Rivista Madonna dello Splendore n° 31 del 22

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Rivista Madonna dello Splendore n° 31 del 22 Aprile 2012
I De Berardinis tra le due guerre
di Walter De Berardinis
Questo mio modesto scritto è nato circa un anno fa in occasione dei festeggiamenti del 150° anno
dell’Unità d’Italia ed è stato motivato anche dal desiderio di risolvere una vicenda familiare: ritrovare la
sepoltura del primo marito della mia nonna paterna, Carlo, morto nel 1917. Proprio partendo da
quest’ultima vicenda è nata una ricerca più ampia giunta fino ai giorni nostri che mi ha portato a
ripercorrere le tappe che hanno visto la mia famiglia partecipare alle vicende degli ultimi due conflitti
mondiali.
La famiglia De Berardinis, dalle mie ultime ricerche, risulta presente in Val Vibrata già nel 1700 e
precisamente nelle zone comprese tra Sant’Omero, Corropoli e Nereto; in seguito si è spostata a
Bellante, Mosciano Sant’Angelo, Roseto degli Abruzzi; nei primi del ’900 si è stabilita a Colleranesco di
Giulianova.
Olindo De Berardinis (Bellante, 7 ottobre 1882 – Roseto degli Abruzzi, 12 gennaio 1962). Artigliere. Il
30 marzo 1916 viene riformato ma poi richiamato l’8 maggio per essere arruolato. Il 10 luglio è arruolato
nel 3° Reggimento Artiglieria da fortezza dove ritrova il fratello Giovanni. Il primo novembre viene
trasferito al 13° Reggimento Artiglieria da campagna; l’8 ottobre, per ferite di guerra, viene rimandato
nel 3° Reggimento fortezza è definitivamente congedato il 28 dicembre 1918. Durante la campagna di
guerra, dopo aver colpito un aereo nemico, viene premiato dal comando con 18 giorni di licenza premio.
Carlo De Berardinis (Bellante, 3 maggio 1888 - Caoria di Canal San Bovo
(TN), 15 settembre 1917). Alpino. Nasce a Bellante in contrada Collemoro,
figlio di Gaetano e Annunziata Di Giangiacomo, entrambi agricoltori alle
dipendenze della famiglia Tattoni di Bellante. Era il settimo di dieci figli (gli
altri erano: Domenicantonio, Maria, Celeste, Olindo, Teresa, Giovina,
Santino, Carmela e Giovanni). Nel 1896 il papà Gaetano fu costretto per
motivi di lavoro a trasferirsi presso un’altra famiglia di Mosciano Sant’Angelo
(TE), i Savini, in contrada Ripoli. Successivamente alla decisione del padre di
spostarsi di nuovo, il Regio Esercito Italiano lo chiama per la visita di leva, è
sarà giudicato idoneo il 14 aprile del 1908, inquadrato tra le file degli Alpini.
All’età di 20 anni, il 16 ottobre del 1908, parte militare nel 1° Reggimento
Alpini - Battaglione Pieve Di Teco e vi rimarrà fino al 1 settembre del 1910,
quando viene posto in congedo con il 7° Reggimento Alpini - battaglione
Feltre.
Durante i due anni di ferma obbligatoria, partecipò al recupero e al soccorso
dei terremotati di Messina e Reggio Calabria, del 28 dicembre del 1908
(95.000 morti). Nel frattempo la sua famiglia si era di nuovo spostata, nei primi di dicembre del 1908 suo
padre Gaetano si era trasferito in una masseria più grande di proprietà della famiglia dei Mazzarosa Devincenzi di Notaresco e Roseto degli Abruzzi; si stabiliscono in località Cologna paese che allora faceva
parte del comune di Montepagano (poi, nel 1936, la sua famiglia si trasferirà definitivamente a
Giulianova, perché nel 1924 erano diventati proprietari di un vasto appezzamento di terreno a
Colleranesco). Il 26 settembre 1911, in seguito alla dichiarazione di guerra dell’Italia alla Turchia, ritorna
sotto alle armi nel 6° Reggimento Alpini - Battaglione Verona, e, dopo 9 mesi di addestramento, partirà
per la guerra Italo-Turca. Il 20 gennaio del 1912 parte da Napoli alla volta della Tripolitania e Cirenaica e
successivamente rientrerà il 23 aprile dello stesso anno. Dopo pochi giorni, il 26 aprile, verrà congedato
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con il 7° Reggimento Alpini - Battaglione Feltre. Riceverà dal suo Comando una medaglia commemorativa
per la “Campagna di Guerra Italo-Turca 1911-1912”. Intanto, il giovane Carlo sposa il 29 aprile del 1914,
nel comune di Montepagano e il giorno successivo nella Chiesa Madre SS. Annunziata e Sant’Antimo,
Grazia Di Bonaventura (Montepagano, 17 dicembre 1892 - Giulianova, 21 settembre 1966), una giovane
ragazza di Montepagano. L’anno successivo, il 24 aprile del 1915, sua moglie darà alla luce il primogenito
di nome di Arturo. Il 10 maggio del 1915, prima della dichiarazione di guerra all’impero austroungarico
(24 maggio 1915) da parte dell’Italia, Carlo lascerà Cologna paese con destinazione Verona. Dopo soli 13
giorni d’addestramento verrà inviato in zona di guerra in Valle del Vanoi, in Trentino Alto Adige, sulle
montagne della catena del Lagorai dove rimarrà, senza più rivedere la terra natia e la famiglia, oltre 2
anni e mezzo. Il Caporal maggiore, a seguito delle ferite e delle malattie contratte durante la guerra,
morirà la mattina del 15 settembre del 1917, nell’ospedale da campo numero 131, allestito nella piccola
frazione di Caoria di Canal San Bovo (TN). Il suo corpo verrà sepolto prima nel piccolo cimitero di guerra
di Caoria e successivamente spostato nel Sacrario militare di Castel Dante di Rovereto (TN).
Con il 7° Reggimento Alpini, Battaglione Feltre, 64° Compagnia, tra il 23 e il 27 agosto del 1917
conquistò la vetta del Monte Cauriol (quota 2.494 m.), fino al 18 dicembre dello stesso anno. Sarà
onorato con delle medaglie: dell’Unità d’Italia 1848-1918; Campagna di Guerra 1915, 1916 e 1917 e
Interalleata della Vittoria 1915-1918. Oggi restano una sola foto in divisa, le cartoline dal fronte che
scriveva a sua moglie Grazia e le medaglie conquistate sul suolo africano e italiano.
Caso volle che prima di partire e per paura di morire al fronte, si scambiò la foto con la moglie (fatta
presso lo studio fotografico di Alfonso Pela. Paradossalmente nell’ospedale da campo 131 operava un
capitano amico dell’ufficiale medico giuliese, Arturo De Martiis.
Solo alla fine degli anni ’90, sono riuscito a individuare la sepoltura rintracciata a Caoria di Canal San
Bovo (TN). Dopo anni di ricerche, in collaborazione con il Ministero della Difesa Italiano-Commissariato
Generale onoranze caduti in guerra; lo Stato Maggiore dell’Esercito Italiano-Reparto Affari Generali
dell’ufficio storico; l’Archivio di Stato di Teramo; il Comune di Canal San Bovo (TN); la Città di Roseto
degli Abruzzi (TE); la Città di Giulianova; l’Associazione Nazionale Alpini di Trento, Feltre e Caoria e il
Centro Studi Storici Primiero di Fiera di Primiero (TN), ho individuato il luogo della sepoltura. La famiglia
credeva che le spoglie fossero nel Sacrario militare di Fogliano Re Di Puglia (GO) in Friuli Venezia Giulia,
tanto che in passato si erano recati per salutare il loro compianto congiunto. Già dal 1996 mi ero
prodigato, attraverso i Ministeri e gli uffici periferici della nostra provincia, ricostruendo il mosaico dei suoi
spostamenti, fino al recentissimo ritrovamento del luogo della morte e delle sepoltura. Per onorare
degnamente la figura di questa persona, in occasione dei 90 anni dalla sua scomparsa (15 settembre
1917 - 15 settembre 2007) ho fatto celebrare per lui una messa in suffragio presso la chiesa di
Sant’Antonio e ho posto una targa commemorativa nella cappella di famiglia, presso il cimitero di
Giulianova, che reca la seguente scritta: “A CARLO DE BERARDINIS. Ad excelsa tendo Nec spe nec metu”
(Sempre più in alto Né con speranze né con timore), con questi due motti il valoroso Caporal maggiore
degli Alpini, Carlo De Berardinis (detto il Vecio) e il 7° Reggimento Alpini - Battaglione Feltre - 64°
compagnia, conquistarono tra il 24 e il 27 agosto del 1917, il Monte Cauriol (a quota 2494). Il 15
settembre del 1917, all’età di 29 anni, a seguito delle ferite riportate, si spense nell’Ospedale da Campo
n°131 di Caoria.
Santino De Berardinis (Bellante, 2 novembre 1892 Giulianova, 18 giugno 1972). Cavaliere. Ammesso al servizio di
leva il 18 marzo 1912, il 9 settembre viene arruolato nel 4°
Reggimento Cavalleria Genova, per terminare l’11 settembre
1919. Da menzionare la sua partecipazione alla conquista di
quota 144 del Carso; la difesa a Pozzuolo del Friuli, a copertura
del ripiegamento dell’esercito in modo da superare il fiume
Tagliamento (si salvarono meno di 500 su 1000 cavalleggeri del
“Genova”) e l’entrata, per primi, a Ponte di Fiaschetti sulla
Livenza (Caneva di Pordenone), “La Gazzetta del Popolo”, nella
sua edizione straordinaria del 3 novembre 1918, titolò a tutta
pagina: Udine liberata dalla cavalleria italiana.
Giovanni De Berardinis (Mosciano Sant’Angelo, 30 ottobre 1897 - Giulianova, 8 maggio 1973).
Artigliere. Ammesso al servizio militare il 18 maggio 1916, viene chiamato alle armi il 21 settembre 1916
e dopo l’addestramento viene destinato, il 2 ottobre 1916, al 9° Reggimento Artiglieria da fortezza e
successivamente, il 17 settembre 1917, al 10° Reggimento. Il 20 maggio 1920 verrà congedato dal 3°
Reggimento Artiglieria costa 11° compagnia per essere destinato al Reggimento Artiglieria pesante di
Piacenza. La carriera militare gli valse il diploma e la Croce al Merito di Guerra per aver servito la patria
con onore nella 57° batteria Assedio che gli furono consegnati il 20 giugno 1919 dal Vice Ammiraglio
Comandante in Capo della Piazza marittima di Pola in Istria, Umberto Cagni (Asti, 24 febbraio 1863 Genova, 22 aprile 1932).
Al suo ritorno troverà ad attenderlo alla stazione di Giulianova sua cognata, Grazia Di Bonaventura
(vedova di Carlo De Berardinis,1888 - 1917) che sposerà il 7 ottobre 1920 a Montepagano.
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Successivamente, su proposta del Ministero della Difesa, il 2 maggio 1972 verrà nominato Cavaliere
dell’Ordine di Vittorio Veneto con diploma e medaglia d’oro.
Arturo De Berardinis (Cologna paese, 24 aprile 1915 - Udine, 9 dicembre
1937).
Bersagliere Ciclista. Unico figlio del matrimonio tra mia nonna Grazia Di
Bonaventura e Carlo De Berardinis (1888 - 1917), parte il 7 ottobre con
destinazione 9° Reggimento Bersaglieri nel XXVIII battaglione ciclisti.
Dopo un’esercitazione del 7 dicembre dello stesso anno, verrà colpito da una
forte febbre che lo costringerà al ricovero nell’ospedale militare di Udine dove
morirà il 9 dicembre.
Due giorni dopo, il feretro verrà accolto alla stazione di Giulianova, alla presenza
di tutte le autorità civili, militari e politiche.
La bara prima viene tumulata con gli onori militari nel piccolo cimitero di
Cologna paese e successivamente in quello di Giulianova alla fine degli anni ’40,
dove tutt’ora è. Di lui rimangono le foto e le lettere che scriveva all’amata
madre.
Aldo De Berardinis (Cologna paese, 16 settembre 1922 - Giulianova, 3 febbraio 2002). Artigliere.
Dichiarato idoneo il 1 febbraio 1941 e poi chiamato alle armi il 31 gennaio 1942 nel 10° Reggimento
artiglieria. La sua prima destinazione in zona di guerra è la Libia, ma poi il 12 settembre 1942 viene
mandato in Grecia. Il 20 settembre 1942 è distanza ad Atene, nel 2° Reggimento Artiglieria contraerea.
Catturato dai tedeschi, dopo l’8 settembre del 1943, viene condotto nei campi di prigionia in territorio
austriaco. Liberato dagli alleati l’8 maggio del 1945, verrà trattenuto dagli angloamericani fino al 2 luglio
1945, per poi ritornare in patria con mezzi di fortuna.
Carlo De Berardinis (Cologna paese, 29 novembre 1924 - Giulianova, 29 luglio
2003). Partigiano. Nonostante avesse il fratello militare
e prigioniero dei tedeschi, e il padre Giovanni, che in passato aveva avuto dei timidi
contatti con i socialisti di quel tempo, era contro il fascismo, lui pensava e agiva da
antifascista. Lui, che mal volentieri frequentava le famose adunate del sabato
fascista, più volte si rifiutò di aderire alla MVSN (Milizia Volontaria Sicurezza
Nazionale), accusato di essere un sovversivo, un traditore della patria e un
cospiratore, veniva più volte denigrato dagli stessi fascisti giuliesi. Questo sarà per
lui l’episodio che più lo segnerà per le future scelte politiche. Chiamato più volte alle
armi, il 12 gennaio del 1943 fu riformato per problemi di salute all’ospedale militare
di Chieti. Nel luglio dello stesso anno, dopo la caduta del fascismo, avendo già preso
contatti con il giovane avvocato Riccardo Cerulli, partecipò all’occupazione simbolica
del palazzo del Fascio (oggi ex Ufficio del Registro in via Gramsci). Dopo pochi giorni,
anche a Giulianova, arrivarono i tedeschi. Anche la sua famiglia subì razzie e
soprattutto gli furono requisiti tutti gli animali e attrezzature adibite al trasporto.
Nonostante fosse fermato quotidianamente dalla polizia tedesca per il semplice fatto
che non era al fronte se la cavava sempre perché portava con sè il certificato di
riforma. Finché, con l’intensificarsi dei bombardamenti, fu prelevato insieme ad altri
giovani del posto e portato tra le file della Todt (servizio obbligatorio del lavoro
tedesco) per ricostruire i vari ponti e passaggi di fortuna per le armate tedesche in
ritirata verso Nord. Finalmente, dopo alcune giorni di duro lavoro manuale, fuggì
insieme ad altri e si diede alla macchia. Vagò per alcuni giorni nelle campagne
circostanti fino ad arrivare nel territorio di Campli. Quando ritornò nel suo casolare, insieme al padre e gli
altri fratelli più piccoli (Arduino e Vincenzo), scavò un rifugio antiaereo per nascondersi e soprattutto per
non farsi vedere dal vicino presidio tedesco dislocato nella villa dei Trifoni. Anche lui, dopo qualche
discussione e soprattutto ammaliato dal carisma del giovane Cerulli, si unì ai circa 80 uomini della banda
denominata “la Giuliese Garibaldi”, partecipando alle azioni di sabotaggio. Chiudo questo mio intervento
per proporre all’amministrazione comunale e le varie associazioni combattentistiche e d’armi presenti
nella nostra città di progettare un unico monumento dedicato ai caduti di tutte le guerre, compresi i
partigiani combattenti, nel segno del ricordo di tutti i giuliesi che in modo o nell’altro, si sono battuti per
la nostra patria. Inoltre, mi corre l’obbligo segnalare l’attuale stato di abbandono dell’ingresso est del
nostro cimitero, dedicato con una piantumazione di alberi e targhe, in ricordo dei caduti della prima
Guerra mondiale, lasciato nel più totale abbandono, propongo in questa sede di provvedere ad una sua
degna ristrutturazione.
Bibliografia essenziale
Gianni Pieropan, 1915 obiettivo Trento, Mursia, Azzate, 1982.
Luca Girotto, La lunga trincea 1915-1918, Rossato editore, Novale, 1995.
AA.VV. La Campagna di Grecia, Italia editrice, Ripalimosani, 1995.
AA.VV., 1914-1918 tra le rocce, il vento e la neve, Aviani editrice, Udine, 1996.
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AA.VV., I Bersaglieri, le origini, l’epopea e la gloria, Ass. Naz. Bersaglieri, Reana del Rojale, 1997.
Adone Bettega, Soldati contro montagne, Rossato editore, Novale, 1998.
AA.VV., Il museo Storico della Cavalleria, Chiaramonte Editore, Collegno, 2000.
AA.VV., L’Artiglieria italiana nella Grande Guerra, Gino Rossato Editore, Valdagno, 2001.
AA.VV., Dizionario della Resistenza, Einaudi editore, Castelfranco, 2001.
Gabriele Hammermann, Gli internati militari italiani in Germania 1943-1945, il Mulino, Bologna, 2004.
Fonti archivistiche
Archivi comunali delle Città di Bellante, Mosciano Sant’Angelo, Roseto degli Abruzzi, Canal San Bovo (TN)
e Giulianova; Archivi parrocchiali di Bellante, Mosciano Sant’Angelo, Roseto degli Abruzzi, Canal San Bovo
(TN) e Giulianova; Archivio di Stato di Teramo; Archivio privato De Berardinis; Ministero della Difesa
Italiano-Commissariato Generale Onoranze Caduti in Guerra; lo Stato Maggiore dell’Esercito ItalianoReparto Affari Generali dell’Ufficio Storico; Associazione Nazionale Alpini di Trento, Feltre e Caoria; Centro
Studi Storici Primiero di Fiera di Primiero (TN).
Fonti da siti web
www.giulianovaweb.it
www.lagrandeguerra.net
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