

musica

ginnastica
Non esistevano degli edifici pubblici per l’insegnamento, il maestro era costretto ad ospitare a casa
propria gli studenti. Gli scolari greci non avevano il giorno di riposo settimanale (l’usanza di considerare
un giorno della settimana come festivo è di origine ebraica), durante l’anno vi erano però diversi giorni di
festa.
Essendo i genitori a pagare le spese per gli studi dei figli, ne conseguiva che i bambini figli di genitori
agiati potevano continuare i loro studi fino alla giovinezza, mentre i figli dei più poveri si limitavano ad
apprendere i primi rudimenti della lettura.
Le tre materie oggetto d’insegnamento (lettere, musica, ginnastica) venivano proposte allo
studente in base all’età. Si iniziava con la grammatica (lettere), quindi la musica, e solo dai 14 anni la
ginnastica, in forma intensiva.
Per scrivere si usavano delle tavolette di cera che venivano appoggiate sulle ginocchia; sulle tavolette si
incideva con uno stilo, arrotondato, da una parte, per le cancellature. Oltre alle tavolette di cera si usavano
per scrivere anche foglie di papiro sulle quali veniva utilizzato dell’inchiostro.
Nello studio della musica i due strumenti preferiti erano la cetra e l’oboe (o meglio uno strumento
molto simile al nostro oboe).
L’importanza dell’attività ginnica
L’attività ginnica iniziava per i ragazzi verso i 12 anni e si svolgeva in un luogo particolare: la
“palestra15”, veniva fatta a corpo nudo (lo stesso termine “ginnastica” deriva da “nudo” ), c’era l’abitudine
di ungersi tutto il corpo con olio e quindi spargersi la sabbia addosso, anche per difendersi dalle intemperie.
Gli esercizi erano accompagnati dal suono dell’oboe.
Tra gli sport eseguiti la lotta era quello più praticato (la “palestra” stessa prende il nome da “pale” che
significa “lotta” in greco); oltre alla lotta abbiamo la corsa, il salto in lungo, il lancio del disco e del
giavellotto, il pugilato (con le mani fasciate da bende di cuoio), i ragazzi delle famiglie benestanti
praticavano anche l’equitazione.
Le prime forme d’insegnamento superiore
Nel V secolo a.C. apparve per la prima volta ad Atene, grazie all’opera dei Sofisti, una forma di
insegnamento che andava al di là di quello elementare (pur essendo limitato ad alcune materie, quali la
retorica). Una vera e propria scuola di insegnamento superiore si ha solo con i Pitagorici; nelle scuole dei
pitagorici si studiava matematica e filosofia, soprattutto.
4.2 Le donne e la famiglia
Una società nella quale la donna è priva di diritti politici e civili
Dal punto di vista dei diritti politici e civili le donne ad Atene nel V secolo a.C. erano come gli
schiavi, ossia non possedevano nessun diritto. Il ruolo della donna nella società ateniese è limitato
all’ambito domestico, solo in casa poteva governare con autorità, padrona dei suoi schiavi.
La condizione di dipendenza vissuta dalla donna ateniese16 iniziava fin da quando era fanciulla. La
giovane non poteva uscire dall’appartamento riservato alle donne (il gineceo), poteva recarsi nel cortile
della propria abitazione solo raramente, dovendo rimanere lontana anche dagli sguardi dei maschi della
propria famiglia. Uniche occasioni di uscita da casa per le ragazze erano alcune feste religiose in cui
partecipano alla processione (naturalmente sempre rigorosamente separate dai maschi).
15
La palestra era costituita da un quadrato di terreno non coperto, circondato da mura, su un lato si trovavano gli
spogliatoi (coperti), le sale da bagno e i depositi di olio e sabbia (prodotti usati per fare gli esercizi ginnici).
16
Rispetto ad Atene, le ragazze di Sparta godono di maggiore libertà, possono dedicarsi agli esercizi fisici assieme ai
maschi, ad esempio.
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Per una ragazza tutto ciò che era necessario imparare: fare i lavori domestici, cucinare, filare e tessere,
imparare qualche elemento di lettura e musica; poteva apprenderlo dalla madre e dalle serve della
famiglia.
Il matrimonio e la famiglia
E’ il padre della ragazza, e in sua mancanza il tutore, a scegliere il marito per la giovane. La
ragione principale che spingeva l’ateniese a prendere moglie era di carattere religioso, ci si sposava per
avere figli maschi che perpetuassero la razza e che assicurassero la continuità del culto degli antenati
(indispensabile per la felicità del defunto); pochi erano i matrimoni d’amore visto che i due coniugi spesso
non si conoscevano nemmeno prima del matrimonio.
L’età consigliata per il matrimonio era tra i 16 e i 18 anni per le ragazze e 30-35 per i maschi. Ogni
ragazza portava con sé nel matrimonio la dote concessa dal padre.
Pur non essendo il caso di descrivere nei particolari tutta la cerimonia del matrimonio, possiamo
ricordare che i festeggiamenti duravano tre giorni e che il giorno delle nozze la futura sposa rimaneva
velata17 durante il cerimoniale e i festeggiamenti.
Una volta sposate le donne potevano uscire di casa molto raramente, magari per fare degli acquisti
personali, accompagnate da una schiava.
Le donne appartenenti alle classi sociali più povere godevano di un maggiore libertà, sia per le
ridotte dimensioni delle abitazioni, sia perché spesso erano costrette a lavorare fuori casa per il
sostentamento della famiglia.
Da ricordare come anche ad Atene fosse diffusa l’usanza di porre sopra la porta di casa un simbolo per
indicare la nascita di un figlio: si metteva un ramoscello d’ulivo per i maschi, e un filo di lana per le
femmine.
4.3 Cura dell’aspetto fisico
Acconciatura e trucco
Le donne nell’età classica svilupparono delle acconciature piuttosto complicate, i cappelli increspati
venivano raccolti in alto o all’indietro. Era pratica diffusa tingere i capelli (in particolare per renderli
biondi) e si usavano parrucche. Le donne usavano depilarsi e truccarsi con creme e rossetti, non solo,
alcune donne usavano anche evidenziare sopracciglia e occhi con matite nere. Abbastanza diffuso era l’uso
del reggiseno.
Abbigliamento
I greci sapevano solo dell’esistenza della seta e del cotone, i tessuti da loro usati erano il lino e la lana.
I vestiti non erano come i nostri aderenti al corpo, erano dei semplici rettangoli di stoffa che avvolgevano il
corpo, trattenuti da una cintura, da una fibbia o da qualche punto di cucitura. Quando si andava a dormire si
teneva la tunica indossata durante il giorno, togliendosi solo la cintura. Sopra la tunica si usava un ampio
mantello che poteva coprire tutto il corpo e che consentiva di ripararsi dal freddo.
Gioielli e monili
In età classica l’uso di portare gioielli era prettamente femminile, le donne portavano collane,
braccialetti, orecchini. Era già diffuso l’uso di bucarsi il lobo dell’orecchio per appendervi gioielli.
Faceva parte del corredo delle donne ateniesi anche il ventaglio (rigido, non come i nostri che si piegano)
e l’ombrello (molto simile a quello dei giorni nostri).
4.4 Alimentazione
L’alimento base nei pasti degli ateniesi era la “maza” (farina d’orzo impastata a formare gallette) e per i
più ricchi il pane di frumento. Le verdure erano rare e piuttosto care in città, quelle meno care erano le
fave e le lenticchie. L’uso della carne era assai limitato, mentre quello del pesce era piuttosto diffuso.
I cibi venivano presi con le mani non esistendo la forchetta, per i cibi liquidi o tipo purea si usava il
cucchiaio.
17
Il velo serviva per proteggerla dalle influenze malefiche che potevano colpirla in questo particolare momento di
passaggio.
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5. Vita religiosa e visione del mondo dell’aldilà
5.1 Elementi caratterizzanti la religione greca
La religione politeistica18 greca si caratterizza per i seguenti aspetti:
 il rilevante grado d’antropomorfismo delle divinità
 la mancanza di un vero e proprio “clero” organizzato al quale fare riferimento per le questioni
religiose
 la mancanza di testi sacri di riferimento , mancanza alla quale si è cercato di porre rimedio
mediante narrazioni mitologiche (l’Iliade e l’Odissea di Omero, la Teogonia di Esiodo, ecc.)
 l’essere vissuta innanzitutto come rispetto per la divinità e i valori morali della comunità alla
quale si appartiene
Le principali divinità, riconosciute in tutto il territorio greco, sono:
Zeus, Era, Afrodite, Apollo, Demetra, Dionisio, Poseidone, Artemide, ogni divinità possiede peculiari
caratteristiche, anche fisiche, e si occupa di ambiti diversi.
5.2 Il forte sentimento religioso dell’uomo greco
Non bisogna lasciarsi ingannare, la nascita della filosofia e della scienza, nella Grecia antica, non
significano certamente che tutto il popolo, o la maggior parte di esso, ad un certo punto, in nome dei principi
razionali, neghi l’esistenza delle divinità e il valore della religione. Filosofia e scienza interessano solo una
minima parte della popolazione, un gruppo di individui che in alcuni casi entrano in netto contrasto con
la comunità d’appartenenza (filosofi quali Socrate, Anassagora, Protagora vengono processati e
condannati per empietà proprio per aver messo in discussione l’esistenza degli dei patri).
L’uomo greco, come tutti gli altri uomini dell’antichità, è profondamente religioso, tutte le sue attività,
anche quelle di carattere quotidiano, sono fortemente condizionate dal senso del “sacro”. L’universo è
popolato da esseri soprannaturali, da loro dipendono la felicità e l’infelicità dei singoli individui (si
pensi al racconto di Ulisse, con gli influssi in negativo e in positivo che hanno avuto le diverse divinità), ecco
quindi tutta una serie di riti, di sacrifici, di formule rituali finalizzati ad ottenere il favore delle diverse
divinità.
L’elevato sentimento religioso dei Greci antichi si manifesta soprattutto nella dimensione pubblica:
feste religiose della famiglia, della tribù, della città, delle città si susseguono con discreta frequenza19.
5.3 Un diretto rapporto con la divinità: gli oracoli
Gli oracoli rappresentavano per i Greci la possibilità di un diretto rapporto con la divinità. La
presenza di oracoli era piuttosto diffusa su tutto il territorio. Agli oracoli si rivolgevano sia i singoli
individui, sia intere comunità per consultazioni di natura diversa (poteva venir chiesto alla divinità un parere
in merito ad una scelta che si doveva fare). La divinità interpellata raccoglieva la richiesta ed esprimeva il
proprio giudizio attraverso l’intermediazione di un sacerdote (o sacerdotessa) del tempio.
A partire dal VIII sec. a.C. il più famoso santuario oracolare diverrà quello di Delfi, qui era possibile
consultare attraverso la sacerdotessa (la “Pizia”) il dio Apollo.
5.4 La visione del mondo dell’aldilà
La religione greca immaginava l’universo come diviso in tre parti (o tre regni):
 il cielo e la terra (sui quali governava Zeus)
 il mare (sul quale dominava Poseidone)
 il mondo sotterraneo (il regno di Ade)
Il regno sotterraneo era abitato dalle anime dei defunti. Per poter entrare nel regno di Ade i morti
dovevano essere sepolti, altrimenti erano costretti a vagare per cento anni senza pace. Superate le porte degli
inferi Caronte, personaggio infernale, traghettava i defunti oltre il fiume Stige e qui Cerbero (essere
mostruoso a forma di cane sorvegliava che nessuno tentasse di fuggire.
Per quanto attiene alle condizioni delle anime nell’oltretomba vi è stata una evoluzione nella concezione
che i Greci ne avevano. Nelle opere di Omero i defunti, senza nessun rapporto con la bontà della vita
precedente, vivevano nel forte desiderio della vita terrena. In seguito si concepì una sorta distinta per i morti
a seconda del loro comportamento in vita. L’anima del defunto veniva sottoposta a giudizio in una specie di
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Il termine politeistico si oppone a monoteistico e indica il credere in più divinità.
Ricordo che nella Grecia antica non esisteva un giorno festivo settimanale, tale usanza ha origine ebraiche e si
diffonde in Occidente con il diffondersi del Cristianesimo, nei primi secoli dopo Cristo.
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M2. Le radici del mondo occidentale (1): la Civiltà Greca (09/2009)
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Moduli di Storia per la classe quarta degli Istituti Professionali - Marino Martignon
tribunale presieduto da Ade, questi decideva il destino dell’anima: i giusti potevano aspirare all’isola dei
Beati (o Eliseo), mentre i “peccatori” venivano mandati nel Tartaro, luogo nel quale erano sottoposti a
spaventose pene.
I vivi mantenevano per i morti un sentimento di ricordo e rispetto. Negli anniversari della scomparsa
ci si recava presso la tomba e si offriva al defunto cibi e sacrifici, le offerta venivano versate in vasi forati sul
fondo in modo da consentire al cibo e alle bevande di raggiungere la salma. In casa, poi, presso l’altare
domestico si conservava a ricordo un’immagine del morto incoronata d’alloro. Il ricordo del defunto era
considerato di fondamentale importanza per la sua felicità ultraterrena (anche per questo non avere figli che
perpetrassero il ricordo degli antenati era considerata una disgrazia).
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