INAIL – Istituto Nazionale Assicurazioni Infortuni sul Lavoro Direzione Regionale Piemonte Lavoratori stranieri e infortuni sul lavoro A cura di Mirko Maltana1 L’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro e le Malattie Professionali (Inail) è, da oltre un secolo, l’Ente Pubblico che si occupa di assicurare i lavoratori contro il rischio di subire incidenti sul lavoro o di contrarre malattie professionali garantendo, al verificarsi di questi eventi, l’erogazione a chi ne è colpito delle prestazioni economiche e sanitarie previste dalla legge. Nel corso degli anni si è verificata un’evoluzione normativa che, pur mantenendo costante la centralità della funzione assicurativa tuttora regolamentata dal DPR 1124/65, ha ridimensionato alcune attività istituzionali svolte dall’Inail sin dalla sua fondazione 2 attribuendo all’Istituto nuove funzioni, come la riabilitazione e la prevenzione. Queste innovazioni, soprattutto a partire dal 2000, hanno trasformato l’Inail in un attore sociale più complesso che al tradizionale compito di assicurare i lavoratori contro i rischi di infortunio e malattia professionale affianca quelli di contribuire alla riduzione degli infortuni sul lavoro, di promuovere il reinserimento nella vita sociale e lavorativa degli infortunati più gravi e di svolgere attività di ricerca in materia di prevenzione e sicurezza. L’assicurazione contro gli infortuni e le malattie professionali Nel corso del 2015 sono stati complessivamente denunciati alle Sedi Inail che operano sul territorio della Città Metropolitana di Torino 24.239 incidenti sul lavoro, 3.215 dei quali hanno colpito lavoratori stranieri3. Rispetto all’anno precedente gli infortuni complessivamente denunciati sono diminuiti del 5,67%, ma quelli degli stranieri sono calati solamente del 2,4%, il che vuol dire che nel 2015 gli infortuni subiti dai loro colleghi italiani sono diminuiti più della media complessiva (-6,15%) In termini di incidenza sul totale, gli infortuni che hanno colpito lavoratori stranieri nel 2015 rappresentano poco più del 13% dei casi complessivamente denunciati. Questo dato, pur leggermente superiore a quello del 2014, è in linea con i livelli medi del quinquennio 20112015 (cfr. Figura 1) e, soprattutto, è nettamente superiore a quello dell’incidenza della popolazione straniera residente nel territorio della Città Metropolitana di Torino (9,7% circa secondo l’Istat) circostanza che, come negli anni passati, costituisce un importante indicatore della maggior frequenza infortunistica che caratterizza i lavoratori stranieri rispetto ai colleghi italiani, le cui caratteristiche verranno analizzate nelle pagine seguenti. 1 Responsabile Sede Inail di Moncalieri Con la riforma sanitaria del 1978 sono state attribuite al Sistema Sanitario Nazionale (SSN) tutte le attività sanitarie in precedenza svolte dall’Inail ad eccezione di quella Medico-Legale e dell’assistenza protesica, tuttora svolte in esclusiva da personale sanitario dell’Istituto. Con il Dlgs 38/2000 sono stati attribuiti all’Inail compiti di riabilitazione e reinserimento lavorativo e compiti di prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali, successivamente confermati dal Dlgs 81/2008 e s.m.i. Con la L. 122/2010 sono state attribuite all’Inail le funzioni dell’Ispesl il cui personale è stato integrato nell’Istituto. 3 I dati citati in questo articolo provengono dagli Open Data Inail ai quali è possibile accedere liberamente tramite il sito istituzionale www.inail.it. 2 Fig. 1 Città Metropolitana di Torino - Anni 2011-2015 Infortuni occorsi a lavoratori stranieri ed incidenza percentuale sui casi denunciati 5.000 I N F O R T U N I 4.500 4.000 13,30% 13,09% 13,34% 13,26% 12,82% 4.247 3.934 3.500 3.670 3.294 3.000 3.215 2.500 2011 2012 2013 INFORTUNI 2014 13,00% I N C 11,00% I D E 9,00% N Z A 7,00% 2015 INCIDENZA Nel quinquennio 2011-2015 gli infortuni occorsi ai lavoratori stranieri evidenziano una costante diminuzione annua verosimilmente amplificata dalla crisi economica, ma nel 2015 questo andamento subisce un drastico rallentamento che forse indica un’inversione di tendenza del ciclo economico. L’incidenza sul totale, invece, rimane sostanzialmente costante per tutto il periodo a dimostrazione che nel medio termine la congiuntura economica ha riguardato indistintamente tutti i lavoratori senza incidere asimmetricamente, se non per brevi periodi iniziali, sulle diverse categorie di lavoratori.4 Aspetti demografici del fenomeno infortunistico Le lavoratrici e i lavoratori stranieri che si sono infortunati nel 2015 appartengono a ben 146 diverse nazionalità tra le quali le prime quattro (rumena, marocchina, peruviana ed albanese) rappresentano da sole il 62% del totale degli infortuni da loro denunciati. Nel 2014 queste quattro nazionalità rappresentavano il 64% del totale, ma questa flessione non incide sull’andamento di lungo periodo sin qui registrato. Se la polarizzazione su quattro nazionalità prevalenti è, quindi, un dato ormai consolidato che si ripropone senza variazioni degne di nota nel corso degli anni, la composizione del fenomeno in termini di genere, proposta nella Figura 2, mostra un andamento più articolato in quanto, nel quinquennio 2011-2015, l’incidenza delle lavoratrici infortunate è salita da poco più del 32% nel 2011 al 37% nel 2015, quando sono state presentate all’Inail 1.188 denunce di infortuni occorsi a lavoratrici straniere. 4 Cfr Rapporto Regionale Inail Piemonte anni 2000 e seguenti: l’incidenza degli infortuni occorsi ai lavoratori stranieri in provincia di Torino ha nettamente superato il 14% negli anni precedenti la crisi per scendere poco al di sopra del 12% nel biennio 2008-2009 e stabilizzarsi, dal 2010, intorno al 13% Fig. 2 Cittaà Metropolitana di Torino - Anni 2011-2015 Infortuni occorsi lavoratrici straniere ed incidenza percentuale sui casi denunciati 1.500 I N F O R T U N I 40,0% 38,0% 1.400 1.374 37,0% 1.321 1.300 1.253 1.223 1.188 1.200 33,6% 33,3% 2012 Infortuni 2013 1.100 I N C I D 35,0% E N Z A 32,4% 1.000 30,0% 2011 2014 Incidenza 2015 Il dato del 2015 segna una lieve flessione rispetto al 2014, ma il peso delle lavoratrici straniere infortunate sembra essersi stabilizzato ad un livello non troppo distante da quello delle colleghe italiane, che sono poco meno del 44% dei connazionali infortunati, e la differenza tra le due incidenze è oggi di circa sette punti percentuali rispetto agli oltre dieci del 2011. Il livello raggiunto nel biennio 2014-2015 non sembra più dipendere da anomale oscillazioni correlabili alla congiuntura economica5, ma probabilmente indica uno strutturale mutamento nella distribuzione di genere dei lavoratori stranieri infortunati che, con il passare del tempo, tende sempre di più ad assomigliare a quella degli infortunati di nazionalità italiana. Anche nel 2015, come negli anni scorsi, l’età dei lavoratori stranieri infortunati è mediamente inferiore a quella dei loro colleghi italiani. La distribuzione registrata nel 2015 e contenuta nella Figura 3 evidenzia, infatti, come per entrambe le tipologie di lavoratori la maggioranza relativa dei soggetti rientri nella classe centrale di età (35-49 anni), il cui peso è, però, nettamente maggiore tra gli stranieri (42%) rispetto agli italiani (33%). 5 Lo scorso anno si era ipotizzato che alla base del forte incremento dell’incidenza femminile registrato tra il 2013 ed il 2014 tra gli infortunati stranieri vi potessero essere ragioni essenzialmente congiunturali e, pertanto, transitorie: il ragionamento si basava sulla considerazione che i lavoratori stranieri di sesso maschile sono tendenzialmente più impegnati nei settori di produzione di beni caratterizzati da maggiori rischi infortunistici e più interessati dagli effetti della crisi economica, mentre le lavoratrici sono più concentrate nei settori di produzione di servizi a minore intensità infortunistica che si sono dimostrati relativamente meno sensibili agli effetti della congiuntura economica. La permanenza all’incirca dello stesso livello di incidenza femminile anche nel 2015 quando, a detta di svariati indicatori economici, si è verificata una seppur minima inversione della congiuntura economica rende, però, meno probabile questa ipotesi. Fig. 3 Città Metropolitana di Torino - Anno 2015 Distribuzione lavoratori italiani e stranieri per classi di età 45,0% 40,0% 35,0% 30,0% 25,0% 20,0% 15,0% 10,0% 5,0% 0,0% 0-17 18-34 Italiani 35-49 50-64 > 65 Stranieri Se si estende l’analisi alle due curve nel loro complesso si nota come nel 2015 gli infortunati stranieri di età compresa tra i 18 ed i 49 anni rappresentano il 72% di tutto il campione, mentre gli infortunati italiani appartenenti al medesimo intervallo di età sono appena il 54,5% Specularmente, il peso degli infortunati ultracinquantenni è nettamente maggiore tra i lavoratori italiani (26%), mentre tra gli stranieri si attesta intorno al 19,5% Nonostante questa distribuzione ricopi fedelmente l’andamento registrato negli anni scorsi è interessante notare come l’incidenza della classe 18-49 anni tra gli stranieri si stia progressivamente riducendo, evidenziando un calo di ben due punti percentuali in un solo anno, mentre, specularmente, l’incidenza della classe 50-64 anni aumenta velocemente, evidenziando nel 2015 un incremento di ben tre punti percentuali rispetto all’anno precedente. Entrambe questi dati indicano un progressivo invecchiamento anche dei lavoratori stranieri infortunati il che, a sua volta, sottintende verosimilmente una progressiva cristallizzazione dell’occupazione straniera nel territorio metropolitano. Un ragionamento leggermente differente merita l’andamento della classe di età relativa ai lavoratori minorenni (0-17 anni) che, salvo sporadiche situazioni di apprendistato, riguarda principalmente gli infortuni occorsi agli studenti delle scuole pubbliche 6 . L’incidenza di questi particolari infortunati tra gli stranieri si è sostanzialmente stabilizzata negli ultimi anni intorno al 9%, quindi su livelli analoghi a quella dei residenti stranieri, mentre tra gli italiani rimane all’incirca doppia essenzialmente per effetto della perdurante notevole differenza numerica tra studenti italiani e stranieri. 6 In base alla normativa vigente gli incidenti occorsi agli alunni delle Scuole Pubbliche nel corso di esercitazioni tecnico-pratiche (laboratori) e di attività ludico-motorie (educazione fisica) devono essere denunciati all’Inail, ma sono gestiti in maniera differente rispetto agli altri infortuni sul lavoro in quanto non sono previsti indennizzi economici ad eccezione dell’eventuale risarcimento dell’invalidità permanente subita dallo studente. Nel campo di applicazione sono compresi anche gli allievi delle Università Statali, i cui incidenti rientrano nella fascia di età compresa tra 18 e 34 anni, ma la cui numerosità non è tale da modificare le valutazioni sin qui effettuate. Tutti gli incidenti in ambito scolastico avvenuti al di fuori delle due fattispecie indicate non sono di competenza dell’Inail, ma rientrano nella sfera di applicazione delle coperture assicurative private attivate dalle singole Scuole o Università. La composizione del fenomeno infortunistico Dal punto di vista geografico, l’analisi degli infortuni occorsi lo scorso anno ai lavoratori stranieri nel territorio della Città Metropolitana è relativamente poco interessate perché la maggioranza di essi si è verificata in un’area urbana e suburbana comprendente il Comune di Torino e quelli della prima cintura, secondo una distribuzione sostanzialmente stabile nel corso degli anni. Dal punto di vista del contesto produttivo in cui nel 2015 si sono verificati questi infortuni, si osserva che il 34% è avvenuto nella produzione di beni sia a livello industriale che artigianale, il 31% circa nella produzione di servizi, quasi il 2% in agricoltura e circa il 10% nel settore pubblico, quasi totalmente per effetto degli infortuni occorsi agli studenti stranieri delle scuole o, in minor misura, università pubbliche. Rispetto ai lavoratori italiani, anche nel 2015 gli stranieri tendono ad infortunarsi più frequentemente nella produzione di beni (34% a fronte del 26%) piuttosto che in quella di servizi (31% a fronte del 34%). Per quanto riguarda il settore agricolo, sebbene sia caratterizzato da un numero molto limitato di infortuni, lo scorso anno l’incidenza di questo settore tra gli stranieri (1,8%) ha sostanzialmente raggiunto quella registrata tra gli italiani (2,1%). Trattandosi di un campione molto limitato il dato potrebbe essere del tutto estemporaneo, ma sarà comunque interessante valutarne l’evoluzione nel corso dei prossimi anni per dedurne eventuali indicazioni circa la distribuzione della manodopera straniera. Per quanto riguarda il settore pubblico, la cui incidenza tra gli italiani è più che doppia rispetto agli stranieri (24% a fronte del 10% circa), è necessario rammentare che tra i primi, oltre agli studenti delle scuole pubbliche, sono compresi anche i dipendenti delle amministrazioni statali7. Nel 2015 si osserva, quindi, un lieve incremento tra gli stranieri dell’incidenza dei settori di produzione dei beni e di servizi e di quello agricolo, cui è corrisposta una lieve riduzione dei casi indeterminati e di quelli relativi al settore pubblico. Le variazioni riscontrate sono, però, nell’ordine del punto percentuale il che rappresenta un’ampiezza degna di nota solo per il settore agricolo per effetto della sua ridotta numerosità, mentre per gli altri settori non consente valutazioni attendibili. Analizzando gli infortuni in base alla classificazione Ateco si nota come dei 3.215 infortuni sul lavoro occorsi a lavoratori stranieri lo scorso anno, 512 sono avvenuti nell’industria manifatturiera propriamente detta, prevalentemente in quella metalmeccanica, 240 sono avvenuti nel settore delle costruzioni, 242 nella sanità e 248 nel settore dei trasporti e magazzinaggio, mentre, come avvenuto negli ultimi anni, nessun’altra attività classificata in base al sistema Ateco ha provocato più di duecento infortuni. In sintesi, nel 2015 la distribuzione degli infortuni dei lavoratori stranieri tra i settori Ateco è in linea con quella dell’intero quinquennio 2011-2015 e tende a concentrarsi nei settori tradizionalmente caratterizzati da maggior incidenza di manodopera straniera (es. costruzioni) la cui contrazione rispetto ai primi anni del periodo, in linea con altri segnali colti nelle pagine precedenti, si è nettamente ridotta. Ne è un esempio l’andamento degli infortuni avvenuti nell’industria manifatturiera che tra il 2011 e il 2014 si sono annualmente ridotti in misura costantemente superiore al 10% annuo, con un picco del 22% nel 2012, mentre nel 2015 si sono ridotti del 1,7%, nettamente meno della contrazione percentuale complessiva degli infortuni degli stranieri. Nonostante la riduzione registrata nel quinquennio, l’incidenza degli infortuni occorsi ai lavoratori stranieri nei settori a maggior rischio infortunistico rimane maggiore rispetto a quanto riscontrato tra gli italiani. A titolo di esempio è interessante notare che, pur con le drastiche riduzioni in termini di valori assoluti, gli infortuni del settore costruzioni 7 Gli infortuni sul lavoro dei dipendenti statali sono di competenza dell’Inail, ma sono gestiti con la modalità della c.d. “gestione per conto” per effetto della quale, analogamente a quanto avviene per gli studenti delle scuole pubbliche (Cfr. nota 6), l’Istituto provvede all’accertamento dell’origine professionale dell’incidente ed all’eventuale risarcimento dei soli danni permanenti. rappresentano il 7,5% di tutti quelli occorsi agli stranieri, ma solamente il 3,3% di quelli che hanno colpito i loro colleghi italiani. Per quanto concerne le circostanze degli eventi denunciati da lavoratori stranieri, lo scorso anno 543 infortuni sul lavoro, venti in più dell’anno precedente, sono avvenuti in itinere, cioè a causa di un incidente stradale avvenuto durante il tragitto casa-lavoro e viceversa8, mentre 2.672 sono avvenuti nell’ambiente di lavoro strettamente inteso (fabbrica, officina, laboratorio, ufficio, ecc…) che comprende anche i 74 casi in cui l’infortunato stava utilizzando per ragioni esclusivamente lavorative un mezzo di trasporto. Nell’arco del quinquennio 2011-2015 l’incidenza degli infortuni in itinere tra gli stranieri è aumentata quasi quattro punti percentuali attestandosi, nel 2015, poco al di sotto del 17%, ma nonostante questo incremento, anche lo scorso anno i lavoratori stranieri si sono infortunati con maggior frequenza rispetto agli italiani nell’ambito strettamente lavorativo (83% a fronte dell’80%) Una delle principali differenze individuate negli anni scorsi tra gli infortunati stranieri ed italiani, cioè la presenza tra i primi di pochi infortuni in itinere che poteva essere ricondotta alle interpretazioni più varie9, si è quindi progressivamente attenuata tanto che i tre punti percentuali che nel 2015 dividono l’incidenza degli infortuni in itinere registrata tra gli stranieri rispetto a quella registrata tra gli italiani appaiono ormai scarsamente significativi. Nell’attesa di verificare la dinamica dei prossimi anni, dato che il rischio di incorrere in incidenti stradali sul tragitto casa-lavoro è ormai considerato sostanzialmente identico per entrambe le categorie di lavoratori, il differenziale registrato sembra comunque confermare la tendenziale esposizione dei lavoratori stranieri a maggiori rischi lavorativi specifici rispetto agli italiani. Analizzando l’esito dei 3.215 infortuni denunciati nel 2015 da lavoratori stranieri si scopre che 382 sono stati chiusi “in franchigia” per non aver comportato almeno quattro giorni di assenza dal lavoro, 2.051 sono stati definiti positivamente dall’Inail, cioè sono stati riconosciuti come infortuni sul lavoro a tutti gli effetti, 756 sono stati respinti per mancanza dei presupposti previsti dalla legge10, mentre quelli ancora in istruttoria non raggiungono l’1% di quelli denunciati e sono destinati a scomparire nel corso dell’anno. In termini percentuali, la distribuzione degli esiti, che vede all’incirca il 64% dei casi accolti, il 23% respinti ed il 12% non raggiungere il minimo indennizzabile (franchigie) è, per la prima volta da quando l’Inail collabora con l’Osservatorio, pressoché identica per entrambe le categorie di lavoratori, il che vuol dire che anche in questo caso un’importante differenza tra stranieri ed italiani, cioè il maggior peso tra i primi dei casi respinti, dopo anni di progressiva riduzione si è azzerata omogeneizzando, almeno sotto questo aspetto, le due tipologie di lavoratori11. Analizzando i soli casi accolti, si nota che la percentuale degli infortuni indennizzati è superiore tra gli stranieri, situazione che si ribalta nel caso degli infortuni accolti dall’Inail senza erogazione di indennizzi. In questo caso si tratta semplicemente degli effetti del diverso 8 Questi incidenti, avvenuti necessariamente al di fuori dell’orario di lavoro, sono stati resi indennizzabili come infortuni sul lavoro dall’art. 12 del D.lgs 38/2000 9 Ad esempio la minor propensione a subire incidenti in itinere riscontrata negli anni scorsi avrebbe potuto essere ricondotta alla minore diffusione di mezzi di trasporto privati tra i lavoratori stranieri oppure, più semplicemente, alla scarsa conoscenza della normativa italiana e, quindi, della possibilità di denunciare tali incidenti come infortuni sul lavoro. È, quindi, piuttosto evidente che in assenza di altre indagini di natura più spiccatamente sociologica non è possibile in questa sede formulare ipotesi attendibili sulla dinamica registrata nel corso degli anni, le cui ragioni sono verosimilmente riconducibili ad una pluralità di concause. 10 In questi casi la tutela del lavoratore è garantita sia dalla possibilità di impugnare la decisione Inail in sede amministrativa o giudiziaria, sia dalla segnalazione automatica all’Inps affinché il caso venga gestito come malattia comune. 11 L’infortunio deve essere denunciato dal datore di lavoro che deve descrivere la dinamica dell’incidente ed indicare tutti gli elementi utili per verificare l’esistenza dei presupposti richiesti dalla legge per qualificarlo come infortunio sul lavoro. Spesso, però, si rende necessario integrare queste informazioni tramite questionari inviati al domicilio del lavoratore (generalmente quello indicato dal datore di lavoro nella denuncia) o l’acquisizione di dichiarazioni circa la dinamica dell’incidente. In questi casi le competenze linguistiche dell’infortunato o l’indeterminatezza del suo domicilio potrebbero non permettere l’acquisizione informazioni sufficienti per riconoscere il caso come infortunio lavorativo, ma i dati del 2015 sembrano ridurre la portata di queste difficoltà specifiche dei lavoratori stranieri. impatto degli infortuni legati alle amministrazioni pubbliche che, tra gli stranieri, comprendono quasi solamente gli infortuni degli studenti, mentre tra gli italiani comprendono anche quelli occorsi ai dipendenti pubblici, amplificandone l’incidenza su quelli accolti12. Tra i casi definiti positivamente, il tipo di indennizzo riconosciuto al lavoratore varia in funzione della gravità delle conseguenze dell’infortunio: il mancato guadagno conseguente all’astensione lavorativa è indennizzato con un’indennità giornaliera calcolata in base allo stipendio effettivo ed erogata fino all’effettiva guarigione del lavoratore13, mentre l’eventuale invalidità permanente comprensiva del danno biologico, o la morte del lavoratore, determinano, a seconda del grado di invalidità, risarcimenti in un’unica soluzione o sotto forma di rendita intestata al lavoratore infortunato o ai suoi familiari superstiti.14 Nel 2015, gli indennizzi erogati a lavoratori stranieri sono stati 1.819, la maggior parte dei quali (1.726) ha riguardato le sole conseguenze temporanee dell’evento, mentre in 91 casi gli incidenti hanno determinato anche conseguenze permanenti che, oltre all’indennizzo previsto per quelle temporanee, sono state risarcite con 76 erogazioni in capitale per danno biologico e 15 rendite per invalidità permanente. In due casi, inoltre, è stata costituita la rendita in favore dei superstiti del lavoratore vittima di un infortunio mortale, ma su questo aspetto si rimanda al paragrafo successivo per una valutazione più approfondita. Nel confronto con i lavoratori italiani si nota come, nel quinquennio 2011-2015, la distribuzione dei casi indennizzati tra gli stranieri continua ad essere più concentrata su quelli definiti in temporanea (82% di quelli indennizzati a fronte del 74% registrato tra gli italiani), ragionevolmente per effetto della minore incidenza del settore pubblico tra gli stranieri richiamata a proposito dell’analisi del contesto produttivo. Escludendo gli infortuni privi di conseguenze invalidanti, i dati relativi ai risarcimenti delle invalidità permanenti indicano che il peso di quelle di minor gravità, cui spetta il risarcimento in capitale per gli effetti del solo danno biologico, è leggermente maggiore tra gli stranieri rispetto agli italiani (4,1% dei casi indennizzati, a fronte del 3,6%), mentre l’incidenza di quelle più gravi, risarcite con rendita vitalizia, è quasi doppia tra gli stranieri (1,3% dei casi indennizzati) rispetto agli infortunati italiani (0,8%). Pur trattandosi, in valore assoluto, di piccoli numeri, questa distribuzione indica come per i lavoratori stranieri, nonostante gli effetti della congiuntura economica e le variazioni osservate negli ultimi anni, resti più elevata rispetto ai loro colleghi italiani la probabilità di incorrere in un infortunio invalidante verosimilmente per effetto della loro maggior concentrazione nei settori produttivi caratterizzati da rischi professionali mediamente più gravi (es. costruzioni o trasporti). Gli infortuni mortali Nel territorio della Città Metropolitana di Torino sono stati denunciati all’Inail 5 infortuni mortali occorsi a lavoratori stranieri nel 2015, uno meno dell’anno precedente, con un’incidenza del 15,6% sui 32 complessivamente denunciati. L’incidenza dei casi mortali denunciati da stranieri è rimasta sostanzialmente stabile tra il 2015 e l’anno precedente, ma, alla luce dei piccoli numeri in questione, non è possibile un’attendibile lettura del fenomeno sui dati dei singoli anni; meglio, quindi, ricorrere all’andamento dell’intero quinquennio 2011-2015 illustrato dalla Figura 4 che evidenzia come, ad eccezione del valore anomalo del 12 Cfr. note 6 e 7 Detta “indennità di temporanea” perché indennizza il lavoratore per il mancato guadagno corrispondente alla temporanea assenza dal lavoro dovuta all’infortunio. 14 Per invalidità comprese tra il 6% ed il 15% è prevista l’erogazione di un capitale in un’unica soluzione a titolo di risarcimento del solo danno biologico inteso come riduzione dell’integrità psicofisica del lavoratore. Per invalidità comprese tra il 16% ed il 100% è prevista una rendita vitalizia a favore del lavoratore a titolo di risarcimento sia del danno biologico che di quello patrimoniale causato dalla riduzione della sua capacità lavorativa. In caso di morte del lavoratore è prevista una rendita ai superstiti, ma solo nell’ambito delle previsioni della legislazione attuale (Cfr. nota 15). 13 2011, l’incidenza è progressivamente aumentata stabilizzandosi nell’ultimo biennio intorno al 15%, cioè due punti percentuali in più rispetto a quella degli stranieri sul totale degli infortuni denunciati nel medesimo periodo. Fig. 4 I N F O R T U N I Città Metropolitana di Torino - Anni 2011-2015 Infortuni mortali occorsi a lavoratori stranieri ed incidenza percentuale sul totale dei casi denunciati 35 30,95% 35,00% 30 30,00% 25 25,00% 20 15,00% 15 10 11,36% 15,63% 12,20% 20,00% 15,00% 10,00% 13 I N C I D E N Z A 5,00% 5 5 0 2011 2012 Infortuni 5 2013 6 2014 Incidenza 5 0,00% 2015 Il dato complessivo del quinquennio 2011-2015 è, quindi, di 34 infortuni mortali che hanno colpito lavoratori stranieri a proposito dei quali si nota come alcune caratteristiche del fenomeno descritte in precedenza sono aumentate di intensità mentre altre sono radicalmente mutate. Dal punto di vista demografico, infatti, in tutto il quinquennio un solo infortunio mortale ha colpito una lavoratrice straniera, mentre, in termini di età, il 70% dei lavoratori stranieri deceduti si è concentrato su quelli al di sotto dei 50 anni: se si confrontano questi valori con l’andamento registrato tra tutti gli infortuni denunciati si nota che l’evento mortale tra gli stranieri rimane un fenomeno quasi esclusivamente maschile e riguarda persone mediamente più anziane rispetto alla generalità dei lavoratori infortunati visto che l’incidenza degli ultracinquantenni è di circa dieci punti più elevata. Tra i settori produttivi nei quali lavoravano gli stranieri deceduti tende a scomparire il terziario, dal quale provengono nel quinquennio solo 5 infortuni, mentre tutti gli altri eventi, ad eccezione di due casi agricoli, si concentrano nell’industria e nell’artigianato con una netta prevalenza, in termini di settori Ateco, delle costruzioni (10 eventi nel periodo) e dei trasporti e magazzinaggi (8 eventi nel periodo). In relazione al tipo di rischio, gli infortuni mortali occorsi agli stranieri nel quinquennio si concentrano nell’ambito lavorativo strettamente inteso nel quale sono avvenuti 28 casi, di cui un terzo utilizzando per ragioni di lavoro un mezzo di trasporto, mentre quelli avvenuti nel tragitto casa-lavoro ammontano a sei casi. Sotto questo aspetto, sebbene i dati più recenti indichino un’assimilazione dell’esposizione al rischio strada tra lavoratori italiani e stranieri, sembra prevalere l’esposizione di questi ultimi a rischi di maggior entità legati ai settori produttivi intrinsecamente più pericolosi nei quali sono addetti, come ad esempio le costruzioni o i trasporti. Per quanto riguarda l’esito, si è già detto in precedenza che nel 2015 uno dei cinque casi mortali denunciati si è concluso con la costituzione di una rendita in favore dei superstiti del lavoratore deceduto, senza precisare il destino dei rimanenti. Prima di affrontare questo aspetto è opportuno premettere che anche gli infortuni mortali sono soggetti ad un’istruttoria che può concludersi tanto con l’accoglimento del caso15, quanto con la sua 15 Se il caso mortale viene riconosciuto come infortunio sul lavoro viene sempre costituita una rendita in favore del coniuge e dei figli superstiti del lavoratore/lavoratrice escludendo qualunque altro superstite dalla titolarità di diritti in materia, mentre non sono ancora reiezione per l’assenza dei requisiti di legge necessari per il riconoscimento come infortunio sul lavoro16 . Nel quinquennio 2011-2015 i casi accolti dall’Inail e, quindi, da considerare come veri e propri infortuni mortali sul lavoro, sono stati 19 dei quali 14 con rendita ai superstiti e 5 senza, ma, soprattutto per gli eventi dell’ultimo biennio, i dati non sono ancora del tutto consolidati in quanto potrebbero essere in corso procedimenti di opposizione amministrativa o giudiziaria volti a contestare l’eventuale decisione negativa dell’Istituto. I 15 casi mortali respinti nel quinquennio hanno un’incidenza percentuale nettamente superiore rispetto all’analogo dato relativo al complesso degli infortuni denunciati, ma non sembrano rappresentare una caratteristica peculiare dei lavoratori stranieri in quanto un andamento pressoché identico si registra anche tra i casi mortali che hanno riguardato lavoratori italiani nel medesimo periodo. Ne deriva, quindi, che con ogni probabilità l’elevata incidenza degli esiti negativi dei casi mortali dipende, per entrambe le categorie di lavoratori, più dalla casualità innescata dalle ridotte dimensioni del campione che da ragioni legate alle rispettive nazionalità. Le malattie professionali Oltre al rischio di incorrere in un infortunio durante lo svolgimento del proprio lavoro, i lavoratori possono essere esposti anche a quello di contrarre delle patologie specificamente riconducibili alle attività svolte che prendono il nome di “malattie professionali”. La differenza fondamentale tra l’infortunio sul lavoro e la malattia professionale è che il primo è un evento traumatico che si manifesta contestualmente all’esposizione al rischio, mentre la malattia professionale, per potersi sviluppare, necessita di un periodo di esposizione più o meno lungo ad un fattore di rischio cui segue un periodo di incubazione di durata altrettanto variabile, ma tendenzialmente più breve nel caso delle malattie meno gravi e più lungo per quelle più gravi. Nel caso dei lavoratori stranieri, quindi, l’evoluzione del fenomeno infortunistico che li riguarda ha potuto essere analizzata quasi contestualmente alla loro comparsa nella realtà produttiva italiana, mentre l’analisi delle malattie professionali è stata inizialmente tralasciata in quanto le poche denunce di malattia professionale pervenute nei primi anni dell’ultimo quindicennio, per le ragioni espresse in precedenza, spesso rimandavano ad attività lavorative svolte prima del trasferimento in Italia 17. Nel territorio della Città Metropolitana di Torino sono state denunciate all’Inail da lavoratori stranieri 72 malattie professionali manifestatesi nel 2015, con un netto calo rispetto all’anno precedente, quando erano state 96, e con un’incidenza del 7,6% sulle 936 malattie complessivamente denunciate. L’analisi proposta dalla Figura 5 evidenzia, quindi, un andamento dei casi denunciati da lavoratori stranieri abbastanza discontinuo nel quinquennio ed un’incidenza sul totale ancora nettamente inferiore rispetto a quanto registrato in relazione agli infortuni. pervenute istruzioni operative sulle modalità di gestione delle situazioni familiari oggetto di recenti innovazioni normative, quando con le regole precedenti gli unici beneficiari possibili erano i figli. Nel caso di lavoratore/lavoratrice celibe i superstiti aventi diritto alla rendita possono essere gli ascendenti (genitori) o i collaterali (fratelli e sorelle), ma solo a determinate condizioni legate alla dipendenza economica totale, nel caso dei collaterali, o parziale, nel caso dei genitori, dal lavoratore/lavoratrice vittima dell’infortunio mortale. 16 L’esito negativo di un caso mortale denunciato all’Inail può dipendere da molteplici fattori dovuti a ragioni medico-legali (es. il lavoratore è deceduto sul luogo di lavoro, ma per un malore o per gli effetti di una sua patologia extralavorativa) o tecnico-amministrative (es. non ricorrono i presupposti previsti dalla legge per il riconoscimento del caso in itinere). 17 Nel caso dell’infortunio sul lavoro è possibile indicare con assoluta precisione una data evento che coincide con il momento in cui il lavoratore ha subito il trauma; nel caso della malattia professionale un simile momento non esiste ed è sostituito dalla data di manifestazione della stessa, cioè dal momento in cui il lavoratore ha scoperto di essere affetto da una patologia di possibile origine professionale. Ne discende, quindi, che le malattie denunciate in un qualsiasi anno sono riferite a rischi cui il lavoratore è stato esposto anche molti anni prima, il che, nel caso degli stranieri, potrebbe indicare esposizioni professionali avvenute nei paesi di provenienza e, pertanto, di difficile valutazione da parte dell’Inail. Fig. 5 M A L A T T I E 120 100 80 60 40 Città Metropolitana di Torino - Anni 2011-2015 Malattie Professionali denunciate da lavoratori stranieri ed incidenza percentuale sul totale 25,00% I N 20,00%C 98 I 96 94 D 15,00%E 76 N 71 10,00%Z A 9,09% 9,98% 8,23% 9,10% 7,59% 20 0 5,00% 0,00% 2010 2011 2012 Malattie professionali 2013 2014 Incidenza Alla luce dei dati, che evidenziano come tra il 2011 ed il 2015 i casi denunciati da stranieri non superino mai il livello dei cento annui, anche per le malattie professionali appare più opportuno ragionare in termini di valori quinquennali per evitare i possibili effetti distorsivi dovuti alla limitata consistenza annua. Analizzando in quest’ottica la composizione del fenomeno sia in termini demografici che di contesto economico di appartenenza dei lavoratori, emerge che le malattie professionali denunciate dagli stranieri sono ancora un fenomeno prevalentemente maschile, l’incidenza delle lavoratrici nel quinquennio 2011-2015 si attesta mediamente intorno al 22%, che riguarda persone appartenenti alle stesse nazionalità prevalenti individuate per gli infortuni e che è quasi completamente circoscritto a coloro che sono stati, o sono tuttora, addetti ai settori industriali ed artigianali di produzione di beni. Entrando nel merito dei fattori di rischio che hanno determinato queste patologie si nota come esse dipendano da agenti con effetti relativamente più immediati rispetto a quanto riscontrato a proposito dei lavoratori italiani. La Figura 6, relativa ai dati aggregati del quinquennio 2011-2015 delle sole malattie per le quali il fattore di rischio è stato accertato, evidenzia che tra gli stranieri prevalgono le patologie originate da rischi fisici (es. uso ripetuto di strumenti vibranti) o fisiologici (es. derivanti da movimenti ripetuti), mentre sono nettamente meno frequenti le malattie derivanti da fattori legati a materiali e prodotti industriali (tra cui rientrano le polveri, le fibre, i composti chimici utilizzati, ecc…) Fig. 6 Città Metropolitana di Torino - Anni 2011-2015 Incidenza fattori di rischio accertati nelle Malattie Professionali denunciate da lavoratori stranieri ed italiani ITALIANI Agenti Biologici 1% Agenti Chimici Composti Organici 6% Fattori, Materiali E Prodotti Industriali 37% Agenti Chimici Inorganici 0,5% Agenti Fisici 29% Fattori Psicologici 0,2% Fattori Fisiologici 27% STRANIERI Agenti Chimici Composti Organici 3% Fattori, Materiali E Prodotti Industriali 21% Agenti Chimici Inorganici 2% Agenti Fisici 33% Fattori Fisiologici 41% La differenza evidenziata tra italiani e stranieri non è sorprendente dato che questi ultimi, nella loro esperienza lavorativa italiana, sono entrati in contatto con un minor numero di fattori di rischio e per periodi di esposizione più limitati: è quindi logico che tendano a sviluppare in prevalenza patologie caratterizzate da periodi di latenza più brevi rispetto a quelle, spesso più gravi, determinate da esposizioni più lunghe e ad un maggior numero di fattori di rischio.18 A conferma di questa conclusione, nella Figura 7 si nota, infatti, che le malattie prevalenti tra gli stranieri sono le affezioni osteoarticolari e le sordità che, da sole, rappresentano circa il 53% delle patologie professionali accertate nel quinquennnio, mentre quelle respiratorie, quelle neurologiche e quelle tumorali hanno ciascuna percentuali di incidenza largamente inferiori al 10%. Anche tra i lavoratori italiani tendono al prevalere le patologie osteoarticolari e le sordità, ma il loro peso complessivo nel periodo non supera il 43%, mentre l’incidenza delle malattie connesse ai fattori di rischio a maggior latenza è stabilmente superiore rispetto agli stranieri, come è ben evidenziato, ad esempio, dall’analisi dei tumori professionali che rappresentano, tra gli italiani, oltre il 20% delle patologie complessivamente denunciate all’Inail. 18 Il periodo di latenza è il lasso di tempo che intercorre tra l’esposizione al fattore di rischio e lo svilupparsi della malattia; in genere gli effetti dei fattori di rischio fisici e fisiologici sono più veloci rispetto a quelli dei fattori di rischio connessi ai prodotti industriali (es inalazione di polveri o fibre di amianto) che potrebbero manifestarsi anche a decenni di distanza dall’esposizione. Fig. 7 Città Metropolitana di Torino - Anni 2011-2015 Incidenza Malattie professionali accertate tra quelle denunciate da lavoratori stranieri ed italiani ITALIANI Malattie Del Sistema Nervoso 7% Malattie Del Sistema Osteo Muscolare E Del Tessuto Connettivo 26% Altre Patologie 22% Malattie Del Sistema Respiratorio 6% Tumori 22% Malattie Dell' Orecchio… STRANIERI Malattie Del Sistema Nervoso 6% Altre Patologie 32% Tumori 6% Malattie Dell' Orecchio 16% Malattie Del Sistema Osteo Muscolare E Del Tessuto Connettivo 36% Malattie Del Sistema Respiratorio 4% Per quanto concerne l’esito delle malattie professionali, occorre precisare che, a causa del lasso di tempo che intercorre tra l’esposizione al rischio e lo svilupparsi della malattia, è molto frequente il caso in cui non sia possibile accertare il nesso causale tra la patologia denunciata e l’attività lavorativa svolta dal lavoratore che ne è affetto. La percentuale dei casi accolti diventa, quindi, inferiore a quella dei casi respinti con un intensità nettamente maggiore tra gli stranieri, che registrano un 75% di casi respinti a fronte del 66% registrato tra gli italiani. La prevalenza dei casi respinti è riconducibile alla difficoltà di accertare, anche utilizzando lo strumento ispettivo, l’effettiva esposizione del lavoratore ai fattori di rischio che potrebbero aver determinato la patologia denunciata, soprattutto quando si tratta di malattie con periodi di latenza particolarmente lunghi e gli accertamenti devono essere riferiti ad anni, se non decenni, precedenti l’esame del caso. La maggior incidenza dei casi negativi tra gli stranieri non sembra avere al momento un’interpretazione univoca perché sicuramente ha un notevole peso la ridotta dimensione del campione19, ma questa circostanza da sola non sembra, però, idonea a spiegare l’apparente contraddizione tra la preponderanza di patologie caratterizzate da minore latenza ed il loro prevalente esito negativo. È, però, verosimile che in molti casi la durata dell’esposizione al rischio possa essere stata troppo breve per determinare, dal punto di vista medico-legale, le patologie denunciate o possa essere stata così breve da presupporre necessariamente pregresse esposizioni lavorative nei paesi di origine la cui individuazione e valutazione risulta, però, estremamente difficoltosa e legata quasi unicamente alle dichiarazioni del lavoratore. Per quanto concerne, invece, il tipo di indennizzo erogato, è necessario precisare che le malattie professionali determinano principalmente conseguenze di tipo permanente, cioè invalidità o morte, ma raramente periodi di assenza lavorativa. Ne consegue che gli indennizzi in temporanea, prevalenti nel caso degli infortuni, sono residuali tra le patologie professionali riconosciute, tra le quali sono, invece, largamente maggioritari i riconoscimenti del danno biologico20, seguiti dalle rendite costituite direttamente al lavoratore e da quelle a superstiti. Tra i lavoratori stranieri, data la prevalenza delle malattie osteoarticolari e delle sordità, si osserva una maggiore incidenza dei riconoscimenti del danno biologico (percentualmente doppi rispetto agli italiani) ed una incidenza decisamente minore delle rendite costituite direttamente al lavoratore ammalato e di quelle costituite ai superstiti del lavoratore deceduto. Alla luce della scarsa incidenza delle malattie più gravi accennata in precedenza, i casi mortali registrati nel quinquennio 2011-2015 tra gli stranieri sono stati solamente 9 a fronte delle 435 patologie con esito mortale che hanno colpito lavoratori italiani. L’esiguità del campione non permette naturalmente di trarre conclusioni attendibili: è, però, interessante notare che tutte le sei rendite costituite nel quinquennio in favore dei superstiti di lavoratori stranieri deceduti derivassero da patologie di origine tumorale. Oltre l’assicurazione: La Tutela Globale Integrata L’attività svolta oggi dall’Inail, come accennato in apertura di questo articolo, si estende ad una vasta gamma di compiti e di servizi che mettono l’Istituto al centro di un sistema integrato di tutela del lavoratore e di sostegno alle imprese realizzato affiancando alla tradizionale funzione assicurativa i compiti di prevenzione e riabilitazione progressivamente attribuiti all’Istituto a partire dal 200021 e quelli di ricerca, studio e formazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro assunti nel 2010 con l’incorporazione del personale e delle attività fino a quel momento svolte dall’Ispesl22. 19 Le malattie denunciate da lavoratori stranieri nel quinquennio 2011-2015 sono circa un decimo di quelle complessivamente denunciate da lavoratori italiani nel medesimo lasso di tempo. 20 Vedi nota 14; si precisa che i danni compresi tra l’1% ed il 5% determinano l’accoglimento del caso, riconosciuto a tutti gli effetti come malattia professionale, ma non determinano l’erogazione di un indennizzo. La percentuale di invalidità riconosciuta viene tenuta agli atti e valutata ai fini di eventuali aggravamenti della patologia riconosciuta o di eventuali ulteriori valutazioni di invalidità effettuate a seguito di un qualunque altro caso di malattia o infortunio denunciati all’Inail dal medesimo lavoratore. 21 Dlgs 38/2000, i cui contenuti in materia di prevenzione sono stati riconfermati dal Dlgs 81/2008 e s.m.i. 22 L 122/2010 Così come quelli assicurativi, anche tutti questi servizi aggiuntivi sono erogati all’intera platea degli utenti dell’Istituto assumendo spesso una rilevanza fondamentale proprio nei confronti dei lavoratori stranieri che operano nel nostro paese. La prevenzione Fatta eccezione per le attività di certificazione e verifica ereditate dall’Ispesl, l’Inail non svolge attività prevenzionali “sul campo”, ma impiega parte delle sue risorse economiche per promuovere lo sviluppo tra lavoratori ed imprese di una vera e propria cultura della sicurezza che crei i presupposti di una stabile e progressiva riduzione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali. La prevenzione svolta secondo questa accezione si basa principalmente sul cofinanziamento degli investimenti effettuati dalle aziende per ridurre i rischi lavorativi, sull’informazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro diretta ai lavoratori ed agli operatori economici e sulla collaborazione con Enti e Istituzioni. Tra queste categorie di attività prevenzionali il cofinanziamento degli investimenti in prevenzione, nonostante il dinamismo dell’imprenditoria straniera evidenziato sia dalla Camera di Commercio che dai dati dell’Istituto, è quella che al momento sembra avere il minor impatto sui lavoratori e sui datori di lavoro stranieri. Se si analizzano, infatti, i dati metropolitani relativi ai bandi ISI e FIPIT, le principali modalità attraverso le quali le imprese hanno accesso al cofinanziamento Inail 23 , non emergono evidenze statisticamente rilevanti di aziende riconducibili ad imprenditori stranieri che abbiano presentato progetti di investimento da cofinanziare. E’ possibile che le dimensioni ancora relativamente ridotte di queste realtà imprenditoriali e i loro ambiti di attività, prevalentemente legati all’artigianato, soprattutto edile, al commercio ed alla ristorazione, non abbiano ancora creato condizioni idonee all’effettuazione degli investimenti per la prevenzione dei rischi lavorativi che sono il presupposto per l’accesso al cofinanziamento Inail, ma è altamente probabile che nei prossimi anni non mancheranno, tra le istanze di finanziamento, anche quelle proposte da aziende a conduzione straniera. Dal punto di vista dell’informazione, l’Inail offre da anni ai suoi utenti una serie di pubblicazioni gratuite in materia di salute e sicurezza sul lavoro dirette tanto ai lavoratori quanto ai datori di lavoro. Il progressivo diffondersi dei lavoratori e, di conseguenza, degli infortunati stranieri ha portato l’Istituto ad integrare, anche a livello locale, la sua offerta editoriale con pubblicazioni rivolte ai lavoratori stranieri 24 per informarli sia delle precauzioni basilari da adottare sui luoghi di lavoro, che dei diritti del lavoratore e dei comportamenti da adottare in caso di infortunio sul lavoro. In relazione alla forte presenza di stranieri, soprattutto lavoratrici, nel settore della cura domestica e delle persone (colf e badanti) sono state inoltre progettate diverse pubblicazioni volte ad offrire istruzioni specificamente rivolte a questa categoria di addetti25. I prodotti editoriali in questione sono distribuiti in formato cartaceo sia presso le Sedi dell’Istituto che in occasione di dibattiti, convegni e manifestazioni pubbliche cui partecipa 23 Nel solo territorio piemontese i bandi ISI, genericamente destinati al cofinanziamento degli investimenti prevenzionali delle imprese iscritte alla Camera di Commercio, hanno determinato investimenti da parte dell’Istituto che sono passati da poco più di 4 milioni di Euro nel 2010 a 18,8 milioni nel 2015 L’unico bando FIPIT finora pubblicato, destinato al cofinanziamento degli investimenti prevenzionali delle microimprese, ha determinato nel 2014 un investimento in Piemonte di 1,8 milioni di Euro, mentre nel corso del 2016 verrà attivato uno specifico finanziamento ISI destinato alla imprese agricole, per il quale sono già stati stanziati per il Piemonte 3,3 milioni di Euro. 24 E’ opportuno rammentare l’opuscolo “Straniero, non estraneo” incentrato sui comportamenti sicuri pubblicato in 10 lingue dalla Direzione Centrale Inail nel 2010 e l’opuscolo “Infortuni sul lavoro e Malattie Professionali: cosa sono, cosa fare, quali sono i tuoi diritti” pubblicato in nove lingue nel 2005 su iniziativa della Direzione Regionale Inail per il Piemonte ed incentrato sui diritti del lavoratore in caso di infortunio sul lavoro o malattia professionale e sui comportamenti da adottare da chi ne fosse stato colpito. 25 La pubblicazione più recente in materia è l’opuscolo “Casa Si-Cura: istruzioni ad uso dei collaboratori familiari” pubblicato in quattro lingue dalla Direzione Centrale Inail nel 2014 l’Inail e sono disponibili in formato digitale sul sito www.inail.it dal quale possono essere liberamente scaricati. Queste modalità di distribuzione rendono impossibile l’esatta quantificazione dei soggetti che ne hanno usufruito, ma non è azzardato ipotizzare che nel territorio della Città Metropolitana di Torino diverse centinaia di lavoratori stranieri abbiano assunto informazioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro proprio da queste pubblicazioni. Dal punto di vista della cooperazione con Enti ed Istituzioni, di cui questo contributo è un valido esempio, si richiamano, ad esempio, la molteplicità di dibattiti e convegni cui le strutture locali dell’Istituto hanno partecipato e le svariate collaborazioni con le Istituzioni Sanitarie regionali e con quelle universitarie e scolastiche presenti sul territorio della Città Metropolitana che hanno permesso di introdurre alle tematiche della prevenzione decine di studenti, molti dei quali di cittadinanza straniera ed in procinto di affacciarsi per la prima volta nella loro vita sul mercato del lavoro. Alcune di queste iniziative di cooperazione con i soggetti istituzionalmente coinvolti nella promozione della salute e della sicurezza sul lavoro sono nate nell’ambito del Comitato Permanente di Studio sulla Salute e Sicurezza sul Lavoro istituito presso la Prefettura di Torino che costituisce un’importante occasione di confronto interistituzionale sui temi della prevenzione e di progettazione e coordinamento di interventi mirati alle effettive esigenze del territorio. La riabilitazione ed il reinserimento professionale L’invalidità derivante dall’infortunio o dalla malattia professionale, al crescere della sua gravità, non si limita ad interferire con la vita professionale del lavoratore, ma ne condiziona in modo significativo anche tutti gli aspetti extralavorativi, da quello familiare a quello sociale inteso nella più ampia accezione possibile (hobbies, sport, attività di relazione, interessi culturali, ecc…) con effetti spesso devastanti anche dal punto di vista psicologico ed amplificati dalla condizione di immigrato del lavoratore disabile. A fronte della sopravvenuta invalidità da lavoro l’Inail non si limita ad erogare le prestazioni economiche illustrate in precedenza, ma provvede a fornire anche quelle protesiche, sanitarie e riabilitative ritenute necessarie per valorizzare le capacità dei lavoratori invalidi con l’obiettivo di garantire loro il massimo recupero possibile sia in termini di autonomia personale, che in termini di reinserimento sociale e lavorativo. Tra le prestazioni previste in caso di invalidità le protesi, ove possibile, sono fornite direttamente dall’Inail tramite il suo centro specializzato di Vigorso di Budrio che realizza non solo prodotti tecnologicamente molto avanzati26, ma anche particolarmente curati sotto l’aspetto estetico ad esempio riproducendo l’esatta tonalità del colore della pelle nelle protesi di arti superiori o inferiori fornite ai lavoratori. La valutazione delle prestazioni sanitarie e degli interventi riabilitativi necessari è effettuata nelle unità territoriali dell’Istituto tramite la cosiddetta Équipe Multidisciplinare che comprende le diverse professionalità amministrative, sanitarie e socioeducative che sono coinvolte nella gestione della disabilità da lavoro. Questo nucleo operativo “prende in carico” 26 Oltre alle protesi ad elevato contenuto tecnologico già in uso, come ad esempio il ginocchio elettronico o i diversi ausili alla mobilità forniti, come le carrozzine motorizzate o gli adattamenti di autoveicoli, presso il centro Inail di Budrio sono in sperimentazione altri presidi di prossimo utilizzo operativo come la mano poliarticolata, che permette entro certi limiti il movimento di tutte le dita e non la sola opponibilità del pollice come le protesi attuali, o l’esoscheletro destinato a pazienti paraplegici per restituire loro una limitata possibilità di movimento in posizione eretta. Il ricorso diretto ai servizi offerti dal Centro Protesi Inail non è, però, obbligatorio e nei casi in cui il lavoratore non ne voglia usufruire potrà procurarsi le protesi e gli ausili prescritti dai medici Inail presso un fornitore di sua fiducia il quale li fatturerà all’Inail in base al Nomenclatore tariffario delle protesi. il lavoratore invalido ed individua le soluzioni personalizzate ritenute più adatte alla sua specifica situazione monitorandone l’efficacia nel corso del tempo. Le modalità operative descritte riguardano, ovviamente, tutti i lavoratori senza distinzione alcuna, ma se si osservano i dati esposti nella Figura 8 relativi alle rendite costituite per le invalidità più gravi, i cui titolari sono normalmente presi in carico dall’Équipe, si nota sia che l’incidenza sul totale di quelle con beneficiari stranieri è doppia rispetto all’analogo dato relativo ai beneficiari italiani, sia che il numero assoluto dei casi riguardanti gli stranieri tende ad avvicinarsi a quello registrato tra i loro colleghi italiani nonostante il divario esistente in valore assoluto tra i casi complessivamente denunciati dalle due categorie di lavoratori. Fig. 8 Città Metropolitanta di Torino - Anni 2011-2015 Incidenza delle rendite da infortunio con invalidità > 50% e > 75% sul totale delle rendite con beneficiari italiani e stranieri 5,2% - 8 casi > 75% 2,2% - 15 casi 10,5% - 16 casi > 50 % 4,3% - 29 casi 0,0% 2,0% 4,0% 6,0% STRANIERI 8,0% 10,0% 12,0% ITALIANI N.B.: Le rendite con invalidità > 75% sono un di cui di quelle con invalidità > 50% Le Équipes Multidisciplinari delle Sedi, quindi, nello svolgimento delle loro attività hanno un’elevata probabilità di affrontare casi di lavoratori stranieri con gravi invalidità per i quali al disagio emotivo derivante dalla perdita del ruolo sociale, lavorativo e spesso anche familiare comune a tutte le vittime di infortuni lavorativi invalidanti, si sommano situazioni di oggettiva maggior difficoltà legate, ad esempio, alla comprensione della lingua, al riconoscimento dei titoli di studio, all’accesso all’assistenza sanitaria o alle condizioni ed al livello di inserimento sociale27. Per queste ragioni le attività riabilitative e di reinserimento svolte dalle Équipes Multidisciplinari non si limitano alla seppur fondamentale fornitura delle protesi, ma sono molto più ampie ed eterogenee, spaziando, ad esempio, dalla riqualificazione degli ambienti di vita del lavoratore per renderli fruibili nelle sue mutate condizioni fisiche, ai corsi di alfabetizzazione informatica o di ampliamento delle conoscenze linguistiche resi possibili dalla circolare Inail 61/201128, o all’avvio del lavoratore alla pratica sportiva tramite le attività previste dai protocolli stipulati tra l’Inail e il Comitato Paralimpico Italiano (CIP)29. 27 Nel numero 6/2016 della rivista SuperAbile edita dall’Inail, a proposito dei lavoratori stranieri vittime di infortuni invalidanti si parla dell’esistenza di una “doppia fragilità” sia, come evidenziato anche nelle pagine precedenti, perché esposti a maggiori rischi professionali in funzione dei settori in cui sono prevalentemente occupati, sia perché la gestione degli effetti dell’invalidità si somma alla precarietà (culturale, abitativa, di accesso alle reti di sostegno ed ai servizi) intrinsecamente derivante dalla loro condizione di immigrati. 28 “Regolamento per l’erogazione agli invalidi del lavoro di dispositivi tecnici e di interventi di sostegno per il reinserimento nella vita di relazione” 29 Anche in questo caso l’Inail contribuisce a superare le difficoltà connesse alla pratica sportiva da parte di atleti disabili fornendo strumenti idonei all’attività scelta come, ad esempio, le carrozzine con particolari angolature delle ruote idonee alla pratica del tennis, del basket e, in generale, di tutti gli sport che presuppongono una grande capacità di movimento da parte dell’atleta. Un esempio della duttilità degli interventi possibili è dato da una particolare iniziativa dell’Inail, risalente al 2011, che ha riguardato diversi lavoratori stranieri residenti nel territorio metropolitano ed i cui effetti si protraggono tuttora. In quell’anno la Sede Inail di Torino Centro ha sviluppato un progetto di raccolta delle storie degli infortuni e delle malattie di alcuni lavoratori intervistando 20 persone di cui 7 straniere (5 uomini e 2 donne). Alcune di queste persone per l’esattezza 12, di cui 4 straniere (3 uomini ed 1 donna), hanno partecipato ad un’ulteriore fase costituita da un laboratorio di studio che ha permesso di sistematizzare il materiale raccolto e di arrivare, nel 2013, alla pubblicazione di un libro edito dall’Inail con il titolo “Fare i racConti con il cambiamento” raggiungendo, così, il duplice obiettivo di restituire protagonismo agli interessati valorizzando il loro vissuto e di sensibilizzare la comunità su temi dell’infortunio e della prevenzione30. L’aspetto riabilitativo è, però, andato oltre la pubblicazione delle testimonianze raccolte, perché, al termine del laboratorio di studio, i partecipanti hanno chiesto la realizzazione di un’iniziativa che permettesse la riproposizione dei momenti di confronto e sostegno reciproco del laboratorio. Dal 2012 è stato, quindi, creato dalla Sede di Torino Centro un gruppo di auto-mutuo-aiuto tuttora attivo, coadiuvato da operatori Inail dotati di specifiche competenze di facilitazione e ascolto, funzionante con cadenza quindicinale ed aperto anche a persone che non avessero partecipato alle precedenti iniziative. In questo modo sono stati coinvolti nel corso delle diverse edizioni ben 11 stranieri (5 donne e 6 uomini) garantendo loro non solo sostegno emotivo, ma soprattutto, grazie all’incontro con persone alle prese con i medesimi problemi, il rafforzamento di una rete sociale di relazioni che spesso la disabilità rende più fragile isolando il lavoratore straniero disabile più di quanto non accada al collega italiano. 30 Per garantire il rigore scientifico necessario alla corretta sistematizzazione del materiale raccolto, il laboratorio di studio è stato condotto e coordinato dalla Prof. Lucia Portis, formatrice della Libera Università di Anghiari. Il libro che ne è scaturito è stato presentato in varie occasioni ufficiali sia al Salone del Libro di Torino che al Circolo dei Lettori di Torino, nonché al festival dell’Autobiografia di Arezzo ed alla cerimonia ufficiale dell’Anmil dell’anno 2014 Conclusioni Da oltre un secolo l’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro (Inail) tutela i lavoratori vittime di infortuni e di malattie professionali erogando loro le prestazioni economiche, sanitarie e protesiche previste dalla legge, mentre da oltre un quindicennio l’Istituto ha assunto anche compiti di prevenzione, riabilitazione e reinserimento con l’obiettivo di portare aziende e lavoratori a condividere una vera e propria cultura della sicurezza che contribuisca a ridurre gli infortuni e le malattie professionali e favorisca il reinserimento familiare, sociale e lavorativo del lavoratore invalido. Di tutte queste attività beneficiano lavoratori e aziende ovviamente senza distinzione alcuna, ma in alcuni casi spicca l’importanza che esse rivestono nei confronti degli stranieri per aiutarli nel superare le difficoltà che il fatto di lavorare ed infortunarsi in un contesto estraneo intrinsecamente comporta. Dal punto di vista prevenzionale il cofinanziamento degli investimenti effettuati dalle imprese ha scarso impatto a causa del numero pressoché nullo di imprese straniere in grado di effettuare investimenti in materia, mentre per i lavoratori stranieri riveste una particolare importanza la fruizione dei prodotti editoriali multilingue creati appositamente per orientarli nelle tematiche inerenti la sicurezza e per informarli circa i diritti ed i comportamenti da adottare in caso di infortunio sul lavoro. A queste iniziative si aggiungono le collaborazioni tra l’Inail e gli Enti ed Istituzioni a vario titolo competenti in materia di salute e sicurezza sul lavoro, alcune delle quali promosse nell’ambito dell’importante cabina di regia rappresentata dal Comitato Permanente di Studio sulla Salute e Sicurezza sul lavoro istituito presso la Prefettura di Torino. Queste collaborazioni permettono di realizzare interventi mirati alle effettive esigenze di lavoratori e aziende operanti nel territorio della Citta Metropolitana di Torino che spesso coinvolgono lavoratori e studenti stranieri, sensibilizzati, in questo modo, sulle tematiche inerenti la sicurezza sul lavoro. Dal punto di vista più strettamente assicurativo si rileva che, nel corso del 2015, sono stati denunciati all’Inail da lavoratori stranieri 3.215 infortuni avvenuti nel territorio della Città Metropolitana di Torino, con un calo del 2,4% rispetto all’anno precedente ed un’incidenza del 13,3% sul totale dei casi denunciati. Ragionando in termini di quinquennio 2011-2015 l’incidenza sul totale resta pressoché immutata, mentre la costante riduzione annua degli infortuni registrata all’inizio del periodo si attenua sensibilmente nel 2015 quando, per gli stranieri, il calo degli rispetto all’anno precedente è stato nettamente inferiore al dato relativo agli italiani. Sotto molti punti di vista i dati del 2015 sono estremamente interessanti perché rappresentano il culmine di alcuni processi che nel corso del quinquennio hanno portato gli infortunati stranieri ad assomigliare sempre più ai loro colleghi italiani: la prevalenza dei lavoratori infortunati rispetto alle lavoratrici infortunate è sempre più ridotta; l’età media, pur rimanendo inferiore a quella degli italiani, è più elevata che negli anni precedenti; l’incidenza degli infortuni in itinere è di pochi punti percentuali inferiore agli italiani e la distribuzione tra casi accolti e casi respinti è ormai pressoché identica tra lavoratori stranieri ed italiani. Ciò non vuol dire che tutte le differenze tra infortunati stranieri ed italiani si siano appianate e, nel 2015, si confermano alcune costanti degli anni precedenti come la maggior incidenza tra i primi degli incidenti avvenuti nell’ambiente proprio di lavoro (fabbrica, officina, laboratorio, ufficio) e nei settori di produzione dei beni cui si aggiungono alcune limitate realtà del terziario come la sanità. Altro dato costante confermato nel 2015 è la maggior incidenza tra gli stranieri dei risarcimenti, in capitale o in rendita, delle invalidità permanenti legate agli infortuni più gravi ai quali gli stranieri continuano ad apparire più esposti degli italiani. L’esito dei 5 casi mortali occorsi a lavoratori stranieri nel 2015 non sembra, invece, essere particolarmente influenzato dalla variabile della nazionalità e l’elevata incidenza dei casi negativi sia tra gli stranieri che tra gli italiani sembra prevalentemente riconducibile alla casualità indotta dal numero estremamente ridotto di casi annui. Oltre agli infortuni, i lavoratori stranieri nel 2015 hanno denunciato all’Inail 71 malattie professionali, con un calo del 26% rispetto all’anno precedente ed un’incidenza sul totale del 7,6%. L’incidenza largamente inferiore rispetto agli infortuni è dovuta principalmente alla presenza relativamente recente di lavoratori stranieri in Italia: per tale ragione le patologie che li hanno colpiti nell’ultimo quinquennio sono in genere quelle meno gravi ed imputabili a fattori di rischio con minori tempi di latenza, come le malattie osteoarticolari o le sordità, mentre sono ancora relativamente rari i casi di patologie più gravi (es. tumori), legati a periodi molto lunghi sia di esposizione ai fattori di rischio che di manifestazione della malattia. Per questa ragione le malattie professionali con esito mortale che nel quinquennio 2011-2015 hanno colpito lavoratori stranieri, pur essendo tutte di origine tumorale, sono numericamente così poche da non permettere di trarre valutazioni statisticamente attendibili. Dal punto di vista riabilitativo, l’incidenza quasi doppia rispetto agli italiani dei risarcimenti in rendita relativi ai danni permanenti più gravi indica che in molti casi i lavoratori stranieri saranno loro malgrado beneficiari delle attività di riabilitazione e reinserimento lavorativo che l’Inail svolge in favore di chi ha subito una disabilità da lavoro. Queste attività sono gestite da una Équipe Multidisciplinale presente in tutte le Sedi dell’Istituto che “prende in carico” il lavoratore disabile ed affronta il suo caso con un approccio di largo respiro che, oltre alla fondamentale fornitura delle protesi necessarie, si occupa di tutti gli aspetti necessari per valorizzarne le capacità residue con l’obiettivo di garantirgli il massimo recupero possibile sia in termini di autonomia personale, che in termini di reinserimento sociale e lavorativo.