Un capolavoro cinematografico trascurato:
il “Quo vadis?” di Enrico Guazzoni compie cento anni
(a cura di Renato Bovani e Rosalia Del Porro)
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“Il film che risolse ogni dubbio e segnò l’avvento di una nuova fase nello sviluppo del
cinematografo fu senza dubbio la pellicola italiana ‘Quo vadis’ ” così scrive - nel lontano
1939 - uno dei maggiori storici del cinema americano, Lewis Jacobs, nel suo volume in cui
racconta come questo film di produzione italiana, in proiezione nei mesi primaverili del 1913
negli Stati Uniti, rappresentasse la pietra miliare di uno dei cambiamenti epocali nel cinema e
cioè l’affermazione definitiva del lungometraggio.
La sceneggiatura di questa pellicola fu tratta dall’omonimo volume del polacco Henryk
Sienkiewicz ; il romanzo, edito in Italia nel 1899, raggiunse una così vasta diffusione che
alcuni anni dopo si pensò a una sua trasposizione cinematografica, ma inizialmente si rinunciò
perché ritenuta troppo complessa. Infine la ‘fabbrica di pellicole Cines’ decise di realizzare il
progetto che le era stato presentato dal regista Enrico Guazzoni.
Tra la fine del 1912 e l’inizio del 1913, Guazzoni impiegò circa due mesi di riprese sia interne
che esterne per completare il Quo vadis?. Un tempo lunghissimo (e costi altissimi) in quegli
anni in cui si riusciva a completare un film in uno o due giorni di riprese.
Ma già in fase di montaggio, dopo i necessari tagli, ci si rese conto come si fosse riusciti - forse
per la prima volta al mondo - a trasferire in immagini cinematografiche la complessità e
l’ampio respiro di un romanzo. Ma c’era un problema: la pellicola risultò lunga 2250 metri
corrispondenti a circa due ore di proiezione; una lunghezza e una durata abnormi per spettatori
che non erano abituati a rimanere per tanto tempo in sala a seguire un unico film.
I responsabili della Cines decisero comunque di correre il rischio di un eventuale flop.
La prima nazionale venne organizzata a Roma eccezionalmente al Teatro Costanzi, il
tempio dell’opera lirica, ai primi di marzo del 1913. Alla serata inaugurale parteciparono
autorità cittadine, ambasciatori, personalità dell’arte e della cultura, uomini politici e
giornalisti: la proiezione ottenne applausi a scena aperta e un’ovazione finale, non soltanto per
la bellezza indiscutibile delle immagini ma anche per la parte musicale d’accompagnamento
appositamente scritta per il film e che postulava la presenza di una scelta orchestra e di un
buon numero di coristi. La scrittrice Matilde Serao, appositamente inviata del quotidiano di
Napoli ‘Il Giorno’ scrive sul suo giornale che il ‘Quo vadis?’ è : ‘… uno spettacolo mai visto
… la cinematografia non ha mai creato nulla di simile … è la visione di un mondo [filmico]
d’una bellezza che incanta …’.
Passata subito nelle programmazioni giornaliere dei migliori locali cinematografici romani,
la pellicola ottenne anche presso un pubblico meno selezionato della ‘prima’ un successo senza
precedenti; tanto che tutta la stampa nazionale, sulla spinta di quanto pubblicato dai cronisti
romani, parla di un vero e proprio capolavoro. Fu proprio per questa unanimità di consensi che
i sovrani d’Italia ne chiesero una proiezione privata al Quirinale.
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In contemporanea con le prime proiezioni nazionali, visto l’alto gradimento incontrato
presso il pubblico italiano, la Cines decise di lanciare il film sui mercati esteri: in Francia (per
la ‘prima’ venne scelta la più grande sala del mondo, l’Hippodrome Gaumont Palace), in Gran
Bretagna (a Londra i diritti di esclusiva vennero contesi in un’asta pubblica e il film venne
presentato all’Albert Hall e anche il Re Giorgio V e la regina si recarono a vederlo), in
Germania, in Belgio, in Spagna, ma anche negli Stati Uniti dove ebbe una accoglienza
particolarmente significativa: fu infatti il primo film a essere accolto in un teatro di prima
categoria di Broadway, l’Astor, dove venne presentato in ‘prima’ il 21 aprile 1913 e vi rimase
in programmazione ininterrottamente fino a tutto dicembre.
Le critiche di tutta la stampa americana furono entusiastiche e le reazioni del pubblico senza
precedenti per una pellicola tra l’altro non americana. Anzi, l’eccezionalità del ‘Quo vadis?’
viene messa in forte rilievo da un giornale come il New York Times che parla del film come
‘dell’opera drammatica più ambiziosa che si sia mai vista al cinema’.
E’ storicamente provato che furono proprio i film italiani a imprimere una svolta e una spinta
decisiva alla trasformazione delle sale cinematografiche negli Stati Uniti in grandiosi palazzi
capaci di ospitare un pubblico di migliaia di persone e a esercitare una diretta influenza sulla
produzione statunitense in quanto i magnati dello spettacolo cominciarono a considerare lo
schermo con maggiore serietà e interesse.
In Italia, le uscite del film nelle altre città dopo Roma furono accortamente scaglionate
nell’arco di alcuni mesi allo scopo di mantenere alto l’interesse del pubblico.
In Toscana il Quo Vadis? debuttò al Teatro Verdi di Firenze il 2 aprile 1913 e subito dopo
venne distribuito a Livorno, Pisa e Lucca.
A Pisa, considerato che il film non poteva essere proiettato in nessun altro locale tra quelli
disponibili perché troppo angusti per una pellicola che prevedeva l’impiego di una intera
orchestra per l’accompagnamento delle immagini e che aveva registrato dovunque una
affluenza di pubblico davvero enorme, si decise di aprire al cinema per la prima volta il luogo
deputato esclusivamente per la prosa e la lirica: il Teatro Verdi. Viene organizzato in fretta e
furia - a cura e per conto di Giovanni Allegrini - un impianto provvisorio quale cabina per la
proiezione la cui sicurezza viene affidata a ‘due pompieri con un estintore chimico efficace e di
pronta e facile manovra’ e così la prima rappresentazione del “Quo Vadis ?” è
sull’improvvisato schermo del Verdi il 30 Aprile.
Stranamente, la stampa locale, a parte dedicare un apposito ampio spazio pubblicitario
sicuramente a pagamento, ne racconta in modo stringato il meritato grande successo (e ciò
avverrà anche per le repliche) senza aggiungere alcun commento critico per un avvenimento
che altrove aveva fatto scorrere fiumi d’inchiostro.
Anche a Lucca per la proiezione del ‘Quo Vadis?’ si decise di scomodare il Teatro del
Giglio. La pellicola debutta il 14 maggio e ottiene soltanto un buon successo di pubblico e
qualche tiepido elogio sul quotidiano l’Esare che ne parla non in termini entusiastici ma
affermando comunque che ‘le immagini di questo film costituiscono il primo passo importante
della cinematografia verso la vera arte’.
Ma la città toscana che tributò un vero immenso successo a questa pellicola fu Livorno,
tanto da meritare una citazione sui più importanti quotidiani e periodici a tiratura nazionale. E
non fu, come si potrebbe pensare, il maggior teatro labronico – il Goldoni – a ospitare l’evento
ma il più capiente Politeama Livornese.
Per quanto questo ambiente multimediale ospitasse spesso spettacoli cinematografici, fu
comunque necessario eseguire alcuni lavori di sistemazione necessari per ingrandire lo
schermo, ospitare l’orchestra e il coro, e infine togliere tre file di poltrone ‘perché troppo vicine
al velabro’.
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Sabato 19 aprile si ha il grande debutto serale, parzialmente a inviti, mentre per domenica sono
previste due rappresentazioni. Grazie alla massiccia pubblicità sui tre quotidiani locali e
all’amore incontestabile dei livornesi per il cinema, le tre serate, già da alcuni giorni prima
sono – come si direbbe oggi – ‘sold out’ anche se i costi dei biglietti d’ingresso vengono
adeguati a quelli previsti per uno spettacolo di prosa o di lirica.
Malgrado attraverso la stampa si comunichi l’indisponibilità di ingressi, la richiesta dei biglietti
continua a essere così pressante che la Direzione del Politeama decide di inviare una richiesta
urgente alla Cines per poter trattenere la pellicola qualche altro giorno; si riesce a strappare due
giorni di proroga e la promessa che a breve il film sarebbe stato rispedito a Livorno.
Infatti a partire dal 7 maggio, il Politeama Livornese programma altre quattro rappresentazioni
del ‘Quo vadis?’, anche questa volta tutte con i posti esauriti malgrado le proiezioni avvengano
in giorni non festivi.
In sintesi, questo film viene rappresentato a Livorno per 11 volte con un totale di circa
12500 spettatori (il che sta significare una presenza media di più di 1000 persone per ciascuna
proiezione) e con un incasso astronomico per l’epoca; ad esempio, nella sola giornata di
domenica 20 aprile vennero incassate circa 5000 lire (circa 40.000 euro attuali), cosa che fece
così scalpore da essere riportata dalla stampa a livello nazionale.
Oggi sappiamo che il ‘Quo vadis?’ fu il primo film a elevare il cinema ‘a dignità d’arte’. La
sua produzione, e quella di altri successivi importanti film storici, non fu casuale ma nacque
nel contesto di una straordinaria floridezza che l’industria cinematografica italiana attraversò
negli anni Dieci del Novecento; industria che venne riconosciuta all’avanguardia sia dal punto
di vista tecnico che nel creare spettacoli di alto coinvolgimento emotivo, e che portò l’Italia al
vertice (anche commerciale) tra tutte le altre major cinematografiche mondiali contemporanee.
Anno
1913
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Quo Vadis – Cines 1913
Restaurato a cura del Nederlands Filmmuseum,
Amsterdam – Cineteca Italiana, Milano – National
Film and Television Archive, Londra - nell’anno
1996
Lea Giunchi : Licia
120 min
Durata
B/N
Colore
muto
Audio
peplum
Genere
Enrico Guazzoni
Regia
Soggetto Henryk Sienkiewicz
Sceneggiatura Enrico Guazzoni
Produttore George Kleine per Cines
Eugenio Bava, Alessandro
Fotografia
Bona
Montaggio Enrico Guazzoni
Scenografia Camillo Innocenti
Costumi Enrico Guazzoni
Interpreti e personaggi principali
• Amleto Novelli: Vinicio
• Gustavo Serena: Caio Petronio
• Lea Giunchi: Licia
• Bruno Castellani: Ursus
• Carlo Cattaneo: Nerone
• Amelia Cattaneo: Eunice
• Augusto Mastripietri: Chilone
• Olga Brandini: Poppea
• Ignazio Lupi: Aulus
• Cesare Moltroni: Tigellino
• Giovanni Gizzi: San Pietro
•
Carlo Cattaneo : Nerone
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Amleto Novelli : Vinicio
Sintesi del soggetto del film:
Il nobile Vinicio confessa a Petronio, suo cugino e consigliere di Nerone, di essersi innamorato
della giovane e bella Licia che aveva conosciuto nella casa di Aulo Plazio; Petronio ottiene che
l'imperatore la faccia rapire per poi consegnargliela come schiava. A palazzo imperiale Licia è
concupita da Nerone ma Petronio, con uno stratagemma, ottiene che sia portata a casa di Vinicio.
Durante il percorso l'erculeo Ursus, il fedele schiavo di Licia, sventa il rapimento della sua padrona
e la nasconde nella suburra, in una comunità di cristiani. Vinicio, furente e disperato, incarica
Chilone di ricercare la giovane: questi la ritrova e organizza un'incursione nella suburra. Ne nasce
una rissa in cui Vinicio resta ferito. Sarà Licia a curarlo. Commosso dalla gentilezza della donna e
sempre più innamorato, Vinicio si converte e riceve il battesimo dall'apostolo Pietro, che benedice il
suo amore.
Intanto Nerone, per alimentare la sua vena poetica, decide di incendiare Roma e incarica Tigellino
di provvedere; in seguito, per placare l'ira del popolo, ordina l'arresto dei cristiani indicati quali
responsabili dell’incendio: anche Licia e Vinicio finiranno nel carcere Mamertino per essere poi
gettati nell'arena del Circo Massimo, in pasto ai leoni. Sarà Ursus a salvare Licia legata sul dorso di
un toro inferocito e per il suo coraggio avrà salva la vita, mentre Licia potrà ricongiungersi al suo
Vinicio.
Inimicatosi l'imperatore e stanco di servirlo, Petronio si uccide tagliandosi le vene assieme alla sua
devota Eunice. Mentre l'apostolo Pietro sta uscendo da Roma, dinnanzi a lui si materializza la figura
di Gesù che lo induce a tornare sui suoi passi.
Intanto il popolo insorge e Nerone, costretto a fuggire dopo che le legioni hanno eletto imperatore
Galba, trova la morte gettandosi sulla spada di un soldato.
Gesù e i cristiani hanno vinto.
Renato Bovani – Rosalia Del Porro
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