INDICAZIONI NEL CAMPO DELLA RICERCA E DELLA TEORIA
E’ stato affermato che uno dei più importanti elementi nello studio dell’apprendimento è la natura di quei
processi di cui in genere ci si serve mentre si imparano e si mettono in atto le esperienze. Che cosa ne
penserà la gente e come reagirà trovandosi nella medesima situazione di apprendimento? Che cosa sono
quei pro cessi che ognuno di noi potrebbe attivare per acquisire destrezza? Gli individui differiscono per
tanti versi, ma qualche volta la maggior parte di noi si comporterà allo stesso modo trovandosi nelle
stesse circostanze. Questa identità di comportamento si può prevedere entro un certo limite.
Di solito le teorie vengono elaborate per descrivere il modo in cui i’individuo « medio » potrebbe
comportarsi in determinate circostanze. Molte teorie vanno al di là della semplice descrizione; anzi, può
esserci un tentativo di prevedere il comportamento, par tendo da fattori noti. In questa parte ci
occuperemo della natura delle teorie relative all’apprendimento e alla prestazione, di come vengono
elaborate e di come possono essere usate. Seguitando a par lare del carattere delle teorie, sarete posti di
fronte a impostazioni teoriche alternative con particolare riguardo alle capacità motorie e all’educazione
fisica. Sarà impossibile parlare in questa sede di tutto ciò che concerne i progressi concettuali nello studio
del comportamento. Ragion per cui verranno presentati e messi in rilievo soltanto i tentativi più
importanti.
L’uso della ricerca e della teoria
Probabilmente la ricerca formalizzata collegata all’apprendimento nacque nel 1885, grazie al famoso
psicologo tedesco Hermann Ebbinghaus. Egli si interessò moltissimo al modo in cui si acquisiscono e si
ricordano « sillabe senza senso ». In verità si occupava più del modo in cui le persone apprendevano
materiale verbale « autentico », ma si rese conto che era molto più pratico servirsi nella sua ricerca di elen
chi di sillabe prive di senso. Questo perché per le persone che fungono da soggetti di un esperimento tali
sillabe insensate sono inconsuete. Dato che in precedenza i soggetti non sono entrati in familiarità con
simili nonsensi, si può ragionevolmente considerare che tutti siano principianti e che quindi inizino
l’apprendimento specifico da una base comune. In tal modo la ricerca riesce ad appurare quanto ci vuole
perché essi acquistino una certa padronanza, come pure fino a che punto e per quanto tempo il materiale
appreso viene ricordato.
Tra parentesi, una sillaba senza senso consta di una vocale tra due consonanti, come boq, hez, o cax. La si
crea perché non presenta alcun significato conosciuto in nessuna lingua nota al soggetto. Le sillabe senza
senso sono state molto utilizzate dagli psicologi che vogliono approfondire materiali verbali. Allo stesso
modo si sono escogitati compiti « assurdi » per lo studio delle capacità motorie .Vi accenneremo più oltre.
Il motivo per servirsi di compiti « assurdi » nello studio delle capacità verbali o motorie — ne abbiamo
già parlato— è che attività del genere non sono state sperimentate in precedenza dai soggetti ragion per
cui e facile stabilire i collegamenti tra causa ed effetto e, soprattutto, osservare l’effetto di qualche
manovra sperimentale sull’apprendimento di un compito in cui non c’è stata nessuna precedente
esperienza che potrebbe contaminare i risultati.
Parlando di Ebbinghaus, l’occasione è buona per presentare con un grafico i dati relativi alla prestazione.
La Figura 2-1 (la figura non è presente) contiene i dati raccolti da lui su se stesso. Ha fatto da cavia a se
stesso. Agli esordi della ricerca sull’apprendimento non era cosa inaudita che gli sperimentatori
fungessero da soggetti dei loro studi e che per una indagine si usasse soltanto un solo soggetto. Al giorno
d oggi e insolito che si adotti questo sistema e normalmente i dati vengono raccolti su molti soggetti. In
questo modo è possibile fare in una media dei dati per escludere l’eventualità che il punteggio o i
punteggi di una sola persona siano dovuti al caso.
La Figura 2-1 fa vedere ciò che accade dopo che si è appreso qualcosa (in questo caso delle sillabe senza
senso) fino ad aver ne una perfetta conoscenza. Ebbinghaus mise ripetutamente se stesso alla prova, da 19
minuti in poi fino a 31 giorni dopo. All’inizio della prova veniva ricordato il cinquantotto per cento del
materiale, a distanza di 31 giorni ne veniva ricordato il ventuno per cento. La ricerca intrapresa da quel
momento in poi ha rivelato risultati affini: i cali più repentini capitano appena cessa l’allenamento e si
fanno più lenti con il trascorrere del tempo. Più avanti si parlerà del carattere della ritenzione e di come
migliorarla.
A partire da quegli anni di fine Ottocento, i ricercatori hanno elaborato tecniche più perfezionate nello
studio dell’apprendimento e del comportamento. Sono stati usati compiti di vario tipo e i progetti
sperimentali sono diventati molto più sofisticati. A mano a mano che la ricerca si accumula sempre più, è
importante che si faccia un tentativo per ordinare sinteticamente i risultati, che bisogna mettere insieme.
In caso contrario, ne verrà fuori soltanto un guazzabuglio di testimonianze frammentarie della più
disparata proveniènza, un’esigua parte delle quali avrebbe qualche valore teorico o pratìco. Il tentativo di
riunire insieme i risultati della ricerca in modo da comprenderli tutti, sempre che lo si effettui su base
scientifica, porta a formulare una teoria.
Scopi
Le teorie possono avere a dir poco quattro caratteristiche principali:
1) derivano da fatti e da un profonda .operazione di analisi . Rappresentano i risultati conseguiti da uno o
più ricercatori, i quali cercano dì compendiarli e dì giungere a una conclusione partendo da dati esistenti;
2) di solito si basano sulla legge parsimonia, vale a dire che tendono a spiegare i diversi fatti nel modo
piu’ conciso possibile,
3) contengono spiegazioni e descrizioni di comportamento che dovrebbero portare a meglio capire il
carattere dei fenomeni che interessano;
4) infine, consentono di prevedere il comportamento e le ipotesi comprovabili. Più solida è la teoria,
maggiore è la probabilità di poter mettere alla prova le enunciazioni per verificarne l’esattezza mediante
ulteriore ricerca.
In effetti, le teorie valide danno impulso alla ricerca. Subiscono continue modifiche in base ai risultati
contraddittori di ulteriori ricerche. In tal modo si rafforzano a mano a mano che particolari elementi di
riflessione vengono sommati per giustificare la maggior parte dei dati forniti dalla ricerca. E’ logico che
più generale è la teoria, più probabilità si hanno di accumulare prove contraddittorie e che la teoria stessa
si riveli allora di scarsa qualità pratica. D’altro canto le teorie, quando riguardano in modo molto
peculiare un unico aspetto del comportamento, rischiano di essere estremamente tecniche e di scarsa
importanza per il professionista.
Prospettive
Le teorie relative all’apprendimento e alla prestazione, quelle di cui ci occupiamo in questa sede,
contribuiscono a far capire il comportamento. Ma altrettanto dicasi per le teorie che riguardano la
motivazione, il pensiero, la personalità, la crescita e lo sviluppo, la dinamica di gruppo, ecc. Purtroppo la
tirannia dello spazio non ci permette di parlarne. Gli sforzi dei neuropsicologi e dei biochimici, aggiunti a
quelli degli educatori e degli psicologi, sono anche essi assolutamente pertinenti a un accresciuto modo di
intendere il carattere dell’apprendimento. Ancora una volta in questo caso lo spazio limitato ci crea dei
problemi. In definitiva, la più valida teoria dell’apprendimento è quella che include ogni specie di ricerca
e rappresenta un approccio in approccio multidisciplinare.
Il contenuto e il linguaggio di una teoria stanno ad indicare le preferenze e l’orientamento di chi la
formula. E’ praticamente impossibile prendere in considerazione tutti i fattori che influiscono
sull’apprendimento o ne sono influenzati. Concentrarsi però su un particolare aspetto dell’apprendimento
di solito fa trascurare gli altri. Quale che sia l’orientamento, le teorie sì possono studiare:
I) partendo dal presupposto di aumentare un bagaglio di conoscenza e di stimolare la ricerca;
2) ma anche perché esse sottintendono il miglioramento dell’insegnamento.
I termini teorìe, modelli e sistemi sono stati usati nelle pubblicazioni del settore in modo piuttosto
intercambiabile. Esprimono tutti degli sviluppi sul piano concettuale. Ma di solito le teorie hanno una
base molto più ampia laddove i sistemi e i modelli tendono a denotare caratteristiche più specifiche del
comportamento. Per comodità adopreremo i predetti termini senza fare distinzione. Nelle pagine che
seguono si parlerà delle cinque teorie che fanno da introduzione all’argomento e che a quanto pare hanno
maggiormente influito sul nostro modo di intendere il comportamento in genere e le capacità motorie in
particolare. Si tratta del comportamentismo, del gestaltismo, della elaborazione dell’informazione, della ci
bernetica e del controllo gerarchico. Occupiamoci per prima cosa del comportamentismo.
IL COMPORTAMENTISMO
Un tempo la psicologia faceva parte della filosofia. Quando le due discipline si scissero, furono in molti a
volersi interessare di psicologia in maniera molto più concreta rispetto agli anni passati. Invece di
occuparsi della mente e dello spirito, questi psicologi avrebbero messo in risalto comportamenti
osservabili che si evidenziano in risposta a determinati stimoli.
Proprio a cavallo del secolo il comportamentismo, come lo si sarebbe definito, divenne negli Stati Uniti la
scuola dominante del pensiero psicologico. Negli Stati Uniti il comportamentismo fu la prima guida
strutturata della psicologia dell’apprendimento che ai primi del Novecento Watson e Thorndike fecero
riconoscere. L’accento veniva posto sull’ambiente dell’apprendimento, nonché sulla predizione del
carattere delle risposte a particolari stimoli da parte delle persone in genere.. Esso forniva un indirizzo
formalizzato alla psicologia Dato che i behavioristi si preoccupavano di collegare le risposte prevedibili a
precisi stimoli, questa teoria fu definita teoria associazionistica o del vincolo.. Era di carattere del tutto
meccanicistico; in altre parole, si dava scarsissimo peso alle differenze individuali, ai sentimenti e ai
processi mentali. Piuttosto l’ interesse era rivolto ai comportamenti che a quanto pare si manifestano in
condizioni appositamente predisposte.
Questo si può vedere nella Fìgura 2-2. Una situazione contenente un particolare stimolo è atta a produrre
una risposta prevedibile dopo adeguato addestramento. Le persone, mentre prendono confidenza con il
segnale d’ azione o con i particolari, cominciano a collegarvi un determinato comportamento. Nel 1976
John Dickinson mette in relazione molti aspetti del comportamentismo con l’attività sportiva; la parte IV
della sua opera si interesserà in modo particolare dato che si occupa del modo di acquisire abilità.
Grazie all’impostazione da cui parte il behaviorismo, si è appreso molto sul modo in cui le condizioni di
allenamento possono essere migliorate affinché siano di giovamento all’individuo. L’insegnante, nella sua
veste di controllore della situazione di apprendimento, può creare i fattori ambientali che lo favoriscono.
Torneremo su questo argomento al cap. VI. E’ utile l’uso adeguato di suggerimenti e di rinforzi. É
possibile adottare il comporta mento per insegnare azioni specifiche, trascurando però altri aspetti dello
sviluppo dell’allievo. Può darsi che partendo da un presupposto behavioristico lo studente non impari a
diventare bravo e a superare le incertezze. Può darsi inoltre che l’insegnante, uomo o donna che sia, non
progredisca nel capire o nel rendersi conto dell’influenza personale che esercita sui processi di
apprendimento e sulle attività motorie.
Nel corso degli anni il comportamentismo ha assunto svariate forme. Ancora oggi nel campo della
psicologia esercita un potere fortissimo. Non c’è da stupirsi che molti metodi educativi abbiano preso le
mosse dalla teoria behavioristica. Nell’educazione fisica e in situazioni sportive, la tecnica
dell’addestramento potrebbe essere c un esempio fondamentale del comportamentismo
Il docente o l’allenatore soffiano nel fischietto o gridano un segnale d’azione; si presume che gli studenti
o gli atleti rispondano insieme e allo stesso modo. Esperienze affini si sviluppano nell’ambito degli
studenti, che si ritiene rispondano nella stessa maniera alle stesse tecniche stimolatrici. Certamente questa
impostazione ha i suoi pregi, specie nei casi in cui si tratta di allenare tante persone sotto la guida di una
sola. E’ più facile avere a che fare con gruppi numerosi quando tutti i componenti siano addestrati a
rispondere allo stesso modo a un determinato stimolo
Stimolo
(imput)
Risposta
(output)
Fischio
Dell’insegn
ante
Gli studenti
si
dispongono
in squadre
Figura 2-2. L’impostazione behavioristica mette in risalto fattori ambientali e stimoli, nonché l’avvio di
risposte collegate.
Aggiungasi che molti principi attinenti all’uso dei premi e del rinforzo nel modellare il comportamento
furono perfezionati da behavioristi come il famoso psicologo di Harward, Burrhus Frederic Skinner. Egli
e i suoi colleghi dimostrarono in che modo i ratti e altre forme di organismi inferiori potessero acquistare
delle capacità mediante l’uso di rinforzi intelligentemente somministrati dagli sperimentatori. Molti
programmi educativi e di tirocinio furono incrementati tenendo presenti gli stessi principi, cioè l’impiego
dei rinforzi. I rinforzi sono stimoli (input) che informano la singola persona uomo o donna che sia che sta
effettuando una prestazione adeguata e che, quando un insegnante o un allenatore ne fanno un uso
appropriato, possono avere un’enorme influenza sulle situazioni di apprendimento e di prestazione. Molti
rinforzi, come l’elogio, non solo contengono informazioni e istruzioni, ma possono anche aiutare a fornire
la motivazione per proseguire con determinazione e ispirazione.
Anche se molti principi fondamentali del behaviorismo hanno trionfato sul tempo, altre proposte teoriche
sono servite a fiaccarne certe basi. Una di queste fu la scuola del pensiero gestaltico, che si sviluppò in
contrasto con il behaviorismo. Rivolgiamo adesso l’attenzione alle dottrine del gestaltismo.
IL GESTALTISMO
Il gestaltismo si sviluppò come alternativa al behaviorismo. Mentre i behavioristi (associazionisti) si
preoccupavano soprattutto dell’ambiente o della sua influenza sui comportamenti, i gestaltisti mettevano
l’accento sull’importanza di una interpretazione individuale, dell’ambiente. In altre parole, i gestaltisti si
interessavano alla soluzione di problemi, alla percezione e ad altri processi di cui gli individui si servono
per perfezionare comportamenti adatti in risposta alle situazioni.
In molti modi, il movimento gestaltico, che guadagnò terreno soprattutto negli Stati Uniti agli inizi degli
anni Trenta, fu il precursore di quella che oggi viene definita psicologia conoscitiva, una branca della
psicologia che al momento attuale assume grande rilievo. Probabilmente lo sviluppo di questo concetto,
in cui il pensiero e i processi organizzativi personali interni vengono studiati e osservati attentamente in
quanto sono di una importanza estrema per capire l’apprendimento, si può fare risalire direttamente a quei
primi anni durante i quali i seguaci del gestaltismo diedero il loro contributo. I gestaltisti ci hanno messo
in guardia contro una dottrina fideistica secondo la quale gli esseri umani verrebbero esaminati e trattati
come se fossero forme di organismi inferiori, che reagiscono in maniera riflessa a varie specie di stimoli.
Sebbene i behavioristi abbiano contribuito molto per farci capire come si controlla e si indirizza il
comporta mento per mezzo di accorte manovre ambientali, i gestaltisti misero in risalto l’importanza di
riconoscere sia gli individui in quanto tali, sia i particolari processi percettivi che essi usano per dare uno
scopo ai loro fattori ambientali.
Non tutti coloro che si trovano nella stessa situazione rispondono in maniera analoga. A causa sia delle
differenze genetiche che di quelle riscontrabili nelle esperienze del passato, non ci è consentito di
adoperare strategie e processi nello stesso modo per con seguire lo stesso livello di capacità. In un certo
senso, poi, dobbiamo rispettare l’idea secondo la quale in molti casi le persone riveleranno, e lo faranno
davvero, comportamenti diversi in circostanze analoghe. Nel campo dell’istruzione sono stati fatti dei
tentativi di ricorrere a impostazioni alternative nell’aiutare le persone ad avvicinarsi di più alla loro
massima potenzialità.
Per riassumere molto brevemente e con poche parole le differenze tra behavioristi e seguaci del
gestaltismo, nonché le implicazioni dei loro contributi, diciamo che dai primi abbiamo appreso le tecniche
che si possono usare in situazioni di apprendimento destinate a esercitare l’influenza più vantaggiosa
sull’allievo di livello medio, mentre dai secondi siamo stati messi al corrente di come gli individui
potrebbero differire nel1’affrontare una situazione e di ciò che si può fare nei loro confronti per
cooperare al loro sviluppo
La teoria gestaltica e quella behavioristica rappresentano i tentativi iniziali di esaminare il
comportamento sotto un profilo scientifico. Negli anni seguenti vennero perfezionati diversi modi di
affrontare i problemi, prima di tutto grazie agli incredibili progressi tecnologici che furono realizzati negli
anni Quaranta. Sviluppi come la creazione del computer inducevano a guardare in modo diverso gli esseri
umani e a studiarne il comportamento.
Elaborazione dell’informazione
Spesso gli insegnanti di educazione fisica osservano soltanto il comportamento in sé, tenendo in scarsa
considerazione quei pro cessi personali che lo condizionano. Noi ragioniamo in termini di analisi della
risposta; per esempio, se è stato segnato il punto a pallacanestro, oppure se la freccia ha colto il bersaglio.
Mara mente pensiamo al modo in cui le persone in genere possono passare in rassegna l’informazione
nonché ai modi in cui gli individui differiscono a causa di esperienze precedenti, di capacità sviluppate
e di qualsiasi handicap si riscontri nei loro sistemi ( uditivo, disturbi nell’apprendimento e simili).
Secondo la teoria della elaborazione dell’informazione, si mettono in evidenza l’input, (ricezione
sensoriale) la trasmissione dell’informazione e le attività essenziali del sistema nervoso centrale
relativamente alla scelta e ai piani d’azione. Un tempo la teoria dell’informazione si occupava sia dell’in
certezza che dell’informazione, nel senso che l’informazione fa diminuire l’incertezza. La teoria della
probabilità veniva applicata a una analisi delle situazioni per accertare quanta informazione ci vorrebbe
per risolvere un particolare dilemma. Col passare degli anni si è sviluppata una prospettiva più globale e
attualmente lo studio delle capacità mentali e dei processi che lavorano sull’informazione si ricollega alla
teoria dell’elaborazione dell’informazione. In realtà, questa è la dinamica che prevale nel campo della
psicologia conoscitiva.
Si sta effettuando molto lavoro di ricerca per quanto riguarda il modo in cui le persone ricevono l’informa
zione, vi prestano attenzione, la organizzano, la manovrano, si servono dei processi mnemonici e
finalmente tirano fuori un piano d’azione.
La teoria dell’elaborazione dell’informazione mette l’accento sul ruolo della percezione dell’attenzione
,della memoria e della scelta. Quanto alla channel capacity di una persona, c’è da fare un mucchio di
considerazioni. Presa in prestito dal linguaggio dei computer, la_channel capacity si riferisce alla quantità
di informazioni che si è in grado di gestire. Di quanti argomenti è possibile occuparsi
contemporaneamente? Quando il sistema umano risulta sovraccarico? Quando è insufficientemente
carico? Quando è affaticato al punto da non poter dimostrare la capacità effettiva? In che modo si può
rendere più accessibile l’informazione riguardo alla capacità di una persona? Che ne sappiamo
dell’attenzione? Come distinguono selettivamente gli allievi le informazioni di cui dispongono? Come
possono essere aiutati a discriminare con maggiore efficacia affinché le loro risposte siano le più idonee?
Oggigiorno non è di moda pensare in termini di risposte specifiche a stimoli specifici secondo il vecchio
schema behavioristico. Piuttosto, coloro che sono più orientati in senso umanistico amano pensare che gli
studenti siano processori d’informazioni, come degli organismi che si trovano nella fase critica di
sviluppare piani o programmi per risolvere le situazioni. La qualità delle esperienze fatte nel campo
dell’apprendimento, il tipo di guida offerto per risolvere problemi e l’evidenza data ai piani d’azione
efficaci sono considerazioni che l’insegnante deve fare e accettare se occorre che il bambino perfezioni le
sue capacità. Allo stesso modo, lo studente ha bisogno di imparare come usare pro cessi correttivi per
scoprire errori nella prestazione e per regolare il comportamento personale. Come possiamo constatare,
processi sensoriali, percettivi, di presa di decisione e di emissione della risposta debbono funzionare tutti
insieme se vogliamo muoverci con destrezza Il bravo maestro terrà particolarmente conto
dell’importanza di tutti gli aspetti del sistema umano che contribuiscono alla prestazione specializzata.
« Sicché si può osservare che la prestazione percettiva e motoria specializzata comporta operazioni quali
la traduzione dell’informazione, la trasmissione dell’informazione, la riduzione dell’informazione, la
collazione dell’informazione e in taluni casi la generazione del movimento », afferma Fitts, op. cit., p.
248. « ... Naturalmente vi è implicato anche l’immagazzinamento dell’informazione, cioè la memoria ».
Sono stati sviluppati molti modelli di elaborazione dell’informazione. Nella Figura 2-3 viene mostrata
un’impostazione del tutto fondamentale, che fa vedere i principali sotto-
i
n
f
o
r
m
a
z
i
o
n
e
Potenziale
dell’attenzione
memoria
Input
Processore
centrale
output
Figura 2-3. L’impostazione del modello di elaborazione dell’informazione ci fa venire in mente i tipi di
processi che vengono attivati interiormente per organizzare l’informazione e tramite i quali si prendono
decisioni idonee e si compiono movimenti efficaci.
-sistemi da prendere in considerazione. L’input si riferisce alla informazione che colpisce i sensi (per
esempio, l’informazione visiva, udìtìva, cinestetica). Attività essenziali di elaborazione sono quelle che si
presentano nell’ ambito del sistema nervoso centrale L’output si riferisce alla scelta che porta ad attivare
un modello di impulsi che a loro volta stimoleranno opportunamente particolari muscoli del corpo,
affinché si abbia il giusto comportamento motorio. Ronald Marteniuk, op. cjt., approfondisce
l’elaborazione dell’informazione, rivolgendosi in particolare agli insegnanti di educazione fisica.
All’interno di un individuo si presentano tanti processi e tante attività, che in definitiva portano al tipo di
comportamento a cui si assiste. Per molti versi la teoria dell’elaborazione dell’informazione si riconnette
con quella cibernetica, di cui stiamo per occuparci.
La cibernetica
Sia la teoria dell’elaborazione dell’informazione che quella cibernetica nacquero dopo la seconda guerra
mondiale. Il linguaggio e la mentalità di queste impostazioni rispecchiano « l’era delle macchine ». Con
lo sviluppo di attrezzature più moderne e più sofisticate, come i computer, furono inventati nuovi modi di
analizzare il comportamento umano. Uno dei piatti forti della cibernetica è. costituito dalla parte svolta
dal feedback (ritorno di segnale), dall’autoregolazione e dall’autocontrollo, tutte tecniche che l’allievo
può usare per agevolare l’apprendimento e per perfezionarsi.
Se vi ricordate delle vostre prime lezioni di psicologia, invariabilmente la discussione si accentrava sui
concetti stimolo/risposta (secondo la teoria behavioristica). Come ormai sapete, si riteneva che uno
stimolo diventasse condizionato a una particolare risposta ed era presumibile che l’allievo esercitasse uno
scarso controllo su questa situazione. Se c’è una cosa che la teoria cibernernetica ci ha mostrato è questa:
i singoli allievi possono esercitare un controllo molto ampio sulle circostanze e molti sono i modi in cui
essi possono intercettare e regolare la loro stessa attività. Acquisendo pratica essi apprendono a essere
meno subordinati a circostanze esterne e a fare maggiore assegnamento sul controllo interno (o
autocontrolìo) e sui processi di regolazione.
Cibernetica significa guida autonoma del proprio comportamento. Partendo dal punto di vista cibernetico,
si ritiene che l’apprendimento sia determinato dagli effetti sensoriali del movimento o dello stimolo che
accompagna una risposta. In antitesi con i behavioristi, la caratteristica dei sostenitori della cibernetica è
di non reputare che il rinforzo sia una necessità per l’apprendimento da descrivere.
Il modello della cibernetica rispecchia un servomeccanismo o elemento a circuito chiuso nel
comportamento. In un sistema a circuito chiuso, una volta effettuata l’uscita, ovvero una volta data
una risposta la potenzialità interna del feedbàck esiste sia per i recettori — cioè per i meccanismi
indispensabili dell’ elaborazione - sia per gli effettori , Secondo quanto rappresentato a Figura 2 -4
l’essere umano può essere un congegno autocontrollato cui poco serve l’intervento di controlli
dall’esterno. In contrasto con simile sistema autonomo, la teoria behavioristica si presenta come un
circuito aperto. I sistemi a circuito aperto si limitano alle reazioni che sono funzioni dirette del controllo
esterno, vale a dire condizioni non influenzate da regolazioni interne del feedback. I seguaci della
cibernetica, come K. U. Smith e Harvey Sussman, op. cit., sono convinti che il rendimento della
prestazione e l’efficacia dell’apprendimento dipendano dalle qualità del processo di controllo basato sul
feedback.
INPUT
PROCESSORE
CENTRALE
OUTPUT
FEEDBACK
RITORNO
DI
SEGNALE
Feedback (ritorno di segnale)
Figura 2-4, L’impostazione dello schema cibernetico mette in risalto la funzione del feedback nel
controllo dell’attività in corso. Se l’azione è terminata, l’informazione data dal feedback si può
incamerare nella memoria per le necessità future.
Perfezionando una capacità, si impara come e quando servirsi del feedback. Nello svolgere un’attività,
può darsi che l’informazione del feedback sia abbondante, ridondante o relativamente assente. Di
conseguenza, è importante servirsi del feedback con strategia. Il feedback può derivare dalla situazione o
dall’intimo della persona. Può darsi che sia utile durante la prestazione oppure per l’attività da svolgere
successivamente, qualora venga memorizzato come base di riferimento.
Il controllo gerarchico
Come succede nel caso dell’elaborazione dell’informazione e degli schemi della cibernetica, nei modelli
di adattamento si fa un pragone tra una persona e un computer. Tuttavia, varia l’accento che si pone su
ciascun tipo di impostazione. Nella parte dedicata allo schema di elaborazione dell’informazione la vostra
attenzione era volta sulla variazione nella capacità di una persona a ricevere e a trasmettere dati
situazionali, nonché a prendere decisioni basate su una serie ininterrotta di processi. L’impostazione
cibernetica dà rilievo alle funzioni e agli usi del controllo mediante il feedback, non ché alla regolazione
del movimento. Lo schema di controllo adattabile o gerarchica accentua ìl ruolo dei processi centrali nel
controllo e nella direzione del movimento. Fitts sottolineava le differenze tra elaborazione
dell’informazione, cibernetica e schemi di controllo gerarchico.
Si ritiene che negli schemi di controllo gerarchico i programmi (cioè piani d’azione) esplichino funzioni
fondamentali o di ordinaria amministrazione, sia negli esseri umani che nei computer. Programmi
fondamentali del genere vengono definiti programmi di stadio inferiore . che essere messi insieme per
produrre programmid’ordine più complesso o superiore. I programmi dì livello superiore possono
modificare quelli di grado inferiore sulla base dell’esperienza e dell’informazione incamerata In un testo
classico del 1960, Miller, Galanter e Pribram, op. cit., colsero perfettamente nel segno per quanto riguarda
il comportamento umano. I livelli di controllo delle persone mutano a mano a mano che viene aumentata
la loro capacità . In altre parole il novellino o novellina che sia dovranno concepire una specie di piano
di movimento e ci saranno certi tipi di programmi inferiori che bisogna che essi adempiano se vogliono
attuare il loro programma di livello superiore. Le persone, a mano a mano che diventano più esperte, sono
capaci di cercare di creare un’immagine o piano di movimento di grado superiore. Questo processo di
scélta della « routine » migliorerà di pari passo con il progredire della capacità. Quanto ai modelli di
adattamento, ci si preoccupa dell’ idea del rapporto tra piani superiori e inferiori.
INPUT
PROCESSORE
D’INFORMAZIONE
OUTPUT
Programma principale
(procedura corrente)
Sottoprogrammi
Il rendercene conto ci è stato utilissimo per capire il carattere della prestazione d’alto livello (cfr. Figura
2-5).
Figura 2-5. L’impostazione dello schema di controllo gerarchico descrive i pregi del controllo centrale,
compresi i programmi principali o di esecuzione e i sottoprogrammi. Il controllo del comportamento
viene espresso in modo gerarchico: aumentando la capacità, mutano il tipo e il grado del controllo.
Come si può portare avanti un’azione che si sta svolgendo e nel contempo essere in grado di pensare in
anticipo strategie e manovre tattiche Il giocatore di pallacanestro che dribbla il pallone dando
l’impressione di non farci caso sta pensando in anticipo a circostanze successive. Essendo necessaria una
minore attenzione per la vita in corso i processi cerebrali li anticipare. I modelli di adattamento ci
forniscono notizie assai utili riguardo all’analisi del comportamento, in particolare quando da com
portamenti di livello inferiore passiamo a quelli di livello superiore.
Un altro esempio lo si può cogliere nel tennis. Un programma d’alto livello (cioè di livello esecutivo) può
essere quello di « servire e scendere a rete », ed è logico che questo programma completo verrebbe
eseguito da chi è altamente specializzato. Il tennista o la tennista esordienti si lasciano prendere dal
panico semplicemente per lanciare la palla dritta in alto e innalzano preghiere per colpirla bene,
figuriamoci se debbono precipitarsi verso la rete. L’esecutore altamente specializzato è capace di mettere
in pratica un piano complesso di movimento non solo per colpire !a palla e mandarla a finire esattamente
in campo, ma anche per portarsi di scatto verso la rete. Si capisce che questi sono i tipi di comportamenti
indipendenti di1ivello inferiore che occorre imparare per prima cosa se ci accingiamo ad attuare il piano
esecutivo Di solito 1 ‘analisi del compito e l’analisi della persona (per accertarne il livello di capacità)
propongono il programma esecutivo adatto che occorre concepire e sviluppare.
Integrazione dei concetti
Ciascuno dei moderni schemi di cui si è parlato è utile a chi si impegna per diventare bravo e a chi glielo
insegna. L’integrazione della cibernetica, dell’elaborazione dell’informazione e dei modelli di
adattamento rappresentano un modo logico di identificare i più importanti processi e meccanismi nel
sistema del comportamento umano, come sono collegati e come funzionano per determinare l’apprendi
mento e la prestazione. Comprendendo quanto le persone si assomigliano nei loro processi di
comportamento e di funzionamento (e ciò che potrebbe contribuire a creare qualsiasi differenza), istrut
tori, educatori e allenatori possono diventare più efficienti nell’incrementare le capacità degli allievi.
Che cosa comporta Insegnare e apprendere le capacità motorie
Da ciò che abbiamo detto fin qui è possibile constatare che molto si può fare da parte dell’insegnante per
influire sul rendimento degli altri e molto possono fare dal canto loro gli studenti per se stessi. In tutto il
libro torneremo diverse volte ad occuparci specificamente di insegnamento e di apprendimento.
Tuttavia, per il momento, ci rendiamo conto di quanto segue:
I) le situazioni di apprendimento si possono predisporre in diversi modi, essendo scientificamente provato
che quelle aventi le più alte probabilità di influire in genere sulle persone raggiungono realmente lo
scopo;
2) l’apprendimento è provocato dall’interazione di molti processi interiori;
3) le persone danno da sè attivamente un senso alle situazioni, ragion per cui può darsi che spesso si
comportino diversamente le une dalle altre, o addirittura in modo contraddittorio;
4) occorre che gli allievi imparino a manipolare e a trattare l’informazione più efficacemente, allo scopo
di rendere più funzionali le loro capacità;
5) l’esperienza poi è funzione
a) delle capacità collegate con l’input (attività sensoriali e percettive);
b) dell’elaborazione centrale (organizzazione, direzione e scelta);
c) dell’output (funzioni motorie e utilizzazione del feedback).
Da un lato l’insegnante può agevolare il formarsi dei comporta menti degli studenti, dispensando
giudiziosamente incitamenti, rinforzo e feedback. Le condizioni di allenamento per l’apprendimento di
una attività sportiva possono essere strutturate a seconda:
1) del carattere delle esigenze di quella data attività;
2) degli obiettivi che la situazione offre;
3) del livello di capacità degli studenti.
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Inoltre le idee per questa strutturazione si possono riprendere dalla ricerca effettuata sotto il profilo
psicologico nell’ambito del l’apprendimento.
Dall’altro, e in modo complementare, l’insegnante può aiutare gli allievi ad acquisire le strategie adatte
che favoriranno l’operazione dei processi interni collegati con la loro elaborazione dell’informazione.
Simili strategie possono essere d’aiuto non solo nell’apprendimento di una capacità, ma anche nel
conservarne il ricordo a distanza di tempo. Per giunta, le strategie possono esercitare un influsso sul
transfert dell’apprendimento, cioè sul grado a cui l’apprendimento di una certa capacità favorisce quello
di un’altra affine.
Per quanti di voi hanno interesse a conoscere più dettagliata mente le teorie dell’apprendimento, il loro
sviluppo, il loro carattere e le loro applicazioni, c’è a disposizione una vasta e ottima bibliografia. Nel
1975 Hilgard e Bower, op. cit., hanno pubblicato una eccezionale trattazione delle teorie
dell’apprendimento inquadrandole storicamente. Nel 1974 Chaplin e Krawiec, op. cit., hanno fatto
un’esauriente esposizione di sistemi e teorie, con relativi sviluppi storici. Nello stesso anno, inoltre, il
libro di Snelbe cker, op. cit., ha puntato soprattutto all’applicazione della teo ria nel campo
dell’istruzione, fornendo un’interfacie della teoria psicologica con gli interessi del docente.
L’applicazione all’istruzione del metodo tecnico e della ricerca della scienza del comportamento esprime
un tentativo metodico e sistematico di migliorare l’insegnamento. Noi siamo spinti a riflette re con
maggiore attenzione e chiarezza in merito al carattere sia del le attività di apprendimento che degli allievi.
Le scoperte fatte dalla ricerca che hanno a che fare con il comportamento possono essere tradotte in
strategie educative e in condizioni ambientali di apprendimento più favorevoli nelle situazioni didattiche
in cui ci troviamo.