The Greeks have a legend that explains how the poppy came to be

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Non è chiaro quale tipo di oppio fosse conosciuto ed utilizzato dalle civiltà antiche ossia se il
meconio, o l’oppio in pani od entrambe le forme.
Sono comunque chiare due cose:
che le civiltà antiche lo conoscevano bene come sostanza medicinale.
che la dipendenza dall’uso dell’oppio non appariva come un problema.
(SACERDOTI) (SACERDOTIP)
In questi bassorilievi rinvenuti nell’area della Mesopotamia risalenti a 5000 anni fa compaiono delle
capsule di papavero da oppio nelle mani di un sacerdote: presso quelle civiltà i sacerdoti oltre che
religiosi erano anche medici.
(SACERDOTE)
(ASSURBANIPAL)
A Ninive nella biblioteca medica del grande re assiro Assurbanipal sono state trovate delle tavolette
in cui si parla dell’oppio con molti dettagli sul suo uso.
Hul Gil, pianta della gioia era il nome del papavero da oppio sia per i Sumeri sia per i loro
successori, gli Assiri.
(EBERS) Secondo il papiro Ebers gli Egiziani lo chiamavano "mehes"; Gli Egizi usavano l’oppio
per curare la febbre, i dolori, la tosse, la diarrea.
(TEBAICO) Lo coltivavano nella zona della loro capitale, Tebe da cui il nome di oppio tebaico.
Gli Egizi scambiavano l’oppio con i Fenici ed i Minoici i quali a loro volta lo scambiavano con la
Grecia, con Cartagine, ed in tutta Europa.
I Greci, che gli hanno dato il nome usato ancor oggi (opòs, succo), ne introdussero poi la
coltivazione nel loro paese.
(MONETA) Questa è una moneta greca dell’area di Corinto del 400-350 avanti Cristo (collezione
Wittop Koning).
Secondo Esiodo nell’area intorno a Corinto, in particolare, si faceva una coltivazione davvero
intensiva di oppio, al punto che una città della zona, Mekon, aveva addirittura preso il suo nome dal
meconio, l’oppio liquido.
Vediamo, nella moneta la capsula del papavero da oppio, raffigurata accanto al profilo della dea
Atena, Minerva per i romani, la dea della guerra.
È ipotizzabile che la capsula di oppio in questa moneta rappresenti l’uso “militare” dell’oppio, per
infondere coraggio e resistenza ai soldati.
(ALESSANDRO) del resto è documentato dalle cronache dell’epoca l’uso dell’oppio da parte dei
soldati macedoni: invincibili.
(ALESSANDRORE) Secondo le fonti, fu proprio Alessandro il Grande qui raffigurato con in mano
una capsula di papavero da oppio, nel 330 a.C. ad introdurre la coltivazione del papavero ed in India
– dopo averlo introdotto in Persia - avendone bisogno per i suoi soldati, evidentemente dipendenti.
(Galeno) (MarcAure) Anche a Roma l’oppio era conosciuto: l’imperatore e filosofo Marco Aurelio
era addirittura dipendente dall’oppio e più precisamente dalla famosa Triaca che lo conteneva.
Lo riferisce il suo medico personale, Galeno, vissuto nel II secolo d.C. che gliela aveva prescritta
per curare i suoi dolori articolari.
Galeno ci ha tramandato nei suoi scritti i particolari di questa vicenda, compreso un tentativo non
riuscito di sospensione.
(GaleTeri) Questo è il frontespizio del libro di Galeno De Theriaca ad Pisonem, un’edizione del
1531, vediamo raffigurata un’allegoria particolare: l’allegoria del tempo di assunzione della Triaca.
Galeno si era dunque reso conto benissimo della facilità con cui si poteva diventare dipendenti dalla
Triaca. Era un farmaco che migliorava le funzioni dell’organismo sotto ogni punto di vista. Il
paziente sentendosi meglio tendeva ad assumere il rimedio per un periodo troppo prolungato ed
allora si manifestava la dipendenza.
Il punto fondamentale, dunque, era il tempo di assunzione.
Il tempo tiene in mano la falce con cui simbolicamente recide la vita, una falce molto appuntita e
molto ampia, come quella di Tanatos, il dio greco della morte.
La scritta latina: “Solo la virtù smussa questa falce” indica che è necessaria la virtù (per esempio
certamente la temperanza) per evitare i pericoli a cui si può andare incontro con l’uso troppo
protratto e continuato della Triaca.
(IPPOCRATE) (Teofrasto)
Per quanto riguarda l’utilizzo dell’oppio come medicamento analgesico narcotico, secondo gli
Autori, molto prima di Galeno, vissuto nel II secolo d.C, ne parla nel 460 a.C. Ippocrate.
Ne conosceva l'uso non solo come analgesico e ipnotico, ma anche come antidiarroico.
Ne parla anche Teofrasto, nel IV sec a.C. nel suo Historia Plantarum.
(ScriLarF) Secondo Kremers e Urdang il più antico ricettario di medicinali composti finora noto
che riporta l’oppio come ingrediente di una formula è il De Compositionibus Medicamentorum di
Scribonio Largo, compilato tra il 43 ed il 47 d.C.. Ecco un’edizione del 1529.
Scribonio Largo non fu il primo a menzionare l’oppio in assoluto, ma fu il primo a descriverlo bene
in un libro che potrebbe essere considerato farmacopea.
Secondo K & U i testi precedenti – numerosi – che avevano menzionato l'oppio non lo avevano
descritto bene, e non erano farmacopee.
Scribonio ne parla qui nel capitolo dedicato ai colliri. Non si limita a raccomandarlo come
ingrediente, ma descrive una sua sofisticazione fatta dai pigmentari itineranti a scopo di profitto:
l’oppio da utilizzare, precisa, è fatto col lattice delle capsule immature di papavero selvatico e non
col succo delle foglie del Papavero.
Scribonio parlando del meconio indica anche i sintomi che manifesta chi ha bevuto il meconio e poi
le maniere per soccorrerlo. Dimostra così di conoscere bene la pericolosità dell’oppio.
Né Scribonio, né gli autori antichi che scrissero dell’oppio prima e poco dopo di lui (Dioscoride,
Celso, Plinio tutti del I secolo dopo Cristo) sembrano dar peso però al problemi della dipendenza e
della tolleranza, connessi all’uso della sostanza
Per una finestra
(MECONIO)
Nel Settecento Lemery scrive, nel suo Dizionario delle droghe, che il meconio ossia il lattice
ottenuto dall’incisione delle capsule immature del papaver somniferum, era l’oppio più facilmente
reperibile e quindi più utilizzato in passato nella preparazione dei medicinali, mentre l’oppio in pani
era meno utilizzato perché difficilmente reperibile. Il meconio era anche, però, facilmente
sofisticabile, ad esempio con il lattice ottenuto in abbondanza dalla spremitura delle foglie.
IMMAGINI
(SACERDOTI) (SACERDOTIP)
bassorilievi rinvenuti nell’area della Mesopotamia risalenti a 5000 anni dove compaiono delle
capsule di papavero da oppio nelle mani di un sacerdote: presso quelle civiltà i sacerdoti oltre che
religiosi erano anche medici.
(ASSURBANIPAL) tavoletta in cui si parla dell’oppio con molti dettagli sul suo uso rinvenuta a
Ninive nella biblioteca medica del grande re assiro Assurbanipal
(EBERS) Secondo il papiro Ebers gli Egiziani usavano l’oppio per curare la febbre, i dolori, la
tosse, la diarrea.
(TEBAICO) vaso da farmacia con l’iscrizione Oppio tebaico
Il nome deriva da Tebe, città in cui l’oppio era ampiamente coltivato.
(MONETA) una moneta greca dell’area di Corinto del 400-350 avanti Cristo (collezione Wittop
Koning).È ipotizzabile che la capsula di oppio in questa moneta rappresenti l’uso “militare”
dell’oppio, per infondere coraggio e resistenza ai soldati.
(ALESSANDRO) i soldati macedoni, invincibili, facevano uso di oppio secondo le cronache.
(ALESSANDRORE) Alessandro il Grande qui raffigurato con in mano una capsula di papavero da
oppio, nel 330 a.C. introdusse la coltivazione del papavero ed in India – dopo averlo introdotto in
Persia - avendone bisogno per i suoi soldati, evidentemente dipendenti.
(Galeno) Galeno, vissuto nel II secolo d.C., medico personale dell’imperatore Marco Aurelio
(MarcAure) l’imperatore e filosofo Marco Aurelio era dipendente dall’oppio e più precisamente
dalla famosa Triaca che lo conteneva.
(GaleTeri) frontespizio del libro di Galeno De Theriaca ad Pisonem, un’edizione del 1531,
vediamo raffigurata un’allegoria particolare: l’allegoria del tempo di assunzione della Triaca.
(IPPOCRATE) nel 460 a.C. Ippocrate conosceva l'uso non solo come analgesico e ipnotico, ma
anche come antidiarroico
(Teofrasto) vissuto nel IV sec a.C. parla dell’oppio nel suo Historia Plantarum
(ScriLarF) frontespizio del ricettario di medicinali composti finora noto che riporta l’oppio come
ingrediente di una formula è il De Compositionibus Medicamentorum di Scribonio Largo,
compilato tra il 43 ed il 47 d.C.; è un’edizione del 1529.
(MECONIO)
Vaso da farmacia per sciroppo di meconio.
Il meconio ossia il lattice ottenuto dall’incisione delle capsule immature del papaver somniferum,
era l’oppio più facilmente reperibile e quindi più utilizzato in passato nella preparazione dei
medicinali,
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