Titolo rubrica: Parliamone…
L’economia Usa crea nuovi posti di lavoro
e gli stranieri sono più occupati degli americani
L’economia degli Stati Uniti continua a creare posti di lavoro. Nel solo mese di marzo
2006, sono stati registrati 211.000 posti di lavoro e il tasso di disoccupazione è sceso dal
4,8% al 4,7%, vale a dire il livello più basso mai raggiunto dal luglio del 2001.
Un gran numero di assunzioni, dunque, che è arrivato dopo che le imprese statunitensi
avevano già dato il via a 225.000 posti nel mese precedente (febbraio) e altri 154.000 in
gennaio.
E’ il segnale evidente che le aziende Usa stanno guadagnando fiducia nelle prospettive
dell’economia e stanno attivandosi in questo senso. Le statistiche di marzo, per altro,
sono superiori alle attese, che erano di 190.000 nuovi dipendenti, e hanno mostrato la
solidità dell’espansione.
Espansione che ha recentemente convinto la Federal Reserve a proseguire nella manovra
di rialzo del costo del denaro.
Un’operazione attuata per prevenire i rischi di inflazione che potrebbero pesare sulla
Borsa e sui bond (questi ultimi hanno un attuale rendimento sui decennali salito ai
massimi livelli da quattro anni a questa parte).
La crescita Usa, però, probabilmente non è finita qui. Secondo numerosi analisti, infatti, il
Prodotto interno lordo statunitense potrebbe marciare al passo del 4,5% nel corso del
primo semestre 2006.
Una strategia che avrà un ulteriore incentivo da parte della Fed: il miglioramento del
mercato del lavoro in combinazione con gli elevati prezzi dell’energia. Quest’ultimo
andamento, infatti, potrebbe aggravare ulteriormente la tensione sui prezzi, nonostante
finora l’inflazione Usa sia rimasta contenuta.
Le ultime statistiche occupazionali, infatti, hanno evidenziato un aumento medio limitato
allo 0,2% dei salari orari.
La crescita occupazione nel mese di marzo è stata trainata in particolare dal settore dei
servizi, dove sono stati creati 202.000 posti di lavoro.
Negli Usa, inoltre, è stato risolto il problema immigrati, nella fattispecie i due mercati del
lavoro, quello per i cittadini originari e quello per gli stranieri extracomunitari. Infatti, se i
secondi normalmente sono svantaggiati nel trovare un posto di lavoro, questo non avviene
negli Usa, dove per la prima volta il tasso di disoccupazione tra gli stranieri è sceso al di
sotto di quello dei cittadini americani.
Un fatto che in Europa è ben lontano dall’accadere. Lo dicono le statistiche.
I dati Eurostat sui senzalavoro, mettono in testa Belgio, Paesi Bassi, Austria, Francia e
Svezia nelle differenze di impiego per nazionalità.
In coda, Grecia, Spagna e Italia.
Enrico Leporati