Le Malattie Infettive del III millennio

Le Malattie Infettive del III millennio
Claudio Viscoli
Con impressionante regolarità l’opinione pubblica assiste, talvolta sconcertata, al
succedersi di notizie preoccupanti riguardo all’emergere di nuove malattie infettive prima
sconosciute, al riemergere di malattie note, magari in parti del mondo in cui erano prima pressoché
sconosciute, e ad allarmi riguardo la perdita di efficacia di farmaci che ci sembravano di efficacia
ormai garantita come gli antibiotici. Quasi sempre, alla base dei problemi infettivi nuovi o
riemergenti sta l’opera dell’uomo, che si estrinseca attraverso le modificazioni dell’ecosistema
naturale, le modificazioni dei comportamenti sociali, i grandi spostamenti di popolazioni causati da
guerre o carestie, l’abitudine a viaggiare e la velocità degli spostamenti. Perfino i progressi della
medicina moderna hanno indotto l’emergere di nuove problemi infettivologici, perché molto spesso
tali progressi vengono ottenuti con farmaci o procedure che riducono le nostre difese contro le
infezioni.
Le grandi opere di irrigazione sono probabilmente alla base dell’aumentata diffusione, in
Africa, di alcune malattie parassitarie quali la schistosomiasi o la fascioliasi, che si giovano di
ambienti acquatici, dato che vengono contratte per penetrazione attraverso la cute integra di larve
di vermi che infestano certi molluschi d’acqua dolce. La formazione di immense megalopoli in
Africa, in Asia e in Sud-America, dovute a grandi spostamenti di popolazioni da aree rurali ad aree
urbane per cause belliche o di carestia, in assenza di ogni tipo di organizzazione igienico-sanitaria,
ha permesso che agenti infettivi prima circoscritti in aree ristrette, si diffondessero tra grandi
popolazioni, trovando un ambiente ideale per il loro sviluppo e diffusione. Tutti ricordiamo la
terribile epidemia di Ebola, degli scorsi anni.
Altre volte le epidemie sono dovute all’aumento di circolazione degli insetti vettori. E’ questo
il caso del virus Zika, pressoché sconosciuto fina alla metà del secolo scorso ed oggi alla base di
un’immensa epidemia in tutto il Sud-America, con eccezione di Cile e Argentina. Il virus Zika, se
contratto in gravidanza, può provocare importanti malformazioni fetali e questo è ciò che lo rende
più temibile, oltre al fatto di potersi trasmettere, non solo attraverso la puntura della “zanzara tigre”,
ma anche per via sessuale. Insieme a Zika, sono in aumento in Sud-America altre infezioni da
virus simili, quali la Febbre Gialla, la Dengue e la cosiddetta “Chikungunya”, tutte trasmesse dalle
zanzare “Aedes” (Aedes aegypti e Aedes albopictus). L’ Aedes albopictus (detto zanzara tigre) si
trova anche alle nostre latitudini, ma, finora, l’unica epidemia dovuta a questi tipi di virus è stata la
Chikungunya a Cervia e zone circostanti nel 2007.
La popolazione di animali domestici nel mondo aumenta esponenzialmente, in relazione
alla necessità di nutrire miliardi di esseri umani. La vicinanza tra uomo ed animale (volatili e maiali,
in particolare) facilità il fenomeno del cosiddetto “spillover”, ossia del diffondersi, come goccia che
trabocca da un vaso, di virus (specie influenzali) dall’animale all’uomo. Questo accadde oltre un
secolo fa con l’influenza “spagnola” e potrebbe accadere anche con il virus influenzale H7N9, che
cause grave preoccupazione ma non sembra per ora essere in grado di andare oltre il contagio
animale-uomo, poiché non si adatta a vivere nell’uomo e causare quindi contagi uomo-uomo.
A tutti è noto l’atteggiamento demenziale di coloro che negano l’efficacia dei vaccini o ne
denunciano una supposta e mai dimostrata nocività. Questo è alla base del riemergere di malattie
infettive pericolose, che credevamo e che avrebbero dovuto essere eliminate. E’ il caso del
morbillo, che riemerge in tutto il mondo a causa della suddetto atteggiamento ed anche a causa
del collasso di strutture sanitarie di base conseguente a sconvolgimenti politici. Pare che non tutti
si rendano conto, in primo luogo, che se oggi l’aspettativa di vita supera gli 80 anni lo si deve
anche ai vaccini, e, in secondo luogo, che certe malattie erano diventate molto rare proprio grazie
ai vaccini e che se smettiamo di vaccinarci, ritorneranno.
Infine, citerò l’aumento delle infezioni correlate alle pratiche assistenziali dovuto al sempre
più diffuso impiego di farmaci o procedure che riducono le nostre difese contro le infezioni e la
progressiva e preoccupante perdita di efficacia degli antibiotici. Negli ultimi 20 anni la medicina
umana ha compiuto progressi che non si possono non definire straordinari. Si trapiantano organi,
si curano e talvolta si guariscono leucemie e tumori, si mantengono in vita neonati nati
prematuramente con bassissimo peso di nascita, si salvano pazienti politraumatizzati ed ustionati
e si interviene a cuore aperto, mantenendo in vita pazienti un tempo destinati a morte certa.
Sfortunatamente, tutto ciò non può avvenire senza effetti collaterali quali il danno a cellule e tessuti
deputati a difenderci contro le infezioni. Ne deriva che la medicina moderna non può essere
praticata senza gli antibiotici e i danni causati dalla perdita di efficacia degli antibiotici possono
essere enormi, sia in termini di perdita di vite umane, che in termini economici. Purtroppo, è
proprio quello che sta avvenendo. I batteri che stanno maggiormente creando in tutto il mondo
problemi di resistenze sono stati raggruppati sono l’acronimo ESCAPE, che sta per Enterococchi,
Stafilococchi, Clostridium, Acinetobacter, Pseudomonas e Enterobatteri. La ricerca nel campo dei
nuovi antibiotici contro questi batteri ha languito per anni a seguito dello scarso interesse
economico delle industrie farmaceutiche nello sviluppo di farmaci, come gli antibatterici, che
rischiano di avere un ritorno economico relativamente scarso a causa del rapido sviluppo di
resistenze e del relativamente breve periodo di esclusività concesso. Recentemente, a seguito di
incentivazioni varie da parte delle agenzie regolatorie per i farmaci (EMA e FDA) e per la spinta di
stati, governi e società scientifiche qualcosa si è mosso e qualche molecola nuova è all’orizzonte.
In conclusione, le malattie infettive sono ben sveglie e vivaci nel terzo millennio ed è
improbabile che ce ne disferemo nel futuro, anche per l’incredibile capacità di sopravvivenza che i
micro-organismi possiedono. Anche noi che ci sentiamo tranquilli, dovremo tenere la guardia ben
attenta e sentirci sempre coinvolti. E’ necessario che il maggior numero di persone possibile nel
mondo possa oggi fruire dei progressi della ricerca medica e igienico-sanitaria, e ciò sia per ragioni
di solidarietà umana, sia per cinismo, perchè i mezzi di comunicazione fanno si che nessuno
possa ritenersi al sicuro per motivi meramente geografici. Dobbiamo diffondere la cultura del buon
uso degli antibiotici, che, tra l’altro, non potrà non portare ad una razionalizzazione della spesa
sanitaria. Le nuove generazioni devono imparare a scuola certi elementari concetti bio-sanitari e
tempo e risorse devono essere spese per insegnare ai nuovi medici una cultura infettivologica e di
uso di antibiotici. In tutti i casi il conseguimento di nuovi risultati in questo campo potrà solo
passare attraverso un aumento delle risorse in uomini e denaro messi a disposizione della ricerca
medica e bio-tecnologica. Non esiste comportamento più miope per un governante di quello di
tagliare le spese per la ricerca, perchè in questo modo ci si chiude in un provincialismo senza
ritorno