Incisioni rupestri, orme di dinosauro, altari votivi, massi che

[AVVENTURE]
TESTO E FOTO DI NICO TONDINI
L
ontano dal carnevale di Rio de Janeiro, distanti mille miglia dal samba
di San Paolo, fuori dalle architetture futuriste di Brasilia, nel Nord-Est del Brasile si apre il sipario su un’immensa parte sconosciuta di questo Stato sudamericano. Seguendo una rotta inusuale, non segnata sulla mappa del turismo di massa, quest’area, rappresentata dalle due regioni brasiliane del Paraiba
e del Rio Grande do Norte, riserva di imprevedibili esperienze e sorprese che valgono
un viaggio nella terra della melanconica saudade, tra le note delle canzoni di Tom Jobim e le
liriche appassionate di Vinicius De Moraes e
Caetano Veloso.
Dall’antico forte portoghese della città di
Natal, capitale del Rio Grande do Norte, si dominano le onde impetuose dell’Atlantico e le
Le grandi e
misteriose
rocce dell’area
di Pai Mateus
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spiagge che videro arrivare nel 1530 i primi colonizzatori. È da questa città che prende inizio
un viaggio che ha il gusto e il sapore forte della
scoperta. La parentesi marina di questo tour è
soddisfatta pienamente dalle spiagge della capitale Natal, con un’ampia scelta tra i litorali
di scoglio come a Camurupin o quello sabbioso che ha la sua massima attrattiva nella infinita spiaggia di Redinha. Ma l’avventura, la scoperta di un Brasile diverso,
inizia procedendo verso l’interno dello Stato del Paraiba. Lentamente il
paesaggio cambia: dalla zona verde
del litoral si passa nella fascia agreste dove i contadini lavorano immense pianure ancora con i buoi
che tirano l’aratro, in una sorta
di povera archeologia contadi씮
Incisioni rupestri, orme di
dinosauro, altari votivi,
massi che trasmettono
energia, stregoni. Benvenuti
nel Brasile di... 7.000 anni fa
IL MISTERO
DI PAI MATEUS
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In queste foto: le incisioni rupestri del Lajedo de Soledad. Raccolte
in 53 “pannelli”, descrivono la vita dei brasiliani di oltre 7.000 anni fa
no, dal collo lungo e dal
corpo affusolato, poi disegni di cerchi concentrici,
forse una cosmogonia primitiva, impronte di zampe
di animali e disegni geometrici fanno di questo posto
un’area piena di mistero.
In questo angolo del Brasile tutto è Pai Mateus. Così si chiama la valle, e porta
questo nome anche la bucolica fazenda che ospita
gli avventurosi che si inerpicano per i sentieri alla ricerca di tracce di un
passato remoto brasiliano. Si chiama ancora
Lajedo di Pai Mateus la parte più spettacolare
di questa terra. Ma chi era Pai Mateus? Di certo una persona carismatica, importante. Infatti era un curandero, un veggente-stregone
che nel 1700 viveva come un eremita rispettato e temuto tra queste pietre che portano il
suo nome. Si respira ancora aria di magia in
In questo angolo del Brasile tutto si chiama Pai Mateus,
In alto: raccolta di canna da
zucchero nel Paraiba. Sopra,
il cactus Palmatoria; sotto, il
cactus detto “corona di frate”
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na brasileira. La zona secca che segue è quella
del Carirì, terra dura e brulla, disseminata di
cactus facheiro dagli odorosi fiori viola, di alberi augaroba dalle chiome sottili e dai cactus
palmatoria in un’esplosione di fioritura arancio vivo. Nel Carirì si attraversa la Serra Borborema, bassa catena montuosa che ci immette
nel Sertao, l’area semidesertica nella quale sono nascosti tesori che attendono da millenni.
Il paesaggio che offre il Sertao è di roccia
granitica e terreno compatto nel quale affonda le sue radici la Caatinga, una fitta foresta di
cactacee e di alberi di acacia augaroa, di arbusti di julema e palme carnauba. In mezzo a
questa selva, a Ingá, è posizionato nel letto
di un piccolo ruscello un enorme monolite
di pietra, lungo 24 metri e alto 3, chiamato
Pedra de Ingá. Anche il Brasile ha il suo Stonehenge, ma molto più antico e di finissima
fattura. Creata 4.000 anni fa dall’uomo preistorico, questa stupenda pietra lavorata, scavata, incisa e con disegni che sembrano evocare
potenti e mistiche divinità ancestrali, animali
stilizzati, segni di vita e di potere, rimane ancora oggi un enigma. Nessuno è riuscito a deci-
frare e codificare i petroglifici incisi su questo
mastodonte di granito. L’ipotesi più credibile è che la Pedra de Ingá fosse un luogo di
culto preistorico, un altare votivo dei primi
abitanti di questa parte del Brasile.
Proseguendo verso ovest nell’arido Sertao
si arriva nel posto più magico del Paraiba: la
Valle di Pai Mateus. Le colline di granito di
questa vastissima area, immersa nella foresta
Caatinga, sono levigate dal vento e riscaldate
dal sole. Tra le fenditure delle rocce spuntano
panciuti cactus coroa de frate con la loro corolla di fiori rossi ardenti, e gli xique-xique, cactacee arbustive dal basso fusto. Le piante olho
deboi sono ricoperte di fiori viola e sembrano
piantate ad arte sul perimetro di mura naturali
che cingono la prima area archeologica della
zona: il Lajedo Manuel de Sousa.
Sulla sommità della collina un’enorme
roccia sferica presenta, nel suo interno cavo, bellissime pitture rupestri preistoriche.
Di colore rosso intenso si sono conservate
per migliaia di anni grazie al clima secco. Appaiono figure stilizzate di animali, si riconosce
un ema (Rhea Americana), lo struzzo brasilia-
dal nome di uno stregone che viveva qui nel Settecento
questo stranissimo posto.
La visione del Lajedo di Pai Mateus regala
un’intensa sensazione di stupore. Appoggiata
sulla sponda di un piccolo lago, si erge una
poderosa collina semisferica di granito compatto, punteggiata da enormi rocce perfettamente rotonde, di dimensioni diverse, che sfidano ogni legge di
gravità. Non c’è deserto
africano, out back australiano o altra zona al
mondo che presenti un insieme di
elementi così astratti, irrazionali e al tempo
stesso armonici come a Pai Mateus.
Le immani palle di pietra sono disseminate per la collina, nel loro equilibrio che sembra precario, ma sono immobili e ben salde da millenni. Racconta una leggenda
che queste pietre trasmettano energia e che se abbracciate per alcuni minuti creino una corrente di vitalità,
un flusso di potenza e di cariche positive. Deve essere vero, perché dopo
essere stati a Pai Mateus questo scenario ti rimane nel cuore. Indimenticabile
PER CHI PARTE
씰 Documenti: passaporto valido per almeno sei mesi.
씰Lingua: portoghese e nei maggiori centri anche un poco d’inglese.
씰Fuso orario: cinque ore in meno quando in Italia vige l’ora legale.
씰Informazioni: Comitato Visit Brasil, piazza Navona 21, 00186
Roma; tel. 06.68.39.84.53; www.turismobrasile.it;
[email protected]
씰Moneta: il real, che vale 3,78 euro.
씰Chi ti porta: Tour 2000, operatore specializzato in
viaggi nel continente sudamericano (via Martiri della
Resistenza 95; Ancona; tel. 071.28.03.752;
www.tour2000.it) offre l’originale pacchetto “Brasile
Archeologico” di 12 giorni a partire da 2.780
euro in bassa stagione, e 3.080 in alta ( il
costo comprende voli intercontinentali,
voli interni, trasferimenti, escursioni,
hotel in B&B, alcuni pasti, guida,
assicurazione e tasse).
Un ema
(Rhea Americana),
il tipico struzzo
brasiliano
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con gli ultimi raggi di sole che si spengono sulle pietre tonde e calde, col lago e la sterminata
foresta della Caatinga ai suoi piedi, con la poderosa Helmet Rock (l’unica pietra cava) che
sovrasta la pianura.
Proseguendo verso nord-ovest il Paraiba riserva un ennesimo sito archeologico, una sorta di Jurassic Park. Vicino alla città di Sousa
sono state trovate impronte fossili di dinosauri. Nel letto del fiume Rio Pexe si aggiravano circa 65 milioni di
Qui accanto e sotto: anni fa dei mastodontici
l’ incisione rupestre e carnivori titanosauri.
Uno di questi animali ha ladi Ingá (24 metri) e
sciato ben 32 impronte in
un suo particolare.
progressione sulle sponSotto: le orme di
titanosauro nel letto de del fiume, in quello
che un tempo era fango e
del fiume Rio Pexe
oggi è divenuta solida roccia. È la camminata più
lunga del mondo e uno dei
rarissimi casi di orme pietrificate e conservate.
L’ultima tappa di questo ampio giro di un Brasile archeologico tocca il
paese di Lajedo de Soledad. Il piccolo villaggio
sembra uscito da un libro
dello scrittore brasiliano
Paulo Coelho, calmo, coloratissimo, racchiude nella
sua periferia il suo gioiello:
una grande pianura calcarea con decine di anfratti e
grotte dove circa 7.000 anni fa vivevano gli antenati
degli abitanti del villaggio.
Gli uomini preistorici
istoriarono le volte e le pareti di queste caverne con centinaia di eleganti figure, giudicate le più interessanti del Sud America. Sono 53 “pannelli”, come vengono chiamati in
gergo i differenti siti, con disegni dal colore
rosso e incisioni. Sono stati disegnati da mani
primitive bellissimi uccelli come il grande pappagallo Ara-Ara, pannocchie di mais, ci sono
impronte di mani, uomini stilizzati, stelle, foglie, pesci. È come un grande libro di pietra
che ci permette di entrare per un attimo nella
vita quotidiana dei primi uomini brasiliani, vissuti più 7.000 anni fa.
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