Sapore di tè, profumo di oppio

annuncio pubblicitario
Sapore di tè,
profumo di oppio
Commerci, cultura,
conflitti tra Europa e Cina
dal XVIII al XX secolo
Mostra, eventi, incontri
Palazzo Roccabruna, Trento
Confessioni di oppiomani
Divagazioni letterario-scientifiche
sulla pianta inebriante
Palazzo Roccabruna
Martedì 4 marzo
ore 17.30
Con Giuseppe O. Longo, Riccardo Scartezzini, Giorgio Vallortigara
Nel 1812 lo scrittore inglese Thomas De Quincey pubblicava sotto forma anonima un
romanzo autobiografico avente per titolo “Confessioni di un mangiatore di oppio”.
Iniziava così una sorta di genere letterario che aveva al centro la pianta venuta dall’Oriente, il cui profumo inebriante faceva viaggiare la mente in terre sconosciute.
L’oppio diventava il compagno della generazione dei “poeti maledetti” dell’800, capaci
di rovinarsi attraverso l’assunzione di stupefacenti divenuti, al pari dell’alcool, una vera
e propria droga. Questa “tradizione” ebbe una fortuna letteraria notevolissima divenendo un
rimando estetico piuttosto che una reale condotta di vita. Gli eccessi però, da Baudelaire ad Hemingway, hanno fatto sempre parte dell’immaginario dell’artista e sono stati, volenti o nolenti,
cause di grande ispirazione.
Oggi giustamente l’oppio viene considerato una droga. Tuttavia gli oppiacei vengono
utilizzati in medicina e sostanze psicotrope trovano posto nello studio del cervello.
Quali le frontiere da raggiungere, quali i limiti da non attraversare?
Attraverso letture tratte da “I paradisi artificiali” di Baudelaire, “Il sogno di Coleridge” di Borges, “Kubla Khan” di Coleridge e attraverso accenni a Edgar Allan
Poe, Emily Dickinson, Ada Byron, Karin Boye, Gregory Bateson, il professor
Giuseppe Longo, emerito dell’Università di Trieste, divagherà sui sentieri della
letteratura, parlando anche della natura e degli effetti dell’oppio e del laudano.
Il professor Giorgio Vallortigara, direttore del Centro Mente-cervello di Rovereto, si innesterà nel discorso guardando il fenomeno dal punto di vista delle neuroscienze, mentre il professor Riccardo Scartezzini, curatore della
mostra, si soffermerà su aspetti storico/sociali.
Scarica