Luglio 2013
ospedaleniguarda.it
Poste Italiane Spa
Sped. abb.post. Dl n. 353/2003
art 1 (comma1) D&B Milano
DISTRIBUZIONE
GRATUITA
Più precisione in radioterapia
La VMAT per una terapia più mirata contro i tumori
iale
r
Edito
La riorganizzazione
della sanità lombada:
orgoglio e spirito
di servizio
N
el corso degli ultimi mesi dell’
anno scorso la Giunta di Regione
Lombardia ha posto le premesse per
la riorganizzazione del Servizio Sanitario
Regionale e, con gli ultimi provvedimenti
sta, passo passo, ridisegnando la rete
dell’assistenza ospedaliera.
La più recente deliberazione affronta il
tema del riordino di cinque importanti
alte specializzazioni chirurgiche ed
interventistiche: cardiochirurgia, emodinamica ed elettrofisiologia, chirurgia toracica,
chirurgia vascolare e neurochirurgia.
È importante comprendere le ragioni di
questi provvedimenti: in primo luogo
la ricerca della massima qualità delle
prestazioni offerte ai cittadini.
È ben noto che la qualità delle attività
di diagnosi e cura (specie se complesse)
migliora nettamente con l’aumentare della
frequenza con la quale i professionisti le
affrontano.
CONTINUA A PAGINA tre
Attualità a pag. 2
Tumore del colon-retto: le
terapie personalizzate
Sommario
Sanità a pag. 3
La rete delle malattie rare
C
’è un asso in più nella manica di chi
ogni giorno gioca la difficile partita
contro il cancro, si chiama VMAT
(Volumetric Modulated Arc Therapy) ed è
una sofisticata tecnica che di recente ha fatto
il suo ingresso nella Radioterapia. Il cuore
Riconoscimenti
La laurea honoris causa
a Marisa Cantarelli
Un contributo fondamentale all’assistenza
infermieristica personalizzata
Centri Specialistici
a pag. 5
AIMS Academy
e Medicina Iperbarica
Malattie dalla A alla Z
a pag. 6
Helicobacter pylori
Gli Specialisti Rispondono
da pag. 8 a 12
Il chirurgo, il diabetologo,
l’infettivologo...
Volontariato a pag. 13
Associazione Malattie del
Sangue ed Erika
Arte e Storia a pag. 14
Enrico Baj e il Museo
d’Arte Paolo Pini
V
enerdì 10 maggio, l’Università di Milano
ha assegnato la laurea magistrale honoris
causa in “Scienze infermieristiche
e ostetriche” a Marisa Cantarelli, per lo
“straordinario impegno e capacità dimostrate
nella ricerca, nella didattica e nell’elaborazione
di teorie della disciplina infermieristica”.
CONTINUA A PAGINA dodici
Città dell’Arte
Enrico Baj e il dialogo
in Paradiso
CONTINUA A PAGINA quattordici
tecnologico è un software che consente
all’acceleratore lineare (il macchinario usato
per questo tipo di terapie) di mirare più
accuratamente sui tessuti tumorali garantendo
una maggiore preservazione di quelli sani.
CONTINUA A PAGINA due
AREU - Emergenza Urgenza
Anche Milano verso
il numero unico
Dallo scorso maggio componendo il
118 risponde il 112
I
niziata a Varese nel 2010, nella centrale
del 118 interna all’ospedale, la novità è
arrivata da maggio anche a Milano per
le ambulanze che avevano già sperimentato
il “nuovo corso” anche a Como, Lecco,
Bergamo Monza e relative province.
CONTINUA A PAGINA due
NIGUARDA CANCER CENTER
Tiroide: crescono i casi
di tumore
Aumento del 200% negli ultimi 20 anni.
L’asportazione con la tecnica mininvasiva
CONTINUA A PAGINA otto
Periodico di informazione dell’Azienda Ospedaliera Ospedale Niguarda Ca’ Granda
Il giornale di Niguarda
Anno 8 - Numero 3
due
NIGUARDA CANCER CENTER
Tumore del colon-retto: le terapie personalizzate nella pratica clinica
E
’ una conferma importante quella che
arriva da uno studio di fase 3 condotto
su 500 pazienti, colpiti dal tumore
al colon in fase metastatica. La ricerca,
pubblicata sul prestigioso New England
Journal of Medicine, ha coinvolto diversi
centri internazionali e ha visto Niguarda come
centro coordinatore per l’Italia. “Si è trattato
dell’atto finale che ha certificato in maniera
incontrovertibile l’esigenza di un approccio
personalizzato nella terapia per questo tipo
di tumore- spiega Salvatore Siena, Direttore
dell’Oncologia Falck -”.
Negli ultimi anni i passi in avanti fatti
dai ricercatori dell’IRCC (Istituto per la
Ricerca e la Cura del Cancro) di Candiolo e
dall’Oncologia Falck di Niguarda avevano
prospettato che la diversa risposta alle terapie a
bersaglio molecolare, per questo tipo di tumore,
era da spiegarsi su base genetica. In pratica
il panitumumab, l’anticorpo monoclonale di
ultima generazione, dimostra la sua efficacia,
in termini di aumento della sopravvivenza,
solo su pazienti che non presentano mutazioni
in geni specifici, come KRAS, NRAS o
BRAF. “E’ importante quindi “prendere
l’impronta genetica” del paziente, attraverso
i test che abbiamo messo a punto nel corso
degli anni, per scegliere la terapia più idonea.
Si tratta di una personalizzazione delle cure
che dopo questo studio diventerà a tutti gli
effetti la pratica clinica di riferimento”.
Chi visita Niguarda
Dalla Cina
D
i recente una nutrita
delegazione di medici
oncologi e chirurghi,
provenienti dai più importanti
ospedali cinesi, è venuta in
visita al Niguarda. Sono stati
accolti da Salvatore Siena,
Direttore dell’Oncologia Falck e
Massimiliano Mutignani, Direttore dell’Endoscopia Digestiva e Interventistica.
L’incontro è stato l’occasione per assistere ad una presentazione sulle terapie
e i trattamenti che nel nostro Ospedale si portano avanti contro i diversi tipi di
tumore dell’apparato digerente.
Riabilitazione Equestre
Quell’orto tra i cavalli
Attualità
E
’ difficile ricordarsi di essere in un ospedale quando
si raggiunge il Centro di Riabilitazione Equestre
Vittorio Di Capua. Aggirandosi tra i paddock e le
strutture per l’attività a cavallo, non è difficile imbattersi nei
magnifici quadrupedi ma anche in pennuti come oche, anatre, germani e perfino un pavone. Ci sono, poi, la capretta
Teodolinda, il cane Olivia e il gatto Milù. E poi tanto verde…
un’oasi naturale che di recente si è arricchita di un’area importante: l’orto-giardino per i piccoli pazienti del Centro e
non solo. “Fa parte di un percorso sensoriale pensato per
dare modo ai bambini di prendere dimestichezza con i cicli della natura - spiega Annalisa Roscio, Responsabile del
Centro - Prima nella serra, poi in campo aperto, i bambini
seminano e imparano il valore del prendersi cura e dell’attesa prima che le piante diano i loro frutti”.
Il piccolo campo è suddiviso in più zone. C’è l’aiuola dei
profumi e dei colori, ravvivata dalle tinte accese dei fiori in continuo cambiamento a seconda della stagione. C’è
l’area dedicata all’orto vero e proprio con diversi prodotti
della terra: zucchine, insalata, carote, patate, solo per citarne
alcuni. “Abbiamo puntato sulla semina di tante tipologie
differenti di ortaggi - ci dice Simona Molinari, collaboratrice del Centro - proprio per dare modo ai bambini di
sperimentare il più possibile, puntando anche sul concetto
di diversità, che diventa emblematico quando si lavora con
bambini affetti da disabilità”.
C’è anche un’area coltivata con il necessario per l’alimentazione dei cavalli e degli altri animali e per i bambini è uno
spasso preparare il loro cibo. A completare il giardino c’è
l’aiuola degli aromi: timo, rosmarino, lavanda, menta e basilico. I bambini, assistiti dalle terapiste, li hanno raccolti ed
essiccati per poi sminuzzarli e trasformarli in sali aromatici e
Più precisione in Radioterapia
“Le tecniche radioterapiche tradizionalispiega Mauro Palazzi, Direttore della
Radioterapia-, compresa quella ad intensità
modulata (IMRT), consistono in alcuni fasci
di radiazione, generalmente da 2 a 9, prodotti
da un acceleratore lineare e diretti verso
il tumore. Con VMAT, invece, la continua
rotazione della testata dell’acceleratore
durante l’irradiazione favorisce la massima
focalizzazione delle radiazioni sui tessuti
tumorali, che vengono così colpiti da tutte
le angolazioni possibili”. Il bersaglio, nello
spazio di pochi minuti, viene raggiunto con
precisione ancora maggiore rispetto alle
precedenti tecniche, riducendo ulteriormente
il rischio di danni collaterali agli organi sani.
L’utilizzo della VMAT permette, inoltre, di
dimezzare la durata dei trattamenti rispetto
alla IMRT: circa 5-7 minuti rispetto ai tempi
tradizionali che si aggirano sui 20 minuti per
seduta. “Aumentando la precisione- continua
Palazzi-, si incrementano le possibilità di
successo, consentendo nello stesso tempo di
trattare un numero maggiore di pazienti ogni
giorno e quindi di ridurre i tempi di attesa per
iniziare la radioterapia”.
Potenzialmente la VMAT si applica a tutte le
neoplasie, ma è particolarmente utile per quelle
patologie in cui la focalizzazione del trattamento
deve essere massima per preservare organi o
apparati molti vicini. Così VMAT è un plus da
sfruttare per i tumori della testa e del collo,
come laringe, faringe e cavo orale, ma anche
per le neoplasie della pelvi, come prostata e
retto, del polmone e della mammella.
Anche per questa tecnica la fase pre-trattamento
è cruciale. Il corretto funzionamento
dell’acceleratore e l’elaborazione del piano di
cura sono garantiti dalla collaborazione col fisico
sanitario, mentre sul lettino del macchinario il
paziente è preparato dai tecnici di radioterapia
che lo posizionano accuratamente. La mira
utilissimi profumatori per cassetti. Tutte le aiuole sono predisposte in cassoni rialzati per essere facilmente accessibili
alle carrozzine, anche a quelle dei piccoli dell’Unità Spinale
o del Centro Nemo (il centro di Niguarda per le malattie neuromuscolari): “Queste attività li spingono a scoprire nuove
abilità, importanti per il loro percorso. Il nostro Centro comunque è aperto a tutti i bambini e abbiamo già ospitato
diverse classi, tra cui anche i piccolissimi dell’asilo nido del
Niguarda - conclude Roscio”.
www.riabilitazionequestre.it
Verso il numero unico
SEGUE DALLA PRIMA
viene verificata con una Tac (montata sullo
stesso acceleratore), la posizione del paziente
aggiustata millimetricamente, e poi via: inizia
la seduta di trattamento vera e propria.
Nel corso degli anni i trattamenti radioterapici
si stanno sempre più affinando e aumenta
la quota dei pazienti oncologici che nel loro
percorso di cura traggono beneficio dalla
radioterapia: gli ultimi dati indicano che questa
opzione viene utilizzata almeno nel 60% di
tutti i casi di tumore.
Ma “radioterapia” non significa solo macchinari
hi-tech, ritrovati di ultima generazione e “bottoni
da schiacciare”. “Il lavoro- ricorda Palazzi- non
può prescindere da quella che è la componente
umana: il personale, rappresentato da medici,
fisici, tecnici e infermieri, deve saper utilizzare
la tecnologia con le conoscenze e l’esperienza
ottimali, ma anche sapersi rapportare con il
paziente ed i suoi familiari nel modo migliore”.
Sono 1500 i pazienti seguiti ogni anno presso
la Radioterapia di Niguarda e il loro percorso
è fatto di cicli terapeutici che si prolungano
anche per diverse settimane con effetti
collaterali a volte importanti. “Per garantire
loro un’accoglienza ed un’assistenza ottimali,
abbiamo appena aperto due nuove sale visita
e potenziato il personale infermieristico,
indispensabili per una maggiore attenzione
ad ogni loro necessità, non solo sotto il profilo
strettamente clinico ma anche umano - conclude
lo specialista-”.
SEGUE DALLA PRIMA
Chi digita il 118 ora, nel capoluogo meneghino, si sente rispondere
dal call center organizzato a Niguarda: “Buongiorno, numero
unico dell’emergenza 112”. Non si tratta di un carabiniere, bensì
di un operatore che dall’ospedale milanese (sede provvisoria del
call center collettore) localizza automaticamente la posizione del
chiamante compilando una sorta di scheda che attesta il nome di chi
telefona e il motivo. Il tempo che l’utente crede di perdere fornendo
queste informazioni lo guadagna invece subito dopo. Se la chiamata
non riguarda le competenze specifiche del 118, in pochi secondi
viene smistata alle centrali operative di competenza: polizia,
carabinieri, vigili del fuoco, polizia municipale o protezione civile.
Il valore aggiunto è l’azione di filtro, anzitutto. E l’esperienza
di Varese in questo ha segnato il passo: Areu (Agenzia regionale
emergenza urgenza) spiega che su 100 chiamate arrivate al 118
nella città lombarda- che ha fatto da tester- circa 60 non riguardano
le competenze delle ambulanze. Inoltre con questo sistema vengono
escluse tutte le telefonate improprie - scherzi o falsi allarmi - o quelle
dei bambini che giocano con i cellulari dei genitori.
Con il sistema a regime ci sarà anche un vantaggio in più: sarà
automatica la localizzazione della chiamata. Oggi il 118 non
individua la provenienza della richiesta di soccorso. È l’operatore a
chiederla, spesso trovando dall’altra parte del cavo o dell’etere una
persona in preda al panico, quindi confusa. Con il nuovo sistema,
grazie a un collegamento istantaneo con Roma, compariranno
in automatico sul monitor tutti i dati del chiamante. A breve- anche
se non sono state ancora fissate le date certe- si aggregheranno al
servizio del numero unico 112 anche le altre realtà dell’emergenza
che fanno capo a diverse “utenze” telefoniche: i Vigili del Fuoco con il
115, dovrebbero realizzarlo a breve, la Polizia con il 113 e i Carabinieri
dovrebbero convergere nel nuovo servizio entro l’anno.
NEWS DAL WEB
Defibrillazione, istruzioni per l’uso
C
os’è il defibrillatore semiautomatico? A cosa serve?
Quando si usa? Chi lo può utilizzare? Sul sito
dell’AREU sono state raccolte tutte le domande sul
tema “defibrillazione”, con le risposte degli esperti e un video
che racconta le fasi di un corretto intervento di soccorso.
www.areu.lombardia.it
Rete per le malattie rare
Al via la mappa per la prevalenza delle patologie
tre
In Lombardia sono 43.000 i pazienti assistiti
E
’ dal 2001, anno della sua istituzione,
che la rete regionale per le malattie
rare si prende cura dei pazienti
affetti da queste patologie. Le chiamano le
“patologie di pochi” ma guardando i dati,
sommandoli, ci si accorge che il numero
di cittadini assistiti non è poi così esiguo,
tutt’altro. Abbiamo incontrato Erica Daina,
La rete ha iniziato la sua attività nel 2001,
allora ne facevano parte 13 presidi, oggi
sono 34, quali sono gli altri numeri della
rete?
Secondo i dati dell’ultimo report disponibile
le persone che hanno ricevuto assistenza per il
2012 sono circa 43.000. Il numero è ricavato
dalle richieste per il codice di esenzione,
disponibile per questo tipo di patologie. Si
tratta di un numero consistente se rapportato
con la popolazione lombarda che è di circa
10 milioni di abitanti. Per quanto riguarda la
distribuzione, il 16,2% dei casi proviene da
fuori regione.
In questo periodo si sente parlare sempre
più spesso di riorganizzazione delle reti
sanitarie regionali. C’è un rischio di
ridimensionamento anche per quella dei
malati rari?
La razionalizzazione non dovrebbe toccare
la rete delle malattie rare, in quanto è nata
con un obiettivo diverso da quello degli
altri network, come può essere quello
oncologico o cardiologico. In pratica non si
è andati ad istituire in un ospedale un centro
per le malattie rare. Ma laddove c’erano
delle competenze riconosciute ci si è resi
disponibili ad assistere i pazienti. Nulla è stato
creato ad hoc.
Quanto conta lavorare in rete per
l’assistenza a questo tipo di malati?
Per le patologie rare lavorare in rete è
fondamentale. Basta pensare a chi vuole
organizzare un registro o uno studio. Per farlo
è necessario chiedere la collaborazione degli
altri centri perché i casi per definizione sono
pochi. Comunque il sistema di raccolta dei dati
ha ancora notevoli margini di miglioramento.
Inoltre ci auspichiamo che a livello nazionale
presto si facciano i passi necessari per alzare
il livello, come l’aggiornamento dell’elenco
delle patologie, che dà diritto ai codici di
esenzione, e l’adozione di un vero e proprio
piano nazionale per queste malattie.
Libera Professione
L’Area privata è “punto it”
Il “modello Balduzzi” a Niguarda
La gestione è in rete per medico e paziente
L
a Legge 189/2012 (Legge
Balduzzi) ha di recente introdotto
delle importanti novità nella
gestione della Libera Professione. In
particolare la riforma ha reso obbligatorio
il collegamento in rete degli studi
privati fuori del perimetro ospedaliero,
quando derogati espressamente dalla
Regione su richiesta delle aziende
ospedaliere o ASL.
Il Niguarda, con oltre 60.000 prestazioni
ambulatoriali all’anno erogate in Libera
Professione e Solvenza Aziendale- di
cui più di 9.000 nei 70 studi privati
autorizzati- gestisce in modo integrato
le prestazioni di 450 professionisti, già
dal 2007, anno in cui è stato attivato il
servizio denominato “Area Privata”,
molto simile nelle modalità operative
previste dalla L.189/2012 e incentrato
sull’informatizzazione e la gestione da
remote sia per il professionista sia per il
paziente.
Il servizio prevede la gestione delle
agende centralizzate, il call center, il
recall e tutte le attività a supporto dei
pazienti privati e degli specialisti del
Niguarda. Le prenotazioni possono
avvenire attraverso tre canali: il call
center telefonico, gli sportelli dedicati
in ospedale oppure i professionisti
che hanno accesso on-line alla propria
agenda personale. Negli ultimi mesi ne
è stato, inoltre attivato, un quarto: la
prenotazione per i pazienti attraverso un
sito accessibile anche dall’home page
dell’ospedale.
L’informatizzazione delle agende
è il nucleo fondante del servizio e ha
permesso di rendere automatico il flusso
contabile, fatturando negli studi le
prestazioni in collegamento con il sistema
di contabilità centrale, esattamente come
in un qualsiasi sportello sito all’interno
della struttura ospedaliera.
Editoriale
Giuseppe Genduso
Direttore Sanitario
Niguarda
Non
stiamo
parlando
solo
dell’efficienza dei processi: risparmio
di tempo, riduzione degli errori e
utilizzo corretto delle attrezzature,
ma degli stessi esiti riguardo al
miglioramento della salute dei
pazienti.
Innumerevoli lavori scientifici lo
hanno ormai dimostrato e indicano
addirittura delle “soglie” minime di
attività annuali da mantenere per il
singolo professionista e per l’intera
organizzazione che lo affianca e
supporta, al fine di garantire i migliori
risultati.
In secondo luogo la consapevolezza,
ormai diffusa, che quello che conta
Per quanto riguarda il sito, che
permette al paziente di prenotare via
web un esame o una visita in regime
di Libera Professione, si tratta di un
servizio unico: è, infatti, il primo in
Italia ad essere pensato per l’attività
medica privata degli specialisti che
operano in un ospedale pubblico. Sul
portale con pochi click è possibile
visualizzare l’elenco degli specialisti
che ci interessano. Insieme al nome
e cognome compariranno anche i
loro curricula, i costi per le singole
prestazioni offerte, la sede con gli orari
e il rating, ovvero il giudizio medio
espresso dagli altri pazienti, visitati
prima dallo stesso medico.
areaprivata.ospedaleniguarda.it
SEGUE DALLA PRIMA
è certamente la singola procedura,
ma è indispensabile che prima,
durante e dopo l’intervento ci sia un
“percorso” del paziente ben studiato
ed organizzato che ne prepari e ne
garantisca il buon esito.
Questi percorsi attuati in luoghi di
cura ben individuati, in base alle loro
caratteristiche complessive, potranno
garantire ai cittadini non solo la
qualità del singolo “atto”, ma un
iter di cura articolato e completo in
grado di rispondere al meglio ai loro
bisogni.
Da ultimo (ma non ultimo!) la
sostenibilità
complessiva
del
sistema. Un piccolo dato noto a
pochi: all’anno un grande ospedale
spende, pressappoco, per la bolletta
energetica la stessa cifra destinata ai
farmaci per i degenti.
Vuol dire che se non siamo capaci
di concentrare i percorsi ospedalieri
complessi nel tempo e nello spazio
i costi generali di mantenimento
eroderanno la capacità di investire
in professionisti, tecnologie e nuovi
farmaci per tutti.
Ma quale è il ruolo del nostro
ospedale in tutto questo?
Abbiamo condotto un test (la
titolarità del progetto esecutivo
di riordino delle alte specialità
è dell’ASL Milano) con i criteri
della DGR 271 del 19.6.2013 ed
abbiamo potuto verificare, con
buona approssimazione, che tutte
le nostre alte specializzazioni sono
ampiamente oltre la soglia minima
di attività prevista e quindi Niguarda
continuerà a offrire i servizi di alta
specialità per il 2014.
Guardando i numeri non si può
evitare un moto di legittimo orgoglio,
specie pensando a quello che i medici
e gli infermieri del nostro ospedale
hanno saputo costruire negli anni.
Potremmo quindi essere indotti a
ritenerci solo spettatori del processo
di riorganizzazione che si prepara,
ma sarebbe un atteggiamento
profondamente inadeguato ai tempi.
Se sono vere le ragioni della
riorganizzazione, allora Niguarda
deve svolgere un ruolo
molto
importante riguardo a diversi aspetti,
in uno spirito di servizio verso i
pazienti e tutto il sistema sanitario.
Innanzitutto la capacità di accogliere
i pazienti che si indirizzeranno verso
di noi come conseguenza della
riorganizzazione.
Questo richiederà di ripensare alcune
parti della nostra organizzazione
dipartimentale e di specialità, per
essere accoglienti ed efficaci.
Nello stesso tempo, col costituirsi
della rete, sarà necessario offrire
spazi operativi ai professionisti
(medici, infermieri, tecnici) che
intendano proseguire ad operare
nelle aree ad alta specializzazione,
integrandosi ai nostri operatori: ciò
potrà aiutarci a lavorare meglio ed in
modo più efficiente.
Infine dovremo creare spazi di
ricerca ed aggiornamento scientifico
e di addestramento ai professionisti
di tutta la rete metropolitana delle
alte specializzazioni: è una missione
profondamente sentita dal nostro
ospedale e che rappresenta, forse,
accanto alla tradizionale accoglienza
riservata ai pazienti ed ai loro
familiari, il più alto contributo che
possiamo offrire.
Ci poniamo quindi, ancora una
volta, con sentimenti di orgoglio e
spirito di servizio anche di fronte alla
sfida importantissima rappresentata
dalla riorganizzazione del servizio
sanitario regionale.
Giuseppe Genduso
Direttore Sanitario
Niguarda
Sanità
Erica Daina
Centro di Coordinamento Rete
Regionale Malattie Rare
nefrologa e medico ricercatrice, da diversi
anni a capo del Centro di Coordinamento
Regionale che ha sede presso l’Istituto di
Ricerche Farmacologiche Mario Negri.
Ogni 6 mesi il Centro di Coordinamento
pubblica un report. Il prossimo, in
uscita dopo l’estate, renderà noti i dati
“fotografati” al 30 giugno 2013, ci può
dare un’anticipazione?
Stiamo lavorando per una novità importante.
Infatti, stiamo incrociando i dati inseriti
dagli specialisti dei diversi presidi con quelli
amministrativi, provenienti dalle ASL, in
modo da iniziare a delineare la prevalenza
delle malattie rare nella nostra regione. Il tutto
per disegnarne un po’meglio l’epidemiologia.
Infatti, per la maggior parte di queste patologie
non si conosce con certezza la diffusione.
Anche i numeri forniti dalla banca dati
europea, Orphanet, sono spesso delle stime
di prevalenza che si basano sulla letteratura
scientifica o su studi campione.
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cinque
Formazione chirurgica
I primi 3 anni dell’AIMS Academy
3
anni fa, quando ha aperto, si parlava
di un centro per insegnare la chirurgia
del futuro, oggi quelle stesse tecniche
mininvasive sono diventate sempre di
più il presente. Era il marzo 2010 quando
l’AIMS (Advanced International MiniInvasive Surgery) Academy inaugurava
la sua sede a Niguarda, dando inizio
all’attività didattica. Da allora il numero
di chirurghi, che hanno scelto di affinare la
propria formazione nella struttura, fondata
da Raffaele Pugliese, Direttore del
Dipartimento Chirurgico Polispecialistico,
è andato crescendo anno dopo anno. “Nel
2010 sono stati oltre 450 gli specialisti
che hanno frequentato i nostri corsi
dedicati alla chirurgia mininvasiva; nel
2011 sono stati 550 e 720 nel 2012, di
cui 350 stranieri- ci spiega il fondatore e
Presidente dell’AIMS -”.
La caratura internazionale del centro è
confermata anche dalla docenza che,
oltre ai collaboratori dell’équipe diretta da
Il Centro
L’AIMS Academy è una struttura innovativa, prima assoluta in Italia e con
pochissimi eguali in Europa per l’insegnamento della chirurgia mininvasiva ed in
particolare della cosiddetta “chirurgia senza cicatrici”. Operare attraverso incisioni
minime se non addirittura invisibili, è questo l’obiettivo della chirurgia mininvasiva,
tecnica che negli ultimi 20 anni ha avuto un forte sviluppo, riscontrando un impiego
sempre maggiore a beneficio dei pazienti che hanno visto ridursi i rischi legati alle
complicanze post-operatorie e i tempi di dimissione.
www.aimsacademy.org
Pugliese, può contare sulla partecipazione
dei massimi esperti mondiali, che
vengono all’AIMS per operare o che
si collegano in video-conferenza per
permettere agli studenti di assistere in
diretta ai loro interventi. “Lo schema tipico
dei nostri corsi prevede la possibilità di
osservare con una partecipazione attiva
dei discenti che possono fare domande
e richiedere approfondimenti durante la
procedura- spiega Pugliese-. A questo
segue la discussione dei casi clinici e delle
singole patologie. Poi inizia la sessione di
training vera e propria”.
Per farlo i chirurghi hanno a disposizione
un avveniristico wet lab-una sala operatoria
sperimentale in cui ci si può esercitare
Accreditamenti
Non solo contro il monossido di carbonio
Riapre il Centro di Medicina Iperbarica
L’ossigenoterapia: un aiuto contro molte patologie
L
o scorso maggio il Centro di Medicina Iperbarica
dell’Ospedale Niguarda ha ripreso la sua attività
a pieno regime dopo aver completato il complesso
iter di accreditamento della struttura. Il centro, l’unico in
Lombardia operante nell’ambito di una struttura pubblica,
dispone di un impianto tecnologicamente avanzato,
conforme agli standard prescritti dalla normativa vigente
in termini di sicurezza, efficacia delle prestazioni e comfort
per i pazienti.
Le apparecchiature installate consentono di trattare,
giornalmente, circa 60 pazienti, sia in regime
ambulatoriale che ospedaliero. Il centro è operativo 24
ore su 24 per 365 giorni all’anno, con orario di apertura
giornaliero dalle 8.00 alle 17.00; al di fuori di questa fascia,
per gli interventi in urgenza, è sempre reperibile un team
composto da medici, tecnici ed infermieri.
L’ossigenoterapia iperbarica (OTI) è una tecnica
terapeutica che si sta affermando sempre più, grazie
alle nuove scoperte in campo medico e, di conseguenza,
utilizzando le stesse tecnologie disponibili
nei centri più all’avanguardia- e un
pluriaccessoriato dry lab- un’area attrezzata
con i modelli virtuali ricreati ad hoc per
l’addestramento.
Nel centro si lavora per fare pratica già
oggi con le tecnologie di domani. Si punta
sulla chirurgia robotica con il giusto
approccio critico. “Senza dubbio si tratta
di un’opportunità importante ma che non
sempre offre dei vantaggi in più a fronte del
maggior costo della procedura. Spesso gli
stessi risultati si ottengono con le tecniche
mininvasive tradizionali- puntualizza
Pugliese-. Quello su cui stiamo puntando è
l’utilizzo di una nuova tecnologia: il microrobot, un dispositivo di dimensioni ridotte
che consente di operare tramite un’unica
incisione”. Ma all’orizzonte si affaccia
anche una nuova ed interessante opportunità,
si chiama clone virtuale e permetterà
una programmazione più minuziosa
dell’intervento. “Presto contiamo di avere
a disposizione delle dettagliate ricostruzioni
virtuali in 3d di ogni singolo caso da operare.
In pratica al computer si potrà preparare in
anticipo l’intervento, simulandolo nei giorni
precedenti, o anche in sala operatoria, per
scegliere con maggior oculatezza i vari step
della procedura”.
alla diffusione delle strutture idonee ad un trattamento
iperbarico.
La terapia viene condotta in questi “enormi cilindri di
acciaio” (le camere iperbariche) che si possono isolare
dall’esterno grazie ad un sistema di portelli; l’ambiente
viene pressurizzato mediante l’immissione di aria fino al
raggiungimento di un valore interno corrispondente alla
quota terapeutica prevista. Raggiunta la profondità voluta,
(si parla di profondità perché la pressione aumenta nello
stesso modo in cui aumenterebbe se si andasse sott’acqua),
il paziente viene inserito in un circuito di respirazione,
attraverso una mascherina che consente l’inalazione di
ossigeno puro. Questo gas, respirato a pressione superiore
a quella ambientale, esercita alcuni effetti terapeutici
dei quali beneficiano alcune selezionate patologie. La
pressione permette la diffusione dell’ossigeno nel sangue
con una concentrazione superiore anche dieci volte rispetto
al normale; in questo modo si favorisce la formazione di
nuovi vasi sanguigni e si mobilitano le cellule staminali.
Molti pensano che l’ossigenoterapia iperbarica sia utile
solo nei casi estremi di intossicazione da monossido
di carbonio o in caso di incidenti subacquei (malattia
da decompressione) o embolia gassosa arteriosa.
In realtà l’OTI è utilizzata per affrontare e curare molte
malattie come:
- malattie alle ossa (osteomieliti, osteonecrosi)
- ferite che non si richiudono (ulcere di diverso tipo)
- piede diabetico
- retinopatie
- infiammazioni alle gengive (paradontosi)
- sordità improvvise.
Nella maggior parte di queste patologie è fondamentale
iniziare subito la terapia iperbarica perché si aumenta
la possibilità di guarire del tutto e in breve tempo;
inoltre nell’ambito di un preciso percorso terapeutico
pluridisciplinare l’OTI è fondamentale per la
guarigione da traumi e fratture. Gli effetti benefici
che l’ossigeno iperbarico induce sull’organismo nel
corso dei cicli (durata media circa 20 sedute della
durata di 2 ore) si protraggono nel tempo anche dopo
la fine della terapia.
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Centri Specialistici
L’università della chirurgia mininvasiva e le nuove sfide: la micro-robotica e il clone virtuale
sei
Dermatologia
La dermatite seborroica
Come convivere con questo disturbo diffuso soprattutto tra i maschi
Malattie dalla A alla Z
P
iù lui che lei: la dermatite
seborroica “sa scegliere”
e colpisce più i maschi che
le femmine. I suoi segni sono
inequivocabili: pelle arrossata,
squame giallastre e untuose,
prurito piuttosto fastidioso.
“Si tratta di un disturbo
infiammatorio con cui convive
una percentuale compresa tra il 3
e il 5% della popolazione – spiega
la dermatologa Donata Calò-. A
caratterizzarla vi è un’accelerata
moltiplicazione delle cellule della
pelle, associata a un’elevata attività
delle ghiandole sebacee”. I fattori
che ne favoriscono lo sviluppo
sono diversi e comprendono una
predisposizione individuale associata
ad alterazioni della composizione e
della quantità di sebo. “Le zone che
si irritano con più facilità- continua la
specialista- sono quelle più ricche di
ghiandole sebacee: il cuoio capelluto,
provocando
la
caratteristica
irritazione.
“Quello che ancora non è chiaro
è se sia questo lievito a favorire la
dermatite seborroica o se sia questa
malattia a creare le condizioni
ideali per la sua proliferazionepuntualizza Calò”.
Sole ok, attenti allo stress
Le aree dove la dermatite
può manifestarsi
il viso, in aree caratteristiche come
sopracciglia e i lati del naso, il torace,
la zona dei padiglioni auricolari”.
Quel microrganismo
sulla pelle
Gli studi hanno evidenziato una
relazione tra la dermatite seborroica
e un microrganismo, la Malassezia
furfur, un lievito che vive normalmente
sulla cute e che, solo in particolari
condizioni diventa aggressivo.
In chi soffre di dermatite questo
micete si sviluppa in modo eccessivo,
Ciò che invece è chiaro e che
l’andamento
della
dermatite
è ciclico alternando fasi in cui
l’infiammazione sembra regredire
con picchi di recrudescenza.
“Spesso il disturbo segue una
precisa stagionalità. Si riacutizza
nella stagione fredda e attenua le
sue manifestazioni in estate- osserva
la dermatologa-. Anche per effetto
dell’esposizione al sole che abbatte la
produzione di sebo”.
Un altro fattore da non trascurare è
lo stress: gli arrossamenti e la pelle
che si “sbriciola” in una miriade di
squame biancastre sono sintomi che
si intensificano nei periodi di maggior
tensione.
“Questo perché l’affaticamento o un
particolare shock emotivo inducono
il nostro organismo a produrre più
adrenalina, un ormone che induce la
vasocostrizione capillare e che così
facendo intensifica lo stato irritativo”.
Il sebo è una sostanza grassa che la nostra pelle
produce per mantenersi elastica, impermeabile
ed idratata. Questa sostanza è inoltre in grado di
difenderci dalle infezioni. Le ghiandole sebacee
non hanno tuttavia una distribuzione omogenea, ma
si fanno molto più abbondanti e produttive in aree
cutanee particolari, come quelle del viso e del cuoio
capelluto.
Rimedi
La cattiva notizia è che dalla dermatite seborroica
difficilmente si può guarire, quella buona è che
ci si può convivere. Oltre agli shampoo con
azione seboregolatrice (per esempio al solfuro di
selenio), i farmaci più utilizzati sono i cortisonici
e gli antimicotici come il ketoconazolo o la
ciclopiroxolamina, che vengono applicati localmente
sotto forma di creme o detergenti per i capelli.
Prevenzione
Sole: da prendere con le
dovute precauzioni
C
on l’avvicinarsi delle vacanze tornano utili
le raccomandazioni per godersi appieno
il sole in assoluta tranquillità. L’uso
della crema protettiva è fondamentale: “E’ bene
ripetere l’applicazione ogni 3 ore circa- ricorda la
dermatologa Donata Calò-, scegliendo il fattore più
indicato in base al proprio fototipo: più è chiaro più
sarà alta la protezione da utilizzare. Mai esporsi nelle
ore più calde della giornata, ovvero dalle 12 alle 16.
Inoltre ricordarsi che la crema solare non è indicata
solo al mare ma è necessaria per qualsiasi tipo di
esposizione al sole, anche solo per una camminata
in città o per una corsa al parco; insomma la fotoprotezione va utilizzata per qualsiasi tipo di attività
all’aria aperta”.
Endoscopia digestiva
L’infezione da Helicobacter pylori
Come scoprire e debellare questo nemico dello stomaco
L
’Helicobacter pylori è
un batterio che risiede
abitualmente
nello
stomaco umano e nel mondo,
si trova in 2 persone su 3.
Eppure la sua presenza è stata
notata solo negli anni Ottanta.
Prima di allora si riteneva che
l’ambiente dello stomaco fosse
troppo acido perché ci potessero
sopravvivere dei germi. Ma l’Helicobacter ha trovato
il modo di fare di questa sede, così ostile, la “propria
casa” producendo una sostanza che riduce l’acidità
presente nello stomaco, sottraendosi così anche alla
risposta immunitaria del suo ospite: le cellule di
difesa dell’organismo, i globuli bianchi, infatti non
si spingono fin lì.
Una scoperta da Nobel
L’idea che nello stomaco non potessero crescere
germi era tanto radicata nella comunità scientifica
che quando per la prima volta si trovò il batterio nei
tessuti gastrici provenienti da interventi chirurgici o da
gastroscopie si pensò a errori o contaminazioni. Solo i
ricercatori australiani Barry Marshall e Robin Warren
iniziarono a studiare questo microrganismo, che fu
poi battezzato con il nome attuale (Helicobacter)
per la sua forma a spirale e per la sua sede preferita
(pylori, il piloro, ovvero il punto di passaggio
dallo stomaco all’intestino).
I due studiosi erano convinti del
ruolo determinate del batterio
nello
sviluppo
dell’ulcera
gastrica.
Per
dimostrarlo,
Marshall, addirittura, si autoinfettò bevendo il brodo di una
coltura batterica. Si ammalò
di gastrite, isolò il batterio
dall’ulcera formatasi e guarì con
una terapia antibiotica. La
sua tenacia fu ricompensata nel
2005 dal premio Nobel per la
medicina.
Come si contrae
Si pensa che la trasmissione
avvenga mediante ingestione
di acqua o alimenti (come
ad esempio ortaggi o verdura)
contaminati dalle feci umane
e non adeguatamente lavati oppure da una bocca
ad un’altra, generalmente attraverso l’ingestione
di bevande (esempio: bere dalla stessa bottiglia).
“Come contrarre l’Helicobacter è un argomento
piuttosto controverso, senza certezze e ancora in
fase di studio- ci spiega Alberto Tringali, specialista
dell’Endoscopia Digestiva e Interventistica-. Si è
ipotizzato che il batterio possa giungere nella cavità
orale attraverso il rigurgito o il vomito e che, ad ogni
modo, la bocca sarebbe solo un serbatoio transitorio,
in cui il microrganismo non potrebbe vivere a lungo.
Comunque la trasmissione tra adulti è rara e quella
intra-familiare (da madre a figlio) è la più frequente
modalità di acquisizione”.
Sintomi: dalla gastrite al tumore dello
stomaco
L’HP ha trovato il suo luogo ideale nell’ambiente
acido dello stomaco, qui si
infiltra nella mucosa gastrica
provocando in breve tempo una
gastrite, ossia un’infiammazione
cronica.
Nella maggior parte dei
pazienti (80-85%) l’invasione
dell’HP, comunque, è del tutto
asintomatica.
“In altri invece l’infezione è responsabile di una serie
di disturbi molto importanti- spiega Tringali- con
bruciori e dolori gastrici, nausea, vomito, sensazione
di gonfiore, difficoltà digestiva ed eruttazioni. Questi
sintomi sono causati dall’infiammazione cronica
o dalla formazione di ulcere nello stomaco e nel
duodeno. In alcuni soggetti predisposti l’infezione da
HP può stimolare l’insorgenza di un linfoma dello
stomaco a basso grado di malignità e del tumore
gastrico”.
Come debellarlo
Esistono una serie di trattamenti efficaci per
eliminare il batterio. Si tratta di terapie a base di
antibiotici specifici e farmaci gastroprotettivi o
antiacidi. “Spesso gli schemi terapeutici variano
dal tipo di infezione e dai meccanismi di resistenza
agli antibiotici che si possono instaurare- continua
lo specialista-. La probabilità che l’infezione ritorni
è molto bassa. Si stima, infatti, che la reinfezione si
verifica in circa l’1% dei pazienti per anno”.
I test per diagnosticarlo
Esistono test invasivi e non invasivi. Per
quanto riguarda i primi, il più semplice e il più
efficace è il test del respiro (Urea Breath Test
- UBT), effettuato somministrando oralmente
dell’urea marcata con un isotopo e misurandone
la concentrazione nell’aria respirata, emessa,
soffiando in una provetta. E’ possibile eseguire
anche la ricerca dell’antigene fecale con uso di
anticorpi monoclonali che ha un’accuratezza
diagnostica simile a quella del test del respiro.
Uno dei test invasivi è la gastroscopia con
biopsie dello stomaco sia per la ricerca rapida
dell’infezione con un test specifico (test
all’ureasi) che per la ricerca attraverso l’esame
istologico.
sette
Niguarda Centro di Riferimento per le Malattie Rare
Polmoni senza protezione
E’ la Carenza di Alfa 1-Antitripsina e si cura con la terapia sostitutiva
Una proteina protettiva che
manca o è difettosa
I nostri polmoni, sono quotidianamente
esposti ad una serie di sostanze irritanti che
provengono dall’aria respirata, inoltre in
caso di infezione sono aggrediti da enzimi
prodotti dai globuli bianchi (in particolare
l’Elastasi) che nel tentativo di proteggerci da
virus e batteri possono provocare un danno
ai tessuti del nostro organismo. Il compito
dell’Alfa1-Antitripsina è proprio quello di
frenare l’azione di questi enzimi ed evitare
che questi danneggino gravemente il tessuto
polmonare. “In questi pazienti la protezione
necessaria viene a mancare o è insufficientespiega la pneumologa Joyce Angela Rolo
- per cui il rischio di enfisema polmonare
aumenta e di pari passo cresce la possibilità
che si instauri una situazione di insufficienza
respiratoria cronica. Si tratta di una
condizione invalidante che può costringere
il paziente a sottoporsi ad ossigenoterapia,
inalando ossigeno da dispositivi portatili
per compensare il deficit respiratorio”. Per
scongiurare l’arrivo a questo punto di non
ritorno, che nei casi più gravi può portare
fino al trapianto d’organo, occorre avere gli
“occhi ben aperti” e diagnosticare l’AATD
tempestivamente.
I sintomi
I primi segnali di malattia in genere
compaiono verso i 30-40 anni. Il primo
sintomo normalmente è l’affanno (o
dispnea) che inizialmente si manifesta
solo con l’esercizio fisico, ma che, con
il progredire della malattia, si presenta
con sforzi di entità sempre minori fino a
comparire anche a riposo. Altri sintomi
importanti sono la tosse, il respiro con
fischi e sibili, le infezioni polmonari
ricorrenti ed eventualmente una storia di
asma refrattario alle terapie. In rarissimi
casi la patologia può interessare anche il
fegato, dove avviene la produzione dell’Alfa
1-Antitripsina, portando alla cirrosi epatica.
La diagnosi
L’insidia principale di questa malattia è che
non si riconosce tanto facilmente e per questo
è fortemente sottostimata. “Il primo esame
a cui pensare è la spirometria- puntualizza
Rolo-. Il quadro dei sintomi è sovrapponibile
a quello della broncopneumopatia cronico
ostruttiva, ma è importante procedere con
gli esami specifici per accertare che si tratti
proprio di Carenza di Alfa 1-Antitripsina,
soprattutto in quei casi in cui questi sintomi
respiratori compaiano in giovane età”. Per
farlo basta un semplice esame del sangue
volto ad individuare la concentrazione
dell’Alfa 1-Antitripsina: se i suoi livelli sono
abbondantemente sotto i valori medi è molto
probabile che si tratti di questa malattia rara.
Per avere la conferma definitiva si procederà
con il test genetico, da estendere anche ai
familiari in caso di positività.
Le terapie
I trattamenti terapeutici, disponibili servono
a frenare il decorso della malattia,
puntando ad una stabilizzazione. “Nel caso
di deficit gravi è possibile effettuare la
terapia sostitutiva con l’inibitore dell’alfa-1proteinasi umano. Il farmaco si somministra
tramite infusione endovenosa in ospedale,
con una frequenza media di una volta a
settimana. Il trapianto polmonare invece
viene proposto solo nei casi di estrema
gravità con insufficienza respiratoria
severa”. Tra gli altri trattamenti efficaci, oltre
all’ossigenoterapia necessaria quando la
funzione respiratoria è compromessa, ci sono
anche i broncodilatatori, somministrati per
via inalatoria.
Intervista
Francesco ha 64 anni ed ha una grande passione per la
bicicletta. Ogni momento libero era l’ideale per saltare in
sella e macinare chilometri su chilometri. Così è fino all’età
di 50 anni quando incomincia ad avere le prime avvisaglie:
sulle salite, dove prima si alzava agile sui pedali e staccava
tutti i suoi compagni, inizia ad accusare i primi disturbi
e a non andare più così fluido; è lui a rimanere indietro
a causa della respirazione difficoltosa sulle pendenze che
prima erano il suo regno. Con il passare del tempo sente
che anche a riposo le sue vie aree non sono al 100%.
Così hanno avuto inizio i primi colloqui con il suo
medico di medicina generale?
Sì e non sono stati molto confortanti. Ricordo che mi
diceva che qui a Milano, a causa dell’inquinamento, è un
disturbo comune a molte persone. E mi sembrava avere
ragione: infatti ogni qualvolta mi trasferivo al sud per
i miei periodi di vacanza vedevo che la mia condizione
migliorava.
Questo fino al 2006, quando una polmonite le cambia
la vita…
Mi sono curato, sembrava essermi passata quando nel
giro di pochi giorni mi è venuto un forte bruciore diffuso a
tutta la parte sinistra del petto. Il mio medico sospettava un
problema di cuore così sono iniziati dei mesi “lunghissimi”
fatti di accertamenti cardiologici. Ma al cuore non si
trova niente e intanto le mie condizioni peggioravano: il
dolore era diventato insostenibile e avevo questo continuo
affanno tanto da non riuscire quasi a parlare.
Quando arriva la diagnosi?
Un giorno, all’inizio di dicembre dello stesso anno, ho
raggiunto l’apice, stavo per svenire. Per fortuna mia
moglie è riuscita a caricarmi in macchina e a portarmi
all’ospedale (ndr una grande struttura in Brianza). Lì
finalmente si è fatta luce: non si trattava di cuore ma di un
problema al polmone. Dopo vari esami ed analisi hanno
diagnosticato il Deficit di Alfa 1-Antritripsina ed è lì che
sono venuto a conoscenza di essere affetto da questa
patologia rara.
Ha iniziato ad essere seguito per questa patologia?
Sì, ma le cose non sono andate per il meglio, nonostante
la causa del mio malessere fosse stata identificata e avessi
iniziato i trattamenti, io non ero di certo in salute, anzi
sentivo che la malattia peggiorava. E così è stato fino
al settembre del 2007, quando mi sono recato per una
visita all’Istituto Villa Marelli (ndr sede distaccata del
Niguarda), consigliato da un mio vicino di casa, che mi
aveva parlato molto bene di questa struttura come centro
specializzato nel trattamento delle malattie respiratorie.
Qui dopo la prima visita sono stato indirizzato al reparto
di pneumologia in ospedale.
Qui com’è stato assistito?
E’ iniziata una nuova fase che mi ha cambiato la vita,
facendomi uscire da quel periodo tormentato. Qui ho
trovato un’assistenza all’altezza sia sotto il profilo umano
sia delle cure. Ho fatto ulteriori accertamenti tra cui
anche l’esame genetico, dopo di che ho iniziato la terapia
sostitutiva che faccio tutt’ora: una volta a settimana mi
reco in ospedale dove mi viene somministrato questo
farmaco per via endovenosa. Devo stare assolutamente
attento a non prendere raffreddori o bronchiti, ma al di là
di questo sto bene. Mi sento ringiovanito, ho riacquistato
la voglia di vivere dopo quel periodo in cui non avevo
speranze.
Ci dica la verità: c’è spazio ancora per qualche
sgambata in bicicletta?
Quando ci sono quelle giornate molto calde in cui posso
permettermi di abbassare la guardia salgo ancora in sella
e vado, evitando le salite. E per me vuol dire molto. Basta
pensare che qualche anno fa questa chiacchierata non
sarei riuscito a sostenerla, fisicamente.
LE ALTRE STORIE
Niguarda è uno dei 34 Presidi della Rete regionale dedicata alle malattie rare ed è in grado di
garantire la diagnosi, la terapia e l’assistenza per
più di 120 differenti patologie. Leggi le storie
degli altri pazienti nella sezione dedicata sul
sito:
www.ospedaleniguarda.it
Malattie Rare
A
vere dei polmoni gravemente
danneggiati, come quelli di un
fumatore accanito, ma magari
senza aver mai toccato neanche una
sigaretta: è questo quello che può succedere
ai pazienti colpiti da Carenza di Alfa
1-Antitripsina (anche noto come Deficit di
Alfa 1-Antitripsina, AATD). Si tratta di una
condizione genetica, e quindi ereditaria, per
cui una proteina importante per la protezione
dei polmoni, l’Alfa1- Antitripsina appunto, è
insufficiente o alterata.
otto
Segui la videointervista sul
canale OspedaleNiguardaTV
NIGUARDA CANCER CENTER
Tiroide: crescono i casi di tumore
Aumento del 200% negli ultimi 20 anni. L’asportazione con la tecnica mininvasiva
Q
Gli Specialisti Rispondono
ualcuno sostiene che il boom di casi sia la conseguenza
dell’episodio di Cernobyl, con l’accresciuta diffusione
della radioattività nell’ambiente, anche se non ci sono
evidenze provate che correlino gli eventi. Comunque è vero
e i medici lo ribadiscono: capita sempre più spesso di trattare
pazienti con carcinoma della tiroide e a confermarlo ci sono
le cifre diffuse lo scorso maggio in occasione della Giornata
Mondiale della Tiroide (promossa dall’Associazione
Italiana della Tiroide, dall’Associazione dei Medici
Endocrinologi, dalla Società Italiana di Endocrinologia
e dalla European Thyroid Association). I casi di tumore
sono cresciuti del 200% nell’ultimo ventennio, arrivando
nel nostro Paese a circa 14.000 nuove diagnosi ogni anno.
Ne abbiamo parlato con Marco Boniardi, specializzato in
chirurgia della tiroide.
Come si spiega questo incremento nell’epidemiologia di
questo tipo di tumore?
Sicuramente con un uso più diffuso di indagini come
l’ecografia che consente di arrivare prima alla diagnosi.
Una volta i tumori venivano scoperti quando le persone
si accorgevano di avere dei noduli, quando diventavano
palpabili; oggi, invece, queste lesioni vengono alla luce
quando sono ancora di piccola entità. Questo ci consente di
intervenire molto più tempestivamente e di avere risultati
migliori in termini di prognosi.
Quando si interviene con l’asportazione?
Quando si riscontra un nodulo, che abbia caratteristiche
sospette. La diagnosi viene completata con un prelievo di
cellule dal nodulo e, se si confermano di tipo neoplastico,
si procede con l’intervento, che di solito consiste in
un’asportazione completa della tiroide; per alcuni casi si
valuta anche l’asportazione dei linfonodi più vicini, se vi è
stato anche il loro interessamento.
La possibilità di ricorrere alla chirurgia mininvasiva che
vantaggi dà?
Oggi abbiamo a disposizione delle tecniche che permettono
di asportare la tiroide con un taglio molto piccolo di 2-3 cm.
Con questo intervento il chirurgo raggiunge la sede interessata
attraverso l’uso di speciali endoscopi che gli consentono di
operare vedendo l’area d’intervento sul monitor. Questo tipo
di visuale permette un ingrandimento notevole, garantendo
una maggiore precisione e conservazione delle strutture
anatomiche adiacenti, come il nervo ricorrente- il cosiddetto
nervo della voce- e le ghiandole paratiroidee.
Per la tiroide la chirurgia robotica, che rappresenta una
specializzazione di quella endoscopica, può essere un
valore aggiunto da sfruttare?
Questo tipo di intervento ha avuto una grande diffusione
soprattutto in oriente, in Cina e in Corea, dove per motivi
culturali per la donna avere una cicatrice sul collo è vissuto
come “sfregio”. E quindi i chirurghi hanno ideato una tecnica
che sfrutta il robot per arrivare alla tiroide usando come via
d’accesso l’ascella. Certo ha dalla sua l’assenza di cicatrice sul
collo ma non si può dire che sia un intervento mininvasivo ed
è molto impegnativo visto la distanza tra il punto di accesso e
la tiroide; tra l’altro la durata dell’operazione supera le tre ore.
Cosa si sente chiedere di più dai pazienti?
Ovviamente le richieste più frequenti sono quelle riguardo
la guarigione e i dati sono incoraggianti. E’ un tumore che
ha una prognosi ottima: più del 98% dei pazienti operati è
guarito definitivamente, magari abbinando all’intervento
altre terapie. Inoltre chiedono del risultato estetico, visto
che spesso si tratta di giovani donne. Quello che rimane è
una piccola cicatrice alla base del collo, senza i segni dei
punti grazie all’utilizzo di una tecnica particolare di sutura;
comunque la traccia dell’operazione è molto piccola e si
confonde con le pieghe della pelle.
Marco Boniardi
Post-operatorio della
“ghiandola in rosa”
La durata dell’intervento con tecnica
endoscopica è di circa 1 ora- 1 e mezza.
Grazie alla mininvasività si ha un postoperatorio migliore: meno doloroso e più
breve, infatti, dopo due giorni il paziente
può essere dimesso.
Le donne soffrono di disturbi tiroidei da 5
a 8 volte più degli uomini: in media una
su 8 sviluppa un disturbo tiroideo nel corso
della vita, infatti dei 14.000 casi annui
italiani, solo 3.200 interessano i maschi.
Per info e prenotazioni
Numero verde
di prenotazione regionale
800.638.638 (lun-sab: 8.00-20.00)
ospedaleniguarda.it
areaprivata.ospedaleniguarda.it
NIGUARDA TRANSPLANT CENTER
Diabete: il trapianto di isole pancreatiche
Pochissimi centri in Italia lo effettuano. A Milano il convegno mondiale per le terapie cellulari
I
trapianti di cellule sono diventati negli ultimi
anni una risorsa della medicina contro molte
patologie. Dell’utilità e degli sviluppi di queste
tecniche se ne è parlato a Milano, sede del “12°
Congresso della Cell Transplant Society” (dal 7
all’11 luglio). Si è trattato di un appuntamento che
ha richiamato i maggiori esperti internazionali del
settore. Tra questi c’erano anche i diabetologi del
Niguarda che da diversi anni utilizzano il trapianto
delle isole pancreatiche per combattere il diabete
di tipo 1. Ne abbiamo parlato con lo specialista
Federico Bertuzzi.
Sono davvero pochi i centri in Italia che utilizzano
questa metodologia?
Sì, due o tre al massimo. Noi grazie alla collaborazione
con L’Università di Miami, guidata da Camillo
Ricordi, abbiamo intrapreso questa strada nel 2009.
Qual è la casistica del nostro centro e chi è
candidabile all’intervento?
Con questa tecnica sono state trattate 10 persone,
per un totale di 17 trapianti, perché in alcuni pazienti
è stato necessario inserire un numero maggiore di
isole ottenute in più preparazioni. Si tratta comunque
di casi molto selezionati. Tipicamente il candidatotipo è una persona affetta da diabete di tipo 1, una
patologia su base autoimmune, che colpisce in
giovane età; la patologia è spesso scompensataovvero i valori della glicemia sono per lunghi periodi
fuori controllo- e generalmente si tratta di pazienti
che per una serie di motivi non si possono sottoporre
al trapianto di pancreas o al trapianto combinato
di rene e pancreas, ad esempio per problematiche
cardiovascolari.
Quindi, in questi casi, al posto che essere
trapiantato l’organo in toto, vengono impiantate
solo delle cellule?
Sì, in pratica vengono prelevate dal pancreas di
un donatore le cellule deputate alla produzione di
insulina e vengono trapiantate nel paziente dopo
una procedura di separazione e di purificazione che
avviene in laboratorio. Una volta pronte, vengono
impiantate mediante un’iniezione, nella vena porta,
nel fegato. Qui attecchiscono e incominciano a
produrre insulina. Inoltre per evitare il rigetto, il
paziente inizia ad essere trattato con una terapia
immunosoppressiva.
In pratica la produzione dell’insulina avviene
grazie a queste cellule che si insediano nel fegato…
Sì, addirittura in 3 casi abbiamo provato l’impianto
nelle fasce muscolari dell’avambraccio. Si tratta di
protocolli sperimentali, ancora da perfezionare, ma
che hanno dato dei risultati incoraggianti. Sempre
nel campo delle novità stiamo, inoltre, portando
avanti uno studio multicentrico per testare un
farmaco per migliorare l’attecchimento delle cellule.
In futuro importanti risultati potranno arrivare anche
dal trapianto combinato sia di isole pancreatiche sia
di staminali per ridurre il rischio di rigetto. Sono in
corso diversi studi internazionali a riguardo.
Un intervento, tanti professionisti
Il trapianto di isole pancreatiche è un programma multi-specialistico che richiede la collaborazione di
diverse équipe. Ci sono gli specialisti della diabetologia e della nefrologia per la gestione del paziente,
lo staff dei trapianti e gli anestesisti per il prelievo dal donatore, la terapia tissutale per la preparazione
delle cellule e la radiologia interventistica per l’impianto con l’angiografia. C’è anche un contributo
importante dell’ematologia che ha fornito i macchinari per purificare le cellule e ha permesso di partire con
il programma. Infine gli psicologi sono fondamentali per valutare se il paziente sia pronto ad intraprendere
questo iter di cura.
Federico Bertuzzi
Per informazioni
Diabetologia 02.6444.2464 (lun-ven 8.30-16.30)
ospedaleniguarda.it - areaprivata.ospedaleniguarda.it
nove
Trauma Center
Le colle chirurgiche
N
egli ultimi anni l’uso delle colle chirurgiche (o
meglio dei collanti in chirurgia) si è sempre più
diffuso, trovando maggiori possibilità d’impiego.
Ma di cosa si tratta e quando vengono utilizzate? E con
quali vantaggi? L’abbiamo chiesto a Osvaldo Chiara,
Direttore del TRAUMA Team.
Cosa sono?
Sono dei dispositivi medici che vengono utilizzati
dai chirurghi per cercare di migliorare l’arresto del
sanguinamento (o emostasi).
Da quando vengono utilizzati?
Da parecchi anni, si può dire che il loro impiego, di pari
passo con la produzione, si è intensificato negli ultimi 10
anni. Oggi ne abbiamo a disposizione una grande varietà,
inoltre le colle biologiche usate in chirurgia non sono tutte
uguali e hanno delle funzioni diverse in base alla loro
composizione.
Come si presentano questi prodotti?
Possono essere delle garze di materiale biologico che poi
successivamente vengono riassorbite. Oppure possono
essere delle soluzioni con l’aspetto di una vera e propria
sostanza collosa che solidifica dopo la sua applicazione
sul tessuto. Oppure sono dei dispositivi che assommano
entrambe queste caratteristiche.
Tra quanti tipi di collanti il chirurgo può scegliere?
Difficile dirlo, le aziende produttrici mettono a
disposizione una grande varietà di prodotti differenti per
caratteristiche e destinazione d’uso. Comunque possiamo
dire che questi tipi di collanti rientrano in tre grandi
categorie. La prima è quella dei dispositivi meccanici,
fatti prevalentemente di cellulosa. Sono delle spugne o
garze di materiale di origine vegetale, che vengono poi
riassorbite progressivamente dai tessuti, e la loro funzione
è quella di fornire un supporto tridimensionale utile per la
formazione del coagulo.
Poi quali altri tipi di colle si usano?
La seconda grande categoria sono le sostanze adesive,
fatte prevalentemente di fibrinogeno e trombina, due
componenti ematiche che a contatto con il sangue ne
favoriscono la coagulazione. Queste colle sono molto
utili quando ci si trova in una situazione di carenza dei
fattori necessari per innescare l’emostasi. Infine ci sono i
cosiddetti sigillanti. Si tratta di sostanze sintetiche o semisintetiche, in pratica è una plastica liquida, completamente
bio-compatibile, che si solidifica nel momento in cui
viene messa a protezione di un tessuto.
Queste ultime non interagiscono con la coagulazione?
No, semplicemente formano un tappo che sigilla. Questo
tipo di colle spesso sono utilizzate per suturare le ferite
nei bambini, evitando di ricorrere ai classici punti e al
tanto “odiato” ago. Inoltre questi sigillanti spesso danno
dei risultati estetici migliori rispetto alla classica sutura,
soprattutto quando vengono utilizzati per ferite lineari e
non frastagliate.
Quindi, come abbiamo visto, con il termine colle
chirurgiche si indica una serie di prodotti molto
variegati per caratteristiche, ma comunque utili per il
chirurgo e il paziente…
Senza dubbio, ma quello che è bene sottolineare è che
proprio per questa grande variabilità è necessario da parte
dello specialista una conoscenza molto approfondita di
ciascuna di queste varianti, per poter utilizzare al momento
giusto il prodotto più indicato per il caso specifico.
TRAUMA Team
Osvaldo Chiara
E’ l’équipe di Niguarda specializzata nella gestione dei pazienti
traumatizzati trasportati con codice di priorità di emergenza-urgenza.
Gli specialisti coinvolti sono chirurghi, anestesisti, ortopedici,
neurochirurghi, radiologi e infermieri specializzati che garantiscono
un servizio attivo H24. A disposizione del team ci sono le strutture
dell’Ospedale inserite nel percorso dell’emergenza-urgenza, tra queste:
l’elisoccorso, una shock room, i letti di rianimazione, una radiologia
dedicata (tradizionale, TC, angio), un blocco operatorio con dieci sale, e
un’area intensiva e sub intensiva.
Per info e prenotazioni
ospedaleniguarda.it - areaprivata.ospedaleniguarda.it
Prevenzione Sclerodermia - 27 e 29 settembre
Giornata del ciclamino: visite gratuite
D
omenica 29 settembre 2013 il Gruppo Italiano per la Lotta alla Sclerodermia scende in più di cento piazze
italiane per offrire il suo ciclamino, il fiore che resiste al freddo, simbolo del GILS.
Duplice lo scopo: informare su una patologia cronica autoimmune- la sclerodermia- che colpisce in prevalenza
le donne, e sostenere la ricerca scientifica.
Inoltre la mattina del 27 settembre alcuni ospedali a Milano apriranno le loro porte per consulti e visite gratuite per
“giocare d’anticipo” contro questa patologia, tra questi c’è anche il Niguarda (Reumatologia).
La patologia
La Sclerodermia è una malattia cronica
ed evolutiva, chiamata anche Sclerosi
Sistemica (SSc). E’ una patologia rara, ma
non rarissima, poco conosciuta, predilige
soprattutto le donne con un rapporto, nel
mondo, di 7-8 femmine a 1 maschio. Il
termine sclerodermia, che letteralmente significa “pelle dura”, dà un’idea abbastanza
precisa di quella che è la caratteristica clinica più evidente: l’indurimento e l’ispessimento
della cute in zone più o meno estese della superficie corporea. È una malattia caratterizzata
dalla fibrosi che può nel tempo estendersi anche agli organi interni (la fibrosi consiste
dall’aumento del tessuto connettivo che circonda i tessuti, a scapito di questi ultimi). Gli
organi coinvolti sono soprattutto l’apparato gastrointestinale, i polmoni, i reni e il cuore.
www.sclerodermia.net
10 regole d’oro per
affrontare il caldo
Prenotazioni
È possibile prenotare una visita
gratuita (da settembre, fino ad
esaurimento posti) per la giornata
di venerdì 27 settembre. Per farlo
chiamare il: Numero verde
di Prenotazione Regionale
800.638.638 (lun-sab: 8.00-20.00)
Dalla parte del paziente
Consulta e prenota i tuoi esami on-line
PER INFO E PER ACCEDERE AI SERVIZI ONLINE
www.crs.regione.lombardia.it
DOVE RICHIEDERE LA PASSWORD
A Niguarda i punti per richiederla si trovano presso l’accettazione del Blocco Sud (Area Sud, lunven: 6.45-19.30/sab: 8.30-13.00); agli sportelli del Pad.2, (Area Ingresso, lun-ven: 7.30-18.30), del
Pad.16 (Area Nord, lun-ven: 7.00-19.30); al Centro Prelievi, Area Centro, Pad. 9 (lun-ven: 7.3015.00) e al front office del Triage (Area Nord, Blocco Dea, aperto tutti i giorni, h24).
www.regione.lombardia.it
Periodico d’informazione dell’A.O.
Ospedale Niguarda Ca’ Granda
Direttore Responsabile:
Monica Cremonesi
In redazione: Giovanni Mauri,
Andrea Vicentini,
Maria Grazia Parrillo
Direzione e redazione:
Piazza Ospedale Maggiore 3
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Stampa: Roto 2000 S.p.A.
via L. Da Vinci 18/20
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Tiratura: 25.000 copie
Reg. Tribunale Milano:
n. 326 del 17 maggio 2006
Pubblicità: Eurocompany s.r.l.
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Fax 02.33609213
www.eurocompany.mi.it
[email protected]
Pubblicato online sul sito:
www.ospedaleniguarda.it
Il giornale di Niguarda
D
a oggi è più facile poter vedere i risultati dei tuoi esami su pc o
tablet. Per farlo occorre richiedere una password che permette
la visualizzazione on-line. Con questa modalità di accesso puoi
consultare il fascicolo sanitario elettronico con i tuoi esami utilizzando una
password ed un codice “usa e getta” che riceverai, su richiesta, sul tuo telefono
cellulare. Grazie alla password potrai anche prenotare on-line le tue visite e i tuoi esami presso la
struttura ospedaliera che preferisci.
R
egione Lombardia promuove
ogni anno una campagna di
sensibilizzazione sui comportamenti
utili a prevenire i problemi di salute
che possono derivare dal caldo intenso
e dall’afa, in particolare nelle città.
Gli anziani sono i soggetti più a rischio di
malesseri dovuti alle alte temperature, ma
è importante per tutti adottare stili di vita
adeguati e sapere come comportarsi nel
caso, per esempio, di un colpo di sole o di un
collasso da calore. Sfoglialo su
Gli Specialisti Rispondono
Per favorire la coagulazione o per “suturare senza punti”
dieci
Niguarda Lab
I nuovi macchinari in Microbiologia
U
n aiuto in più per la Microbiologia arriva dalla tecnologia. Il
nome è WASPlab e si tratta di un sistema integrato di semina
e lettura per l’analisi dei campioni biologici che afferiscono
al laboratorio dai diversi reparti dell’Ospedale. “Attraverso un
sistema di bar code ciascun campione viene identificato e seguito
in tutto il suo percorso in modo completamente automatizzato,
garantendone la massima tracciabilità dall’arrivo al referto- ci
spiegano le microbiologhe Chiara Vismara e Carla Lacchini-”.
Anche la fase di lettura dei campioni è completamente nuova e
permette una maggiore integrazione con i sistemi informatici.
Visita il sito dedicato agli esami di laboratorio:
esamilaboratorio.ospedaleniguarda.it
Parola allo Specialista
Lo strappo muscolare
Gli Specialisti Rispondono
U
na corsa, una partita a calcio
con gli amici… all’improvviso
quel movimento e poi una fitta
inconfondibile. Molti di noi l’avranno
sperimentato: è lo strappo muscolare. Ma
cosa succede alle nostre fibre muscolari,
perché si sfilacciano come una corda? Come
si può prevenire e come si può intervenire?
Ci spiega tutto Dario Capitani, Direttore dell’Ortopedia e
Traumatologia.
Cos’è
Lo strappo muscolare consiste nella rottura di alcune fibre che
costituiscono il muscolo. Può essere causato da uno sforzo
fisico eccessivo, da un movimento brusco o da un salto troppo
alto o troppo lungo. Strappi e stiramenti muscolari sono
incidenti comuni specie in chi pratica attività sportive. Sono
causati da un eccessivo sforzo muscolare compiuto da una
muscolatura non allenata o da un muscolo affaticato che
ha già esaurito le riserve energetiche. In questi casi le fibre
muscolari subiscono un allungamento eccessivo e nei casi
peggiori si può arrivare alla rottura.
Tipo di lesione e sintomi
Lo strappo muscolare può essere paragonato alla progressiva
rottura di una corda messa in tensione da due tiranti. In un
primo momento si sbrogliano solo alcune
fibre (lesione di I grado) e mano a mano
che si incrementa la forza di trazione lo
sfilacciamento diventa sempre più evidente
(lesione di II grado), fino alla completa
rottura della corda (lesione di III grado).
Il soggetto colpito da uno strappo
muscolare avverte un dolore acuto nella
zona lesionata, tanto più intenso quanto maggiore è il
numero di fibre coinvolte. Se il trauma è particolarmente
grave il soggetto si trova nell’impossibilità di muovere la
parte interessata ed il muscolo appare rigido e contratto.
Una distrazione di II o di III grado si accompagna,
nella maggior parte dei casi, ad edema e gonfiore.
Cosa fare
La prima cosa da fare è sospendere immediatamente
l’attività sportiva ed immobilizzare la zona colpita. Se nei
casi più gravi tale sospensione è d’obbligo in quelli più lievi
il soggetto, vista la sopportabilità del dolore, è naturalmente
portato a continuare. In questo modo però aumenta
notevolmente il rischio di aggravare la situazione per cui è
bene fermarsi il prima possibile, anche se il dolore avvertito
è di lieve entità.
Dopo essersi fermati bisogna evitare di caricare l’arto e
metterlo in una posizione di riposo (posizione rialzata).
Occorre applicare immediatamente un impacco freddo
(borsa del ghiaccio, spray ecc.) sulla zona interessata in modo
da ridurre il flusso di sangue ai vasi lesionati (vasocostrizione),
quindi rivolgersi ad un medico specializzato e sottoporsi ad
esami strumentali per valutare la reale entità del danno.
Terapie
Le lesioni di primo grado si risolvono nel giro di 1-2
settimane. Fondamentali per il recupero sono il riposo e il
trattamento a base di antinfiammatori e miorilassanti.
Le lesioni di secondo grado prevedono invece tempi
di guarigione più lunghi (15-30 giorni). Prima della
ripresa dell’attività sportiva il soggetto dovrà seguire
un percorso di riabilitazione e sottoporsi ad opportuni
interventi fisioterapici. Nei casi più gravi (lesioni di III
grado) può essere necessario l’intervento chirurgico.
Prevenire
Un buon riscaldamento gioca un ruolo fondamentale nella
prevenzione delle lesioni muscolari; vi sono però altri consigli
da seguire per minimizzare la possibilità di incorrere in uno
strappo muscolare: praticare attività sportiva solo quando si è
nelle giuste condizioni per affrontare lo sforzo fisico; scegliere
un abbigliamento idoneo e se la giornata è fredda utilizzare
creme riscaldanti; non sottovalutare sintomi dolorosi di una
certa importanza; effettuare lo stretching prima dell’attività.
undici
Immunoematologia e Medicina Trasfusionale
Continuare a donare
S
e per molti l’estate è l’occasione di relax e
spensieratezza, per gli ospedali la bella stagione
spesso porta con sé il problema della penuria di
sangue a disposizione. Il periodo più caldo dell’anno,
e lo sa bene chi lavora in corsia, è, infatti, quello
caratterizzato dal più basso numero di donazioni.
Un milione e 690 mila individui sparsi su tutto il
territorio, il 4,4% della popolazione compresa tra i 18
e i 65 anni: sono queste le cifre dei donatori di sangue
in Italia, che assicurano l’autosufficienza del sistema
anche grazie ai trasferimenti pianificati tra le diverse
regioni. Ma in attesa che il sangue artificiale diventi
una realtà su cui contare, incrementare le donazioni
sembra essere l’unica ricetta vincente. Ne abbiamo
parlato con Silvano Rossini, Direttore del Servizio di
Immunoematologia e Medicina Trasfusionale.
I numeri indicano che in Italia il fabbisogno di
sangue è soddisfatto?
Ad oggi nel nostro paese, seppur con alcune differenze
a livello regionale, siamo in grado di garantire il numero
di sacche di sangue necessarie. Un buon risultato
frutto di un programma di autosufficienza regionale
che prevede la cessione da parte dei centri che hanno
eccedenza di sangue a quelli che sono carenti. La
situazione infatti è molto variegata. Se in regioni come
Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia,
Emilia-Romagna e Basilicata le donazioni coprono
ampiamente il fabbisogno, permangono alcune
situazioni di criticità come nelle isole e nel Lazio.
Per quali patologie c’è più richiesta?
Per i pazienti oncologici. La grossa fetta del fabbisogno
annuale di sangue, infatti, riguarda quei malati che, a
causa della chemioterapia, presentano un midollo osseo
incapace momentaneamente di produrre globuli rossi e
Per donare
Per diventare donatore è sufficiente presentarsi al Centro Donazioni
di Sangue dell’Ospedale – Area Ingresso Padiglione 3, senza
appuntamento. La donazione di sangue è un atto volontario e altruista,
che permette non solo di aiutare altre persone, ma è un’occasione utile
per il donatore che può sottoporsi a un piccolo check-up gratuito.
Centro Donazioni del Sangue
Silvano Rossini
Area Ingresso- Padiglione 3, aperto dal lunedì al venerdì
dalle 8.00 alle 12.00 (aperto tutto agosto)
Nutraceutica
Omega-3: i grassi che fanno bene al cuore
piastrine. Ovviamente le trasfusioni sono fondamentali
anche in quelle situazioni di emergenza come incidenti
stradali ed emorragie intraoperatorie.
Parlando dei controlli si può dire che negli ultimi
anni le trasfusioni sono diventate sempre più sicure?
Sì, grazie all’evoluzione delle tecniche diagnostiche. A
differenza del passato, dove la ricerca degli anticorpi era
la via maestra per stabilire la presenza di infezioni virali
nel materiale biologico, oggi è possibile rilevare con
tecniche di biologia molecolare la presenza del virus.
Un cambio di strategia fondamentale che permette di
sapere se il sangue è infetto ancor prima che il donatore
presenti dei sintomi. Ciò riduce davvero al minimo i
rischi poiché ogni donazione viene meticolosamente
controllata.
Ma se la ricerca ha fatto passi da gigante nel garantire
materiale biologico sempre più sicuro, lo stesso non
si può dire per quanto riguarda la possibilità di
produrre sangue in maniera artificiale…
Nell’attesa di raggiungere questo ambizioso
obiettivo, che risolverebbe gran parte dei problemi di
approvvigionamento, è vietato abbassare la guardia.
In Italia la media delle donazioni annue è di circa 1.6
a donatore. Un dato leggermente inferiore a quello
europeo. Il prossimo passo sarà quello di aumentare la
media a parità di donatori. Ma la vera sfida per il futuro
è sensibilizzare le nuove generazioni. La popolazione
invecchia e la richiesta di sangue è in aumento. Ecco
perché non possiamo permetterci di stare tranquilli.
Segui la videointervista
sul canale
OspedaleNiguardaTV
La fonte principale è il pesce dei mari del nord
S
i sentono spesso nominare e dovrebbero essere sempre
presenti sulla nostra tavola: sono gli Omega-3. Ma
perché sono così importanti per la nostra salute?
E in quali alimenti sono contenuti? Ne abbiamo parlato
con Cesare Sirtori, Direttore del Centro Dislipidemie e
Presidente della Società Italiana di Nutraceutica.
Cosa sono gli Omega-3?
Insieme agli Omega-6 costituiscono la classe degli acidi
grassi essenziali. Alcuni di questi sono componenti che
il nostro organismo non produce, per cui è essenziale
assumerli tramite l’alimentazione.
Una donazione “da tre punti”
James Collins, di Miami, ha donato 50.000$ alla Fondazione Carlo Sirtori, a beneficio delle attività del Centro Dislipidemie di Niguarda. Mr. Collins viene seguito da 15 anni
dai clinici del Centro, è un imprenditore di successo nel
campo della logistica ed è comproprietario della squadra
di basket Miami Heat, che ha appena vinto il titolo NBA,
la più importante affermazione mondiale in questo sport.
Perché, anche per noi, sono così importanti?
Sono indispensabili per il corretto funzionamento
dell’organismo, e in particolare per la protezione del
sistema circolatorio, per la prevenzione delle malattie
cardiovascolari ed anche per il normale sviluppo cerebrale.
Per questo, e per scongiurare carenze nutrizionali, l’apporto
quotidiano di Omega-3, correttamente bilanciati con gli
Omega-6, è fondamentale per qualsiasi tipo di dieta. Le
raccomandazioni, negli USA, parlano di almeno 100-200
mg di Omega-3 al giorno (valori più alti in gravidanza e
nella prima infanzia) corrispondenti ad almeno due piatti
di pesce “grasso” la settimana. Va ricordato che il pesce
“mediterraneo”, mare più caldo, contiene quantità minori di
Omega-3.
Quali sono le principali fonti?
La principale fonte di Omega-3 è il pesce dei mari freddi
(merluzzo, salmone) anche se oggi sono disponibili alghe
ricche di un precursore degli Omega-3 classici. Si tratta
dell’ALA (acido alfa-linolenico), che richiede però dosaggi
quotidiani più elevati. La fonte principale di Omega-6 sono
gli olii vegetali (soia e mais). Da diversi anni poi sono
disponibili sul mercato diverse forme di integratori.
Cesare Sirtori
Centro Dislipidemie
E’ dedicato alla cura delle anomalie del
metabolismo dei lipidi ed è costituito da una
sezione medica, per la diagnosi e assistenza dei
pazienti, da un’unità di ricerca applicata e da
un’unità di ricerca farmacologica e nutraceutica.
Per info e prenotazioni
Numero verde di prenotazione regionale
800.638.638 (lun-sab: 8.00-20.00)
ospedaleniguarda.it
areaprivata.ospedaleniguarda.it
Gli Specialisti Rispondono
In Italia garantito il fabbisogno per le trasfusioni. Vietato abbassare la guardia
dodici
Malattie infettive
Se il pericolo è nel piatto
Alimenti contaminati: come scongiurare il rischio
S
Leonardo Chianura
Gli Specialisti Rispondono
Nel nostro Ospedale
Dalle epatiti acute ai trattamenti per l’HIV, dalle malattie
tropicali importate come la malaria, alle infezioni
ospedaliere: la “battaglia” contro i microrganismi
patogeni a Niguarda è portata avanti dall’équipe delle
Malattie Infettive, in collaborazione multispecialistica
con gli altri reparti.
Per info e prenotazioni
Numero verde di prenotazione regionale
800.638.638 (lun-sab: 8.00-20.00)
ospedaleniguarda.it
areaprivata.ospedaleniguarda.it
ono numerosi e molto minuziosi. Ci riferiamo
ai controlli che garantiscono un consumo
sicuro dei cibi che arrivano sulle nostre
tavole. Tuttavia, a volte, qualche cosa può sfuggire
ed ecco che quello che mettiamo nel piatto può
costituire una minaccia per la nostra salute. I rischi
aumentano per determinate categorie di alimenti
soprattutto se non conservati e preparati a dovere,
in particolar modo se mangiati crudi. Ne abbiamo
parlato con l’infettivologo Leonardo Chianura.
Malattie trasmesse dal cibo: qual è stato il caso
più curioso che ha affrontato?
Un caso d’infestazione da Opistorchis in una
paziente che aveva consumato del pesce crudo-il
coregone marinato- in un locale nei pressi del lago
di Bolsena. In Italia l’Opistorchiasi è stata descritta
per la prima volta nel 1884. Dal 2003 sono state
segnalate 8 epidemie, tutte circoscritte alla zona tra
il lago Trasimeno e quelli di Bolsena e Bracciano.
Da cosa è causata questa patologia e come si
potrebbe evitare?
A provocare l’Opistorchiasi è un trematode di
piccole dimensioni, l’Opisthorchis felineus. Il
parassita presente nel pesce viene devitalizzato
dalla cottura a 65°C o dal congelamento del pesce a
-20°C per almeno una settimana.
Quali sono gli alimenti che possono esser veicolo
di infezioni con più facilità?
News
La laurea honoris causa a Marisa Cantarelli
Ambulatorio
per migranti
e viaggiatori
Si tratta di un riconoscimento
importante
all’Infermiera
che con il suo impegno ha
contribuito a rivoluzionare il
modo di intendere l’assistenza
alla persona e la stessa
professione infermieristica.
Lei è molto conosciuta a
Niguarda e non solo dagli
infermieri, perché ne è stata docente, ma anche
perché sulla base del suo contributo teorico- il
Modello delle Prestazioni Infermieristiche - si
sono elaborati gli strumenti per personalizzare
l’assistenza, utilizzati ormai da oltre un
decennio. “Con la sua visione ha tracciato
la via per superare normative obsolete, che
non consentivano all’infermiere di svolgere
in autonomia e con responsabilità l’assistenza
alla persona- ci spiega Giovanna Bollini,
Direttore della Direzione Infermieristica”.
“Niguarda-Cantarelli”: la “simbiosi” è
iniziata già nel 2001, quando l’Ospedale ha
aderito al progetto della Regione Lombardia
per la certificazione della documentazione
clinica. In quest’ambito la Direzione
Infermieristica ha avviato la realizzazione
L
’appuntamento
è
tutti i giovedì, presso
l’Istituto Villa Marelli.
Qui ogni settimana gli
infettivologi di Niguarda,
insieme al mediatore culturale,
portano avanti l’ambulatorio
per migranti e viaggiatori. Per
accedere al servizio occorre
la tessera sanitaria oppure,
se non in possesso, il codice
fiscale e/o il passaporto.
Quando
Tutti i giovedì dalle 8.00 alle
15.00
Dove
Istituto Villa Marelli,
v.le Zara 81, Milano
Le malattie di origine alimentare sono causate
dall’assunzione di cibo e acqua contaminate; gli
alimenti maggiormente coinvolti sono le verdure a
foglia verde, il pollame, le uova e i prodotti caseari.
Quali precauzioni adottare?
Gli accorgimenti sono semplici: acquistare prodotti
di buona qualità e da fornitori di fiducia; porre in
frigorifero gli alimenti da conservare per periodi
brevi ed utilizzare il freezer, con temperatura intorno
a –20°C, per la conservazione del cibo per i periodi
più prolungati. Ricordarsi inoltre che i prodotti di
origine animale non vanno mai mangiati crudi e
una volta cotti, vanno consumati immediatamente;
evitare di mangiare pesce e frutti di mare crudi;
lavare sempre bene la verdura e la frutta prima del
consumo ed è preferibile che quest’ultima venga
prima sbucciata.
Per le uova e i latticini?
Qualsiasi preparazione a base di uova va cotta
bene, per scongiurare il pericolo di salmonella, e
consumata immediatamente; se le uova devono
essere usate crude, utilizzare solo prodotti
freschissimi e controllati, ricordarsi, inoltre, di
lavare i gusci prima di utilizzarle o di riporle
in frigorifero. Per i latticini: consumare latte
pastorizzato o sottoposto ad alte temperature; non
utilizzare i formaggi freschi se non se ne conosce
la provenienza.
di una cartella unica, adottando
ufficialmente il “Modello Cantarelli”, con l’obiettivo di puntare
sull’assistenza personalizzata,
valutarne la qualità e creare il
presupposto per il suo costante
miglioramento.
Dal 2002 la cartella infermieristica
certificata, poi la lettera di
dimissione informatizzata e, per ultima,
la scheda per la valutazione dell’indice di
intensità assistenziale sono gli strumenti che
hanno consentito, negli anni, di consolidare
questa scelta.
Per fare proprie le basi di questo nuovo
modello a Niguarda, nel corso degli anni,
si sono organizzati diversi gruppi di lavoro,
attività di ricerca e iniziative formative aperte
agli infermieri. Queste ultime, in particolare,
sono iniziate sotto la guida della stessa Marisa
Cantarelli. “Sono oltre 33 le edizioni di eventi
nelle quali circa 800 infermieri di Niguarda
hanno potuto apprendere e confrontarsi con
il suo insegnamento e la sua esperienza,
conservando, negli anni, il ricordo di questi
incontri- puntualizza Bollini-”. Parallelamente
SEGUE DALLA PRIMA
lo stesso indirizzo teorico è stato scelto per
orientare gli insegnamenti degli infermieri di
domani: gli studenti del Corso di Laurea in
Infermieristica, dell’Università degli Studi di
Milano, che si tiene a Niguarda.
Congratulazioni alla Professoressa Cantarelli,
per l’importante riconoscimento raggiunto e
per tutto quello che ci ha insegnato, da parte di
tutti gli infermieri del Niguarda!
La carica dei 2600
Sono oltre 2600 i professionisti sanitari coordinatori, infermieri, ostetriche, tecnici
sanitari, personale della riabilitazione
- e il personale di supporto, afferenti
alla Direzione Infermieristica Tecnica
Riabilitativa Aziendale (DITRA) che ogni
giorno rendono possibile un’assistenza
più vicina al paziente. Per farlo è
necessario puntare sull’impegno, ma
anche sul continuo aggiornamento ed è in
quest’ottica che a Niguarda, nell’ultimo
anno, la DITRA ha condotto oltre 400
edizioni di eventi formativi (24.000 crediti)
per questi professionisti.
tredici
Nutrizione clinica
In nome di Erika
I volontari in prima linea contro anoressia, bulimia e gli altri disturbi alimentari
e per i suoi cari, difficili da battere ma non
impossibili da sconfiggere. Per farlo occorre
tempo, consapevolezza e la collaborazione
di tanti: dei medici, dietisti e infermieri
“anzitutto” che nel Centro per i Disturbi del
Comportamento Alimentare di Niguarda
lavorano in équipe multidisciplinari,
perché solo con un approccio integrato e
personalizzato si raggiungono i risultati
necessari; dei genitori, in secondo luogo,
che con gli specialisti devono fare fronte
comune per aprire una breccia in quel muro
di isolamento e apparente invincibilità, che
ostenta chi viene colpito da queste malattie.
“Le persone affette da questi disturbi
negano la realtà- spiega la psicoterapeuta
Maria Teresa Balasini, una delle fondatrici
dell’Associazione Erika- e pensano di
poter risolvere i propri problemi da sole
perché considerano la relazione d’aiuto una
diminuzione della loro autonomia”.
E’ difficile aiutare quando chi è in difficoltà
non riconosce di esserlo e respinge la tua
mano. Tuttavia bisogna insistere e non
mollare, mai. E in 13 anni di attività sono
state tante le iniziative portate avanti
dall’associazione, che oggi può contare
su una ventina di volontari e più di un
centinaio di soci. Ci sono le donazioni
che hanno permesso di arredare il reparto
dove le giovani passano la maggior parte del
tempo. “Mobili, un’aula pc, i televisori nelle
stanze di degenza, ma anche una palestra,
sono diventate realtà grazie alla generosità
dei nostri sostenitori- ci dice la Presidente
Lina Bettini, madre di una ragazza
anoressica, oggi guarita grazie alle cure-”. In
più non mancano le attività che i volontari
portano avanti ogni giorno al fianco del
personale medico e infermieristico. Tra
queste ci sono il laboratorio di arte e mestieri,
le cosiddette terapie occupazionali, utili a
fare uscire le ragazze dall’isolamento e a
distrarle dalla loro asfissiante fissazione:
il cibo. L’associazione, inoltre, finanzia
lo psicologo che integra l’attività dei
professionisti di Niguarda. Un aiuto prezioso
per potenziare il counseling per i pazienti,
ma anche per i genitori, che nella terapia
di gruppo trovano il sostegno necessario
per andare avanti. “Tra l’altro la onlus mette
a disposizione delle famiglie che arrivano
da fuori regione degli appartamenti nelle
vicinanze dell’Ospedale- ci dice la Vice
Presidente, Teodora De Leo, anche lei
mamma di una ragazza che ha superato la
malattia-. E tra gli obiettivi futuri c’è quello
di avere una “casa tutta nostra”, ovvero
una struttura d’accoglienza per i pazienti
più gravi dove si possa pensare ad una
riabilitazione prolungata nel tempo”. Così
com’era nei desideri di Erika, così come
presto si spera di poter fare, sempre in suo
nome.
Per info e per sostenere
l’associazione
www.associazione-erika.it
02.6444.3987
(lun- ven dalle 14.30 alle 16.30)
15 anni di AMS
Un caffè al giorno... Aiuta il medico di turno!
C
L’alleanza vincente tra l’Associazione Malattie del Sangue Onlus e l’Ematologia
i vuole l’affetto di molti per permettere a
un’organizzazione come l’Associazione Malattie
del Sangue (AMS) di fare la differenza, al fianco di
un centro importante come l’Ematologia di Niguarda. Un
affetto profondo che, come quello delle persone più care,
si riafferma in modo speciale quando c’è un compleanno
da festeggiare. Quest’anno sono 15 anni, di lavoro, studio,
passione per dare assistenza di alto livello e per poter applicare
con tempestività le innovazioni terapeutiche che hanno visto,
proprio negli ultimi due decenni, uno straordinario sviluppo
sia in termini di possibilità di guarigione, sia di miglioramento
della qualità di vita dei pazienti affetti da leucemie, linfomi e
mielomi.
È in questo contesto di innovazione che, nel 1998, AMS si
inserì, come un ponte tra l’esterno e l’interno dell’ospedale,
per raccogliere risorse da parte di tutti coloro che credevano
nelle potenzialità di un investimento collettivo a favore di
un’impresa comune: rendere le malattie ematologiche
sempre più curabili e guaribili. “Con l’aiuto di AMS
nasceva nel 2002 il laboratorio di terapia cellulare per la
manipolazione delle cellule staminali per il trapianto di
midollo”, ricorda Enrica Morra, presidente di AMS e
direttore dell’Ematologia.“Un altro fondamentale impegno
di AMS è stato quello di supportare la formazione di giovani
medici e ricercatori”, e continua: “AMS si è fatta carico
nei suoi primi 15 anni di vita di ben 49 borse di studio e 80
contratti della durata di un anno per medici e biologi; ha
finanziato con proprie risorse le scuole di specializzazione di
Ematologia di 2 – 3 giovani medici ogni anno. L’assistenza
infermieristica è stata potenziata e sostenuta per garantire
anche nei periodi critici un alto livello di cura”. AMS è
arrivata nel tempo a sostenere un gruppo di otto data manager
dedicate al supporto dei medici nello svolgimento dei
complessi protocolli clinici che permettono l’aggiornamento
continuo delle alternative terapeutiche.
È un grande patto tra pubblico e privato, un’alleanza tra
ente ospedaliero, pazienti, professionisti, cittadini, persone
comuni che si fanno protagonisti del progresso scientifico
ogni volta che scelgono di destinare un euro alla ricerca
e all’assistenza ematologica. E così “il caffè” diventa il
simbolo del sostegno quotidiano di tutti coloro che hanno
l’Ematologia di Niguarda nel cuore, i pazienti e le persone
a loro vicine che qui trovano le migliori cure mediche ma
anche la dolcezza dell’accoglienza e della comprensione
Corso di Laurea in Infermieristica
I
Avventure internazionali
l Corso di laurea in Infermieristica aderisce al
programma Erasmus dal 2004/05 e quest’anno
l’attività è stata particolarmente intensa. “Abbiamo
ospitato tre studentesse spagnole- ci spiega Marina
Negri, Coordinatrice del Corso di Laurea- due del quarto
anno (in Spagna il corso dura 4 anni) dell’università
di Lleida, per quattro mesi, ed una del secondo anno A destra, Maria, una delle
studentesse spagnole
dell’università di Granada, per tre mesi. Sulla “rotta
inversa”, due nostri studenti, Beatrice e Alekos, sono ospitate, insieme a una
delle nostre infermiere
andati rispettivamente all’università di Granada e all’ISEI
di Bruxelles”. Poi c’è stata Monica che è risultata idonea,
per partecipare al seminario intensivo “Best Practice In End of Life Care” che si è svolto
ad Anversa lo scorso aprile con la partecipazione di studenti in Infermieristica da tutta
Europa. Ma c’è chi andrà più lontano: è sempre Beatrice, che sarà ospitata per l’internato
di tesi a Gulu in Uganda in agosto, presso il St. Mary Lacor Hospital. Infine “abbiamo
ricevuto la richiesta dalla Bethlehem University di accogliere studenti del loro corso di
infermieristica- conclude Negri -”.
laureainfermieristica.ospedaleniguarda.it
umana. “Un caffè al giorno” è un euro messo da parte per la
ricerca o per permettere a un giovane medico ematologo di
portare a termine il suo percorso di specializzazione o, ancora,
un contributo per portare avanti studi clinici indispensabili
per proporre ai pazienti percorsi di cura innovativi. Ciascuno
di noi può aiutare “il medico di turno”, per esempio tramite
l’attivazione di un piccolo contributo mensile a favore
dell’associazione. La campagna è stata stampata su maglie
e grembiuli in edizione limitata che è possibile avere con
una donazione minima. L’illustrazione per le magliette è
stato il regalo di compleanno ad AMS da parte di Chiara
Rapaccini, designer ideatrice della saga “Amori Sfigati”,
che spopola su Facebook. Lasciare un piccolo contributo e
ricevere in cambio questo dono è una bella occasione per
sostenerci e per conoscerci c/o la sede dell’AMS – Blocco
SUD – 3° piano – settore D.
Per info e per sostenere AMS
www.malattiedelsangue.org
[email protected]
Tel. 02.6425891 – 02.64444025
(lun-ven dalle 9.00 alle 15.00)
Associazione Volontari Ospedalieri
I corsi a Niguarda
L
’AVO a Milano opera in 11 ospedali con
circa 1.000 volontari, ma sono ancora pochi!
L’Associazione è aperta a tutti coloro che
intendono offrire gratuitamente un po’ del proprio
tempo a favore dei degenti in ospedale.
Gli aspiranti volontari, dopo un colloquio informativo
e una prima selezione attitudinale, vengono ammessi al
corso di formazione base (durata circa un mese e mezzo).
Al corso seguono sei mesi di tirocinio in ospedale.
Partecipa al corso base che si terrà a Niguarda
Sabato 12-26 ottobre e 9-16-23 novembre dalle 9.30 alle 12.30
Per informazioni
www.avomilano.org - [email protected]
Segreteria A.V.O.- via Dezza 26 Milano 02 48024215
(orario ufficio)
Volontariato
S
icuramente vedendoli al lavoro e
guardando ciò che fanno per aiutare
i pazienti e i loro familiari, sarebbe
contenta anche lei: Erika, la ragazza, vittima
dell’anoressia che in una lettera/testamento
aveva segnalato, 14 anni fa, l’esigenza di
un trait d’union tra il percorso terapeutico
e il rinserimento sociale e familiare. Per
poter realizzare questa richiesta 13 anni
orsono il papà e la mamma di Erika hanno
incontrato Maria Gabriella Gentile,
allora Direttore del Centro Disturbi del
Comportamento Alimentare a Niguarda e
oggi Responsabile Scientifico della onlus,
e insieme hanno iniziato a muovere i primi
passi per trasformare quell’auspicio in realtà.
Oggi guardando negli occhi i volontari di
quest’associazione, che porta il suo nome,
Erika, sarebbe orgogliosa perché molto è
stato fatto per chi, come lei nella vita ha
avuto la sfortuna di incappare in questa
micidiale malattia, che sembra invincibile,
almeno fino al momento in cui non la si
vuole riconoscere come tale.
L’anoressia, ma anche la bulimia e l’obesità
patologica sono patologie molto probanti
per il paziente (in maggior parte ragazze)
quattordici
Arte
La Città dell’Arte
N
ella nostra rassegna dedicata all’arte è venuto
il momento di affrontare un salto temporale.
Esaurite le presentazioni sui grandi maestri
che hanno battezzato con le loro opere la nascita
dell’Ospedale negli anni trenta, veniamo ora a quello
che uno degli altri grandi “giacimenti artistici” del
Niguarda, il MAPP. Il Museo d’Arte Paolo Pini è
un museo d’arte contemporanea situato nell’ex
Ospedale Psichiatrico Paolo Pini di Milano, ideato
da Teresa Melorio e Enza Baccei e realizzato con
la collaborazione del Dipartimento di Salute Mentale
dell’Ospedale Niguarda, sotto la direzione artistica
di Marco Meneguzzo e l’adesione di alcune note
gallerie d’arte milanesi. Ma la nostra guida che
Dialogo nel Paradiso degli Artisti
P
artecipano Mario Sironi pittore (1885-1961), Arturo Martini scultore (18891947), Francesco Messina scultore (1900-1995).
Martini: “Cosa ne pensi Mario di quel museo MAPP (Museo Arte Paolo Pini)
che ha creato nel 1995 una giovane Psichiatra dell’Ospedale di Niguarda, che mi
sembra si chiami Teresa Melorio? Sai un vero e proprio Museo di Arte Contemporanea
ideato con Enza Baccei e con la direzione artistica di Marco Meneguzzo.”
Sironi: “Ne penso molto bene, caro Arturo, e piace molto anche a Francesco.
Pensa che l’obiettivo è quello di fare arte con scambi di idee e sensazioni tra artisti
professionisti e persone affette da disagio psichico. Una trovata eccezionale!”
Messina: “Certo, caro Mario e caro Arturo, che i tempi sono cambiati... Il Comune
di Milano ha conferito l’Ambrogino d’oro al Museo MAPP dopo 12 anni dalla
fondazione. Quanti anni ci sono voluti perché le nostre sculture monumentali
all’ingresso di Niguarda e la tua splendida vetrata dell’Annunciazione venissero
riconosciute? Ragazzi pensate che dieci anni or sono è venuto a stare con noi anche
il pittore Enrico Baj che ha anche egli dipinto dei murales e donato delle sue opere
al MAPP.”
Enrico Baj
E
Arte e Storia
ci conduce alla scoperta di questo affascinante
mondo, il Primario Emerito Enrico Magliano, ci
ha stupito un’altra volta. E ci ha voluto raccontare
il MAPP attraverso quello che direbbero gli artisti
della “vecchia guardia”, i grandi maestri dei numeri
precedenti, a proposito di questo “nuovo tempio”,
consacrato all’arte contemporanea. Godetevelo.
MAPP - il progetto
nrico Baj è nato a Milano nel 1924. Ha partecipato all’avanguardia milanese degli anni 50 che faceva capo al
famoso “Bar Giamaica” di Brera dove si incontravano gli artisti giovani ed allora “sconosciuti” come Fontana,
Manzoni, Colombo, D’Angelo, Dova, Crippa ed altri.
Baj, fine intellettuale, manteneva rapporti anche con i maestri francesi come Duchamp, Max Ernst e Kline. Fondò
il “Movimento Nucleare”, molto innovativo per i tempi. La sua opera si articola in vari periodi, sempre unificata da
“un’ironia dissacrante”. Basti pensare ai Generali, alle dame ed agli specchi. Un filone ludico e gioioso in cui i personaggi
venivano “vestiti “ con brandelli di drappi, arazzi, medaglie, bottoni, ecc... il tutto in un cromatico collage.
Baj ebbe anche un periodo di impegno politico; come non ricordare la grande composizione “Il funerale dell’anarchico
Pinelli” esposto di recente al Palazzo Reale di Milano? Baj partecipò attivamente con scritti e saggi al mondo culturale
Milanese. Muore a Milano il 16 giugno 2003.
Enrico Magliano
L
’obiettivo del progetto era trasformare
l’ospedale psichiatrico in un luogo
di incontro dove il “fare arte” fosse
un’occasione di scambio di idee e linguaggi
tra artisti professionisti e persone affette da
disagio psichico e dove la condivisione di
esperienze culturali e artistiche tra “sani” e
“malati” contribuisse concretamente alla cura
e alla trasformazione di un luogo che è stato
per anni l’emblema dell’incomunicabilità.
Diversi artisti di fama nazionale e internazionale
hanno aderito al progetto realizzando dipinti
direttamente sui muri esterni e interni del
manicomio, sculture e installazioni distribuite
nel parco, espressione del valore intrinseco
che racchiude ogni persona anche quando è
gravemente malata nel corpo o nella mente; il
MAPP testimonia che una vera trasformazione
del modo di curare si realizza anche attraverso
una specifica qualità estetica dello spazio
che esprime la ricchezza di valori simbolici
dell’essere umano in tutto il suo spessore.
MAPP - Museo d’Arte Paolo Pini
Enrico Baj - Senza titolo
Collezione permanente - MAPP
Enrico Baj e Stefano Bini - Senza titolo
Collezione permanente - MAPP
è in via Ippocrate 45 a Milano.
Il Museo è aperto dal lunedì al venerdì
dalle 9.30 alle 16.00; il parco è aperto tutti
i giorni dalle 8.00 alle 19.00.
Storia di Niguarda
La Chirurgia Plastica e il Centro Grandi Ustionati
D
urante la seconda guerra mondiale, furono
istituiti per la prima volta in Inghilterra
appositi centri per il trattamento dei
militari ustionati. I risultati ottenuti in termini di
sopravvivenza dei pazienti ricoverati in reparti con
personale formato e dedicato specificamente alla cura
delle problematiche connesse all’ustione indussero le
autorità sanitarie britanniche, al termine della guerra,
a costituire centri per ustionati destinati anche alla
popolazione civile.
Sulla base dei successi ottenuti oltremanica, nel
luglio 1950 venne inaugurata all’interno di Niguarda,
in convenzione con l’INAIL (Istituto Nazionale per
l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro), una
divisione di ventisette letti di Chirurgia plastica e
Centro Ustioni. Fu scelto come direttore Innocenzo
Clerici Bagozzi, medico dipendente dell’INAIL, tra
i primi studiosi a livello europeo della patologia da
ustioni.
La rilevanza rapidamente acquisita a livello
internazionale da questa divisione è testimoniata
dai finanziamenti ottenuti negli anni sessanta dalla
Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio
(CECA) per la realizzazione di ricerche specifiche
sul tema della nutrizione dell’ustionato. Nel contesto
lombardo, l’importanza strategica del servizio è
documentata da una circolare dell’INAIL, datata
1 ottobre 1956, che invitava “le autoambulanze
chiamate per il ricovero di infortunati sul lavoro
con grandi ustioni [a trasportare il malato] presso
codesto ospedale [Niguarda] dove l’INAIL ha
attrezzato da tempo un apposito reparto”.
Nel 1968 venne nominato nuovo primario
della divisione Luigi Gallone, clinico chirurgo
dell’università di Milano, che diresse la struttura
per un triennio. Successivamente la direzione fu
affidata a un allievo di Emilio Trabucchi, Luigi
Donati (1935-2003), che a Niguarda, primo
in Italia, introdusse l’uso della rianimazione
ipertonica con cristalloidi e la sulfadiazina
d’argento come antisettico topico. In quegli anni lo
stesso Donati e i suoi collaboratori trascorsero lunghi
periodi formativi negli Stati Uniti presso lo Shriners
Burns Institute e il Massachusetts General Hospital di
Boston per osservare il lavoro di John Francis Burke,
esperto internazionale nel trattamento delle ustioni.
In parallelo venne attivato un servizio di chirurgia
maxillo-facciale, con la creazione del Centro delle
Malformazioni cranio-facciali, e, nel 1979, istituito
un Centro Studi e Terapia delle Malformazioni
congenite in stretta collaborazione con la Fondazione
Pro Juventute Don Gnocchi.
A Luigi Donati, divenuto nel 1986 direttore della
prima cattedra di Chirurgia Plastica dell’università
di Milano, succedette nel 2000 Vincenzo Rapisarda.
Sotto la sua direzione, il Centro Grandi Ustionati,
unico attivo a livello lombardo, fu collocato nel nuovo
dipartimento Emergenza e Accettazione, consentendo
una continua e stretta collaborazione con l’attigua
Terapia intensiva.
Grazie alla sinergia con la Rianimazione e allo
sviluppo degli gli innesti di cute ingegnerizzata dalla
Terapia Tissutale, si è resa così possibile la guarigione
di pazienti con prognosi riservata per ustioni su una
superficie corporea superiore al 70%.
Testo a cura di Michele Augusto Riva,
tratto dal libro “Niguarda un ospedale
per l’uomo nel nuovo millennio”
quindici
Nuovo Niguarda
Ecco il Blocco Nord
Una delle camere di degenza.
Un’attenzione particolare è stata riservata ai colori degli ambienti
Sono 350 gli operai all’opera nel cantiere per la costruzione del Blocco Nord
L
’ormai definito Blocco Nord è un’opera da oltre 104 milioni di euro (esclusi gli arredi,
le attrezzature e le tecnologie) e ad oggi siamo all’85% dei lavori realizzati. Tra 5 mesi
l’imponente cantiere verrà chiuso, nel pieno rispetto del crono-programma dopo una
attività da record, che vede attualmente all’opera 350 operai. Il Blocco Nord (“cuore” del Nuovo
Niguarda insieme al Blocco Sud, al DEA e all’Unità Spinale) ospiterà il Dipartimento Medico
Polispecialistico, il Dipartimento Materno-Infantile, la Medicina Riabilitativa, il Servizio di
Immunoematologia e Medicina Trasfusionale, molte attività ambulatoriali, la Radiologia/
Neuroradiologia e un settore di Endoscopia; disporrà di 450 posti letto (dei quali 8 di terapia
intensiva neonatale), a cui vanno aggiunti i letti dei Day Hospital e delle Macro Attività
Ambulatoriali Complesse (MAC).
Fotonotizia
I
L’ingegner Badi e il record delle 1000 riunioni
Carlo Maria Badi, 65 anni, da sempre al Niguarda è il responsabile unico
del procedimento ed è il professionista che ha seguito, unitamente al
Concessionario, allo staff di Infrastrutture Lombarde, alla Direzione Sanitaria,
alla Direzione Medica di Presidio e alla Direzione Infermieristica l’iter dei
lavori per la realizzazione del Blocco Sud e del Blocco Nord. Dall’inizio dei
lavori del Blocco Sud e sino all’attuale fase finale del Blocco Nord l’ing. Badi
ha partecipato a 1000 riunioni: ben 318 riunioni di cantiere, oltre 250 riunioni
dello staff “Nuovo Niguarda”, le oltre 100 riunioni per il coordinamento
impiantistico, le 55 riunioni del gruppo “arredi e attrezzature”, le conferenze dei
servizi ed altre ancora dei più diversi ambiti.
Un benefattore dal cuore grande
l nome del Cavaliere del Lavoro
Loris Fontana e quello dei suoi
familiari difficilmente potrà essere
dimenticato a Niguarda. Nell’area
del Poliambulatorio 3, infatti, è
stata scoperta una targa che ricorda
l’importante donazione fatta da
questa famiglia a favore del Centro di
Ecocardiografia Clinica. Si tratta del
Il Cavaliere Loris Fontana (al centro) con
laboratorio ad alta specializzazione
l’équipe del Centro di Ecocardiografia
accreditato presso la Società Italiana di
Ecografia Cardiovascolare e l’European Association of Cardiovascular Imaging, guidato da
Antonella Moreo e che afferisce alla Cardiologia 4, diretta da Cristina Giannattasio.
News
Primari Emeriti
D
opo tanti anni di attività a Niguarda sono stati nominati Primari Emeriti:
Maurizio Puttini (Direttore uscente della Chirurgia Vascolare), Maria
Gabriella Gentile (Direttore uscente della Dietetica e Nutrizione
Clinica), Emilio Brunati (Direttore uscente della Neuropsichiatria dell’Infanzia
e dell’Adolescenza) e Arcadio Angelo Erlicher (Direttore uscente del
Dipartimento di Salute Mentale). A loro va il nostro ringraziamento e le nostre
più vive congratulazioni.
M. Puttini
G. Gentile
E. Brunati
A. Erlicher
Atletico Niguarda
Secondo posto al torneo internazionale
L
’Atletico Niguarda
continua a regalarci
soddisfazioni e questa
volta in terra pugliese.
La squadra, composta da
pazienti e operatori del
Dipartimento di Salute
Mentale, si è aggiudicata il
secondo posto del torneo “La
testa nel pallone 2013”. La
manifestazione, organizzata
dal Dipartimento di Salute
Mentale della Asl di Lecce,
ha visto sfidarsi sui vari campi della provincia – dal 28 maggio al 2 giugno –
32 squadre, a formazione mista pazienti- operatori, provenienti da tutta Italia
e anche da oltre confine. 4 delle formazioni partecipanti, infatti, venivano da
Austria, Spagna, Francia e Ungheria. Grandi ragazzi!
CRAL
S
i terranno il 19 e il 20 settembre le elezioni per il rinnovo del consiglio
direttivo. Gli ultimi giorni validi per presentare la propria candidatura, presso
la segreteria del CRAL, sono il 16, 17 e 18 luglio. Sono candidabili tutti i
soci. E’ in programma per il 6 ottobre la castagnata in Valsassina: un’occasione per
godersi una giornata all’aria aperta e per assaggiare i prodotti gastronomici tipici.
C.R.A.L. - Area Centro-Padiglione 10 - tel. 02.6444.3236
da lunedì a venerdì dalle 10.00 alle 16.00
News
Ospedale senza fumo
S
ei un e smokers? Ovvero uno di quei fumatori
che è passato alla sigaretta elettronica. Ti
avvisiamo che a Niguarda non è possibile
fare uso di questi dispositivi in tutte le aree in cui è
previsto il divieto di fumare. La disposizione è in linea sia con la posizione
dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, secondo cui non è stata ancora
provata l’innocuità della sigaretta elettronica, sia con le molteplici iniziative
intraprese nell’ambito della Rete HPH (Healt Promoting Hospital), al fine di
introdurre principi e metodi nella prevenzione della salute.
Elezioni e castagnata
www.cralniguarda.it
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News dall’Ospedale
Completati l’85% dei lavori. Tra 5 mesi si chiudono i cantieri