Esperimenti e modelli in ottica fisica per l’innovazione didattica e la formazione degli insegnanti M. Michelini, A. Stefanel, L. Santi, Unità di Ricerca in Didattica della Fisica dell'Università di Udine Introduzione L’ influenza delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (TIC) determina nuovi modi di guardare, acquisire informazioni, apprendere: ad esempio si ha facilità nel cogliere correlazioni e nel guardare contemporaneamente ad aspetti diversi, mentre è più difficile approfondire aspetti specifici. Ciò pone un problema formativo a cui si affianca la necessità di rinnovamento del modo di fare scuola e organizzare la didattica (Caravita, Hallden 1995). All’insegnante é richiesta una nuova professionalità, che consiste in un complesso insieme di abilità e di conoscenze non solo disciplinari, ma anche tecniche, pedagogiche, sociali e organizzative (Eraut 1994; Marucci et al. 2001; Michelini 2003). Al suo ruolo di mediatore culturale, tutor e di organizzatore di autonomi processi cognitivi va aggiunto quello di creatore di “ambienti di apprendimento”, che permettano di pianificare e di condurre un’articolata e complessa rete di attività, in grado di promuovere coerenti percorsi di apprendimento personalizzati (Linder et a. 1997). Per gli insegnanti di fisica, in particolare, l’impegno innovativo richiesto è maggiore, perché le ICT rendono possibili obiettivi formativi ed esperienze nella didattica finora dominio della sola ricerca. Le ICT costituiscono inoltre potenti strumenti educativi per affrontare i nodi disciplinari, favorire il superamento delle difficoltà di apprendimento, innescare risonanza tra metodologie didattiche e metodologie proprie della disciplina (Riel 1998; Swan, Miltrani 1998). Misure con sensori on-line e modellizzazione al computer aprono la strada al vaglio di ipotesi interpretative formalizzate ed all’indagine di coerenza tra le conseguenze delle ipotesi e i dati sperimentali. Diversi studi (Sander et al. 1996; Anderson 1995; Michelini, Pugliese 1999: Buchberger et al. 2000; Michelini 2001) hanno chiarito, che per produrre competenti e qualificate innovazioni, é necessario promuovere una formazione degli insegnanti sostenuta dalla ricerca, integrando modalità differenziate: metaculturali, esperienziali, situate 1 (Linder et al 1997; Michelini 2003). Sono necessarie proposte operative (Michelini, Pugliese, 1999; Bosio, Di Pierro et al. 1999; Pugliese, Michelini 2001; Michelini, Santi 2001), in grado di dare risposta ai bisogni formativi degli insegnanti (Pugliese Jona et al. 1999; Michelini, Mossenta 2001), far superare la generale tendenza a trasformare proposte innovative riproponendo stili di insegnamento tradizionali (Day et al. 1990; Pintò et al. 2001). É necessario, inoltre, il supporto di specifici e dettagliati materiali (Aiello et al. 1997), strumenti per la progettazione e la conduzione dell’attività in classe (Marucci et al. 2001; Martongelli et al . 2001), in grado di promuovere nuove strategie formative, nuovi modi di interagire con i ragazzi (Anderson 1995; Sander et al. 1996 Swan, Miltrani 1998; Michelini 2001). Nell’ambito di una collaborazione nazionale di ricerca1 é stato studiato particolarmente il problema della formazione insegnanti in fisica e il contributo delle TIC, mettendo a punto un protocollo di sperimentazione (Aiello et al. 1997) e un modello per la formazione insegnanti in presenza e a distanza (Sperandeo 2001). Particolarmente significativi sono stati i Moduli di Intervento Formativo (MIF) sperimentati sia nella formazione iniziale, sia nella formazione in servizio degli insegnanti. L’Unità di Udine ha prodotto in questo contesto diversi ambienti di proposte didattiche per gli insegnanti, pubblicati in rete telematica [www.fisica.uniud.it/URDF/]. Un ambiente sull’ottica fisica è in particolare pensato come cuscino culturale per la transizione dalla fisica classica a quella quantistica. Esso viene presentato in questa sede (fig. 1) (Michelini, Santi, Stefanel 2002; Cobal, Corni, Michelini, Santi, Stefanel 2002), come percorso attraverso esperimenti, che impiegano sensori on line con il computer, materiali e strumenti didattici validati nell’ambito di sperimentazioni pilota, che hanno coinvolto anche gli specializzandi della Scuola di Specializzazione all’Insegnamento Secondario di Udine (Michelini et al. 2004). Si illustrano in particolare le modalità di presentazione dei materiali, le motivazioni e le scelte di impostazione per la intera proposta di ottica fisica, le proposte sperimentali e un percorso per ciascuna delle tre direttrici principali individuate: produzione e assorbimento di radiazione luminosa; diffrazione e interferenza, polarizzazione. 2 Fig. 1 La home-page del cuscino di ottica fisica del Progetto SeCiF Valenze culturali e didattiche dell’ottica fisica Esplorare fenomeni di interazione tra la radiazione e la materia, per riconoscerne gli aspetti peculiari, caratterizzarli mediante le intrinseche proprietà e interpretarle sulla base di modelli costituisce in sé un'esperienza formativa così ricca da potersi proporre come contenuto irrinunciabile per un curriculum (Pereira et al. 1993). Il passaggio dalla descrizione dei fenomeni all’interpretazione in termini di modelli, oltre ad avere rilevanza storica (Gonzales 1993), gioca anche un ruolo di ponte, da un lato tra l’ottica geometrica e l'elettromagnetismo classico e dall’altro tra la meccanica classica e quella quantistica (Bradley etr al. 1999, Ghirardi et al. 1995, 1997; Pospiech 2000; Holbrow et al. 2002; Cobal, Corni, Michelini 2002; Schneider, La Puma 2002; Michelini 2003). L’ottica fisica trova, inoltre, ampio impiego in numerosi campi: 3 medico (ne sono esempio le numerose applicazioni del laser), tecnologico (cristallografia), nella scienza dei materiali (caratterizzazione di proprietà; interferometria; nuovi materiali polimerici), biologico (visione polarizzata). Per la didattica vi possono essere vari approcci ai fenomeni ottici: da un lato molti oggetti di uso comune costituiscono applicazioni tecnologiche dell’ottica fisica, che possono essere usate come oggetti di studio (Hudoba 1996) o possono essere utilizzate per costruire semplici proposte sperimentali (O’Connell 1999; Moloney 1999; Beneson 2000; Chaudhry e Morris 2000; Mirò, Pitò 2001; Colin, Rodriguez 2002; Hernadez-Andres et al. 2002; Wheleer 2004), dall’altro sensori collegati in linea con l’elaboratore offrono nuove opportunità di apprendimento in questo campo soprattutto in merito ai fenomeni di interazione lucemateria (Hirata 1986; Bunch 1990; Giugliarelli et al. 1994; Michelini 1999; Ouseph 1999; Easton 2001; Hinrichsen, 2001; Chauvat et al. 2003; Grove 2003). Sistemi di misura e modellizzazione per la didattica basati sull'elaboratore consentono di aprire un mondo di potenzialità interpretative, attuare strategie, che valorizzano il contributo formativo sul piano sperimentale e interpretativo dell’ottica fisica, troppo spesso trascurato nella pratica didattica in cui, per esempio, la polarizzazione della luce non viene quasi mai affrontata e il fenomeno della diffrazione viene trattato in modo solo semiquantitativo, con una semplice analisi della posizione di massimi e minimi di intensità luminosa nella figura di diffrazione (Mascellani et al. 1992; Corni et al 1993; Santi et al. 1993; Wosilait et al. 1999; Cobal et al 2002). Tali strategie permettono di affrontare i principali nodi disciplinari e superare le difficoltà di apprendimento connesse, in primo luogo, all’utilizzo contemporaneo del modello ondulatorio e di quello corpuscolare, in contesti dove quest’ultimo non é più evidentemente applicabile (Bradley etr al. 1999), al mancato riconoscimento dei processi di emissione di luce (Mirò, Pintò 2001). Materiali per insegnanti di una proposta didattica in ottica fisica Le nostre proposte sull’ottica fisica per gli insegnanti si sono tradotte in materiali differenziati redatti in forma ipertestuale in ambiente web nell’ambito del progetto SeCiF1. Le caratteristiche dei materiali sono studiate, in modo che questi possano essere offerti come ponte culturale per la transizione tra la fisica classica e la meccanica 4 quantistica. Al tempo stesso si prestano ad essere utilizzati come unità di lavoro autonome, trattate a differenti livelli, con un formalismo semplice. L’organizzazione dei materiali prodotti per il progetto SeCiF si richiama alla metafora dell’esplorazione di un territorio. Per fornire indicazioni all’insegnante sulle scelte fatte, vengono presentate l’impostazione disciplinare, l’approccio didattico seguito per affrontare la tematica, la strategia e metodi utilizzati nella proposta didattica. La presentazione del percorso didattico proposto (il filo) viene preceduta dai prerequisiti richiesti e dalle mappe, che illustrano l’intero panorama dei fenomeni ottici considerati. Due altre mappe sono dedicate all’organizzazione delle proposte sulla diffrazione e sulla polarizzazione. Una serie di materiali a supporto della formazione culturale dell’insegnante e del suo lavoro di progettazione (caratteri interdisciplinari) correda la proposta. Vi sono in essa indicazioni su agganci interdisciplinari, per esempio in ambito biologico, cristallografico, tecnologico. Nelle risorse sono disponibili tre contributi dal titolo: 1) la polarizzazione della luce: osservazioni e modelli; 2) la birifrangenza; 3) la polarizzazione: immagini in rete. La prima analizza la polarizzazione a partire dalla natura elettromagnetica della luce. Ne evidenzia le caratteristiche e attraverso semplici modelli rende conto dei principali fenomeni. La seconda consiste nella presentazione dell’utilizzo della polarizzazione in cristallografia. La terza propone una selezione di immagini in rete, utili per fornire una panoramica iniziale sul fenomeno della polarizzazione e alcune sue applicazioni. Una discussione dei contenuti si collega alla presentazione del filo e a quella degli esperimenti, in cui rispettivamente si illustrano il percorso didattico e gli esperimenti su cui esso si basa, con dettagliata illustrazione delle attività proposte e dati campione. Si tratta di learning object, utilizzabili in contesti differenziati2. Alcune simulazioni permettono di ripercorrere il processo interpretativo dei fenomeni più complessi, come la diffrazione. Documentazioni sulle sperimentazioni effettuate in classe completano la presentazione dei materiali. Le scelte e l’impostazione della proposta didattica in ottica fisica Nella nostra proposta viene considerata la principale fenomenologia dell'ottica fisica, scegliendo quelle situazioni e quegli aspetti, che hanno costituito elementi di crisi dal punto di vista 5 interpretativo per l'ottica geometrica in prima istanza e per quella elettromagnetica a un livello più elevato (Cobal, Corni, Michelini, Santi, Stefanel 2002). Due obiettivi principali sottendono la proposta: 1) familiarizzazione con la fenomenologia, offrendo esperienza di analisi di semplici casi di emissione ed assorbimento di luce nell'esperienza quotidiana, di misure di interferenza e diffrazione, di riconoscimento proprietà di polarizzazione della luce; 2) guadagnare esperienza delle problematiche connesse al processo di analisi interpretativa della fenomenologia, imparando ad argomentare le ipotesi e a sostenerle sul piano quantitativo o semiquantitativo, con attività di modellizzazione al computer (computer modelling). Strategie e metodi fanno riferimento al ciclo (EPSI): Esplorazione di fenomeni comuni - costruzione di ipotesi (Previsioni)indagine Sperimentale – formulazione di Interpretazioni da estendere ad altri campi fenomenologici. Si suggerisce che gli studenti costruiscano ipotesi avendo modelli interpretativi come referenti concettuali e progettino misure i cui esiti possano venire confrontati con le ipotesi interpretative. Fig. 2 La mappa generale sull’ottica fisica. 6 Il percorso presuppone lo studio dei principali fenomeni di propagazione della luce e la loro interpretazione nel quadro dell'ottica geometrica. Si assume familiare anche la fenomenologia della rifrazione, benché non completamente interpretata. L'elettromagnetismo classico non costituisce conoscenza propedeutica, come del resto storicamente è avvenuto. Tre mappe relative all’intero cuscino di ottica, alla proposta sulla diffrazione ed a quella sulla polarizzazione presentano il territorio dell’impostazione culturale a cui fanno riferimento i materiali e le proposte didattiche, pubblicate in ambiente web (fig. 2). La proposta di ottica fisica si sviluppa a partire da tre nodi: 1) la propagazione della luce che incontra ostacoli: la luce che attraversa una finestra, una fenditura, un bordo, un filo e i processi di interferenza e diffrazione che propongono il passaggio interpretativo dall’ottica geometrica a quella fisica3; 2) l’interazione della luce con materiali diversi: riflettività, assorbimento, trasmissione e selezione cromatica dei materiali: i primi passi per correlare le proprietà ottiche ed elettriche dei materiali; 3) le sorgenti di luce: i processi energetici associati, intensità luminosa e sua possibile interpretazione con l’idea di fotone. L’esplorazione dei fenomeni di interazione della luce con la materia, posta su basi semiquantitative, avvia ad una rilettura di fenomeni quotidiani come riflessione, rifrazione e assorbimento. In questo contesto si affronta la diffrazione mediante misure di distribuzioni di intensità luminosa prodotte da fenditure ed ostacoli, effettuate con sensori in linea con l’elaboratore. Si considera il fronte d'onda incidente sulla fenditura diffrangente costituito da un numero crescente di polaroid. Mediante un’attività di computer modelling e/o di simulazione si calcolano le distribuzioni di intensità da esse prodotte. Gli esiti sperimentali si confrontano con quelli del calcolo. L'interazione della luce con la materia viene proposta in termini quantitativi con analisi energetiche legate a processi di assorbimento della luce solare e di quella prodotta da sorgenti incandescenti (lampadine a filamento). L'emissione di luce da parte di una lampadina viene proposta come occasione per comprendere i principali processi energetici coinvolti nell'emissione di luce da parte di corpi incandescenti. Sensori in linea con l'elaboratore sostengono ancora una volta l'esplorazione delle caratteristiche con cui varia l'intensità luminosa della luce, che attraversa 7 vari tipi di filtri e anche l'analisi energetica che caratterizza la variazione di energia interna di sistemi che assorbono luce. Sempre nel quadro dei processi di interazione luce materia, si riconosce la polarizzazione come proprietà della luce, che può essere simultaneamente descritta da un vettore in quadri interpretativi profondamente diversi. La proposta sulla polarizzazione suggerisce piani di lettura diversi: interpretazione di processi su base fenomenologica (leggi di Malus e Brewster), produzione e applicazioni di luce polarizzata, significato della natura probabilistica dei fenomeni e concetto di stato di un fotone, attraverso lo studio delle “proprietà” che ad esso possono essere associate in base agli esiti sperimentali. Strategie e metodi propongono l’esplorazione di fenomeni comuni e la loro caratterizzazione, come punto di partenza per porsi domande e costruire ipotesi, istruire indagini sperimentali e pianificare interpretazioni, spesso attraverso l’uso di strumenti di simulazione e modellizzazione, che permettano di porre a confronto esiti sperimentali con modelli. Interazione luce materia: emissione e assorbimento L'emissione di luce e l'energia ad essa associata sono proposte in termini di studio esplorativo sperimentale in una prima fase (Bosio, Michelini, Santi 1996, 1999; Bosio, Michelini, 1997). L'analisi dell'emissione di luce da parte di un filamento di lampadina ad incandescenza, viene proposto come caso per lo studio delle caratteristiche di una sorgente luminosa. Con il dispositivo che realizza lo schema illustrato nella figura 3 si effettua l’analisi della curva caratterista V=V(I) della lampadina (fig. 4). Essa porta alle seguenti considerazioni: 1. nella regione strettamente ohmica, a basse temperature, possiamo ritenere che tutta la potenza elettrica venga dissipata per la conduzione; 2. aumentando il lavoro elettrico fornito alla lampadina, una parte di questo viene utilizzata per il riscaldamento del filo ed un’altra, sempre più consistente, viene dissipata verso l’esterno sotto forma di energia radiante. Al crescere della temperatura del filamento le caratteristiche dell’irraggiamento si modificano progressivamente sia per l’importanza assunta da tale contributo dispersivo nel bilancio energetico che per il cambiamento del colore della radiazione emessa, e cioè della lunghezza d’onda per la quale l’emissione si caratterizza; 8 3. Ad un certo punto si può ritenere che l’irraggiamento prevalga su tutti gli altri contributi dissipativi. Si stabilisce allora una condizione di equilibrio termico dinamico, in cui tutta l’energia fornita al sistema viene emessa sotto forma di radiazione elettromagnetica. Fig. 3 Schema del dispositivo per la misura delle caratteristiche V=V(I) della lampadina. La corrente I, che circola nel filamento della lampadina, viene ricavata dalla relazione I=V’/ Rn. Si effettua la misura della tensione V’ ai capi di un resistore di valore noto Rn posto in serie alla lampadina, ottenendo in questo modo misure affidabili anche a basse tensioni e una valutazione attendibile della resistenza Ro del filamento a temperatura ambiente. Nella curva descritta dai dati in figura 4 vi sono due cambiamenti di pendenza. Il primo è facilmente riconoscibile e rappresenta la transizione dalla regione ohmica a quella in cui l’irraggiamento acquista un ruolo significativo nel bilancio energetico. La transizione da quest’ultima alla regione in cui tutta l’energia viene dissipata per irraggiamento non è altrettanto netta, anche se da un certo valore della potenza in ingresso si può considerare che essa sia tutta utilizzata per l’irraggiamento.. Si determina la temperatura T del filamento in due modi: mediante la legge che governa la dipendenza da essa della resistenza, 9 note le proprietà elettriche del conduttore, e mediante la legge di StefanBoltzmann. Fig. 4 Caratteristiche V= V(I) della lampadina. Il primo metodo si basa sul fatto che, il filamento è di tungsteno, un metallo che presenta una dipendenza superlineare della resistività dalla temperatura T, di tipo: T 1.2. La resistenza del filamento è determinata anche dalle sue caratteristiche geometriche, secondo la ben nota relazione R = l / S, con l e S lunghezza e sezione del filamento, rispettivamente. La dipendenza di R dalla temperatura è perciò sostanzialmente quella di Sostituendo si ottiene: T = To (R / Ro) 1/ 1.2 , con Ro resistenza del filamento della lampadina a temperatura ambiente To. Già per valori della tensione elettrica di qualche Volt è lecito assumere che il contributo dell’irraggiamento alla dissipazione dell’energia fornita al sistema prevalga su quelli dovuti a conduzione e convezione, perciò la potenza elettrica fornita si può considerare corrispondente a quella emessa: P (in) = P (emiss), 10 dove P (in) = V*I, con V tensione ai capi del filamento e I corrente elettrica che circola in esso. Il secondo metodo utilizza la legge di Stefan-Boltzmann, per la quale si ha: P(emiss) = A (T 4 - T0 4), dove è la costante di Stefan Boltzmann, A è la superficie emittente del filamento e è l’emissività del tungsteno, che si assume pari a 0.32, trascurandone in prima approssimazione la sua dipendenza dalla temperatura. Si ottiene quindi l’espressione: P (in) = V I = P (emiss) = A (T 4 - T0 4) A T 4 , dove nell’ultimo passaggio si è utilizzato il fatto che senz’altro T >> T0 . Il precedente risultato fornisce una seconda relazione utile per la determinazione della temperatura T: T (V I / A ) ¼. Se si trascurano gli effetti di autoaffacciamento dovuti alla spiralizzazione del filamento, che del resto nelle lampadine da bicicletta non è molto accentuata, si può esprimere A in funzione della lunghezza L e del diametro d del filamento assimilando quest’ultimo ad un cilindro. Si ottiene così la seguente relazione: T ( (V I ) / ( L d) ) 1/4 Le misure di temperatura ricavate con i due metodi sono coerenti, anche se quelli ottenuti dalla dalla legge di Stefan risultano sistematicamente superiori con uno scarto medio del 15 % . Tale scarto evidenzia i limiti del modello semplificato adottato, che trascura la dipendenza dell’emissività dalla temperatura e il ruolo della spiralizzazione del filamento. La prima fase di esplorazione dell'interazione della luce con la materia si conclude con l'esame di processi di assorbimento (Michelini, Pascoli 1997 a, b). Nel percorso proposto si caratterizza dal punto di vista energetico il processo di emissione, misurando la percentuale di luce visibile emessa dalla lampadina per via calorimetrica. Il modo in cui viene trasportata l'energia dalla luce viene indagato riconoscendo sperimentalmente la legge di dipendenza dell'illuminamento con il quadrato della distanza dalla sorgente. 11 L'energia assorbita da piastrine metalliche di diversa superficie e spessore, da provette colorate esposte alla luce solare o di una lampada permette di riconoscere i fattori che influenzano l'assorbimento di luce. Nella Tabella 1 sono riportate le attività sperimentali attraverso cui si sviluppa il percorso. Si tratta per lo più di esperienze semplici, alla portata di ragazzi di 14-16 anni, che vengono suggerite mediante l’impiego di sensori collegati in linea con il computer. Richiedono come prerequisiti una certa padronanza nell'analisi di bilanci energetici e nel loro studio sperimentale, la comprensione della distinzione tra energia scambiata e potenza. Emissione di luce da una lampadina 1. Temperatura del filamento incandescente 2. Efficienza luminosa della lampadina da bicicletta 3. Dipendenza dell'illuminamento dalla distanza 4. Dipendenza della resistenza elettrica dalla temperatura Assorbimento di luce ed energia 1. Assorbimento di luce ed effetto serra 2. Le variabili nell'assorbimento di luce 3. Colore e assorbimento di luce 4. Filtri colorati 5. Quanta luce è visibile Tabella 1 Attività sperimentali su emissione e assorbimento di luce. Interferenza e diffrazione La diffrazione è un fenomeno che si incontra ovunque nella vita quotidiana ed ha innumerevoli applicazioni. Pone un confine inferiore all’osservazione nel mondo microscopico e nel molto “lontano”: definisce, infatti, un limite alla capacità di distinzione (risoluzione ottica) fra due oggetti vicini o relativamente vicini fra loro, perché si trovano a grande distanza; pone è un limite inferiore all’osservazione microscopica e all’integrazione (litografia). Realizza un doppio ponte tra l’ottica geometrica e quella fisica ed tra la fisica classica e quella quantistica. Costituisce il più semplice caso reale di interferenza e permette di comprendere nella sua potenzialità i principio di HuygensFresnel. Offre significativa occasione di raccordo tra ipotesi interpretative (modellizzazione e simulazione) ed esperimento. Interpretata con un’ipotesi ondulatoria sulla natura della luce, si presta ad evidenziare la validità del principio di complementarietà, che 12 attribuisce la doppia natura corpuscolare ed ondulatoria alla luce. Si assiste alla costruzione della figura di diffrazione a singolo fotone mediante una sorgente a bassissima intensità, che può considerarsi emettere un fotone alla volta, che attraversa una fenditura di pochi decimi di millimetro e giunge sullo schermo dietro alla fenditura in posizione casuale, ma statisticamente determinata dalla distribuzione di intensità luminosa che determina la figura di diffrazione. Le proposte su interferenza e diffrazione consentono diverse modalità di lettura all’interno dell’impostazione delineata. Quella più generale offre esempi di diffrazione nel quotidiano e in alcune importanti applicazioni scientifiche e tecnologiche, come motivazione all’indagine del fenomeno. Essa include tutte le diverse attività sperimentali illustrate nella Tabella 2. A. Interferenza da lamina sottile 1. Introduzione (Obiettivi e apparato sperimentale) 2. Prima esplorazione 3. Intensità luminosa riflessa e trasmessa da un cuneo d'aria 4. Riflettanza e trasmittanza di sostanze diverse 5. Angolo di inclinazione locale delle lastre di vetro del cuneo 6. Indice di rifrazione dell'alcool per la luce rossa 7. Influenza della lunghezza d'onda su riflettanza e trasmittanza 8. Indice di rifrazione dell'acqua per radiazione infrarossa B. Esperimento di Young Realizzazione e analisi dell'esperimento con luce monocromatica di diverso colore e della sua interpretazione nelle condizioni di Fraunhofer. C. Diffrazione 1. Esempi della diffrazione nel quotidiano e in alcune importanti applicazioni scientifiche e tecnologiche 2. Diffrazione in luce monocromatica e bianca 3. Diffrazione di onde meccaniche 4. Conseguenze della diffrazione: limite al potere risolutivo degli strumenti ottici 5. Conseguenze della diffrazione: sovrapposizione di colori 6. Diffrazione da foro circolare 7. Diffrazione da singola fenditura - Scelte di analisi di distribuzioni sperimentali di intensità luminosa: natura angolare della distribuzione esame qualitativo delle distribuzioni di intensità luminosa da una fenditura in funzione della posizione acquisite on-line a diversa distanza leggi empiriche per descrivere la posizione di minimi e massimi; intensità dei masimi in funzione della loro posizione che del numero d’ordine l’interpretazione del fenomeno per un fitting dei dati Tabella2 Attività sperimentali proposte su interferenza e diffrazione. 13 Si aggancia alle proposte di analisi della fenomenologia della propagazione luminosa per considerare i processi legati a discontinuità degli assorbitori: la fenomenologia del passaggio della luce attraverso una finestra, un'apertura ed un piccolo foro. Si trovano così coesistere con i noti fenomeni di riflessione, rifrazione, assorbimento, anche fenomeni di diffrazione, che pongono il problema interpretativo della natura della luce, ovvero del formalismo capace di prevederli. In particolare una rivisitazione dell'esperienza di Young apre la strada allo studio dell'interferenza. La caratterizzazione della luce in termini di onda, o comunque di un ente che nel tempo e nei punti dello spazio si caratterizza con una ampiezza e una fase, avviene attraverso l'analisi quantitativa di esperimenti di interferenza da lamina sottile (Corni et al. 1995) e di figure di diffrazione prodotte da aperture sottili o da piccoli ostacoli (Mascellani et al. 1992). Questa esplorazione prevede sia esperimenti con sensori di intensità luminosa collegati in linea con il computer, sia attività di modellizzazione e porta alla costruzione formale di un modello interpretativo della diffrazione, basato sugli elementi essenziali dell'ipotesi di Huygens - Fresnel di sorgenti secondarie puntiformi. Il confronto, della distribuzione di intensità luminosa prodotta da due fenditure, con quelle prodotte da ciascuna fenditura, porta al riconoscimento che la prima non è data dalla somma delle distribuzioni prodotte dalle singole fenditure. Il modello consente di riconoscere che la figura (distribuzione di intensità luminosa) prodotta da due fenditure consiste in una distribuzione di interferenza modulata da una di diffrazione. I materiali offerti agli insegnanti nell’ambiente web di SeCiF1 sono articolate su due piani sempre presenti: a) la fisica del fenomeno; b) la proposta didattica (impostazione e articolazione). Si discutono qui soltanto i più importanti esiti sperimentali delle attività elencate nella Tabella 2, per ricostruire il quadro di sintesi dei concetti di base delle proposte di attività in classe. 14 Fig. 5 Grafico sperimentale della distribuzione di intensità luminosa in funzione della posizione di un sensore di luce in direzione trasversale rispetto a quello della luce incidente sulla fenditura. Gli esperimenti consistono nell’acquisizione dell’intensità luminosa in funzione della posizione con sensori collegati all’elaboratore per l’individuazione delle leggi fenomenologiche che caratterizzano la distribuzione di intensità luminosa (fig.5). Costituiscono attività preliminari esplorazioni qualitative in cui si visualizza con sensori la distribuzione di intensità luminosa nei fenomeni di diffrazione prodotti interponendo tra una sorgente monocromatica e uno schermo: un filo, un capello, un bordo, fenditure di diversa larghezza. Nel caso di fenditure sottili (~0.1 mm), viene proposta un’analisi dettagliata delle caratteristiche delle figure di diffrazione. Si riconosce che al variare della distanza schermo fenditura, lo schermo intercetta una distribuzione angolare costante. Dall’analisi delle posizioni xm dei minimi di intensità, rispetto a quella xo del massimo centrale si riconosce la correlazione lineare tra (xm - xo) e il numero d’ordine m (fig. 6). Se si ripete l’analisi con fenditure di diversa ampiezza si ottengono sempre delle rette, ma di diversa pendenza. 15 Fig. 6 Posizione dei minimi di intensità (xm-xo/D(10-3) ) rispetto al numero d’ordine m. Si evidenzia una correlazione lineare. Dall’analisi della posizione X M dei massimi rispetto a xo, si riconoscere che esiste una relazione lineare anche tra (XM - xo) e il numero d’ordine M (fig. 7). Fig. 7 Posizione dei massimi di intensità luminosa (XM-xo/D(10-3) ) in funzione del numero d’ordine M. 16 Dall’analisi degli stessi dati si trova che tra le intensità dei I 1 massimi e la loro posizione la relazione: M k (fig. 8). I0 X M x 0 2 Fig. 8 Intensità dei massimi di intensità luminosa I/Io in funzione dell’inverso del quadrato della loro distanza dal massimo centrale (XM-x0)-2. Dall’analisi delle dimensioni a metà altezza del picco centrale a parità di distanza da fenditure di diversa larghezza, si riconosce che esso è tanto più stretto, quanto più larga è la fenditura. Le attività interpretative sono sviluppate da principi primi, calcolando gli esiti interferenziali di n sorgenti puntiformi alla fenditura sul segmento di acquisizione dell’intensità lumiosa (x in fig. 6) con un software di modellizzazione (Mascellani et al. 1992). Una proposta alternativa fa riferimento al formalismo dei fasori, che richiede solo conoscenze di base di algebra vettoriale (Corni et al., 2002). Diverse sono state le sperimentazioni didattiche in classe di questa proposta, che ha ispitato anche il progetto SeT “Facciamoluce”4 e il progetto IRDIS3. Una versione opportunamente semplificata, ma 17 comprensiva dell’esplorazione qualitativa e quantitativa di distribuzioni di intensità luminosa e dell’attività di modellizzazione per gli aspetti interpretativi, é stata sperimentata in classe anche da specializzandi5. Polarizzazione L’esame della polarizzazione può avviarsi dal percorso sulla diffrazione, a partire dal riconoscimento che la polarizzazione é una proprietà della luce discriminante rispetto all'esistenza di figure di diffrazione. Una esplorazione iniziale di situazioni quotidiane e applicazioni tecnologiche della polarizzazione stimola la curiosità degli studenti e li motiva alla ricerca di interpretazioni. Parimenti motiva lo studio dei metodi per produrre ed analizzare luce polarizzata. Questo approccio viene offerto a due livelli: uno elementare, di caratterizzazione fenomenologica, attraverso leggi empiriche ed uno più formalizzato, che si basa sull’interpretazione classica della luce come onda elettromagnetica. Nella parte introduttiva più generale vengono riproposti e riletti i più comuni fenomeni di interazione della luce con un materiale rifrangente (un comune mezzo rifrangente, cristalli birifrangenti, filtri dicroici, come cristalli di tormalina o i più economici filtri polaroid). L’esame sperimentale della trasmittanza di una lamina rifrangente fornisce gli elementi per discutere le modalità con cui la luce interagisce con la materia, non solo quando viene da essa assorbita, ma anche quando viene trasmessa o riflessa. Ad una prima indagine fenomenologica per mezzo di polaroid si passa alla descrizione quantitativa della polarizzazione lineare con lo studio sperimentale della legge di Malus. Fig. 9 Apparato sperimentale per la misura della legge di Malus con polaroid 18 Con il semplice dispositivo illustrato nella figura 9 si effettua un’esplorazione qualitativa e poi quantitativa della intensità trasmessa da un polaroid in funzione dell'angolo relativo, ritrovando la relazione di Malus (fig10). Si esaminano quindi i principali metodi per produrre luce polarizzata (riflessione, rifrazione, diffusione, birifrangenza). Fig. 10 Grafici dell’intensità luminosa misurata dal sensore per luce incidente non polarizzata (▲) e luce laser (), in funzione dell’angolo formato dai due polaroid (A) e di cos2 (B). 19 Si evidenzia il carattere unitario dei fenomeni di polarizzazione e si riconosce la polarizzazione come proprietà trasversale della luce. L'analisi quantitativa porta al riconoscimento di leggi fenomenologiche, come quella di Brewster per la luce polarizzata per riflessione e della trasmittività di polaroid (fig.11) e cristalli birifrangenti. Fig. 11 Misura della trasmittività di un polaroid Le attività proposte sono riepilogate nella tabella 3. La descrizione formale dello stato di polarizzazione avviene all'interno di questo quadro fenomenologico. attraverso un vettore a cui è associata una fase La rilettura dei fenomeni indagati in termini di processi di interazione di singoli fotoni con la materia avvia all'inerpretazione della legge di Malus in termini probabilistici e alla costruzione del concetto di stato quantico di un fotone (Michelini, Ragazzon, et al. 2000). Sperimentazioni didattiche a partire da queste proposte sulla polarizzazione sono state effettuate anche da specializzandi nell’ambito della SSIS di Udine (6). 20 1. La polarizzazione nei fenomeni quotidiani e nelle applicazioni tecnologiche (esplorazioni con polaroid e navigazione in rete) 2. Produrre e analizzare luce polarizzata 3. Le leggi fenomenologiche dell'interazione di luce con polaroid: Legge di Malus; trasmittività dei polaroid 4. I principali modi per produrre luce polarizzata: Polarizzazione per riflessione e per rifrazione; Polarizzazione per diffusione e diffusione di luce polarizzata; Polarizzazione per birifrangenza 5. Rappresentazione vettoriale della polarizzazione 6. Riflessione e rifrazione di luce e polarizzazione: La legge di Brewster 7. Interazione della luce con cristalli birifrangenti (uniassici): analisi di situazioni con uno, due cristalli. Tabella 3. Attività proposte per lo studio della polarizzazione della luce Simulazioni Per lo studio della polarizzazione e in particolare nella prospettiva di un suo utilizzo per l’introduzione della meccanica quantistica, sono stati sviluppate cinque simulazioni su foglio elettronico e un applet java per l’ambiente web: JQM. Presentiamo qui quest’ultimo, come esempio di strumento didattico disponibile nelle risorse. Si tratta di un ambiente di simulazione per esplorare ipotesi, per fare previsioni su fenomeni correlati con l’interazione di fotoni polarizzati con polaroid e cristalli birifrangenti. L’interfaccia grafica di JQM consente di selezionare gli oggetti (sorgenti, polaroid, cristalli birifrangenti, rivelatori) con cui simulare situazioni, eventualmente già esplorate in laboratorio oppure oggetto di dubbi, per un’analisi di casi. La sorgente di fotoni può essere impostata in modo da produrre un fotone alla volta, oppure un fascio con un numero a scelta di fotoni, consentendo di riconoscere, che nei due casi si ottengono in media gli stessi esiti. Nella figura 12 é presentata la situazione: luce-polarizzatorerivelatore. Un fascio di fotoni viene generato dalla sorgente (nella figura 12.a viene rappresentato lo stato di ciascun fotone con un segmento orientato secondo la direzione di polarizzazione). I fotoni interagiscono con il polaroid con direzione permessa diagonale: una parte di essi viene assorbita; la parte di essi che viene trasmessa, con probabilità data dalla legge di Malus (Fig. 12.b) viene conteggiata dal rivelatore (fig. 12.c). 21 Fig. 12 Situazione: sorgente - polaroid con asse di trasmissione a 45° - rivelatore. a) I fotoni vengono emessi dalla sorgente, b) interagiscono con il polaroid, venendo trasmessi con probabilità data dalla legge di Malus, c) vengono conteggiati dal rivelatore. 22 Nella figura 13 viene presentata la situazione: luce-cristallo birifrangente-rivelatore. Il fascio di fotoni generato dalla sorgente interagisce con il cristallo birifrangente (nella figura 13b viene rappresento lo stato in cui possono essere rivelati i fotoni e non i singoli fotoni). I fotoni vengono rivelati in media nella metà dei casi da uno dei due rivelatori, nell’altra metà dei casi dall’altro rivelatore. Lo stesso risultato si ottiene facendo incidere sul cristallo un singolo fotone alla volta. Conclusioni I nuovi mezzi di comunicazione stanno modificando il modo con cui i ragazzi apprendono, creando nuove occasioni per capire. Ciò richiede un grande cambiamento nella scuola e nel modo di lavorare degli insegnanti. Ricerche condotte in collaborazione con diverse unità di ricerca in didattica della fisica delle università italiane ci hanno permesso di realizzare strumenti e metodi per la formazione in fisica degli insegnanti sull’innovazione didattica necessaria e sostenuta dalle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Nel progetto SeCiF in particolare sono stati studiati materiali didattici per un radicale cambiamento nei curricoli di alcuni principali temi sui quali sono state riscontrate difficoltà concettuali dei ragazzi. Nel progetto FFC sono stati studiati Moduli di Intervento Formativo (MIF) per la formazione iniziale degli insegnanti su alcuni grandi temi della fisica di base e della meccanica quantistica. Nel campo dell’ottica fisica l’Unità di Ricerca di Udine ha sviluppato studi e materiali didattici, che si prestano ad essere utilizzati in forma modulare o come percorso integrato sull’ottica fisica nella didattica secondaria sui temi: interferenza e diffrazione ottica, emissione ed assorbimento di luce, polarizzazione lineare della luce, natura della luce ed interpretazione quantistica. La rilevanza data all’ottica fisica deriva dalla valenza formativa che ha il riconoscere, caratterizzare e interpretare la fenomenologia dell’interazione radiazione-materia, nel ruolo di ponte che gioca tra ottica geometrica ed elettromagnetismo, tra fisica classica e fisica quantistica e nella rilevanza dell’ottica fisica sia nella vita quotidiana, sia in applicazioni in vari campi. 23 Fig. 13 Situazione: sorgente - cristallo birifrangente – rivelatori. a) I fotoni prodotti incidono sul cristallo, b) si propagano in uno stato di sovrapposizione (le singole barrette indicano lo stato dei fotoni e non i singoli fotoni), c) vengono rivelati in metà dei casi dal rivelatore posto più in alto (in corrispondenza del fascio classico straordinario) e in metà dei casi dal rivelatore posto più in basso (in corrispondenza del fascio classico ordinario). 24 I materiali sono progettati per promuovere l’innovazione didattica e l’attività progettuale. Le diverse proposte si sviluppano dal piano della esplorazione fenomenologica a quello della costruzione di interpretazioni con modelli formalizzati. Lo studio dell’emissione di luce e dell'energia ad essa correlata sono proposte in termini di esplorazione sperimentale ed analisi dell'emissione di luce da parte di un filamento di lampadina ad incandescenza. I processi di assorbimento vengono caratterizzati attraverso il riconoscimento dei fattori che li determinano. La fenomenologia della propagazione luminosa nel passaggio della luce attraverso un materiale rifrangente, un'apertura ed un piccolo foro consente di riconoscere la coesistenza dei noti fenomeni di riflessione, rifrazione, assorbimento, accanto a fenomeni di diffrazione, che pongono il problema interpretativo della natura della luce, ovvero dei sistemi formali capaci di descriverla. La caratterizzazione della luce in termini di onda, o comunque come un ente che nel tempo e nei punti dello spazio si caratterizza con una ampiezza e una fase, avviene attraverso l'analisi quantitativa di esperimenti di interferenza da lamina sottile e di figure di diffrazione prodotte da aperture sottili o da piccoli ostacoli. L’uso di sensori di intensità luminosa collegati in linea con il computer consente di superare l’approccio semiquantitativo frequentemente seguito a scuola e di studiare le caratteristiche dell’intensità luminosa delle frange di diffrazione. Attività di modellizzazione ispirate all’esperimento ideale dei fori di Young, portano alla costruzione formale di un modello interpretativo della diffrazione, basato sugli elementi essenziali dell'ipotesi di Huygens Fresnel di sorgenti secondarie puntiformi. Tale modello fornisce poi anche le basi interpretative della figura di diffrazione prodotte da due o più fenditure. La polarizzazione rappresenta uno speciale ponte concettuale per l’introduzione della meccanica quantistica nella scuola secondaria. Può essere trattata a differenti livelli di formalizzazione e in differenti contesti (fenomenologico descrittivo; ondulatorio, quantistico): costituisce pertanto un importante elemento di sintesi concettuale (Cobal, Corni, Michelini 2002). Nell’ambito dei progetti SeCiF ed FFC 25 essa ha costituito un tema significativo per la formazione culturale del cittadino. Con un’esplorazione fenomenologica ci si accorge che quando la luce viene viene trasmessa da un polaroid, un cristallo di tormalina, un cristallo birifrangente tipo spato d’Islanda, quando é riflessa da una lamina rifrangente o é soggetta a rifrazioni multiple, o diffusa in direzione normale alla direzione di incidenza acquista una proprietà trasversale rispetto alla direzione di propagazione, che prende il nome di polarizzazione. La legge di Malus descrive in modo unitario gli aspetti peculiari della fenomenologia della luce polarizzata. Differenti processi si manifestano simultaneamente in tale fenomenologia e si propone di passare ad una analisi di situazioni ideali per avviare un approccio interpretativo. Uno strumento di formalizzazione utilizzato a vari livelli in questa proposta è la rappresentazione della polarizzazione mediante un vettore P. Esso può essere riletto come il vettore campo elettrico E (o magnetico B) in un contesto elettromagnetico o come vettore dello stato quantico di polarizzazione di singoli fotoni in un contesto quantistico (Cobal et al. 2002a). Le diverse proposte sull’ottica fisica sono state utilizzate in attività formative nella scuola di specializzazione di Udine. I progetti e gli esiti delle sperimentazioni sono documentati nei materiali sviluppati per il progetti FFC e in web (www.fisica.uniu.it/URDF/ffc). Note 1 I principali progetti di ricerca coordinati nazionalmente e validati per la rilevanza a cui l’Unità di Ricerca in Didattica della Fisica dell’Università di Udine ha partecipato con specifico ruolo sono: FISISS -Formazione In Servizio per Insegnanti di Scuola Secondaria. Progetto MURST-1997/1998, a cui hanno aderito le Unità di Ricerca delle sedi di FE, MI, MO, NA, PA, PV, TO, UD. IMOFI - Introduzione ai MOdelli in FIsica. Progetto MIUR-1999, realizzato in collaborazione dai gruppi di ricerca di MI, NA, PA, PV, TO, UD. L’impiego delle nuove tecnologie per l’attività sperimentale e la modellizzazione in fisica sono stati il perno di proposte didattiche originali per la formazione insegnanti. SeCiF – Spiegare e Capire in Fisica. Progetto MIUR-1999/2000, a cui hanno partecipato le unità di ricerca di NA, MI-Statale, MI-Bicocca, PA, PV, TO, UD e le sedi aggregate di BO, FE, MO, TS. I materiali didattici per la formazione degli insegnanti prodotti sono disponibili in rete telematica: per il gruppo nazionale all’indirizzo http://pctidifi.mi.infn.it/secif/; per l’Unità di Udine all’indirizzo www.fisica.uniud.it/URDF. 26 FFC – Fisica per la Formazione Culturale. Progetto MIUR-2001/2003, ha coinvolto oltre ai gruppi di cui sopra, anche quelli di BO, RM la Sapienza. I materiali di SeCif sono stati riprocessati per realizzare Moduli di Intevento Formativo (MIF) per la formazione insegnanti. Il materiale sviluppato a Udine è in gran parte disponibile in rete all’indirizzo www.fisica.uniud.it/URDF/. 2 Tali proposte sono state sviluppate a partire dalla decennale esperienza maturata nel settore (Mascellani et al. 1998) nell’ambito dei progetti nazionali SeCiF ed FFC di cui alla nota1. 3 Si vedano anche i materiali sulla diffrazione del progetto IRDIS (Industria e Ricerca Didattica perl’Insegnamento delle Scienze), pubblicati sul sito: www.fisica.uniud.it/URDF/irdis. IRDIS progetto MIUR-L. 6/2000 2001-2002, coordinato dall’ A.I.F. e realizzato in collaborazione con i Dipartimenti di Fisica dell’Università di Padova, Bologna, Udine, conclusosi nel dicembre 2003. 4 Nell’ambito delle iniziative MIUR su Scienza e Tecnologia (SeT) sono stati promossi consorzi per lo sviluppo di materiali didattici da proporre in web. Il consorzio di una ventina di scuole friulane e il CLDF del CIRD dell’Università di Udine, con capofila il Liceo Scientifico Marinelli di Udine, ha vinto il bando con il progetto “Facciamoluce”, conclusosi nel dicembre 2002, con la pubblicazione dei materiali prodotti nel sito dell’Indire. 5 Degno di nota è il percorso su diffrazione ed interferenza sperimentato da A. Visentin presso il Liceo Scientifico Grigoletti di Pordenone nell’a.s. 2001-02, nell’ambito del tirocinio della SSIS di Udine. 6 Sono stati progettati e sperimentati circa una decina percorsi sullo polarizzazione negli anni 2001-02 e 2002-03. Bibliografia M.L. Aiello Nicosia, E. Balzano, N. Bergomi, L. Borghi, E. Giordano, V. Capocchiani, F. Corni, A. De Ambrosis, C. Marioni, P. Mascheretti, E. Mazzega, M. Michelini, O. Robutti, L. Santi, E. Sassi, R.M. Sperandeo Mineo, L. Viglietta, G. Vegni, P. Violino, Teaching mechanical oscillations using an integrated curriculum, International Journal in Research on Science Education, 19, 8, 1997, pp. 981-995. Versione in italiano: Una sperimentazione di ricerca sull’impiego delle nuove tecnologie nella didattica della fisica per il tema delle oscillazioni meccaniche, UeS, IV, 1/R, p.26 L.W. Anderson Ed., International Encyclopedia of Teaching and Teacher Education (II Edition), Elsevier Science Ltd., Oxford_UK, 1995 R.E. Benenson, Light Polarization Experiments with Diode Laser Pointer, The Physics Teacher, Vol. 38, 2000, pp.44-46 S. Bosio, M. Michelini, L'emissione di luce della lampadina da bicicletta, La Fisica nella Scuola, XXIX, 3, 1996, pp. 154-159 S. Bosio, M. 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