Giuseppe Antonio Giunta Università di Pisa, 17-04-2015 Filosofia e scienza del mondo antico (S) Prof. Maria Michela Sassi Seminario: cause necessarie e cause intelligenti tra Fedone e Timeo 1. Aristotele e le cause: premesse metodologiche 1.1 La scienza e le quattro cause: « […] infatti, diciamo di conoscere una cosa, quando riteniamo di conoscere la causa prima. » (Aristotele, Metafisica traduzione a cura di G. Reale, A, 983a, 24-25, Bompiani, 2013, p. 15) « In un primo senso, diciamo che causa è la sostanza e l'essenza […] in un secondo senso, diciamo che è causa la materia e il sostrato; in un terzo senso, poi, diciamo che causa è il principio di movimento; in un quarto senso, […], lo scopo e il bene. » (Aristotele, Metafisica traduzione a cura di G. Reale, A, 983a, 28-33, Bompiani, 2013, p. 15) 1.2 La causa finale: « Infatti, […] è il fine della generazione di ogni movimento. » (Aristotele, Metafisica traduzione a cura di G. Reale, A, 983a, 33-34, Bompiani, 2013, p. 15) 1.3 Ricostruzione dossografica, causa materiale e causa formale in Platone: « Il fine, poi, per cui le azioni, i mutamenti e i movimenti hanno luogo, essi [i filosofi anteriori ad Aristotele], in un certo qual modo, dicono che è causa, ma non dicono poi in quale modo sia causa, né dicono quale sia la sua natura. » (Aristotele, Metafisica traduzione a cura di G. Reale, A, 988b, 5-10, Bompiani, 2013, p. 41) « Da quanto si è detto, risulta chiaro che egli [Platone] ha fatto uso di due sole cause: di quella formale e di quella materiale. » (Aristotele, Metafisica traduzione a cura di G. Reale, A, 988a, 9-10, Bompiani, 2013, p. 39) 2. Il Fedone: il finalismo come orizzonte di problema 2.1 Lo studio della natura e il metodo anassagoreo: « E veramente mi pareva una scienza magnifica, conoscere le cause di ciascuna cosa, perché ciascuna cosa nasce e perché perisce e perché è. » (Platone, Fedone traduzione a cura di P. Fabrini, 96a, 6-9, BUR, 1999, p. 293) « […] Ma, udito un giorno un tale leggere da un libro che era, com'egli diceva, di Anassagora, e che affermava che in definitiva è la mente l'ordinatrice e la causa di tutto, mi rallegrai di questa causa e mi parve, in un certo modo, che stesse bene che la mente fosse la causa di tutto; […] » (Platone, Fedone traduzione a cura di P. Fabrini, 97c, 6-9, BUR, 1999, pp. 299-301) 2.2 L’assenza del finalismo: « Giacché, non mi sarei mai immaginato che egli, atteso che afferma che queste cose si trovano ordinate da una mente, assegnasse poi loro una causa diversa da questa, cioè che il meglio per esse sia di essere così come sono; […] » (Platone, Fedone traduzione a cura di P. Fabrini, 98b, BUR, 1999, p. 303) « […] procedendo nella lettura, vedo un uomo che non utilizza per niente la mente né le assegna alcuna causalità per l'ordine dato alle cose, ma adduce come cause e l'aria e l'etere e l'acqua e altre cose numerose e assurde.» (Platone, Fedone traduzione a cura di P. Fabrini, 98c, BUR, 1999, p. 305) « Ma chiamare cause cose di questo tipo è davvero assurdo. Se uno dicesse che senza avere tali cose, e ossa e nervi e tutto quello che io ho, non sarei in grado di fare quello che mi sembri dover fare, direbbe la verità; ma dire che queste cose sono la causa per cui faccio quello che faccio, e che le faccio con la mente, ma senza la scelta del meglio, significa vasta e profonda trascuratezza di ragionamento. » (Platone, Fedone traduzione a cura di P. Fabrini, 99b, BUR, 1999, p. 307) « […] ma ritengono di poter un giorno ritrovare un Atlante più forte e più immortale di questo e maggiormente capace di tenere insieme tutto, e non credono affatto che il bene, che è ciò che lega, colleghi veramente e tenga insieme alcuna cosa. » (Platone, Fedone traduzione a cura di P. Fabrini, 99c, BUR, 1999, p. 309) 2.3 Le vere cause: l’espulsione del meccanicismo « […] stanco com'ero di osservare le cose, mi parve bene dovermi guardare che non mi capitasse ciò che capita appunto a quelli che contemplano e osservano il sole durante un'eclissi: perché alcuni talora ci perdono gli occhi, se non ne osservano l'immagine riflessa nell'acqua o in qualcos'altro del genere. […] e temetti di diventare del tutto cieco dell'anima a puntare gli occhi sulle cose […] Mi parve bene che dovessi rifugiarmi nei ragionamenti e indagare in essi la verità delle cose. […] giacché non ammetto affatto che chi indaga le cose per mezzo dei ragionamenti le indaghi più in immagini di chi le indaga nella realtà. » (Platone, Fedone traduzione a cura di P. Fabrini, 99e-100a, BUR, 1999, p. 311) « […] che niente altro fa bella quella tal cosa se non la presenza o la comunanza di quel bello o qualunque altro modo e mezzo con cui si attui questa relazione. » (Platone, Fedone traduzione a cura di P. Fabrini, 100d, BUR, 1999, p. 315) « […] e si fu d'accordo che ciascuna delle idee esiste realmente e che le altre cose, in quanto partecipano delle idee, prendono il loro nome appunto da esse […] » (Platone, Fedone traduzione a cura di P. Fabrini, 102b, BUR, 1999, p. 321) 3. ll Timeo: la teleologia compiuta in Platone 3.1 La spiegazione “verosimile” « […] è ciò che bisogna innanzitutto distinguere: cosa è ciò che sempre è, senza avere generazione, e cosa è ciò che sempre diviene, senza mai essere? L’uno, certo, si coglie con il pensiero […] l’altro, dal canto suo, è oggetto dell’opinione che deriva dalla sensazione […] si genera e si corrompe e mai è realmente. Inoltre, tutto ciò che si genera, si genera per necessità a partire da una causa. » (Platone, Timeo traduzione a cura di F. Fronterotta, 28a, BUR, 2003, pp. 177-179) 3.2 Idee: i modelli della costituzione del mondo e nuovi rapporti causali « […] ma bisogna chiedersi ancora, riguardo all’universo, in base a quali modelli il suo artigiano lo ha fabbricato […] Se questo mondo è davvero bello […] si rivela evidente che egli ha fissato il suo sguardo su ciò che è eterno […] esso è fabbricato in base a ciò che si coglie attraverso il ragionamento e il pensiero […] stando così le cose, è assolutamente necessario che questo mondo sia un’immagine di qualcos’altro. » (Platone, Timeo traduzione a cura di F. Fronterotta, 29a-29b, BUR, 2003, pp. 181-183) 3.3 Il Demiurgo: "artigiano" e "legislatore" del mondo « […] è infatti impossibile, per qualunque cosa, avere generazione senza l’intervento di una causa. Quando il Demiurgo tiene lo sguardo sempre fisso su ciò che è sempre identico a se stesso, servendosi di esso come un modello, e ne riproduce la forma e le proprietà nell’oggetto che produce, tutto ciò che produce in questo mondo è bello per necessità; […] » (Platone, Timeo traduzione a cura di F. Fronterotta, 28b, BUR, 2003, p. 179) « Egli era buono, e in chi è buono non sorge mai alcuna invidia rispetto a nulla; essendo privo di invidia, egli volle che tutte le cose fossero per quanto possibili simili a lui. […] Poiché la divinità voleva che tutte le cose fossero buone, e che nessuna, per quanto possibile, si rivelasse imperfetta, avendo preso così quanto era visibile, che non si trovava in quiete, ma in un movimento senza ordine né regola, lo condusse dal disordine all’ordine, considerando che questo è in tutto migliore di quello. […] Così dunque, secondo un ragionamento verosimile, bisogna affermare che questo mondo, che è un vivente dotato di anima e di pensiero, è stato davvero generato secondo il disegno della divinità. » (Platone, Timeo traduzione a cura di F. Fronterotta, 30a-c, BUR, 2003, p. 185-187) « […] e queste cose [terra, acqua, aria, fuoco], che allora si trovavano appunto in tale condizione naturale, egli le configurò innanzitutto secondo forme e numeri. » (Platone, Timeo traduzione a cura di F. Fronterotta, 53b, BUR, 2003, p. 281) 3.4 Meccanicismo e finalismo nel teleologia platonica « Quello detto fin qui, dunque, salvo qualche cenno, ha mostrato ciò che è stato prodotto dall’intelletto; ma bisogna aggiungere al nostro discorso anche ciò che si è prodotto in virtù della necessità. Infatti, la nascita di questo mondo è avvenuta nella forma di una mescolanza che deriva dalla combinazione di necessità ed intelletto; e, poiché l’intelletto dominava la necessità, persuadendola a realizzare per il meglio la maggior parte delle cose soggette alla generazione, in questo modo e a queste condizioni, in virtù della necessità vinta da una persuasione intelligente, fu originariamente costituito il nostro universo. […] dovrà mescolare nel discorso anche il genere della causa errante e come susciti per sua natura il movimento. » (Platone, Timeo traduzione a cura di F. Fronterotta, 48a-48b, BUR, 2003, p. 255) « […] vi è ancora un terzo genere di realtà, quello dello spazio, che è sempre e non ammette corruzione, che offre un luogo a tutte le cose che devono generarsi e può essere colto attraverso un ragionamento bastardo che non deriva dalla sensazione e che è a stento credibile […] » (Platone, Timeo traduzione a cura di F. Fronterotta, 52b, BUR, 2003, p. 275) « Bisogna chiamarla sempre nello stesso modo, perché non si allontana dalle proprietà che la caratterizzano; infatti, essa accoglie sempre tutte le cose, senza mai prendere in nessun modo e a nessuna condizione alcuna forma che assomigli ad alcuna delle cose che entrano in essa. » (Platone, Timeo traduzione a cura di F. Fronterotta, 50c, BUR, 2003, p. 267)